Lamacchina per scrivere[1][2] (omacchina da scrivere[3][4][5]) è uno strumento dotato ditastiera collegata a vari dispositivi meccanici, elettrici e/o elettronici, che permettono di ottenere su un supporto, generalmente un foglio dicarta, l'impressione dicaratteri (lettere, numeri, segni ortografici, segni di punteggiatura, simboli vari) simili a quelli dellastampatipografica.
Nata sul finire delXIX secolo, è stata uno dei primi dispositivi di largo utilizzo per la rapida redazione di documenti in formati standardizzati. Questo strumento rivoluzionario ha cambiato il modo di scrivere di molte persone, accorciando il tempo di produzione di un articolo o di una rivista. Il suo utilizzo fece nascere una nuova professione, ladattilografia, inizialmente riservata alle donne.
Fu un elemento rivoluzionario al tempo, permettendo a chi ne facesse uso di scrivere molte più cose impiegando molto meno tempo rispetto alla tradizionale scrittura a mano o stampa. Quest'ultima richiedeva infatti macchinari grandi, complessi ed estremamente scomodi, mentre la macchina da scrivere occupava e occupa tuttora non più di un quarto di metri quadro di spazio.
Sono diversi gli inventori ai quali la macchina per scrivere viene attribuita, spesso di diversa nazionalità, ma sicuramente è inequivocabile associare il precursore della macchina da scrivere, "il tacheografo", all'inventorecilavegnesePietro Conti. Questo primo esempio di "macchina per scrivere" sarà poi il modello al qualeGiuseppe Ravizza farà riferimento per la realizzazione del suo prototipo, ilcembalo scrivano.
In Italia si ha notizia di una macchina per scrivere funzionante nei primi anni del XIX secolo[6].
Nel 1802 aFivizzano (MS) il conte Agostino Fantoni (nipote diGiovanni Fantoni Labindo) inventò "una preziosa stamperia" e cioè una macchina per scrivere, che fu la prima o una delle prime (al mondo) a stampare in modo simile a quanto fa una moderna macchina per scrivere."Ingegnosissima invenzione con cui si è reso caro e memorabile all'Umanità" (dalla lettera di Baldassare Vetri in Pisa 29/5/1802). Alcune di queste lettere che sembrano scritte veramente da una moderna macchina per scrivere si possono vedere e consultare presso l'Archivio di Stato diReggio Emilia. Le lettere sono impresse con un inchiostro tipocarta carbone; quindi anche in questo esiste un primato: l'uso della prima carta carbone. Quello che è singolare è che il conte fivizzanese Agostino Fantoni inventò la macchina per la sorella Carolina diventata cieca (anche Pietro Conti, nel 1823, reclamava il suo strumento utile ai ciechi).
Targa che commemora l'invenzione della macchina da scrivere, pressoFivizzano
AncheGiuseppe Ravizza, al quale viene comunemente attribuita codesta invenzione, nel 1846, e cioè più di quaranta anni dopo, propagandava la propria invenzione di questa macchina, brevettata comecembalo scrivano, per motivi umanitari, cioè per far scrivere i ciechi.
Per comprendere chi sia l'inventore della macchina per scrivere è necessario, per quanto possibile, affidarsi ai documenti che sono giunti a noi: a favore del Ravizza c'è il brevetto registrato, mentre a favore del Fantoni, oltre alle lettere, non c'è nessuna testimonianza, poiché la macchina (preziosa stamperia) fu distrutta, ritenendola cosa inutile, dagli eredi diPellegrino Turri, l'ingegnere amico che l'aveva perfezionata.[7]
La Sholes and Glidden come prodotta dalla E. Remington and Sons
Lamacchina da scrivere Sholes and Glidden (conosciuta anche comeRemington No. 1) è stata la prima macchina per scrivere di successo commerciale: nel 1865Philo Remington trasformò insocietà per azioni laE. Remington and Sons, fabbrica d'armi, e volle diversificare la sua produzione. L'inventore statunitenseChristopher Sholes, con l'aiuto dello stampatoreSamuel W. Soule e del meccanico dilettanteCarlos S. Glidden, provò a progettare una macchina per scrivere a partire dal 1867. Soule abbandonò subito dopo il progetto e venne sostituito daJames Densmore, che comprò il brevetto e ne finanziò lo sviluppo. Dopo alcuni tentativi di produzione in serie falliti, la macchina venne rilevata nel 1873 dalla E. Remington and Sons e raggiunse la commercializzazione, dopo alcune rifiniture apportate dai nuovi proprietari, il 1º luglio 1874.
Smith Premier del 1889Manifesto della macchina per scrivereOlivetti M1
Macchina per scrivere di produzione tedesca, circa 1930
L'importanza deglistandard di posizionamento dei tasti (per esempio:QWERTY,QWERTZ,QZERTY,AZERTY,C'HWERTY), per dattilografare amemoria, ossia senza doversi sforzare spesso per distinguere i tasti, e in secondo luogo per facilitare l'alternarsiergonomico di mano destra e mano sinistra, è da allora sempre stata fondamentale, e tale rimane.
Nella maggior parte dei modelli meccanici ed elettromeccanici era presente una tastiera i cui tasti di scrittura premuti azionavano il corrispondentemartelletto in grado di trasferire l'inchiostro da un nastro alla superficie della carta. A questo seguiva immediatamente l'avanzamento di uno scatto del carrello sul quale stava il foglio di carta, che veniva così posizionato in modo corretto per la stampa del carattere successivo. Era inoltre comune l'utilizzo dellacarta carbone, che consentiva di ottenere più copie conformi all'originale con una sola operazione di battitura.
Gli accessori di uso più frequente erano la "gomma" (a forma di sottile dischetto, per rimuovere con precisione l'errore), e il "bianchetto" (per coprire gli errori, e, dopo una rapida asciugatura, poter battere il carattere opportuno). I modelli di fascia alta, generalmente elettrici, erano dotati di dispositivo correttore con un apposito nastro.
Nel 1961, l'americanaIBM sviluppò laSelectric, una macchina per scrivere elettromeccanica dotata di un unico elemento di scrittura a sfera in grado di offrire una velocità massima di battuta superiore alle contemporanee macchine a martelletti. Inoltre, la sfera si poteva rapidamente sostituire per cambiare ilfont. Olivetti adottò questa soluzione nel 1974 con laLexikon 82.
Risale invece al 1976 il lancio della prima macchina per scrivereelettronica al mondo, laOlivetti ET 101. La gran parte dei modelli adottava, ancora una volta, un unico elemento di scrittura, ma a margherita, mantenendo la possibilità di sostituirlo rapidamente per cambiare il carattere; tuttavia, sono stati realizzati anche modelli a stampa termica (Canon Typestar), ad aghi (Olivetti CWP-1) o a getto d'inchiostro (Olivetti serie JetWriter). Alcune macchine per scrivere elettroniche erano dotate di un piccolo display in grado di visualizzare gli ultimi caratteri digitati, permettendo la correzione di errori prima della stampa. I modelli più avanzati e costosi avevano lettori di floppy disk per memorizzare testi lunghi e a volte monitor LCD o CRT; in questo caso sono noti anche con il nome diword processor.
Si noti infine che i terminielettrica eelettronica, relativamente alle macchine per scrivere, sono spesso confusi e usati erroneamente. Una elettrica è concettualmente simile a una manuale: la logica di controllo della scrittura è gestita interamente per via meccanica, ed è presente un piccolomotore elettrico che ruota costantemente a macchina accesa che ha il solo compito di fornire la forza motrice tramite l'albero principale a tutti i meccanismi. Non vi è traccia di componenti elettroniche, poiché il motore, solitamente ainduzione, è alimentato direttamente alla tensione di rete. Una macchina per scrivere elettronica è invece simile a uncomputer molto semplificato ed è dotata come tale di unascheda madre che è il vero "cervello", dispositivi di input (tastiera elettronica) e di output (gruppo stampa) e unamemoria, per quanto piccola.
Basti pensare che la prima macchina per scrivere elettrica, la Cahill, venne prodotta nel 1900,[9] mentre le elettroniche comparvero appunto negli anni Settanta con la diffusione deicircuiti integrati.
^Entrambe le forme sono largamente attestate e legittimate dalla maggior parte delle fonti, anche se il costruttoda + infinito di scopo è deprecato da alcuni autori (oltre a essere un francesismo "machine à écrire").[1].