Pentapartito è l'espressione usata per definire lacoalizione di governo inItalia dal 1981 fino al 1991,[1][2] formata dall'intesa tra i partiti del vecchiocentro-sinistra organico (DC,PSI,PSDI,PRI) cui si aggiunse ilPLI.
Tale formula di governo fu in pratica la fusione delle due precedenti esperienze di potere della DC, ovvero ilcentrismo deglianni cinquanta (DC-PLI-PSDI-PRI) e ilcentro-sinistra "organico" deglianni sessanta esettanta (DC-PSI-PSDI-PRI), facendo convivere entro un'unica coalizione due partiti che si erano sempre considerati tra loro alternativi, come il PSI e il PLI. Con l'uscita del PRI, la coalizione si trasformò inQuadripartito (che governò dal 1991 al 1993).
Il Pentapartito nacque nel1981 quando, con un implicito accordo, laDC riconobbe pari dignità ai cosiddetti "partiti laici" della maggioranza (cioè iSocialisti, iSocialdemocratici, iLiberali e iRepubblicani) ai quali veniva inoltre garantita l'alternanza di governo (in seguito infatti ottennero laPresidenza del Consiglio dei ministri ancheGiovanni Spadolini del PRI, che fu il primo Presidente del Consiglio non democristiano, eBettino Craxi del PSI).
Con la nascita del Pentapartito venne definitivamente allontanata la possibilità dell'allargamento della maggioranza nei confronti delPartito Comunista. La Democrazia Cristiana rimase comunque il partito più votato, guida della coalizione di governo e riuscì più volte ad impedire che esponenti dei partiti laici diventassero Presidenti del Consiglio (Ciriaco De Mita oppose, ad esempio, un veto continuo nei confronti di Craxi).
Si dice che l'accordo venne siglato nel1981 in un camper, durante il congresso delPSI ("patto del camper") fra ildemocristianoArnaldo Forlani e il segretariosocialistaBettino Craxi: ciò avvenne con la "benedizione" diGiulio Andreotti, tanto che il patto venne chiamato anche "CAF" (cioè Craxi-Andreotti-Forlani). Altre fonti, invece, sostengono che il "patto del camper" sia stato stipulato soltanto nel1989 in un parcheggio dello stabilimentoAnsaldo diMilano, dove si svolgeva il congresso del Partito Socialista Italiano, sempre tra Craxi, Forlani e Andreotti. Il patto avrebbe previsto un intero percorso che sarebbe iniziato con la caduta delgoverno De Mita e la formazione di un esecutivo di passaggio a guida democristiana, per poi culminare in un altro governo Craxi allorquando si sarebbe liberata la poltrona delQuirinale, in cui si prevedeva l'investitura o di Andreotti o di Forlani.Eugenio Scalfari nel luglio1989 lo definì «un accordo […] dal quale emergono alcuni lineamenti di regime».[3]
Questa formula di governo si basava su regole che rappresentavano un’assoluta novità, ovvero una presenza al governo assolutamente paritetica fra democristiani e rappresentanti dei quattro partiti minori alleati (PSI, PSDI, PLI e PRI) e alternanza dei leader di tutti i partiti di maggioranza alla Presidenza del Consiglio. Il primo capo del governo non democristiano fuGiovanni Spadolini. Il suo è anche il primo esecutivo cui parteciparono tutti i partiti della coalizione, dopo igoverni di attesa degli anni 1979-1981, affidati aFrancesco Cossiga (due, di cui ilsecondo caduto ad opera deifranchi tiratori) e aArnaldo Forlani (travolto dalloscandalo della P2).
In occasione del voto di fiducia a Spadolini, emerse tutta la conflittualità interna alla coalizione di maggioranza tra i due principali pilastri, la DC e il PSI. I socialisti, infatti, furono costretti a votare la fiducia algoverno Spadolini solo per evitare che esso potesse nascere grazie all’astensione dei comunisti, interessati ad evitare le elezioni anticipate. Proprio le elezioni anticipate furono il principale nodo del contendere: ilPCI non le voleva perché stava perdendo voti; il PSI, per la ragione inversa, le desiderava fortemente, per sfruttare il momento favorevole e rafforzare la propria posizione nei confronti sia dei comunisti che dei democristiani.
L'appuntamento con le urne era dunque rimandato al giugno del 1983. Irisultati elettorali sentenziarono un netto ridimensionamento del primato politico democristiano (in calo di circa sei punti percentuali); il PCI, invece, perse pochissimo mentre il PSI guadagnò oltre un punto percentuale. Ma più che in termini elettorali, il forte guadagno dei socialisti era nel ruolo politico che lo scenario ridisegnato dalle elezioni gli conferiva: DC e PCI erano in una situazione di sostanziale equilibrio, separati solo da circa 3 punti percentuali; i socialisti dunque potevano fare da arbitri e ottenere dalla situazione tutti i vantaggi possibili (in particolare la Presidenza del Consiglio), poiché senza il loro consenso non era praticabile nessuna alternativa di governo.[1] Questa situazione permise al segretario socialista Bettino Craxi di ottenere ilprimo incarico come presidente del Consiglio.
Una nuova crisi esplose nel1986.Ciriaco De Mita, il segretario della Democrazia Cristiana, ottenne che ilsecondo incarico conferito dal nuovoCapo dello StatoFrancesco Cossiga a Craxi fosse vincolato a un informale "patto della staffetta", che avrebbe visto un democristiano alternarsi alla guida del governo dopo un anno, conducendo così al termine laIX legislatura. Dopo aver taciuto per mesi intorno a questo patto, avallandone implicitamente l'esistenza, Craxi sconfessò l'accordo in un'intervista aGiovanni Minoli nella trasmissioneMixer del 17 febbraio del1987.
La sfida così pubblicamente lanciata ricompattò la DC[4] e fu raccolta da De Mita, che fece nuovamente cadere il governo e, con ungoverno Fanfani, portò il Paese alle urne; con un gesto di sfida Craxi dichiarò che non gli interessava guidare il governo durante il periodo elettorale perché "non stiamo in America latina, dove è il prefetto che decide l'esito delle elezioni in una provincia". Il 14 giugno1987 ilrisultato elettorale premiava l'operato craxiano: infatti il PSI saliva al 14,3% dei consensi. Tuttavia, nonostante questo risultato, anche la DC saliva al 34%; dopo questa tornata elettorale fu nominato capo del Governo il democristianoGiovanni Goria, a cui seguì un esecutivo guidato dallo stesso De Mita.
Il ritorno al governo della Democrazia Cristiana fu accompagnato da un'accentuata conflittualità all'interno dell'alleanza col PSI: Craxi inaugurò una tecnica di "movimentismo" (corredata di frequenti minacce di crisi di governo, che rientravano dopo aver ottenuto dal partner di governo le concessioni richieste), che fu definita "rendita di posizione".[5] Conseguenze furono importanti battaglie condotte - al di fuori del vincolo di maggioranza - a fianco di alleati occasionali: quella sullaresponsabilità civile deigiudici a fianco diMarco Pannella e quella sulla chiusura dellecentrali nucleari a fianco deiVerdi, ambedue coronate dal successo referendario; quella sull'ora di religione e quella sulla penalizzazione del consumo didroghe a fianco dell'ala conservatrice dello schieramento politico.
Nel1989, Craxi tornò alla carica contro la maggioranza dellaDemocrazia Cristiana espressione della sinistra interna: era deciso a ritornare aPalazzo Chigi, ma per farlo doveva scalzare De Mita dalla guida del governo e del partito. Perciò formò con i democristiani Giulio Andreotti eArnaldo Forlani un'alleanza di ferro: ilCAF (dalle iniziali dei cognomi dei tre protagonisti), che fu definita la "vera regina d'Italia". Al congresso del PSI di maggio, in cui fu rieletto segretario col 92% dei consensi, fece approvare una mozione che - anche per le modalità con cui venne illustrata dal fidatissimo vicesegretarioClaudio Martelli[6], allora considerato il suo delfinoin pectore - suonò come una esplicita sfiducia algoverno De Mita.
De Mita rassegnò le dimissioni da Presidente del Consiglio, dopo aver già perso la segreteria democristiana che era andata nelle mani di Arnaldo Forlani, alleato di Andreotti. Quest'ultimo assume la guida di unnuovo governo dal decorso turbolento: la scelta di restare alla guida del governo, nonostante l'abbandono dei ministri della sinistra democristiana - dopo l'approvazione della norma sugli spot televisivi (favorevole alle emittenti televisive dellaFininvest diSilvio Berlusconi, resa "oligopolista" dallalegge Mammì) - non impedì il riemergere di antichi sospetti e rancori con Craxi (che alluse ad Andreotti quando disse che dietro il ritrovamento delle lettere di Aldo Moro in via Montenevoso vedeva una "manina", guadagnandosi la sua piccata replica che forse c'era stata una "manona"); loscandalo Gladio e le "picconate" delpresidenteFrancesco Cossiga lo videro destinatario di pressioni istituzionali fortissime, cui replicò con la consueta levità di spirito dichiarando che era «[…] meglio tirare a campare che tirare le cuoia».[7] Dietro le quinte Craxi confidava apertamente in un logoramento democristiano, sperando nella possibilità di portare il Partito Socialista al centro della scena politica, assumendo quel ruolo-guida che fino a quel momento era appartenuto alla DC.
I governi del Pentapartito al suo completo (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) furono in tutto 7:
A questi si possono aggiungere anche i governiFanfani V (dicembre 1982 - agosto 1983) eFanfani VI (aprile - luglio 1987), che tuttavia non furono composti da tutti i partiti della coalizione. Nello specifico il Fanfani V non ebbe esponenti del PRI, mentre il Fanfani VI fu unmonocolore DC. Gli altri partiti, tuttavia, sostenevano il governo in Parlamento per un totale quindi di 9 governi nei dieci anni dal 1981 al 1991.
Il Pentapartito ebbe termine nel1991 quando il PRI, alla nascita delgoverno Andreotti VII, uscì dalla coalizione in seguito all'assegnazione deldicastero delle Poste e delle Telecomunicazioni al socialdemocraticoCarlo Vizzini anziché ad un loro esponente. Ne conseguì il ridimensionamento della maggioranza e la sua trasformazione in Quadripartito. Questa coalizione di governo appartiene al periodo crepuscolare della cosiddettaPrima Repubblica, stagione conclusasi con l'inchiestaMani pulite condotta dallaprocura diMilano.
Dopo leelezioni del 1992 il Quadripartito conservò la maggioranza assoluta dei seggi, ma si fermò al 48,85% pari a 331 seggi alla Camera e 163 al Senato, risultato che rese difficile la formazione di una forte maggioranza parlamentare.[8][9] La maggioranza era ridotta al lumicino, ma in sostanza lo era anche l'opposizione tradizionale. La situazione era di grave instabilità: la vecchia maggioranza aveva perso e non si era coagulata, ma non esisteva nessuna nuova maggioranza. SecondoIndro Montanelli eMario Cervi, nessuno dei commentatori politici si rese conto della fortuna toccata al «sistema» che teneva ancora.[8]
Quando, a maggio, le Camere appena riunite furono chiamate a eleggere il nuovoPresidente della Repubblica, le votazioni si tennero in un clima di fortissima tensione politica (in quegli stessi giorni veniva ucciso il giudiceGiovanni Falcone) e fu affossata dapprima la candidatura diArnaldo Forlani, poi quella diGiulio Andreotti. Alla fine, fu eletto ildemocristianoOscar Luigi Scalfaro, candidato deimoralizzatori. Scalfaro si rifiutò di concedere incarichi ai politici vicini agli inquisiti:Bettino Craxi, che aspirava a tornare allapresidenza del Consiglio, dovette rinunciare in favore diGiuliano Amato,[8]il cui esecutivo si dimise meno di un anno dopo, falcidiato dalle comunicazioni giudiziarie nell'ambito dell'appena esplosaTangentopoli, che coinvolse numerosi esponenti politici e praticamente tutti i leader nazionali dei partiti che componevano il pentapartito:Giulio Andreotti,Arnaldo Forlani,Ciriaco De Mita,Paolo Cirino Pomicino (DC),Bettino Craxi (PSI),Renato Altissimo,Francesco De Lorenzo (PLI),Giorgio La Malfa (PRI) e molti altri ancora, con la sola importante eccezione diGiovanni Spadolini, che non ebbe mai imputazioni a suo carico.
Nell'aprile 1993 il Presidente della RepubblicaOscar Luigi Scalfaro incaricò ilgovernatore della Banca d'ItaliaCarlo Azeglio Ciampi per la formazione di unnuovo esecutivo, col mandato di contrastare la grave crisi economica e riscrivere la legge elettorale. Ilgoverno Ciampi fu quindi l'ultimo dellaPrima Repubblica, essendo l'esecutivo immediatamente precedente alle elezioni politiche del 1994.
L'inchiesta Mani pulite e il conseguente scandalo Tangentopoli segnarono la fine dei partiti che componevano il Pentapartito: la DC, il PLI ed il PSI si sciolsero in rapida sequenza nel gennaio, febbraio e novembre 1994, mentre il PSDI entrò in una lunga agonia che si concluse nel 1998 con la confluenza neiSocialisti Democratici Italiani; il PRI invece esiste tuttora, pur godendo di un'influenza politica notevolmente diminuita.
Il governo si sosteneva mediante l'appoggio di cinque partiti politici:
VIII legislatura (1979) | |||||
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Partito | Collocazione | SeggiCamera | SeggiSenato | ||
Democrazia Cristiana | 262 / 630 | 138 / 315 | |||
Partito Socialista Italiano | 62 / 630 | 32 / 315 | |||
Partito Socialista Democratico Italiano | 20 / 630 | 9 / 315 | |||
Partito Repubblicano Italiano | 16 / 630 | 6 / 315 | |||
Partito Liberale Italiano | 9 / 630 | 2 / 315 | |||
Totale Pentapartito | 369 / 630 | 187 / 315 |
IX legislatura (1983) | |||||
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Partito | Collocazione | SeggiCamera | SeggiSenato | ||
Democrazia Cristiana | 225 / 630 | 120 / 315 | |||
Partito Socialista Italiano | 73 / 630 | 38 / 315 | |||
Partito Repubblicano Italiano | 29 / 630 | 10 / 315 | |||
Partito Socialista Democratico Italiano | 23 / 630 | 8 / 315 | |||
Partito Liberale Italiano | 16 / 630 | 6 / 315 | |||
Totale Pentapartito | 366 / 630 | 182 / 315 |
X legislatura (1987) | |||||
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Partito | Collocazione | SeggiCamera | SeggiSenato | ||
Democrazia Cristiana | 234 / 630 | 125 / 315 | |||
Partito Socialista Italiano | 94 / 630 | 43 / 315 | |||
Partito Repubblicano Italiano | 21 / 630 | 8 / 315 | |||
Partito Socialista Democratico Italiano | 17 / 630 | 6 / 315 | |||
Partito Liberale Italiano | 11 / 630 | 3 / 315 | |||
Totale Pentapartito | 377 / 630 | 185 / 315 |
X legislatura (1987) | |||||
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Partito | Collocazione | SeggiCamera | SeggiSenato | ||
Democrazia Cristiana | 234 / 630 | 125 / 315 | |||
Partito Socialista Italiano | 94 / 630 | 43 / 315 | |||
Partito Socialista Democratico Italiano | 17 / 630 | 6 / 315 | |||
Partito Liberale Italiano | 11 / 630 | 3 / 315 | |||
Totale Quadripartito | 356 / 630 | 177 / 315 |
XI legislatura (1992) | |||||
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Partito | Collocazione | SeggiCamera | SeggiSenato | ||
Democrazia Cristiana | 206 / 630 | 107 / 315 | |||
Partito Socialista Italiano | 92 / 630 | 49 / 315 | |||
Partito Liberale Italiano | 17 / 630 | 4 / 315 | |||
Partito Socialista Democratico Italiano | 16 / 630 | 3 / 315 | |||
Totale Quadripartito | 331 / 630 | 163 / 315 |