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Luigi Federico Menabrea

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Luigi Federico Menabrea
Luigi Federico Menabrea nel1880 circa

Ambasciatore d'Italia nel Regno Unito
Durata mandato10 marzo1876 –
24 dicembre1882
MonarcaVittorio Emanuele II
Umberto I
Capo del governoMarco Minghetti
Agostino Depretis
Benedetto Cairoli
PredecessoreCarlo Cadorna
SuccessoreCarlo Felice Nicolis

Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia
Durata mandato27 ottobre1867 –
14 dicembre1869
MonarcaVittorio Emanuele II
PredecessoreUrbano Rattazzi
SuccessoreGiovanni Lanza

Ministro degli affari esteri del Regno d'Italia
Durata mandato27 ottobre1867 –
14 dicembre1869
Capo del governoLuigi Federico Menabrea
PredecessorePompeo di Campello
SuccessoreEmilio Visconti Venosta

Ministro della Marina del Regno d'Italia
Durata mandato12 giugno1861 –
3 marzo1862
Capo del governoBettino Ricasoli
PredecessoreCamillo Benso, conte di Cavour
SuccessoreCarlo Pellion di Persano

Durata mandato22 gennaio1863, ad interim –
25 gennaio1863
Capo del governoLuigi Carlo Farini
PredecessoreGiovanni Ricci
SuccessoreOrazio Di Negro

Durata mandato27 ottobre1867, ad interim –
8 novembre1867
Capo del governoLuigi Federico Menabrea
PredecessoreFederico Pescetto
SuccessorePompeo Provana del Sabbione

Ministro dei lavori pubblici del Regno d'Italia
Durata mandato8 dicembre1862 –
24 marzo1863
Capo del governoLuigi Carlo Farini
PredecessoreAgostino Depretis

Durata mandato24 marzo1863 –
28 settembre1864
Capo del governoMarco Minghetti
SuccessoreStefano Jacini

Senatore del Regno di Sardegna e delRegno d'Italia
Durata mandato26 aprile 1860 –
25 maggio 1896
LegislaturadallaVII (nomina 29 febbraio 1860) alla XIX
Tipo nominaCategorie:3,18,20
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione di finanze (11 marzo 1861 - 21 maggio 1863; 4 dicembre 1865 - 14 agosto 1869; 22 dicembre 1870 - 21 febbraio 1876)
  • Membro della Commissione per l'esame del progetto di legge relativo ai provvedimenti per l'esercito (8 giugno 1870)
  • Membro della Commissione per l'esame del progetto di legge sull'ordinamento dell'esercito (22 dicembre 1870)
  • Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (4 maggio 1872 - 21 febbraio 1876)
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
Durata mandato8 maggio 1848 –
22 aprile 1859
LegislaturaI, II, III, IV, V, VI
CollegioVerrès (I)
Saint Jean de Maurienne (II-VI)
Incarichi parlamentari
I legislatura
  • Membro della Commissione per la biblioteca della Camera (27 dicembre 1848 - 30 dicembre 1848)

IV legislatura

  • Membro della Commissione del bilancio (17 aprile 1850 - 21 novembre 1853)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDestra storica
Titolo di studioLaurea in ingegneria idraulica
Laurea in architettura civile
UniversitàUniversità degli Studi di Torino
ProfessioneMilitare di carriera (esercito)
Luigi Federico Menabrea
NascitaChambéry, 4 settembre1809
MorteSaint-Cassin, 25 maggio1896
Etniaitaliana
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoRegno di Sardegna
Regno d'Italia
Forza armataArmata Sarda
Regio Esercito
CorpoGenio
Anni di servizio1832 - 1892
GradoTenente generale
Guerre
BattaglieAssedio di Gaeta
Studi militariAccademia militare di Torino
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Manuale

Luigi Federico,I conte Menabrea, I marchese di Valdora (Chambéry,4 settembre1809Saint-Cassin,25 maggio1896), è stato unnobile,ingegnere,generale,politico ediplomaticoitaliano.

È stato anche socio dell'Accademia delle Scienze di Torino e dell'Accademia Nazionale dei Lincei.[1] Viene ricordato anche per il Teorema di Menabrea, uno dei teoremi fondamentali della Scienza delle Costruzioni che dimostra come la distribuzione delle tensioni interne e delle reazioni di vincolo di un corpo elastico in equilibrio è quella che rende il lavoro di deformazione minimo, compatibilmente con le forze esterne date.[1] Come riconoscimento l'asteroide1997 VA4 è stato denominato27988 Menabrea.

Biografia

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Infanzia ed educazione

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Figlio dell'avvocato Ottavio Antonio Menabrea, discendente di un'abbiente famiglia di proprietari terrieri diValtournenche, e di sua moglie Margherita Pillet, Luigi Federico Menabrea nacque il 4 settembre1809 aChambéry, inSavoia, all'epoca sotto la dominazione napoleonica. Nel1817, durante il clima dellaRestaurazione seguito al ritorno della dinastia sabauda sul trono sardo, Luigi Federico iniziò la sua educazione nel collegio deiGesuiti locale, sotto la guida dell'abateRendu, futuro vescovo diAnnecy, e del dotto Raymond. Appassionato di materie scientifiche, nell'ottobre del1828 si trasferì aTorino, dove si laureò in ingegneria idraulica il 30 giugno1832, e in architettura civile il 17 gennaio1833, avendo come professori scienziati e accademici del calibro diGiovanni Plana eGiorgio Bidone. Divenuto ingegnere e nominato il 26 marzo1833motu proprio da reCarlo Alberto di Savoia luogotenente nello stato maggiore del Genio militare, sostituìCavour nei lavori di fortificazione del forte diBard, mentre nel1835 divenne professore di meccanica e costruzioni presso l'Accademia militare.

Attività scientifica

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Nel1840 si svolse a Torino, pressol'Accademia delle Scienze, il secondo Congresso degli scienziati italiani, invitati dal reCarlo Alberto di Savoia. Al congresso partecipò ancheCharles Babbage, invitato dal matematico e astronomoGiovanni Plana a presentare il suo progetto dimacchina analitica.[2] A Torino Babbage presentò per la prima volta a un pubblico scientifico le sue idee ed ebbe modo di mostrare vari disegni del suo ambizioso e complesso progetto. La presentazione appassionò gli scienziati italiani e proseguì in seminari ristretti. Particolarmente interessati a questi seminari, nei quali per la prima volta si discusse di concatenamento delle operazioni, potremmo dire di programmazione, furono il fisicoMossotti e Luigi Menabrea.

Questi si dedicò successivamente a una descrizione del progetto di Babbage che pubblicò in francese nel1842 presso la "Bibliothèque Universelle de Genève", in quello che può essere considerato il primo lavoro scientifico nella disciplina dell'informatica: "Notions sur la machine analytique de Charles Babbage". Il testo qualche mese dopo venne ripreso per essere tradotto in inglese e notevolmente ampliato daAda Lovelace, valente collaboratrice di Babbage[3]. Nel1846 divenne professore di Scienza delle Costruzioni all'Università degli Studi di Torino, cattedra che ricoprì fino al 1860.

Nonostante i suoi gravosi impegni militari e politici, Menabrea continuò a condurre per tutta la vita una notevole attività scientifica. Fu il primo scienziato a dare una prima formulazione dell'analisi strutturale basata sul principio di lavoro virtuale, divenendo di fatto un precursore nell'introduzione di principi energetici nella meccanica dei continui. Inoltre formulò il principio ora noto come teorema del minimo lavoro, pubblicandone nel1870, insieme aJoseph Bertrand, la prima precisa dimostrazione. Studiato in meccanica applicata alla teoria dei sistemi elastici, questo principio afferma che: "fra tutti i sistemi di forze esterne, il solo che è il grado di esistere è quello che corrisponde al potenziale elastico minimo".

Matrimonio

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Il 5 luglio1846 Luigi Federico Menabrea si sposò aTorino con la nobildonna Carlotta Richetta dei conti di Valgoria, la quale gli diede i figli: Carlo Luigi e Ottavio.

Carriera militare

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Allo scoppio dellaprima guerra d'indipendenza italiana fu inviato nei ducati del centro-Italia aParma,Piacenza,Modena eReggio Emilia. Dal 25 marzo al 20 luglio1848 si fece promotore negli ex Ducati del sostegno sardo contro le mire egemoniche austriache e le tendenze centrifughe rispetto alla costituzione di un regno dell'Alta Italia. Nominato commissario regio presso le truppe pontificie del generaleGiovanni Durando, riuscì a mobilitare dalle terre emiliane un contingente costituito da 2200 regolari e 1000 volontari.[4]

Il 22 aprile1859, alla vigilia dellaseconda guerra d'indipendenza italiana, venne promosso al grado di maggiore generale. Comandante superiore del genio, dal 20 al 30 aprile 1859 progettò e coordinò i lavori di fortificazione lungo laDora Baltea al fine di impedire l'avanzata delle truppe austriache versoTorino e favorire, nel contempo, il congiungimento dell'esercito francese con quello sardo[4]. Successivamente partecipò come Tenente generale del Corpo del Genio alla campagna diLombardia (1859) e all'assedio della fortezza di Gaeta (1860). Il 3 ottobre1860 ricevette l'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

Partecipò anche allaterza guerra di indipendenza in veste di comandante supremo del genio contribuendo alla fortificazione della linea sulMincio. Consegnò poi al re l'antica Corona Ferrea Lombarda insieme con i risultati del plebiscito delle popolazioni venete. Intimo oramai di Vittorio Emanuele II, il 2 gennaio1867 ebbe la nomina di primo aiutante di campo del re, ruolo che contribuì a renderlo partecipe della politica personale condotta dal sovrano.

Attività politica

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Nel1848 venne elettodeputato, carica che mantenne per seilegislature (nella prima fu eletto nel collegio diVerrès, in quelle successive nel collegio diSan Giovanni di Moriana), fino al 1860, quando (il 29 febbraio) venne nominatosenatore del Regno d'Italia, carica che durava a vita, e che quindi mantenne per ben 36 anni (record battuto solo daGiulio Andreotti). Votò per la cessione della Savoia alla Francia optando quindi per la nazionalità italiana.

Ministro nei governi Ricasoli, Farini e Minghetti

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FuMinistro della Marina nelGoverno Ricasoli I (1861-1862) eMinistro dei lavori pubblici in quelliFarini eMinghetti I (1862-1864). Come Ministro della Marina si impegnò nei difficili compiti di sciogliere e amalgamare la flotta da guerra dellamarina napoletana conquella sarda, migliorare la condizione dei porti militari e realizzare l'arsenale diLa Spezia. Nel ruolo di Ministro dei lavori pubblici detenuto fino alla fine del 1864, nonostante le disastrose finanze pubbliche, inaugurò un grande progetto infrastrutturale realizzatosi con la creazione di una base navale militare aBrindisi e la messa in opera di 2000 km di ferrovie. Fu inoltre durante il suo dicastero che si realizzò la prima serie di francobolli dellePoste italiane.

Alla caduta delsecondo ministero Ricasoli nel marzo del 1867, il re avrebbe voluto affidargli l'incarico di procedere alla formazione di un nuovo governo, ma l'improvvisa morte del figlio Ottavio, avvenuta il 5 aprile, indusse Menabrea a declinare il compito, e il governo fu costituito daUrbano Rattazzi.[4]

Prima della Battaglia di Mentana e sotto la minaccia di uno scontro con laFrancia, il 27 ottobre 1867,Vittorio Emanuele II, dopo il fallimento diEnrico Cialdini, chiese a Menabrea di formare un governo che rimase in carica fino al 14 dicembre1869, a capo di tre gabinetti consecutivi. Fu in questa posizione che si trovò a contrastare i tentativi diGiuseppe Garibaldi di sottrarreRoma alPapato.

Capo del governo

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Nato nel giro di poche ore in un momento di estrema crisi, il primo ministero Menabrea segnò una rottura tra la prassi parlamentare di supremazia della Camera, consolidata da Cavour, e la norma costituzionale ripristinata dal monarca. Nel clima pesante provocato dall'arresto diGaribaldi, Menabrea, che aveva mantenuto per sé i dicasteri dellaMarina e degliAffari Esteri, venne tacciato di essere a capo di un governo di corte dalla natura extraparlamentare, i cui membri professavano un culto quasi fanatico della monarchia. Costituito esclusivamente da senatori, alti funzionari e notabili, il governo, presentatosi alla Camera alla fine 1867, fortemente sbilanciato a destra, fu violentemente attaccato dalle forze democratiche e fu di brevissima durata, cadendo (primo caso in assoluto) per la sfiducia parlamentare sancita su un ordine del giorno rigettato per due soli voti.

Nonostante le dimissioni e l'impopolarità, il re incaricò Menabrea di formare il nuovo governo che, sebbene più moderato della precedente compagine, per l'alleanza dellaDestra storica con il cosiddetto «terzo partito» diAntonio Mordini eAngelo Bargoni, prese forma il 5 gennaio1868 pur mancando l'appoggio dei grandi statisti piemontesi comeQuintino Sella eGiovanni Lanza. Formato quasi esclusivamente da ministri settentrionali, il governo si attirò inoltre le aspre critiche dei latifondisti e dei radicali del Mezzogiorno. Nell'ambito della compagine ministeriale, alla fine dell'annoCarlo Cadorna fu costretto a dimettersi dalMinistero dell'interno per la bocciatura del suo progetto di decentramento amministrativo e così come la riattivazione dell'imposta di ricchezza mobile. In fatto di politica estera poi, Menabrea non riuscì a condurre in porto la triplice alleanza conFrancia eAustria, accordo che avrebbe portato alla soluzione «morale» dellaquestione romana come lui auspicava.

I governi Menabrea sono ricordati anche per l'azione portata avanti dall'alloraMinistro delle finanzeLuigi Guglielmo Cambray-Digny (confermato in tutti e tre i gabinetti presieduti da Menabrea) nel cercare di raggiungere il pareggio di bilancio, compito questo enorme poiché il bilancio dello Stato, dopo le spese sostenute per laTerza Guerra d'Indipendenza del1866, era in un deficit pauroso, tanto che il governo precedente aveva introdotto ilcorso forzoso per farvi fronte. Menabrea fece approvare un'imposta grave e impopolare come latassa sul macinato, ovvero l'imposta sulla macinazione dei cereali, che si pagava direttamente almugnaio in base alla tipologia di cereali macinati. La tassa gravò soprattutto sui ceti più bassi della popolazione, la cui alimentazione di base era quasi completamente cerealicola, fatto che provocò numerose dimostrazioni popolari inEmilia eRomagna, presto sedate dall'esercito a costo di 250 morti e 1000 feriti a seguito del conferimento da parte del Senato di poteri straordinari al generaleRaffaele Cadorna. Altra misura atta al risanamento dei conti pubblici fu la privatizzazione della regia dei tabacchi, che il ministro delle finanze diede in appalto ad un gruppo di capitalisti privati, tra cui alcune banche straniere, che garantirono all'erario un gettito di 170 milioni di lire all'anno. Questa misura provocò poco dopo uno scandalo in cui pareva fossero coinvolte alcune personalità politiche dellaDestra, che avevano mercanteggiato il loro voto per favori personali, mentre dalle critiche non sfuggì nemmeno il re, che si diceva avesse ricavato sei milioni di lire.Questo provocò una crisi ministeriale che portò alla formazione delGoverno Menabrea II e al rafforzamento della politica di rigore economico portata a vanti dal ministro, che accelerò la vendita dei beni ecclesiastici, messi in liquidazione già nel1867, da cui vennero ricavati 162 milioni.[Qua c'è proprio un errore nella successione degli eventi riportati. Lo scandalo dei Tabacchi è successivo (1868-1869), quindi non si verifica questa relazione di causalità con il secondo mandato. Infatti, quello scandalo portò alla fine del terzo un ultimo mandato come capo del governo.] Il resto Cambray-Digny propose di cederlo ad una Società di Beni Demaniali, fondata quattro anni prima, in cambio di un anticipo di 300 milioni, e di aggiungere 100 milioni alla Banca Nazionale, cedendole i servizi della Tesoreria di Stato, ma il progetto ministeriale fu bocciato dalParlamento.

Il 16 settembre1868, in qualità di capo del governo italiano, scrisse all'ambasciatore italiano inArgentina Enrico della Croce di Dojola al fine di incaricarlo di sondare la disponibilità del governo argentino a concedere all'Italia terre «totalmente disabitate» nelle regioni deserte del sud dellaPatagonia allo scopo di deportarvi iribelli protagonisti del già scemantebrigantaggio postunitario nell'Italia meridionale, reputando egli necessario accrescere «il sano terrorismo diMinghetti». Menabrea specificava all'ambasciatore che il progetto mirava a rendere più efficace la repressione della delinquenza "col mezzo di stabilimenti penali in lontane contrade e colla deportazione dei rei". Aggiungeva inoltre che, "Limitata allo scopo poc'anzi accennato, l'occupazione territoriale non avrebbe in vista lo stabilimento di una vasta colonia destinata ad acquistare una vasta importanza politica", intendendo con ciò rassicurareBuenos Aires e gli altri stati sudamericani che l'Italia non intendeva avviare una politica coloniale inAmerica Latina. La Repubblica Argentina tuttavia, preoccupata da possibili pretese territoriali italiane, replicò negando la «vendita, l'ospitalità, l'affitto e il comodato»; l'allontanamento di Menabrea dal governo pochi mesi dopo fece comunque definitivamente naufragare il progetto.[5][6]

Nel novembre 1869 terminò il suo terzo e ultimo governo, nel contesto di un clima generale di discredito che era seguito dal primo grande scandalo di corruzione pubblica dello stato unitario, quello delmonopolio dei Tabacchi.[7]

Ultimi anni e morte

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Dopo una intensa attività politica, lasciati gli incarichi di governo, Menabrea, che nel1875 aveva ricevuto il titolo ereditario di marchese di Valdora per i servigi resi nellaseconda guerra d'indipendenza italiana, il 4 aprile1876 venne nominato dalGoverno Minghetti II ambasciatore aLondra, dove rimase sei anni, ricevendo stima e apprezzamento come militare e studioso. Successivamente, l'11 novembre1882 fu nominato ambasciatore italiano aParigi, città dove rimase per ben dieci anni, finché non ottenne il congedo per motivi d'età. Si ritirò dunque dalla vita pubblica solo nel1892, quattro anni prima della morte, avvenuta il 25 maggio1896 aSaint-Cassin, presso la natiaChambéry, ad 86 anni.

Onorificenze

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Onorificenze italiane

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Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria
— 4 novembre 1866
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— 6 ottobre 1866
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— 22 aprile 1868
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— 12 giugno1856[8]
Commendatore dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— 16 gennaio1860[8]
Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— 3 ottobre1860[8]
Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— 1º aprile1861[8]
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— 31 gennaio 1857
Medaglia d'Oro al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per essersi distinto durante l'assedio e presa di Capua del 2 novembre 1860.»
— 1º giugno1861[9]
Medaglia d'Argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Mauriziana per merito militare di 10 lustri
Medaglia commemorativa delle campagne delle Guerre d'Indipendenza (4 barrette) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere

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Cavaliere dell'Ordine dei Serafini (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria
— Stoccolma, 20 agosto 1873
Cavaliere dell'Ordine Imperiale di Sant'Alexander Nevsky (Impero di Russia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Grecia) - nastrino per uniforme ordinaria
— Atene, 16 dicembre 1867
Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria
— Bruxelles, 26 novembre 1865
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Dannebrog (Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria
— 20 ottobre 1865
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale di Santo Stefano d'Ungheria (Impero austro-ungarico) - nastrino per uniforme ordinaria
— 16 aprile 1875
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Imperiale di Leopoldo (Impero austro-ungarico) - nastrino per uniforme ordinaria
— 1º gennaio 1867
Cavaliere di Gran Croce della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
— Parigi, 4 maggio 1892
Gran Croce dell'Ordine della Torre e della Spada (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria
— Lisbona, 8 agosto 1867
Commendatore di I Classe dell'Ordine Civile di Sassonia (Regno di Sassonia) - nastrino per uniforme ordinaria
— 25 aprile 1850
Cavaliere Gran Commendatore dell'Ordine Nichan Iftikar (Tunisia) - nastrino per uniforme ordinaria
— 27 maggio 1867
Commendatore dell'Ordine di San Giuseppe (Granducato di Toscana) - nastrino per uniforme ordinaria
— Firenze, 16 ottobre 1849
Commendatore dell'Ordine di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
— Madrid, 10 dicembre 1849
Commendatore dell'Ordine del Cristo (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria
— Lisbona, 21 giugno 1850
Ufficiale dell'Ordine delle Palme Accademiche (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note

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Luigi Federico
Marchese di Valdora
Stemma
Stemma
In carica1875 –
25 maggio1896
PredecessoreTitolo creato
SuccessoreCarlo Luigi
Conte Menabrea
In carica9 novembre1861 –
25 maggio1896
PredecessoreTitolo creato
SuccessoreCarlo Luigi Menabrea
TrattamentoSua Eccellenza
Altri titoliNobile
NascitaChambéry, 4 settembre1809
MorteSaint-Cassin, 25 maggio1896
DinastiaMenabrea
PadreOttavio Antonio Menabrea
MadreMargherita Pillet
ConsorteCarlotta Richetta di Valgoria
FigliCarlo Luigi
Ottavio
ReligioneCattolicesimo
  1. ^abFederigo Menabrea | MATEpristem, sumatematica.unibocconi.eu.URL consultato il 7 marzo 2025.
  2. ^ Angelo Raffaele Meo,Luigi Federico Menabrea | Torino Scienza, suwww.torinoscienza.it.URL consultato il 6 aprile 2025.
  3. ^ (a cura di) Pierluigi Bassignana e Alba Zanini,Macchine invenzioni scoperte. Scienza e tecnica a Torino e in Piemonte tra '800 e '900, Poggio a Caiano, CB Edizioni, 2012, p. 142.
  4. ^abcMENABREA, Luigi Federico in "Dizionario Biografico", sutreccani.it.URL consultato il 25 ottobre 2016.
  5. ^Il testo integrale della nota di Menabrea e l'analisi completa della vicenda in F. Izzo,I lager dei Savoia, Napoli 1999, pp. 173-178.
  6. ^Lorenzo Del Boca,Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento, Piemme, Casale Monferrato, 2003,ISBN 88-384-7040-5, pagg. 235-236.
  7. ^ Rossella Del Prete (a cura di),Dentro e fuori la fabbrica: il tabacco in Italia tra memoria e prospettive, vol. 91, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 166.
  8. ^abcdSito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  9. ^Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

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  • Necrologio (1895-1896): Atti Accad. Sci. Torino 31 pp. 851–852.
  • Necrologio (1910): Suppl. ai Rend. Circ. Mat. Palermo 5 pp. 21–24.

Voci correlate

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Altri progetti

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Altri progetti

Collegamenti esterni

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PredecessoreAmbasciatore italiano nel Regno UnitoSuccessore
Carlo Cadorna1876 -1882Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant

PredecessoreAmbasciatore italiano in FranciaFrancia (bandiera)Successore
Enrico Cialdini1882 -1892Costantino Ressmann

PredecessorePresidente del Consiglio dei ministri del Regno d'ItaliaSuccessore
Urbano Rattazziottobre1867 - dicembre1869Giovanni Lanza
V · D · M
Italia (bandiera)Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia
Camillo Benso, conte di Cavour (1861-1861) ·Bettino Ricasoli (1861-1862) ·Urbano Rattazzi (1862-1862) ·Luigi Carlo Farini (1862-1863) ·Marco Minghetti (1863-1864) ·Alfonso La Marmora (1864-1866) ·Bettino Ricasoli (1866-1867) ·Urbano Rattazzi (1867-1867) ·Luigi Federico Menabrea (1867-1869) ·Giovanni Lanza (1869-1873) ·Marco Minghetti (1873-1876) ·Agostino Depretis (1876-1878) ·Benedetto Cairoli (1878-1878) ·Agostino Depretis (1878-1879) ·Benedetto Cairoli (1879-1881) ·Agostino Depretis (1881-1887) ·Francesco Crispi (1887-1891) ·Antonio Starabba, marchese di Rudinì (1891-1892) ·Giovanni Giolitti (1892-1893) ·Francesco Crispi (1893-1896) ·Antonio Starabba, marchese di Rudinì (1896-1898) ·Luigi Pelloux (1898-1900) ·Giuseppe Saracco (1900-1901) ·Giuseppe Zanardelli (1901-1903) ·Giovanni Giolitti (1903-1905) ·Tommaso Tittoni (1905-1905) ·Alessandro Fortis (1905-1906) ·Sidney Sonnino (1906-1906) ·Giovanni Giolitti (1906-1909) ·Sidney Sonnino (1909-1910) ·Luigi Luzzatti (1910-1911) ·Giovanni Giolitti (1911-1914) ·Antonio Salandra (1914-1916) ·Paolo Boselli (1916-1917) ·Vittorio Emanuele Orlando (1917-1919) ·Francesco Saverio Nitti (1919-1920) ·Giovanni Giolitti (1920-1921) ·Ivanoe Bonomi (1921-1922) ·Luigi Facta (1922-1922) ·Benito Mussolini (1922-1943) ·Pietro Badoglio (1943-1944) ·Ivanoe Bonomi (1944-1945) ·Ferruccio Parri (1945-1945) ·Alcide De Gasperi (1945-1946)

PredecessoreMinistro degli Esteri delRegno d'ItaliaSuccessore
Pompeo di Campello27 ottobre1867 - 14 dicembre1869Emilio Visconti Venosta

PredecessoreMinistro dei lavori pubblici delRegno d'ItaliaSuccessore
Agostino Depretis8 dicembre1862 - 24 settembre1864Stefano Jacini
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