Lamagnitudine apparente (m) di un corpo celeste è una misura della sualuminosità rilevabile da un punto di osservazione, di solito laTerra. Il valore della magnitudine è corretto in modo da ottenere la luminosità che l'oggetto avrebbe se la Terra fosse priva diatmosfera. Maggiore è la luminosità dell'oggetto celeste, minore è la sua magnitudine. La magnitudine, misurata mediantefotometria, generalmente viene rilevata nellospettro visibile all'uomo (vmag), ma a volte possono essere utilizzate altre regioni dellospettro elettromagnetico, come labanda J nel vicinoinfrarosso.Sirio è la stella più luminosa del cielo notturno nello spettro visibile, ma nella banda J la stella più luminosa risultaBetelgeuse. Poiché ad esempio un oggetto estremamente luminoso può apparire molto debole se si trova a una grande distanza, questa misura non indica la luminosità intrinseca dell'oggetto celeste, che viene invece espressa con il concetto dimagnitudine assoluta.
Numero di stelle più luminose della magnitudine apparente[2]
Sì
−1,0
250%
1
0,0
100%
4
1,0
40%
15
2,0
16%
48
3,0
6,3%
171
4,0
2,5%
513
5,0
1,0%
1 602
6,0
0,40%
4 800
Solo cieli particolarmente bui
7,0
0,16%
14 000
8,0
0,063%
42 000
No
9,0
0,025%
121 000
10,0
0,010%
340 000
La scala con cui sono misurate le magnitudini affonda le sue radici nella praticaellenistica di dividere le stelle visibili a occhio nudo in seimagnitudini. Le stelle più luminose erano dette di prima magnitudine (m = +1), quelle brillanti la metà di queste erano di seconda magnitudine, e così via fino alla sesta magnitudine (m = +6), al limite della visione umana aocchio nudo (senza untelescopio o altri aiuti ottici). Questo metodo puramente empirico di indicare la luminosità delle stelle fu reso popolare daTolomeo nel suoAlmagesto, e si pensa che sia stato inventato daIpparco. Il sistema prendeva in considerazione solo le stelle, e non considerava laLuna, ilSole o altri oggetti celesti non stellari.[3]
Nel1856,Pogson formalizzò il sistema definendo una stella di prima magnitudine come una stella che fosse 100 volte più luminosa di una stella di sesta magnitudine. Perciò, una stella di prima magnitudine si trova a essere 2,512 volte più luminosa di una stella di seconda, come si deduce dal seguente calcolo:
La radice quinta di 100 (2,512) è conosciuta comerapporto di Pogson.[4] La scala di Pogson fu fissata in origine assegnando allastella Polare una magnitudine di 2. Gli astronomi hanno in seguito scoperto che la Polare è leggermente variabile, pertanto viene usata come riferimento la stellaVega. Si è deciso di adottare unascala logaritmica perché nelXIX secolo si credeva che l'occhio umano non fosse sensibile alle differenze di luminosità in modo direttamente proporzionale alla quantità dienergia ricevuta, ma su scala logaritmica. In seguito si scoprì che ciò è solo approssimativamente corretto, ma la scala logaritmica delle magnitudini rimase ugualmente in uso.[5]
Il sistema moderno non è più limitato a sei magnitudini. Oggetti molto luminosi hanno magnitudininegative. Per esempioSirio, la stella più brillante dellasfera celeste, ha una magnitudine apparente posta tra −1,44 e −1,46. La scala moderna include laLuna e ilSole. La prima, quando è piena, è di magnitudine −12, mentre il secondo raggiunge la magnitudine −26,8. IlTelescopio spaziale Hubble e ilTelescopio Keck hanno registrato stelle di magnitudine +30.
Poiché la quantità di luce ricevuta da un osservatore dipende dalle condizioni dell'atmosfera terrestre, il valore della magnitudine apparente viene corretto in modo da ottenere la luminosità che un oggetto avrebbe in assenza di atmosfera. Quanto più un oggetto è debole, tanto più elevata è la sua magnitudine.
La magnitudine apparente di un oggetto non è una misura della sua luminosità intrinseca: quanto un oggetto appaia luminoso dalla Terra dipende infatti, oltre che dalla sua luminosità assoluta, anche dalla sua distanza. Un oggetto molto distante può apparire molto debole, anche se la sua luminosità intrinseca è elevata. Una misura della luminosità intrinseca dell'oggetto è la suamagnitudine assoluta (M), che equivale alla magnitudine che l'oggetto avrebbe se si trovasse alla distanza di 10 parsec dalla Terra (~32,6anni luce). Per ipianeti e gli altri corpi delsistema solare la magnitudine assoluta equivale alla magnitudine apparente che il corpo avrebbe se si trovasse alla distanza di 1 UA sia dalSole che dalla Terra. La magnitudine assoluta del Sole è 4,83 nella banda V (giallo) e 5,48 nella banda B (blu).[6]
Poiché, la magnitudine apparentem nella bandax può essere definita come:
dove è il flusso astrofisico osservabile nella bandax e e sono rispettivamente la magnitudine e il flusso di un oggetto di riferimento, ad esempio la stella Vega. L'incremento di una magnitudine corrisponde a una diminuzione di un fattore di. Per le proprietà deilogaritmi una differenza di magnitudini di può essere convertita in un rapporto tra flussi mediante la seguente formula:
Si supponga di voler conoscere il rapporto fra la luminosità del Sole e quello dellaLuna piena. La magnitudine apparente media del Sole è -26,74, quella della Luna piena mediamente è -12,74.
Differenza di magnitudine:
Rapporto fra le luminosità:
Visto dalla Terra il Sole appare 400 000 volte più luminoso della Luna piena, nonostante il nostro Astro sia quasi 400 volte più lontano dal nostro pianeta rispetto alla distanza media della Luna, la quale ovviamente riflette in piccola parte la luce ricevuta.
Qualche volta può essere necessario sommare magnitudini, per esempio, per determinare la magnitudine combinata di una stella doppia, quando la magnitudine delle due componenti è conosciuta. Ciò può essere fatto utilizzando la seguente equazione:[7]
ove è la magnitudine combinata e e le magnitudini delle due componenti. Risolvendo l'equazione per si ottiene:
Si noti che vengono utilizzati i numeri negativi di ogni magnitudine perché luminosità maggiori equivalgono a magnitudini minori.
La natura logaritmica della scala è dovuta al fatto che ai tempi di Pogson si pensava che l'occhio umano avesse esso stesso una risposta logaritmica (si veda per esempio lalegge di Weber-Fechner). Tuttavia si è poi scoperto che l'occhio umano segue in realtàleggi di potenza, come quelle espresse dallalegge di Stevens.[9]
La misura della magnitudine viene complicata dal fatto che gli oggetti celesti non emettono radiazione monocromatica, bensì distribuita su un proprio caratteristicospettro. Per questo è importante sapere in quale regione di tale spettro stiamo osservando. A tal fine è utilizzato ilsistema fotometrico UBV nel quale la magnitudine viene misurata a tre differentilunghezze d'onda: U (centrata attorno a 350nm, nell'ultravioletto vicino), B (circa 435 nm, nel blu) e V (circa 555 nm, nel mezzo dell'intervallo di sensibilità dell'occhio umano). La banda V è stata scelta perché fornisce magnitudini molto simili a quelle viste dall'occhio umano, e quando un valore di magnitudine apparente è fornito senza altre spiegazioni, si tratta in genere di una magnitudine V, chiamata anchemagnitudine visuale[10].
Tuttavia le stelle più fredde, come legiganti rosse e lenane rosse, emettono poca energia nelle parti blu ed UV del loro spettro, e la loro luminosità viene spesso sotto-stimata nella scala UBV. In effetti, alcune stelle ditipo L eT avrebbero una magnitudine UBV superiore a 100 perché emettono pochissima luce visibile, ma sono molto più luminose nell'infrarosso. L'originario sistema UBV è stato quindi integrato con due nuovi "colori", R ed I, centrati rispettivamente a 797 e 1220 nm (sistema diJohnson-Morgan-Cousins[11]).
Una volta scelta la banda su cui osservare, bisogna anche ricordare che ogni rivelatore utilizzato per raccogliere la radiazione (pellicole, sensoriCCD,fotomoltiplicatori..) ha una diversa efficienza al variare della frequenza del fotone incidente: dovremo quindi tenere conto anche di queste caratteristichecurve di risposta quando vogliamo risalire alla luminosità di un oggetto osservato. Lepellicole fotografiche utilizzate all'inizio delXX secolo erano molto sensibili alla luce blu e, di conseguenza, nelle fotografie prese a quell'epoca lasupergigante bluRigel appare molto più luminosa dellasupergigante rossaBetelgeuse di quanto non appaia ad occhio nudo. Di conseguenza le magnitudini ottenute a partire da queste fotografie, conosciute comemagnitudini fotografiche, sono considerate obsolete.[12]
Nella pratica il passaggio dalle magnitudinistrumentali a quantità di effettivo significato astrofisico avviene attraverso il confronto con opportunestelle standard, oggetti scelti come riferimento di cui si conosce la luminosità e la distribuzione spettrale.
Tavola delle magnitudini di alcuni oggetti celesti notevoli
Luminosità del più debole corpo celeste visibile di giorno a occhio nudo quando il Sole è alto nel cielo
−3,99
Picco di luminosità diε Canis Majoris, verificatosi 4,7 milioni di anni fa. Si tratta dellastella più luminosa degli ultimi cinque e dei prossimi cinque milioni di anni[21]
Picco di luminosità delgamma ray burstGRB 080319B osservato dalla Terra il 19 marzo 2008 dalla distanza di 7,5 miliardi dianni luce (si tratta del più lontano oggetto visibile a occhio nudo finora registrato)
Limite approssimativo medio delle stelle visibili adocchio nudo in condizione di cielo ottimali. Circa 9 500 oggetti hanno luminosità inferiore o uguale a 6,5[2]
Lagalassia di Bode (Messier 81), un oggetto che si pone ai limiti dellascala del cielo buio di Bortle e quindi della visibilità a occhio nudo nelle condizioni di cielo più scuro verificabili sulla Terra[35]
da 7 a 8
Limiti estremi della visibilità a occhio nudo nelle condizioni di cielo più scuro verificabili sulla Terra (classe 1 della scala del cielo buio di Bortle)[36]
Magnitudine stimata nelvisibile diLBV 1806-20, una luminosaipergigante blu, distante 38 000 anni luce dal Sole, che appare estremamente debole a causa dellaestinzione
Alcune delle magnitudini riportate sopra sono solo approssimative. La sensibilità di un telescopio dipende dal tempo di osservazione, dallalunghezza d'onda e da interferenze atmosferiche come loscattering o l'airglow.
^ John Huchra,Astronomical Magnitude Systems, sucfa.harvard.edu, Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.URL consultato il 18 luglio 2017(archiviato il 21 luglio 2018).
^ Dr. David R. Williams,Sun Fact Sheet, sunssdc.gsfc.nasa.gov,NASA (National Space Science Data Center), 1º settembre 2004.URL consultato il 22 febbraio 2013.
^ Ian S. McLean,Electronic imaging in astronomy: detectors and instrumentation, Berlin, Heidelberg, New York, Springer, 2008, p. 529,ISBN3-540-76582-4.
^ Dr. David R. Williams,Moon Fact Sheet, sunssdc.gsfc.nasa.gov, NASA (National Space Science Data Center), 2 febbraio 2010.URL consultato il 22 febbraio 2013.
^HORIZONS Web-Interface for Venus (Major Body=299), sussd.jpl.nasa.gov, JPL Horizons On-Line Ephemeris System, 27 febbraio 2006 (Geophysical data).URL consultato il 24 febbraio 2013. (Utilizzando il tool di JPL Horizons si può verificare che l'8 dicembre 2013 Venere avrà una magnitudine di -4,89)
^ Jocelyn Tomkin,Once and Future Celestial Kings, inSky and Telescope, vol. 95, n. 4, 1998, p. 59.URL consultato il 24 febbraio 2013.
^abcPlanetary Satellite Physical Parameters, sussd.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory (Solar System Dynamics), 17 febbraio 2012.URL consultato il 26 febbraio 2013.
^AstDys (10) Hygiea Ephemerides, suhamilton.dm.unipi.it, Department of Mathematics, University of Pisa, Italy.URL consultato il 26 febbraio 2013.
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^ Scott S. Sheppard,Saturn's Known Satellites, sudtm.ciw.edu, Carnegie Institution (Department of Terrestrial Magnetism).URL consultato il 28 febbraio 2013.
^La differenza di magnitudine sarebbe: 2,512*log10[(5000/5)^2 X (4999/4)^2] ≈ 30,6, sicché Giove sarebbe 30,6 magnitudini meno luminoso