La città è, per popolazione, in terza posizione nelCanton Ticino dopoLugano eBellinzona. Considerando tutta la zona urbana la popolazione supera le 50 000 unità. Lastazione ferroviaria si trova all'esterno dei confini comunali, aMuralto, e uno dei suoi simboli, laMadonna del Sasso, si trova sul territorio comunale diOrselina.
È una rinomata meta turistica, grazie in particolare al favorevolemicroclima, che consente alla vegetazione mediterranea e subtropicale di prosperare, e alla presenza dellago. La sua notorietà è dovuta anche alLocarno Film Festival, secondo festival cinematografico in termini di longevità (prima edizione nel 1946) dopo quello diVenezia.
La città, adagiata in una conca protetta da una corona di montagne, si sviluppa sul lato sinistro della foce dellaMaggia (uno dei maggioriestuari lacuali d'Europa), mentre sulla sponda destra troviamo i borghi diAscona eLosone.
Con i suoi poco più di 190 m s.l.m., misurati alla foce dellaMaggia, Locarno è la quota più bassa dellaSvizzera, ma il territorio comunale arriva sino ai 1 400 metri e oltre diCardada-Colmanicchio.
Il comune di Locarno è formato dal territorio principale, compreso all'incirca tra illago Maggiore, ilfiume Maggia, la Cimetta (1 640 m) e il torrente Ramogna e alcune frazioni, tra le quali rientra pure l'exclave situata sul Piano di Magadino.
I primi insediamenti organizzati risalgono all'età del bronzo (attorno al 1000 a.C.) e sono testimoniati, tra gli altri, daisepolcreti di San Jorio e Sant'Antonio. Altrenecropoli, e fra esse quelle della frazione diSolduno, segnalano una presenza continuata anche nella successivaetà del ferro[5].
Forse già nel VII secolo a.C. iLeponzi si sovrapposero e si amalgamarono alla popolazioneautoctona, probabilmenteligure, dando vita a unacomunità liguro-celtica. La conquista romana risale al II secolo a.C., come provano tombe sia nel "pagus" sia nelle vallate circostanti;Muralto, stando alle indagini otto enovecentesche, era un fiorente centro residenziale romano, quasi certamente il maggiore dell'area. Scriverà ai primi del secolo scorso il prelato, prefetto dellaBiblioteca Ambrosiana e archeologoGiovanni Baserga: « All'inizio dell'impero romano, ilLocarnese doveva già possedere una popolazione numerosa, ricca e industriale, non era punto scomparsa la popolazione gallica, che aveva preceduto la conquista e la penetrazione diRoma, anzi essa convisse e presto si fuse con gli elementilatini [...] ». Nel museo del CastelloVisconteo sono conservate lecolombe vitree romane legate ai riti funebri[6].
Scomparsi nel III secolo d.C. iRomani, scarse, per non dire nulle, sono le tracce altomedievali. Esistono purtuttavia documenti che si riferiscono alla zona datati712,807,822,842 e, nell'866, si parla della cessione della "corte regia" di Locarno e delle sue pertinenze all'imperatriceEngelberga (anche Angelberga o Angilberta).
Attorno al1000, il contado finì nelle mani deiMilanesi:feudatari i Da Besozzo,valvassori maggiori dell'arcivescovo. Dal loro ceppo nasceranno le famiglie nobiliari locarnesi: iDuni[7], iMagoria[8], iMuralto[9], gliOrelli[10]. Questacorporazione godette di grande autonomia e guadagnò autorità e forza nel tempo potendo imporre dazi e pedaggi. Beneficiò della protezione diFederico I il Barbarossa che, dopo averle concesso l'esercizio di unmercato mensile nel 1164, la pose, il 27 aprile 1186, daBiasca, sotto la diretta dipendenza imperiale; i "fideles homines" dellapieve ottennero anche l'esenzione dalservizio militare e dalle imposte. Privilegi confermati dagli imperatoriOttone IV di Brunswick il 19 aprile 1210[11] eFederico II di Svevia nel 1219.
Tra il 1239 e il 1249 Locarno fu governata dalcondottieroSimone Orelli, fedelissimo deiVisconti. Nel periodo immediatamente successivo, il dominio passò perciò a Como, che lo manterrà sino al 1342, sebbene non ininterrottamente a causa delle continue guerre traguelfi e ghibellini (il borgo verrà dato alle fiamme dai vendicativi comaschi (ghibellini) nel 1259 oppure, come riportano altre fonti nel 1260 o 1262). Il 1º maggio 1340Luchino eGiovanni Visconti, risaliti dal lago al comando di una munita flotta, assediarono ed espugnarono il castello e tutta la regione tornò sotto sovranità milanese. Il1439 viene ricordato per l'infeudamento da parte diFilippo Maria Visconti deiconti Rusca, che grande blasone daranno alla comunità, a partire dal capostipiteFranchino Rusca. Saranno lui e i figli, ad esempio, a trasformare la primigenia fortezza in residenza signorile. Ingentilito, ma non indebolito, il maniero resiste all'assedio dei 15'000 Svizzeri calati dal nord nel1502-1503. Alla testa dei difensori, a dar man forte ai Rusca, si trova il governatorefrancese; le terrelombarde erano infatti passate nel frattempo sotto il controllo del giglio.
La capitolazione è solo rinviata di qualche anno, poiché, con laPace di Friburgo, nel1516 la zona a capo delVerbano viene ceduta aiConfederati[12]. Inizia l'epocabalivale,[12] che durerà fino al1798 e che, se assicurerà stabilità in un momento che oltre confine sarà molto turbolento, isolerà ilLocarnese dal positivo fervore dell'illuminismo austriaco. Simbolicamente, si vorrebbe far coincidere il lungo periodo didecadenza che segue con la quasi completa distruzione del castello, ossia l'emblema stesso della potenza cittadina, decisa dai nuovi occupanti nel1531. Tuttavia, a dare inizio allo stillicidio di sciagure che si abbatteranno sulla regione è, nel1515, il crollo, dovuto a una piena, del ponte della Torretta diBellinzona, da dove transitavano genti e merci con destinazione non solo una Locarno fiorente di traffici e commerci, ma l'interaLombardia, a cui si accedeva dalla comoda via lacuale.
Nei decenni seguenti, portata da profughi sfuggiti all'inquisizione milanese, s'infiltra, si diffonde e attecchisce la dottrinaprotestante. Per sedare le lotte che oppongonocattolici eriformati, i padroni elvetici impongono a questi ultimi di rinunciare alla nuova religione o di lasciare la loro terra. Alcune centinaia di loro scelgono l'esilio e il 3 marzo1555 abbandonano Locarno, tra gli altri, molti esponenti dei casati più influenti: Appiani, Duni, Marcacci, Muralti, Orelli, Trevani... . Il borgo perde così buona parte della sua classe dirigente, composta in prevalenza da intellettuali e mercanti.[13].
A cavallo tra il 1576 e il 1577 infierì la peste e la popolazione calò ulteriormente e drasticamente. La testimonianza è quella di SanCarlo Borromeo che nel 1584, poco prima della morte, scrive: «Con questa occasione (la fondazione del Collegio Papio d'Ascona, n.d.r.)ho consolato ancora, in quel poco che io ho possuto, quei poveri uomini di Locarno, la quale terra è restata tanto desolata dallapeste, che di 4.800 anime che v'erano, ve ne sono restate 700; e ancora non è finita...».
Una sequela di disgrazie determinerà l'epoca successiva. Sintetizza nel 1797 il commissarioberneseKarl Viktor von Bonstetten: «In tutt'Italia non c'è forse terra così generosa abitata da gente misera come quella dei villaggi lungo ilTicino»; e dolendosi per l'isolamento del capoluogo, dove «s'ingrassano frati e si costruiscono chiese» senza curarsi della mefitica aria deldelta, lo descrive «affondato in superstizioni e paludi»[14]. Il 22 giugno 1754 aBiegno in valVeddasca venne firmato il regolamento per i confini del baliaggio di Locarno con lo Stato di Milano.
Un'aria che, finalmente, si muoverà non poco sulla scia dei fermenti rivoluzionari ereazionari successivi all'ingresso trionfale inMilano, il 15 maggio del1796, diNapoleone Bonaparte. Due anni dopo, le autorità locarnesi dichiarano l'indipendenza e l'appartenenza allaSvizzera. Il generaleGuillaume Brune, comandante delle truppe francesi in Svizzera, propone la creazione di unCantone con Locarno capitale. Con l'Atto di Mediazione napoleonico del1803 nasce in effetti laRepubblica delCanton Ticino e il borgo si proclama città.
Ecapitalecantonale, seppur transitoria, Locarno lo sarà dal 1821 al 1827; il governo ebbe sede nel convento di San Francesco, mentre gli uffici amministrativi si trovavano al castello. Governo e parlamento torneranno in città tra il 1839 e il 1845, tra il 1857 e il 1863 e, infine, tra il 1875 e il 1881, secondo uno schema di rotazione a turni di sei anni fissato dallaCostituzione cantonale del 1814. Allo scopo, tra il 1837 e il 1838, venne edificato su progetto dell'architettoGiuseppe Pioda (1810-1856) il palazzo, attualmente della Società Elettrica Sopracenerina, che domina con la sua mole il lato sud di Piazza Grande[15].
Sarà questa una fase burrascosa e, contemporaneamente, di un dimenticato dinamismo, contrassegnata com'è dalle faide politiche, anche cruente, tra conservatori e progressisti, ma pure dall'agognata e provvidenziale ricostruzione del ponte della Torretta (1813-1815) e, soprattutto, dalla realizzazione della linea ferroviaria, inaugurata il 20 dicembre1874; due vie di comunicazione, unitamente a quella del lago (le cui acque sono solcate da un piroscafo a vapore, il Verbano, sin dal1826), che romperanno un torpore e un isolamento durato tre secoli e che consegneranno"le village où l'on s'endort" (definizione del romanziere franceseHenri Lavedan,1859-1940) e la sua plaga alla nascente "industria dei forestieri".[16]
La prima pietra di questa nuova e redditizia attività era stata posata già nel1870 con la fondazione dellaSocietà Operai ed Esercenti, che per missione aveva anche la tutela degli interessi degli albergatori[17].
La fine delXIX secolo e l'ingresso in quello seguente vede un fiorire senza precedenti di iniziative. Ilgas viene erogato a partire dal1875. Nel1891 si mette mano alla costruzione degliargini del fiume Maggia, da Solduno alla foce, che permetterà l'espansione sul delta secondo l'esemplarepiano regolatore a scacchiera elaborato dall'ingegnere Giovanni Rusca tra il1893 e il1894, poi ulteriormente adattato. Nel1892 nasce laPro Locarno, altro tassello sulla via del moderno concetto di turismo. L'anno dopo in qualche casa e nei migliori hotel diMuralto si accendono le prime, fioche lampadine. Nel1902 viene aperto il teatro, edificato su progetto di Ferdinando Bernasconi Senior (1867-1919) e decorato daFilippo Franzoni; sul palco, ma siamo già nel1904, anchePagliacci, opera diretta dalcompositore,Ruggero Leoncavallo in persona[18].
Allo stesso euforico momento storico risale la creazione delle più importanti associazioni sportive:Società federale di ginnastica (1866),Velo Club (1895),Anglo-Swiss Tennis Club (1903),Football Club (1906),Virtus (ginnastica, poiatletica, 1909),Rowing Club (canottaggio, 1910) eSkating Club (pattinaggio, 1910).
Quasi a coronamento di tanta effervescenza, nel 1925 ilPalazzo del Pretorio, anch'esso concepito dall'architetto Bernasconi e inaugurato nel 1910 nell'allora Via delle Palme (oggi, ovviamente, Via della Pace) accolse una conferenza conclusasi con la stipula di effimeri trattati, denominati "Patto di Locarno" e siglati, nelle loro diverse componenti, dai rappresentanti diBelgio,Cecoslovacchia,Francia,Germania,Gran Bretagna,Italia ePolonia. Per la prima volta sotto i riflettori internazionali, la città entrò a pieno titolo nella storia del nostro tempo[22].
A Locarno venne inoltre firmato l'accordo che, l'8 ottobre 1968, istituì una classificazione internazionale per idisegni e modelli industriali.[23]
La "Magnifica Comunità di Locarno" corrispondeva in pratica allapieve, una delle nove che attorno al Mille componevano il contado diStazzona. Abbracciava il territorio compreso traRonco sopra Ascona eCugnasco, valli e Riviera del Gambarogno incluse. Un funzionamento macchinoso, la rissosità degli abitanti e le rivalità tra ogni singolo nucleo alimentano, agevolati dalle esose pretese degli amministratori - dapprima iCapitanei, ovverosia la nobiltà locale, e quindi iconti Rusca, cui iduchi di Milano consegnano il feudo -, le continue spinte secessioniste. Il distacco dellaVallemaggia "et Pertinentiarum", successivo ad una sommossa, avviene già nel 1403 ed è confermato di volta in volta (con e senzaValle Verzasca, con e senza Valle Lavizzara) sino alla creazione dellaRepubblica Elvetica. La frantumazione politica di quello che nel frattempo, ormai sotto controllo svizzero, è diventato unbaliaggio, e che inepoca moderna diverrà distretto, si completa a cavallo tra ilSette e l'Ottocento con la nascita di una miriade di autonomie.
NelMedioevo, il "Comune Grande" è guidato dalle "università" deinobili (universitas nobilium dominorum et capitaneorum) e dei borghesi (universitas burgensium)[24]. I membri, che si spartiscono innumerevoli privilegi, oltre che entro i confini del borgo possono risiedere nei dintorni (Muralto, ai tempi appendice diOrselina, è d'altronde il quartier generale dell'omonima famiglia). I rappresentanti di questegilde siedono in forze negli organi dirigenti dove i delegati delle altre "vicinie" che aderiscono alla comunità fanno la figura dei comprimari. NelCinquecento le suddette associazioni vengono affiancate da quella dei terrieri che raggruppa i casati presenti da generazioni, ma non originari di Locarno.
La loro influenza politica, più o meno marcata a seconda del momento storico, dura sino all'alba dell'Ottocento. Sciolta nel 1859 lacorporazione dei terrieri (il cuiarchivio viene ceduto al comune, mentre quello dei nobili, assai più prezioso, era stato smembrato e parzialmente disperso quattro anni prima), praticamente estinte le famiglie di più alto lignaggio, oggi solo quella dei borghesi ha ancora voce in capitolo, soprattutto in quanto proprietaria di fondi e di stabili; in un'ottica ticinese, corrisponde alpatriziato. Il suostemma è "rosso e verde al bue passante". Secondo il Gilardoni, non è invece provato che le armi delle altre due corporazioni siano l'aquila e l'agnello: un errore generato dai bassorilievi provenienti da demolizioni e incorporati nella facciatacinquecentesca dellachiesa di San Francesco.
Ogni famiglia originariadi Solduno fa parte del cosiddettocomune patriziale ed ha la responsabilità della manutenzione di ogni bene ricadente all'interno dei confini della frazione del comune.[25]
Dal 1928 il comune di Solduno è incluso nella "nuova" Locarno. Il patriziato è proprietario e curatore dell'archivio patriziale: preziosa fonte per la storiografia dell'antico comune e delLocarnese.
Il patriziato di Solduno e la corporazione borghese di Locarno costituiscono assieme un ulteriore patriziato per la gestione congiunta di beni promiscui (patriziato promiscuo di Locarno e Solduno).
Del soggettoaraldico s'è ormai persa l'interpretazione ufficiale. La più antica raffigurazione nota è quella abassorilievo incastonata nella base del campanile dell'excollegiata di San Vittore, aMuralto, datata1524 e accompagnata dalla scritta CO(MUN) ITAS LOC(ARNI). Di appena più tarda fattura è l'arma affrescata nell'androne dellaCasa del Negromante, in Via Borghese. Precedente ad entrambe è il leone in campo rosso disegnato in unostemmarioquattrocentesco conservato nellaBiblioteca Trivulziana diMilano, appartenente però alla "famiglia" da Locarno.
Ad inizioOttocento viene adottata una variante a due leoni contrapposti; un esempio è quello scolpito nel1856 da Alessandro Rossi (1820-1891) sullo zoccolo della fontana di Piazza sant'Antonio abate, dominata dalla marziale figura dell'emerito barone Giovan Antonio Marcacci (1769-1854). Non è frutto di fantasia, ma volontà di ricalcare un'antica iconografia di cui esistono modelli sia nella vecchia che nella nuova collegiata, sia in un documento del1560 rinvenuto 350 anni più tardi aTorino dallo storicoEmilio Motta (1855-1920). In ogni caso, nel1899 si ritorna alla presunta versione primigenia, salvo poi, dopo lievi ritocchi ulteriori, preferire, nel1986, unpardo stilizzato di color argenteo su fondo azzurro.
Già! pardo o leone? La diatriba - citiamo -nacque ufficialmente nel1952. Il regolamento organico comunale di allora descriveva lo stemma cittadino "rappresentato da un pardo rampante"; idem nelle successive disposizioni del1972. Ma nel1990, dopo discussioni delle quali sarebbe interessante riferire più diffusamente, si arrivò a un compromesso: "Lo stemma e la bandiera comunali - recita l'articolo 1 al paragrafo 2 - raffigurano il leone (pardo) rampante in argento su sfondo azzurro". Si tratta di questione puramente semantica perché le sembianze sono restate sempre quelle del leone.
Oltre alle fonti classiche, si vedano a questo proposito gli articoli pubblicati dallaRivista di Locarno, un mensile illustrato locale, nell'aprile del1995 e nel dicembre del1998 a firma Gianni Mondini e Luca Tomamichel (cui appartiene la precedente citazione).
Il "pardo" è, dal1968, anche l'onorificenza che premia le opere più meritorie presentate alFestival internazionale del film di Locarno. La statuetta, ideata dallo scultoreRemo Rossi (1909-1982), ha sostituito la tradizionale "vela". Un festival che nel1982, cavalcando l'equivoco di cui sopra, ha fatto ancora più suo questo simbolo tingendosi per la prima volta di giallo e di nero. La linea grafica "leopardata" è tuttora uno dei segni forti, dal punto di vista dell'immagine, del più importante evento culturale nazionale.
L'attiguo ex convento di San Francesco dai due chiostri colonnati, oggi sede principale dell'Alta scuola pedagogica, è un complesso rielaborato più volte nel corso del tempo. Di presunta fondazione Trecentesca (1229),[12] venne adicalmente trasformato e ingrandito tra il 1892 e il 1894, dapprima per ospitare ilginnasio cantonale, poi, dopo ulteriori metamorfosi, l'Istituto magistrale cantonale. A pianterreno dell'antica ala sud (l'odierno corpo centrale) degna di nota è la sala, giàrefettorio dei frati,[12] interamente affrescata dal locarneseAntonio Baldassarre Orelli[12] (1669-1731) nel 1716. Fu da una delle celle di questo convento che, nel 1480, fra' Bartolomeo daIvrea vide laVergine, poi detta del Sasso perché apparsagli su una rupe sovrastante, su cui venne in seguito edificato ilsantuario.
Il monastero di Santa Caterina, in Via delle Monache.
Lachiesa di Santa Maria in Selva (Madonna di Misericordia), in Via Vallemaggia. Citata esplicitamente in un documento del 1º maggio 1400, venne parzialmente demolita nella seconda metà dell'Ottocento.
L'antica chiesa diSan Giorgio con annesso convento, già esistente nel 1224, poi fu distrutta da un'alluvione.
Il cimitero sviluppatosi in occasione dellapeste del 1584 e ampliato nel 1835 e altre volte nei decenni successivi.
Lachiesa della Sacra Famiglia, in Via Serafino Balestra."Dopo 355 anni a Locarno si costruisce una nuova chiesa", si proclamava nel pieghevole in cui si esortava la popolazione a contribuire al finanziamento dell'erigendo centro religioso.
Il palazzo del conte Giovanni Nicolò Rusca, in via Panigari/piazzetta de Capitani, risalente ai secoli XIV-XV
Il Palazzo Franzoni, nel Vicolo Cappuccini, del XVII secolo
La Piazza Grande
La Piazza Grande. Eccone l'efficace descrizione che ne fa l'eclettico scrittore, storico e critico d'arte localePiero Bianconi (1899-1984): «Per fortuna, e quasi si vorrebbe dire miracolosamente, ha mantenuta pressoché intatta, salvo qualche lieve sgarro, la lunga e compatta e flessibile sfilata di case che la limitano a monte: la torre civica pare che le sorvegli perché stiano ben serrate. [...] Sono case che a prenderle una a una non hanno niente di singolare, sono mediocri, né belle né brutte, e senza grandi variazioni tra loro; ma così strette insieme e unanimi fanno un bellissimo vedere, la loro bellezza nasce dal ritmo che le unisce, dalla coerente continuità: sono come parole usuali, di tutti i giorni, unite con garbo a formare una bella frase armoniosa.»[28]
la Torre civica, della metà del secolo XIV[29];[30]
il Palazzo della Società Elettrica Sopracenerina, ex Palazzo Governativo sito sul fronte meridionale di Piazza Grande, eretto nel biennio 1837-1838 daGiuseppe Pioda per la Società degli Azionisti del Palazzo Governativo, sede del governo cantonale tra il 1839 e il 1878
Il Palazzo comunale
il palazzo municipale settecentesco, già della famiglia Marcacci, adibito a sede comunale nel 1855 e riedificato negli anni 1896-1897[29];
Il Palazzo Morettini
ilPalazzo Morettini (Biblioteca cantonale), edificio risalente al 1709
Il seicentesco Palazzo Franzoni
laCasa del Negromante, il cui appellativo deriva da Giovan Battista Orelli detto il Negromante che qui visse nel XVIII secolo
Il Palazzo del Cinema di Locarno ospita il CISA (Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive), la Scuola Specializzata Superiore fondata da Pio Bordoni per cineasti in cinema e televisione.
A Locarno si trova il Centro professionale sociosanitario medico-tecnico, con formazioni di grado secondario II e terziario non universitario riferite alle attività medico-tecniche dell'area della diagnostica e dell'assistenza.
Due ricette tradizionali di Locarno sono il capiler e il piccione alla locarnese.
Capiler, bibita a base di capelvenere (adiantum capillus-veneris), piccolafelce che cresce nelle fessure delle rocce e dei muri in pietra. Dev'essere servito in acqua bollente unendovi un altro po' di caffè liquido e qualche scorzetta di limone. Veniva sorseggiato ovunque, in casa e nei ritrovi pubblici. Famoso era quello del Caffè Svizzero di piazza Grande. Era un prodotto talmente caratteristico da dare il nome pure ai re del Carnevale di Città Vecchia che per anni si alternarono, fra polemiche anche aspre, alla guida dei bagordi, per l'appunto Re Capiler e Re Relipac."Era -così Piero Bianconi in "Locarno di ieri e d'oggi", Werner Classen Edizioni, Zurigo 1972-un blando beveraggio, caffè leggero con sciroppo di capelvenere, una buccia di limone e uno schizzetto di liquore, bevanda emblematica della città (...)." Attenzione però, il Capelvenere è una specie vegetale minacciata d'estinzione in Svizzera[32] essa gode di una protezione totale, in particolare sul territorio ticinese.[33]
L'abitato ha preso corpo lungo la dorsale che corre alle falde della montagna, corrispondente alle odierne Vie San Gottardo, Sempione, Cappuccini, Borghese e Vallemaggia, e almeno quattro sono i punti focali riconoscibili, ovvero quelli -da est a ovest- delle attuali zone di Ceresol, San Vittore, Sant'Antonio e Passetto, in posizione prudentemente sopraelevata rispetto a lago e fiume, ma da essi non troppo discosti. L'acqua, probabilmente la ragione prima dell'esistenza di Locarno ("al centro di un vasto confluire di acque", la definisce Piero Bianconi), ne ha infatti sempre condizionato destino e fisionomia, nel bene e nel male. Una poco verosimile ma significativa etimologia vuole d'altronde che il nome derivi dalceltico Loc-ar-on, luogo situato vicino a un fiume e sulla riva di un lago (in ambito toponomastico; Virgilio Gilardoni azzarda anche l'altrettanto celtico Leukara, la bianca).
In epoca medievale il fulcro delle attività, in era preromana e romana concentrate nell'area di San Vittore a Muralto (dove resterà tuttavia, e sino al 1816, ancorato il potere religioso, ovvero il collegio dei canonici), si sposta gradualmente verso quella della collegiata di Sant'Antonio abate. Sull'asse di transito principale (Via Borghese) se ne innestano altri due di primaria importanza, che s'intersecano (Via Sant'Antonio e Via Cittadella con i rispettivi prolungamenti costituiti dalle Vie alla Motta e San Francesco). Attorno a queste strade si organizza l'insediamento, i cui limiti a sud/sud-ovest, al piede della "motta", sono fissati dal castello e dalla parata di edifici che si affacciano sulla riva delVerbano e che diventeranno il futuro fronte settentrionale di Piazza Grande.
Fino al XIX secolo e con rade eccezioni, l'ammodernamento e l'addensamento edilizio si limitano a questo circoscritto perimetro, vuoi per la progressiva perdita d'importanza del borgo, vuoi per l'impossibilità di espandersi su uno spazio soggetto come pochi alle sfuriate della natura.
La costruzione di ripari nel tentativo di ammansire laMaggia, e tra essi il cosiddetto muraccio (grosso modo dove oggi si trova Via Bernardino Luini, tra il lago e quello che fu il porticciolo fortificato del castello), consente una timida colonizzazione deldelta. Nel 1828 viene scavato ilnaviglio che, penetrando in quello che diventerà poi Largo Franco Zorzi, stimola l'installazione di nuovi commerci e un rinnovamento delle case immediatamente a monte, di tipologia ancora medievale. Piazza Grande, slargo sino ad allora non delimitato a meridione se non da qualche piantagione, si avvia ad assumere l'odierna forma con l'erezione, nel biennio 1837-1838, del palazzo governativo, diventando contemporaneamente il baricentro della vita locale, a detrimento di Piazza Sant'Antonio. Una successiva valorizzazione del comparto seguirà nel 1869 con la realizzazione, al posto del naviglio, irrimediabilmente danneggiato dalla catastroficaalluvione del 1868, di un porto a sacco, voluto per incrementare commercio e industria e circondato da alberature secondo un preciso schema.
A determinare però la volontà di procedere ad un ambizioso cambiamento di scala è l'arrivo dei primi sbuffanti treni da nord, con a bordo il loro carico di turisti, e, soprattutto, l'arginatura del fiume, che tra il 1891 e il 1907 ridisegna l'intero assetto del comprensorio. Al biennio 1893-1894 risale il piano del consulente comunale Giovanni Rusca, che non solo permetterà l'espansione verso sud-est e sud-ovest dei limiti edificabili, ma che, con la sua adozione, seppure nella versione edulcorata del 1898, modificherà equilibri e gerarchie urbane. Sullo spazio appena conquistato, a fronteggiare la Città Vecchia, sorgono infatti stabili di contenuto pubblico, come il nuovo palazzo postale (1900, oggi sede della banca UBS), il teatro (1902), il pretorio (1908), ma anche, in posizione più periferica, perché destinati a meno nobili attività, la palestra (1904) e il nuovo macello (1910). La fitta rete di strade e piazze (queste poi ridotte all'unica Piazza Fontana Pedrazzini) progettata dall'ingegner Rusca, benché secondo un concetto per certi versi già allora superato, fa dell'area in questione una sorta di laboratorio, esempio quasi esclusivo nel panorama urbanistico elvetico. A est la sua severa ortogonalità, bella dov'è rigorosa, si scontra con la sinuosità del lungolago in un rapporto mai risolto (manca il generoso "cuscinetto" di giardini pubblici previsto dalla versione originaria), mentre a sud e ad ovest si stempera in un disegno che si fa sempre più incerto e confuso.
Parallelamente al formarsi del Quartier Nuovo, gli altri cambiano morfologia. E anche in questo contesto non si può non parlare dell'evoluzione che subiscono Muralto e Orselina, volenti o nolenti sempre più intimamente allacciati alla città, da un lato perché ne accolgono una parte dei servizi (in primis il capolinea della "Gotthardbahn", attorno al quale si ridistribuiscono determinate funzioni sovracomunali) e dall'altro perché i più rinomati alberghi (a partire dal gigantesco, per la realtà locale, Grand Hotel Locarno) vi trovano privilegiata sede. Se la collina, dai Monti della Trinità aBrione Verzasca, si "specializza", sacrificando i suoi vigneti al turismo, a lago si edificano anche le abitazioni di una nascente e agiata borghesia legata all'ulteriore sviluppo di industria e commercio. Zone meno pregiate subiscono di riflesso queste dinamiche, espandendosi però in modo caotico. Ad esempio, la Campagna, a ovest, cresce, andandosi a congiungere con Solduno, sulle tracce di una parcellizzazione di stampo agricolo, solo vagamente disciplinata dagli assi costituiti da Via Vallemaggia (la direttrice storica) e dalle novecentesche Via Bartolomeo Varenna e Via Alberto Franzoni, quest'ultima fiancheggiante la linea ferroviaria per laVallemaggia e leCentovalli e quindi anche l'oggi scomparsa stazione di Sant'Antonio, nelle cui vicinanze sorgono come logica reazione stabili destinati ad attività artigianali e piccole fabbriche. Indirizzi che non cambiano in tempi più recenti, ma che, semmai, vengono esasperati con la speculazione degli anni sessanta e settanta del secolo scorso.
Nel 1976 il Gran Consiglio ticinese vota i crediti per procedere alla prima tappa del piano viario delLocarnese (di cui si discuteva da un decennio), comprendente il tronco Piazza Castello-San Materno, collegamento a carattere autostradale che, scavalcando laMaggia, va ad affiancare il solo fino ad allora esistente tra la città eAscona,Ronco sopra Ascona,Brissago e la sponda piemontese del Verbano. È la premessa per la realizzazione, concretizzatasi nel 2001, della grande rotonda, un vuoto di 100 metri di diametro escogitato dall'architetto Aurelio Galfetti. Quest'arena, assurta a principale porta d'ingresso, è destinata a divenire il perno della riorganizzazione urbanistica del comparto, fungendo da cerniera tra contrade i cui limiti non si erano mai armoniosamente amalgamati.
Un accenno lo merita anche Solduno, già appartenente, come altre "vicinanze", alla "Magnifica Comunità di Locarno" e tornato nella più stretta orbita del capoluogo, dapprima come frazione e poi come quartiere, dopo essere stato comune indipendente (nell'accezione moderna del termine) dal 1803 al 1928. L'interesse risiede nel carattere rurale del nucleo, tuttora perfettamente leggibile, con il suo piacevolmente disordinato dedalo di vicoli e viuzze, mentre a est il resto del territorio si è da tempo saldato con quello già fittamente costruito dei rioni di Sant'Antonio/In Selva e Campagna.
LaStazione centrale di Locarno si trova ufficialmente sul territorio del Comune di Muralto, ma la città ospita cinque altre stazioni ferroviarie. Nel polo di sviluppo economico del quartiere di Riazzino si trova l'omonima stazione delleFerrovie federali, che nel 2009 ha sostituito[34], nell'ambito del servizio viaggiatori, lastazione di Riazzino-Cugnasco, la quale sino ad allora aveva anche detenuto il primato di stazione svizzera posta alla quota altimetrica più bassa[35]. Lagiurisdizione comunale si estende infatti sino alPiano di Magadino in mezzo a cui scorre ilfiume Ticino. Questa porzione di territorio, strappata alle acque grazie allebonificheottocentesche, è anche più vasta del settore urbano. Vi trovano spaziobiotopi palustri protetti, agricoltura, vie di comunicazione, l'aeroporto e industrie.
Sul territorio di Locarno si trovano inoltre quattro stazioni ferroviarie dellalinea Domodossola-Locarno, il celebre treno panoramico, meglio noto comeCentovallina, che collega Locarno con la città diDomodossola e laSvizzera romanda.
La città è servita dall'Aeroporto cantonale di Locarno, situato nel Parco delPiano di Magadino nei pressi del Lago Maggiore. È il più importante aeroporto per movimenti aerei totali tra i 44 aerodromi della Confederazione non aperti al regolare traffico di linea. La sua rilevanza è data anche dalla sua funzione diaeroporto-scuola sia civile sia militare. A Locarno si possono seguire le formazioni per: volo a vela, aeromobili plurimotore, paracadutismo, elicotteri e aeromobili monomotore. Inoltre, è l’unico aeroporto dedicato all'istruzione base per i piloti e i paracadutisti militari.
Dalla piattaforma d'interscambio costituita dallastazione FFS partono o passano 11 linee urbane e suburbane. Otto, inclusa anche quellaferroviaria per leCentovalli e Domodossola, sono gestite dalle FART, le Ferrovie e Autolinee Regionali Ticinesi, (315 Stazione FFS-Cavergno Posta,316 Stazione FFS-Brissago Brenscino,314 Stazione FFS-Ronco s/A Posta,312 Via della Pace-Mergoscia Posta,1 Ascona Posta-Tenero Brere,2 Lido-Stazione FFS -via Brione s/M, Orselina e Monti della Trinità, o inversamente, seguendo un percorso circolare-,7 Stazione FFS-Losone Zandone e** Stazione FFS-Camedo→Domodossola). Una linea (311 FEVI-Bellinzona Stazione FFS) è servita sia dalle FART sia da AutoPostale Ticino. Infine, due linee sono affidate ad AutoPostale Ticino (Stazione FFS-Russo e Via della Pace-Sonogno).
Il 31 agosto 2004 è stato abbandonato il progetto di aggregazione per il nuovo comune di Cugnasco-Gerre al fine di unire aCugnasco eGerra Verzasca anche le locarnesiGerre di Sotto. L'idea è stata accantonata a causa del voto contrario della popolazione della città, che non ha voluto perdere la sua frazione.
Nel corso del 2005, sono state raccolte le firme necessarie per l'iniziativa popolare volta a promuovere uno studio inerente alla fusione con alcuni dei comuni limitrofi:Muralto,Minusio,Orselina,Brione sopra Minusio ed eventualmenteTenero-Contra eMergoscia. Lo scopo primario di questo matrimonio sarebbe di creare un polo di circa 30 000 abitanti, più forte economicamente e con più voce in capitolo a livello cantonale e federale.
Chiamati alle urne il 30 settembre 2007, i ticinesi hanno rifiutato di concedere all'agglomerato, il solo delle sue dimensioni a non essere allacciato alla rete viaria nazionale, il completamento del collegamento (A13) con l'autostrada A2.
Il 25 settembre 2011 la popolazione ha bocciato in votazione consultiva il progetto di aggregazione della Sponda sinistra della Maggia. Solo in due (Locarno e Mergoscia) dei sette Comuni (gli altri 5 sono Minusio, Muralto, Orselina, Brione s/Minusio e Tenero-Contra) i voti favorevoli sono stati la maggioranza. Il progetto è stato dunque abbandonato dal Consiglio di Stato.
La squadra di calcio della città di Locarno è ilFC Locarno che milita attualmente, dopo il suo fallimento avvenuto nel 2018, nellaseconda lega interregionale, quinta serie del calcio svizzero
La Walk of Fame di Locarno raccoglie le impronte di alcuni dei grandi musicisti che sono passati da Locarno in occasione del festival musicale Moon and Stars.
Cuore e punto di riferimento di Locarno. Un luogo d’incontro per gli ospiti e per la gente del posto, dove hanno luogo tanti grandi eventi.
Gioco di scacchi di strada con pezzi di grandi dimensioni a Locarno in Piazza Filippo Franzoni.
Nel 1975, in occasione del 50º anniversario della conferenza di pace tra Germania, Francia, Belgio, Inghilterra, Italia, Polonia e Cecoslovacchia, l'artista Remo Rossi donò alla città di Locarno la scultura «Toro».
Sala conferenze dell’Ex Palazzo del Governo a Locarno, ora sede della Società Elettrica Sopracenerina
Interno della torre del castello Visconteo
La facciata sud-orientale del Castello Visconteo
Coppa cilindrica, cosiddetta “degli uccelli”. Età Imperiale, cultura romana (I-IV secolo d.C.) Muralto, villa Liverpool. Ritrovamento 1936. Reperto del 20-50 d.C. conservato all'interno del castello Visconteo
Passaggio del Naviglio Vecchio a Locarno, vista dalla terrazza di "Residenza Vivian"
^Due saggi, pubblicati in concomitanza col 450º anniversario della cacciata, trattano approfonditamente e con rigore storico il tema: cfr.: Simona Canevascini e Piero Bianconi,L'esilio dei protestanti locarnesi, Armando Dadò Editore, Locarno2005, e Ferdinand Meyer,La comunità riformata di Locarno e il suo esilio aZurigo nelXVI secolo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2005.
Siro Borrani,Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
Edmondo Brusoni,Locarno, i suoi dintorni e le sue Valli, El. Emilio Colombi e C. Editori, Bellinzona 1898.
Guglielmo Buetti,Note storiche religiose delle chiese e parrocchie della Pieve di Locarno (1902) e della Verzasca, Gambarogno, Valle Maggia e Ascona, (1906), Locarno 1969 (2ª edizione); Idem,Memorie Storiche del Santuario della Madonna del Sasso sopra Locarno, Lugano 1906.
Decio Silvestrini,Le colombe vitree romane di Locarno, in Rivista storica ticinese, 1, febbraio 1938, Istituto Editoriale Ticinese, Bellinzona 1938.
Aldo Crivelli,Atlante preistorico e storico della Svizzera italiana, Volume primo, Istituto Editoriale Ticinese, Bellinzona 1943.
Padre Leone da Lavertezzo,Santuario della Madonna del Sasso, guida illustrata, (II edizione), Edizione Messaggero Serafico, Tipografia alla Motta SA, Locarno 1951.
Leonhard von Muralt,Zum Gedächtnis an die Übersiedlung evangelischer Locarner nach Zürich 1555, in Zwingliana, numero 1, 1955.
Anna Malè,Solduno, storia arte tradizione, Locarno 1961.
Luigi Ballanti e Giorgio Pioda,Giornate di storia europea a Locarno, Edizioni Pedrazzini, Locarno 1965.
Virgilio Gilardoni,Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino, La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 319-21, 27, 29, 36, 37, 190, 305, 320, 328, 379-381, 439, 447,
Guglielmo Buetti,Note storiche religiose delle chiese e parrocchie della pieve di Locarno, (II edizione), Edizioni Pedrazzini, Locarno 1969.
Francesco Quirici,Lineamenti di storia ticinese e svizzera, Istituto editoriale ticinese, Bellinzona 1969.
Gottardo Wielich,Das Locarnese im Altertum und Mittelalter, ein Beitrag zur Geschichte des Kantons Tessin, Bern 1970.
Giuseppe Mondada,Locarno e il suo ospedale dal 1361 ai giorni nostri, Arti Grafiche Rezzonico, Locarno 1971.
Virgilio Gilardoni, Padre Rocco da Bedano,Fonti per la storia dei monumenti di Locarno, Muralto, Orselina e Solduno, Opera svizzera dei monumenti d'arte e Società storica locarnese, Archivio storico ticinese, Istituto grafico Casagrande, Bellinzona 1972.
Virgilio Gilardoni,I monumenti d'arte e di storia del Canton Ticino, Locarno e il suo circolo (Locarno, Solduno, Muralto e Orselina), volume I, Società di storia dell'arte in Svizzera, Birkhäuser Verlag, Basilea 1972.
Piero Bianconi,Locarno di ieri e d'oggi, Werner Classen Verlag, Zurigo 1972; Idem,I ponti rotti di Locarno, Armando Dadò Editore, Locarno 1973.
Gottardo Wielich,Il Locarnese negli ultimi tre secoli del Medioevo, dal Barbarossa al dominio svizzero, Società storica locarnese e Archivio storico ticinese, Bellinzona 1973.
Catullo De Lorenzi, Alfonsito Varini,Locarno e la sua funicolare, Edizioni Pedrazzini, Locarno 1981.
Adolfo Caldelari, Callisto Caldelari,Appunti per una storia della Madonna del Sasso, Arti Grafiche Rezzonico, Locarno 1982.
Piero Bianconi,La collegiata di Sant'Antonio Abate a Locarno, (III edizione), Edizioni Pedrazzini, Locarno 1982.
Idem,La chiesa e il convento di San Francesco a Locarno, (III edizione), Edizioni Pedrazzini, Locarno 1982.
Niklaus Flüeler,Guida culturale della Svizzera, Zurigo, Ex Libris Verlag AG, 1982,ISBN9788897664284.
Giuseppe Mondada,La Chiesa Nuova di Locarno, (II edizione), Edizioni Pedrazzini, Locarno 1982.
Virgilio Gilardoni,I monumenti d'arte e di storia del Canton Ticino, volume III, l'Alto Verbano, Società di storia dell'arte in Svizzera, Birkhäuser Verlag, Basilea 1983.
Anna Malè,Solduno, frazione di Locarno, Armando Dadò Editore, Locarno 1983.
Piero Bianconi,La chiesa e gli affreschi di Santa Maria in Selva a Locarno, Edizioni Pedrazzini, Locarno 1984.
Karl Viktor von Bonstetten,Lettere sopra i baliaggi italiani, Armando Dadò Editore, Locarno 1984.
Gian-Gaspare Nessi,Memorie storiche di Locarno fino al 1660, Locarno 1854, (II edizione) prefazione di Virgilio Gilardoni, Edizioni Pedrazzini, Locarno 1985.
Hans Rudolf Schinz,Descrizione della Svizzera italiana nel Settecento, Armando Dadò Editore, Locarno 1985.
Alfonsito Varini e Alberto Amstutz,Vicende del turismo locarnese, Edizioni Pedrazzini, Locarno 1985.
Rudy Chiappini,Filippo Franzoni, Città di Locarno, Pinacoteca comunale Casa Rusca, Tipografia Bassi, Locarno 1986 (?).
AA.VV.,Locarno a 60 anni dal Patto, Atti della giornata di studio promossa in occasione del 60º della firma del Patto di Locarno, Locarno, 1986.
Mario Agliati, Giuseppe Mondada,Così era Locarno, Armando Dadò Editore, Locarno 1987.
Riccardo Carazzetti, Simonetta Biaggio-Simona,Vetri romani del Cantone Ticino, Città di Locarno, Museo civico e archeologico, Arti Grafiche Rezzonico, Locarno 1988.
AA.VV.,Festival internazionale del film di Locarno, 40 anni, Arti Grafiche Rezzonico, Locarno 1988.
Alessandro Albé,La ferrovia Locarno-Domodossola, Nuova Edizioni Trelingue SA, Viganello 1988.
Giuseppe Mondada,Minusio, raccolta di memorie, Armando Dadò Editore, Locarno 1990.
Bruno Beffa, Flavio Catenazzi,Norma e eversione inAnton Maria Borga, poeta locarnese del secolo XVIII, in Antonio Gili (a cura di), Pagine storiche luganesi, numero 5, novembre 1990, Edizioni città di Lugano, Lugano 1990, 269-302.
Fabio Giacomazzi, Hanspeter Rebsamen e Daniel Ganahl,Inventario svizzero di architettura 1850-1920, "Locarno", Società di storia dell'arte in Svizzera, Orell Fussli, Zurigo 1991, 23-120.
Emilio Motta,Effemeridi ticinesi, ristampa Edizioni Metà Luna, Giubiasco 1991.
Alfonsito Varini,Le arginature del fiume Maggia, Locarno 1991.
Simonetta Biaggio Simona,I vetri romani provenienti dalle terre dell'attuale cantone Ticino, 2 volumi, Armando Dadò Editore, Locarno 1991,
Giuseppe Zois e Francesco Del Priore,Ticino 1993, l'autunno del maltempo, Giornale del Popolo e Armando Dadò Editore, Locarno 1993.
Romano Broggini,Terriciuole ovvero Verzasca in Piano, Edizione del comune di Lavertezzo, Lavertezzo 1996.
AA.VV.,La Conferenza di Locarno del 1925. "Locarno: c'est la nécessité de discuter", Atti del Convegno in occasione del settantesimo anniversario, Bellinzona 1997.
Carlo Weder, Peter Pfeiffer,Centovalli, Valle Vigezzo; la ferrovia, il paesaggio, la gente, AS Verlag, Zurigo 1997.
Rodolfo Huber,Locarno nella prima metà dell'Ottocento, Armando Dadò Editore, Locarno 1997.
Dalmazio Ambrosioni,Locarno città del cinema, i 50 anni del Festival internazionale del film, Armando Dadò Editore, Locarno 1998.
Silvano Pezzoli e Gianfranco Paganetti,Saluti da Minusio, sulle tracce del nostro passato, Armando Dadò Editore, Locarno 1998.
Leo Marcollo,Brione s/Minusio attraverso i secoli, Tipografia Poncioni SA, Losone 1998.
Fabio Giacomazzi,Le città importate - espansioni e trasformazioni urbane del Ticino ferroviario 1882-1920, Armando Dadò Editore, Locarno 1998.
AA.VV.,Decorazioni pittoriche del distretto di Locarno, Ufficio dei musei etnografici, Bellinzona 1999.
AA.VV.,I libri corali trecenteschi di Locarno, Uniti Cooperativa per il lavoro, Lugano 1999.
Ugo Romerio,Locarno. Corporativismo e classismo nei matrimoni dei Locarnesi durante la seconda metà dell'Ottocento, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 1999, 47-64; Idem,Locarno. Antonio Giugni Polonia un locarnese preso dal mal d'Africa, ibidem, Locarno 2000, 29-53.
Rodolfo Huber,Il Locarnese e il suo ospedale, Armando Dadò Editore, Locarno 2000.
Francesco Del Priore e Teresio Valsesia,2000, il Locarnese sott'acqua, Giornale del Popolo e Armando Dadò Editore, Locarno 2000.
Teresio Valsesia ed Ely Riva,Il Lago Maggiore, Locarno e le sue Valli, Armando Dadò Editore, Locarno 2001.
Dalmazio Ambrosioni e Marco Garbani-Nerini,Orselina, Arti Grafiche Rezzonico, Locarno 2001.
Rolando Ulmi,Rainer Maria Rilke a Locarno, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2002, 59-81.
Diego Scacchi,Due uomini una ferrovia. (Ricordando Francesco Balli), in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2002, 83-90.
Elfi Rüsch e Riccardo Carazzetti,Locarno, il Castello visconteo e Casorella, Società di storia dell'arte in Svizzera, Berna 2002; Eadem,Iconografia locarnese; la città e la regione dell'Alto Lago in disegni, dipinti e stampe dal XVI al XIX, Archivio storico ticinese, Istituto grafico Casagrande SA, Bellinzona 2003.
Gian Carlo Bertelli,Amor ci mosse, i cent'anni del teatro di Locarno, Armando Dadò Editore, Locarno 2003.
Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera,Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003.
Marino Viganò,L'ingegnere ritrovato: Pietro Morettini (Cerentino 1660 – Locarno 1737), in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2003, 33-46.
Diego Scacchi,Alfredo Pioda tra teosofia e rivoluzione, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2003, 77-92.
Gisella Pedrazzini, Mario Pedrazzini,Locarno nella corrispondenza dei Pedrazzini, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2003, 103-112.
Pier Giorgio Gerosa,Il delta, la "Nuova Locarno" e Le Corbusier, Archivio storico ticinese, Bellinzona 2004.
Diego Scacchi,1855: sangue a Locarno, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2004, 51-66.
Gisella Pedrazzini, Mario Pedrazzini,Sprazzi di luce sulla Locarno dell'Ottocento, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2004, 168-173.
Riccardo M. Varini,Sui nomi di alcune pubbliche vie di Locarno, in «Bollettino della Società Storica Locarnese», Tipografia Pedrazzini, Locarno 2004, 174-180.
Simona Canevascini e Piero Bianconi,L'esilio dei protestanti locarnesi, Armando Dadò Editore, Locarno 2005.
Ferdinand Meyer,La comunità riformata di Locarno e il suo esilio aZurigo nelXVI secolo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2005.
Luigi Carlo Ubertazzi,Commentario breve alle leggi su proprietà intellettuale e concorrenza, 4ª ed., Padova, Casa Editrice Dott. Antonio Milani, 2007.
Marino Viganò,Per i 500 anni del «rivellino». Indizi su Leonardo al castello di Locarno (1507), in Bollettino della Società storica locarnese, Nuova serie. n. 10, Tipografia Pedrazzini, Locarno 2007, 148-162.
AA.VV.,Il treno in una valle alpina, la ferrovia Locarno-Ponte Brolla-Bignasco, Armando Dadò Editore, Locarno 2007.
Claudio Ferrata,La fabbricazione del paesaggio dei Laghi. Giardini, panorami e cittadine per turisti tra Ceresio, Lario e Verbano, Casagrande, Bellinzona, 2008.
Marino Viganò,Leonardo a Locarno. Documenti per una attribuzione del «rivellino» del castello 1507, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2009.
Sandro Bianconi,Due esempi di scrittura popolare, in Archivio Storico Ticinese, numero 147, Casagrande, Bellinzona 2010.
Hans Rudolf Schneider,Giovanni Antonio Marcacci (Locarno 1769 - Milano 1854). Un politico ticinese rappresentante diplomatico svizzero nella Milano napoleonica e austriaca, Hoepli, Milano 2010.
Teresio Valsesia,Un barone locarnese a tu per tu con Napoleone, in Giornale del Popolo dell'11 agosto 2010, La Buona Stampa, Lugano 2010, 8.
Simona Canevascini Venturelli,Il baliaggio di Locarno e le sue osterie. Squarci di vita sociale, culturale e criminale d'epoca moderna (XVIII secolo), in «Bollettino della Società Storica Locarnese», numero 14, Tipografia Pedrazzini, Locarno 2011, 17-33.
Roland Ulmi,Johann Birger Carlson, un libraio svedese nella Locarno del primo Novecento, ibidem, Locarno 2011.
Diego Scacchi,La scissione liberale-radicale del 1934 e i giornali locarnesi, ibidem, Locarno 2011, 111-131.