È considerato il maggiore cineastaportoghese di tutti i tempi, nonché uno degli autori più significativi dellastoria del cinema mondiale.
Imposto all'attenzione della critica soltanto dopo la personale allaMostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 1976, «pressoché sconosciuto alle normali platee», si legge in un articolo del dicembre 1984.[1]
Terzo figlio di un industriale dipassamanerie, studiò inGalizia presso iGesuiti. A vent'anni cominciò a faresport e corse automobilistiche fino al1940, che gli diedero una certa notorietà. Neglianni trenta delXX secolo cominciò a girare documentari e il primo film. Refrattario alregime salazarista, neglianni quaranta e fino ai primicinquanta si occupò di viticoltura e dell'azienda del padre. Nel1955 va all'AGFA, inGermania, a studiare l'uso del colore. La scomparsa diSalazar dalla scena gli consente di tornare inPortogallo, dove ha inizio una nuova fioritura creativa.
Descritto come affascinante atletico e sportivo, «a tal punto che lo scultoreHenrique Moreira lo utilizza come modello per la statuaO atleta»[2] acquisita dalMuseo Nazionale Soares dos Reis e nota nell'ambiente calcistico del calcio portoghese.[3]
Il primo approccio al cinema avviene frequentando la scuola di recitazione diRino Lupo, «che lo scrittura come attore perFátima Milagrosa» del 1928.[2]
Manoel de Oliveira a 14 anni dal filmAniki Bóbó, vissuti silenziosamente nel dimenticatoio del Segretariato Nazionale dell'Informazionesalazariano e in una personale parentisi progettuale riguardanteAngelica, nel 1956 torna al documentario, il genere con cui aveva debuttato inDouro, lavoro fluviale, realizzandoIl pittore e la città. Viene proiettato in anteprima a Lisbona il 27 novembre del 1956 ed è il primo film portoghese a colori.[4]
Oliveira si è sposato con Maria Isabel Brandão de Meneses de Almeida Carvalhais (1918-2019), il 4 dicembre1940 aPorto.Avevano quattro figli:
Manuel Casimiro Brandão Carvalhais de Oliveira (nato nel 1941).
José Manuel Brandão Carvalhais de Oliveira (nato nel 1944).
Isabel Maria Brandão Carvalhais de Oliveira (nata nel 1947).
Adelaide Maria Brandão Carvalhais de Oliveira (nata nel 1948).
Avevano anche parecchi nipoti e bisnipoti, tra cui l'attoreRicardo Trêpa (figlio di Adelaide).
L'opera di Oliveira è strettamente collegata alla sua storia personale, a quella dell'umanità e della sua terra. Se il filmLa divina commedia, dedicato alla memoria del nipotino David, diventa una ricerca di risposte alla tragedia individuale attraverso la parodia,[7] il finale deLa valle del peccato possiamo ritrovarlo in suoi scritti: «Estinzione (...) è il nostro entrare in quel grande spirito, in quell'immenso oceano dove tutti finiremo per sfociare».[8]
Presentato comecineamatore daGeorges Sadoul a metà degli anni sessanta del novecento gli viene riconosciuto di «aver portato nel cinema portoghese una passione e sensibilità»[9] tali da dare fin dalle primissime opere notevoli frutti. Accreditato universalmente e «senza dubbio il più importante autore del cinema portoghese» ne vengono messi in luce grossi problemi con la censura e con la produzione ufficiale durante il regime dittatoriale di Salazar.[10] È stato scritto che durante tale epoca «l'arte, come la società, è stata anestetizzata da un eterno presente, in cui le radici del passato erano flebili, e gli sbocchi futuri assenti».[11] Oliveira con il filmLe Souleir de satin, che rappresenta «l'espressione più radicale» sul cinema delle origini, inizia «una riflessione sull'archeologia dello sguardo cinematografico (...) che, a dispetto del suo carattere naïf e anacronistico»,[12] si accorda con una certa cultura cinematografica contemporanea all'opera stessa.[13]
Le immagini cinematografiche di Manoel de Oliveira tendono a rivelare la finzione attraverso lo sconfinamento nel teatro e il rapporto tra i due linguaggi non è «mai visto in termini di conflitto e di negazione. Spesso il teatro e il cinema sono uno il prolungamento dell'altro, convivono all'interno della stessa dimensione creativa, (...) legati da un comune denominatore: la vita».[14] In effetti la specificità propria del cinema, che si è costituita negli anni 1910 - 1920 separandosi dalle convenzioni teatrali, ha fatto si che ciò che delimita il cinema è il teatro. Queste specificità sono tuttavia più tecniche che estetiche, ma i limiti sono fissati perché un film che li superi perderebbe il proprio linguaggio specifico[15], linguaggio che pur registrando apparentemente la realtà, non appena questa viene proiettata, «non si tratterà più di realtà, bensì di un fantasma».[16]
La fama di Manoel de Oliveira si manifestò pienamente dopo i sessanta anni. «A 60 anni, la maggior parte dei grandi nomi nella storia del cinema (Welles,Griffith,Ėjzenštejn,Ozu,Mizoguchi,Stroheim,Lubitsch,Ophuls, etc.) avevano già concluso la loro opera e anche quelli che la continuarono nella "grande età" (Ford,Lang,Hitchcock,Hawks,Renoir,Dreyer,King,Vidor,Cukor,Fellini,Dovjenko) la diradarono considerevolmente».[17] Le tematiche che il regista affronta non risentono del proprio invecchiamento, e in ciò un collegamento va fatto conLuis Buñuel, che dirige il suo ultimo film,Quell'oscuro oggetto del desiderio, ben oltre i sessant'anni. L'arco della vita di Oliveira si identifica con le sue tematiche. «L'opera di de Oliveira si sviluppa intorno a questi tre temi -paura, colpa, sesso - , inserendosi chiaramente nel solco di una delle principali fonti d'ispirazione dell'arte occidentale».[17]
LeCahiers du cinéma in occasione della versione restaurata diFrancisca, disponibile dal 12 luglio 2023, dedica una pagina al film ricordando che quando nel 1980 Oliveira gira questa sua opera, il suo sesto lungometraggio, ha 72 anni, e infatti il film appare come un testamento macabro, si pensi ad esempio al dettaglio del cuore della donna conservato in un reliquiario di vetro, una certa visione lugubre che ritroveremo in seguito anche neI cannibali eLa divina commedia. La sofferenza e la sottomissione di Francisca, interpretata Teresa Menezes, che lavorerà ancora con Oliveira neI cannibali eNo, la folle gloria del comando prima di eclissarsi dagli schermi cinematografici, sarà riscattata dal personaggio di Emma, ispirata aMadame Bovary e interpretata dall'attrice feticcio del maestro portoghese,Leonor Silveira, inLa valle del peccato. Emma muore non per essersi sottomessa ad un uomo dominatore, ma per aver voluto la propria emancipazione.[18]
Lo stile alto di Oliveira che si nutre di parole e immagini in accordo con la storia letteraria ed artistica del Portogallo è stato subito evidenziato dagli studiosi del regista.
«Uno stileieratico, raggelato nella distanziazione secondo una dimensione estetica del tutto inusuale che richiede allo spettatore di lasciarsi assorbire pazientemente e con intelletto nell'incanto della rappresentazione, (...)».[1]
Gianni Volpi ha scritto che dopo il filmPassato e presente del 1971, che segnava il ritorno alla regia dell'anziano cineasta che sovrastò gli anni delle dittature di Salazar eCaetano, «Oliveira ha dato vita a un'opera che filtra un corpus ricchissimo di materiali colti con la purezza e la modernità di un cinema che si interroga sulla "rappresentazione" e ritorna alle proprie origini».[19]
^ Manoel de Oliveira,Fiumi della terra, fiumi del nostro villaggio, inAniello Angelo Avella, Parola Immagine Utopia. Scritti in onore di Manoel de Oliveira, L'Aquila Roma, Japadre, 2002, pp. 21-23.
^ Alfonso Canziani (a cura di),Cinema di tutto il mondo, Milano, Oscar Studio Mondadori, 1978.
^ Stefano De Rosa (a cura di),Modernismo in Portogallo (1910 - 1940). Arte e società nel tempo diFernando Pessoa, Firenze, Leo S. Olschki, 1997, p. 66.
^ Federico Pierotti,Diorama lusitano. Il cinema portoghese come archeologia dello sguardo, Udine, Mimesis Edizioni, 2018, pp. 73-89.
^ Mariolina Diana,Manoel de Oliveira, Il Castoro Cinema, n. 201, Milano,Editrice Il Castoro, 2001, p. 53.
^(FR) Alice Letoulat,L'expérience de la limite cinématoghraphique. À partir du "Soulier de satin" de Manoel de Oliveira (1985), inHistoire de l'Art, n. 89, Paris, Association des professeurs d'archéologie et d'histoire de l'art des universités Apahau, 2022 / 1, pp. 175-185.
^ Francesco Saverio Nisio,Manoel de Oliveira. Cinema, parola, politica, Recco (GE), Le Mani, 2010, pp. 165-176.
^abJoão Bérnard da Costa,Manoel de Oliveira: La magia del cinema, sta inParola Immagine Utopia. Scritti in onore di Manoel de Oliveira di Aniello Angelo Avella, Japadre, L'Aquila e Roma, 2002, pp. 25 - 49,ISBN 88-7006-397-6
^(FR) Hervé Aubron,Francisca de Manoel de Oliveira (1981). Le retour de morts-vivants, inCahiers du cinema, n. 800, Paris, Juillet-Août 2023, p. 98.
^ Gianni Volpi,I mille film. Guida alla formazione di una cineteca, Milano, Baldini&Castoldi, marzo 2017, p. 817.