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Indipendentismo siciliano

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Bandiera del nazionalismo siciliano

L'indipendentismo siciliano, detto anchenazionalismo siciliano (inlingua sicilianannidipintintisimu sicilianu), è una corrente politica, sociale e culturale che propugna l'idea di una nazione siciliana possibilmenteindipendente dall'Italia.

Storia

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Antecedenti

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«Non è vergogna per uomini che abitano la stessa patria scendere a qualche concessione reciproca, Dori a Dori, Calcidesi a quelli dello stesso ceppo e, in complesso, tra genti vicine che abitano il medesimo suolo, lambito dal mare e distinto da un unico nome di popolo: Sicelioti.»

(Tucidide,La guerra del Peloponneso - IV 64)

Sebbene l'idea di nazione nel senso moderno del termine sia nata solo colRomanticismo, alcuni storici contemporanei citano come precursori due esperienze, non solo di emancipazione dell'isola, ma soprattutto di presa di coscienza nazionale da parte dei siciliani; possiamo annoverare come esempio della prima esperienza, la rivolta deiSiculi diDucezio e, come concretizzazione della seconda, ilCongresso di Gela (ove si affermò il principio "néIoni, néDori maSicelioti") e la conseguente nascita, conDionisio I, di uno Stato siceliota, più o meno unitario, diventato vero e proprio Regno conAgatocle e i suoi successori, che durò dal V alla fine del III secolo a.C.

Agatocle, primo re di Sicilia

Similmente vengono considerate le politiche del giovanissimoBasileus di SiciliaGeronimo di Siracusa che, durante laSeconda guerra punica, per scongiurare la caduta dellaSicilia sotto il giogo romano, infranse l'alleanza coi Romani (stipulata molti anni prima dal nonnoGerone II e avallata dal padreGelone II) avvicinandosi aCartagine. Geronimo, in un primo tempo, aveva ottenuto daAnnibale la garanzia di mantenere l'indipendenza del regno siceliota limitato allametà orientale della Sicilia sita ad est del fiumeImera meridionale; successivamente, percependo una certa debolezza da parte di Annibale, il giovane re arrivò ad ottenere la promessa a regnare, in caso di vittoria totale contro i romani, su tutta laSicilia.

Infine, durante ilperiodo romano, vale la pena ricordare laRivolta degli schiavi diEuno quale tentativo dei siciliani di liberarsi dal pesante giogo esercitato daldominio romano.

Il Vespro

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«Se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Palermo a gridar: "Mora, mora!".»

(Dante,Divina Commedia,canto VIII delParadiso)

I Vespri Siciliani, scoppiati il 30 marzo 1282 contro lamalasignoria diCarlo d’Angiò

IlVespro siciliano è considerato il progenitore del nazionalismo moderno. Fu infatti un movimento di rivolta ed emancipazione dallo straniero (il franceseangioino) e di restaurazione dell’indipendenza delRegno di Sicilia, interrotta con la sconfitta degliHohenstaufen. A più riprese i siciliani ricostituirono il loro governo autonomo, giungendo all'elezione da parte delParlamento Siciliano, diFederico III quale re nazionale[1]. Contestualmente al Vespro nacque labandiera e si iniziò a usare per la prima volta il mottoAntudo.

Le rivolte contro i viceré

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Alla fine della sua totale indipendenza nel 1412, ilRegno di Sicilia si trovò ad essere un vicereamearagonese prima espagnolo poi, solitamente governato da nobili siciliani e con il sostegno delle aristocrazie locali. Le rivolte del 1647 e quelle dell'anno successivo che si ampliarono in tutta l'isola ebbero due personaggi di spicco:Giuseppe D'Alesi e Nino La Pelosa, che cercheranno di scacciare i viceré per istituire una Repubblica Siciliana, ma questa durerà solo per un breve periodo. Degna di nota laRivolta antispagnola di Messina, tra il1674 ed il1678, quando lacittà dello Stretto si sollevò contro la Corona di Spagna. Messina ambiva a diventare una repubblica oligarchica e mercantile sulla falsariga diGenova eVenezia. La rivolta fu repressa nel sangue e la città ribelle venne dichiaratamorta civilmente: vennero aboliti i suoi privilegi (tra cui quello di conio e di possedere un'università) e fu sciolto ilSenato di Messina, un organo di autogoverno locale concesso un secolo prima dagliAragona di Sicilia.

Il repubblicanesimo siciliano del Di Blasi

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Francesco Paolo Di Blasi può essere considerato alla pari diGiuseppe D'Alesi e Nino La Pelosa un esponente del repubblicanesimo siciliano.

Francesco Paolo Di Blasi

Fondò un'accademialinguistica siciliana e cercò in tutti i modi, affascinato dalle dottrine dellarivoluzione francese, di porre le basi per l'ideazione di una congiura, insieme al barone Ferdinando Porcari, verosimilmente mirata alla cattura del viceré e all'instaurazione di una Repubblica Siciliana. Tradito da uno dei cospiratori, venne arrestato e successivamente torturato: fu decapitato a Palermo il 20 maggio 1795.

Fine del regno di Sicilia e rivolte anti borboniche

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Sino al1816 ilRegno di Sicilia aveva mantenuto il proprio autogoverno, rappresentato dalParlamento Siciliano, per via dell'unione personale con ilRegno di Napoli; il Re riservava tuttavia maggiori attenzioni verso quest'ultimo, provocando grave malcontento nell'opinione pubblica siciliana.

Nel1806, il ReFerdinando di Borbone, scappando da unaNapoli occupata daNapoleone, si rifugia inSicilia, ove ad attenderlo vi sono gli onori dell'occasione, ma non solo: i Siciliani chiedono a gran voce unaCostituzione che sappia garantire una stabilità delloStato e maggiore certezza del diritto. Spinto indirettamente anche dagli interessieconomici che gliinglesi avevano sull'Isola, Ferdinando concede laCostituzione siciliana nel 1812, che ben presto diverrà esempio di liberalità per i tempi.

Nel dicembre del1816, però, a seguito delCongresso di Vienna, il Re Ferdinando I di Borbone, compie un vero e propriocolpo di mano: riunisceRegno di Sicilia eRegno di Napoli sotto una sola Corona, cioè quella del neonatoRegno delle Due Sicilie, eliminando ilParlamento Siciliano che dichiarade facto decaduto. La monarchia borbonica compie la sua restaurazione, non ripristina l'unione dei regni di Napoli e di Sicilia nello status quo ante1789, bensì fa un balzo indietro di cinque secoli e mezzo e restaura il regno diCarlo I d'Angiò[2]. L'atto viene visto dalla classe politica siciliana come un affronto verso quello che ininterrottamente, e da circa 700 anni, era stato un regno indipendente a tutti gli effetti. Quasi immediatamente ha inizio unacampagna anti-borbonica, accompagnata da una propaganda dell'identità siciliana, soprattutto per voce delleélite diPalermo.

I moti del 1820

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Ciò sfocia, nel1820, in unarivoluzione, aPalermo, che porta all'insediamento di un governo provvisorio. Tuttavia, la mancata coordinazione delle forze delle varie città siciliane, porta all'indebolimento del potere del governo provvisorio (Messina eCatania osteggiarono la rivendicazione di Palermo a voler governare l'Isola), che ben presto decade sotto i colpi della repressione borbonica che ebbe come vittima anche il patriota carbonaroGaetano Abela. Il fallimento di questa prima rivoluzione tuttavia non scoraggia le forze politiche siciliane, che riproveranno circa 20 anni più tardi.

La rivoluzione del 1848

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Nel gennaio del1848, dopo una prolungata crisi economica, a Palermo, aChiazza dâ Feravecchia, ha inizio una nuovarivoluzione, capitanata daGiuseppe La Masa. Dopo sanguinosi scontri, La Masa, al comando dell'esercito popolare, riesce a scacciare la luogotenenza generale e gran parte dell'esercito borbonico dallaSicilia, costituendo un «comitato generale rivoluzionario» dagli inizi di febbraio. Il comitato generale istituisce un governo provvisorio aPalermo; tra le felicitazioni generali e l'ottimismo,Ruggero Settimo, un liberale moderato appartenente alla nobiltà siciliana, viene nominato presidente. Il 13 aprile il parlamento siciliano completa l'indipendenza con una nuova delibera in cui si afferma: "1) Ferdinando Borbone e la sua dinastia sono per sempre decaduti dal Trono di Sicilia., 2) La Sicilia si reggerà a Governo Costituzionale, e chiamerà al Trono un principe Italiano dopoché avrà riformato il suo Statuto"[3].

Stampa allegorica del tempo raffigurante la cacciata delle truppe napoletane dalla Sicilia all'inizio della rivolta

Ma all'ottimismo ben presto succederà la disillusione; le forze politiche in coalizione appaiono infatti assai in contrasto: vi è nutrita presenza diliberali moderati, contrapposta ademocratici e a qualchemazziniano.
I campi che accendono la miccia delle rivalità sono soprattutto l'istituzione di una Guardia Nazionale e delsuffragio universale, entrambe sostenute soprattutto da Pasquale Calvi, membro democratico delgoverno
[senza fonte]. Intanto, nonostante l'appoggio concreto delle città siciliane al governo provvisorio di Settimo, le aree rurali diventano scarsamente controllate, e agitazioni contadine mettono in serie difficoltà le amministrazioni locali. La repressione borbonica dell'estate del1849, contro un governo provvisorio ormai instabile, decretava la fine dell'esperienza del 1848-1849 e la creazione di una frattura totalmente insanabile tra la classe politica siciliana e quella napoletana, gettando di fatto le fondamenta per l'appoggio all'Impresa dei Mille.

Rivolte contro il governo sabaudo

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Ma già pochissimi anni dopo laspedizione dei mille e l'annessione dell'Isola alRegno di Sardegna, scoppiano in tutta l'isola focolai di ribellione contro ilgoverno sabaudo, come quella a Palermo nota comerivolta del sette e mezzo. Nella notte tra il 15 ed il 16 di settembre del1866, circa 4 000 contadini dalle campagne circostantiPalermo, raggiungono la città, l'assaltano e spingono la popolazione alla ribellione. Fonti governative, parlano di circa "40 mila uomini in arme". Allarivolta partecipano anche ex-garibaldini. Lamarina italiana, coadiuvata da quella inglese, decide di reprimere la rivolta bombardando la città dal porto: il risultato è di oltre un migliaio di morti, ed i sopravvissuti vengono arrestati ed in alcuni casicondannati a morte[4][5][6][7].

Ilseparatismo (1943-1946)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Movimento per l'Indipendenza della Sicilia.

Il 12 giugno 1943, in occasione della caduta diPantelleria, veniva diffuso un proclama separatista da parte del sedicenteComitato d'azione provvisorio, che nelle settimane successive diventavaComitato per l'indipendenza Siciliana. Era l'inizio di un lungo periodo durante il quale l'indipendentismo siciliano avrebbe vissuto il suo ultimo periodo di lustro. L'armistizio di Cassibile, siglato nel siracusano a seguito dellosbarco in Sicilia edivulgato dalle radio l'8 settembre 1943, aveva spaccato l'Italia in due:Adolf Hitler, non intenzionato né a rinunciare al DuceBenito Mussolini (che fece liberare dai propri uomini dopo la formale destituzione e detenzione del25 luglio) né a lasciare l'Italia intera agliAlleati, aveva fatto invadere il paese dalle sue truppe e posto Mussolini alla guida dellaRepubblica Sociale Italiana (nel nord Italia, in realtà posta sotto il comando dellaGermania nazista). L'esercito italiano era stato in gran parte fatto prigioniero dai tedeschi, i quali avevano spedito gli ex-alleati massivamente neilager nazisti e dato loro il nome di IMI (Internati Militari Italiani); coloro che rifiutarono l'offerta dei tedeschi, che premevano affinché entrassero a far parte della neo Repubblica nazifascista. Nasceva così laResistenza italiana, mentre un barlume di indipendenza - punto poi dal quale l'Italia sarebbe infine riuscita a ripartire - veniva conservato con la formazione delRegno del Sud, sito nella parte meridionale della penisola: la Sicilia, però, all'epoca non ne faceva parte, rimanendo in tutto e per tutto sotto il governo anglo-americano, l'AMGOT.

Il movimento separatista siciliano fece ampiamente discutere di sé dal 1943 fino alla fine dellaseconda guerra mondiale e ancora un anno dopo (il suo epilogo viene generalmente fissato nell'anno1946, anche se come movimento politico esistette fino al1951). Il movimento premette affinché i siciliani si staccassero dal resto d'Italia. I suoi sviluppi furono molto intrigati: anzitutto perché i suoi principali eventi si svolsero sotto occupazione militare.

Vi furono indubbiamente dei protagonisti locali che portarono avanti l'ideologia indipendentista, facendo leva sulle disastrose condizioni socio-economiche che affliggevano l'isola da secoli; le più recenti causate da due guerre mondiali e da una dittatura ventennale molto poco attenta ai bisogni dell'isola. Emersero due forti figure palermitane:Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore delMovimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), eAntonio Canepa, fondatore dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia (EVIS), che fecero proficuo proselitismo tra i siciliani.Palermo, l'antica capitale dell'ormai soppresso regno isolano, nonché attuale sede dell'AMGOT, fu da sempre il territorio più incline all'indipendentismo siciliano.

Misterbianco, 1943-1945: siciliano scrive sul muro la scritta propagandistica "VIVA ENGLAND"; molte altre sui muri catanesi ne comparvero nel periodo separatista

Dopo sbarco alleato nell'isola, il movimento separatista si rafforza ulteriormente allargando il consenso presso le masse. Americani e inglesi, almeno in un primo momento, incoraggiano apertamente l'isola al distacco: addirittura la Gran Bretagna nel 1941 aveva considerato il separatismo siciliano come un'arma da adoperare contro Mussolini, colpevole di aver «consegnato l'isola alla Germania».[8]

I siciliani erano nel '43 molto indecisi sulla strada da percorrere: sui muri di Catania comparivano scritte pro-Inghilterra, mentre a Palermo si stampavano spille in metallo dellaTrinacria e dell'isola affiancate allabandiera degli Stati Uniti d'America, augurandosi di divenirne la 49ª stella (il49º Stato da aggiungere).[9][10]

Il presidente degli Stati Uniti d'AmericaFranklin Delano Roosevelt visita a sorpresa i soldati americani in Sicilia giorno 8 dicembre 1943, recandosi dopo Teheran aCastelvetrano (nell'immagine egli sta decorando con medaglia al valore militare il generaleMark Clark)

Per ribadire la nascente e forte posizione degli Stati Uniti nel teatro mediterraneo, nel dicembre del 1943 giunse nell'isola, quasi segretamente, il presidente americanoFranklin Delano Roosevelt; rischiando la sua vita, poiché allaconferenza di Teheran, conclusasi solo pochi giorni prima del suo volo per la Sicilia, Hitler aveva tentato il gesto estremo di fare uccidere i cosiddettiTre Grandi (Roosevelt, Churchill, Stalin), suoi acerrimi rivali, tramite l'operazione Weitsprung (fallita solo grazie alle spie sovietiche, che intercettarono i tedeschi mentre organizzavano l'attentato inIran).[11]

Il presidente si recò aCastelvetrano (inprovincia di Trapani), nella Sicilia occidentale, e lì decorò con delle medaglie al valore militare alcuni dei suoi migliori combattenti. Fu un gesto simbolico molto sentito e un messaggio agli alleati britannici.[12]

Tuttavia, i tempi sarebbero mutati rapidamente: con la sconfitta del nazifascismo, americani e britannici si sarebbero uniti maggiormente contro quello che secondo loro era il nuovo prioritario pericolo per l'Europa liberata: ilcomunismo diIosif Stalin.Winston Churchill arrivò ad abbozzare persino un piano di attacco contro l'Unione Sovietica, da attuari nel maggio del1945: l'operazione Unthinkable, che tradotto significava «l'operazione Impensabile», poiché nessuno poteva pensare o credere che una Gran Bretagna esausta come quella che usciva dalla seconda guerra mondiale, avesse avuto le forze di intraprendere nell'immediato un nuovo conflitto armato.

L'URSS guardava con interesse agli affari siciliani, considerando la strategica posizione geografica nella quale l'isola era situata. Ai sovietici era giunta la voce del fermento politico intorno alla voglia di indipendenza isolana ma, sorprendendo gli stessi separatisti siciliani - tra i quali militavano anche molti comunisti[13] -, essi spedirono sull'isola uno degli uomini più importanti e incisivi dell'Unione Sovietica,Andrej Januar'evič Vyšinskij (fautore deiprocessi di Mosca, braccio destro di Stalin nell'ex-patto con Hitler per l'invasione della Polonia, attuale viceministro degli esteri), con il compito di dire ai separatisti siciliani che l'Unione Sovietica non desiderava nella maniera più assoluta la separazione della Sicilia dall'Italia e che, di conseguenza, l'avrebbe ostacolata.[13] Così come avrebbe ostacolato le potenze che invece continuavano a incoraggiarla (Stati Uniti, soprattutto).

La visita di Vyšinskij, avvenuta a Palermo a metà dicembre del 1943[14], si inserisce nel quadro che vide i sovietici impegnati, insieme a britannici e americani, nellaricostruzione della nazione Italia, che si sarebbe avviata a partire dall'aprile del 1944 (Vyšinskij, infatti, aveva visitato più volte anche il Regno del Sud, governato dai Savoia e dal maresciallo Badoglio), nel timore che essa finisse sotto la totale influenza anglo-americana; stessa sorte che intravedevano già per la Sicilia che sarebbe sorta dopo l'AMGOT, in un ipotizzato scenario post-separazione.[15][16]

Ma ancor prima che i sovietici stoppassero così bruscamente le aspettative dei separatisti siculi, erano state due lettere del leader del MIS, Andrea Finocchiaro Aprile, a rendere drammatica la posizione dei suoi uomini: il palermitano, infatti, con una mossa ben poco avveduta e poca dose di diplomazia,[17] aveva dapprima preventivato a Churchill che la Sicilia si sarebbe costituita in Repubblica e avrebbe fatto fare lo stesso alle altre terre d'Italia, poi gli fece capire che le guerre tra nazioni, che comunque sarebbero dovute sorgere per difenderla, erano necessarie, poiché i siciliani volevano essere indipendenti (ergo non volevano che gli inglesi si intromettessero nei loro affari post-bellici, desiderandone però la protezione militare); parole altrettanto funeste le riferì al segretario di Stato statunitenseCordell Hull (premio Nobel per la pace nel1945), stavolta minacciando palesemente gli americani, dicendo loro che se non avessero accordato l'indipendenza all'isola, questa si sarebbe gettata tra le braccia dei sovietici senza pensarci su due volte.[18]

ITre Grandi inCrimea durante laconferenza di Yalta, che nel 1945 ridisegnò i confini politici del globo: «Da Malta a Yalta» fu il motto che Churchill ripeté a Roosevelt sulla guerra che stava per concludersi[N 1]

Churchill, rappresentando il paese monarchico che da sempre si era battuto affinché i repubblicani stessero lontani dalla Sicilia (vanno ricordate in tal senso le guerre napoleoniche che videro i britannici impegnati in prima linea nel difendere il Regno duo-siciliano dalle Repubbliche Sorelle dei francesi), non prese bene le parole del MIS: egli, l'indomani stesso di quella lettera (21 settembre 1943), mandò un telegramma sia a Roosevelt che a Stalin dove si chiedeva di impegnarsi reciprocamente nel restituire l'Italia intera ai Savoia, compresa la Sicilia.[19] Nemmeno il concetto di altre guerre necessarie dovette aiutare, elargito in un momento in cui il mondo intero stava combattendo per trovare una pace condivisa. Se pur più titubanti, anche gli statunitensi abbracciarono l'idea di Churchill sulla restituzione, specialmente dopo le parole di Vyšinskij.[14]

Antonio Canepa, fondatore e primo comandante dell’EVIS

L'ultimo serio atto per una Sicilia indipendente si giocò molto probabilmente durante la decisivaconferenza di Yalta, tenutasi nell'Unione Sovietica nell'inverno del '45: Stalin e Roosevelt proposero di rendere i porti siciliani internazionali, ma dovettero scontrarsi con il fermo diniego di Churchill, il quale rilanciò con un'altra proposta: fare della Sicilia lo Stato capitale di una confederazione di isole mediterranee, la quale includesse la Malta britannica.[20][21]

Sovietici e americani, tuttavia, intravidero nelle parole di Churchill la volontà dei britannici di portare avanti quel loro antico proposito imperialistico nei confronti del mar Mediterraneo, quindi non l'accettarono.[22] Pochi giorni dopo gli accordi generali di Yalta, nel mese di febbraio, la Sicilia venne restituita dall'AMGOT al Regno del Sud.

Rimasti privi di appoggio internazionale, i separatisi intrapresero cruente lotte armate contro le forze dello Stato italiano. In tale contesto fece la sua apparizione il banditoSalvatore Giuliano, che come molti altri criminali siciliani (va tenuto presente che tra le file MIS militarono anche alcunimafiosi), abbracciò in maniera convinta la causa di una Sicilia separata dall'Italia; vista come una nazione che in oltre mezzo secolo nulla aveva saputo dare all'isola, ma solo prendere da essa.[N 2]

La nascita dell'Evis non venne pubblicamente appoggiata dal MIS, anzi fu osteggiata da alcuni suoi dirigenti comeAntonino Varvaro, anche lui di sinistra.[23]. L'esistenza dell'EVIS veniva motivata come una risposta alla crescente «repressione coloniale italiana». Lo stesso Canepa, insieme ai due giovani militanti Rosano e Lo Giudice, venne ucciso nei pressi diRandazzo in uno scontro a fuoco con i carabinieri la mattina del 17 giugno 1945 in circostanze ancora non del tutto chiare. Dopo la morte di Mario Turri (nome di battaglia di Canepa) le file dell'esercito - rimpinguate da Salvatore Giuliano eRosario Avila - passarono al comando diConcetto Gallo[24].

L'azione delle bande armate mise duramente alla prova le forze dell'ordine con assalti a convogli, camionette, a caserme e stazioni provocando un alto numero di vittime. Iniziò la guerra allo Stato. Il Governo rispose con l'invio delladivisione "Aosta" - in appoggio alla"Sabauda" - e della brigata Garibaldi. Il principale scontro armato ebbe luogo a San Mauro diCaltagirone il 29 dicembre 1945. Le truppe italiane vinsero sulle forze eviste e arrestaronoGallo. Ulteriori "Operazioni di Polizia in grande stile"[25] ridimensionarono l'Evis e permisero allo Stato di proporre e intavolare le trattative con i separatisti; trattative che condussero nel 1946 all'Autonomia speciale della Sicilia. Il MIS continuò a sopravvivere ma, ormai svuotato dei suoi contenuti, si sciolse nel 1951.[26]

Organizzazioni odierne

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Diversipartiti hanno un esplicito riferimento a questa corrente politica, come il Fronte Nazionale Siciliano, di ispirazionesocialista eprogressista (fondato nel 1964), ilMovimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), ricostituitosi ufficialmente il 22 aprile2004, il Partito Socialista Siciliano, rifondato a Palermo il 21 maggio 2013 (nel centoventesimo anniversario del congresso dei Fasci Siciliani)[27], il movimento Siciliani Liberi, fondato il 3 gennaio 2016,[28][29] e il Movimento Siciliano d’Azione, fondato a Catania il 19 novembre 2021.[30]

Il movimento Siciliani Liberi ha partecipato alleelezioni comunali di Palermo del 2017[31], ottenendo 4787 voti, pari all'1,76%.[32] Alleelezioni regionali fissate per il 5 novembre 2017Siciliani Liberi è stato l'unico movimento indipendentista a presentare una lista in tutte le circoscrizioni elettorali e ad esprimere una candidatura alla presidenza della regione,[33] ottenendo lo 0,70%. Anche alleElezioni regionali in Sicilia del 2022 il partitoSiciliani Liberi ha concorso con propri candidati allapresidenza della Regione siciliana e alParlamento siciliano[34].

Un sondaggio del 2014 commissionato dal quotidianoLa Repubblica all'agenzia Demos ha segnalato un non irrilevante 44% del campione a favore di una eventuale indipendenza della Sicilia, risultato inferiore soltanto a quelli delVeneto (53%) e dellaSardegna (45%).[35]

Ideologia

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«La Sicilia fu dalla natura creata per esser compagna delle nazioni, e non serva.[36]»

(Ferdinando Malvica)

Il nazionalismo siciliano si basa sul principio secondo cui la Sicilia sia unanazione a tutti gli effetti e sull'affermazione del fatto che laSicilia non raggiungerà il suo massimo sviluppo culturale, sociale edeconomico, qualora essa continuasse a non avere una propria architettura statale indipendente, responsabile e autonoma. Per i nazionalisti siciliani quella all'autogoverno sarebbe una vocazione naturale delpopolo siciliano, come testimonierebbero le ampie autonomie concesse alla Sicilia nel corso della sua storia e i periodi di totale indipendenza. L'ottica dei nazionalisti siciliani verso l'Italia è quella di un'unione di libere nazioni, visione ripresa fra gli altri daMichele Amari, che per il suo corretto funzionamento dovrebbe assicurare una totale autonomia ai popoli al suo interno. Ne consegue dunque una ferrea critica all'epilogo del processorisorgimentale italiano, visto come un tradimento degli ideali originari esposti durante laRivoluzione Siciliana del 1848. Frange del nazionalismo siciliano, di stampo piùsocialista, riprendono la tradizione deiFasci Siciliani dei Lavoratori quale strumento di emancipazione. Un altro caposaldo di tale corrente politica è la totale avversione per l'associazione a delinquereCosa Nostra e per qualsiasi organizzazione di stampo mafioso[37][38][39]. A riprova della visione della Sicilia come separata anche dal Sud Italia va segnalato tra i nazionalisti siciliani un forte sentimentoanti-borbonico e contro il filoneneoborbonico.

Comizio del MIS aPalermo. Da sinistra:Andrea Finocchiaro Aprile,Attilio Castrogiovanni,Concetto Gallo.

Vi sono anche correnti interne favorevoli a un ingresso della Sicilia nell’Unione Europea o comunque favorevoli a un'integrazione europea, visione ripresa anche dal MIS stesso[37]:

«Noi non volevamo diventare più piccoli e isolati. Noi volevamo (e i nostri Statuti parlavano chiaro) conseguire una individuazione come popolo, ma nel contempo confederarci anche con la stessa Italia e con altre Nazioni similari e specialmente con quelle gravitanti sul

Mediterraneo, mare nel quale noi fiorimmo e del quale siamo il centro. Gli avversari non capirono perché non vollero, non dico capirci, ma neanche udirci. Non seppero perché non vollero saperlo, che noi lanciammo l'idea dellafederazione europea e mediterranea, quando ancora essa non era neanche nata nei cervelli dei variSchuman,De Gasperi,Churchill,Spaak ed altri»

(Attilio Castrogiovanni, lettera indirizzata al duca di Càrcaci nel 1975)

Note

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Note esplicative
  1. ^Il contesto era un incoraggiamento per spingere il presidente americano a partecipare alla conferenza nell'URSS, non volendo egli partire dopo il precedente attentato dei tedeschi in Iran. La sua frase completa fu:
    (inglese)
    «No more let us falter! From Malta to Yalta! Let nobody alter!»
    (italiano)
    «Non fermiamoci più! Da Malta a Yalta! Nessuno cambi!»

    (Al Cimino,Roosevelt and Churchill: A Friendship That Saved the World, 2018, p. 162.)

  2. ^Dalla lettera di Salvatore Giuliano al presidente degli Stati Uniti d'America, Truman:
    «Non vogliamo assolutamente rimanere uniti a una nazione che considera la Sicilia una terra di cui ci si serve solo in caso di bisogno, per poi abbandonarla come una cosa cattiva e fastidiosa, quando non serve più [...] noi vogliamo unirci agli Stati Uniti d’America. [...] abbiamo già un partito antibolscevico pronto a tutto, per eliminare il comunismo dalla nostra amata isola. Non possiamo tollerare più oltre il dilagare della canea rossa. Il loro capo, Stalin, che come voi ben sapete, manda milioni su milioni per conquistare il cuore del nostro popolo – con il solito sistema politico basato sulla falsità – ha in qualche misura incontrato i favori della popolazione. Ma noi, fortunatamente, noi non crediamo al paradiso che Stalin ci ha promesso. [...]»

    (Lettera completa in:I giorni e le notti: Enciclopedia del Crimine – La storia di SALVATORE GIULIANO – terza parte, suigiornielenotti.it.URL consultato il 9 giugno 2021.)

Riferimenti
  1. ^ Antonino De Stefano,Federico III d'Aragona re di Sicilia (1296-1337), Palermo, 1937.
  2. ^Francesco Renda,Storia della Sicilia dalle origini ai giorni nostri - Vol.II Da Federico III a Garibaldi, Palermo,Sellerio Editore, 2003.ISBN 8838919143 pag. 783
  3. ^Decreti inCollezione di Leggi e Decreti Del General Parlamento di Sicilia nel 1848 Anno 1° della Rigenerazione, Palermo, Stamperia Pagano-Via Macqueda laterale S. Orsola, n. 321-322, 1848
  4. ^Giacomo Pagano -Sette giorni d'insurrezione a Palermo, cause - fatti - rimedî, critica e ...
  5. ^ (PDF)Carlo Verri -IL PREFETTO E IL CANONICO NELLA RIVOLTA PALERMITANA DEL 1866
  6. ^Blog Sicilia - Archivio storico -“La Rivoluzione del sette e mezzo” Quando morirono 42 carabinieri
  7. ^Il Portale del Sud - Fara Misuraca: Storie di Sicilia 1866, la rivolta del “Sette e Mezzo”
  8. ^Giuseppe Casarrubea, Mario José Cereghino,Operazione Husky. Guerra psicologica e intelligence nei documenti segreti inglesi e americani sullo sbarco in Sicilia, 2013, cap.Una guerra segreta: i separatisi in Sicilia.
  9. ^Immagine delle spille indossate da una parte dei separatisti:Trinacria, Sicilia, bandiera degli Stati Uniti d'America.
  10. ^Il movimento separatista siciliano, sustorico.org.URL consultato il 7 giugno 2021.
  11. ^Il destino del Mediterraneo a Teheran: mano finale a tre, suistitutoeuroarabo.it.URL consultato il 7 giugno 2021.
  12. ^Roosevelt a Castelvetrano, sucastelvetranoselinunte.it.URL consultato il 9 giugno 2021.
  13. ^abGiovanni Di Capua,Il biennio cruciale (luglio 1943-giugno 1945): l'Italia di Charles Poletti, 2005, pp. 112-114.
  14. ^abSalvatore Nicolosi,Sicilia contro Italia: il separatismo siciliano, 1981, pp. 139-140, 150.
  15. ^Ennio Di Nolfo,Maurizio Serra,La gabbia infranta. Gli Alleati e l'Italia dal 1943 al 1945, 2014.
  16. ^Marco Clementi,L'alleato Stalin. L'ombra sovietica sull'Italia di Togliatti e De Gasperi, 2011.
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  19. ^Francesco Renda,Storia della Sicilia dal 1860 al 1970: Dall'occupazione militare alleata al centrosinistra, 1984, p. 40.
  20. ^Guido Dorso,L'occasione storica, 1955, p. 50.
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  22. ^Antonello Battaglia,Separatismo siciliano: i documenti militari, 2015, p. 189.
  23. ^ Antonello Battaglia,La fine del conflitto e la parabola del separatismo siciliano, inL’Italia 1945-1955, la ricostruzione del paese e le Forze Armate, pp. 432-233.
  24. ^ Antonello Battaglia,Sicilia contesa. Separatismo, guerra e mafia, Roma, Salerno, 2014.
  25. ^ Antonello Battaglia,Separatismo siciliano. I documenti militari, Roma, Nuova Cultura, 1915.
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  27. ^Sit-in dei socialisti siciliani per i 120 anni del congresso dei Fasci dei lavoratori e della fondazione del Partito Socialista Siciliano,Radio Radicale, 21 maggio 2013
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  29. ^Nasce il movimento autonomista Siciliani Liberi,Giornale di Sicilia, 4 gennaio 2016
  30. ^MSA, suwww.movimentosicilianodazione.com.URL consultato il 18 settembre 2022.
  31. ^Tra arte (sacra) e indipendenza, la sfida di Ciro Lomonte a PalermoArchiviato l'11 ottobre 2017 inInternet Archive., intervista,Campari&deMaistre, 11 aprile 2017
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Bibliografia

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  • Mario Turri, (pseudonimo di Antonio Canepa),La Sicilia ai siciliani, 1944, Catania, Battiato
  • Lucio Tasca Bordonaro,Elogio del latifondo siciliano, 1943, Palermo, Flaccovio
  • Lanfranco Caminiti,Perché non possiamo non dirci «indipendentisti», 2018, Roma,DeriveApprodi

Voci correlate

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