Neapolis Peuceta | |
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Civiltà | Iapigi oPeuceti |
Utilizzo | città |
Epoca | Età ellenistica |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Polignano a Mare |
Modifica dati su Wikidata ·Manuale |
Neapolis fu un antico insediamento attestato presso l'odierno abitato diPolignano a Mare.
Nel marzo del1785 ilvescovo di Polignano Mattia Santoro rinvenne nel suo orto un enormesepolcro dipinto a motivi floreali.[1] Il suo ricchissimo corredo funerario constatava di 64 manufatti, tra cui i resti di un'armatura con elmo bronzeo e quattro monumentali esemplari di ceramiche figurate. I reperti di maggior pregio, una sessantina, fra cui uncratere a volutea figure rosse delIV secolo a.C. alto più di un metro, furono donati da monsignor Santoro a reFerdinando IV di Napoli che li collocò nel RealeMuseo di Capodimonte. I vasi di Polignano vennero dichiarati in un dispaccio reale essere «il più prezioso ornamento del Real Museo» partenopeo da cui mutuò il nome il grande cratere, che venne chiamato "gran vaso di Capodimonte"[2]. Vi erano, poi, due grandianfore figurate ed una pregevoleloutrophoros. Dopo l'occupazione francese di Napoli e la dispersione del patrimonio vascolare del Museo Reale di Capodimonte, tre dei quattro grandi vasi finirono nelle collezioni di alcuni musei del mondo nei quali sono stati recentemente identificati[3]. A seguito della meticolosa e documentata ricostruzione del percorso del Gran Vaso di Capodimonte da Polignano a New York, ilMetropolitan Museum di New York ha riconosciuto ufficialmente Polignano a Mare come luogo d'origine del cratere. Le due grandi anfore di tipo panatenaico sono invece ubicate presso ilLouvre di Parigi ed il Museo archeologico di Francoforte sul Meno[4]. Unico vaso ad essere rimasto in Italia presso ilMuseo archeologico di Napoli è la loutrophoros. Il grande vaso per abluzioni nuziali (loutrophoros) è stato esposto nellacittà dell'antico ritrovamento in una mostra tematica (2016) pressoPalazzo San Giuseppe.[5]
Nel corso degli scavi di Monsignor Santoro vennero ritrovate parecchie monete bronzee con l'iscrizione dorica NEAP, recanti le effigi di Dioniso, Demetra, Artemide ed altre, che insieme ai sontuosi corredi funerari attestano il ruolo strategico esercitato sul litorale adriatico dall'antica Neapolis Apula.[6]
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