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Ismailismo

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Disambiguazione – Se stai cercando i membri della stirpe di Ismaele, vediIsmaelita.
Tigre calligrafica ismailita

L'Ismailismo è una corrente dell'islam sciita. I suoi membri sono chiamatiismailiti (Araboالاسماعيليون,al-ismāʿīliyyūn) e, talvolta, "settimani" (sabʿiyya ) per il fatto di riconoscere come legittima e non più revocata o mutata successione quella del settimo ImamIsmāʿīl, figlio diJa'far al-Sadiq.[1]

Caratteristiche

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Gli ismailiti sono la seconda in ordine di grandezza tra le correnti in cui è diviso l'islam sciita dopo i duodecimani. Il loro nome deriva dalla convinzione che il settimoimam fosse Isma'il ibn Ja'far e non il fratello minoreMūsā al-Kāẓim la cui legittimità è invece sostenuta dagli altri sciiti. Con l'avvento della dinastia deiFatimidi inEgitto tra il decimo e il dodicesimo secolo l'Ismailismo divenne non solo la più importante tra le correnti dello sciismo, ma giunse anche a mettere in discussione il primato deisunniti.

L'Ismailismo ha sempre dato grande rilevanza agli elementiesoterici della religione islamica: dai duodecimani li separano infatti, oltre alle ragioni politiche, anche una disquisizione sulla naturamistica della figura dell'Imam e del suo rapporto conAllah.

Gli ismailiti vivono perlopiù inSiria,Arabia Saudita,Yemen,Tagikistan,Afghanistan.

Malgrado gli ismailiti si siano divisi in numerosi sottogruppi, il termine è oggi generalmente usato per indicare iNizariti, seguaci dell'Aga Khan, che sono la più numerosa delle sette ismailite.

Rami oggi estinti degli ismailiti sono iMusta'liani (che però hanno originato iDawudi Bohora) e iCarmati.

Storia

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L'origine dell'Ismailismo risale alla morte, nel 765, del sesto imamsciita e alle contese che seguirono circa la sua successione.Jaʿfar ibn Muhammad, dettoal-Ṣādiq (Il Veridico)[2], aveva designato a succedergli il proprio figlio maggiore,Ismāʿīl, che però morì alcuni anni prima di lui.

Gli Imam ismailiti

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Lo stesso argomento in dettaglio:Imam ismailiti-fatimidi.

La maggioranza della comunità sciita scelse come settimo Imam l'altro figlio designato da Jaʿfar,Mūsà ibn Jaʿfar, dettoal-Kāẓim (il Silenzioso). Un'altra parte, minoritaria, respinse questa decisione e scelse come nuovo Imam il figlio di Ismāʿīl,Muḥammad ibn Ismāʿīl, in realtà già precedentemente designato come Imam dal padre ma "disconosciuto" a causa di un comportamento apparentemente non conforme alle regole musulmane. Altri ancora - i futuriismailiti, che non accettavano come vera la morte diIsmāʿīl ibn Jaʿfar - diffusero la credenza che egli si fosse occultato al mondo e che sarebbe tornato a manifestarsi come ilMahdī[3]. Benché perseguitati, gli ismailiti continuarono a venerare segretamente il loro Imam, svolgendo unproselitismo assai attivo, prima inVicino (Siria) eMedio Oriente (Khorāsān), poi in varie altre parti del mondomusulmano. Si stabilirono infine nelMaghreb, tra iBerberi, da dove si lanciarono alla conquista dapprima dell'Ifrīqiya (l'anticaProvincia Africa romana) e poi dell'Egitto, allora sotto la dinastiaikhshidide, fondandovi ai primi del X secolo unadinastia che prese il nome di "fatimide".

Altri ismailiti, iCarmati, rimasero invece fedeli al credo iniziale e rifiutarono di sottomettersi ai califfi-imam fatimidi ritenendo che l'Imam rimanesse pur sempre quello nascosto, la cui epifania si sarebbe realizzata solo alla fine dei tempi per ricostituire il puro Islam delle origini e riuscirono a creare un loro Stato nelBahrein, dalla forti connotazioni comunistiche, per le quali il giudizio del sunnismo e dello sciismo non poteva che essere fortemente negativo. Durante il califfato fatimide, alla morte dell'imamal-Mustanṣir bi-llāh nel 1094, il gruppo fatimide si scisse di nuovo in due gruppi rivali: iNizariti (Nizārī ) e iMusta'liani (Mustaʿlī ).

Fondamento della dottrina sciita è la convinzione che il cugino e genero del profetaMaometto,ʿAlī b. Abī Ṭālib, avesse il diritto alla guida sia politica che religiosa della comunità dei credenti. Tale potere passò ai figli, che erano nipoti di Maometto attraverso la figlia di luiFāṭima al-Zahrāʾ. Il conflitto tra i partigiani di ʿAlī e quelli che sostenevano il metodo dell'elezione del califfo chiamato a succedere alprofeta rimase relativamente pacifico fino a quando ʿAlī succedette al terzo califfo,ʿUthmān b. ʿAffān. Subito dopo però la vedova di Maometto,ʿĀʾisha, assieme alla tribù cui era appartenuto ʿOthmān, gliOmayyadi, accusò ʿAlī di aver ordito l'omicidio del suo predecessore. ʿĀʾisha suscitò così una rivolta che venne però repressa nellabattaglia del cammello, dopo la quale fu obbligata a condurre una vita ritirata.

Subito dopo però il governatoreomayyade della Siria,Muʿāwiya ibn Abī Sufyān, si ribellò facendo sue le rivendicazioni di ʿĀʾisha. La guerra andò avanti fino a quando si decise di demandare la questione al giudizio delCorano e gli arbitri decisero a favore di ʿAlī. Nonostante ciò un'eterodossia radicale, iKharigiti, che ritenevano il califfo colpevole diapostasia, riuscì poco dopo ad assassinare ʿAlī a cui succedettero i figlial-Ḥasan b. ʿAlī eal-Ḥusayn b. ʿAlī, secondo gli ismailiti solo al-Ḥusayn, ma il califfato politico finì nelle mani di Muʿāwiya, l'unico ad avere un esercito abbastanza potente da controllare l'impero.

La Battaglia di Kerbela'

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Dopo la morte di al-Ḥasan, al-Ḥusayn e la sua famiglia vennero spaventati dal crescere delle persecuzioni religiose e politiche messe in atto dal figlio e successore di Muʿāwiya,Yazīd. Al-Ḥusayn decise allora di dirigersi con tutte le donne e i bambini della sua famiglia aKufa, la cui popolazione gli era favorevole e da cui sperava di ottenere protezione, fu però fermato dall'armata di Yazīd aKerbala, l'imam e i suoi compagni furono uccisi, le donne e i bambini fatti schiavi.

L'inizio della daʿwa

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Dopo essere stata liberata dal califfo Yazīd,Zaynab bt. ʿAlī, figlia di Fāṭima e ʿAlī e sorella di al-Ḥusayn, cominciò a narrare i fatti di Kerbelāʾ per tutto il mondo islamico. Questa fu la primadaʿwah dell'Islam sciita e a questa gli ismailiti attribuiscono un grande significato spirituale. L'imamato dei discendenti di ʿAlī subì la prima crisi per la successione quando l'imamʿAlī ibn al-Ḥusayn (dettoZayn al-ʿĀbidīn, "Ornamento dei devoti" oal-Saǧǧād (che si prostra molto in preghiera") venne avvelenato dal califfo omayyadeʿAbd al-Malik ibn Marwān nel 713 (secondo le tesi sciite), il nipote del quarto imamZayd b. ʿAlī proclamò la sua legittimità rispetto al cuginoMuhammad al-Bāqir, i seguaci del primo, gliZaiditi si ribellarono al potere omayyade e costruirono un primo, effimero stato sciita in Iran e Iraq. Muhammad al-Bāqir invece, seguito dalla grande maggioranza degli sciiti, si dedicò allo studio della dottrina islamica nella città di Medina, questo stato di cose continuò con il figlio di lui,Jaʿfar al-Ṣādiq, che ereditò l'imamato nel 743, il suo primogenito ed erede Ismāʿīl ibn Jaʿfar però lo precedette nella tomba. Si verificò così una seconda scissione, da una parte iduodecimani sostengono che l'imamato passò al secondogenito di Jaʿfar,Mūsā al-Kāẓim, e dall'altra coloro che ritengono che la carica passò al figlio di Ismāʿīl,Muhammad ibn Ismāʿīl, ovvero gli ismailiti.

L'epoca dei Dāʿi

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Da quel momento gli imam ismailiti vissero nascosti per proteggersi dall'ascesa della dinastia sunnita degliAbbasidi che si era sostituita nel 750 agli Omayyadi. Con il loro imam al sicuro i predicatori ismailiti, iDāʿi, cominciarono la loro opera di proselitismo dalle loro basi inSiria.

I Carmati

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Mentre la gran massa degli ismailiti si accontentava dell'insegnamento deiDaʿi, un gruppo dipersiani nazionalisti la cui fede ismailita era fortemente influenzata dallozoroastrismo, iCarmati, si insediarono inBahrein e proclamaronoMahdi un prigioniero persiano, da qui iniziarono una serie di sanguinose scorrerie che culminarono con il saccheggio dellaMecca e il furto dellaPietra Nera.

L'impero dei Fatimidi

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Il periodo ascetico degli imam ismailiti finì quando l'imamʿUbayd Allāh al-Mahdī bi-llāh levò un esercito in nord-Africa e sconfisse gliAghlabidi occupando ilMaghreb e l'Egitto istituendo nel 910 il grande impero sciita detto deiFatimidi, poiché i suoi governanti si proclamavano discendenti della figlia di Maometto,Fāṭima. Sotto i successivi imam l'impero, il cui centro era situato in Egitto, continuò a espandersi, arrivando a comprendere all'apogeo anche laSicilia, la Siria, loYemen e l'Hijaz. I Fatimidi perseguirono politiche molto moderne, come il dare maggiore importanza al merito rispetto alla genealogia e la tolleranza religiosa, sia l'Ebraismo, sia ilCristianesimomonofisitacopto, ebbero un periodo di splendore sotto il loro potere.

Fu durante questo periodo però che l'Ismailismo si divise in tre rami. La prima scissione, quella deiDrusi, avvenne con l'imamal-Hākim bi-amr Allāh (985-1021), questi era salito al potere all'età di undici anni e aveva sempre dato segni di eccentricità al punto di far dubitare della sua salute mentale, sotto il suo regno l'usualmente tollerante impero fatimide vide sanguinose persecuzioni, in particolare contro i sunniti. Quando il suo mulo, con il quale si era recato in solitudine neldeserto, ritornò ricoperto di sangue, ilDaʿial-Darazi e i suoi seguaci si rifiutarono di riconoscere come imam il suo successore, Al-Hakim non era infatti morto ma, in quanto era il profetizzatoMahdi reincarnazione del profeta, si era celato agli occhi del mondo in attesa di tornare alla fine dei tempi per riportare l'islam alla purezza delle origini e l'umanità alla giustizia.

La seconda e più grave divisione avvenne alla morte diMa'ad al-Mustansir bi-llah nel 1094, i suoi due figliNizār, il più anziano, e il minoreal-Musta'li incominciarono a lottare per il controllo politico e religioso del califfato. Nizar fu sconfitto e imprigionato, a stento suo figlio scappò adAlamūt dove gli ismailiti iraniani sostenevano le sue pretese.Nel 1040 gliZiridi, che erano i governatori fatimidi del nord-Africa, si resero indipendenti dall'impero e si convertirono all'islam ortodosso dei sunniti il che causò l'invio contro di loro da parte dell'imam dellatribù Araba deiBanu Hilal guidata daAbu Zayd al-Hilali, questa con durezza inaudita pose fine alla rivolta berbera contribuendo in maniera decisiva all'arabizzazione delMaghreb, tali vicende costituiscono il fondamento del poema epicoTaghrībat Banī Hilāl (lett. "l'andata verso occidente dei Banū Hilāl).

Dopo il 1070 persero anche la Siria e la Palestina a opera dei Turchi e deicrociati e il loro territorio si ridusse all'Egitto, dopo altri decenni di decadenza, nel 1160 il condottierozengideNūr al-Dīn ibn Zankī e il suo generaleSaladino posero fine al loro potere fondando la dinastiaAyyubide il che causò anche la fine dell'Ismailismo dei seguaci di Mustaʿlī.Hassan-i-Sabbah fu unDāʿi ismailita attivo in Siria che diede un impulso fondamentale alla storia della setta. Nacque in una famiglia duodecimana della città diQom nel 1056, trasferitosi con la famiglia aTeheran studiò a lungo le dottrine ismailite ma si convertì solo dopo una malattia che quasi lo portò alla morte, era infatti stato terrorizzato dalla prospettiva di morire senza conoscere l'imam del suo tempo.

Nella contesa che scoppiò alla morte al-Mustanṣir bi-llāh si schierò dalla parte di Nizar poiché sosteneva di aver avuto un colloquio con il vecchio imam durante il quale questi gli aveva ribadito la legittimità del primogenito. La sua opera diDāʿi raggiunse l'apice con la presa della roccaforte di Alamūt, sulmar Caspio, da dove la sua opera di proselitismo incominciò a diffondersi. Il suo piccolo territorio era però circondato da grandi e ostili stati sunniti, quali ilcaliffato abbaside e il sultanato dei turchiSelgiuchidi, per questo motivo Hassan costituì un corpo di seguaci fanatici, gliHashīshshīn, la cui perizia nell'omicidio era pari allo sprezzo per la morte, ognuno di loro era infatti pronto alsuicidio per portare a termine la propria missione, la paura di ritorsioni ismailite divenne quindi così grande tra i governanti sunniti che non osarono opporsi al crescere della potenza di quella che passò alla storia come la setta degliassassini.

L'imamato dei Nizari

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Il figlio di Nizar,al-Hādī, si rifugiò quindi ad Alamūt, sotto la protezione diHassan-i-Sabbah, tuttavia ciò non fu divulgato in pubblico e il lignaggio degli imamnizari rimase nascosto sino all'avvento diHasan II. Questi e i suoi discendenti regnarono sui territori controllati dagli "Assassini" fino alla distruzione di Alamūt da parte diHulagu Khan, nuovo signoremongolo dellaPersia.

Teologia

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Alcuni ismailiti professano dottrine assai complesse, influenzate da temineoplatonici,gnostici emanichei, e anche provenienti da altre confessioni.
Per essi l'islam si basa su due principi complementari, l'uno interiore (bātin), personificato dall'Imam e fondato su un'interpretazionemistica della Legge islamica (Sharīʿa), l'altro esteriore (ẓāhir) ma dipendente dal primo - rappresentato dalProfeta e dalla Sharīʿa.
Gli ismailiti sono quindi convinti della necessità di un'interpretazione allegorica dei testi sacri, opportuna disvelata per successivi gradi d'iniziazione, che deve condurre i credenti alla conoscenza della Verità Suprema (al-Ḥaqq).

Ad Alamūt iNizariti riformarono l'Ismailismo, abbandonando progressivamente alcune prescrizioni rituali dell'Islamsunnita e sciita "imamita" o "duodecimano" (perché riconosce legittima una catena di dodici Imam) per focalizzarsi fondamentalmente sugli aspetti esoterici della propria fede.

CoranoGli ismailiti ritengono che ilCorano abbia diversi piani interpretativi, uno esteriore (ẓāhir), e uno interiore (bāṭin). Il fedele può comprendere solo una parte dibātin ed è l'imam solo a possedere una conoscenza completa del Corano e solamente lui può interpretarlo alla luce dei tempi.

ReincarnazioneLareincarnazione è presente sia nella variante drusa che in quella nizarita. IDrusi credono che solo i membri della loro comunità si reincarneranno in forma umana e più precisamente nella forma di propri futuri discendenti.

NumerologiaGli ismailiti ritengono che i numeri abbiano una grande valenza religiosa. In particolare riveste grande importanza il numero sette: per gli ismailiti esistono infatti sette paradisi, sette profeti, sette continenti e così via.

ImamatoL'Imam è concepito attraverso la frase coranica "il Volto di Allah": è solo attraverso di lui che il credente può realmente giungere alla conoscenza della luce di Allah, che è l'unico vero desiderio dell'uomo.
L'antica dottrina ismailita sostiene che larivelazione divina è stata data in sei periodi (dawr) da sei profeti, chiamatiNāṭiq, il cui ruolo era diffondere la religione e la legge nelle rispettive comunità. Tuttavia questi insegnavano solo i riti e le manifestazioni esterne della fede, il significato dei quali è noto solo a unWāṣī (rappresentante) che li rivelerà soltanto a un ristretto circolo di iniziati. AlNāṭiq e alWāṣī succede, per ogni periodo, una linea di sette imam, l'ultimo dei quali sarà ilNāṭiq del periodo successivo. L'ultimo imam del sesto periodo non introdurrà una nuova religione ma porterà alla perfezione quella precedente, abrogando la legge e restaurando ildīn Ādam al-awwal(la prima religione di Adamo) praticata daAdamo e dagliangeli del paradiso prima della caduta. Quindi, la religione ormai non necessiterà di alcun culto o rito, ma consisterà nella semplice adorazione delle creature verso il proprio creatore, che avviene tramite la profonda comprensione dell'unità del tutto.

Pīr e DaʿwaGuida alla luce di Allah la cui fonte è l'imam è ilDāʿi. La relazione tra il maestro e il discepolo è considerata sacra, e ilDāʿi trascende quindi la figura del normalemissionario poiché questi comunica la sacra e nascosta conoscenza dell'imam allo studente, che la può utilizzare per innalzare il proprio spirito. Lo studente impara per prima cosa ad amare ilDāʿi, da lui impara ad amare l'imam e imparando ad amare l'imam impara ad amare Allah. Per i Nizariti il capoDāʿi è chiamatoPīr (letteralmente inpersiano "anziano", quindi equivalente asceicco), acquisendo, per i seguaci di Mustaʿlī, un ruolo simile ma ancora più importante: egli è infatti l'unica fonte della luce dell'imam dopo l'occultamento dial-Qāsim, ultimo Imam della linea di al-Mustaʿlī.

ʿAqlCome gli altri sciiti, gli ismailiti ritengono che le anime del Profeta e degli imam siano nate dalla prima luce dell'universo, dettaʿAql, che inarabo significa "ragione" o "conoscenza", la conoscenza attraverso la quale tutti gli esseri viventi e non possono giungere ad Allāh e da cui tutta l'umanità è unita.

TaqiyyaGli ismailiti credono nellaTaqiyya, ovvero il nascondere le proprie convinzioni religiose. Ciò ha permesso agli ismailiti di sopravvivere malgrado fossero solo un'esigua minoranza nei paesi dove abitavano.

WalāyaUn pilastro che denota "amore e devozione ad Allah, ai profeti, all'Imam e aiDāʿi".

TahāraUn pilastro che significa "purità". I Drusi non credono in questo pilastro e lo sostituiscono con lashahada.

ṢalātPilastro tradotto con "preghiera obbligatoria". Al contrario dei sunniti, gli ismailiti non hanno un forte senso dellapreghiera e attribuiscono questo fatto alla genericità formale del Corano sulla questione. I Nizariti sostengono che spetta all'Imam stabilire lo stile e il modo della preghiera. I Drusi hanno invece completamente abbandonato lashari'a e attribuiscono un ruolo puramente metaforico allaṢalāt. Il ramo mustaʿli ha invece mantenuto la preghiera nello stesso modo dei sunniti e dei duodecimani.

ZakatPilastro tradotto con "carità": con l'eccezione dei Drusi, tutti gli ismailiti si attengono a questo precetto con l'aggiunta delkhums, una somma pari a 1/5 di quanto non è stato speso alla fine dell'anno.

HajjÈ il pilastro delpellegrinaggio aLa Mecca, che per gli ismailiti corrisponde alla visita all'imam. Nizariti e Drusi non praticano il pellegrinaggio in senso fisico alla Mecca, mentre i Mustaʿli in genere vi si attengono.

JihādIl "sacro impegno" obbligatorio (jihād) è inteso sia come lotta contro gli oppressori e i nemici, sia in senso spirituale come lotta contro i desideri fisici. I Nizariti, che sonopacifisti, praticano solo la seconda.

L'Ismailismo oggi

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Gli ismailiti moderni sono talvolta definitineo-ismailiti. Si valuta che siano più di 15 milioni, che vivono in maggioranza inIndia, Siria,Pakistan, Yemen.
Si dividono in due grandi comunità: iBohra, mustaliani, concentrati nello Yemen e in Pakistan, a loro volta distintisi inDaʾūdī eSulaymānī, e iKhoja,nizariti, il cui capo spirituale, l'Aga Khan, si era inizialmente stabilito in India.
In Siria e inLibano sono invece concentrati iDrusi, membri di una setta iniziatica eterodossa, derivata dall'Ismailismo fatimide, ma che non ha nulla a che vedere con l'Ismailismo.

Pur nata dall'Ismailismo, la fede deiDrusi da molti secoli non fa più parte di esso.[4]

Note

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  1. ^Ecco quanto scrive in propositoAlberto Ventura: «... Il termine di ismailiti (ismāʿīliyya) - gli interessati hanno però sempre preferito autodefinirsi con il nome di daʿwa ("appello", "propaganda") - viene normalmente attribuito a tutti coloro che, alla morte di Ǧaʿfar, ritennero come suo legittimo successore in qualità di imām il figlio Ismāʿīl». ("Confessioni scismatiche, eterodossie e nuove religioni", in:Islam, Storia delle religioni a cura di G. Filoramo, Laterza, Roma-Bari, 19992, p. 345).
  2. ^Illaqab gli fu attribuito allorché vaticinò il fallimento dell'impresa rivoltosa del suo parenteMuhammad al-Nafs al-Zakiyya contro il califfo abbasideal-Manṣūr bi-llāh. Cosa che puntualmente si verificò.
  3. ^Termine arabo che significa "Il ben guidato da Allah".
  4. ^Djaffar Mohamed-Sahnoun,Les chi'ites: contribution à l'étude de l'histoire du chi'isme des origines à l'époque contemporaine, Publibook, 2007, 472 pp. (ISBN 2748308379), p. 374-376.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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