Nikos Zachariadīs | |
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Primo ministro del Governo Democratico Provvisorio | |
Durata mandato | 7 febbraio1949 – 3 aprile1949 |
Predecessore | Markos Vafeiadīs |
Successore | Dīmītrīs Partsalidīs |
Segretario generale delPartito Comunista di Grecia | |
Durata mandato | 1945 – 1956 |
Predecessore | Georgios Siantos |
Successore | Apostolos Grozos |
Durata mandato | 1931 – 1936 |
Predecessore | Andronikos Chaitas |
Successore | Andreas Tsipas |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Comunista di Grecia |
Firma | ![]() |
Nikos Zachariadīs (ingreco: Νίκος Ζαχαριάδης), all'anagrafeNikolaos Zachariadīs (ingreco: Νίκολαος Ζαχαριάδης,IPA:[ˈnikolaos zaxaˈɾjaðis];Adrianopoli,27 aprile1903 –Surgut,8 agosto1973) è stato unpoliticogreco, segretario generale delPartito Comunista di Grecia dal1931 al1956.
Zachariadīs nacque ad Adrianopoli (l'odiernaEdirne, nellaregione di Marmara, inTurchia), nell'alloraTracia Orientaleottomana, in una famigliagreca. Il padre, Panagiotis Zachariadis, era un ufficiale dellaSociété de Régie des Monopoles (un'azienda parastatale preposta alla gestione del monopolio ottomano sulla produzione di tabacco). Dopo la sconfitta dellaGrecia nellaguerra greco-turca ed il conseguentescambio di territori e popolazioni tra i due paesi, il giovane Zachariadīs venne trasferito forzatamente in Grecia al seguito della famiglia, dove finirono per decadere in povertà.
Zachariadīs cominciò a lavorare come marinaio (e in seguito comandante) in una compagnia di navigazione e viaggiò inUnione Sovietica, dove si interessò allarivoluzione bolscevica. Abbracciato dunque l'ideale comunista, studiò presso vari istituti politici e militari sovietici e delComintern, tra cui la Scuola Internazionale Lenin.
Nel1923 fu inviato dai sovietici in Grecia per organizzare i quadri della Lega Giovanile Comunista Greca (OKNE). Imprigionato a causa di queste sue attività considerate sovversive, riparò in Unione Sovietica. Nel1931 fu rimandato in Grecia per riorganizzare l'effettivo delPartito Comunista di Grecia (KKE), al tempo infatti lacerato dalle lotte e controversie intestine, venendone eletto segretario generale. Fino al1936, Zachariadīs guidò il KKE con successo, arrivando a triplicare il numero di militanti, a conseguire diversi seggi al Parlamento ellenico e ad acquisire il controllo di alcune delle maggiori organizzazioni sindacali nazionali.
Nell'aprile del1936,Giorgio II di Grecia, preoccupato dalla crescita del KKE sulla scena politica nazionale e dal diffondersi delle agitazioni sociali (e temendo dunque per lo scoppio d'una rivoluzione come quellabolscevica inRussia), nominò Primo ministro ad interim ilgeneraleIoannis Metaxas, già Ministro alla difesa. Nel maggio dellostesso anno, Metaxas sciolse il Parlamento dichiarando lo stato d'emergenza nazionale e instaurando di fatto una dittatura.
Nell'agosto dello stesso anno, nel pieno dellaseconda guerra mondiale, Zachariadīs fu arrestato dalla polizia del regime e nuovamente imprigionato. Nel1940, con l'invasione italiana della Grecia e la quasi contemporanea morte di Metaxas, dal carcere riuscì a diffondere una lettera che incitava i greci a prendere parte agli sforzi bellici al fianco dell'esercito regolare ellenico, in modo da trasformare la guerra in una lotta più ampia contro ilfascismo. La reazione del suo partito alla lettera che, in linea alla posizione ufficiale delComintern, vedeva il conflitto in atto come uno scontro tra interessi imperialistici contrapposti a cui le singole formazioni comuniste nazionali avrebbero dovuto dimostrare eguale opposizione, fu di sconcerto: essa fu pertanto vista come un falso messo in giro dal regime monarchico per plagiare la popolazione ellenica alla propria causa. Ci fu anche chi lo accusò di aver fatto circolare la lettera per potersi guadagnare i favori di Konstantinos Maniadakis, nominato da Giorgio II nuovo Primo ministro delgoverno greco in esilio, ed essere dunque rimesso in libertà[1][2].
Dopo l'invasione nazista della Grecia, Zachariadīs fu trasferito alcampo di concentramento di Dachau, dal quale fu liberato nel maggio del1945. Tornato in Grecia, riassunse la guida del Partito Comunista.
Con la conclusione del conflitto, nel paese scoppiò laguerra civile tra le forze dell'esercito regolare ellenico (rappresentante il regime monarchico nuovamente al potere a seguito d'un referendum plebiscitario, non riconosciuto però dai comunisti) e le milizie del KKE e dei guerriglieri della minoranzaslavo-macedone delNOF, appoggiati dallaJugoslavia e indirettamente dall'Unione Sovietica.
Già tra le figure di spicco dello Stato maggiore del Governo Democratico Provvisorio, a seguito poi di forti screzi conMarkos Vafeiadīs, Primo ministro del GDP e generale delle milizie comuniste, Zachariadīs lo esautorò dai suoi disparati incarichi, sostituendolo personalmente alla guida delle operazioni belliche dell'Esercito Democratico Greco, la formazione comunista rivoluzionaria che aveva l'obiettivo di instaurare in Grecia unarepubblica popolare[3].
La resistenza comunista fu sconfitta nel1949, dopo quattro anni di conflitto armato, a causa della forte disparità numerica con gli avversari (forti pure del sostegno delle potenze straniere occidentali), aggravata perdipiù dal ritiro improvviso dell'appoggio logistico dell'esercito diTito in seguito alla rottura delle relazioni diplomatiche traJugoslavia eURSS. I militanti del KKE finirono così per venir esiliati nei paesi delBlocco Orientale.
L'intero gruppo dirigente del KKE trovò rifugio aTaškent, nell'alloraUzbekistan sovietico. Su indicazione delPCUS, Zachariadīs mantenne la carica di segretario del KKE anche in esilio. Dopo la morte di Stalin (1953) ebbe violenti contrasti ideologici con la nuova dirigenza diNikita Chruščëv per via del programma didestalinizzazione di quest'ultimo.
Nel maggio del1956, durante la sesta assemblea generale del Comitato Centrale del KKE, il PCUS intervenne direttamente per far rimuovere Zachariadīs dal ruolo di segretario generale. Nel febbraio del1957 fu poi espulso dal partito insieme a quasi tutti i membri contrari alla destalinizzazione.
Zachariadīs passò il resto della sua vita in esilio inSiberia, prima nella regione dellaJakuzia e poi aSurgut. Nel1962 riuscì a recarsi clandestinamente aMosca, con l'intento di conferire con l'ambasciatore greco e tornare in Grecia, ma venne arrestato e riportato di forza a Surgut[4], dove secondo ilKGB si sarebbe suicidato nel1973, mentre secondo altre fonti sarebbe stato giustiziato[5]. I documenti ufficiali relativi alla sua morte sono a tutt'oggi secretati. Nel1964, una risoluzione del Partito Comunista Greco (che nel frattempo aveva seguito il PCUS nella condanna di Stalin) lo condannò come "nemico del popolo"[6].
Nel dicembre del1991, pochi giorni dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, i resti di Zachariadīs furono riportati in Grecia, dove un tardivo funerale diede finalmente ai suoi seguaci, tra i quali i rappresentanti del KKE, l'opportunità di onorarlo[7]. Zachariadīs fu ufficialmente riabilitato dal Partito Comunista Greco nel2011.
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