Italo-greci | ||||
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Luogo d'origine | ![]() | |||
Lingua | italiano regionale,koinè | |||
Religione | cattolicesimo,ebraismo | |||
Distribuzione | ||||
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Manuale |
GliItalo-greci sono stati i membri di una comunità d'origine italiana, più volte rinnovata, insediata nella penisolaelladica e nelle isole egee sin dai tempi delleCrociate e delleRepubbliche Marinare italiane; successivamente composta da militari, commercianti, esuli o semplici emigranti, in conseguenza delle guerre che coinvolsero l'Italia nella prima metà del ‘900 nei paesi balcanici e medio orientali.
La loro caratteristica principale fu quella di professare lafede cattolica pur vivendo in un paese prevalentemente ortodosso ed aver in molti casi adottato anche la koinè greca come lingua. Non mancano, tuttavia, gli italo-greci di religioneebraica.
LaRepubblica di Genova e laRepubblica di Venezia crearono numerose colonie nell'Egeo, in particolare a Chios,Tinos,Syra,Naxos, come pure aSantorini e nelleIsole Ionie. Numerose famiglie genovesi e veneziane, ma anche pisane e fiorentine e di altre parti della penisola, si stabilirono in tali centri, in epoche differenti, soprattutto per commerciare con l'Impero bizantino e l'oriente. Le due repubbliche marinare mantennero il possesso di tali colonie sino alla conquista ottomana, che avvenne in momenti diversi, ma che fu sostanzialmente generalizzata. Le veneziane Syra e Naxos furono conquistate dai turchi nel1537; la genovese Chio cadde nel1566 (pur "beneficiando" di una permanenza genovese sino al XIX secolo); la veneziana Tinos cadde nel1715.
Tuttavia, dopo la conquista ottomana, questi coloni e commercianti riuscirono ad ottenere dai Sultani turchi i privilegi derivanti dalle "Capitolazioni", che li arricchirono commercialmente nei secoli successivi e li salvaguardarono come comunità[1], formando un'unica entità con i connazionali della Turchia continentale, dettiItalo-levantini.
Al fine di beneficiare di talestatus di privilegio, le famiglie levantine curavano la conservazione di documenti notarili attestanti le loro origini e la loro cittadinanza. Ciò ha consentito a molti studiosi di ricostruirne la genealogia.[2]
Nel 1681 l'Abate di Burgo censì le antiche famiglie genovesi di Chios. Ecco l'elenco, tratto dal libro "Viaggio di cinque anni" pubblicato nel 1686 nelle stampe dell'Agnelli (in Milano): Alessi, Argiroffi, Balzarini, Barbarini, Banti, Balli, Baselischi, Bavastrello, Borboni, Bressiani, Brissi, Calamata, Cametti, Caravi, Casanova, Castelli, Compiano, Condostavli, Coressi, Corpi, Damalà, D'Andria, Dapei, De Campi, Della Rocca, De Marchi, De Portu, Devia, Domestici, Doria, Facci, Filippucci, Fornetti, Frandalisti, Galiani, Gambiacco, Garchi, Garetti, Garpa, Giudici,Giustiniani, Giavanini, Graziani, Grimaldi, Leoni, Longhi, Machetti, Macripodi, Mainetti, Maloni, Mamabri, Marcopoli, Marneri, Moscardito, Massimi, Montarussi, Motacotti, Moroni, Ottaviani, Parodi, Pascarini, Pigri, Pisani, Portofino, Pretti, Ralli, Rastelli, Recanelli, Rendi, Reponti, Remoti, Rochi, Rubei, Salvago, Sangallo, Serini, Serra, Soffetti, Spinola, Stella, Testa, Timoni, Tubini, Valaperghi, Vegetti, Velati, Vernati, Viviani[3]. Altri elenchi, e relativi censimenti sino a tutto il XVIII secolo sono riportati da Willy Sperco, nel volume in nota citato.
Né più mai toccherò le sacre spondeove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Verso la metà del XV secolo, le sette Isole Ionie principali (Corfù,Passo,Itaca,Cefalonia,Santa Maura,Zante eCerigo), al pari delle isole minori diAntipasso eCerigotto e delleexclave diParga,Prevesa eVonizza sulla terraferma, erano finite sotto controllo dellaRepubblica di Venezia, e anche nei secoli successivi erano rimaste l'unica parte della Grecia a non essere caduta sotto dominio turco.
Zante dette i natali al poetaUgo Foscolo, che gli dedicò il sonetto "A Zacinto".
Quando nel1797 iltrattato di Campoformio sancì la fine della Repubblica di San Marco ed il passaggio dellaDalmazia all'Impero austriaco, le Isole Ionie furono cedute allaFrancia che le occupò militarmente e distrusse i simboli del potere oligarchico veneziano, come il Libro d'Oro con l'elencazione delle famigliearistocratiche, nonché vari stemmi.
Un velleitario tentativo di occupazione dell'Isola diCorfù fu compiuto daMussolini nel1923, con esito negativo.
Con la caduta della Repubblica di Venezia (1797) e della Repubblica di Genova (1802) agli Italo-greci originari delle due antiche repubbliche fu attribuita la cittadinanza, rispettivamente, dell'Impero d'Austria (Regno Lombardo-Veneto) e delRegno di Sardegna.
Nel 1821 i Greci insorsero contro l'occupazione turca e numerosi Italiani accorsero spontaneamente tra i primi in soccorso del popolo greco: un esempio tra tuttiSantorre di Santarosa, che morirà combattendo all'isola diSfacteria.
Anche la numerosa comunità di origine genovese (e in parte veneziana) diChios appoggiò il moto indipendentistico greco. La reazione dell'esercito ottomano non tardò ad arrivare: dopo un furioso assedio, i Turchi ripresero rapidamente il controllo dell'isola e nell'aprile1822 un quarto dei 30.000 abitanti fu sterminato; fu inoltre instaurato un regime di terrore e interdetto il culto della religione cattolica per svariati anni. Ne conseguì il trasferimento della quasi totalità degli oriundi genovesi o veneziani superstiti nella vicina e più tolleranteSmirne[4] o la loro emigrazione all'estero.
Il fenomeno si estese a tutti gli Italo-greci delle altre isole e della penisola elladica in quanto, una volta riconosciuta l'indipendenza della Grecia (1834), il Governo ellenico decise di assoggettare alla propria giurisdizione tutti i reati di diritto comune, da chiunque commessi, attribuendosi così la competenza a giudicare anche i cittadini stranieri. Di conseguenza, da tale data, il regime delle “capitolazioni” rimase solo in quella parte della Grecia ancora sotto il dominio ottomano, con la conseguente emigrazione pressoché totale delle antiche famiglie “latine” verso i territori ancora in mano all'Impero Ottomano o all'estero.
Dopo l'indipendenza greca, l'unica comunità di origine italiana di un certo rilievo, nell'attuale territorio greco, fu quella esistente in ambito ebraico a Salonicco, che dipendeva ancora dall'Impero Ottomano. Dopo l'espulsione degli ebrei dalla Spagna nel1492, infatti, Salonicco era progressivamente divenuta un luogo d'accoglienza per i numerosi ebrei sefarditi, sia direttamente, sia attraverso il transito dall'Italia del sud, che – per reazione - adottò ulteriori provvedimenti di espulsione. L'Impero ottomano, che già controllava la città greca, al contrario, concedeva protezione ai cristiani e agli ebrei, purché sottomessi allo status didhimmi, seguendo la legislazione musulmana sulle "Genti del Libro" (inaraboAhl al-Kitab).
Nei secoli successivi erano giunti a Salonicco ebreicalabresi,veneziani,pugliesi, enapoletani. Nel1519 gli ebrei – italiani compresi - formavano complessivamente il 56% degli abitanti di Salonicco e nel1613 il 68%[5].
Nella seconda metà del XIX secolo, la religione ebraica a Salonicco conobbe una vera rinascita, proprio grazie all'azione degli ebrei provenienti dai paesi cattolici ed in particolare daLivorno. Livornesi erano gli Allatini, cioè la punta di diamante dell'imprenditoria ebraica della città, che impiantarono diverse attività su scala industriale,mulini e altre industrie alimentari, mattonifici e manifatture del tabacco.
Il campo d'azione dell'imprenditore livornese Mosè Allatini, appartenente allaHaskalah ebraica fu invece principalmente dedicato all'educazione. Nel1862 Allatini spinse il proprio cognato Salomon Fernandez a fondare una scuola italiana, grazie ad una donazione del Regno d'Italia[6].
I rapporti tra le due Nazioni proseguirono nella seconda parte dell'Ottocento e si formarono nuove comunità; lo testimoniano i numerosi quotidiani e italiani stampati in Grecia a partire dal 1870 e la fondazione della scuola italiana presente ad Atene da circa il 1880.
Un prestigioso rappresentante della comunità italo-greca fuGiorgio de Chirico, nato aVolos nel 1888 da un'agiata famiglia italiana: il padre Evaristo, ingegnere siciliano delle ferrovie, fu tra i principali realizzatori della prima rete ferroviaria in Bulgaria ed in Grecia; la madre Gemma Cervetto apparteneva alla buona borghesia genovese. Nel 1891 adAtene nacque il fratello Andrea Alberto, che assumerà dal 1914 lo pseudonimo diAlberto Savinio per la sua attività di musicista, letterato e pittore.
Alla fine del secolo, l'ing.Giuseppe Rivabella, nato adAlessandria ma residente ad Atene, intraprese lavori stradali nell'isola greca diSamo e per il porto diVathy. Il suo nome è rimasto a Samo nel «Ponte Trivabella», da lui costruito, ma anche nel linguaggio popolare per indicare un'opera di grande ingegno. Nel 1896, Rivabella fu l'unico atleta a difendere i colori italiani (nel tiro con lacarabina) alle prime Olimpiadi moderne tenutesi ad Atene[7]. Nel 1900, a seguito dell'insurrezione di Creta dal dominio turco, l'Italia inviò un corpo di spedizione di Carabinieri in missione di paceante litteram.
Un'altra presenza italiana in Grecia si costituì con laScuola Archeologica Italiana di Atene, fondata nel 1909 per favorire l'alta formazione dei funzionari delle Soprintendenze archeologiche italiane e come centro di coordinamento delle Missioni italiane in Grecia (Scavi diFesto).
Volontari internazionalisti e giovani studenti universitari, con a capoRicciotti Garibaldi eAmilcare Cipriani, sbarcarono clandestinamente in Grecia per partecipare allaguerra greco-turca del 1912. IGaribaldini combatterono insieme ai greci aPatrasso e di seguito aDomokos nella Tessaglia dove però furono costretti alla ritirata dai Turchi. Molti volontari vi si stabilirono definitivamente.
Durante laguerra italo-turca culminata nell'occupazione dellaLibia, l'Italia occupò anche dodici isole greche del mare Egeo (Dodecanneso), all'epoca sotto il dominio turco.
Il 26 aprile 1912 venne occupataStampalia, il 12 maggioScarpanto, Caso, Piscopi, Nisiro, Calino,Lero,Patmo,Coo, Simi e Calchi; il 4 maggio vennero sbarcate truppe suRodi, che venne completamente occupata il 16 maggio.
Con ilTrattato di Ouchy (18 ottobre 1912) l'Italia ottenne il possesso temporaneo delle isole del Dodecaneso. Nel 1920-21, le isole accolsero i profughiItalo-levantini in fuga daSmirne, incendiata e saccheggiata dall'esercito rivoluzionario turco.
Con ilTrattato di Losanna del 1923Kemal Atatürk riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sulla Libia e sul Dodecaneso; il primogovernatore, ilsavoneseMario Lago s'insediò il 16 novembre 1922. Dal 1926 le isole vennero trasformate in "Governo delle Isole italiane dell'Egeo", denominazione che divenne ufficiale nel1930.
Le Isole italiane dell'Egeo ebbero un notevole sviluppo economico negli anni trenta, grazie al governatore Mario Lago che fu apprezzato dalle comunità greche, turche ed ebree dell'isola dando al Dodecaneso un cosiddetto "periodo d'oro" tra il 1923 ed il 1936. In seguito tale periodo fu seguito dall'emanazione da parte del nuovo governatoreCesare Maria De Vecchi di misure eccessivamente fasciste tendenti all'italianizzazione forzata del Dodecaneso.
Le tracce della presenza italiana sono ancora visibili in molti edifici, tra i quali ad esempio:
Alcensimento del 21 aprile1936, la popolazione italiana residente nel Dodecaneso risultava composta da 16.711 unità su un totale di 140.848[8]. Nei primi anni della seconda guerra mondiale il Dodecaneso fu importante base navale e circa 40.000 militari italiani erano stanziati nelle isole.
Il Dodecaneso fu teatro di aspri scontri, dopo l'8 settembre 1943, tra italiani e tedeschi[9], come ad esempio l'eccidio di Kos.Il governatore italiano, ammiraglioInigo Campioni, rimase in carica fino al 18 settembre, quando fu deportato dai tedeschi. L'8 maggio 1945 le isole vennero occupate dagli inglesi; successivamente, con ilTrattato di pace diParigi del 10 febbraio 1947, le isole passarono allaGrecia.
Tuttora vi sono molti abitanti delle isole in grado di comprendere lalingua italiana, insegnata fino al 1948 nelle scuole e parlata soprattutto dagli anziani.
LaCampagna italiana di Grecia ebbe inizio il 28 ottobre1940, quando le truppe dell'esercito italiano, partendo dalle proprie basi albanesi, entrarono in territorio ellenico. Per la prima e unica volta, dalla costituzione dei due Stati nazionali, l'Italia aggredì la Nazione sorella.
Le forze greche riuscirono a contenere l'offensiva iniziale italiana e successivamente anche a contrattaccare. La guerra di posizione in montagna si trascinò fino all'aprile1941, quando i tedeschi, con una guerra lampo, invasero laJugoslavia e laGrecia, costringendole in poco tempo alla capitolazione. Con la firma della resa, il paese ellenico venne suddiviso tra le forze italiane, tedesche e bulgare. L'Italia ottenne il controllo della quasi totalità della Grecia continentale, oltre alle isole diCorfù,Zante eCefalonia e alla parte orientale di Creta. Uno degliepisodi più efferati dell'occupazione italiana fu lastrage di Domenikon, una violenta azione di rappresaglia commessa dalRegio Esercito italiano che provocò la morte di circa 150 uomini.
Dopo l'8 settembre 1943, nonostante la resistenza e gliepisodi di eroismo di molti reparti, gli Italiani furono costretti a cedere il controllo del territorio allaWehrmacht, notevolmente superiore per armi e mezzi.
Il risultato della sconsiderata aggressione del 1940-43, fu che alla fine dellaSeconda guerra mondiale, decine di migliaia di civili italiani furono costretti all'esilio dalla Grecia (Corfù, Patrasso, Dodecaneso, e, in particolare, da Rodi). La parte più consistente degli esiliati si stabilì in campi profughi inPuglia,Aversa o aRoma.
I rapporti tra le due nazioni, peraltro, ripresero prontamente, in seguito al riallacciarsi postbellico delle relazioni diplomatiche. Già nel 1952, per i rapporti commerciali, si costituì laCamera di Commercio italo-ellenica, che conta circa 5000 soci. In un edificio storico, di fronte al Politecnico ed alMuseo archeologico, si trova l'imponenteIstituto italiano di Cultura, nato ad Atene come “Casa d'Italia”, in virtù dell'accordo culturale tra Grecia e Italia, firmato ad Atene l'11 settembre 1954.
Nel 1955 lo Stato Italiano ha acquistato il prestigioso edificio neoclassico costruito negli anni 1870/80 dalla famiglia Psichas su progetto dell'architetto Zieller, ubicato di fronte al Parlamento, sede dell'Ambasciata italiana sin dal 1933.
Notevole diffusione ebbe sin dall'inizio il fenomeno dell'associazionismo italo-greco. Esso ha tra le finalità statutarie quella di mantenere solidi legami con l'Italia e di promuovere la lingua e la cultura italiana in Grecia. La Scuola statale italiana di Atene, ospitata in un imponente ex Convento cattolico, è la vera spina dorsale della comunità degli Italo-greci ed è composta dalla sezione greca e da quella italiana. Nella sezione greca vi sono i corsi del ginnasio e del liceo classico, mentre nella sezione italiana troviamo la Scuola materna, elementare, media e il liceo scientifico. Inoltre svolgono la loro attività alcune Scuole materne italiane private, laSocietà Dante Alighieri, il Coasit, la Caritas Hellas. Anche alcuni partiti politici italiani sono rappresentati localmente.
Da una relazione dell'Ambasciata di Atene sulla comunità italo-greca, risulta che il 60 per cento dei suoi componenti risiede adAtene, seguita daSalonicco e ad una certa distanza daPatrasso,Rodi,Corfù eCreta. L'organo che istituzionalmente rappresenta gli italiani in Grecia è il Comites che viene eletto periodicamente da tutti i residenti. La maggior parte dei connazionali risulta ben integrata, grazie alla vicinanza socio-culturale e alla componente locale delle famiglie, formate da molti studenti universitari, poi laureatisi. Gli italiani trasferitisi in Grecia occupano generalmente una buona posizione economica, essendo in molti casi professionisti, commercianti o piccoli imprenditori.