Maria Grazia Calandrone (Milano,15 ottobre1964) è unapoetessa,scrittrice,drammaturga, artista visiva, autrice e conduttrice radiofonicaitaliana.
Figlia di Lucia Galante diPalata (CB) e Giuseppe Di Pietro, all'età di otto mesi viene lasciata dalla madre, costretta alla fuga con il compagno a causa di una denuncia per adulterio, all'ingresso diVilla Borghese, immediatamente prima del loro suicidio compiuto gettandosi nel Tevere, come accennato in“Alla compassione di tutti”[1] (contenuto nel CD di“L'infinito mélo”) e poi estesamente raccontato nel romanzo“Dove non mi hai portata”, finalista alPremio Strega 2023[2].Viene poi adottata daGiacomo Calandrone e Consolazione (detta Ione).Anch'esso tra i candidati alPremio Strega2021,“Splendi come vita” si fa notare per l'originalità espressiva: un non-romanzo poetico, una lunga lettera d'amore che la scrittrice dedica a Ione. Nel libro racconta del rapporto con la madre adottiva e del distacco che lei, da un certo punto in poi, ha avuto nei suoi confronti, perché non aveva più creduto all'affetto della figlia[3][4].
La scrittura è stata la sua vocazione e la sua passione fin dall'infanzia, sebbene abbia iniziato a pubblicare relativamente tardi.
Vive a Roma e pubblica articoli sul quotidianoil manifesto, sulCorriere della Sera, dove ha curato la rubrica culturale, e scrive per il settimanaleSette, peralfabeta2 edoppiozero. Dal 2010 tiene a battesimo poeti esordienti, ritenuti meritevoli di pubblicazione, per la rivista internazionalePoesia, nella rubrica di ineditiCantiere Poesia.
Dal 2010 scrive e conduce programmi culturali perRai Radio 3.Ha collaborato conUnomattina Poesia (Rai 1), conRai Cultura eCult Book (Rai 3).
Collabora da anni con l'attriceSonia Bergamasco, per la quale ha composto i monologhi:La scimmia bianca dei miracoli ePochi avvenimenti, felicità assoluta, lavoro dedicato alla memoria d'amore traRobert eClara Schumann e trasmesso in diretta dal Quirinale.
Inviata dall'Istituto giapponese di cultura di Roma nelle città diTokyo eKyoto per il Premio Haiku in Italia, si innamora dell'essenzialità e dell'eleganza della cultura giapponese e ne traduce le istanze nella propria poesia.
La sua poesia è tradotta in molte lingue, tra le quali lo spagnolo[5] e il francese[6].
La Calandrone è molto riservata riguardo alla sua vita privata, eccetto quando accenna alla sua intimità nelle proprie opere. Ha due figli: Arturo (alla cui nascita dedica“La scimmia randagia”) e Anna, nata alFatebenefratelli[2] sull'Isola Tiberina.
Esordisce nel 1994 con la sillogeIllustrazioni,premio Eugenio Montale per l'inedito[7]. Nel 1998 ottiene la pubblicazione-premio (Premio Nazionale Nuove Scrittrici) diPietra di paragone, volume dedicato alla figura del padreGiacomo Calandrone, combattente volontario nellaguerra civile di Spagna[8] e deputatocomunista, nonché autore di saggi storici e politici.
L'attenzione per gli eventi storici (dalla guerra di trincea ai disastri diHiroshima eBabi-Yar, agli eccidi diGuernica,Marzabotto eSant'Anna di Stazzema) e sociali ("Maria Grazia Calandrone, che sa spaziare dalla cronaca della Thyssen all'epicedio classico":Valerio Magrelli sula Repubblica, 23 febbraio 2011) rappresenta una costante nell'opera poetica di Maria Grazia Calandrone, che alterna lo sguardo collettivo a quello privato, mantenendo in entrambi i casi il desiderio etico di pronunciarsi a nome di un "corale umano"[9].
AncheLa scimmia randagia, sebbene "interamente dedicato" alla nascita del figlio Arturo, è libro cosmogonico con il quale Maria Grazia Calandrone vince il Premio Pasolini Opera Prima[10]. Il medesimo intento "corale" si riscontra inCome per mezzo di una briglia ardente, variazione sul tema della "tremenda semplicità della morte" (materna) e neLa macchina responsabile, testo dove l'autrice si interroga sulla responsabilità individuale nelle stragi di massa, ovvero sulla natura e sulla distribuzione del male e sulla scelta che ogni essere umano è quotidianamente necessitato a compiere.
Nel 2010 pubblicaSulla bocca di tutti, opera vincitrice delPremio Napoli[11]. In un articolo pubblicato suIl Venerdì di Repubblica, Enzo Golino rintraccia in essa la “forza simbolica dell'elemento primordiale che unisce l'amore e il dolore più estremi”. Il volume esamina il punto di non-ritorno dell'Occidente, universalmente assunto nell'emblema delcrollo delle Torri Gemelle, ancora a contrasto con la privata e gioiosa rifondazione del mondo avvenuta con la nascita della figlia Anna. Segue, sempre nel 2010,Atto di vita nascente, rielaborazione memoriale dell'amore nascente.
Il primo romanzo di Calandrone viene pubblicato nel 2011 per Luca Sossella:L'infinito mélo, una prosa onirico-visionaria che segue inconsciamente le tappe delViaggio del sole notturno, testo iniziatico egizio, accompagnata daVivavox, cd di sue letture dei propri testi, tra i quali compareAlla compassione di tutti[12], cronaca del suicidio della madre naturale, Lucia Galante. La tragica decisione della madre viene impiegata dall'autrice per dimostrare come pregiudizi e tabù possano arrivare a condannare a morte un'innocente. Senza rabbia e con lucidità estrema, Maria Grazia Calandrone interpreta il suicidio della propria madre come un omicidio sociale.
Nella quarta sezione deLa vita chiara, dedicata all'Aria, la poetessa assume nelle proprie parole la lezione di levità diFryderyk Chopin ("nulla sia noto di noi che il sorriso") e il duro compito della sublimazione amorosa diTeresa d'Avila. Una seconda prosa,Salvare Caino, sul tema del superamento del trauma da narcisismo nella relazione d'amore, accostata a un dipinto diAntonio López García, verrà pubblicata nel 2014 daDonzelli Editore nell'antologia di racconti figurativiNell'occhio di chi guarda.
Il progresso interiore, e dunque poetico, verso l'inno di gioia, continua conSerie fossile (rosa delPremio Viareggio[13] e premi Tassoni e Marazza), opera nella quale Maria Grazia Calandrone canta a voce spiegata l'amore assoluto, che diventa esperienza di “amore dirompente” e anticonvenzionale “per il creato”, condotta con toni lirici ed elegiaci, ma anche scientifici e farseschi – come osservaAldo Nove nella sua recensione sul rotocalcoDonna Moderna, mentre Daniela Attanasio suil manifesto scrive che "Il corpo descritto viene evocato, in una sorta di adorante preghiera pagana, come esemplare primigenio della specie, figura che incarna la completezza della natura femminile".
SegueGli Scomparsi – storie daChi l'ha visto?, opera vincitrice delPremio Dessì, ispirata all’omonima trasmissione televisiva e interamente dedicata alle storie degli altri. «E proprio nella compassione (molte volte ribadita e nei contesti più differenti, quasi fosse una benigna ossessione), si svela una forte capacità di immedesimazione, mirabile ad esempio nella straziante suite sullo sterminio nei campi nazisti.» continua Nicola Bultrini suIl Tempo a proposito deIl bene morale, un libro dalla parte delle vittime, ma anche libro di gioia, sul gramsciano ottimismo della volontà. Nel 2019 Calandrone pubblica infattiGiardino della gioia, conArnoldo Mondadori Editore. Come scriveConcita De Gregorio sul settimanale «D» diRepubblica,Giardino della gioia, «è una cosa che fa stare bene ogni giorno».
"Immagina che vedremo" è la poesia che ha scritto nel 2020 per il libro "#COVID19" di Fausto D'Agostino eMario Pappagallo.
Segue poi un "dittico" in prosa intorno alla figura della madre: nel 2021 pubblica il romanzoSplendi come vita (Ponte alle Grazie) dedicato alla madre adottiva Consolazione, semifinalista alPremio Strega 2021; l'anno dopo pubblica l'ideale prequelDove non mi hai portata (Einaudi) dove ricostruisce tra realtà e romanzo la vita della madre naturale Lucia (originaria diPalata, e morta suicida nelTevere col compagno, dopo averla abbandonata nel parco diVilla Borghese)[14], finalista alPremio Strega 2023. Dal libro "Dove non mi hai portata" è tratto il podcast di Rai Radio 3 "Mia madre un caso di cronaca" 2023 con le musiche del compositoreFabrizio De Rossi Re.Il lavoro in prosa di Calandrone prosegue nel 2024 conMagnifico e tremendo stava l'amore (Einaudi), ricostruzione lirica di un omicidio divenuto un caso giudiziario destinato a fare giurisprudenza, il caso Cristallo.
Calandrone svolge da anni laboratori nelle scuole, nelle carceri e nei centri diurni, convinta che "fare poesia" sia "un'azione politica"[15].
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