Raffigurazione pittorica di gruppi etnici in America all'inizio delXX secolo
Con l'espressionenativi americani, o talvolta anchepopoli indigeni delle Americhe,indigeni americani,amerindi,prime nazioni americane,indiani d'America,popoli precolombiani,pellerossa, si indicano le popolazioni che abitavano ilcontinente americano prima dellacolonizzazione europea e i loro odierni discendenti.
Glietnonimiindiani d'America epellirosse sono utilizzati in particolare per indicare ipopoli precolombiani del Nord America soprattutto inEuropa, ma non sono termini univoci e sono stati spesso oggetto di discussione, cadendo sempre più in disuso inCanada eStati uniti in quanto considerati razzisti.[1] Nei paesi ispanofoni dell'America Latina si usa prevalentemente il termineindios, mentre per i francofoni sopravvive il termineamerindiens. L'uso del termineindiano si deve aCristoforo Colombo che, in cerca di una rotta che consentisse di raggiungere l'Asia attraversando l'oceano Atlantico, credette di aver raggiunto leIndie Orientali, ignaro invece di aver toccato le coste di un continente allora sconosciuto agli Europei; gli Spagnoli battezzarono quindi il nuovo mondo "Indie occidentali" e solo successivamente America, in onore diAmerigo Vespucci.[2]
Secondo l'ipotesi scientifica più accreditata, 13.000 anni fa l'uomo sarebbe migrato dall'Asia verso l'America attraverso laBeringia, una lingua di terra che all'epoca univa i due continenti. Questi uomini si sarebbero poi spostati più a sud fino ad abitare tutto il continente e diversificandosi in migliaia di etnie e tribù differenti.
Parecchie aree del continente sono ancora popolate da nativi americani; specialmente in America Latina dove, insieme aimeticci, costituiscono la maggioranza della popolazione. Negli Stati Uniti d'America e in Canada i nativi americani, invece, costituiscono ormai soltanto un'esigua minoranza. Ancora oggi nei paesi dell'America si parlano almeno un migliaio dilingue indigene diverse. Alcune fra queste, come ad esempio ilquechua, l'aymara, ilguaraní, lelingue maya e ilnahuatl, sono parlate da milioni di persone. Molti, inoltre, conservano pratiche e usanze culturali di vario grado, incluse pratiche religiose, di organizzazione sociale e pratiche di sussistenza. Alcuni popoli indigeni vivono ancora in uno stato di relativo isolamento dalle società moderne e altre addirittura non sono mai entrate in contatto con esse o con l'uomo occidentale, denominatetribù mai contattate.
I nativi americani presentano caratteristiche somatiche affini allepopolazioni asiatiche: occhi allungati, zigomi sporgenti, con in più la quasi assenza di barba e capigliature perlopiù scure e lisce. Questi caratteri portarono gli antropologi a ipotizzare la loro origine ereditata dagli antichi asiatici, che avevano attraversato lostretto di Bering durante l'epoca preistorica, ipotesi confermata da successivi studilinguistici e, soprattutto,genetici.[3]
L'etnonimoindiani d'America ha origine nel XV secolo, durante le prime fasi dell'esplorazione europea del continente americano.Cristoforo Colombo, con il suo viaggio attraverso l'oceano Atlantico, intendeva dimostrare che era possibile raggiungere l'Asia navigando verso occidente, cosa allora ritenuta impossibile. Quando nel1492 Colombo approdò sull'isola di Hispaniola (oggiHaiti eRepubblica Dominicana) credeva di essere giunto nelleIndie Orientali e di aver scoperto una rotta per arrivare in India e per questa ragione gli abitanti che vi trovò vennero erroneamente chiamati indiani. Quello che Colombo ignorava era l'esistenza del continente americano tra l'Asia e l'Europa. Sarà solo grazie alle successive esplorazioni e in particolare grazie adAmerigo Vespucci, che gli occidentali si renderanno conto di avere scoperto un nuovo continente fino ad allora sconosciuto; ma l'errore era ormai fatto e l'uso del termine indiano per indicare i popoli indigeni delle Americhe non venne corretto.[2]
Quella degliindiani è perciò una categoria etnica e culturale creata dagli europei. I vari gruppi che si erano stabiliti nelle Americhe non si consideravano membri di una singola comunità, né avevano una parola per identificarsi, che non fosse il nome della tribù o la parolauomo (come per gliinuit). Al contrario, alcuni gruppi indigeni non erano nemmeno a conoscenza dell'esistenza delle altre società a cui poi sarebbero stati associati in quantoindiani. Altri negavano qualsiasi connessione tra loro e i popoli che consideravano meno sviluppati; gliaztechi del Messico centrale, ad esempio, commerciarono e combatterono con molti dei loro vicini, ma non li considerarono mai come pari o uguali. Durante i tre secoli dellacolonizzazione spagnola alcuni accolsero la nuova categoria, diventandoindiani, mentre altri rimasero legati a identità più antiche. La natura problematica del concetto di indiano ha perciò spinto numerosi studiosi a sostituirlo con termini comenativi americani o altre etichette europee meno ovvie.[2]
L'etnonimoindios, di origine spagnola, è utilizzato initaliano per riferirsi alle popolazioni indigene dell'America Latina, mentre inSpagna e negli stessi paesi dell'America Latina, oltre che inPortogallo, indica indifferentemente i popoli amerindi del Nord, Centro e Sud America. Anche questo termine significaindiani e deriva dall'errore storico per il quale si confuse l'America con l'India.[2]
L'espressionepellerossa, utilizzata negli Stati Uniti e nei paesi occidentali, talvolta in senso dispregiativo, per indicare i popoli indigeninordamericani, è considerata razzista perché fa riferimento al colore della pelle di queste popolazioni. Una delle ipotesi sull'origine del nome si riferisce all'abitudine dei guerrieri di alcune tribù di tingersi la pelle di ocra rossa prima delle battaglie.[2]
Per quanto il termineindiani d'America sia considerato razzista, alcuni nativi preferiscono identificarsi come tali.Russell Means (attore e celebre attivistaLakota), ad esempio, dichiarò in un'intervista: «Anch'io preferisco il termine "indiano d'America". Chiunque sia nato nell'emisfero occidentale è un nativo americano».[4]
Oggi, riassumendo, vengono utilizzati i seguenti nomi:nativi americani,indiani d'America,indigeni americani,amerindi,amerindiani,indios,popoli precolombiani,prime nazioni o First Nations (inCanada),aborigeni americani,pellerossa,popolo rosso[2],uomini rossi.[5]
Questa mappa mostra la distribuzione dei differenti popoli indigeni delle Americhe tra il 1300 e il 1535 d.C.
Tutti gli scheletri umani ritrovati in America sono attribuibili a esseri umani biologicamente moderni. Si può supporre che le Americhe non fossero popolate da esseri umani finché questi non furono in grado di sviluppare la tecnica necessaria che consentisse loro di sopravvivere ed esplorare latundra del nord-est dell'Asia.[6] Queste condizioni necessarie non furono raggiunte prima di 40 000 anni fa. Non ci sono dubbi però che il Nord America fu inizialmente popolato dacacciatori-raccoglitori che si espandevano verso est dall'odierna Alaska. I primi gruppi di cacciatori-raccoglitori avrebbero attraversato laBeringia, un istmo lungo un migliaio di chilometri che univa l'Asia e il Nord America, in un periodo tra il 16000 a.C. e l'11000 a.C.[7][8][9][10]
Le ricerche diLuigi Luca Cavalli-Sforza e dei suoi collaboratori, tuttavia, sostengono che i primi esseri umani siano arrivati nel continente circa 40 000 anni fa dall'Asia attraverso lostretto di Bering via mare. Questa ipotesi è tuttavia altamente dibattuta benché plausibile.[11]
Il modelloClovis, individuava invece tre ondate migratorie, avvenute circa 12 000 anni fa, dall'Asia attraverso le terre emerse dellostretto di Bering, laBeringia.[7][12]
Altri flussi migratori si sono succeduti, nel passare dei secoli, da nord verso sud.[10][13]
La regione artica che comprende le coste dell'Alaska e ilCanada settentrionale è, per motivi climatici, un territorio scarsamente popolato, in cui l'agricoltura è praticamente impossibile: qui le popolazioni vivevano cacciandofoche,caribù/renne e, in alcune zone,balene. Durante l'estate abitavano in tende e in inverno in abitazioni costruite con blocchi di ghiaccio o blocchi di terra ricoperti di pelli. Anche ai nostri giorni i gruppi presenti hanno scarsi rapporti con altre popolazioni e sono molto legati alle loro tradizioni. InAlaska e nei territori situati nelle regioni artiche del Canada settentrionale (Yukon,Territori del Nord-Ovest,Nunavut) vivono gliInuit e gliYupik (gruppi che spesso vengono definiti con l'esoetnonimo "Eschimesi"), una parte dei quali emigrò inGroenlandia nell'XI secolo; la zona a sud-ovest è abitata dagliYupik, presenti anche inSiberia, mentre gliAleuti vivono nelle isole omonime.[14][15][16]
A causa dell'inclemenza delclima, quindi dell'impossibilità di praticare l'agricoltura, le popolazioni dell'area subartica (comprendente quasi tutto ilCanada dallatundra quasi fino al confine con gliStati Uniti) eranonomadi e vivevano in tende o in case interrate, dedicandosi allapesca o allacaccia dialci ecaribù/renne.[16]
A est vivevano popolazioni di lingua algonchina, tra cui iCree e gliOjibway (detti ancheChippewa); a Ovest, gruppi di lingua athabaska (Carrier, Ingalik,Dogrib, Han, Hare,Koyukon, Kutchin, Mountain,Slavey,Tanaina,Yellowknife e altri). Queste popolazioni venivano generalmente guidate dai capifamiglia e i conflitti tra le varietribù erano piuttosto rari.[16]
Per quanto riguarda lareligione, erano molto diffuse le credenze sugli spiriti guardiani e losciamanesimo. Molti di questi popoli ora sono sedentari e tuttora vivono dicaccia epesca.[16]
Nonostante la ristrettezza della zona abitabile (limitata a est dalle montagne), la costa nordoccidentale dell'oceano Pacifico ha fornito un ambiente ideale per gli abitanti, grazie ai fiumiColumbia eFraser, eccezionalmente ricchi disalmoni.[17]
Questohabitat particolarmente ricco, insieme col contributo di quello collinare, consentì l'incremento della popolazione, che dette vita a una cultura elaborata, organizzata in grandi case di legno e caratterizzata da ricche cerimonie e da un artigianato in legno. I villaggi solitamente erano composti da un centinaio di abitanti, spesso imparentati fra loro ed organizzati secondo una modalità gerarchica: i vari membri erano ordinati in base al proprio grado di parentela con il capo. Solo i prigionieri di guerra e gli schiavi venivano esclusi da questa classificazione.[17]
Di fondamentale importanza era considerata la ricchezza individuale o del gruppo, la quale veniva ridistribuita durante ilpotlatch, una sorta di cerimonia nella quale il capo e il suo gruppo donavano i propri beni. Tutto questo aveva lo scopo di consolidare o accrescere il propriostatus, per poter ricevere l'invito da altripotlatch e per riequilibrare la distribuzione dei beni tra i vari gruppi. La religione era basata principalmente sul culto degli antenati mitici: le loro rappresentazioni stilizzate erano raffigurate ovunque, suipali totemici, sulle facciate delle case, sulle prore delle barche, sulle maschere e le coperte.[17]
I gruppi più importanti sono: iTlingit, gliTsimshian, gliHaida, iKwakiutl, iNootka e iChinook. La maggior parte delle lingue parlate in quest'area appartenevano alle famiglie atabasca, penutiana o mosana.[17]
Nell'altopiano compreso tra l'Idaho, l'Oregon orientale, lostato di Washington, ilMontana occidentale e laColumbia Britannica sud-orientale vivevano numerosi piccoli gruppi tendenzialmente pacifici (tra cui gliYakama, gli Wallawalla, i Nimipu, noti fra gli europei comeNasi Forati, i Cayuse, iPalouse e, poco più a nord, nella zona dei Bitterroot Mountains, i Kalispell, noti come Pend d'Oreille, gli Skitswish, noti comeCoeur d'Alene, i Kootenai, noti come Flathead o Flatbow e gli Atsina, noti comeGros Ventre). Sopravvivevano grazie alla caccia, alla raccolta di frutti e alla pesca delsalmone. La loro cultura era parzialmente simile a quella dei loro vicini della costa nordoccidentale delGran Bacino e dellaCalifornia. Le lingue appartenevano per lo più alle famiglie Sinwit Shahaptian Penutian (Yakima-Klickitat), Waiilatpuan Shahptian Penutian (Palouse, Cayuse, Wallawalla, Nimipu), Kithunan Salish Mosan (Kalispell, Skitswish, Kootenai), ma anche alla famiglia Algonquian (Atsina).
L'area delGran Bacino, comprendente le catene montuose e le vallate delloUtah, delNevada e dellaCalifornia, è stata abitata da popolazioni il cui stile di vita arcaico rimase quasi invariato fino al1850; le più conosciute sono iPaiute, gliUte e gliShoshoni, insieme ai Klamat, iModoc e gliYurok.[18] Si trattava di piccole bande di raccoglitori, composte a volte da un'unica famiglia ed erano distribuite su un territorio inospitale con una densità abitativa estremamente bassa.[18]
In estate si nutrivano di semi, radici, frutti dicactus,insetti,rettili e piccoliroditori, insieme con occasionaliantilopi ecervi; icoyote invece non venivano mangiati perché li si credeva dotati di poteri soprannaturali. In inverno si dovevano affidare alle provviste estive perché la disponibilità di cibo era scarsissima e la minaccia della fame era sempre incombente.[18] Nei periodi in cui il cibo era abbondante i vari gruppi si riunivano in bande più numerose, composte quasi esclusivamente da individui imparentati bilateralmente.[18]
Il riconoscimento della leadership avveniva in maniera informale e raramente sorgevano conflitti fratribù, causati di solito da accuse distregoneria o da rivalità sessuali. Lareligione formale era poco praticata; veniva soprattutto ricercata l'alleanza con gli spiriti, conosciuti attraverso sogni e visioni, che era ritenuta capace di conferire poteri connessi con lamedicina, lacaccia e ilgioco d'azzardo.[18]
L'area culturale californiana comprende approssimativamente la superficie dello Stato attuale, con l'esclusione della zona sud orientale lungo il fiumeColorado. La popolazione ivi installata, che secondo le stime ottimistiche contava forse 200 000 abitanti, parlava più di 200 linguaggi distinti.[19]
Tutti i Nativi americani della zona californiana erano principalmente raccoglitori di ghiande, semi erbacei e altri vegetali commestibili. Pesci e frutti di mare avevano importanza sulla costa, mentre nell'interno si cacciavanocervi,orsi e piccoli mammiferi vari. Il villaggio, composto anche da più di 100 persone, col suo particolare dialetto, era spesso la più ampia unità politica esistente. Diffusa era l'usanza delle metà esogame, che consentiva l'endogamia, pratica secondo la quale i matrimoni avvenivano solo all'interno del villaggio però diviso a sua volta in due metà, per cui i membri di un gruppo dovevano combinare il loromatrimonio con un membro dell'altro gruppo.[19]
I capi, a volte ereditari, organizzavano la vita sociale e cerimoniale, ma avevano scarso potere politico. I conflitti organizzati fra villaggi erano rari. Frequenti erano i riti di cura, le cerimonie della pubertà maschile e l'uso rituale di sostanzepsichedeliche.[19]
Nella zona delle Pianure (ovvero le praterie che si estendono dalCanada centrale fino alMessico e dal Midwest alleMontagne Rocciose) si erano installate popolazioni che vivevano in piccoli gruppinomadi al seguito delle grandi mandrie dibisonti, in quanto la caccia ha costituito la principale risorsa alimentare fino al1890, anche se lungo ilMissouri e altri fiumi delle pianure erano presenti rare forme di agricoltura stanziale. La densità abitativa era molto bassa.[20]
Tra i primi abitanti delle praterie possiamo ricordare iPiedi Neri (cacciatori), iMandan e gliHidatsa (agricoltori); in seguito, quando i coloni europei conquistarono le zone orientali ricche di foreste, molte popolazioni del Midwest si spostarono nelle Pianure: tra questi iSioux, gliCheyenne e gliArapaho, preceduti dagliShoshoni e dai loro parentiComanche, provenienti però dal Gran Bacino.[20][21][22]
Quando ilcavallo fu introdotto dagli europei (XVII secolo) e poi si diffuse in tutte le Grandi Pianure (XVIII secolo), nella zona si mescolarono tutta una serie di popoli precedentemente sedentari, disturbati dai cacciatori-guerrieri a cavallo delle zone vicine. Gli antichi raccoglitori e agricoltori d'estate cominciarono a organizzarsi in accampamenti di dozzine ditipì trasportabili disposti in cerchio, per praticare la caccia albisonte in maniera intensiva. Le cerimonie pubbliche, in particolare ladanza del sole, servirono a creare nei gruppi legami più saldi e un obiettivo comune.[20]
Il potere individuale, perseguito in primo luogo con la ricerca della visione, accompagnata da automutilazioni e severe ascesi, veniva manifestato tramite la partecipazione alle incursioni belliche contro i nemici. Le società guerriere, alle quali gli individui aderivano in gioventù, divennero in breve tempo organizzazioni specializzate nella guerra, spesso con funzioni di controllo dell'ordine all'interno dei grandi accampamenti. Il successo nelle incursioni (condotte di solito da meno di una dozzina di uomini), il possesso di molti cavalli e il potere ottenuto attraverso le visioni o ladanza del sole erano i segni del rango fra gli indigeni delle Grandi Pianure.[20]
Coperta in origine da una fitta vegetazione, l'area delle foreste orientali (comprendente le regioni temperate degliStati Uniti e delCanada orientali, dalMinnesota eOntario fino all'oceano Atlantico a est e fino allaCarolina del Nord a Sud) era abitata inizialmente da cacciatori: intorno al 7000 a.C. si svilupparono l'agricoltura, lapesca, la lavorazione della pietra e, nella zona deiGrandi Laghi, delrame.[23]
I Nativi abitanti quest'area comprendevano gliIrochesi e gliUroni e anche popolazioni di lingua algonchina, tra cui gliOjibway (Chippewa) e i loro parenti Ottawa, iLenape (o Delaware), iMohicani, iMi'kmaq, iNarragansett, gliShawnee, iPotawatomi, iKickapoo, iMenominee, gliIlliniwek. Anche iSioux abitavano originariamente delle Foreste Orientali, ma furono in larga parte spinti a ovest, verso le grandi praterie, dalle tribù algonchine armate dagli Europei.[23][24]
A cavallo tra il XVIII e ilXIX secolo anche la maggior parte dei gruppi algonchini e così pure degli Irochesi, furono costretti a spostarsi a ovest, verso ilTerritorio Indiano o a nord verso ilCanada, dalla politica dei neonatiStati Uniti d'America che subivano la pressione dei coloni di origine europea in cerca di terra da coltivare e città da costruire, che si scontrava con il modello di vita delle tribù indiane basato su grandi spazi a disposizione; alcuni gruppi rimasero comunque nella regione, raccolti di solito in piccole comunità.[23]
Il clima freddo del nord-est e deiGrandi Laghi tendeva a limitare l'orticoltura e a costringere alla raccolta delle piante selvatiche; i cibi più importanti erano ilpesce, gli animali dacaccia, lo sciroppo d'acero e ilriso selvatico. Fra i coltivatori gli uomini si limitavano in genere a preparare il terreno per la coltivazione, che era opera essenzialmente femminile. I popoli di lingua irochese erano organizzati in villaggi matrilineari guidati da un consiglio: le donne avevano un ruolo importante nel governo dei villaggi.[23]
Fra la costa orientale e iGrandi Laghi vivevano i popoli di lingua algonchina, organizzati per lo più in piccoli villaggi, semisedentari, fortemente influenzati dai loro vicini meridionali. Le attività orticole erano in genere poco sviluppate lungo la costa, dove la raccolta dava un prodotto assai abbondante. La leadership era in genere debole, il territorio mal definito e l'organizzazione politica somigliava a quella delle piccole tribù di altre zone. Queste furono fra le prime culture nomadi o seminomadi installate nell'area a subire l'impatto della diversa civilizzazione europea in espansione e nel conflitto impari tra le due civiltà molte di esse erano già scomparse prima dell'inizio delSettecento.[23]
La regione a clima tropicale che si estende a nord del golfo delMessico, dalle coste dell'Atlantico alTexas centrale, era originariamente coperta di foreste di pini e popolate da daini. Nel 3000 a.C. in quest'area si sviluppò l'agricoltura che determinò un forte incremento demografico, mentre intorno al 1400 a.C. furono costruite le prime città.[23]
Al momento dell'arrivo degli Spagnoli e dei Portoghesi nei secoli XVI-XVII, però, le epidemie cominciarono a decimare la popolazione. Alcune popolazioni native di questa zona, che comprendevano: iCherokee, iCreek, iChickasaw, iChoctaw e iSeminole, erano conosciute come le Cinque Nazioni Civilizzate, in quanto la loro economia e la loro organizzazione sociale erano più articolate e in qualche modo più vicine a quelle europee.[23] Nella stessa area erano insediati anche iNatchez, ma la loro cultura, molto elaborata, fu distrutta dall'impatto degli spagnoli alla fine del XVIII secolo.[23]
Fra i gruppi più importanti del sud-est sono da segnalare anche: gliAlabama, iCaddo, iQuapaw, iBiloxi, i Chitimacha, iTimucua e i Tunica (Tunican). Molti di questi popoli raggiunsero i più complessi livelli culturali a nord dellaMesoamerica.[23] Un'orticoltura produttiva integrata dagli abbondanti prodotti delle foreste fornì la base materiale ai loro grandi insediamenti sottoposti all'autorità centralizzata di un capo.
Ebbero villaggi di centinaia di abitanti fortificati con palizzate, che contenevano grandi tumuli sui quali sorgevano i templi al cui interno ardeva il fuoco perenne e le abitazioni delle classi superiori. I capi e i re esercitavano il potere assoluto sui sudditi, nobili e popolani e in alcuni casi comandavano più di una dozzina di villaggi. Frequenti erano le guerre e le incursioni.[23]
L'area culturale del sud-ovest si estende su una regione calda e arida di montagne e bacini cosparsi di oasi: gli abitanti di quest'area comprendente l'Arizona, ilNuovo Messico, ilColorado meridionale e l'adiacenteMessico settentrionale, dapprima cacciatori di mammut e poi del bisonte, diedero origine a una cultura, definita arcaica, sviluppatasi tra l'8000 a.C. e il 300 ca. a.C. Sono state ritrovate tracce di culture precedenti, come iClovis, risalenti addirittura a epoche precedenti (11.000 anni fa).[25]
Nel sud-ovest si muovevano popoli di cacciatori-raccoglitori (fra cui gliApache, gliHavasupai, i Seri, gliHualapai, gliYavapai) ma esistevano anche popoli di orticoltori, come iMohave, iNavajo, i Papago, iPima, iPueblo (fra cui gliHopi e gliZuñi), gliYaqui, gli Yuma (Nijoras), iCocopah e gli Opata.[25] Nonostante la sua aridità, la regione offriva una certa quantità di cibi selvatici, sia animali sia vegetali, che fornivano il sostentamento necessario agli insediamenti, organizzati patrilinearmente o matrilinearmente. Erano frequenti le incursioni contro gli orticoltori vicini.[25]
Intorno al 300 a.C. alcune popolazioni delMessico, a economia basata sulla coltivazione dimais,fagioli,zucche emeloni in terreni irrigati, emigrarono nell'Arizona meridionale. ChiamatiHohokam, furono gli antenati degli odierniPima e Papago. L'agricoltura fu praticata anche dagliAnasazi: i loro discendenti sono gli attuali Pueblo, cui si aggiunsero in seguito gli attualiNavajo e vari gruppi diApache. Risalgono al 1000 a.C. le prime caratteristiche tombe coperte da tumuli sepolcrali, diventate in seguito centri di culto, tipiche della prima civiltàHopi.[25]
Benché le caratteristiche culturali, come la lingua, i costumi e le usanze varino enormemente da una tribù all'altra, ci sono alcuni elementi che si possono incontrare frequentemente e sono condivisi da molte tribù.
La religione più diffusa è conosciuta con il nome diChiesa nativa americana. È una chiesasincretistica che unisce elementi dello spiritualismo nativo provenienti da un numero di differenti tribù con elementi simbolici tipici delCristianesimo. Il suo rito principale è la cerimonia del peyote. La Chiesa del Peyote ha aiutato molto i popoli nativi a uscire dal vortice di decadenza alla quale il popolo rosso era arrivato apprendendo gli usi e costumi ma soprattutto i vizi dei bianchi, recuperando almeno in parte le proprie radici culturali perse dopo i vari stermini perpetrati dagli invasori europei per puri fini commerciali e di guadagno.
Molto della cultura indiana americana si è andata mischiando ai simboli cristiani degli invasori, così come già accadde anche per quello che riguardava la tratta degli schiavi africani che mischiarono tradizioni nere a quelle cristiane pur di poter continuare a pregare le loro entità.[26] Nella parte sud-occidentale degliStati Uniti d'America, specialmente nelNuovo Messico, il sincretismo tra ilCattolicesimo portato dai missionari spagnoli e la religione nativa è piuttosto comune; i tamburi, i canti e le danze deiPueblo sono regolarmente parte dellaMessa.
Gli agricoltori e allevatori del Sud-ovest semidesertico erano stanziali ed inventarono le Danze della Pioggia in quanto dovevano sempre lottare contro la scarsità d'acqua. I nativi erano in costante contatto con la natura, aspetto che si rispecchiava nel loro variegato mondo spirituale. Essi praticavano l'animismo: i fenomeni meteorologici erano per loro manifestazione degli spiriti naturali che potevano essere evocati durante lo stato ditrance, indotto da svariate sostanzepsicotrope: funghi, erbe ocactus allucinogeni, come ilpeyote del Sud-ovest. Si poteva entrare in contatto con gli spiriti anche mediante il digiuno, l'isolamento forzato o prove cruente come ladanza del sole, un rito di purificazione che consisteva nello stare appesi ad un palo per quattro giorni per abituare il guerriero a sopportare i più terribili dolori. Mediatori fra la tribù e gli spiriti erano imedicine-men, glisciamani che insieme alle donne si occupavano anche della salute di tutti. I guaritori indiani utilizzavano anche lasalicina, contenuta nella corteccia del salice e dei pioppi ed usata contro febbri ed infiammazioni. Dai cicli della natura derivava anche la lorocosmologia che immaginava un universo circolare, dove tutto torna alla natura. Questa particolare concezione cosmologica era rispecchiata nel cerchio magico dove si svolgevano assemblee e riti sacri. Al centro di tutto stava il Grande Spirito: gli indiani delle Grandi Pianure lo chiamavano Wakan Tanka, gliAlgonchini invece Manitò (diventerà Manitù neifumetti diTex Willer). Molto importanti, sotto il profilo culturale, erano gli animali: secondo i loro miti, ilcorvo e ilcoyote insegnarono all'uomo l'uso del fuoco. Ma ogni popolo di nativi aveva il propriototem, animale da cui si considerava discendente.[27]
Lamusica dei Nativi americani è monofonica anche se ci sono notevoli eccezioni. La musica nativa tradizionale prevede itamburi ma pochi altri strumenti, anche se iflauti vengono impiegati da alcuni gruppi. La tonalità di questi flauti non è molto precisa e dipende dalla lunghezza del legno usato e dalla grandezza della mano del suonatore.[28]
La forma più diffusa di musica pubblica tra i Nativi americani negliStati Uniti è ilpowwow. Durante questa manifestazione, così come nell'annualeGathering of Nations adAlbuquerque nelNuovo Messico, membri di gruppi di suonatori ditamburi si siedono in cerchio intorno a un grandetamburo, mettendosi a suonare all'unisono mentre cantano nelle loro lingue native e i danzatori colorati ballano in senso orario intorno ai suonatori.
Le attività musicali e artistiche scandiscono la vita degli indiani, molto più del lavoro, che è ridotto al minimo necessario per la sopravvivenza.
Le sonorità dei Nativi americani sono state riprese anche da molti artisti di musicapop erock, come ad esempioRobbie Robertson (The Band e conBob Dylan) originario di madre indiana.
L'arte dei Nativi americani costituisce una categoria importante nel panorama dell'arte mondiale. Il contributo dei Nativi americani include stoviglie di: terracotta, gioielli, vestiti, sculture.
Nell'area delle foreste dell'est si diffusero la lavorazione dellapelle, le decorazioni divasi, sacche ecinture, tra le quali quelle multicolori chiamatewampum con disegni simbolici.
In tutte le aree nordamericane molto importante è l'arte dellemaschere in legno a fini religiosi, raffigurantidemoni e spiriti.[29]
Molto diffuse lapittura della pelle sia di tipo figurativo sia con temi geometrici, l'arte dell'intreccio del vimini, la decorazione diceramiche e latessitura.
Ogni individuo si sentiva parte di Madre Natura, quindi anche un membro del suo popolo. Una nazione indiana si componeva di gruppi locali (in inglesebands) che erano politicamente autonomi ed economicamente autosufficienti. Le comunità di sussistenza e sopravvivenza erano organizzate perclan, sparpagliate in villaggi per lo più privi di un potere centrale. Ogni "banda" prendeva decisioni autonomamente dopo essersi riunita in assemblee e consigli. I nativi erano guidati da leader rappresentativi, scelti dai membri del gruppo. Tra i cacciatori-raccoglitori in genere il capo era il più anziano o quello con più esperienza. La carica del leader era vitalizia o temporanea, ma il capo poteva essere destituito se era considerato indegno. Uomini e donne avevano ruoli complementari. Il padre insegnava ai figli maschi la caccia e la guerra che poteva essere molto dura. La madre invece spiegava ai figli le regole della società e tramandava loro le tradizioni.[30]
Rovine del grande centro cerimoniale maya diPalenque
Fin dal 1400 a.C. inMessico e nella parte settentrionale dell'America centrale fiorirono civiltà di notevole importanza, oltre a diverse tribù[31]: sulla costa orientale delMessico gliOlmechi eressero templi e imponenti palazzi fino a cadere in declino intorno al 400 a.C. In seguito ilMessico centrale fu dominato per circa duecento anni dalla civiltà diTeotihuacan e nel sud-ovest e nelloYucatán eGuatemala si svilupparono le Città-Stato deiMaya.[32]
Nell'XI secolo ilMessico era controllato daiToltechi, ai quali fecero seguito gliAztechi e poi gli spagnoli. Le popolazioni che risiedevano nelMesoamerica (Messico,Guatemala,El Salvador e la parte occidentale dell'Honduras e delNicaragua), con la loro produzione agricola, alimentavano i grandi mercati cittadini. Erano inoltre dotate di strutture sociali complesse e svilupparono un'arte e unacultura raffinate, però distrutte quasi interamente dalla conquista spagnola.[32]
Le civiltà mesoamericane ebbero una scrittura geroglifica, libri di carta di corteccia, carte geografiche, la matematica posizionale e il concetto dellozero, gli osservatori astronomici, un calendario di grande precisione e la previsione delleeclissi, complessi centri civico-cerimoniali e società stratificate con sovrani assoluti. Tutti questi popoli furono assoggettati dagli spagnoli e fatti diventare contadini a loro servizio.[32]
Quest'area geografica comprende ambienti molto diversificati:giungle,savane, zone aride e la parte settentrionale delleAnde. Sin dall'epoca arcaica la popolazione che vi risiede viveva organizzata in piccole comunità. Tra ipopoli indigeni della Colombia, i Chibcha erano famosi per l'oreficeria, mentre altri gruppi, come i Mosquito delNicaragua, iCuna diPanama, gliAruachi e iCaribi deiCaraibi, avevano come attività principali la caccia e la pesca.[33]
Laregione amazzonica con tutta probabilità non fu abitata prima del 3000 a.C. Qui le popolazioni indigene, che lavoravano ilcotone e si dipingevano il corpo, mantengono anche oggi molti dei costumi tradizionali anche se il lorohabitat è seriamente minacciato dallo sfruttamento intensivo delle miniere e del legname. Nell'area vivono numerosi gruppi, tra cui gliYe'kuana, iTupinamba e quelli che parlano le lingue degliAruachi e deiCaribi.[34]
In queste zone spesso forti piogge dilavavano le sostanze nutrienti del suolo e queste società agricole erano costrette a spostare continuamente le coltivazioni, trasferendo spesso interi villaggi.[34] La coltivazionetaglia-e-brucia di varituberi,cereali epalme forniva un'alimentazione abbondante, ma povera diproteine, le cui principali fonti erano invece ilpesce e letartarughe con le lorouova, integrate dall'esiguo prodotto di una caccia difficile a varimammiferi di grande e piccola taglia.
I villaggi erano in genere piccoli (100-1000 abitanti) e la densità bassa (ca.2 ab./km²): questi centri erano spesso la più vasta unità di aggregazione politica. La forma più diffusa di affiliazione sociale era il patrilignaggio, sebbene esistesseroclan in alcuni dei centri più grandi. Nelle società più piccole la leadership era esercitata da un anziano, mentre nelle comunità più numerose glisciamani acquisivano a volte il potere attraverso l'intimidazione. In alcune delle società dell'altaAmazzonia esistevano anche strutture di classe.[34] Gli sciamani guidavano le cerimonie dellapubertà, delraccolto e dellamorte, tutte assai elaborate in quest'area culturale. Molti individui diventavano sciamani grazie all'impiego di potentidroghe allucinogene.[34]
La parte centrale e meridionale delleAnde, quella cioè che attraversa la parte occidentale dell'America del Sud, con le sue strette valli comprese tra i monti e l'oceano Pacifico, ha ospitato grandi civiltà indigene. I popoli che abitavano i villaggi delle valli costiere delPerù centrale, edificarono dopo il 2000 a.C. grandi templi di pietra e mattoni. Dopo il crollo di queste civiltà (Huari,Tiahuanaco eChimú), tutto il modernoPerù fu conquistato dagliInca, che estesero il loro dominio anche negli attuali stati di:Ecuador,Bolivia,Cile,Argentina eColombia.[35]
NelXVI secolo, l'Impero inca, indebolito da lotte interne, fu facilmente conquistato daiconquistadores spagnoli. Allo stato attuale sopravvivono numerose popolazioni dilingua quechua (lingua ufficiale dell'impero inca). Oltre aiquechua, sono presenti altre popolazioni che mantengono ancora lingue e tradizioni di epocaprecolombiana. È il caso degliaymara che vivono nel Perù meridionale e in Bolivia[35] e deimapuche in Cile e in Argentina.
In questa zona, che comprende l'Uruguay e l'Argentina, vivono popolazioni contadine, come i Pampas che tuttora abitano in villaggi e coltivanomais,patate ecereali. In seguito alle invasioni spagnole questi gruppi cominciarono ad allevare anchebestiame ecavalli. Più a Sud, nellepampa, era impossibile praticare l'agricoltura, perciò le popolazioni vivevano dicaccia o dipesca; nei pressi dellostretto di Magellano, invece, le popolazioni vivevano principalmente pescandofoche eleoni marini.[36][37][38][39][40][41]
Questi gruppi avevano la più bassa densità di popolazione di qualsiasi altra cultura sudamericana e conoscevano solo una semplice organizzazione per bande. Tutti presentavano una scarsa produttività di alimenti e una tecnologia elementare. La religione conosceva i riti di passaggio, losciamanesimo e la credenza negli spiriti.Faide e incursioni erano rare: la sopravvivenza di queste società dipendeva dalla loro capacità di sfuggire ai più potenti e bellicosi vicini.[36]
Pergenocidio dei Nativi americani o genocidio indiano si intende il calo demografico e lo sterminio sistematico condotto con motivazioni di controllo del territorio, economiche, etniche, politiche o religiose dei Nativi americani (detti anche Indiani d'America, Pellerossa o, nel centro-sud America, Indios e Amerindi) e perpetratosi dall'arrivo degli Europei alla fine delXV secolo fino alXX secolo. Si ritiene che in questo periodo tra i 50[42] e i 100 milioni di nativi siano morti a causa dei colonizzatori. Ciò come conseguenza diretta di guerre di conquista avvenute con armi impari, perdita dell'ambiente tradizionale, cambio dello stile di vita e malattie introdotte volontariamente o accidentalmente, oppure per deliberato sterminio, perché considerati biologicamente o culturalmente inferiori (Teorie di supremazia razziale o culturale).
L'impatto sulla composizione etnica della popolazione ebbe diversi caratteri, con differenze significative di comportamento tra i conquistatori di matrice neolatina (spagnoli e portoghesi) o anglosassoni.
Negli attualiStati Uniti d'America eCanada lo sterminio fu massiccio e devastante per le popolazioni native, con scarsissime unioni tra i popoli venuti a contatto, conseguente scarsa discendenza e assimilazione culturale forzata diffusa.
Nel Centro e Sudamerica questo fenomeno venne contrastato da una parte consistente dei colonizzatori stessi (v. paragrafo successivo), con la conseguenza che gran parte di queste nazioni sono tuttora popolate da percentuali consistenti e a volte maggioritarie di nativi americani o da individui nati dall'unione tra l'elemento indigeno e colonizzatore. Nel Nordamerica, tra l'altro relativamente meno popolato, l'impatto fu più devastante a causa delle minori remore da parte dei colonizzatori e dalla loro minore tendenza ad unirsi alla popolazione indigena; la conseguenza è che le percentuali di indigeni nordamericani sono drasticamente più basse.
La difesa degli indigeni da parte dei missionari cattolici e dei papi
Secondo lo studiosoFranco Cardini, la chiesa di Roma, pur con alcune contraddizioni interne (come ad esempio leScuole residenziali indiane), ha agito nei secoli prevalentemente in difesa degli indigeni. Afferma Cardini: «Sarebbe ingiusto negare che molti della Chiesa cattolica si siano piegati alle esigenze delle potenze colonialistiche e alla loro pratica di violenza e rapina. Resta tuttavia un fatto: nel mondo protestante non c'è nessun missionario che sia riuscito a combattere ingiustizia e violenza con lo stesso successo con cui l'hanno fatto i cattolici: e difatti nell'America settentrionale e Oceania si sono avuti sistematici genocidi su larga scala, messi in atto soprattutto da inglesi e olandesi, che non trovano riscontro nell'America meridionale dove stragi e razzìe di schiavi ebbero certamente luogo, ma dovettero fare i conti con apostoli che difesero i nativi a viso aperto, spesso accettando insieme a loro la persecuzione. Il più famoso di costoro è senza dubbio il domenicanoBartolomé de Las Casas che convinseCarlo V a promulgare le “Nuevas Leyes”, irreprensibile codice garantista nei confronti dei nativi, che resta un modello giuridico a testimonianza del senso di equità di un sovrano cattolico e che impedì molte sopraffazioni».[43]
Tra gli storici che ricalcano le posizioni di Cardini ci sonoRodney Stark[44] e Eugene D. Genovese che affermano come la riduzione in schiavitù di interi popoli fu, in genere, osteggiata dai religiosi cattolici.[45] Tra coloro che difesero gli indios, mettendo a rischio la propria vita fino al martirio, vi sono i frati domenicaniAntonio de Montesinos (1475-1540) ePedro de Córdoba (1482-1521), tra primi religiosi a raggiungere il Nuovo Mondo. I loro sermoni[46] contro i metodi violenti utilizzati dai coloni verso la popolazione autoctona colpirono talmente uno degli amministratori locali che questi decise di prendere i voti e di schierarsi al loro fianco.
Si trattava del già citatoBartolomé de Las Casas, oggi universalmente riconosciuto come il "protettore degli indios". Frate Francesco da Vitoria (oFrancisco De Vitoria) (1492-1546) è un altro dei difensori degli amerindi: la sua azione principale fu quella di elaborare le basi teologiche e filosofiche in difesa dei diritti umani delle popolazioni indigene colonizzate. Questo lo fa annoverare tra i padri del “diritto internazionale”.[47] Si ricordano inoltre leRiduzioni gesuite che cercarono di creare un modello di sviluppo equo e solidale con i locali, o episodi come la cosiddettabattaglia di Mbororé, che vide i gesuiti a fianco dei nativi combattere contro i colonialisti europei.
Diversi atti e bolle papali nel tempo furono emanati a difesa degli indigeni. Giàpapa Eugenio IV (1383-1447) prima della scoperta delle Americhe, con la bollaSicut Dudum del 1435 indicò l'atteggiamento del papato verso le popolazioni indigene (in questo caso i popoli delle Isole Canarie). In essa infatti si ordinava, sotto pena di scomunica, a chi era coinvolto nello schiavismo, che entro 15 giorni dalla ricezione della bolla si doveva «riportare alla precedente condizione di libertà tutte le persone di entrambi i sessi una volta residenti nelle dette Isole Canarie, queste persone dovranno essere considerate totalmente e per sempre libere («ac totaliter liberos perpetuo esse») e dovranno essere lasciate andare senza estorsione o ricezione di denaro».[48] Altro documento è la bollaVeritas Ipsa conosciuta anche come “Sublimis Deus" del 2 giugno 1537, emanata dapapa Paolo III che proclamava «Indios veros homines esse» ("gli indios sono uomini veri") e scomunicava tutti coloro che avessero ridotto in schiavitù gli indios o li avessero spogliati dei loro beni.[49]
Nell'anno 1639,papa Urbano VIII, ascoltando la richiesta dei gesuiti delParaguay, emise la bollaCommissum Nobis, che ribadiva la scomunica di Paolo III, proibendo in modo assoluto «di ridurre in schiavitù gl'Indiani occidentali o meridionali; venderli, comprarli, scambiarli o donarli: separarli dalle mogli e dai figli; spogliarli dei loro beni; trasportarli da un luogo a un altro; privarli in qualsiasi modo della loro libertà; tenerli in schiavitù; favorire coloro che compiono le cose suddette con il consiglio, l'aiuto e l'opera prestati sotto qualsiasi pretesto e nome, o anche affermare e predicare che tutto questo è lecito, o cooperare in qualsiasi altro modo a quanto premesso».[50] Nel 1741,papa Benedetto XIV emanò la bollaImmensa pastorum con la quale si vietava che i popoli indigeni delle Americhe e di altri paesi fossero asserviti.[51]Papa Gregorio XVI, nel 1839 con la bollaIn Supremo Apostolatus, ribadiva, la solenne condanna verso la schiavitù e la tratta degli schiavi.[52]
Nel 1888papa Leone XIII scrisse a tutti i vescovi del Brasile affinché eliminassero completamente la schiavitù dal loro paese, dopo aver perorato in quello stesso anno la causa del cardinale Charles Lavigerie[53] che fondò a Bruxelles l'associazione "Anti-Slavery Society", per raccogliere fondi a favore degli antischiavisti e le loro battaglie. Come riferimento finale della lotta contro le discriminazioni coloniali e a favore della promozione dei popoli nativi possiamo indicare l'enciclicaMater et magistra (1961) diPapa Giovanni XXIII, un pilastro delladottrina sociale della Chiesa cattolica.[54]
Nei tempi moderni invece, leciviltà mesoamericane o andine, sono state esaltate per il glorioso passato mentre vi è stata una svalutazione del presente, per la quale i discendenti di queste civiltà avrebbero subito una sorta di imbarbarimento. Questa concezione è stata talmente sostenuta che gli indigeni stessi si sono convinti della sua autenticità[55].
Parallelamente alla diffusione di questi stereotipi negativi sugli indigeni americani, si è assistito alla fioritura del mito delbuon selvaggio diJean-Jacques Rousseau[56]. Ovviamente anche questa è una distorsione della realtà che si basa su una visione dualistica incentrata sulla dicotomia bene/male.
Nel corso degli anni sono fioriti tutta una serie di luoghi comuni sui nativi americani molto spesso veicolati anche da mezzi di comunicazione di massa come: ifumetti, ilcinema, latelevisione, lapubblicità ed ivideogiochi. NegliStati Uniti d'America viene celebrato ogni anno il Native American Heritage Month, un festival dedicato ai nativi della durata dell'intero mese di novembre[57].
«L'indiano immaginario è diventato una delle icone della società dei consumi. Il risultato è stata la riduzione delle culture native a una serie di slogan e di atteggiamenti semplicistici e paternalisti; molte delle immagini degli Indiani della pubblicità hanno un'intenzione positiva perché rivelano qualità come il coraggio, la prestanza fisica e la naturale virtù, qualità che, si crede, gli indiani abbiano posseduto prima del contatto coi bianchi. La pubblicità rinforza l'opinione che gli indiani migliori erano quelli di una volta; come simbolo consumista l'indiano è ammirato per valori che i consumatori associano con la società preindustriale.»[58]
Particolare dellaMorte del generale Wolfe diBenjamin West. Il ritratto di questo nativo Americano creato da West è stato considerato un'idealizzazione nella tradizione del "buon selvaggio"[59].
I Nativi americani non sono da considerarsifossili sociali nel senso che non hanno fissato uno stadio di sviluppo della loro cultura in senso identitario. Gli indigeni salvaguardano sì i loro modi di vita, ma operando su di esse modifiche continue, resistendo proprio grazie alla capacità di mutamento. In tutto il continente americano ci sono più di 70 milioni di persone che conducono stili di vita che discendono da quelli in uso nell'età precolombiana, anche se pur in parte adattati e modificati.
L'atteggiamento attuale nei confronti dei Nativi è bivalente: da una parte quello del silenzio, dall'altra si cerca di porsi a favore dell'integrazione. Quest'ultimo comportamento viene da molte parti incoraggiato in quanto considerato utile per far uscire gli indigeni dal lorosottosviluppo. Tuttavia alcuni sollevano obiezioni sul come viene intesa l'integrazione e lo sviluppo e sul fatto che vengono imposte categorie europee o, comunque, occidentali. Chi sostiene queste obiezioni afferma che lo sviluppo sia identificato solo con quello tecnologico occidentale, senza tener conto che una politica assimilazionistica, basata magari sulla formalità tutta esteriore delpoliticamente corretto, potrebbe causare uno svuotamento della loro cultura e della loro identità[60].
«Non esiste un mitico mondo indigeno unitario, sottratto al divenire storico, ma esistono delle culture indigene che salvaguardano alcuni loro tratti essenziali attraverso una lunga lotta di resistenza. Questa resistenza non avviene in una situazione di chiusura totale verso l'esterno, anche se in essa gioca un ruolo rilevante la simulazione, intesa come accettazione apparente o epidermica dei valori dei dominatori. Si stabilisce, di fatto, un'interazione reciproca tra le diverse culture, che trasforma in profondità la loro struttura. Il terminemestizaje, pur con la sua genericità, definisce questo impasto originale, in continua evoluzione.»[61]
Inoltre, nel 2006, il Consiglio dei Diritti Umani approvò una dichiarazione per dare agli indigeni dei diritti. In questa dichiarazione si stabilirono delle categorie:
-diritto alla non discriminazione;
-diritto all’integrità culturale;
-diritto di proprietà, uso, controllo e accesso a terreni, territori e risorse;
-diritto allo sviluppo e benessere sociale;
-diritto alla partecipazione politica.
Inoltre, oltre a questi diritti, gli diedero la possibilità di accedere all’istruzione e alla vita politica del loro paese. Tuttavia non si è ancora arrivati ad una eguaglianza sociale totale tra indigeni e non indigeni.
^il termine uomini rossiet similia venne usato ad esempio dalcapo indianoGiacca Rossa in alcuni suoi discorsi; cfr.Discorso di Giacca Rossa a Veste Nera, rivolto a un prete missionario che voleva convertire latribù Seneca, riportato in: Charles Hamilton (a cura di),Sul sentiero di guerra. Scritti e testimonianze degli indiani d'America, Feltrinelli Editore, 2007, pag. 291 e segg.
«However, despite the lack of this conclusive and widespread evidence, there are suggestions of human occupation in the northern Yukon about 24,000 years ago, and hints of the presence of humans in theOld Crow Basin as far back as about 40,000 years ago,»
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