Nato inAlvernia, Gerberto di Aurillac fu un prolifico studioso: entrò in contatto e investigò la culturaaraba, introducendone inEuropa le conoscenze diaritmetica eastronomia, dimostrando una grande versatilità sia nellescienze applicate, sia in quelleteorico-filosofiche. Si fece conoscere da papi e imperatori per la sua cultura, insegnando e raggiungendo i più alti vertici ecclesiastici aReims (il cui arcivescovado fu però contestato canonicamente), a Ravenna, e poi a Roma qualepapa, col nome di Silvestro II.
Guida ed educatore del giovane imperatoreOttone III, cercò insieme a lui di restaurare l'ordine politico e religioso nell'Europa delSaeculum obscurum, idealizzando unarenovatio imperii. Il suo pontificato, per quanto breve, fu estremamente attivo dal punto di vistamissionario, nelle disposizioni canoniche relative alla morale religiosa e nella difesa dellacristianità in generale. Fu riabilitato daCesare Baronio nei suoiAnnales Ecclesiastici, permettendo agli studiosi e al clero di scoprire l'alto valore intellettuale e politico di cui si fece portavoce.
Gerberto, figlio di Agilberto secondo unalezione delLiber Pontificalis[1], nacque in una famiglia umile attorno al940/950 nell'attuale regione francese dell'Alvernia[N 1][2], allora parte delDucato d'Aquitania[3][4]. A tredici anni[5], Gerberto entrò nelmonastero benedettino di San Geraldo di Aurillac[N 2] in qualità dioblato, e fu allevato e istruito nellearti liberali[6]: la conoscenza dellagrammatica, dellaretorica, degliantichi classici (in special modo dell'Ars Donati), impartiti dal maestro Raimondo di Lavaur, resero il giovane Gerberto dotato di una cultura assai avanzata[3]. Il periodo nell'abbazia fu molto importante per Gerberto non solo per l'istruzione che vi ricevette, ma anche per le persone che conobbe: restò legato agli abati Geraldo e Raimondo da vincoli di stretta amicizia, come dimostrano varie lettere che scrisse loro[7]. Qui, inoltre, il giovane fu ordinato monaco benedettino[8][9].
Gerberto d'Aurillac,De geometria, fol 12v,Baviera,copia manoscritto delXII secolo. Le conoscenze di Gerberto gli facilitarono la carriera ecclesiastica e la stima di pontefici e imperatori.
Nel967 il duca[10]Borrell II di Barcellona, potente feudatario ispanico cristiano, visitò il monastero e chiese all'abate di portare con sé Gerberto, che già allora mostrava grande attitudine agli studi[3]. L'abate Geraldo e i suoi confratelli acconsentirono alla richiesta di Borrell il quale, a sua volta, portò il giovane inCatalogna (in mani cristiane), ove a sua volta raccomandò Gerberto a Hatto, ilvescovo di Vic, perché vi studiasse anche la matematica[6][11]. Negli anni seguenti Gerberto studiò nella città diBarcellona ove entrò così in contatto col mondoislamico, data anche la prossimità al confine con laSpagna islamica[2]. In questa città così fervida culturalmente, Gerberto conobbe il canonico della cattedraleSunifred Lobet, autore del trattatoDe astrologia[3]; sempre in Catalogna, inoltre, si trovava l'abbazia di Santa Maria di Ripoll, contenente codici diBoezio, diIsidoro di Siviglia, di trattati musicali, e opere di autori classici latini e greci[3]. Insomma, nel giro di pochissimo tempo, il giovane Gerberto divenne un prodigio di conoscenza e di scienza[12], fattori che dopo la sua morte, nel corso delBasso Medioevo, favoriranno la nascita del mito secondo cui Gerberto fosse unmago o al servizio deldemonio[13][N 3].
La svolta, nella vita di Gerberto, giunse nel 970, allorché il conte Borrell e il vescovo Hatto compirono unpellegrinaggio a Roma, portando il giovane con loro[13]. Scopo della missione era in realtà soprattutto politico: Borrell e Hatto non desideravano che la diocesi di Vic divenissesuffraganea di quella diNarbona, e per questo si recarono dapapa Giovanni XIII (965-972) per scongiurare che ciò avvenisse[3]. Se la missione politica finì in modo fallimentare (Borrell ritornò in Catalogna deluso, mentre Hatto fu assassinato), la conoscenza di Gerberto col papa e l'imperatoreOttone I fu invece determinante[3]. Richerio di Reims racconta, infatti:
(latino) «Nec latuit papam adolescentis industria, simulque et discendi voluntas. Et quia musica et astronomia in Italia tunc penitus ignorabantur, mox papa Ottoni regi Germaniae et Italiae per legatum indicavit, illuc hujusmodi advenisse juvinem, qui mathesim optime nosset, suosque strenue docere valeret. Mox etiam ab rege papae suggestum est, ut juvenem retineret, nullumque regrediendi aditum ei ullo modo praeberet [...] Juvenis igitur apud papam relictus, ab eo regi oblatus est.»
(italiano) «L'erudizione del giovane non sfuggì al papa, e insieme la volontà di imparare. E poiché la musica e l'astronomia in Italia, allora, erano completamente sconosciute, subito il papa informò, tramite un inviato, il re di Germania e Italia Ottone che a Roma era giunto un giovane prodigioso, che conosceva eccellentemente la matematica, e che desiderava strenuamente insegnare i suoi [concetti]. E subito dopo, anche dal re fu consigliato al papa di trattenere il giovane, e di non offrirgli in alcun modo alcuna possibilità di ritornare [in Spagna] [...] E perciò il giovane, lasciato presso il papa, fu da quest'ultimo presentato al re.»
La protezione di Ottone II e di Adalberone di Reims
Ottone impiegò, pertanto, Gerberto come cortigiano nella sua corte, destinandolo a tutore per il giovane figlio, il futuroOttone II[13][14]. Quest'incarico, però, terminò presto in quanto nel 972 il diciannovenne Ottone sposò la bizantinaTeofano, lasciando libero Gerberto da impegni di corte[3]. Pertanto, dopo aver sentito parlare della famosascuola cattedrale di Reims da parte del logico Geranno, Gerberto chiese a Ottone I di andarvi a conoscere l'arcivescovoAdalberone, ottenendo il beneplacito imperiale[3]. Adalberone ne rimase talmente impressionato che lo nominòscholasticus, cioè docente della Scuola cattedrale[15]: qui insegnò filosofia, usando i commenti di Boezio alle opere di Aristotele e di Cicerone, retorica e autori pagani (generalmente non ammessi nei monasteri) qualiTerenzio,Virgilio,Orazio,Lucano,Stazio,Persio eGiovenale[16]. Il suo incarico di insegnante a Reims, che manterrà fino alla morte di Adalberone avvenuta nel 989 (fuorché la permanenza aBobbio dal 982 alla primavera del 984 e alcuni viaggi in Italia e in Germania[3]), permise a Gerberto, nel frattempo sostenuto dal nuovoimperatore di GermaniaOttone II (973-983), di farsi conoscere a livello internazionale per la sua erudizione e conoscenza[13][16], specialmente dopo la disputa filosofica con Otrico, "scholasticus" di Magdeburgo, avvenuta aRavenna nelNatale del 980 e annotata dal fedele discepolo Richerio[17]. Tra i suoi allievi furono: Gerardo, poivescovo di Cambrai; Leuterico, poiarcivescovo di Sens; Bruno, poivescovo di Langres;Roberto, poi re di Francia[18].
Dopo dieci anni di servizio a Reims, Gerberto fu nominato da Ottone II abate deimonaci colombaniani di Bobbio e conte di quel distretto[N 4]; il prestigio culturale e morale dell'abbazia era all'epoca altissimo, e il suoscriptorium uno scrigno di conoscenze[19]. Qui Gerberto poté consultare tra gli altri quello che oggi è noto comeCodex Arcerianus (VI-VII secolo), contenente frammenti in latino di autori romani e greci e di cui si servì, insieme con ilDe arte arithmetica diBoezio, per la stesura - tra il 981 e il 983 - del suoDe geometria[N 5]. I precedenti abati e vescovicommendatari avevano perso di autorità nei confronti deivassalli, che spesso non rispettavano gli impegni derivanti dalla locazione delle terre dell'abbazia; a questo si aggiunga che Pietro Petroaldo, l'abate che precedette Gerberto, riservava per sé una parte degli introiti dell'abbazia, sicché essa si trovava in gravi difficoltà economiche[20]. Al suo arrivo, Gerberto trovò inoltre un clero eccessivamente rilassato, che non si dedicava più alla coltivazione delle terre e non obbediva a Petroaldo: tentò allora, senza gran successo, di vincere le resistenze interne e ricostituirne l'autorità, contando soprattutto sull'appoggio di Ottone, ma per via dei suoi modi rigorosi e poco concilianti, finì per crearsi vari nemici, tra cui l'imperatrice Adelaide e ilvescovo di Pavia Pietro, il futuropapa Giovanni XIV[N 4][N 6]. Con la morte di Ottone (avvenuta il 7 dicembre 983), i monaci si ribellarono a Gerberto, che allora preferì fare ritorno aReims, conservando il titolo, ma lasciando la gestione a Petroaldo[3][21]; rimaseabate commendatario di Bobbio fino al999, quando, da papa, nominò definitivamente Petroaldo abate ed elevò la cittadina, in accordo con l'imperatore, a Città e Contea Vescovile[11].
Lasciata Bobbio nella primavera del 984, Gerberto trovò rifugio e accoglienza a Pavia, presso la madre di Ottone II,Adelaide di Borgogna, e la giovane vedova Teofano, nominata reggente in nome del figlioletto di tre anniOttone III[22]. Non sentendosi ancora al sicuro, Gerberto decise di ritornare a Reims dall'ormai anziano arcivescovo Adalberone, ove continuò la sua attività didattica ed eruditica da un lato, e la politica a favore della dinastia sassone e del pretendente al trono di Francia,Ugo Capeto, dall'altro[23]. Proprio per il supporto all'imperatore, Adalberone fu accusato a più riprese di tradimento verso la Francia, e in particolare verso il reLotario IV. Gerberto scrisse alcune lettere in difesa di Adalberone[24], che però non furono sufficienti poiché si decise di processare l'arcivescovo; questi riuscì a evitare il processo per via della morte di Lotario (marzo 986). Il nuovo re, il figlio di LotarioLuigi V, si mostrò ancora più ostile, definendo Adalberone un nemico dei Franchi e «il più colpevole degli uomini sulla terra»[25]. L'arcivescovo doveva decidere se giurare fedeltà a Luigi o lasciare la Francia, ma l'improvvisa morte del re (987) modificò lo scenario, poiché Luigi non aveva figli e con lui terminò definitivamente ladiscendenza carolingia in Francia[26].
Gerberto si adoperò inoltre, su richiesta di Adelaide, per garantire il supporto ecclesiastico a Ottone III e impedire cheEnrico II ottenesse il controllo della Germania occidentale e della Lorena, riuscendo a portare dalla parte di Ottone vari vescovi tedeschi e franchi, tra cuiVilligiso di Magonza,Teodorico di Metz eNotger di Liegi[27].
Arnolfo di Reims al Concilio del 991, codice miniato del XIV secolo tratto dalleChroniques de France ou de St Denis, BL Royal 16 G VI, f. 258. Si possono riconoscere Ugo Capeto per lacorona e il mantello con ilgiglio di Francia, e l'arcivescovo per lamitria.
I contrasti con Ugo Capeto e l'elezione di Arnolfo
Nonostante Gerberto e Adalberone avessero sostenutoUgo Capeto, che fu incoronato da Adalberone stesso qualere di Francia il 3 luglio del 987[28], i rapporti tra l'arcivescovo di Reims e il novello sovrano si guastarono allorché il monarca fece consacrare anche il figlio,Roberto il Pio (e allievo anni prima di Gerberto), dalle mani delvescovo d'Orléans[29]. Adalberone, difatti, considerava una prerogativa dell'arcivescovo di Reims consacrare i sovrani di Francia. La disputa tra i due durò per poco più di un anno, in quanto Adalberone morì il 23 gennaio989[28]. Gerberto era un candidato naturale alla successione[23], ma Ugo, viste le simpatie del defunto Adalberone e di Gerberto per il carolingioCarlo di Lorena, nominòArnolfo, figlio illegittimo di Lotario IV e nipote di Carlo di Lorena[30], quale nuovo arcivescovo di Reims[31]. Nel settembre dello stesso anno, Arnolfo permise a Carlo di entrare a Reims e qui fece prigionieri membri del clero e della nobiltà, tra cui Bruno di Roucy,vescovo di Langres, e lo stesso Gerberto, quindi permise ai suoi soldati di saccheggiare la città; Arnolfo, per mascherare la complicità con Carlo, accettò di essere portato in cattività aLaon[32]. Nel maggio990 Gerberto riuscì a fuggire aSenlis, dove il re Ugo, con il quale si era nel frattempo riconciliato, aveva convocato un sinodo: appresa la notizia del tradimento di Arnolfo, i vescovi riuniti scomunicarono i responsabili della presa di Reims[33].
Arnolfo, per i suoi legami di parentela con Carlo e per sospetto tradimento nei confronti del re[34], fu deposto, senza attendere la risposta dipapa Giovanni XV[22], nel991 dai vescovi francesi riuniti alconcilio di San Basilio di Verzy, neipressi di Reims[29][N 7], e Gerberto venne allora eletto come suo successore il 17 luglio dello stesso anno[3][23]; inizialmente rifiutò la nomina, sia per umiltà sia forse conscio delle difficoltà che avrebbe comportato, ma poi decise di accettarla[35]. Il papa, che aveva inviato ilpallio nel 991 ad Arnolfo come segno del riconoscimento canonico da parte di Roma, protestò vivacemente contro la nomina di Gerberto[29]. Sostenuto da Ugo e dall'episcopato francese, che riunito in sinodo aChelles aveva dichiarato nulle le proteste del papa, Gerberto cercò di resistere alle pressioni romane e pubblicò gli atti del concilio che nel 991 aveva deposto Arnolfo, ma un ulterioresinodo nel995 tenutosi aMouzon, sotto la presidenza di Leone, abate dellaBasilica dei Santi Bonifacio e Alessio di Roma, quale rappresentante del pontefice[12], dichiarò non valida la deposizione di Arnolfo e fu lanciata lascomunica contro Gerberto[22][36].
Gerberto protestò e continuò a svolgere i suoi compiti di arcivescovo, maGregorio V, cugino del giovane imperatoreOttone III e successore di Giovanni XV nel 996, ribadì che Gerberto era un impostore nella sede di Arnolfo, vescovo legittimo di Reims[N 8]; anche il viaggio che Gerberto fece a Roma presso il papa non servì a ristabilire la sua posizione, anzi le condanne furono rinnovate in un sinodo tenuto aPavia nel 997[3]. Alla fine, quando Gerberto perse il favore anche del nuovo re di Francia e suo ex scolaro,Roberto II, per il suo concubinaggio conBerta di Borgogna, decise di abdicare alle sue pretese vescovili nel 997, mettendosi sotto la protezione dell'imperatore Ottone III[37], di cui divenne il precettore e da cui ricevette un terreno aSasbach, un piccolo paese vicino aStrasburgo[38].
Ottone, figlio di Teofano e di Ottone II, era un giovane di sedici anni circa quando incontrò il suo vecchio maestro[N 9] Gerberto aMagdeburgo[3]. Ragazzo intelligente e nel contempo ambizioso, aveva ereditato quel gusto per la cultura e la concezione del potere dalla madre bizantina, cosa che lo rendeva un monarca assai più raffinato del nonno e del padre. Infatti, Ottone coltivava l'intenzione di restaurare l'anticoImpero romano d'Occidente, adottando stili di vita lontani da quelli germanici, e Gerberto, con la sua sapienza politica e intellettuale, era l'uomo giusto per affiancarlo in questo suo sogno[N 10]. Grazie poi all'amicizia con il coltoAdalbertovescovo di Praga, membro importante della corte, Gerberto rafforzò la sua posizione al fianco dell'imperatore[3], ottenendo così una sua rivincita politica. Contemporaneamente, Gerberto si sottomise alle decisioni pontificie riguardo al caso di Reims, rientrando nel seno della Chiesa[39].
Grazie alla perfetta concordia che regnava tra Ottone e il suo maestro e consigliere Gerberto[40], lo stesso papa Gregorio V, che aveva tacciato Gerberto come arcivescovo illegittimo di Reims, lo nominòarcivescovo di Ravenna nell'aprile del998[41], ricevendone il pallio il 28 aprile stesso[9][42]. Quale arcivescovo di Ravenna, Gerberto rimase in carica meno di due anni[43], ma in questo breve periodo dimostrò energia e forza d'animo per rimettere in ordine la situazione delclero secolare eregolare locale, che versava in pessime condizioni[3]. Inoltre, come confermato da una lettera inviatagli da Gregorio V[41], l'arcivescovado di Ravenna non solo si rivide confermati tutti i possedimenti confermati aGiovanni da Besate (predecessore di Gerberto), ma anche l'aggiunta di Comacchio e del monastero di San Tommaso ed Eufemia martiri, i cui beni si estendevano nelriminese, nelpesarese (Pisaurensis comitatum) e aSan Leo (Monteferetrano)[44]. Infine, oltre a vari castelli, il pontefice «confirmamus etiam tibi tuaeque Ecclesiae in perpetuum donamus Caesenam, cum omnibus inibi pertinentibus...»[45], cioèconfermiamo anche a te e alla tua Chiesa doniamo in eterno Cesena, con tutte le realtà a essa connesse. Sotto Gerberto, il potere dell'arcivescovo di Ravenna si estese notevolmente. Infine, Lorenzo Cardella, sul finire delXVIII secolo, sostenne che Gerberto fu insignito anche delladignità cardinalizia[46] ma l'Annuaire Pontifical Catholique del 1901 nega che egli fosse stato insignito di tale onore[47].
L'imperatoreOttone III, che era già presente in Italia al momento dell'improvvisa scomparsa del cugino Gregorio V in una data imprecisata tra il febbraio e il marzo del 999[48], scelse come successore di Gregorio proprio l'arcivescovo di Ravenna Gerberto, il quale fu intronizzato il 2 aprile di quell'anno[22][49][50]. Gerberto prese il significativo quanto inconsueto nome di Silvestro II, scelta dovuta a un'esigenza fondamentale: affermare il proprio legame con l'Imperatore Ottone III, il quale riteneva sé stesso un secondoCostantino[51]. Così, di riflesso, Gerberto prese il nome del ponteficeSilvestro I che, vissuto al tempo di Costantino, secondo la leggenda tramandata dagliActus Silvestri, lo avrebbe guarito dallalebbra e convertito al cristianesimo. Divenuto pontefice, Gerberto fu collaboratore attivo dellaRenovatio Imperii, in cui papa e imperatore avrebbero governato armonicamente il mondo direttamente daRoma:
«Sceglie il nome di Silvestro: il primo Silvestro aveva battezzato Costantino, questo secondo Silvestro collaborerà con l'imperatore secondo un identico progetto che la cultura di Gerberto, formatasi su Boezio e sui logici matematici, gli suggerisce per la gestione armonica degli affari di Chiesa ed Impero.»
La sinergia tra imperatore e papa non si trasformò, al momento del trasferimento della corte imperiale sull'Aventino[22], in un rapporto di sudditanza: i due poteri universali del Medioevo si dovevano spartire i rispettivi campi di influenza, ove l'imperatore doveva governare il mondo e proteggere la Chiesa; il papa far sì che i popoli si avviassero verso lasalvezza promessa daCristo, il tutto in un clima di pace[52][53]. Di conseguenza, nei primi tempi, il governo di Roma fu in mano all'imperatore tedesco, il quale si atteggiò a novello imperatore romano sul modellotardo-antico[54]. Solamente verso la fine del pontificato di Silvestro la morte prematura di Ottone determinò la fine del sogno vagheggiato da papa e imperatore.
Subito dopo essere stato eletto, Silvestro iniziò un pontificato estremamente attivo, sulla scia delle iniziative già patrocinate dal predecessore Gregorio V. Innanzitutto, confermò il suo ex-rivale Arnolfo nella carica diarcivescovo di Reims, ponendo fine alle diatribe che avevano scosso la sua esistenza negli anni addietro[55][56].
Intuì la grande importanza della cristianizzazione delle terre slave, in particolare dellaPolonia e dell'Ungheria, che stavano crescendo di importanza a est del regno tedesco, sostenendo l'istituzione di nuoveChiese nazionali[57]. Nella futura Polonia, grazie alla collaborazione con Ottone III, fondò l'arcidiocesi di Gniezno, dalla quale si irradiò la cultura cristiano-romana in tutta l'area[58]; in Ungheria, invece, concesse, attraverso il legato magiaro Astarico[59], la corona reale d'Ungheria al ducaStefano del casato degliArpád (che s'era convertito al cristianesimo l'anno precedente) costituendo così ilRegno d'Ungheria (anno 1001)[60][61]. In Ungheria, inoltre, creò lasede metropolitana diStrigonio-Budapest[61].
Si adoperò inoltre per favorire e accrescere l'unità all'interno della Chiesa: promosse sinodi locali, grazie ai quali riteneva si potessero trovare più facilmente le soluzioni a problematiche ecclesiali[N 11]; ricompose vecchie questioni, grazie alla conferma di Arnolfo a Reims; cercò di appianare la disputa in corso tra Villigisoarcivescovo di Magonza eBernoardovescovo di Hildesheim sulla giurisdizione dell'abbazia di Gandersheim[N 12]; sospese il vescovoGiselher di Magdeburgo, che, dopo essere diventatoarcivescovo di Magdeburgo, aveva indebitamente diviso ladiocesi di Merseburgo, sua precedente sede, tra altre due diocesi ed era accusato di essere a capo di due diocesi[62]; sostenne sia le autorità civili sia religiose dellaCatalogna nell'attività di espansione delcristianesimo[63].
Ultimo elemento di fondamentale importanza, fu il patrocinio che il papa continuò ad assicurare allaRiforma cluniacense[64], combattendo ilnicolaismo, lasimonia e gli abusi degli ecclesiastici[65]. Tra i provvedimenti liturgici, ci fu un incremento deicanti sacri durante la liturgia in onore degliangeli e delloSpirito Santo[66] e (ma non è certo) Silvestro II avrebbe reso obbligatoria lacommemorazione dei defunti a tutta la Chiesa[55].
Infine, alcuni storici[57][59] attestano che Silvestro fu il primo pontefice a ideare il lancio di una sorta di crociataante litteram per liberareGerusalemme o quantomeno per proteggere i pellegrini inTerrasanta ed evitar loro esazioni e soprusi da parte dei musulmani[67]. NellaPatrologia Latina curata daJacques Paul Migne, però, tale lettera (Ep. XXVIII, Ex persona Hierusalem devastatae universali Ecclesiae[68]) viene conservata tra leepistole ante summum pontificatum, determinando piuttosto una presa di posizione che un ordine di conquista[N 13].
Il declino dell'autorità imperiale e la morte di Ottone III
La presenza semistabile[N 14] della massima autorità politica occidentale in una città come Roma, abituata da più di un secolo e mezzo a governarsi in modo del tutto indipendente, cominciò a risultare scomoda per l'aristocrazia romana. Quest'ultima e il popolino non si rivoltarono alla prima assenza dell'imperatore, avvenuta nella prima metà del 1000 a causa di alcune pendenze politico-militari conBoleslao Chrobry di Polonia[69]. I rapporti si deteriorarono tra l'agosto del 1000, quando Ottone rientrò a Roma risparmiando, d'accordo con Silvestro II, la città diTivoli, nemica acerrima di Roma[70], e gli inizi del 1001.
Il 16 febbraio di quell'anno la popolazione e la nobiltà romane si rivoltarono contro l'imperatore[71] costringendolo, insieme a papa Silvestro, a riparare aRavenna, città fedele agli Ottoni, ove celebrò laPasqua[57][70]. Ottone guidò senza successo due spedizioni per riavere il controllo della città, entrambe destinate a fallire: la seconda perché il ventiduenne Ottone morì a Castel Paterno, località laziale pressoFaleria in provincia di Viterbo, il 23 gennaio del 1002, stroncato dafebbri maligne[70][72] o forse da veleno.
Gli ultimi mesi, la morte e l'epitaffio di Sergio IV
Silvestro, ormai solo e senza più alcun sostegno temporale, ritornò a Roma poco dopo la morte di Ottone, dovendo sottomettersi alla potente famiglia deiCrescenzi, guidata da Giovanni Crescenzi III († 1012)[73]. Silvestro, ormai incapace di condurre un'audace politica ecclesiastica e politica, morì poco più di un anno dopo: il 3 maggio 1003, mentre celebrava laMessa aSanta Croce in Gerusalemme, fu colpito da unmalore, che lo portò rapidamente alla tomba il 12 maggio[3][49]. Fu sepolto aSan Giovanni in Laterano[3][74], e un epitaffio realizzato daSergio IV ne ricorda così la figura[75]:
(latino) «Iste locus mundi Silvestri membra sepulti / Venturo Domino conferet ad sonitum / Quem dederat mundo celebrem doctissima virgo / atque caput mundi culmina Romulea. / Primum Gerbertus meruit Francigena sede / Remensis populi metropolim patriae. / Inde Ravennatis meruit conscendere summum / Ecclesiae regimen nobile, sitque potens / Post annum Romam mutato nomine sumpsit / Ut toto pastor fieret orbe novus. / Cui nimium placuit sociali mente fidelis, / Obtulit hoc Caesar tertius Otto sibi / Tempus uterque comit clara virtute sophiae; / Gaudet et omne seclum [sic!], frangitur omne reum. / Clavigeri instar erat coelorum, sede potitus, / Terna suffectus cui vice pastor erat. / Iste vicem Petri postquam suscepit, abegit / Lustrali spatio saecula morte sui. / Obriguit mundus discussa pace triumphus, / Ecclesiae nutans dedidicit requiem. / Sergius hunc loculum miti pietate sacerdos, / Successorque suus compsit amore sui. / Quisquis ad hunc tumulum devexa lumina vertis, / Omnipotens Domine dic miserere sui.»
(italiano) «Questo luogo dove sono sepolti i resti di Gerberto / lo restituirà al Signore quando il suono della tromba / annuncerà la Sua venuta. / La Vergine, che favorisce le arti, e Roma, guida del mondo, / lo avevano reso celebre in tutto l'universo. / Gerberto, originario di Francia, / meritò prima il seggio di Reims, metropoli della sua patria. / Poi meritò di governare l'importante e nobile Chiesa di Ravenna / e diventò potente. / Un anno più tardi ottenne, cambiando nome, la sede di Roma / per diventare pastore dell'universo. / Il Cesare Ottone III, al quale fu sempre fedele e devoto, / gli offrì questa Chiesa. / Entrambi illuminarono il loro tempo / con lo splendore della loro sapienza; / il secolo ne gioì, il crimine scomparve. / Era come il guardiano dei cieli / lui che occupava la sua sede / dopo aver cambiato luogo tre volte. / Egli adempì per un lustro le funzioni di Pietro / fino a che la morte lo colse. / Il mondo rimase agghiacciato per il terrore. / Scomparsa la pace, / la Chiesa trionfante vacillò, / dimenticò la quiete. / Il pontefice Sergio, suo successore, / spinto da un commosso sentimento di pietà, / ha eretto questa tomba per il suo amico. / Chiunque tu sia che volgi lo sguardo verso questa tomba, / dì così: 'Signore onnipotente, abbiate pietà di lui'.»
(Traduzione è diOldoni; il testo latino è ricavato daVita Operaque, coll. 59-60)
Nel 1648, per volere dipapa Innocenzo X[74], la sua tomba venne aperta, ma il corpo, trovato ancora intatto, vestito dei paramenti pontificali, le braccia incrociate sul petto e sul capo la tiara, appena esposto all'aria, si mutò in polvere. Così riporta ilcanonico Cesare Rasponi[76]:
«Quando si scavò sotto il portico, il corpo di Silvestro II fu trovato intatto, sdraiato in un sepolcro di marmo a una profondità di dodici palmi. Era rivestito degli ornamenti pontificali, le braccia incrociate sul petto, la testa coperta dalla sacra tiara; la croce pastorale pendeva ancora dal suo collo e l'anulare della mano destra portava l'anello papale. Ma in un momento quel corpo si dissolse nell'aria, che ancora restò impregnata dei soavi profumi posti nell'urna; nient'altro rimase che la croce d'argento e l'anello pastorale.»
Un esempio di abaco, datato intorno al 1340. I calcoli medievali dell'aritmetica aumentarono la velocità di misurazione attraverso le colonne e le prove. Quest'abaco è un esempio di quelli usati per l'insegnamento da Gerberto di Aurillac e daBernellino di Parigi (morto nel 1003).
Gerberto fu una figura di massima importanza come religioso, politico e scienziato, che non poté essere ignorata dai suoi successori al soglio pontificio[58]. Considerato il massimo esponente intellettuale delX secolo e uno dei più importanti delMedioevo[77], poliedrico e profondo conoscitore delle arti deltrivio e delquadrivio, Gerberto introdusse inOccidente, grazie al contatto con la più avanzata cultura islamica[78], l'uso dell'orologio[N 15], di unasirena funzionante a vapore acqueo[79], e fu inventore di complicati strumenti musicali e astronomici, fra i quali l'organo a vapore[80], laclessidra ad acqua e sabbia, l'orologio notturno[81]. Tutte invenzioni che utilizzò a Reims per la didattica nella scuola cattedrale. Per esempio, Gerberto aveva costruito un complesso sistema disfere celesti volte a far calcolare le distanze che intercorrevano fra ipianeti[82] e, sempre in ambito astronomico, chiese in una lettera del 984 aLupito di Barcellona la traduzione di un trattato arabo diastronomia, leSententiae Astrolabii[83]. Sempre a Reims fece costruire un organo idraulico che eccelleva su tutti gli strumenti precedentemente noti, nel quale l'aria doveva essere pompata manualmente[84], e che nelXVI secolo era visibile ancora a Ravenna[3]. Nel campo della matematica, a lungo si è attribuita a Gerberto l'introduzione deinumeri arabi in Europa, merito di difficile attribuzione: sicuramente il giovane aquitano li conobbe alla scuola di Hatto aVich, ma nulla autorizza a pensare che le abbia poi fatte conoscere nel vecchio continente[85]. Di sicuro, Gerberto ebbe il grande merito di contribuire agli studi sull'astrolabio perfezionando a Bobbiol'astrolabio sferico[82] e di reintrodurre l'abaco inEuropa[85][86], di cui, secondo una cronaca antica, avrebbe appreso l'uso dagli Arabi[87].
L'intelligenza "pratica" di Gerberto era, ovviamente, sostenuta da una profondissima conoscenza dell'insegnamento degli antichi filosofi greci e latini. L'attività scientifica di Gerberto, però, non si limita soltanto alla dimensione pratica della conoscenza: molte delle sue cognizioni matematiche e astronomiche, secondo cui i numeri costituiscono fra di loro un movimento armonico dall'estensione universale, sono frutto della filosofia diSeverino Boezio[82][88]. Durante la sua permanenza a Reims, come ci ricorda il fedele allievo Richerio, Gerberto spiegò e commentò numerosi autori non conosciuti in Occidente, o la cui conoscenza era limitata:
(latino) «Dialecticam ergo ordine librorum percurrens, dilucidis sententiarum verbis enodavit. Inprimis enim Porphyrii ysagogas id est introductiones secundum Victorini rhethoris translationem, inde etiam easdem secundum Manlium explanavit. Cathegoriarum, id est praedicamentorum librum Aristotelis consequenter enucleans. Periermenias vero, id est de interpretatione librum, cuius laboris sit, aptissime monstravit. Inde etiam topica, id est argumentorum sedes, a Tullio de Greco in Latinum translata, et a Manlio consule sex commentariorum libris dilucidata, suis auditoribus intimavit [...] Poetas igitus [sic!] adhibuit, quibus assuescendos arbitrabatur. Legit itaque ac docuit Marone et Statium Terentiumque poetas, Juvenalem quoque ac Persium Horatiumque satiricos, Lucanum etiam historiographum: Quibus assuefactos, locutionumque modis compositos, ad rethoricam transduxit.»
(italiano) «Trattando dunque, nell'ordine dei libri, la dialettica, illustrò con chiare parole i significati. In primo luogo, infatti, spiegò le Isagoghe di Porfirio, cioè le introduzioni secondo la traduzione del retore Vittorino, e poi anche le medesime secondo [l'interpretazione] di Manlio. Successivamente [spiegò] le Categorie, cioè analizzando a fondo le categorie logiche di Aristotele. Illustrò egregiamente leperì ermeneias, vale a dire ilDe Interpretazione. Fece poi anche conoscere ai suoi allievi iluoghi, vale a dire le posizioni in cui si trovavano esposti gli argomenti: [quelli] da Cicerone tradotti dal greco in latino, e [quelli] delucidati dal console Manlio nei sei libri dei commentari [...] Perciò si rivolse ai poeti, ai quali riteneva che noi ci dovessimo abituare. Perciò lesse e spiegò i poeti Virgilio, Stazio e Terenzio, anche i satirici Giovenale, Persio ed Orazio, e anche lo storico Lucano. Fattici abituare a costoro, dopo aver composto dei versi con quei ritmi metrici, [Gerberto] rivolse il discorso alla retorica.»
Tra le opere e gli autori spiegati alla scuola di Reims, figurano leCategoriearistoteliche, conosciute limitatamente nell'Europa medievale, e che invece erano state raccolte e commentate nella loro completezza dai dotti islamici o che erano custodite nelle aree grecizzate delMezzogiorno italiano. Proprio in quegli anniGiovanni di Gorze, monaco lorenese deceduto nel 976, era riuscito a riportare nel cuore dell'Europa dei manoscritti greci contenenti leCategorie: è molto facile che Gerberto sia entrato in contatto con questi codici[89].
Dalla disputa che Gerberto tenne nei confronti di Otrico a Ravenna, nel Natale del 981 davanti all'intera corte imperiale, si denota invece quanto l'aquinate conoscesse profondamente siaAristotele, quantosant'Agostino (e quindi tutta la derivazioneneoplatonica di fondo)[90]. Partendo dal concetto di "utilizzo della ragione" Gerberto, a differenza di Otrico, si spinse oltre Aristotele, affermando che l'uomo, essere razionale per eccellenza, può utilizzare tale facoltà secondo le necessità: e qui entra in gioco Agostino d'Ippona che, nelDe ordine, afferma: «Namque illud quod in nobis est rationale, id est quod ratione utitur»[91]. Essendo questopredicato agostiniano non universale quanto quello aristotelico, Gerberto opera una divisione tra lesostanze sovrasensibili, incorruttibili ed eterne, ove l'uso della ragione è semprein atto; e quelle sensibili, soggette alla corruzione e tra le quali c'è anche l'anima umana. Dal momento che le sostanze sensibili esulano dal necessario utilizzo della ragione, Gerberto conclude dicendo che l'uomo si può servire della ragione, facoltà presente in sé stessoin potenza, in atto quando lo ritiene necessario.
Gerberto scrisse una serie di opere, che trattavano principalmente questioni difilosofia e le materie delquadrivio. Di lui restano parecchie lettere, unaVita di Sant'Adalberto, vescovo di Praga, che però si tende a ritenere spuria[92], e alcune opere dimatematica. Gli scritti di Gerberto furono stampati nel volume 139 dellaPatrologia Latina[93].
Martino Polono,Papa Silvestro II e il Diavolo, illustrazione dalMartini Oppaviensis Chronicon pontificum et imperatorum (Cod. Pal. germ. 137, Folio 216v), 1460 ca.
Come si è accennato nel paragrafo riguardante l'educazione spagnola, alcuni suoi contemporanei cominciarono a ritenere che Gerberto d'Aurillac fosse unmago, uno stregone dotato di poteri magici avuti in base al contratto con il demonio. L'immagine del "papa mago" che ne è sorta si deve all'opera dellopseudocardinale Benone (XI secolo), fautore diEnrico IV di Svevia e dell'antipapa Clemente III[96]. Benone scrisse, controGregorio VII, iGesta Romanae Ecclesiae contra Hildebrandum, in cui si propose di individuare i "maestri diabolici" di Ildebrando (nome secolare di Gregorio VII), risalendo, attraversoGregorio VI eBenedetto IX, fino a Silvestro II, visto come il capostipite di questi pontefici diabolici e praticanti la magia[97].
Sulla scia di questa letteratura calunniosa, si diffuse una ricca produzione tutta incentrata sulle arti magiche e la bassa moralità del pontefice francese: già sul finire dell'XII secolo Ugo di Savigny affermò che Gerberto fosse stato espulso dal suo monastero di gioventù perquibusdam praestigiis, cioèper alcuni giochi di prestigio[97], e finendo in Spagna dove diventò unnegromante.
David d'Angers,Monumento a papa Gerbert, Aurillac
A fianco di Ugo di Savigny, i contemporaneiSigebert di Gembloux eVincenzo di Beauvais intensificarono con i loro scritti l'immagine propugnata da Benone[98].Guglielmo di Malmesbury, cronachista inglese del XII secolo autore deiGesta regum anglorum, incalzò la dose narrando che il giovane Gerberto si fosse fatta amante una musulmana figlia di un mago, possessore di un libro di magie[13]. Nel corso di una notte, grazie all'aiuto della donna stessa, Gerberto riuscì a rubare il libro ma, scoperto, si diede alla fuga chiedendo la protezione del demonio[13], il quale, palesandosi o sotto forma di donna (conosciuta col nome di Meridiana[3]), o sotto quella di ungolem, gli rivelò, attraverso le tre lettere R, le sedi episcopali che avrebbe occupato (Reims, Ravenna, Roma) e la data della sua morte[N 16]. Non c'è da stupirsi che, nel XV secolo, l'aggiunta della breve biografia alLiber Pontificalis sia intrisa di queste leggende nate a posteriori[99], adottate anche daMartino Polono e dalPlatina nelle sueVite de' Papi[100]. Comunque, la libellistica antipapale contro Gerberto e il papato in generale prodotta nel Medioevo confluì poi nelleCenturie di Magdeburgo, sommo elaborato storico curato dal luteranoMattia Flacio Illirico[101].
La prima grande opera che confutò questa serie di leggende medievali fu l'imponente storia della Chiesa del cardinaleCesare Baronio, gliAnnales Ecclesiastici, scritti in opposizione alleCenturie. Nel volume 16[102], infatti, il porporato analizza punto per punto le critiche più feroci (la vendita dell'anima al diavolo, la creazione del golem) ridicolizzandole e accusando Benone di essere stato mosso da spirito partigiano, e non da una seria volontà di ricostruzione storica.
Silvestro II, dopo secoli in cui fu visto sotto le tinte più fosche, ritrovò così un notevole interesse da parte non solo della gerarchia ecclesiastica, ma anche degli stessi suoi concittadini diAurillac. Costoro, come riporta dettagliatamente il Moroni, nel 1841 dedicarono lapiazza centrale a Silvestro II, luogo che verrà poi ornato di una statua, opera diDavid d'Angers, inaugurata il 16 ottobre 1851[103]. Ai costi per la realizzazione non parteciparono soltanto i cittadini e le autorità locali, ma anche buona parte del clero francese e gli stessi papiGregorio XVI ePio IX[103].
NeIl Maestro e Margherita diMichail Bulgakov si fa riferimento a Silvestro II come al "negromante Gerbert d'Aurillac", in riferimento a dei manoscritti originali del decimo secolo, dello stesso Gerbert, che sarebbero stati scoperti nella Biblioteca di Stato aMosca.Woland afferma di essere l'unico specialista del mondo in grado di decifrarli.[104]
La figura delcardinale, inteso come ecclesiastico diretto collaboratore del vescovo di Roma in varie tipologie di mansioni, era una figura già antica all'interno della sede romana. Soltanto, però, con la riforma gregoriana, e più precisamente sotto il pontificato diNiccolò II (1059-1061), i cardinali vescovi assunsero grande influenza nella struttura gerarchica della Chiesa, perché gli unici che potevano procedere a una regolare elezione papale[N 17].
All'altezza del pontificato di Silvestro II, come riporta Salvador Miranda, l'ufficio di cardinale riguardava più un'onorificenza che un titolo vero e proprio[107]. Ruolo a parte, sotto il pontificato di Gerberto sono riportati tre cardinali che, come sottolinea ancora Miranda, vengono riportati in quanto vengono citati dai documenti pontifici per la prima volta, per cui si può ipotizzare che il pontefice li abbia elevati a tale rango[107]:
^La mancanza di documenti precisi relativi alla data di nascita di Gerberto è indice dell'umile stato della famiglia da cui proveniva. Si può ricavare la metà del secolo come data di nascita sulla base di quanto dichiaraOldoni: «nel 970 parte daAurillac "adulescens", cioè fra i quattordici e i vent'anni».
^Alcune fonti antiche indicano erroneamente Gerberto come allievo delmonastero di Fleury, forse a causa di una storpiatura diAureliacensis ("di Aurillac") inAurelianensis ("di Orléans", la diocesi a cui appartiene l'abbazia di Fleury, ben più famosa di Aurillac). Su questo problema si veda G. Spinelli,Silvestro II, papa benedettino? inNuvolone, pp. 435-452.
^Il primissimo nemico di Silvestro II fu il cardinale tedesco Benone che, nel suoGesta Romanae Ecclesiae contra Hildebrandum, libello scritto in favore di Enrico IV contro Gregorio VII decenni dopo la morte di Gerberto, intravedeva in Silvestro II il capostipite dei papi maghi della Sede Romana. Si veda, per approfondire la questione di Silvestro come "papa mago",Materni, p. 4, nota 7. Un'accusa simile fu rivolta successivamente ad un altro papa che aveva avuto interessi scientifici,Giovanni XXI; si vedaKitchin, p. 47 n. 7.
^abLattin, p. 7. I monaci di Bobbio, che inizialmente seguivano laregola irlandese di san Colombano, probabilmente adottarono laregola benedettina intorno all'VIII secolo; si veda Valeria Polonio,Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia, Genova, Palatio archiepiscopali Ianuense, 1962, p. 80.
^Heath, p. 366. Il greco era una lingua poco conosciuta nell'Europa occidentale del X-XI secolo, ma la conoscenza di questa lingua da parte di Gerberto sembra confermata dall'impiego di vari termini greci nel trattato geometrico (Kitchin, p. 49). Di diverso avvisoAllen, p. 634.
^La difficile situazione che Gerberto dovette affrontare al suo arrivo a Bobbio è testimoniata da alcune sue lettere: si vedano in particolare le lettere 9-13 nella raccolta Lattin, e la lettera 18 in cui lamentava ad Ottone le accuse che gli rivolgevano i suoi detrattori.
^Non tutti i vescovi partecipanti, però, ritennero che il concilio potesse far decadere un vescovo senza l'autorizzazione papale: tra questi ancheAbbone di Fleury e Romulfo di Sens; cfr.Allen, pp. 651-652.
^Come emerge dalla lettera che il pontefice invia ad Erluinovescovo di Cambrai (Gregorii acta, Ep. II, col. 905), Gerberto è definito comeinvasorem, mentre Arnolfo qualearchipraesulem.
^Da come si deduce inMiranda Gerberto, durante la permanenza a Pavia presso la reggente Teofano, ottenne la di lei fiducia, educando il giovane Ottone in Germania prima del suo ritorno a Reims.
^Sestan-Bosisio, p. 245. Nella didascalia di una miniatura riportata dallaCronaca di Santa Sofia di Benevento, si vede il giovane Ottone III su uncocchio trainato da cavalli, secondo il costume degli antichiimperatori romani. Difatti, come riporta tale didascalia:
«Questa miniatura, raffigurante Ottone III sul carro trionfale al modo degli imperatori romani, si riferisce esplicitamente al culto dell'antica Roma e all'aspirazione di rinnovarne i fasti, che ispirarono la breve attività di governo del giovane imperatore.»
^Si vedano ad esempio le lettere 256 e 257 nella raccoltaLattin (= I, IIOmont), in cui Silvestro invita il doge di VeneziaPietro II Orseolo e il patriarca di GradoVitale a convocare sinodi locali.
^L'abbazia di Gandersheim era situata al confine tra le due diocesi; a seguito di una visita di Bernoardo all'abbazia di cui si lamentò la badessa Sofia, sorella di Ottone III, Villigiso ne rivendicò la giurisdizione. La questione fu trattata in vari sinodi, ma fu risolta solo nel 1007 (Allen, p. 659).
^La lettera risale al 984 circa, ma si è anche supposto che sia stata composta in seguito alla morte di Gerberto, ad esempio da papa Sergio IV o già in epoca di crociate; si veda G. Ligato,L'appello di Silvestro II per Gerusalemme inNuvolone, pp. 127-172.
^Ottone, per amore dell'Italia, era pressoché intenzionato a stabilire la capitale dell'Impero daAquisgrana aRoma, con grande disappunto dei suoi compatrioti tedeschi e dei romani, amanti della libertà ed estranei al suo progetto direnovatio imperii. Si vedaGregorovius, p. 127.
^In realtà sembra che l'"orologio" che inventò fosse una sorta di astrolabio o una meridiana: cosìBubner, p. 117 nota 11; p. 382 nota 30. La notizia sembra derivare dalla cronaca diTietmaro di Merseburgo, p. 392, che parla dioralogium («...et cum eo diu conversatus in Magadaburg oralogium fecit...») costruito aMagdeburgo.
^Testimonianza diRaoul de Longchamp, citata inRendina, p. 354. Lo stesso Guglielmo racconta altri episodi, secondo cui Gerberto, grazie ai poteri demoniaci, avrebbe scoperto un tesoro aureo risalente ad Ottaviano e avrebbe fabbricato una testa in grado di rispondere - solo con "sì" o "no" - alle sue domande. Sulle storie riferite da Guglielmo e da altri autori medievali, si vedanoAllen, pp. 663-668;(EN) E.R. Truitt,Medieval Robots (XML), Philadelphia, PA, University of Pennsylvania Press, 2015, pp. 71-88.(EN) Elly Truitt,Celestial Divination and Arabic Science in Twelfth Century England: The History of Gerbert of Aurillac’s Talking Head, inJournal of the History of Ideas, vol. 73, n. 2, 2012, pp. 201-222.
^Per un veloce inquadramento delle origini e dello sviluppo dell'istituzione cardinalizia, si vedaPotestà-Vian, pp. 182-183. Per maggiori dettagli, invece, ancora buono l'articolo diSägmüller sullaCatholic Encyclopedia (1913) e, più recente, l'introduzione diMiranda, General list of Cardinals 11th Century in cui spiega la differenza tra i cardinali citati prima del pontificato di Niccolò II, e quelli successivi.
^La lezione, per l'esattezza, è trasmessa dalcodice Vaticano Latino 3764, chiamatomanoscritto della Cava (abbreviatocav.). Si veda:Liber Pontificalis, p. XVII dell'introduzione; per la voce su Silvestro II:Liber Pontificalis, p. 263,cav.
«Nel 980 a Pavia Adalberone e Gerberto incontrano Ottone II: scendendo in battello lungo il Po la nobile comitiva si porta a Ravenna; è il Natale del 980. A Ravenna, al cospetto dell'imperatore e di tutta la corte Gerberto si misura in una famosa disputa filosofica con Otrico, "scholasticus" di Magdeburgo, noto per la sua dottrina. Richero, tra i presenti, registra in appunti tutta la discussione e in dieci capitoli delle Historiae (III, 55-65) dà la cronaca in diretta della vittoria di Gerberto...»
^L'elenco dei testi conservati nella biblioteca dell'abbazia nel X secolo è riportato inOlleris, pp. 489-497.
^Allen, pp. 637-638; su Petroaldo si veda in particolare la lettera 10 di Gerberto nella raccolta Lattin.
^Nella lettera 21, Gerberto chiede consiglio a papa Giovanni XIV (l'ex vescovo di Pavia Pietro), lamentando che tutto ciò che gli rimane è il bastone pastorale e la benedizione apostolica.
^Carolingi, sutreccani.it, Dizionario di Storia, Treccani.it, 2010.URL consultato il 18 novembre 2015.
^Lattin, pp. 7-8. Restano ancora varie lettere che testimoniano l'interesse di Gerberto per la causa di Ottone: si vedano le lettere 34, 35 (= epp. I, II inPL 137, 505-506) e dalla 38 alla 43 (= epp. XXX-XXXV inPL 139, 208-212) nella raccoltaLattin.
«Ugo Capeto...nomina arcivescovo di Reims, nel 989, Arnolfo, bastardo del carolingio Lotario [...] il quale, tuttavia, si dimostra un difficile interlocutore e, come restituendo il voltafaccia del re Ugo nei confronti di Gerberto, adotta una linea politica che tende a richiamare in causa le rivendicazioni carolinge sulla corona contro Ugo Capeto a favore dello zio Carlo di Lorena, fratello dello scomparso re Lotario.»
^Lattin, pp. 11-12. Sull'ipotesi, avanzata da alcuni studiosi, che l'assalto alla città fosse stato organizzato da Gerberto per screditare Arnolfo, si vedaAllen, p. 649.
«Nel giugno 995, a Mouzon, alla presenza del legato pontificio Leone, si riprende la querelle fra Arnolfo e Gerberto, ma quest'ultimo si trova escluso dalla comunione con decreto papale.»
«Gereberto [sic!] denominato musico [...] ottenne in seguito da Gregorio V, col favore di Ottone III Imperatore, di cui era stato precettore, nell'anno 998 l'Arcivescovado di Ravenna colla dignità cardinalizia...»
«Ottone III sogna in unarenovatio imperii Romanorum di abbracciare il mondo in un concetto ecumenico di amore e potere, alla luce della giustizia romana. Roma è la capitale del mondo, come la Chiesa romana è la madre delle Chiese; da Roma i rappresentanti dei supremi poteri, l'imperatore e il papa, uniti in un'azione concorde, avrebbero dovuto ricondurre la pace nel mondo e guidare i popoli sulla strada di Dio.»
«Ottone, a questa età, traeva in moda le forme pedantesche della corte greca; saltando l'abisso che il tempo aveva spalancato...cominciò a vestire col fasto usato da Diocleziano; e questa fu cosa gli attirò il biasimo dei suoi concittadini nutriti a idee di serietà.»
«S., intanto, sbriga con cura gli affari ecclesiastici e tutto suo è il merito d'aver condotto la questione ungherese fino al battesimo di Stefano, duca d'Ungheria, poi consacrato re nell'agosto 1001.»
^Miranda: «During his papacy he opposed simony, upheld clerical celibacy...»
^Oldoni: «A Roma, grazie a questo pontefice conoscitore della musica, i canoni si arricchiscono di liturgie cantate in onore degli angeli e dello Spirito Santo.»
^Un'analisi ed un commento dell'iscrizione, messa a confronto con quella sulla tomba di Sergio IV, è in G. De Spirito,Silvestro II ed il Laterano inNuvolone, pp. 727-777.
«La Catalogna in cui Gerberto compie il suo viaggio, politicamente dominata dalla dinastia dei conti di Barcellona...si presenta come un ambiente culturale vivace e attivo, ma soprattutto direttamente legato a quella Spagna islamica che appunto nel X secolo raggiunge l’acme della sua potenza.»
^Materni, p. 45. Varie lettere di Gerberto testimoniano la sua ricerca di codici e la richiesta di copie o traduzioni di libri scientifici e non (specie latini) a vari monasteri d'Europa: su questo aspetto, che ha portato alcuni studiosi a paragonare Gerberto aLupo di Ferrières, si veda(FR) Jean Vezin,Un Cicéron copié pour Gerbert, in Olivier Guyotjeannin e Emmanuel Poulle (a cura di),Autour de Gerbert d'Aurillac: le pape de l'an mil, Parigi, École nationale des chartes, 1996, pp. 279-282.
«L’uso dell’organo, riservato come già nell’Antichità alle cerimonie civili, rimane invece sempre vivo a Bisanzio, e riceve un nuovo impulso dal contatto con il mondo arabo, dove la sua tecnica di costruzione, in primo luogo del tipo idraulico, era stata appresa direttamente dai testi greci.»
«Giovanni [di Gorze], da una precedente missione diplomatica in Italia meridionale, era tornato con i manoscritti greci delleCategorie di Aristotele e dell'Isagoge di Porfirio [...] Non si può determinare con certezza se in questo scambio diplomatico siano stati trasferiti anche manoscritti da una regione all'altra, ma è del tutto plausibile.»
^Si veda, per l'intera disputa,Abbagnano, p. 128.Oldoni, invece, la riporta al 980.
^Olleris, p. XV, dove si nega anche l'attribuzione a Gerberto di unaVita dell'imperatrice Adelaide.
^Si vedaSilvestri acta, ov'è digitalizzata l'omnia del papa scienziato. Edizioni successive dei suoi scritti furono pubblicate daOlleris eBubnov (solo le opere matematiche); edizioni recenti delle lettere gerbertiane sono inLattin e in P. Richet e J.-P. Callu,Gerbert d'Aurillac. Correspondance, Parigi, 2008 (ed. orig. 1993). Una panoramica sulla storia delle pubblicazioni delle opere di Gerberto è in M. Huglo,Gerberto, teorico musicale, visto dall'anno 2000 inNuvolone, pp. 219-224.
^Studi moderni hanno determinato che la bolla con cui Silvestro avrebbe proclamato Stefano re d'Ungheria è molto probabilmente un falso, forse del XVII secolo. Su questo problema e su quello del titolo "re apostolico" di Stefano, si veda in particolare(EN) Lewis L. Kropf,Pope Sylvester II and Stephen I of Hungary, inEnglish Historical Review, vol. 13, 1898, pp. 290-295.
^Per maggiori informazioni, si veda: Zelina Zafarana,BENONE, collanaDizionario Biografico degli Italiani, vol. 8, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1966,SBNRAV0018866.URL consultato il 22 novembre 2015.
«...i così detti Centuriatori di Magdeburgo nella loro Historia ecclesiastica, e parecchi altri scrittori della Riforma, ai quali stava molto a cuore di narrar le gesta di un papa che s’era venduto al diavolo.»
^(IT) Michail Bulgakov,Capitolo primo. Non parlare mai con sconosciuti, inIl Maestro e Margherita, collanaET Classici 393, traduzione di Vera Dridso, Einaudi, 1967, p. 15,ISBN978-88-06-17373-9.
(LA) Jacques Paul Migne (a cura di),Silvestri II opera omnia, inPatrologia Latina, vol. 139, Parigi, 1880.URL consultato il 13 novembre 2015., di cui sono stati consultati:
Karl Bihlmeyer ed Hermann Tuechle,Il Medioevo, a cura di Igino Rogger, collanaStoria della Chiesa, vol. 2, 2ª ed., Brescia, Morcelliana, 1960,SBNRAV0268782.
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Flavio G. Nuvolone,Da Gerberto a Silvestro II: ermeticità di nome, numeri e Croce nell’anno Mille, Edizioni Pontegobbo, 2013,ISBN978-88-96673-39-3.
Flavio G. Nuvolone,Il numero e la croce: l'Homo Novus da Aurillac. Prospettive da scritti gerbertiani, Napoli, Liguori Editore, 2012,ISBN978-88-207-5422-8.
Massimo Oldoni,Silvestro II, collanaEnciclopedia dei Papi, vol. 2, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000,SBNUSS0002453.URL consultato il 12 novembre 2015.
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Daniel A. Stelmic,L'enigma del papa mago - Storia del mistero di Gerberto D'Aurillac nonché Papa Silvestro II nelle cronache di Lantelmo, monaco cluniacense vissuto fra il XIII e il XIV secolo, Nuovi Equilibri, 2010,ISBN978-88-6222-135-1.
(PL, EN) Bolesław Taborski,Drzwi gnieźnieńskie: poemat / Gniezno door: poem, Varsavia, Państwowy Instytut Wydawniczy, 2000,ISBN978-83-06-02828-7.
Michele Tosi (a cura di),Gerberto scienza, storia e mito. Atti del Gerberti Symposium (Bobbio 25-27 luglio 1983), Bobbio, Edizioni Columba, 1985.
(EN) Marco Zuccato,Gerbert of Aurillac, in Thomas F Glick, Steven John Livesey e Faith Wallis (a cura di),Medieval Science, Technology, and Medicine: An Encyclopedia, New York, Routledge, 2005, pp. 192-194,ISBN978-0-415-96930-7.URL consultato il 22 novembre 2015.
RivistaGerbertus
Dal 2010, rivista telematica internazionale dedicata alla scienza medievale e all'astronomia a cura di Costantino Sigismondi dell'ICRA (International Center for Relativistic Astrophysics) di Roma, creata per raccogliere gli studi promossi sulla figura di Gerberto d'Aurillac -RivistaGerbertus
Monaci benedettini del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT) (a cura di),Sant'Adalberto, suliturgia.silvestrini.org, silvestrini.org.URL consultato il 2 gennaio 2015.
Questa è unavoce in vetrina, identificata come una dellemigliori voci prodotte dallacomunità. È stata riconosciuta come tale il giorno 21 febbraio 2016 —vai alla segnalazione. Naturalmente sono ben accettisuggerimenti e modifiche che migliorino ulteriormente il lavoro svolto.