Domiziano, probabilmente nel corso dellesue campagne daciche,[2] la divise inMoesia Superior eMoesia Inferior (tra l'85 e l'89), corrispondenti rispettivamente alla parte occidentale e orientale. Ilegati, divenuti due, rimasero di rango consolare, mentre l'amministrazione fiscale venne assegnata, come già prima, ad un unicoprocurator Augusti. QuandoAureliano (270-275) decise di ritirarsi dallaDacia, gli abitanti furono insediati in Moesia, e la parte centrale prese il nome diDacia Aureliana.
Il distretto dellaDardania andò a formare grazie aDiocleziano la nuova provincia di Dardania, con capitale Naissus o Nissa (la modernaNišserba), il luogo di nascita diCostantino I nel272.
Con lariforma dioclezianea, laSuperior venne rinominata inMoesia Prima, mentre divise laInferior inMoesia Secunda eScythia Minor.
Nella prima metà delI millennio a.C. la Mesia era abitata da popolazioni di originitracie. La loro esistenza è provata solo grazie alla moderna archeologia. A partire dalVII secolo a.C. furono installate nellaScizia minore alcunecolonie greche lungo la costa delMar Nero, portando così l'influenza greca anche nell'entroterra mesica. Lo storico grecoErodoto (†424 a.C. ca.) menziona Traci,Geti e nomadiSciti, questi ultimi provenienti dalle steppe delPonto fino alla foce delDanubio. ITriballi invece appaiono nell'area al tempo diTucidide (†399 a.C.).
Crasso intraprese la sua prima campagna per aiutare la popolazione alleata deiDenteleti,[4] che era stata attaccata dai Bastarni, che in precedenza avevano sottomesso anche le popolazioni limitrofe di Triballi e Mesi. Crasso partì con ogni probabilità daEraclea Sintica, percorse la via lungo il fiumeStrymon, liberando per prima cosa la città diSerdica (capitale dei Denteleti).[5] Successivamente avanzò in direzione dei Mesi, invadendone le terre e battendoli insieme ai Bastarni del re Deldo, alla confluenza tra il fiumeCiabrus ed ilDanubio, nelle vicinanze diRatiaria.[6] L'esito finale della campagna del29 a.C. fu che i Bastarni furono costretti a tornare alle loro sedi originali, inScizia, mentre i Mesi furono sottomessi.
L'anno successivo (28 a.C.) si rivolse contro le popolazioni deiTraci, che lo avevano ostacolato sulla strada del ritorno l'anno precedente, ottenendo la sottomissione diMaedi,Serdi eBessi, non degliOdrisi che si erano subito dimostrati a lui fedeli alleati.[7] Riuscì, infine, a battere alcune tribùgeto-daciche, presso le cave di Ciris, conquistando la loro roccaforte di Genucla, inDobrugia.[8] Sulla strada del ritorno, divise l'esercito in due colonne: con la prima attaccò i Mesi Triballi (la cui capitale era probabilmenteOescus (oggiGigen),[9] con la seconda, egli stesso, batté i Mesi Artaci. Al termine di questo secondo anno di campagna è, però, poco probabile che i Mesi siano stati annessi alla provincia diMacedonia. Al contrario, le tribù dellaTracia, pur rimanendo ancora indipendenti, diventarono popoli clienti di Roma.[10] Crasso era così riuscito ad affermare il prestigio romano sull'intera regione a sud del basso Danubio.[11]
Pur avendo ucciso in singolar tenzone il re deiBastarni, Augusto non volle assegnare al comandante vittorioso glispolia opima di cui, secondo la tradizione, aveva diritto e neppure il titolo diImperator,[12] ma solo iltrionfo in qualità divir triumphalis.[13] Inviso all'imperatore,Augusto, la sua carriera fu in seguito poco luminosa e brillante.[14]
Pochi anni più tardi, un certoLucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.), accompagnato da un paio di legioni, era costretto ad intervenire inTracia per reprimere una rivolta durata ben tre anni di guerre sanguinose (dal12 al10 a.C.), al termine delle quali si meritò gliornamenta triumphalia. Le operazioni inTracia costituivano il logico completamento, alle più vaste operazioni per la conquista di tutta l'areaillirico-balcanica.
Tra l'1 ed il6, in seguito alle operazioni diTiberio nell'areaillirica e dei suoi successori, veniva costituito il distretto militare diMesia eMacedonia, presidiato da un paio di legioni (lalegio IV Scythica aScupi e lalegio V Macedonica aNaissus), mentre laTracia continuava a costituire un regno indipendente, cliente e quindi alleato del popolo romano.
Durante lagrande rivolta del6-9, nel primo anno di guerra, Batone il Pannone (della tribù deiBreuci), piombava suSirmium e la sua guarnigione romana, maAulo Cecina Severo, legato diMesia, lo sorprendeva presso il fiumeDrava e lo batteva appena in tempo per scongiurare la perdita di una fortezza tanto importante per i Romani da un punto di vista strategico, non senza gravi perdite romane.[15] E se Batone il Dalmata fosse stato così intelligente da allearsi con il suo omonimo Pannone, i due eserciti insieme avrebbero avuto la meglio sull'esercito di Mesia, che a quel tempo era composto di "sole" tre legioni, estendendo la rivolta all'intera regionebalcanica. I ribelli pannoni e dalmati si unirono ed occuparono ilmons Almus (il monteFruskagora) a nord della città di Sirmio e, sebbene sconfitti in una scaramuccia dal re tracioRemetalce I, che Cecina aveva inviato contro di loro, poterono mantenere la loro posizione. Frattanto scorrerie diDaci eSarmati (Iazigi dell'Oltenia) costrinsero Cecina a ritirarsi ed a proteggere la sua provincia diMesia.
Al termine della rivolta, durata quasi quattro anni, l'area dell'Illyricum e balcanica era suddivisa in tre nuove province romane: diDalmazia, diPannonia e diMesia, scissa ora da quella diMacedonia.
In seguito all'annessione dellaTracia da parte diClaudio nel46, furono dislocate le prime basi legionarie sulDanubio inMesia: aViminacium, aOescus ed aNovae. Lo sviluppo del limes lungo il bassoDanubio, era necessario a proteggere il fianco orientale dell'Europa romana contro i continui attacchi dei viciniDaci.
Era dai tempi diGaio Giulio Cesare, quando il redaceBurebista aveva offerto il suo appoggio aGneo Pompeo Magno, durante il periodo dellaguerra civile, che questo popolo aveva costituito una costante minaccia alla sicurezza diRoma nei Balcani. Troppo spesso negli ultimi decenni iDaci, insieme agli alleatiBastarni eSarmatiRoxolani, avevano oltrepassato ilDanubio, portando devastazione a sud del grande fiume. Erano loro, pertanto, l'unico grande ostacolo all'espansionismo romano di quest'area. Dovevano essere neutralizzati.
Si procedette così, durante tutta ladinastia giulio-claudia, a costruire attorno a loro una serie di alleanze filo-romane per evitare che potessero prendere contatti con le vicine gentisuebe diMarcomanni eQuadi ed accrescere la loro potenza nell'areacarpato-balcanica. A tal scopo fu utile l'amicizia cheRoma costruì con il popolo sarmata degliIazigi, ora migrati dall'Oltenia alla pianuraungherese e posizionati traDanubio eTisza.
Al contrario i "cugini" orientali degliIazigi, iRoxolani, preferirono allearsi alle genti daciche, compiendo negli anni67-70 una serie di pesanti incursioni e devastazioni in territorio romano, distruggendo interecoorti ausiliarie e provocando l'uccisione di un governatore provinciale.Giuseppe Flavio ricorda ad esempio che contemporaneamente allarivolta batava del69-70, si verificò un'invasione da parte delle popolazionisarmatiche deiRoxolani (nel70). Essi passarono a sud delDanubio e, giunti inaspettatamente con grande violenza sulla vicina provincia romana di Mesia, sterminarono un gran numero dei soldati disposti adifesa del confine. Lo stessolegatus Augusti pro praetore,Gaio Fonteio Agrippa, che si era fatto loro incontro attaccandoli con grande coraggio, venne ucciso.[16] Devastarono, quindi, l'intero territorio che si apriva loro davanti, saccheggiando ovunque giungessero. Vespasiano allora, informato dell'accaduto e di quanto fosse stata devastata la Mesia, inviò a punire i SarmatiRubrio Gallo, il quale poco dopo li affrontò in battaglia ottenendo una vittoria schiacciante e costringendo i superstiti a ritirarsi nei loro territori. Terminata l'invasione, Gallo provvide a fortificare nuovamente le frontiere provinciali, disponendo in quel settore dilimes nuove guarnigioni più numerose e meglio fortificate «sì che passare il fiume era per i barbari del tutto impossibile».[16]
La grande crisi del fronte del bassoDanubio scoppiò nell'85, quando iDaci, tornati uniti sotto il nuovo re,Decebalo, passarono il grande fiume distruggendo un esercito romano accorrente ed uccidendo lo stesso governatore diMesia. La controffensiva romana non si fece attendere, portando lo stesso imperatoreDomiziano lungo il fronte mesico. La guerra che ne seguì fu difficile e sanguinosa. I Romani subirono un nuovo rovescio nell'86, ma nell'88 riuscirono a battere pesantementeDecebalo aTapae. Lo scoppio della crisirenana con iCatti dell'88, l'usurpazione diSaturnino dell'89, ed infine le successive guerresuebo-sarmatiche (degli anni89-97) sospesero le ostilità traRoma ed iDaci, portandoDomiziano eDecebalo a trattare ed a siglare un nuovo trattato di pace.
Il fronte del basso corso delDanubio tornava tranquillo almeno fino aTraiano, la provincia diMesia era divisa inMesia superiore eMesia inferiore, mentre nuovi forti furono costruiti lungo l'intero tratto del basso corso delDanubio. A queste modifiche furono aggiunti: un vallo in terra inDobrugia (traAxiopolis eTomis) a protezione dell'ultimo tratto del grande fiume; ed unaflotta con base principale aSexaginta Prista, mentre non era stata ancora aperta la base diNoviodunum.
L'ascesa al trono diTraiano portò alla revoca del vecchio trattato siglato daDomiziano eDecebalo. È evidente che Traiano mirasse all'assorbimento del regnodacico (vedi oltre). È possibile che tra ledue guerre daciche di Traiano (103-105) sia stato potenziato il tratto di limes in Dobrugia con l'aggiunta di un sistema più complesso di fortificazioni anche in pietra oltre al preesistente vallo in terra.
Illimes mesico ed ilBrazda lui Novac du Nord (in verde), la cui iniziale costruzione sarebbe dovuta aCostantino I, a protezione delle vicine province mesiche, sessant'anni dopo l'abbandono dei territori dellaprovincia delletre Dacie.
La nuova riorganizzazione dellaDacia comportò, oltre all'abbandono dei territori della riva destra delDanubio lungo la pianuramoldava evalacca, con l'arretramento del Limes al fiume Olt (al cosiddettoLimes Alutanus), anche la trasformazione di parte dellaMesia superiore edinferiore, da frontiera esterna in interna.
Le conseguenze furono: il potenziamento delle difese lungo il basso corso delDanubio, con la costruzione di nuovi fortiausiliari negli anni che seguirono; ed un mantenimento, seppur a ranghi ridotti, di parte dei vecchi forti compresi traViminacium eNovae, malgrado costituissero un tratto di frontiera ormai "cancellata" dalla recente acquisizione dellaprovincia dacica.
Durante il periodo delleguerre marcomanniche al tempo degli ImperatoriMarco Aurelio,Lucio Vero eCommodo, nel167-168, iSarmatiIazigi riuscirono a sfondare illimes dacico (forse insieme ad alcune tribù diVandali), e battevano l'esercito romano accorrente lungo la frontiera occidentale della provincia della Dacia superiore, causando la morte dell'allora governatore di provincia, un certo Calpurnio Proculo. Fu per questi motivi che lalegio V Macedonica, appena tornata dalle campagne orientali, veniva trasferita dalla vicinaMesia inferiore (posizionata aTroesmis, attuale Iglita), in Dacia nei pressi diPotaissa (attualeTurda). Pochi anni più tardi, nel170, la popolazione deiCostoboci, che abitavano i territori a nord-est della Dacia romana,invasero le province occidentali diDacia,Mesia eTracia fino a raggiungere l'Achaia. Alcune bande furono intercettate ed annientate nei pressi diScupi dallaCohors II Aureliae Dardanorum.[21]
Nel230 la guarnigione romana delRegno del Bosforo Cimmerio, nell'attualeCrimea, fu massacrata dai Borani, mentre iGoti, che si erano spinti fino alle coste delMar Nero, riuscirono ad occupare la città diOlbia (presso la modernaOdessa), probabilmente in mano romana dai tempi diNerone, che era difesa dalgovernatore della provincia diMesia inferiore.[22] Quasi una decina di anni più tardi, nel238, ad una nuova incursione dei Goti che avevano attraversato il basso corso del Danubio, sembra sia andato incontro l'imperatoreDecimo Celio Calvino Balbino. Questa incursione vide i barbari saccheggiare e sterminare la popolazione di Histropolis,[23] mentre la tribù di stirpedacica dei Carpi, passò il Danubio più a monte, sempre lungo i confini dellaMesia inferiore. Il governatore provinciale, un certoTullio Menofilo, riuscì a trattare con i Goti offrendo loro un sussidio[24] in cambio della restituzione dei prigionieri in precedenza catturati, mentre riuscì a respingere i Carpi, dopo aver raccolto una consistente armata.[25]
Ancora nel242-243, sotto il giovaneGordiano III, ilprefetto del pretorioTimesiteo riuscì a battere una coalizione di Carpi, Goti e Sarmati lungo le frontiere dellaMesia inferiore.[26] Era evidente che a partire da questi anni iGoti, che si erano ormai affacciati sulle sponde delMar Nero, compivano sempre più frequenti incursioni in territorio romano, devastando le province diTracia eMesia inferiore.
Ancora nel245-247, i Carpi della Dacia libera ripresero a compiere incursioni al di là del Danubio, nel territorio dellaMesia inferiore, dove né un certoSeveriano, né il governatore provinciale poterono fermare gli invasori. Alla fine del primo anno di guerra, dovette intervenire lo stesso imperatoreFilippo l'Arabo, il quale nel246 riportò un grande successo contro le genti germaniche deiQuadi lungo il fronte pannonico, grazie al quale gli fu attribuito l'appellativo di "Germanicus maximus". Nel 247, l'offensiva romana riprese lungo il fronte del basso corso danubiano contro i Carpi, tanto che gli furono tributati nuovi onori e l'appellativo di "Carpicus maximus".[27][28] È proprio a questo periodo che apparterrebbe l'istituzione di un comando militare generale e centralizzato per l'intera frontiera del medio e basso Danubio che avrebbe dovuto comprendere, pertanto, le province di Pannonia inferiore,Mesia superiore edinferiore, oltre alle Tre Dacie, aSirmio. A capo di questo distretto militare fu postoTiberio Claudio Marino Pacaziano.[29] Ancora nel248 una nuova incursione di Goti, ai quali era stato rifiutato il contributo annuale promesso daGordiano III, e di Carpi loro associati, portò ancora una volta devastazione nella provincia di Mesia inferiore.[30]
Una grande invasione si ebbe nel249, quando Decio, proclamato imperatore dalle armate pannonico-mesiche, si diresse in Italia, portando con sé buona parte delle truppe di confine, e presso Verona riuscì a battere l'esercito di Filippo l'Arabo, che morì insieme a suo figlio. Ma l'aver sguarnito le difese dell'areabalcanica permise, ancora una volta, a Goti e Carpi di riversarsi nelle province di Dacia, Mesia inferiore e Tracia. Sembra infatti che i Goti, una volta passato il Danubio ghiacciato, si dividessero in due colonne di marcia. La prima orda si spinse in Tracia fino aFilippopoli (l'odierna Plovdiv), dove assediarono il governatoreTito Giulio Prisco; la seconda, più numerosa (si parla di ben settantamila uomini[31]) e comandata daCniva, si spinse inMesia inferiore, fino sotto le mura diNovae.[32] L'imperatore era deciso a sbarrare la strada del ritorno ai Goti in Tracia e ad annientarli per evitare potessero ancora riunirsi e sferrare nuovi attacchi futuri, come narraZosimo (nel250).[33] Lasciato Treboniano Gallo a Novae, sul Danubio, riuscì a sorprendere ed a battere Cniva mentre questi stava ancora assediando la città mesica di Nicopoli. Le orde barbariche riuscirono però ad allontanarsi e, dopo aver attraversato tutta la Penisola balcanica, attaccarono la città di Filippopoli. Decio, deciso ad inseguirli, subì però una cocente sconfitta pressoBeroe Augusta Traiana (l'attuale Stara Zagora).[34] L'anno successivo, fu decisivo per le sorti della guerra in atto. Al principio dell'anno (251) i Goti, che avevano trascorso l'inverno in territorio romano, in seguito a questa sconfitta offrirono la restituzione del bottino e dei prigionieri a condizione di potersi ritirare indisturbati. Ma Decio, che aveva ormai deciso di distruggere quest'orda di barbari, preferì rifiutare le proposte di Cniva e sul cammino del ritorno dispose le sue armate ed impegnò il nemico abattaglia nei pressi di Abrittus, inDobrugia. Qui i Goti, pur stremati, riuscirono a infliggere una cocente sconfitta all'esercito romano (luglio del 251), uccidendo persino l'imperatore ed il figlio maggiore, Erennio Etrusco. Era la prima volta che un imperatore romano cadeva in battaglia contro un nemico straniero.[35] Questa la tragica narrazione degli eventi diGiordane:
«E subito il figlio di Decio cadde mortalmente trafitto da una freccia. Alla notizia il padre, sicuramente per rianimare i soldati, avrebbe detto "Nessuno sia triste, la perdita di un solo uomo non deve intaccare le forze della Repubblica". Ma poco dopo, non resistendo al dolore di padre, si lanciò contro il nemico cercandovi o la morte o la vendetta per il figlio. [...] Perse pertanto impero e vita.»
Verso al fine del267 e gli inizi del268[36] una nuova ed immensa invasione da parte dei Goti, unitamente aPeucini, agli "ultimi arrivati" nella regione dell'attualemar d'Azov, gliEruli, ed a numerosi altri popoli prese corpo dalla foce del fiumeTyras (presso l'omonima città) e diede inizio alla più sorprendente invasione di questo terzo secolo, che sconvolse le coste e l'entroterra delle province romane diAsia Minore,Tracia eAcaia affacciate sulPonto Eusino e sulMare Egeo.[37][38]
Sembra che i barbari diedero per prima cosa l'assalto alla città diTomi, ma furono respinti. Proseguirono invadendo laMesia e la Tracia fino a raggiungereMarcianopoli.[39] Dopo aver fallito anche questo secondo obbiettivo, continuarono la loro navigazione verso sud, ma arrivati negli stretti dellaPropontide subirono numerose perdite a causa di una violenta tempesta che si era abbattuta su di loro.[40] L'invasione si concluse nel269, quando agli inizi di quest'anno, dopo che per alcuni mesi iGoti erano stati tenuti a bada dalle armate romane diMarciano, il nuovo imperatore Claudio II riuscì a raggiungere il teatro degli scontri ed a riportare una vittoria decisiva su queste genti nellabattaglia di Naisso, dove si racconta che persero la vita ben cinquantamila barbari. I Germani erano arrivati nel cuore dellaMesia percorrendo la strada che daTessalonica conduce aScupi e poi verso nord, dopo aver devastato i territori attorno aPelagonia (l'attualeBitola).[38][41] La morte prematura di Claudio nel270, costrinseAureliano a concludere rapidamente la guerra contro i Goti inTracia e nelleMesie, ponendo fine agli assedi di Anchialus (nei pressi della modernaPomorie, lungo le costebulgare delMar Nero) e diNicopolis ad Istrum.[42]
Sgombrando, così, l'area a nord del Danubio, Aureliano decise di formare tuttavia una nuova provincia di Dacia a sud del corso del grande fiume, scorporando due nuove regioni dalla Mesia inferiore: la "Dacia Ripense" e la "Dacia Mediterranea".[45]
Le conseguenze dell'abbandono romano del bacinocarpatico generò non solo nuove tensioni tra Goti eGepidi ad oriente e Iazigi ad occidente, a causa del contatto tra le varie tribù, ma permise anche di rafforzare le frontiere del medio-basso corso del Danubio con il ritiro di due intere legioni (legio V Macedonica elegio XIII Gemina, posizionate ora adOescus eRatiaria) ed un consistentenumero di unità ausiliarie, per un totale complessivo di oltre quarantacinquemila armati.[46]
L'abbandono dellaDacia Traiana dei romani è menzionato dallaHistoria Augusta[47] e daEutropio nel suoBreviarium, libro IX:
(latino) «Provinciam Daciam, quam Traianus ultra Danubium fecerat, intermisit, vastato omni Illyrico et Moesia, desperans eam posse retinere, abductosque Romanos ex urbibus et agris Daciae in media Moesia collocavit appellavitque eam Daciam, quae nunc duas Moesias dividit et est in dextra Danubio in mare fluenti, cum antea fuerit in laeva.»
(italiano) «La provincia di Dacia, che Traiano aveva formato oltre il Danubio, è stata abbandonata, dopo che l'Illirico e la Mesia sono state spopolate, perché era impossibile mantenerla. I romani, spostati dalle città e terre di Dacia, si sono sistemati dall'interno della Mesia, che adesso chiamano Dacia, sulla sponda destra del Danubio fino al mare, rispetto a cui la Dacia si trovava prima sulla sinistra.»
L'abbandono definitivo dellaDacia da parte diAureliano nel271-273 cambiò nuovamente i progetti di questo tratto di limes, spostando ancora una volta la frontiera alDanubio e ripotenziando nuovamente il fronte che daViminacium congiungeNovae.
Con la salita al trono diDiocleziano nel284 l'esercito e le frontiere subirono un forte e rinnovato programma di riforma strategico-militare, per interrompere un processo, ormai avviato da almeno un cinquantennio, di disgregazione degli equilibri interni ed esterni all'impero romano. I forti esistenti furono rimodellati con torri aggettanti, porte strette, mentre se ne costruivano di nuovi infittendo le linee difensive. Teste di ponte erano, infine, costruite o ricostruite lungo la riva sinistra delDanubio.
Sappiamo che a Diocleziano toccò respingere nuove invasionigermano-sarmatiche sia in Mesia sia inPannonia nel285, ancora una volta favorite dall'aver sguarnito le frontiere del medio-basso tratto danubiano a causa della recente guerra civile controMarco Aurelio Carino. In seguito a tali successi ricevette l'appellativo di "Germanicus maximus" e "Sarmaticus maximus", avendo battuto in modo decisivoQuadi eIazigi.[48][49] E ancora quindici anni più tardi, nel299, Diocleziano ed ilCesareGalerio, una volta terminate leoperazioni in Oriente si concentrarono nel difendere i confini danubiani della Mesia inferiore, conducendo una campagna contro Carpi,[50]Bastarni e Sarmati (presumibilmente si trattava deiRoxolani).[51] Una grande quantità di persone appartenenti a questi popoli fu fatta prigionieri e trasferita all'interno delle frontiere imperiali (nella Pannonia a nord del fiumeDrava, come sembra suggerireAmmiano Marcellino[52]).
Nel323 fu l'ImperatoreCostantino I a bloccare una nuova invasione di Goti,[53] i quali sotto il comando di un certoRausimodo, avevano deciso di attraversare l'Istro, nel tentativo di devastare i territori romani dellaMesia inferiore eTracia.[54] Costantino, informato di ciò, lasciò il suo quartier generale diTessalonica[55] e si apprestò a marciare contro di loro. I barbari saputo dell'arrivo dell'augusto decisero di ritirarsi inValacchia,[56] ma Costantino attraversato anch'egli l'Istro, raggiunse l'invasore goto e nella battaglia che ne seguì, fece grande strage degli stessi, riuscendo ad uccidere lo stesso Rausimodo.[57] I barbari furono così costrette a chiedere la pace,[54] e Costantino, che aveva però sconfinato, attaccando il nemico nella parte d'impero romano non di sua competenza (si trattava della Mesia), ed appartenente all'altroaugusto,Licinio, scatenò così unanuova guerra civile tra i due.[58]
La fine della guerra civile che ne seguì portò alla sconfitta definitiva di Licinio ed alla consacrazione di Costantino quale unicoAugusto (324).[59] Egli, memore delle recenti guerre contro i Goti, decise di costruire alcuni ponti di pietra, al fine di incutere timore nelle popolazioni barbare a nord delleprovince danubiane: il primo traOescus ed il nuovo forte diSucidava[60][61] (posto sulla sponda nord delDanubio, quale testa di ponte), un secondo traTransmarisca ed il forte diDaphne (anche quest'ultimo, testa di ponte a nord dell'Istro).[56][61] Non possiamo, però, escludere che la costruzione di queste nuove fortificazioni siano da mettere in relazione con le successive campagne gotiche degli anni326-329.[62]
Negli anni successivi (a partire dal329), sempre lungo ilfronte del basso Danubio, iGoti tornarono ad agitarsi, riuscendo ancora una volta a penetrare fino inMesia inferiore ed inTracia, dove portarono devastazione; ma anche questa volta Costantino riuscì a respingere le orde barbariche, per poi penetrare nei loro territori dopo aver costruito un nuovo ponte in pietra nella regione dellaScizia, come ci ricorda latitolatura di questi anni e gliAnnales Valesiani,[63] secondo la quale ricevette per la quarta volta, il titolo vittorioso diGermanicus maximus,[64] e per la prima volta quello diGothicus maximus.
E proprio in seguito a questi eventi l'imperatoreCostantino I potrebbe aver dato inizio alla costruzione del nuovo tratto dilimes, il cosiddettoBrazda lui Novac du Nord,[65] che correva parallelo ed a settentrione del basso corso delDanubio, daDrobeta alla pianura dellaValacchia orientale fino alfiume Siret, inglobandone i nuovi territori "riconquistati". Non a caso lo stessoAurelio Vittore racconta che fu costruito un ponte sul Danubio (riferendosi a quello del328), oltre a numerosiforti e fortini in diverse località, a protezione deiconfini imperiali.[66] Si trattava di tutta una serie di terrapieni al di là delDanubio, inOltenia e nella pianuravalacca, per allentare la pressione sulla frontiera stessa. Questo sistema di fortificazioni, lungo 300 km e costruito tra il330 ed il340, viene oggi comunemente chiamato: "Brazda lui Novac du Nord".[67]
Al termine di questo periodo di guerre, nel336, Costantino, che tanto tempo aveva impiegato per riunificare l'Impero sotto la guida di un unico sovrano, decise di dividerlo nuovamente inquattro parti principali (ed una secondaria, affidata al nipoteAnnibaliano), lasciando ai figli,Costantino II, la parte più occidentale (dallaBritannia, allaGallia, fino allaHispania), aCostante I quella centrale (Rezia,Norico,Pannonie,Italia e passi alpini, oltre all'Africa), aCostanzo II (l'Asiana, l'Oriente e l'Egitto), mentre al nipoteDalmazio, il "cuore" del nuovo impero (Dacia,Tracia,Macedonia) con la capitaleCostantinopoli,[68] per evitare che i figli potessero poi contendersela in una nuova guerra civile. In pratica egli ricostituiva una nuova forma diTetrarchia, che però durò poco meno di sei mesi, poiché, morto Costantino (22 maggio del337), Dalmazio fu assassinato e l'Impero rimase diviso ora in tre parti.[69]
Il secolo successivo vide laMesia subire ripetuti attacchi fino all'invasione degliUnni diAttila nel447. Ad esempio nel357, la consueta coalizione traMarcomanni eQuadi, cui si erano uniti anche iSarmatiIazigi, tornò ad agitarsi sulDanubio, invadendo e saccheggiandoRezia,Pannonia e Mesia superiore.[70] Nel374 iQuadi ripresero a compiere nuove scorrerie inPannonia (forse già dalla fine del373), insieme alla vicina tribùsarmatica degliIazigi, che riuscì nell'impresa di battere due intere legioni (lalegio Pannonica e lalegio Moesiaca[71]). Fu solo grazie all'intervento del futuro imperatoreTeodosio I, allora governatore della Mesia I, che questa invasione fu fermata.[72][73][74]
Pochi anni più tardi si ebbe un'invasione epocale per la Mesia e la vicina Tracia. Nel376, infatti, Roma fu costretta ad accogliere duecentomilaVisigoti, che premevano lungo i confini tra le foci del Danubio, la Mesia II e laTracia. La gestione di questo trattato (foedus) fu gestita però in modo estremamente negativo. Il trattato di pace prevedeva per i Goti, la consegna delle loro armi e dei loro giovani figli come ostaggi, senza però assicurar loro un adeguato approvvigionamento alimentare, tanto che la fame e gli stenti spinsero alla rivolta, guidati daFritigerno. A loro si unirono agliOstrogoti che avevano a loro volta passato il Danubio ed insieme riuscirono a battere unesercito romano accorrente nei pressi diMarcianopoli. E se in un primo momento le popolazionigotiche furono respinte dallaprovincia di Tracia da alcuni generali di Valente, fino verso laDobrugia, nel378, i Goti reagirono, dilagando fino a sud dei Balcani insieme ad alcuni corpi degli stessiUnni. Riuscì però a fermarli ilmagister peditumSebastiano, il quale ne rallentò provvisoriamente le loro incursioni. Poco dopo mosse contro le orde barbariche lo stesso imperatoreValente, il quale nella successivabattaglia di Adrianopoli, subì non solo una disastrosa sconfitta, ma cadde egli stesso sul campo di battaglia. I Visigoti rimasero in Mesia, compiendo ripetute razzie nelle regioni circostanti. L'imperatoreGraziano richiamò, allora,Teodosio il giovane al quale affidò l'incarico di respingere nuove incursioni di Sarmati Iazigi in Pannonia e nominandolomagister militum.[74]
Successivamente nel VI secolo furonoSlavi,Proto-bulgari edAvari, a sostituirsi a Goti ed Unni, premendo lungo la bassa frontiera danubiana. La sua vicinanza alla capitale dell'impero bizantino,Costantinopoli, ne preservò ancora per qualche secolo le sue frontiere.
In quanto provincia di frontiera, la Mesia fu munita di una gran quantità di fortezze situate lungo il Danubio, e in particolar modo venne eretto un vallo fraAxiopolis eTomi, a protezione delle scorrerie diSciti eSarmati. Il presidio militare in Moesia era costituito dallelegioniIItalica eXIClaudia.
Vi erano poi oltre numerose diunità ausiliarie a difesa dei confini e delle principali strade che conducevano all'interno (dacastelli ausiliari aturris eburgi). Sappiamo da tutta una serie di iscrizioni epigrafiche che c'erano:
per le ali:I Claudia nova,II Pannoniorum eI Flavia Bessorum;
per le coorti:I Thracum civium Romanorum,I Flavia Hispanorum milliaria,I Antiochensium,I Lusitanorum,I Montanorum civium Romanorum,I Cisipadensium,I Cretum,I Vindelicorum milliaria civium Romanorum,I Thracum Syriaca,I Cilicum,II Hispanorum,II Gallorum Macedonica,II Brittonum milliaria civium Romanorum Pia Fidelis,II Flavia Commagenorum,III Brittonum,IIII Raetorum,V Gallorum,V Hispanorum,VI Thracum eVII Breucorum civium Romanorum.
per le ali:I Flavia Gaetulorum,I Asturum eII Hispanorum et Arvacorum;
per le coorti:I Lepidiana civium Romanorum,I Bracaraugustanorum,I Sugambrorum tironum,II Mattiacorum,II Chalcidenorum,II Flavia Brittonum eI Ubiorum.[83]
Di questo tratto dilimes sappiamo che in alcuni periodi del I e II secolo, il tratto più occidentale fu in particolari momenti aggregato alla confinantePannonia inferior, in altri rimase amministrato militarmente dallaMoesia superior.
Qui di seguito la legenda ed un elenco dettagliato delle postazioni militari di questo tratto dilimes:
Al lavoro di urbanizzazione del retroterra bulgaro diFilippo II di Macedonia, succeduta alla presenza di città ellenistiche sulla costa, succedettero i romani che si occuparono della vera e propria urbanizzazione di tutta la regione, in special modo sottoTraiano; furono dapprima stanziati centri militari, poi sviluppati in colonie, e anche centri nati direttamente come città. Lungo il Danubio si contano Ratiaria (Archar), Oescus (Gigen), Novae (Svištov), Durostorum (Silistra), mentre nell'interno Pautalia (Kjustendil), Serdica (Sofia), Deultum (Debelt, pressoBurgas), Traianopolis (pressoAlessandropoli), Marcianopolis (Devnja), Plotinopolis, Nicopolis ad Istrum (Nikiup pressoTirnovo), Nicopolis ad Nestum (pressoNevrokop), Augusta Traiana (Stara Zagora). Le città greche delMar Nero conservarono la costituzione ellenica e formarono un koinòn (Tomi, Callati, Odesso, Istropoli, Dionisopoli e Mesembria), Anchialo divenne municipio, mentre nella zona sopravvissero numerosivici edemporia, particolarmente sviluppati in una regione prevalentemente rurale. Nel processo di urbanizzazione molti erano gli immigrati dall'Asia e dalla Grecia, in minor numero dalla penisola italica.
Il fiume Cibrus (oggiZibritza) divideva la regione in due parti, in occidente laMesia Superior e ad oriente laMesia Inferior. Le tribù stanziate erano essenzialmente le popolazioni traciche deiTriballi,Mesi,Geti eScordisci. I principali centri delle due province di Mesia erano:
Lo sviluppo civile fu favorito dalla rete stradale romana costituita da tre arterie principali:
lavia danubiana che seguiva il corso delDanubio lungo l'interolimes fino alla sua foce e congiungeva le città romane sorte lungo il corso e i punti fortificati, il prolungamento era detta via delMar Nero che dalla foce del Danubio, seguendo la riva sinistra del Mar Nero, giungeva fino aCostantinopoli;
lavia centrale o diagonale che tagliava il centro della penisola balcanica, daBelgrado a Sofia, fino aFilippopoli,Adrianopoli, Costantinopoli;
^András Mócsy, Pannonia and Upper Moesia, Londra 1974, p.23.
^M.S.Kos,The military rule of Macedonia from the civil wars to the estabilishment of the moesian limes, in XI International Congress of Roman Frontier Studies, a cura di J.Fitz, Budapest 1977, pp. 280 e seg.
^Ioan Piso,Provincia Dacia, inTraiano ai confini dell'impero, a cura di Grigore Arbore Popescu, Milano 1998, p. 125; Ioana A. Oltean,Dacia, landscape, colonisation, romanisation, New York, 2007, p. 55.
^Historia Augusta -Massimo e Balbino, 15.5 e 16.3 (data presa di Histriopolis al 238, durante il regno congiunto); Grant, p. 196; Southern, p. 221 (data la presa diHistriopolis al 236).
^Historia Augusta,Aureliano, 39.7; Eutropio,Breviarium ab urbe condita, 9, 15; Mazzarino, pp. 566-567; Grant, p. 247; Southern, p.225 (data l'abbandono della Dacia tra il 271 ed il 273); Watson, p.55.
Le amministrazioni provinciali furono riformate daDiocleziano attorno al293. Le Prefetture del pretorio furono istituite daCostantino I nel318. Nel 395 l'impero fu diviso definitivamente inOccidente eOriente. Nel 476cadde l'Impero d'Occidente, mente l'Impero d'Oriente continuò ad esistere. Gliesarcati d'Italia ed'Africa furono fondati dopo il584. Le province furono sostituite dal sistema deithemata attorno al640. Legenda:* coinvolte (modifica dei confini/abolite/rinominate) dalla riorganizzazione amministrativa di Giustiniano del 534-536;† re-istituita nel 534 comeprefettura del pretorio d'Africa.