Jacopo Zucchi, oIacopo di maestro PietroZucca (1542 circa –1596 circa), è stato unpittoreitaliano.
Allievo diGiorgio Vasari, divenne il suo principale collaboratore: partecipò alla decorazione delSalone dei Cinquecento e delloStudiolo di Francesco I inPalazzo Vecchio a Firenze; nel1572 si stabilì a Roma, dove eseguì gli affreschi per ilpalazzo e lavilla del cardinaleFerdinando de' Medici. Numerose anche le opere a soggetto sacro realizzate per le chiese della capitale (Santissima Trinità dei Pellegrini,Santo Spirito in Sassia).
Le prime notizie su Iacopo di maestro Pietro Zucca risalgono al breve profilo biografico che il suo maestroGiorgio Vasari ne tracciò nella sua seconda edizione delleVite: secondo l'aretino, il pittore avrebbe avuto venticinque o ventisei anni nel 1568.[1] Doveva essere arrivato ancora bambino a Firenze da qualche città del ducato: del suo nome, infatti, non vi è traccia nei registri dei battezzati conservati nell'Archivio dell'Opera del Duomo di Firenze. Potrebbe essere stato figlio di Piero di Francesco di Donnino del Zucha (†1571), che il 4 marzo del 1551 giunse nel capoluogotoscano per ricoprirvi l'ufficio di capomaestro dei Capitani di Parte Guelfa.[2]
A partire dal 1557 (al 31 maggio di quell'anno risale il primo pagamento noto all'artista)[3] collaborò con il Vasari nella decorazione dei Quartieri diPalazzo Vecchio a Firenze, impresa che lo vide impegnato fino al 24 settembre del 1565. Significativo fu il contributo dello Zucchi alla realizzazione delleAllegorie delle città del dominio nel soffitto delSalone dei Cinquecento. Grande l'influenza esercitata in questi anni sul giovane pittore dalGiovanni Stradano, anch'egli impiegato nel cantiere, che portò lo Zucchi ad allontanarsi dall'accademismo vasariano: la lezione delmanierista fiammingo si rivelò fondamentale soprattutto per i dipinti di piccolo formato realizzati perFrancesco de' Medici su invenzione diVincenzo Borghini (Quadro di Virtù et Fortuna).
Nel 1563 venne ammesso all'Accademia fiorentina del Disegno: venne coinvolto con i suoi compagni dell'Accademia nella realizzazione degli apparati per le esequie diMichelangelo (per le quali realizzò il dipinto con laStoria della vigna del papa) e per le nozze tra il principeFrancesco de' Medici, figlio del granducaCosimo, eGiovanna d'Austria (tela con laConsegna delle chiavi del porto di Livorno).
Continuò comunque a collaborare assiduamente con il Vasari alla realizzazione delle grandi pale d'altare commissionate al maestro aretino tra il 1566 e il 1567 (l'Adorazione dei Magi per la chiesa di Santa Croce aBosco Marengo, voluta dapapa Pio V, laCrocifissione secondo sant'Anselmo perSanta Maria Novella, l'Incoronazione della Vergine di Arezzo, l'Assunzione e santi per laBadia Fiorentina, laPentecoste per la chiesa diSanta Croce); pressato dagli impegni, nel 1568 Vasari iniziò a delegare ai più fidati allievi la traduzione pittorica delle sue invenzioni e allo Zucchi venne affidata la realizzazione di due tele per la confraternita di San Rocco (oggi presso ilMuseo statale d'arte medievale e moderna diArezzo), della pala per l'altare fatto edificare a spese diAndrea Pasquali in Santa Maria Novella (Resurrezione con i santi Cosma, Damiano, Giovanni Battista e Andrea) e di quella con laMadonna del Rosario per frate Angelo Malatesti diPistoia.
Nel 1570 fu attivo, assieme ai maggiori esponenti del manierismo internazionale, nel cantiere dellostudiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio: in questo contesto strinse un proficuo rapporto di amicizia con ilGiambologna, probabile soggetto di un suo ritratto di scultore (oggi perduto) già conservato nella collezione Reitlinger diLondra. Assieme alPoppi, Zucchi si occupò della decorazione della volta ed eseguì la tavola col laMiniera d'oro destinata ad anta di uno degli armadi dello scrittoio.
Nel dicembre del 1570 Zucchi giunse con il Vasari aRoma, dove lavorò, su incarico di Pio V, agli affreschi per le tre cappelle diSan Michele,San Pietro Martire eSanto Stefano della TorreBorgia inVaticano; collaborò anche alla realizzazione delle pale d'altare per le cappelle (la sua impronta è particolarmente visibile nelMartirio di santo Stefano, oggi nellaPinacoteca Vaticana). Fu probabilmente in questo periodo che il cardinaleFerdinando de' Medici, futuro granduca, iniziò a prendere in considerazione l'ipotesi di affidare al giovane artista la decorazione dei suoi palazzi romani, approfittando del fatto che lo Zucchi, ormai più che trentenne, desiderasse svincolarsi dal suo maestro.[4] Rientrò a Firenze nel luglio del1571 per dedicarsi al completamento della decorazione a fresco delSalone dei Cinquecento. L'ultima scena di battaglia, quella diMarciano in val di Chiana, venne conclusa il 15 dicembre dello stesso anno.
Zucchi si trasferì stabilmente a Roma nellaprimavera del 1572 ed entrò al servizio del cardinale Ferdinando, figlio cadetto del granducaCosimo I: lo seguì il fratello minoreFrancesco, anch'egli pittore. Il primo incarico affidato dal cardinale all'artista fu la decorazione della sua residenza cittadina (oggiPalazzo Firenze), nelCampo di Marte, già appartenuto ai familiaripapa Giulio III. Zucchi realizzò alcuni fregi con storie dell'Antico Testamento, le decorazioni della sala di Diana e soprattutto quella della sala degli Elementi, permeata di riferimenticosmogonici. Desideroso di indipendenza, diversamente dal Vasari, il pittore non ricorse a un autoreumanista (come ilBorghini) per la concezione programmatica delle immagini: si servì della sua conoscenza dei modelli recenti (i dipinti di soggetto simili dipalazzo Farnese aCaprarola e delloStudiolo di Francesco I inpalazzo Vecchio) e degli scritti mitografici diAnnibal Caro,Boccaccio eVincenzo Cartari.
Per la decorazione dellavilla del Pincio, già appartenuta al cardinaleGiovanni Ricci, acquistata da Ferdinando de' Medici nel 1576, il committente volle invece affiancare allo Zucchi l'umanistaPietro Angeli daBarga: sotto la guida dell'Angeli, il pittore affrescò la stanza degli Uccelli e lo stanzino di Aurora: realizzò anche numerosi quadretti di soggetto allegorico, su tavola o rame, per lo Studiolo in noce del cardinale, che costituiscono la parte più suggestiva della sua produzione.
A partire dalla seconda metà degli anni settanta del Cinquecento iniziò a ottenere numerose commissioni per chiese e conventi, soprattutto grazie al suo potente mecenate: realizzò unaMessa di san Gregorio per la chiesa diTrinità dei Pellegrini, degli affreschi per la cappella Ghisleri inSan Silvestro al Quirinale, per l'abside diSanto Spirito in Sassia e perSanta Maria in Via, un polittico per la chiesaparrocchiale INSIGNE COLLEGIATA diSan Michele Arcangelo aVallecorsa, due pale per labasilica di Santa Maria Maggiore e altri dipinti per lacattedrale di Sutri, per lachiesa di Santa Maria della Pace, perSan Clemente.
Tra il 1584 e il 1587 realizzò la decorazione dell'appartamento nobile e della galleria di villa Medici. Agli inizi degli anni novanta risale la sua ultima grande fatica: gli affreschi per la galleria dipalazzo Rucellai (ora Ruspoli) a Roma.
Morì, probabilmente, agli inizi del 1596.
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