Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Tos lès-omes vinèt-st-å monde lîbes, èt so-l'minme pîd po çou qu'ènn'èst d'leu dignité èt d'leus dreûts. I n'sont nin foû rêzon èt-z-ont-i leû consyince po zèls, çou qu'èlzès deût miner a s'kidûre onk' po l'ôte tot come dès frés.
Parlare di un periodo di nascita per ilvallone non è semplice; da uno stretto punto di vista linguistico, Louis Remacle ha mostrato che numerose evoluzioni che consideriamo oggi come tipiche del vallone sono apparse tra il700 e il1200. Il vallone «era chiaramente e definitivamente individualizzato fin dal 1200 oppure fin dall'inizio del XIII secolo»[2].
Tuttavia, i testi "linguistici" dell'epoca non menzionano il vallone, mentre menzionano già, tra l'altro, ilpiccardo e illorenese nello stesso campo linguisticod'oïl. Nel Quattrocento, gli scrittori della regione chiamano la loro linguaroman (romanza) quando vogliono distinguerla dalle altre. All'inizio del XVI secolo, troviamo la prima attestazione della parola "vallone" nel senso linguistico di oggi: nel1510 o nel1511 Jean Lemaire de Belges opera la transizione tra "rommand" (cioè romanza) e "vualon".
Il termine "vallone" acquista così un senso più prossimo all'attuale: la lingua regionale della parte romanza deiPaesi Bassi e della regione diLiegi. L'epoca in cui si stabilisce l'egemonia dellaBorgogna unificatrice nella regione vallona è un momento importantissimo della storia del vallone. La nascita visibile d'una certa identità vallona al contrario delle regioni "thioises" (fiamminghe) dei Paesi Bassi consacra la parola "Valloni" per designare le popolazioni francofone. Lo stesso, un po' più tardi, la loro lingua regionale è percepita più chiaramente come distinta dalfrancese centrale e dalle altre lingue d'oïl circostanti, ciò che comporta l'abbandono del termine "romanzo" in senso vago a beneficio della parola "vallone", in cui l'estensione linguistica è sovrapposta al senso etnico e politico. In questo periodo in cui il francese termina di sostituirsi al latino in tutte le funzioni (Ordinanza di Villers-Cotterêts, 1539), si stabilisce come lingua d'insegnamento ed è l'oggetto di un'intensa politica di normalizzazione (La Pléiade): in un contesto in cui vivono insieme due lingue della stessa famiglia, l'una può solo definirsi contro l'altra.
Attorno al1600 vi è una conferma scritta dell'evoluzione del modo di esprimersi nel corso dei due secoli precedenti e si impone definitivamente il sistema grafico francese nella regione vallona[3]. Risale a questo periodo la presa di coscienza della differenza tra una lingua vernacolare orale (il vallone) e la lingua scritta dei secoli precedenti, la "scripta", che era una lingua composta, tipicamente vallona, ma non riproduceva sistematicamente i tratti della parlata vernacolare dell'epoca. Il vallone scritto viene riservato alla letteratura satirica e buffonesca, mentre il francese rimane la lingua formale dei testi ufficiali.
Il vallone orientale è il dialetto che ha la maggior percentuale di caratteristiche proprie del vallone, seguito dal vallone centrale, mentre l'occidentale ed il meridionale hanno dialetti più misti, dove si trovano più numerose influenze francesi, a volte caratteristiche più antiche che negli altri dialetti, ma anche caratteristiche che si ritrovano nelle lingue regionali vicine (piccardo a ovest e lorenese a sud). Da qui viene l'uso a volte dei nomi "vallo-lorenese" e "vallo-piccardo", anche se questi nomi possono sembrare esagerati[4].
Solo i dialetti dell'estremo ovest (La Louvière ad esempio) e dell'estremo sud (Léglise ad esempio) possono essere considerati linguisticamente a cavallo tra due campi linguistici. Inoltre, molte caratteristiche del vallone occidentale non sono in comune con il piccardo in genere, ma più con i dialetti orientali del piccardo (il piccardo di Vallonia). Lo stesso ragionamento si può fare per il vallone meridionale, che ha caratteristiche comuni con i dialetti più settentrionali del lorenese (gomese) piuttosto che con il lorenese in generale.
Sono quindi più spesso considerazioni extra-linguistiche che fondano "l'unità" dei gruppi dialettali, ad esempio l'influenza di un centro come Liegi ad est oppure l'identificazione fraArdenne e vallone meridionale. Le quattro grandi divisioni dialettali citate sopra non sono pertanto ben nette.
^(FR) Louis Remacle,Fascicule CIX, inProblème de l'ancien wallon, Parigi, Les Belles Lettres, Bibliothèque de la Faculté de Philosophie et Lettres de l'Université de Liège, 1948, p. 93.
^(EN) Anthony R. Lodge,French: from Dialect to Standard, Londra, Routledge, 1993,ISBN978-0-41-508071-2.
^(FR) Michel Francard,Le parler de Tenneville. Introduction à l'étude linguistique des parlers wallo-lorrains, Louvain-la-Neuve, Cabay, 1980, p. 307.
Jean-Marie Pierret, Jean-Jacques Gaziaux et Jean Germain,Le wallon inLîmês I. Les langues régionales romanes en Wallonie, Éd. Traditions et parlers populaires, Bruxelles, 1992ISBN 978-2-930047-02-7.
Maurice Piron,Les lettres wallonnes contemporaines, Éd. Casterman, Tournai, 1944
Maurice Piron,Anthologie de la littérature wallonne, Éd. Mardaga, Liège, 1978.
Lein Geschiere,Éléments néerlandais du wallon liégeois, Noord-Hollandsche, Amsterdam, 1950
Rita Lejeune et Jacques Stiennon,La Wallonie, le Pays et les Hommes: lettres, arts, culture, 3 volumes, 1977-79.
Joseph Dejardin,Dictionnaire des spots ou proverbes wallons, 2 tomes, Bulletin de la Société Liégeoise de Littérature Wallonne, Éd. H. Vaillant-Carmanne, Liège, 1891.