Palazzo Clerici | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Località | Milano |
Indirizzo | Via Clerici, 5 |
Coordinate | 45°28′01.1″N 9°11′13.84″E45°28′01.1″N,9°11′13.84″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | XVIII secolo |
Stile | Barocco |
Realizzazione | |
Appaltatore | Anton Giorgio Clerici |
Modifica dati su Wikidata ·Manuale |
Palazzo Clerici era la dimora della ricca ed influente famiglia patrizia milanese deiClerici, ed è situata aMilano, nell'omonima via al numero civico 5, detta nel Seicento "Contrada del prestino dei Bossi".
NelSettecento l'antico palazzo padronale che qui sorgeva e che era appartenuto ai Visconti, venne completamente modificato ad opera del marcheseAnton Giorgio Clerici (1715-1768) il quale ne fece una delle dimore più sfarzose della Milano dell'epoca, con la realizzazione della famosaGalleria degli Arazzi affrescata sulla volta daGiovanni Battista Tiepolo nel1741.
Il palazzo, dal 1771 al 1778, venne affittato agli arciduchi d'Austria,Ferdinando d'Asburgo-Lorena eMaria Beatrice d'Este, i quali vi instaurarono la loro corte durante il periodo in cui furono a capo del governatorato di Milano.
La struttura del palazzo venne edificata nel Seicento su una proprietà della famiglia deiVisconti diSomma Lombardo, dai quali venne venduta a metà del secolo aGiorgione Clerici, dopo una serie di lavori di restauro del preesistente palazzo. La famiglia Clerici, originaria del comasco, era stata protagonista di una rapida ascesa sociale, grazie agli ingentissimi capitali accumulati con le attività di commercio serico e del prestito a usura.Giorgio Clerici (1648-1736, che fu tra l'altro il costruttore della celebreVilla Carlotta sullago di Como) era entrato a far parte della nobiltà milanese, con i titoli di marchese diCavenago, signore diCuggiono e diTrecate[1].
Nel 1722, a soli sette anni di età,Anton Giorgio Clerici, a seguito della morte del padre e del nonno, ereditò il titolo di marchese, divenendo erede unico dell'intera fortuna accumulata dalla famiglia, fra le maggiori della Milano del tempo. A seguito del matrimonio con Fulvia Visconti avvenuto nel 1733, il Marchese avviò un'importante campagna di lavori nel palazzo di famiglia, coinvolgendo alcuni degli artisti più in vista fra cuiMattia Bortoloni,Pietro Maggi,Giovan Angelo Borroni[2].Secondo la consuetudine prevalente a Milano, scarsa attenzione fu dedicata alla facciata del palazzo, per la quale fu realizzato il modesto prospetto ancora visibile sulla stretta via Clerici, mentre grande attenzione fu dedicata nella ricchissima decorazione degli interni. Il risultato della lunga campagna decorativa fu una serie di sale coperte di affreschi, stucchi, arazzi, ori, tarsie che costituivano uno dei maggiori esempi del gusto Rococò a Milano.
L'intervento di maggior impegno della campagna di abbellimento ha luogo negli anni quaranta del settecento con la commissione all'artista più affermato sulla scena,Giambattista Tiepolo, dell'affresco della Galleria degli Arazzi. Il pittore all'epoca si trovava a Milano impegnato negli affreschi delle cappelle dellaBasilica di Sant'Ambrogio, ed aveva già lavorato per il nonno del Marchese Clerici,Carlo Archinto, per il quale aveva realizzato l'importante ciclo di affreschi nel Palazzo di famiglia, distrutto durante la seconda guerra mondiale. La realizzazione dell'affresco avvenne a seguito di una lunga fase di progettazione, testimoniata da numerosi studi in parte pervenuti. La complessità dell'opera era in parte dovuta alla configurazione dell'ambiente, stretto ma estremamente lungo (5 metri di larghezza e 22 di lunghezza)[2]. Nella volta è rappresentataLa corsa del carro del Sole tra le divinità dell'Olimpo, contorniata dalleAllegorie dei quattro Continenti e dalleAllegorie delle Arti.
Nel1768, alla morte di Giorgio Antonio Clerici, il patrimonio della famiglia milanese era però stato quasi completamente dilapidato dalle spese sostenute per la costruzione del palazzo e l'abitazione medesima nel1772 passò a Francesco Clerici (appartenente ad un ramo secondario della famiglia), il quale successivamente lo affittò all'ArciducaFerdinando d'Asburgo-Lorena ed all'ArciduchessaMaria Beatrice d'Este, i quali erano rappresentanti dell'Imperatrice Maria Teresa a Milano col titolo di Governatori del ducato. Successivamente, quando la coppia reale si trasferì a Palazzo Reale, il palazzo rimase di proprietà del governo che lo cedette al governo napoleonico nel1813.
Recuperato dagli austriaci durante la restaurazione, passò ai piemontesi dopo l'unificazione italiana e dal1862 divenne sede della Corte d'Appello.
Dal1942 ospita l'ISPI, l'Istituto di Studi di Politica Internazionale.
Il primo ambiente che troneggia nella struttura del palazzo è certamente lo scalone d'onore che immette dal cortile principale conduce direttamente alla Sala da Ballo, posta al piano nobile. I gradini e la balaustra della scalinata sono in granito, quest'ultima decorata con preziose statue femminili con vestiti orientali. Gli studiosi ritengono che il progetto di questa scalinata, se non addirittura dell'intero palazzo, sia da attribuire al genio diFrancesco Croce, il quale aveva già lavorato a Villa Clerici aNiguarda. Il soffitto è affrescato daMattia Bortoloni e rappresenta l'apoteosi diGiorgio II Clerici, bisnonno di Anton Giorgio, accompagnato da alcuni dei greci.
La Sala da Ballo al piano nobile del palazzo era vista come una sala di rappresentanza all'epoca della sua costruzione, luogo ove la famiglia Clerici teneva i suoi ricevimenti. La sala, particolarmente alta (tocca l'altezza di due piani), era il biglietto da visita della famiglia rispetto agli ospiti, con finestroni su ambo i lati e con due cantorie per i musici che potevano accedervi tramite delle scale nascoste. La grande volta è dipinta con la tecnica delchiaroscuro e presenta un motivo a foglie.
La Sala venne pesantemente restaurata nella seconda metà dell'Ottocento quando il palazzo divenne sede del Tribunale di Terza Istanza e poi dell'archivio generale del tribunale. Nel 1873, dopo un crollo parziale del soffitto, si pensò di dividere la sala in due piani, col primo adibito ad uffici ed il secondo a deposito dei documenti. La sala venne riportata per quanto possibile al suo aspetto originario nel periodo compreso tra le due guerre mondiali per intervento dell'architetto Giuseppe Dotti, a cui fece seguito un secondo restauro compiuto nel 1966 dall'architetto Luigi Gorgoni de Mogar.
L'attigua Galleria degli Stucchi, che aveva un tempo la funzione di collegare la Sala da Ballo con l'appartamento privato del marchese Clerici, divenne parte del medesimo ambiente a metà ottocento quando venne adibito a Biblioteca della corte d'appello.
Questa sala era deputata ad accogliere la preziosa collezione di dipinti del marcheseAnton Giorgio Clerici. I quadri all'epoca erano 110 e comprendevano tele e tavole in particolare di scuola lombarda e veneta, in particolare del Seicento con dipinti delVermiglio, delMorazzone dei fratelliCamillo eGiulio Cesare Procaccini, delCerano, diDaniele Crespi, del Montalto, dello Storer e delNuvolone, nonché opere di artisti bolognesi comeGuido Reni e fiamminghi comeRubens eVan Dyck. Gran parte di questa collezione venne dispersa quando il palazzo venne venduto alla corte d'appello.
Il dipinto sul soffitto venne realizzato daMattia Bortoloni, rappresenta diverse figure che compongono l'allegoria del buon governo diMaria Teresa d'Austria su Milano (la sovrana è rappresentata nella figura femminile coronata sotto un baldacchino). Anche questa sala subì dei danni nel corso dell'Ottocento quando venne suddivisa da un muro.
Nota un tempo comeGalleria degli Intagli, la Galleria del Tiepolo è certamente uno degli ambienti più noti e sfarzosi dell'intero palazzo Clerici, nonché uno degli esempi più belli e meglio conservati dibarocchetto a Milano. L'ambiente della sala è rimasto praticamente intatto dalla sua realizzazioni, conservando perfettamente non solo gli affreschi del grande maestro veneziano, ma anche gli stucchi, leboiserie e gli arazzi alle pareti.
La decorazione della sala venne commissionata nel 1740 daAnton Giorgio Clerici aGiovan Battista Tiepolo. Questi si trovò ad operare in una galleria della lunghezza di 22 metri lineari, ma con la larghezza di poco più di 5, motivo per cui risultò fondamentale la sua esperienza per un utilizzo sapiente degli spazi, creando un insieme armonico di personaggi, animali e architetture dipinte atrompe l'oeil. La parte centrale del dipinto è occupata dal carro del dio Sole trainato da quattro cavalli bianchi e circondato da diverse divinità dell'Olimpo greco. Ai lati si trovano delle allegorie delle arti (tra cui un suo ritratto) e divinità minori legate alle acque, oltre alle allegorie delle quattro parti del mondo all'epoca conosciute (Europa,Asia,Africa eAmerica) con gli animali loro simbolo (rispettivamente il cavallo, l'elefante, il cammello e il coccodrillo), anticipando il medesimo schema che l'artista utilizzerà in seguito nel grandioso scalone dellaResidenza di Würzburg. L'affresco, oltre che allegorico, è nel contempo una celebrazione del committente,Anton Giorgio Clerici, che l'anno precedente alla realizzazione del dipinto aveva ottenuto che la sua famiglia fosse aggregata alpatriziato milanese.
Nella zoccolatura delle pareti, tra porte e specchiere, si trovano scene in bianco e oro rappresentanti episodi di vita militare tratte dalle stampe dellaGerusalemme Liberata diTorquato Tasso pubblicate a Venezia daGiovanni Battista Piazzetta nel 1746, con l'intento di esaltare le imprese militari delle ultime generazioni dei Clerici e non ultimo dello stesso Anton Giorgio. Gli intagli presenti alle pareti sono ascritte alla mano diGiuseppe Cavanna. Tra le boiserie si trovano degli arazzi di stile barocco e a tematica biblica (storie diMosè) che sono ascrivibili alla scuola diBruxelles (autore Ian Leyniers) e che vennero realizzati nel 1665 e furono quindi acquistati poi dal marchese Clerici verso la metà del XVIII secolo, creduti realizzati su cartoni diPeter Paul Rubens. Secondo gli inventari presenti negli archivi della famiglia Clerici, si sa che gli arazzi nella sala dovevano essere sei in tutto, ma quando questi nel 1918 vennero trasferiti temporaneamente aRoma, rientrarono a Milano poi privati di un pezzo, il più piccolo. La collezione di Anton Giorgio Clerici comprendeva altri quattro arazzi che erano esposti in una sala attigua per motivi di spazio e che attualmente si trovano presso ilMuseo di belle arti della Virginia diRichmond, negliStati Uniti. I mobili presenti nella sala, originali, sono di bottega viennese.
Nel periodo in cui il palazzo venne utilizzato dagli arciduchi d'Austria reggenti il ducato di Milano, questa sala venne utilizzata per le udienze e per questo motivo vi venne posizionato un baldacchino di velluto rosso.
La Sala degli Specchi e quella successiva, erano parte degli appartamenti di rappresentanza del marchese Clerici. Questa, nello specifico, era utilizzata per i ricevimenti ufficiali della famiglia e si distingue dalle altre per la presenza di una serie di colonne in granito inglobate all'interno delle mura della sala: questo è un chiaro segno del fatto che questa sala era già presente nella struttura prima dell'arrivo dei Clerici, quando aveva le funzioni di un loggiato aperto con affaccio sul giardino della villa.
L'arredamento ligneo attualmente presente nella stanza, venne commissionato nel 1755 da Antonio Giorgio e questo lo si comprende molto bene dalla presenza di una serie ditrofei militari che riportano le iniziali "MC" per "Maresciallo Clerici" (secondo altri "Marchese Clerici"), con evidente riferimento alle recenti vittorie ottenute sul campo di battaglia da Anton Giorgio. Sul soffitto della sala si trova un dipinto raffigurante Giove e Ganimede attorniati da Saturno e da Nettuno. Dal 1771 al 1778 questa fu la camera da letto dell'arciduca e dell'arciduchessa d'Austria prima del loro trasferimento alPalazzo Reale.
Altri progetti
Controllo di autorità | VIAF(EN) 173079743 |
---|