Nella sua veste di prototipo, non solo ha ispirato autori di canti patriottici di fede repubblicana (comeMameli eNovaro perIl Canto degli Italiani), ma è stata direttamente adattata e intonata in molteplici contesti politici rivoluzionari, repubblicani esocialisti, fornendo tra l'altro la prima base melodica del testo dell'Internazionale.
Prima dellaRivoluzione, sotto l'Ancien Régime e con l'idea politica di nazione ancora incompiuta, né in Francia né altrove si parla di inni nazionali. La stessamonarchia francese solo negli ultimi anni della sua esistenza (escluse le restaurazioni ottocentesche) trovò un simbolo nella melodia diVive Henri IV corredata dei versi diCollé (1774); ma più che un inno fu un canto politico facilmente adattabile, al semplice variare del testo, alle più disparate fazioni, anche antimonarchiche e antinapoleoniche.[10]
Nel primo anno dopo lapresa della Bastiglia, simbolo musicale della rivoluzione fu un brano permeato direligiosità cattolica e principievangelici, noto comeÇa ira (dall'espressionefrankliniana che il canto ripeteva nel ritornello) e basato sull'aria delCarillon national di Jean-Antoine Bécourt. Era però già in atto il transito dalla concezione deldiritto divino dei re all'idealedeista rivoluzionario: ciò è evidente tanto nella prefigurazione di un «nuovo catechismo» civile in un verso diÇa ira, quanto nelTe Deum celebrativo diGossec (14 luglio 1790), che non rinunciava all'implorazione «Domine, salvum fac regem» («Signore, salva il re»), ma le anteponeva la preghiera a Dio di salvare ilpopolo e lalegge. Questo processo di transizione si sarebbe completato nel giro di due anni, in parallelo con la crisi della monarchia, lafuga del re a Varennes e l'instaurazione dellarepubblica; e avrebbe rapidamente condotto all'adozione di un nuovo canto rivoluzionario.[11]
L'occasione della nascita del nuovo canto fu ladichiarazione di guerra all'Austria, proclamata dall'Assemblea nazionale il 20 aprile 1792. La notizia della guerra raggiunseStrasburgo, dove fu accolta con entusiasmo e celebrata sulle note diÇa ira. L'aria popolare, che prometteva ormai di farsi autentico inno nazionale, consisteva però in unacontraddanza rustica e dispiaceva al sindaco della città,Frédéric de Dietrich, il quale il 25 aprile diede lettura solenne della dichiarazione alternata a rulli di tamburi e musica, con l'immancabile canto. Fu così, al ricevimento da lui offerto la sera stessa, che Dietrich incaricò il giovane capitanoRouget de Lisle, poeta e compositore, della stesura di un canto di guerra.[12][13]
L'ariaÇa ira arrangiata per tastiera in un'edizione inglese del XVIII-XIX secolo
Rouget avrebbe composto l'inno la notte stessa, di getto e febbrilmente, in preda all'emozione degli eventi del giorno e dei fumi dell'alcol; le cronache narrano che l'indomani lo presentò a casa del sindaco Dietrich il quale, suonandolo e trovandolo esaltante, volle subito reinvitare gli ospiti del giorno prima a cena, dove intonò personalmente il canto accompagnato alclavicembalo dalla nipote Louise.[14]
Rouget de Lisle chantant la Marseillaise (Pils 1849)
Questa prima audizione aneddotica è l'unica databile tra quelle che precedettero la prima esecuzione pubblica e che plausibilmente avvennero nei giorni seguenti da parte dello stesso Rouget,[15] più tardi erroneamente immortalato nell'atto di cantare per primo l'inno a casa Dietrich da unalitografia delXIX secolo e da un olio diIsidore Pils del 1849.[16]
Il 29 aprile il canto debuttò in pubblico sullapiazza d'armi di Strasburgo, nel corso di unaparata militare; subito dopo Rouget de Lisle iniziò a diffonderlo inviandolo per corrispondenza a diverse personalità, sotto il titoloChant de guerre pour l'Armée du Rhin e con dedica a uno dei destinatari, il maresciallo d'originebavareseNicolas Luckner,[17] comandante appunto dell'Armata del Reno. Tanto il dedicatario quanto il committente dell'inno sarebbero statighigliottinati sotto ilTerrore, a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, tra il 1793 e il 1794.
LoChant de guerre fu pubblicato nel maggio 1792, dall'editore Dannbach di Strasburgo, senza accompagnamento e con l'aggiunta di un ritornello diviolino. L'originale presenta lievi ma diffuse differenze rispetto alla versione invalsa nell'uso.[18] Questa prima edizione è riportata di seguito nella tonalità dido maggiore e con ilmetro della partitura originale. L'appoggiatura alla battuta 8 e iltremolo alla battuta 34 sono realizzati.
Il 17 giugno 1792 la cerimonia funebre del sindaco diÉtampes, l'assassinato Simoneau, vide aMontpellier la partecipazione del generalegiacobino François Mireur, che stava organizzando i volontari in partenza per il fronte, e di un inviato di Strasburgo che per l'occasione intonò loChant de guerre. Colpito dal brano, Mireur lo presentò a sua volta il 22 giugno al club dei giacobini diMarsiglia.[19][20] Il successo fu immediato e ilJournal des départemens méridionaux lo pubblicò l'indomani con il titolo diChant de guerre aux armées des frontières; infine, nel luglio seguente, un estratto dell'inno fu distribuito ai volontarifédérés marsigliesi in partenza perParigi, che lo cantarono al loro arrivo nella capitale, ispirando ai parigini il soprannome diHymne des Marseillais, poi brevementeLa Marseillaise, che presto sostituì i vecchi titoli.[21][22]
Il testo dellaMarsigliese appare debitore in primo luogo del linguaggio giacobino dellaSocieté des amis de la Constitution strasburghese che, appresa la dichiarazione di guerra, aveva fatto affiggere ai muri della città un manifesto del seguente tenore:
(francese) «Aux armes,citoyens ! L'étendard de la guerre estdéployé ; le signal est donné. Auxarmes ! Il faut combattre, vaincre ou mourir. [...] Qu'il tremblent donc, ces despotescouronnés ! [...] Marchons ! Soyons libres jusqu'au dernier soupir [...].»
(italiano) «Alle armi, cittadini! Lo stendardo di guerra è spiegato; è dato il segnale. Alle armi! Si deve combattere, vincere o morire. [...] Tremino dunque, quei despoti coronati! [...] Marciamo! Siamo liberi fino all'ultimo sospiro [...].»
(Societé des amis de la Constitution)
L'esortazione agli «enfants de la Patrie» («figli della Patria») si ispira invece al nome dei battaglioni volontari giovanili diffusi nelBasso Reno aStrasburgo,Sélestat,Colmar: a quello strasburghese appartenevano i figli di Dietrich, uno dei quali lo comandava.[23][24] Rouget, inoltre, dovette aver conosciuto un inno protestante del 1560 legato allacongiura d'Amboise e concluso dai versi «Le temps est-il venu que les étrangers ravissent d'entre nos bras, nos femmes et nos pauvres enfants pour en abuser en toute vilainie» («È giunto un tempo in cui gli stranieri ci strappano dalle braccia le nostre donne e i nostri poveri bambini per abusarne crudelmente»). Poteva infine non essergli estranea l'ode composta daBoileau nel 1656 in risposta alle minacce diOliver Cromwell alla Francia: «Et leur corps pourris dans nos plaines/N'ont fait qu'engraisser nos sillons» («E i loro corpi marciti nelle nostre pianure/Hanno solo ingrassato i nostri solchi»).[23]
Due soli versi sarebbero cambiati nell'immediatezza della stesura: il tenente Masclet, al quale Rouget de Lisle sottopose l'inno prima di presentarlo a Dietrich, avrebbe obiettato all'ultimo distico della sesta strofa «Et que les trônes des tyrans/Croulent au bruit de notre gloire» («E che i troni dei tiranni/Crollino al clamore della nostra gloria») sostituendolo con i versi «Que tes ennemis expirants/Voient ton triomphe et notre gloire» della versione definitiva.[25]
Una litografia che ritrae sempre Rouget de Lisle nell'atto di cantareLa Marsigliese per la prima volta
La settima strofa, dettacouplet des enfants («strofa dei bambini»), fu aggiunta da un autore non identificato (forse Louis Dubois o l'abate Antoine Pessonneaux[22][26]). Variazioni minori e di probabile origine popolare hanno interessato il testo originale: così «vos bras, [...]vos fils,vos compagnes» (in luogo di «nos [...]») e l'imperativo di prima persona «marchons» al posto di «marchez», che si suppone modificato per esigenze di rima[27] (con «bataillons» e «sillons»).
Negli anniLa Marsigliese ha conosciuto una sorte molto diversa quanto al testo e alla musica. Mentre il primo non ha avuto che pochi rimaneggiamenti, e la sua attribuzione a Rouget de Lisle non è mai stata posta in discussione, la seconda è stata gradualmente modificata e sulla sua paternità aleggiano molti dubbi, spinti fino al sospetto diplagio. Rouget fu un compositore molto mediocre e nessuna delle sue melodie ebbe successo, tranne proprioLa Marsigliese; le prime edizioni inoltre non erano firmate.[28]
Le ipotesi al riguardo sono numerose e provengono tanto dalla Francia quanto dall'estero. Tra i francesi, Garros e Parès hanno sostenuto che il vero autore fosseIgnace Pleyel, amico di Rouget ma realista, che avrebbe rinunciato a esporsi a causa delle sue idee politiche; alla tesi si obietta tuttavia che Pleyel fu lontano da Strasburgo da dicembre 1791 fino almeno a maggio 1792 e, a meno di aver composto il canto in precedenza, non potrebbe averlo offerto a Rouget.[29] Arthur Loth ritiene invece che il brano provenga dall'oratorioEsther delmaestro di cappella di Saint-Omer Jean-Baptiste Grisons. L'ipotesi sembra meno peregrina, ma Grisons non rivendicò mai tale paternità.[30][31] Luxardo sostiene che il brano interessato, certamente identico all'inno, sia un'interpolazione dello stesso Grisons, attuata per scampare a una condanna penale, magari a morte; si tratta però di una semplice congettura.[32] La datazione dell'oratorio non è attestata, ma desunta da Loth dalla biografia di Grisons, che cessò dalla sua funzione di maestro di cappella nel 1787.[30]
Una tesi emersa in Germania nel 1861 attribuisce la paternità dell'inno a tale Holtzmann, con poco fondamento; e in proposito fu il musicologo tedesco Wilhelm Tappert che nel 1889, tornando sui propri passi, rigettò l'ipotesi e mise in luce come frammenti slegati dellaMarsigliese si ritrovino di certo in opere anteriori (tra le quali notoriamente ilconcerto per pianoforte n. 25 diMozart), essendo però molto improbabile che il compositore francese le conoscesse.[29]
Il violinista italianoGuido Rimonda ha sostenuto nel 2013 che laMarsigliese derivi da un identico tema variato in do maggiore del piemonteseGiovanni Battista Viotti,[33] musicista di corte a Parigi, fuggito dopo la Rivoluzione.[34] La data sul frontespizio del manoscritto allegato da Rimonda, 2 marzo 1781, è però contestata come un'aggiunta tardiva; mentre altre variazioni sullaMarsigliese pubblicate nel 1795 a nome di Viotti (tre delle quali coincidenti con quelle del manoscritto), contenute neiSix Quatuors d'airs connus dialogués et variés, appaiono disconosciute da una postilla vergata dal compositore e recante «Je n'ai jamais composé les quatuors ci dessous» («Non ho mai composto i quartetti di seguito»).[35]
I rimaneggiamenti dell'originale furono copiosi nel corso di almeno trent'anni e, per piccole che fossero le modifiche, interessarono quasi la metà delle battute dell'inno, nel tramandarsi soprattutto orale della melodia che influenzò le pubblicazioni successive al 1792. Rouget de Lisle accettò tutte queste modifiche e, ritenendole evidentemente migliorative,[36] ripubblicò l'inno nel 1825 per proprio conto a Parigi, così come nel frattempo era cambiato e con accompagnamento dipianoforte.[37] Il brano veniva trasportato insi♭ maggiore, conmetro44 e indicazione ditempoFieramente assai (dalTemps de marche animé che corredava l'originale[36][38]). Si tratta di una versione, riportata qui di seguito nella solamelodia, molto simile a quella definitiva.
Il brano ha avuto numerosi arrangiamenti, a partire dall'orchestrazione di Gossec con la quale fu offerto al pubblico il 30 settembre 1792 nella rappresentazione della scena lirica dell'Offrande à la Liberté.[22] Un altro precoce arrangiamento si deve aMéhul, che lo elaborò quandoLa Marsigliese fu dichiarata canto nazionale (1795); un altro molto celebre aBerlioz in occasione deimoti del 1830.[8][39][40]
Quando però la Terza Repubblica formalizzòLa Marsigliese come inno nazionale, si sentì il bisogno di una versione ufficiale, nell'anarchia delle versioni deidirettori che la interpretavano ognuna a suo modo. Dopo il fallimento di un concorso indetto tra costoro e che si concluse con l'accantonamento di tutte le 189 proposte pervenute, una commissione di musicisti e docenti di conservatorio lavorò a un'armonizzazione molto sobria del brano, perché spiccasse la melodia; anche l'orchestrazione, affidata a tre musicisti, fu voluta spartana. La versione vide la luce nel 1887.[41]
NelXX secolo invalse l'orchestrazione di Pierre Dupont (1938), con il metronomo fissato sui 112bpm allasemiminima.[28] Ciò salvo la breve parentesi aperta nel 1974, quando il presidente della RepubblicaValéry Giscard d'Estaing chiese a Roger Boutry una nuova versione, più lenta e solenne, sul presupposto che il passo militare dell'epoca fosse più lento di quello moderno.[42] Nei fatti, all'epoca della composizione, il tempo d'esecuzione variava secondo le circostanze: nella ritirata, come testimoniato daGoethe,[41] esso era decisamente più lento; Rouget de Lisle però, nell'originale, l'aveva voluto «animato».[43]
La versione di Boutry, un'orchestrazione senzapercussioni, nacque l'11 novembre 1974. Oltre a rallentare il tempo, si ispirò all'originale del 1792 e volle riprenderne l'attacco, con il salto diterza minore a spezzare le note ripetute della prima battuta, così ignorando la versione di Rouget del 1825 che aveva accolto questa e altre correzioni popolari. Secondo Boutry la soluzione addolciva l'incipit e ne migliorava il movimento iniziale; egli aggiunse inoltre un'armonia quasi romantica e vari controcanti, conferendo all'insieme del brano un carattere meno marziale. La scadenza del mandato di Giscard e l'entrata in carica nel 1981 diFrançois Mitterrand, che preferiva la versione di Dupont, chiuse la stagione della nuovaMarsigliese.[42]
Dalla nuova adozione nel 1879 non è mai stata abbandonata, sebbene durante laseconda guerra mondiale, quando fu simbolo diresistenza, ilregime di Vichy abbia rinunciato a qualificarla inno nazionale e le abbia affiancato il branoMaréchal, nous voilà dedicato aPétain ed elevato a innode facto, ma neanch'essode iure.[48] Le costituzioni dellaQuarta e dellaQuinta Repubblica la consacrarono infine all'art. 2 insieme agli altri simboli della nazione.[46]
La Marsigliese nasce come un canto di guerra e riproduce apertamente la chiamata «Auxarmes !» affissa ai muri di Strasburgo. Il suo linguaggio è perciò crudo e violento, fino al limite della brutalità. Queste caratteristiche, del tutto aderenti al contesto bellico e rivoluzionario del 1792, l'hanno resa capace di veicolare forti emozioni e sentimenti d'esaltazione patriottica[49] e per lo stesso motivo controversa al mutare dei tempi. Risultò infatti subito sgradita ai regimi monarchici francesi e stranieri, a cominciare dal Primo Impero, nell'ovvio timore che potesse promuovere nuove sollevazioni;[50] di converso, la adottarono o se ne ispirarono all'estero i fautori della repubblica e del popolo come soggetto detentore del potere politico.[8]
In un contesto contemporaneo, dal XX al XXI secolo, le stesse parole più volte sono state fonte di imbarazzo: basti pensare al loro impiego nell'occupazione francese dell'Algeria o al contrasto tra i versi dell'inno e la sua esecuzione spontanea nelle manifestazioni di solidarietà dopo l'attentato alla sede di Charlie Hebdo.[50] Tra tutti, il verso «Qu'un sang impur abreuve nos sillons» è stato oggetto di critiche che vi hanno visto un sottinteso razzista e xenofobo.[39] Si tratta però di letture decontestualizzate:La Marsigliese è rivolta contro nemici e tiranni, mentre si dimostra pietosa nei confronti dei soldati stranieri costretti a combattere contro la Francia («Épargnez ces tristes victimes/À regret s'armant contre nous»), e in tal senso piùinternazionalista chenazionalista.[9] L'espressionesang impur, si sostiene inoltre, fuidiomatica nella Francia dell'epoca a significare il sangue dei colpevoli o dei nemici.[39]
Tentativi di cambiare il testo, come quello di Toulat nel 1990 sponsorizzato dall'Abbé Pierre, si sono infranti contro l'affezione dei francesi per l'inno nazionale, il radicamento del suo simbolismo, la sua «leggendarietà» e la scarsa qualità delle alternative proposte.[49]
La versione che segue è conforme a quella riportata nel sito ufficiale della Presidenza della repubblica francese.[28]
Testo originale
Traduzione
Allons enfants de la Patrie, Le jour de gloire estarrivé ! Contre nous de la tyrannie, L'étendard sanglant est levé, [bis] Entendez-vous dans les campagnes Mugir ces férocessoldats ? Ils viennent jusque dans vos bras Égorger vos fils, voscompagnes !
Aux armes, citoyens, Formez vos bataillons, Marchons,marchons ! Qu'un sang impur Abreuve nossillons !
Que veut cette horde d'esclaves, De traîtres, de roisconjurés ? Pour qui ces ignobles entraves, Ces fers dès longtempspréparés ? [bis] Français, pour nous,ah ! quel outrage Quels transports il doitexciter ! C'est nous qu'on ose méditer De rendre à l'antiqueesclavage !
Aux armes, citoyens...
Quoi ! des cohortes étrangères Feraient la loi dans nosfoyers ! Quoi ! ces phalanges mercenaires Terrasseraient nos fiersguerriers ! [bis] GrandDieu ! par des mains enchaînées Nos fronts sous le joug se ploieraient De vils despotes deviendraient Les maîtres de nosdestinées !
Aux armes, citoyens...
Tremblez, tyrans et vous perfides L'opprobre de tous les partis, Tremblez ! vos projets parricides Vont enfin recevoir leursprix ! [bis] Tout est soldat pour vous combattre, S'ils tombent, nos jeunes héros, La terre en produit de nouveaux, Contre vous tout prêts à sebattre !
Aux armes, citoyens...
Français, en guerriers magnanimes, Portez ou retenez voscoups ! Épargnez ces tristes victimes, À regret s'armant contre nous. [bis] Mais ces despotes sanguinaires, Mais ces complices de Bouillé, Tous ces tigres qui, sans pitié, Déchirent le sein de leurmère !
Aux armes, citoyens...
Amour sacré de la Patrie, Conduis, soutiens nos bras vengeurs Liberté, Liberté chérie, Combats avec tesdéfenseurs ! [bis] Sous nos drapeaux que la victoire Accoure à tes mâles accents, Que tes ennemis expirants Voient ton triomphe et notregloire !
Aux armes, citoyens...
Nous entrerons dans la carrière Quand nos aînés n'y seront plus, Nous y trouverons leur poussière, Et la trace de leurs vertus, [bis] Bien moins jaloux de leur survivre, Que de partager leur cercueil, Nous aurons le sublime orgueil, De les venger ou de les suivre.
Aux armes, citoyens...
Andiamo, figli della Patria, Il giorno della gloria è arrivato! Contro di noi si leva Lo stendardo insanguinato della tirannia, Sentite sbraitare nelle campagne Quei feroci soldati? Vi vengono fin tra le braccia A sgozzarvi figli e compagne!
Alle armi, cittadini, Formate i vostri battaglioni, Marciamo, marciamo! Che un sangue impuro Abbeveri i nostri solchi!
Che vuole quest'orda di schiavi, Di traditori, di re congiurati? Per chi sono queste vili catene, Questi ceppi pronti da tempo? Francesi, per noi, ah! che oltraggio Che impeto ciò deve suscitare! Siamo noi, che osano credere Di poter ricondurre all'antica schiavitù!
Alle armi, cittadini...
Che! delle coorti straniere Detterebbero legge nelle nostre case! Che! quelle falangi mercenarie Vorrebbero stroncare i nostri fieri guerrieri! Gran Dio! incatenate da altre mani, Le nostre fronti si piegherebbero al giogo, Vili despoti diverrebbero I padroni delle nostre sorti!
Alle armi, cittadini...
Tremate, tiranni e voi traditori, Obbrobrio di tutte le fazioni, Tremate! i vostri piani parricidi Pagheranno finalmente il loro prezzo! Tutti sono soldati per combattervi, Se cadono, i nostri giovani eroi, La terra ne produce di nuovi, Ben pronti a battersi contro di voi!
Alle armi, cittadini...
Francesi, da guerrieri magnanimi, Vibrate o trattenete i vostri colpi! Risparmiate quelle tristi vittime, Armate loro malgrado contro di noi. Ma non quei despoti sanguinari, Ma non quei complici diBouillé, Quelle tigri che, senza pietà, Dilaniano il seno di loro madre!
Alle armi, cittadini...
Amore sacro della Patria, Conduci, sostieni le nostre braccia vendicatrici, Libertà, cara Libertà, Combatti con i tuoi difensori! Ai tuoi toni virili la vittoria Accorra sotto nostre bandiere, Che i tuoi nemici spiranti Vedano il tuo trionfo e la nostra gloria!
Alle armi, cittadini...
Noi entreremo in carriera[51] Quando i nostri padri non saranno più, Vi troveremo le loro ceneri E la traccia delle loro virtù. Ben meno gelosi di sopravvivere loro Che di condividerne il feretro, Avremo l'orgoglio sublime Di vendicarli o di seguirli.
Alle armi, cittadini...
Il testo si compone di sette doppiequartine di versinovenari seguiti da duealessandrini e rimati secondo loschemaababcddc EE. La prima quartina harima alternata, la secondaincrociata; i versi 1, 3, 5 e 8 sono piani, gli altri tronchi. Ildistico di ritornello ha versi piani in rima tra loro, ma il loro adattamento al ritmo e la ripetizione del verbo («marchons») ne ha prodotto la spezzatura in unaquintina composta di duesettenari, duequinari e un settenario finale, tutti piani, organizzati secondo lo schemaeffgf.
L'inno hametro pari (22 nelle prime edizioni,44 nelle successive) etempo rapido dimarcia[52] variamente indicato; il frequente ricorso airitmi puntati[53] e il suo stesso impiego storico per accompagnare il procedere dell'esercito ne fanno unamarcia militare (con accenni allafanfara, specie sotto i versi che chiamano i cittadini alle armi, cantati sulle note dell'accordo di tonica[54]). Sebbene non possieda la struttura codificata della marcialulliana né quella della più moderna marcia ternaria completa deltrio, il brano appartiene alla tradizione che, tra la Rivoluzione e leguerre napoleoniche, diede nuova linfa alla marcia destinata allebande militari e all'espressione dell'amor di patria, e che ebbe tra i maggiori esponenti: Gossec,Grétry, Méhul,Lesueur,Cherubini.[3]
Sul piano melodico-ritmico, caratteristica peculiare sono le variazioni legate alla diversa accentazione dei versi nelle varie strofe.[55] Simili variazioni sono comuni nei canti composti da diverse stanze (si pensi al verso «Dov'è la Vittoria?» della prima strofa dell'inno di Mameli e al corrispondente «Raccolgaci un'unica» della seconda), ma nellaMarsigliese sono particolarmente diffuse e marcate. Si riportano di seguito le più importanti.
Sul piano melodico-armonico si segnala il cambio di modo[52] (nella tonalità parallela disi♭ minore) che colpì Goethe[41] e che nella prima strofa sottolinea, com'è tipico delmodo minore, il passaggio drammatico del testo sull'aggressione dei soldati stranieri a donne e bambini («Mugir ces férocessoldats ?/Ils viennent jusque dans vos bras/Égorger vos fils, voscompagnes !»). È la medesima scelta adottata da Michele Novaro nella prima ripetizione del ritornello dell'inno di Mameli.
La Marsigliese è stata mutuata da numerosi popoli che l'hanno fatta propria per fini diversi. Nell'immediatezza della Rivoluzione il canto fu usato dai tedeschi in funzione antifrancese: essi lo tradussero e ne trassero unKriegslied der Deutschen e unGegenstück zu dem Schlachtliede der Marseiller (1793); nel 1798, poi, Karl Alexander Herklots lo adattò in onore diFederico Guglielmo III.[60]
Al diffondersi delle idee rivoluzionarie,[57] tuttavia, l'inno divenne soprattutto un simbolo universale della rivendicazione di libertà dei popoli, guadagnò popolarità e la mantenne nel corso di tutto l'Ottocento. La fama dell'inno si estese fin da subito anche alleAmeriche.[61][62] Numerose furono le traduzioni e gli adattamenti in altre lingue, e una strofa, la quarta, destò l'interesse diShelley che la rese poeticamente ininglese.[57] Durante imoti del '48 versionitedesche,ungheresi,polacche sarebbero state cantate dagli insorti dei vari paesi.[59] InItalia fu eseguita spesso aMilano e aVenezia.[58] Nel Novecento la tendenza proseguì con le versioni inspagnolo e incatalano cantate nel 1931 nellaSeconda Repubblica spagnola, a volte, per sostituire il poco conosciutoHimno de Riego.
Uno dei primi compositori di spicco a citareLa Marsigliese fuAntonio Salieri, che usò il tema nella cantataDer Tyroler Langsturm del 1799. L'inno si trova poi nelCarnevale di Vienna[64] (1839) e nell'ouverture diHermann und Dorothea (1853) diSchumann, come anche nell'Ouverture 1812 diČajkovskij (1882), dove ingaggia una battaglia con un tema popolare russo, a simboleggiare loscontro con le armate napoleoniche, seguito dalla vittoria russa.[65]Verdi la incluse nell'Inno delle Nazioni (1862), dove la sovrappose all'inno di Mameli e aGod Save the King; Liszt ne trasse una fantasia per pianoforte (1872).Feux d'artifice (1913) diClaude Debussy si conclude con la citazione del ritornello, mentreSatie usaparodisticamente l'incipit per il branoLes Courses daSports et Divertissements (1914). Nel 1967 iBeatles hanno tratto dal medesimo incipit l'introduzione diAll You Need Is Love.
Igor' Stravinskij ne realizzò nel 1919 un arrangiamento per violino solo.
Tra le reinterpretazioni si segnala quella diSerge Gainsbourg che incluse nell'albumAux armes et cætera un omonimo branoreggae su testo e musica dellaMarsigliese. La prima televisiva fruttò all'autore minacce di morte da parte nazionalista e altre minacce da parte di un gruppo dilégionnaires che lo diffidò dall'eseguire il brano in pubblico.[66]
^ab Giorgio Milazzo,La marcia nella musica europea, Sondrio, Animando Edizioni Musicali, 2009, p. 26.URL consultato il 29 ottobre 2022.
^Le edizioni d'epoca (1792) sono scritte in altre tonalità (cfr.Présidence de la République). La prima edizione pubblicata a Strasburgo senza accompagnamento è indo maggiore; questo stesso originale fu ripubblicato con l'aggiunta di una parte di clavicembalo da Bignon a Parigi nel XIX secolo. Rouget de Lisle tuttavia ripubblicò il brano nel 1825 in si♭ maggiore, e questa stessa tonalità è usata dalla versione ufficiale arrangiata da Pierre Dupont per orchestra militare nel 1938.(FR)La Marseillaise (PDF), suPrésidence de la République.URL consultato il 28 ottobre 2022(archiviato dall'url originale il 19 novembre 2008). Il brano viene comunque liberamente eseguito in varie tonalità che facilitano il canto, come si nota nella versione presentata e illustrata nel 1974 da Roger Boutry (la♭ maggiore) e in quella intonata il 14 luglio 2019 alla parata militare suiCampi Elisi (sol maggiore). (FR)LCI,La Marseillaise, comme vous l'avez rarement entendue, pour clore ce défilé du #14Juillet, suYouTube.URL consultato il 30 ottobre 2022.
^marseillais, inLe Robert.URL consultato il 21 ottobre 2022.
^ab Roberto Leydi,La nascita degli inni nazionali, inStoria della civiltà europea a cura diUmberto Eco, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014.URL consultato il 23 settembre 2022.
^(FR) Georges François,Hippolyte Mireur (1841-1914) (PDF), suAssociation des Amis du Patrimoine Médical de Marseille.URL consultato il 22 ottobre 2022.
^(EN) François-Joseph Gossec,La Marseillaise (orchestration, 1792) RH616a, a cura di Louis Castelain, Éditions du Centre de musique baroque de Versailles, 2016, p. 15.URL consultato il 26 ottobre 2022.
(FR) Frédéric Dufourg,La Marseillaise, collanaFélin poche, Éditions du Félin, 2003.
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