Lamorte (chiamata anchedipartita odecesso) è la cessazione irreversibile di tutte le funzionibiologiche che sostengono unorganismo vivente. Con la morte termina l'esistenza di un vivente, o più ampiamente di un sistema funzionalmente organizzato.[1]
Si riferisce sia a un evento specifico, sia a una condizione permanente e irreversibile. La definizione si è evoluta, nel tempo, insieme ai cambiamenti culturali, religiosi e scientifici.
In ambitobiologico, la morte (dallatinomors, mortis, mortem) può essere definita “in negativo”, come la cessazione di tutte lefunzioni vitali dell'essere vivente, ovvero dell'organismo vivente: quindi la fine dellavita.
La morte viene,sempre[senza fonte], considerata come un processo: con la locuzione “morte biologica” ci si riferisce alla conclusione di tale processo in riferimento a unorganismo vivente, ovvero alla dissoluzione dell'organismo stesso.
Determinare, però, quando una permanente cessazione di tutte le funzioni vitali sia avvenuta è difficile, visto che la vita e conseguentemente la morte, è unfenomeno emergente da una struttura che è l'organismo stesso. La cessazione delbattito cardiaco, ad esempio, a cascata precede una serie di arresti di processi biochimici conducenti alla morte cellulare (necrosi oapoptosi) di tutte le singole cellule costituenti l'organismo. NelI secoloCelso scriveva: «Democrito, un uomo di ben meritata celebrità ha dichiarato che in realtà non c'è nessuna sufficientemente certa caratteristica della morte su cui ilmedico possa basarsi».[2] Molto più tardi Montgomery facendo rapporto sull'evacuazione del cimitero di Fort Randall ha dichiarato che quasi il 2% dei corpi esumati erano stati sepolti vivi.[3] Molta gente nelXIX secolo, allarmata dalla frequenza di casi di sepolture premature, richiese, come parte delle ultime cerimonie, che fossero praticate ferite omutilazioni per assicurarsi che nessuno si sarebbe svegliato; anche l'imbalsamazione ricevette un considerevole impulso a causa della paura di una sepoltura prematura. Si arrivò anche al punto di installare campanelli collegati alle bare, che avrebbero allertato i custodi dei cimiteri nel caso in cui il sepolto si fosse risvegliato.[4]
Determinante fuquanto accadde il 5 agosto 1968[cosa accadde?] e di conseguenza ilJournal of the American Medical Association pubblicò un articolo intitolatoA Definition of Irreversible Coma (“Una definizione di coma irreversibile”), in cui il Comitato ad hoc dell'Harvard Medical School adottava come nuova definizione di morte il “coma irreversibile” (oramorte cerebrale), cioè la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo.[5]
Dopo la morte nel cadavere si verifica tutta una serie di trasformazioni: prima si verifica l'algor mortis (raffreddamento del cadavere), poi ilrigor mortis (rigidità cadaverica) e, infine, illivor mortis (ristagno e coagulazione del sangue).
Ladecomposizione della salma, in realtà, comincia immediatamente dopo l'arresto della circolazione sanguigna (e quindi dell'ossigenazione), sebbene i suoi effetti più evidenti si manifestino solo dopo alcune ore.
La morte, intesa come morte individuale, non deve essere confusa con la morte di una intera specie (oestinzione). Dal punto di vista evolutivo, anzi, la morte individuale è una conseguenza e una necessità contenuta nel concetto di evoluzione. SecondoDanilo Mainardi:
«Il senso biologico della vita, se un senso c'è, consiste nel mantenimento della vita stessa, e tale mantenimento viene ottenuto con un continuo ricambio, sostituzione, evoluzione, degli individui. L'individuo, ogni individuo, non è che un limitato segmento di una lunghissima trama che si muove e si evolve nello spazio e nel tempo.[6]»
Alcuni autori associano la morte e lavecchiaia all'entropia. Le funzioni biologiche permettono di ridurre l'entropia totale del sistema vivente, questo a spesa di energia, così da mantenere l'ordine del sistema biologico. L’aumento dell’entropia è una misura del disordine in un sistema che invecchia, dove la morte è il disordine ultimo o massimo.[7]
Le meditazioni umane riguardo al fenomeno della morte costituiscono storicamente, uno dei fondamenti nello sviluppo dellereligioni organizzate. Nonostante i modi di definire e di analizzare la morte possano variare diametralmente, di cultura in cultura, la credenza in una vita dopo la morte, unaldilà, è molto diffusa ed estremamente antica. Molti antropologi ritengono che le sepolture degliuomini di Neanderthal in tombe scavate con cura e adorne di fiori siano la testimonianza di una primordiale fede in una specie di aldilà.
Un chiaro riferimento al significato biologico, inteso come legame traamore e morte, è presente nell'opera diSigmund Freud, e tale concetto viene ripreso e citato anche da altri autori.[8]
La realtà del morire e quella delsoffrire costituiscono due aspetti topici dell'etica di tutti i tempi, a partire dal concetto fondamentale di "chi" possa essere ilcolpevole che determina sia la prima sia la seconda. Sia la sofferenza, sia la morte, da un punto di vista puramente biologico, hanno la loro causa nello stesso esistere dell'essere vivente.Elisabeth Kübler Ross ha studiato le problematiche inerenti agli stati psicosociali delle persone morenti ed è ritenuta la fondatrice dellapsicotanatologia.[9]
A differenza dell'ebraismo, nella maggioranza delle religioni di matricecristiana c'è la credenza nellarisurrezione: dopo la morte l'anima del defunto, riunita al corpo alla fine dei tempi, passerà l'eternità in continua contemplazione diDio inparadiso. L'inferno, illimbo e ilpurgatorio costituiscono, invece, i luoghi a cui sono condannate le anime non pure, anche se chiese e teologi non sono concordi sulla loro esistenza e su cosa rappresentino questi luoghi. Per aiutare i fedeli ad affrontare con fiducia e coraggio il passaggio in queste dimensioni, si diffuse daltardo Medioevo la letteratura della cosiddetta «ars moriendi» («l'arte di morire bene»).[10]
Dalla visione dell'anima immortale e dell'inferno si distaccano solo lechiese cristiane avventiste e iTestimoni di Geova, che insegnano con toni diversi che dopo il giudizio finale i peccatori saranno puniti con la distruzione eterna.
PressoInduismo,Sikhismo e altre religioni orientali si crede nellareincarnazione; secondo tale filosofia la morte rappresenta un passaggio naturale (tanto quanto lanascita) tramite il quale l'anima abbandona un involucro ormai vecchio per abitarne uno nuovo (ilcorpo fisico) fino all'estinzione delkarma e alla conseguenteliberazione definitiva. Per questo motivo l'idea della morte viene affrontata con minor struggimento interiore.
«Fui pervaso fin nel più profondo del cuore dal sentimento dell'impermanenza di tutte le cose che mi era stato trasmesso da mia madre. La vita umana era effimera come i petali avvizziti, spazzati via dal vento. La nozionebuddhista dell'impermanenza faceva parte del mio essere più intimo. Niente nell'universo intero può resistere al tempo. Tutto ne viene travolto, tutto è condannato a scomparire o a mutare. Anche lo spirito, come la materia, è chiamato a trasformarsi, senza mai poter raggiungere lapermanenza. Per questo l'uomo è costretto ad avanzare in solitudine, senza alcun appoggio stabile. Come è detto nelloShodoka, neppure la morte, che lascia ciascuno solo nella sua bara, è definitiva. Soltanto l'impermanenza è reale»
Ibahá'í credono che la morte del corpo non sia altro che un processo di disgregazione per cui le particelle che lo compongono passano dal regno umano a quello minerale.
L'anima, realtà dell'uomo nata dai mondi dello Spirito, non muore assieme al corpo al quale è stata legata sulla terra, ma continua a vivere nei mondi dello Spirito ai quali appartiene. Quanto alle caratteristiche dei mondi dello Spirito, «la condizione dell’anima dopo la morte non può essere descritta, né è possibile presentarne e rivelarne l’intero carattere agli occhi dell’uomo».
LeScritture bahá’í ne parlano in terminimetaforici per consentirne una comprensione commisurata alle capacità umane e alimentare l’attrazione verso di essi.
Nei movimentiesoterici come l'AMORC che si richiama aiRosacroce, lapaura della morte è un sentimento che può essere superato attraverso le tecniche dell'iniziazione, basate non sull'aderenza ad unafede, ma sulla sperimentazione diretta della realtàinvisibile che attende l'uomo oltre l'esistenza terrena. Con la rivelazione della sua doppia natura, fisica e spirituale, l'ego umano avrebbe così la possibilità di accedere ad una rinnovata e più ampia concezione della vita.[11]
La morte non ha mai smesso di essere, oltre che un evento biologico connaturato al fatto stesso di vivere, uno dei più forti stimoli alla fantasia. A rigore, si potrebbe anche dire che non c'è la morte "in sé", ma ci sono organismi viventi che muoiono. Di fatto, nell'immaginario collettivo, la morte è fin da sempre stata oggettivista come un'entità esterna al vivente, qualcosa "che arriva", da ciò deriva la sua mitizzazione. La morte è quindi anche una figuramitologica molto popolare, presente in modo più o meno diverso in moltissime culture umane fin dall'inizio della tradizione orale. L'iconografia occidentale definisce la morte in genere come un sinistro mietitore: unoscheletro vestito di unsaio nero, che impugna una falce fienaia. Come tale, è ritratta anche in una carta deitarocchi e appare sovente in letteratura e nelle arti figurative.
Alcuni considerano che il rispetto per i defunti e per la morte (più o meno allegorizzata) sia istintivo nell'uomo. Altri, invece, ipotizzano che sia una forma per giustificare la ricomparsa dei defunti durante isogni.
Il destino del cadavere della persona defunta a seconda della cultura del popolo o delle particolari scelte dettate da consuetudini o motivazioni particolari, può essere molto diversificato. A questo si aggiunge il rango del defunto, che influenza ogni decisione in merito.
Già durante ilNeolitico, inItalia, era diffuso il culto dei morti ai quali si dava sepoltura secondo un rituale che prevedeva il rispetto per il morto e una cura particolare per la tomba.[12]
In altre culture i riti e le usanze erano differenti; per esempio, presso gli antichipersiani, per cui sia laterra sia ilfuoco erano sacri, i corpi non erano seppelliti o bruciati per non contaminare i due elementi, ma lasciati a decomporsi su piattaforme sopra-elevate, le cosiddette "torri del silenzio"; tale modalità fu in uso anche presso alcune tribù dinativi americani.
Nella quasi totalità delle culture, si celebra una cerimonia commemorativa dettafunerale, che può essere spesso religiosa, ma anche civile. Alcuni ricevono addirittura una sorta diimbalsamazione: questo è il destino deipapi o ad alcune personalità politiche, comeLenin oMao Zedong.
Nella cultura occidentale il corpo del defunto, deposto in unabara, può solitamente subire tre destini diversi[13]:
Inumazione: La bara, ermeticamente chiusa e di sololegno, viene sepolta sotto terra (profondità non inferiore a 2metri).
Tumulazione: La bara, ermeticamente chiusa da una cassa dizinco, viene murata in un loculo o in tomba privata, anche di grande dimensione.
Cremazione: Prevede l'incenerimento della salma in bara dentro forni speciali. Le ceneri, raccolte in un'urna, possono essere tumulate in loculo o in tomba o sparse in ambiente (aria, mare e terra) o in appositi spazi nei cimiteri. Presso le tribù degliYanomami della zona amazzonica è in uso una forma dicannibalismo del morto, perché il corpo prima viene cremato e poi le sue ceneri vengono impastate con una pappa a base dibanana e mangiate da tutta la tribù;[14] in questo modo, si crede che l'anima del morto rimanga tra i suoi cari.[15]
Il posizionamento delle tombe è regolamentato per legge. In occidente, le tombe sono accorpate in terreni civici destinati a tale scopo, chiamati campisanti ocimiteri, gestiti da unnecroforo. Essi sono, in genere e per legge, considerati luoghi sacri o di rispetto; atti non rispettosi possono essere puniti con la reclusione. L'uso dei cimiteri in occidente è iniziato dallalegislazione napoleonica, che da un lato prevedeva una sepoltura singola per tutti, mentre da un altro lato prevedeva per motivi igienici la localizzazione in territori fuori dai centri abitati; prima invece, i cimiteri erano costituiti da fosse comuni, ovvero profondi pozzi sigillati da lastre in pietra, in cui si calavano i morti del popolo, mentre le personalità ricevevano sepoltura nei pavimenti delle chiese, in cimiteri monumentali od anche in grandiosi mausolei.
Stabilita in modo sicuro la morte della persona è possibile, verificato il consenso precedente del soggetto od ottenuto tale consenso dai legali rappresentanti (normalmente i familiari), procedere al prelievo degli organi utili per iltrapianto in pazienti che ne hanno necessità. Oggi è in atto, nel mondo scientifico un dibattito che coinvolge labioetica[16], al fine di arrivare a un accertamento di morte sempre più preciso, seguendo i progressi della ricerca medica in questo campo e considerando le problematiche di tipo umano che sorgono in queste situazioni.[17]
La morte è un fenomeno sempre più rilevante nell’era contemporanea, legato alla gestione dei dati online delle persone decedute.
Si stima che miliardi di profili digitali rimangano attivi dopo la morte dei loro proprietari, creando il fenomeno degli account fantasma, ovvero profili social, email e altri contenuti digitali che restano online senza più un utente attivo. Secondo alcune proiezioni diOxford e altri osservatori, suFacebook entro la fine delXXI secolo gli account dei defunti potrebbero superare quelli dei vivi, trasformando il social network in una vera e propriafossa comune, far west dei furti d'identità e della sofferenza delle famiglie. Risulta chiaro quanto sia importante iniziare a occuparsi, giuridicamente, antropologicamente e psicologicamente del fenomeno.[18]
Per affrontare questa problematica sono nate diverse soluzioni, tra cui aziende che permettono ai familiari di recuperare i contenuti digitali dei propri cari senza necessità dipassword, di creare profili commemorativi online presenti all'interno di "cimiteri digitali", dove amici, parenti e visitatori possono condividere ricordi e messaggi, fare veglie online e utilizzare altri servizi, preservando la memoria digitale (e non) del defunto abbattendo le barriere fisiche e geografiche.