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Guercino

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Guercino,Autoritratto (1635)

Giovanni Francesco Barbieri, noto anche con lo pseudonimo diIl Guercino (Cento,2 febbraio1591Bologna,22 dicembre1666), è stato unpittoreitaliano.

In continuità con iCarracci,Guido Reni,Francesco Albani,Domenichino eLanfranco, è uno dei grandi pittori di scuola emiliana, nonché tra i più propositivi autori nellaRomabarocca, contribuendo con le sue opere allo sviluppo di tale movimento artistico su tutto il panorama italiano.

Biografia

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La fase giovanile in Emilia

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La formazione artistica a Cento

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Pagina scritta a mano con l'atto di battesimo del Guercino
Atto di battesimo del Guercino

Giovanni Francesco nacque aCento, paese allora appartenente alDucato di Ferrara, da una famiglia di modesta condizione che abitava a pigione«in una piccola casa fuori di Cento, non lontana che pochi passi dalla Porta detta della Chiusa», da Andrea e Elena Ghisellini.[1] Si disse a lungo che fosse nato il 2 febbraio 1590, finché il pittore e letteratoJacopo Alessandro Calvi non scoprì ai primi dell XIX secolo, nella collegiata di San Biagio, a Cento, l'atto di battesimo redatto l'8 febbraio 1591:«Zan. Franc. Fig. de Andrea Barbiero, et Lena Ghisellina fu battez. a dì detto 8. Comp. M. Alex. Redolfini, et la Com. Alda Dottoni».[2][3]

Il soprannome di Guercino, riferito al disturbo strabico che aveva a un occhio, dovette essergli giunto molto presto, se è vero quel che narra lo stesso biografo, raccogliendo la tradizione che«essendo ancora in fasce, occorse che un giorno, mentre egli dormiva [ ...]ci fu chi vicino a lui proruppe d'improvviso in grido così smoderato e strano che il fanciullo, svegliatosi pieno di spavento, diedesi a stralunar gli occhi [...]per siffatta guisa, che la pupilla dell'occhio destro gli rimase travolta e ferma per sempre nella parte angolare».[1]

Mostrò a sei anni una particolare inclinazione per ildisegno e a otto anni,«senza avere avuto maestro alcuno, e soltanto sulla scorta d'una immagine instampa, egli dipinse una "Madonna di Reggio" sulla facciata della casa dove abitava»[4] che si poté vedere fino a quando, due secoli dopo, la casa non fu demolita. Assecondando le tendenze del figlio, il padre lo mandò a studiare verso il 1600 nel vicino paese diBastiglia, da un modesto artista che«dipingeva a guazzo», chiamatoBartolomeo Bertozzi,[5] nella cui casa si stabilì per alcuni mesi potendovi apprendere, commentano i biografi, solo la conoscenza e la mescolanza dei colori.

Considerando che il figliolo mostrava un talento che tuttavia occorreva educare e rafforzare, nel 1607, all'età di sedici anni, il padre lo affidò a un altro pittore di Cento, considerato«tollerabile»,[6]Benedetto Gennari senior, che lo tenne con sé corrispondendogli anche«annualmente certa poca moneta come per regalo».[7]

Il primo soggiorno a Bologna (1609)

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Viste le evidenti e precoci capacità artistiche,Benedetto Gennarisenior, verso il 1609, lo mandò ancora successivamente, per maggiore e migliore istruzione, aBologna, da talPaolo Zagnoni«a dozzina per una soma di grano e una castellata di vino, in casa di Paolo Zagnoni, pittore di poca levata»[8] e poi daGiovan Battista Cremonini,«pittore di qualche merito e veloce e pratico nel dipignere, massime a fresco, e prestamente ancora insegnava a' scolari, onde il nostro Barbieri molto profittò in breve tempo».[7]

Il soggiorno bolognese permise al giovane apprendista di studiare le opere di valore lì conservate e, fra le contemporanee, quelle deiCarracci. Egli stesso dirà anni dopo di aver tratto profitto dallo studio dellaConversione di San Paolo diLudovico Carracci, allora nellachiesa di San Francesco, e di un'altra sua tela, unaMadonna col Bambino, i santi Giuseppe, Francesco e due committenti, allora conservata nellachiesa dei Cappuccini aCento (oggi nella Pinacoteca civica), che l'adolescente Guercino non si stancava di osservare, arrampicandosi su una scala per studiarla da vicino.

Il ritorno a Cento e le prime commissioni (1612-1617)

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Madonna col Bambino, santi e un donatore,Museo Reale diBruxelles

Ritornato a Cento da Bologna, nel 1613 il Guercino incontrò gli apprezzamenti del canonicoAntonio Mirandola, il quale, appassionato d'arte, elogiò un affresco a chiaroscuro realizzato dal pittore per la facciata del palazzo comunale della cittadina. Il Mirandola favorì quindi il giovane pittore facendogli conoscere i disegni a carboncino del pittorePietro Faccini, allievo deiCarracci, che egli terrà presente nei suoi progetti, e soprattutto procurandogli le prime commissioni. Nel 1614 Alberto Provenzali, fratello del grande pittore e mosaicista Marcello Provenzali, commissionò al giovane Guercino un fregio decorativo per la sua tenuta,Casa Provenzali, probabilmente in collaborazione con alcuni suoi allievi. Per il canonico Mirandola dipinse nel 1615Quattro evangelisti, ora nella Pinacoteca diDresda, tre dei quali, portati dal Mirandola aBologna, furono notati dall'arcivescovoAlessandro Ludovisi (pochi anni dopo fu eletto papa con il nome diGregorio XV), che volle conoscere l'autore e li acquistò, dietro consulenza diLudovico Carracci, per la discreta somma di venticinque scudi l'uno.[9] Il Carracci non si limitò a questo: il 25 ottobre 1617 il pittore scrisse a donFerrante Carli diParma[10] elogiando il Guercino come«gran disegnatore e felicissimo coloritore: è mostro di natura e miracolo da far stupire chi vede le sue opere. Non dico nulla: ei fa rimaner stupidi li primi pittori». Il biografo di quegli anni,Francesco Scannelli, afferma anche che già allora il Guercino si presentò a Ludovico mostrandogli i suoi disegni e ricevendo da lui parole d'incoraggiamento; è invece da escludere che abbia conosciuto nei primi anniAnnibale eAgostino Carracci, da tempo trasferiti aRoma.[11]

In questi anni il Guercino dipinse altre opere: nel 1612 circa iDue angeli col sudario e ilSan Carlo Borromeo per lachiesa di Santa Maria Addolorata, gli affreschi delPadreterno e dell'Annunciazione (1613) per la chiesa delloSpirito Santo, le tre pale (1614-1616) per la parrocchiale diRenazzo (laMadonna con san Pancrazio e una santa monaca, forse santa Chiara, laMadonna in trono con i santi Francesco, Antonio abate e Bovo e ilmiracolo di San Carlo Borromeo), laMadonna col Bambino, santi e un donatore per la chiesa di Sant'Agostino a Cento (oggi al Museo diBruxelles).[9]

Tra i suoi dipinti di soggetto sacro si annovera anche loSposalizio mistico di santa Caterina d'Alessandria alla presenza di san Carlo Borromeo, realizzato a Cento e conservato presso la Civica Pinacoteca il Guercino di Cento.

Tra il 1614 e il 1615 realizzò decorazioni pittoriche a tempera a secco in due case di Cento: quella diAlberto Provenzale (oggicasa Benazzi), ancora in loco, e quellaPannini, i cui cicli furono compiuti in collaborazione col suo allievoLorenzo Gennari e che, nel 1840, furono trasferiti su tela e divisi tra gli eredi.[12] Altri cicli pittorici su muro furono realizzati ancora una volta nella chiesa di Renazzo, poi unPrometeo in una stanza dell'Accademia di Disegno, unErcole che uccide l'Idra sulla facciata di casa Tanari aBologna (oggi distrutto) e unSan Rocco gettato in prigione per l'omonimo oratorio a Bologna.[13]

Ormai il Guercino aveva fama di maestro e prese l'iniziativa, nel 1617, di fondare una scuola di pittura aCento. L'amicoBartolomeo Fabbri gli mise a disposizione due stanze e qui convennero diversi allievi:«daBologna, daFerrara, daModena, daRimini, daReggio e sin dallaFrancia molti giovani [ ... ] di ventitré scolari ch'egli ebbe su quel principio, nessuno poté dire d'essere meno amato dell'altro [ ... ] e suoi familiarissimi ospiti in Cento si erano i marchesi Enzio e Cornelio Bentivoglio».[14] Fra i principali allievi vi furono:Paolo Antonio Barbieri,Giuseppe Maria Galeppini,Lorenzo Gennari,Matteo Loves eCesare Pronti.

L'incontro con il cardinale Alessandro Ludovisi (1617)

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Nel 1617 il pittore, ventiseienne, ritorna a Bologna per compiere diversi quadri per il cardinale e arcivescovo della cittàAlessandro Ludovisi, tra cui certamente unMiracolo di san Pietro che resuscita Tabita (oggi allaGalleria Palatina diFirenze), unaSusanna e i vecchioni (oggi alPrado diMadrid) e unRitorno del figliol prodigo (oggi allaGalleria Sabauda diTorino).[15] Fanno riferimento a queste commesse anche altre tele non citate dalMalvasia nellaFelsina Pittrice, come unLot e le figlie (oggi all'Escorial).[16]

Secondo le fonti,Ludovico Carracci fu chiamato a fare una stima dei quadri affinché si procedesse al pagamento del Guercino, e questi li valutò 70 scudi ciascuno, seppur poi il prezzo fu ribassato a 25 in quanto l'arcivescovo ritenne eccessivo il primo proposto.[16]

I viaggi a Venezia (1618) e Ferrara (1619), le commesse del cardinal Serra

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Apollo e Marsia, 1618 -Galleria Palatina diFirenze

Nel 1618 il Guercino prima fece ritorno a Cento, dove per la cattedrale eseguì ilSan Pietro che riceve le chiavi da Cristo nel 1618, oggi nella Pinacoteca civica, e poi accompagnò aVenezia, su suggerimento del Mirandola e munito di una raccolta di suoi disegni, un canonico centese, talPietro Martire Pederzani, il quale li mostrò al noto artistaJacopo Palma il giovane affinché desse un giudizio sulle possibilità di quel giovane pittore desideroso di migliorarsi nella sua arte: si racconta che il pittore veneziano esprimesse la propria ammirazione dicendo che«molto più di me sa questo principiante»,[17] e che lo accompagnasse poi per Venezia mostrandogli i dipinti dei migliori artisti. Nello stesso anno è collocabile la pala raffiguranteSan Francesco e san Ludovico di Francia, commissionatagli daFrancesco Naldi (figlio diLudovico capitano di milizie al servizio di Venezia) ed esposta oggi alMuseo Ugonia diBrisighella.

Erminia ritrova Tancredi ferito, 1618-1619 -Galleria di Palazzo Barberini diRoma

Tra il 1618 e il 1619 realizza un cospicuo numero di opere sia per le chiese del territorio, come quella per un altare dellachiesa di San Bernardino aCarpi, ilMartirio di san Pietro, oggi allaGalleria Estense diModena, che per la committenza privata, come l'Erminia ritrova Tancredi ferito (per il mosaicistaMarcello Provenzale, che confluirà nelle proprietà diOlimpia Maidalchini e quindi per lascito nellacollezione Pamphilj, oggi nell'omonima Galleria diRoma) e l'Apollo e Marsia (per ilGranduca di Toscana, oggi allaGalleria Palatina diFirenze).[18]

San Sebastiano curato da sant'Irene, 1619 -Pinacoteca nazionale di Bologna

Nel 1619 il pittore è a Ferrara per lavorare al seguito del cardinaleGiacomo Serra.[18] Per il legato pontificio compì tre dipinti: ilRitorno del figliol prodigo oggi alKunsthistorisches Museum diVienna, ilSan Sebastiano soccorso oggi allaPinacoteca di Bologna, ilSansone arrestato (oggi alMET diNew York), l'Elia nutrito dai corvi (prima confluito nellacollezione Barberini, oggi allaNational diLondra), ilGiacobbe che benedice i figli di Giuseppe (anch'essa poi in collezione Barberini, mentre oggi allaNational diDublino) e laResurrezione di Lazzaro (oggi alLouvre diParigi).[19] Durante il soggiorno a Ferrara il pittore era in contatto colduca di MantovaFerdinando Gonzaga per concordare misure e soggetti di alcune commesse che intanto gli erano pervenute.[19] Nel 1620 circa il pittore soggiorna quindici giorni aMantova per consegnare la tela dell'Erminia tra i pastori (oggi aBirmingham).[19]

Di rientro in terra emiliana il pittore ricevette, per intercessione ancora una volta di padre Mirandola, alcune commissioni pubbliche, tra cui laVestizione di san Guglielmo per lachiesa di San Gregorio aBologna (oggi allaPinacoteca nazionale cittadina), che sin da subito ebbe gli elogi che meritava da parte dei visitatori.[19] Sempre al 1620 fa poi riferimento un'altra sontuosa pala d'altare, iSanti Francesco e Benedetto per lachiesa di San Pietro aCento (oggi alLouvre diParigi), che testimoniano come il pittore avesse acquisito piena personalità in questo genere di composizioni che, ad ogni buon conto, stando alle fonti antiche, pare prediligesse rispetto a quelle decorative su muro.[19]

Il 28 gennaio 1621 papa Paolo V Borghese muore; il cardinale arcivescovo di Bologna Alessandro Ludovisi viene eletto pontefice col nome di Gregorio XV il successivo 9 febbraio e dovette trasferisti a Roma.[19] Chiama presso la propria "corte" diversi pittori di ambito emiliano, come ilDomenichino,Lanfranco,Guido Reni e, per l'appunto, anche il Guercino, che vi si recò il 12 maggio dello stesso anno, all'età di trent'anni, accompagnato dal suo illustratore di fiducia nonché suo concittadinoGiovanni Battista Pasqualini.[19]

I successi a Roma al seguito di papa Gregorio XV Ludovisi (1621-1623)

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L'Aurora, 1621 -Casino Ludovisi diRoma

Arrivato a Roma il Guercino si trova sin da subito ad essere uno dei pittori prediletti di papa Gregorio XV, il quale per via delle sue origini avviò una "campagna di promozione" verso i pittori emiliani.[20] Papa Gregorio XV intendeva affidargli commissioni di grande prestigio, come la decorazione della Loggia delle Benedizioni inSan Pietro, per la quale il pittore avrebbe ricevuto un compenso pari a circa 22.000 scudi.[20]

Seppur breve il pontificato Ludovisi, il pittore riceverà da questi commesse di tal rilevanza che i relativi risultati ottenuti costituiranno alcuni dei momenti più alti del Guercino e più in generale del barocco romano e italiano.

Sepoltura e gloria di santa Petronilla, 1623 -Pinacoteca Capitolina diRoma

Il cardinal nipoteLudovico Ludovisi gli affidò nel 1621 la decorazione delcasino dell'Aurora che fu del cardinaleFrancesco Maria Del Monte, parte di un villino appena acquistato, insieme con l'ampia vigna che gli si stendeva intorno, che assumerà pertanto il nome divilla Ludovisi.[20] Con l'assistenza diAgostino Tassi, che vi affrescò le quadrature architettoniche, il Guercino dipinse con tempera a secco sulla volta della sala centrale al pianterreno del Casino l'Aurora, rappresentata come giovane dea su un carro tirato da due cavalli, davanti ai quali fugge la Notte mentre un genio in volo incorona Aurora di fiori e un altro, sul carro, sparge fiori tutt'intorno; da una parte, sul letto, è il vecchio maritoTitone; in alto, tre giovani donne raffigurano altrettante stelle, una delle quali versa rugiada da un'urna. L'esame iconografico del dipinto rivelerebbe[21] l'intenzione non tanto di rappresentare semplicemente il sorgere di un qualunque nuovo giorno, ma l'alba di una nuova era di gloria per la famiglia Ludovisi, intento riaffermato anche nella scena dellaFama, con l'Onore e la Virtù (anch'essa a tempera a secco) che decora la volta della sala del piano superiore del Casino. Questi cicli, che danno avvio a una seconda fase pittorica del Guercino, equivarrebbe a una sfida deiLudovisi rivolta alla potente famigliaBorghese, che pochi anni prima durante il loro pontificato avevano commissionato aGuido Reni il medesimo tema nell'affresco del loro Casino (oraRospigliosi-Pallavicini).

Ritratto di papa Gregorio XV, 1623 -Getty Museum diLos Angeles

I lavori per il casino non furono l'unica opera che il cardinal nipote commissionò al pittore; a questa si aggiunsero laVisione di san Girolamo (oggi alLouvre), laMaddalena penitente con due angeli, che si trovava nella chiesa (non più esistente) diSanta Maria Maddalena delle Convertite al Corso (dal 1817 nei musei Vaticani a seguito della soppressione del monastero nel 1798) e la grande pala dellaSepoltura e gloria di santa Petronilla, commissionata per un altare dellaBasilica di San Pietro nel 1622, da dove fu rimossa nel 1730 per essere sostituita da una copia amosaico diPietro Paolo Cristofari (attualmente esposta nellaPinacoteca Capitolina).[20] L'enorme pala sulla figlia disan Pietro è considerata dai suoi contemporanei e dai commentatori successivi il massimo risultato dell'arte del Guercino.[22][23]

Pochi altri dipinti eseguì in Roma, tutti comunque capisaldi della pittura barocca: una grande tela nel soffitto dellabasilica di San Crisogono aTrastevere sullaGloria del santo, commissionata dal cardinaleScipione Borghese intorno alla metà del 1622, ora aLondra,[20] nella cuicollezione di famiglia figurerà nl 1693 anche il piccolo olio su rame delCristo morto compianto da due angeli;[24] ancora, per ilpalazzo Patrizi (poi divenuto Costaguti) una decorazione per il soffitto di una stanza con la scena diRinaldo rapito da Armida, commissionata daCamillo Patrizi; mentre per ilpalazzo Lancellotti eseguì nelle volte di due distinte sale laGloria e onore e alcuniAmorini.[25] Durante gli ultimi mesi del 1622 e i primi del 1623 il Guercino realizza poi ilRitratto di papa Gregorio XV, già incollezione Ludovisi e oggi alGetty Museum diLos Angeles.[25]

Con la morte del pontefice, avvenuta l'8 luglio 1623, viene a mancare la possibilità di realizzare la progettata grande decorazione della Loggia delle Benedizioni in San Pietro.[26] Qualche mese dopo la scomparsa del papa, il Guercino lasciòRoma e fece ritorno aCento.

Il principe diPiombinoNiccolò I Ludovisi commissionerà nel 1625 la grande tela deiSanti Gregorio Magno, Ignazio e Francesco Saverio (oggi allaNational diLondra), in commemorazione dello zio pontefice che canonizzò i due santi dell'ordine dei gesuiti il giorno il 22 marzo 1622, giorno disan Gregorio Magno.[26]

Il ritorno in Emilia

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Gli affreschi del duomo di Piacenza (1626)

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Gli affreschi della calotta della cupola del duomo di Piacenza (1626 circa)
Una delle quattro scene bibliche delle lunette poste sul tamburo della cupola del duomo di Piacenza (1626 circa)

Di ritorno in patria, la sua fama è affermata e giunta persino inInghilterra, dove lo si vorrebbe ospitare«con l'offerta di un'annua generosa pensione e di pagargli le opere a qual prezzo ch'egli avesse voluto», ma Guercino non era persona da lasciare famiglia e paese, pertanto per gentilezza al diniego inviò aLondra laSemiramide che riceve la notizia della rivolta di Babilonia (ora aBoston), tipico esempio di pittura da salotto, amata dai suoi committenti.[27][28]

I suoi primi dipinti di questo nuovo periodo sono l'Assunta, realizzata per il conteAlessandro Tanari diBologna (oggi nelMuseo dell'Ermitage diSan Pietroburgo) laPresentazione di Gesù al Tempio diLondra, dove ai forti contrasti di colore dei dipinti della prima maniera succede ora un'illuminazione uniforme e un rigore di composizione nello stile del raffaellismo romano delDomenichino, e laCrocefissione dellaMadonna della Ghiara diReggio Emilia, avvicinandosi allo stile classicamente composto diGuido Reni.

Chiamato il 12 maggio del 1626 dal vescovo diPiacenza a continuare gli affreschi dellacupola delduomo rimasti interrotti per la morte delMorazzone, concluse l'opera nel 1627.[29] Nel catino della cupola, diviso in otto comparti, aggiunse ai due del Morazzone altri seiProfeti con figure accanto, decorando le lunette sottostanti le vele con quattroScene del Nuovo Testamento (l'Annunciazione, l'Adorazione dei pastori, laCirconcisione e ilRiposo durante la fuga in Egitto) intervallate con altrettante riprendenti coppie diSibille che affiancano le finestre, mentre sotto queste è un fregio di putti: le difficoltà tecniche di dover dipingere rapidamente in affresco e in forte scorcio furono da lui superate utilizzando numerosi e meticolosi disegni.[29]

Sansone divide il favo del miele con i genitori (1625-1626) -Chrysler Museum diNorfolk

Ancora aCento, vi dipinse dal 1628 per l'oratorio del Nome di Dio ilCristo che appare alla Madonna, ora nella Pinacoteca civica.[29] L'anno seguenteDiego Velazquez prima di giungere aRoma si fermò nella cittadina emiliana su suggerimento del cardinaleGiulio Cesare Sacchetti, presso cui era andato il pittore spagnolo, al tempolegato aFerrara dal 1627 e che conosceva il Guercino poiché possedeva ilGiacobbe che benedice i figli di Giuseppe che fu del cardinal Serra.[30] Il cardinale sponsorizzò l'operato del Guercino e invitò infatti il Velazquez a far conoscenza del pittore centese.[30]

Seppur lontano daRoma, il Guercino continuò in quegli anni a lavorare per illustri cardinali dell'ambiente clericale locale, come iBarberini, dove eseguì ilSansone porta il favo di miele ai genitori (1625-1626), oggi al Museo diNorfolk, dov'è presente nella scena una chiara citazione all'araldica della famiglia, o come ilMarte che fu dellacollezione Albani, oggi in collezione privata inglese.

I lavori per il cardinale Bernardino Spada (1629-1631)

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Il Guercino insieme con il fratelloPaolo Antonio, suo convivente e amministratore delle questioni burocratiche, anch'egli pittore all'interno della bottega specializzato prevalentemente alla realizzazione dinature morte, istituì il 4 gennaio del 1629 ilLibro dei conti, una contabilità dei pagamenti ricevuti per le sue tele, da un punto di vista storiografico molto prezioso perché permette di individuare le opere del Guercino e le date della loro composizione.[31]

Morte di Didone, 1631 -Galleria Spada diRoma

Dopo aver affrescato il soffitto di una sala delpalazzo Sampieri Talon diBologna con unErcole e Anteo, il Guercino ricevette nel 1629 dalla reginaMaria di Francia, tramite il cardinaleBernardino Spada, al tempo legato di Bologna, un invito a raggiungere la sua corte per eseguire dei cicli di affreschi per ilpalazzo del Lussemburgo.[32] La richiesta avanzata al Guercino avvenne successivamente a un'altra già rifiutata daGuido Reni. In quest'occasione la regina si rivolse allo Spada per sapere quale pittore egli avrebbe potuto consigliare per un'impresa simile, e il cardinale rispose che il Guercino, dopo il Reni, era quello più stimato in Italia in quel momento, avendo addirittura a vantaggio di Guido una maggior robustezza fisica e giovinezza d'età.[32]

Ritratto di Bernardino Spada, 1631 -Galleria SpadadiRoma

Maria de' Medici per comprendere meglio le qualità del pittore chiese quindi l'esecuzione di una tela da spedirgli: fu così che venne realizzata laMorte di Didone (oggi alla Galleria Spada di Roma).[33] Anche in questo caso, tuttavia, seppur il cardinal Spada assicurò alla regina che sarebbe riuscito a persuadere il Guercino entro Pasqua o la primavera del 1630, l'invito al pittore di recarsi oltralpe non ebbe esito positivo per i troppi impegni che questi aveva in Italia in quel momento.[33] Neanche il dipinto nel frattempo riuscì a giungere alla regina, in quanto questa era dovuta fuggire dalla Francia in esilio per motivi di conflitti interni al paese.[34] Il cardinale Spada, quindi, il 30 settembre del 1631 invia una lettera al pittore per fargli sapere delle sue intenzioni di acquistare la grande tela per sé stesso, cosa che avvenne concretamente dietro il corrispettivo di 400 scudi.[35]

Coevo a questi anni ci fu anche ilRitratto a mezzo busto del cardinale Spada (oggi nella Galleria omonima di Roma), pressoché in contemporanea con una versione a figura intera del Reni, col quale a partire da questi anni vedrà intrecciarsi più volte l'attività artistica.[33]

Il dipinto dellaMorte di Didone viene spedito aRoma nel 1632, dove si era trasferito il cardinale. Il sodalizio tra committente e pittore durerà anche successivamente: nel 1634 viene infatti richiesto il contributo del pittore alla decorazione delle nuove sale delpalazzo Capodiferro, al 1635 risulta una notula di pagamento di 34 scudi per un quadro con l'Astrologia, mentre nel 1640 il pittore viene invece pagato 20 scudi per unSan Pietro.[35][33]

Il Guercino successore di Guido Reni a Bologna

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Nel 1633, quando aveva compiuto 42 anni, certi suoi amici cercarono di persuaderlo a prender moglie: il Guercino sembra esser stato tutto inteso al lavoro e desideroso di mantenersi«per tutta la vita disciolto e in libertà».[36] Rifiutò nuovamente il pur allettante invito rivoltogli daLuigi XIII di trasferirsi inFrancia, come ne declinò anche un ulteriore a recarsi inInghilterra.[32]

Venere, Cupido e Marte, 1633 -Galleria Estense diModena

Il pittore aveva definitivamente scelto di restare celibe e di rimanere in Italia, seguendo in qualche modo il percorso che aveva fattoGuido Reni (anch'egli nel 1626 rifiutò l'invito di recarsi in Inghilterra e preferì vivere nella sua natia Bologna anziché a Roma).

Agli ultimi trent'anni di attività del pittore risalgono un numero smisurato di opere, confermando lostatus di pittore particolarmente prolifico. Le opere vennero richieste sia per il decoro di edifici pubblici che per il collezionismo privato di cardinali e nobili dell'ambiente emiliano e dintorni; appartengono a questi anni laVenere, Cupido e Marte (1633), realizzata per ilduca di ModenaFrancesco I d'Este, che la voleva nel suopalazzo di Sassuolo, laMadonna col Bambino (1636) per il cardinalStefano Durazzo, legato diFerrara tra il 1634 e il 1637, oggi all'Art Museum diArizona, unaSant'Agnese (1637) per il cardinaleGirolamo Colonna, allora arcivescovo diBologna, confluita nellacollezione Colonna e poi in una privata inglese. Nel 1640 compie perGiulio Cesare Sacchetti, nuovo cardinale diBologna (in carica dal 1637), ma già vecchia conoscenza aFerrara intorno al 1629, laCleopatra davanti a Ottaviano, che poi verrà portata aRoma successivamente mescolandosi con le opere raccolte fino a quel momento dal fratelloMarcello, costituenti lacollezione Sacchetti.[37][38]

Nel 1641 il priore dellacertosa di Pavia,Ignazio Bulla, gli commissionò la grande pala dellaMadonna con Bambino in trono tra San Pietro e San Paolo per l'altare dei Santi Pietro e Paolo. Coevi furono poi ilSan Romualdo protetto da un angelo contro un diavolo, per ilmonastero di Sant'Apollinare in Classe aRavenna e laVisione di san Girolamo per lachiesa di San Girolamo aRimini.[39]

Visione di san Bruno, 1647 -Pinacoteca nazionale di Bologna

L'8 agosto 1642 Guido Reni muore; nel mentre il Guercino lascia definitivamente Cento per trasferirsi a Bologna, poiché quest'ultima città era ritenuta essere più sicura rispetto alla prima, che invece in quegli anni viveva continue minacce militari.[40] Secondo parte della critica il trasferimento a nuova sede fu dovuto anche perché il Barbieri non aveva più«a temere il confronto di un così [Guido Reni]eccellente e celebrato compositore».[41] ABologna il pittore trovò dimora presso l'amico e conteFilippo Aldrovandi, fin quando nel 1644 non ebbe dapprima soggiorno nella parrocchia di San Benedetto, per poi acquistare una propria casa nello stesso anno per 4.250 scudi.[40]

In questi anni furono realizzate ancora un cospicuo numero di tele, tra cui ilSan Francesco che riceve le stimmate (1642) per il principeCarlo Alessandro d'Este, l'Atlante (1645 circa) e l'Endimione (1647), per il principeLorenzo de' Medici (poi donato aCamillo Pamphilj e quindi nellacollezione omonima), laSibilla Persica (tra il 1645 e il 1647), per il Governatore diCentoCarlo Rondinelli, e laMorte di Cleopatra (1648), per lacollezione Durazzo diGenova.

Cleopatra morente, 1648 -Museo di Palazzo Rosso diGenova

Nel 1646 dipinse l'Annunciazione per lachiesa della Santissima Annunciata degli Scolopi poi trasferita nellachiesa di Santa Maria Maggiore aPieve di Cento. Il Guercino, pur continuando a soddisfare le numerose richieste di lavoro, non mancava di tenere scuola nel suo studio e, nel mentre, era anche uno dei quattro direttori, insieme conFrancesco Albani,Alessandro Tiarini,Giovanni Andrea Sirani eMichele Desubleo, della Scuola di nudo fondata nel suo palazzo dal conteEttore Ghisilieri, che durò fin quanto quest'ultimo non intraprese vita religiosa nel 1652.[40] L'Accademia fu celebre al tempo, ove il Guercino disegnava generalmente«l'ignudo col carbone, in carta leggermente tinta, e così grandioso il facea e così facile, con una macchia in cui percotendo il riflesso della luce, risaltavano li principali oscuri, e con pochi risoluti lumi di gesso o di biacca».[42] Per il Ghisleri Guercino eseguì due ovali condue santi (Giovanni Battista e Giuseppe) nel 1644 e nel 1649.[40]

Ancora una volta la vita del Guercino si intreccia in qualche modo con quella diGuido Reni: quest'ultimo aveva infatti lasciato incompiuta una grande tela con unSan Bruno destinata ai monaci dellacertosa di Bologna a causa della prematura scomparsa.[40] Al Guercino fu chiesto di completare l'opera, ma questi rifiutò la commessa proponendo una telaex-novo tutta di sua mano. Dipinse così nel 1647 laVisione di san Bruno,«una delle più vigorose ed emozionanti pale d'altare del periodo tardo»,[43] nel quale il santo, nella solitudine del deserto, ha la visione della Madonna con il Bambino, mentre un suo compagno, poco lontano, medita su un libro: celebrato per«forza e vaghezza di colore», il santo«spira nel volto un vivo affetto, ed è di carnagione adusta, qual si conviene ad uno che trovasi sovente esposto all'ardore del sole, ove al contrario il Bambino e la Vergine scorgonsi di fresca e morbida carne coloriti».[44]

Gli ultimi anni (1648-1661)

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Amor virtuoso, 1654 -Museo del Prado diMadrid
Flagellazione, 1657 -Galleria Nazionale d'Arte Antica diRoma

Del 1648, invece, è un'altraAnnunciazione, originariamente dipinta per lachiesa di San Filippo Neri diForlì ed esposta attualmente nellaPinacoteca civica della stessa città. Nel 1649 morì il fratello minorePaolo Antonio all'età di 46 anni; ilduca di ModenaFrancesco I d'Este invitò il Guercino aModena per godere di un breve periodo di riposo e di svago che gli facesse superare la depressione.[45] Fu assieme ai suoi allievi alpalazzo ducale diSassuolo, dove realizzò alcune opere.[45]

Santa Palazia, 1658 -Pinacoteca civica Francesco Podesti diAncona

Nella casa-studio diBologna andarono a vivere la sorellaLucia e il cognato pittoreErcole Gennari, figlio diBenedettosenior, uno dei primi maestri del Guercino, il quale subentrò a tutti gli effetti allo scomparso Paolo Antonio, collaborando con il pittore centese e occupandosi anche dei suoi affari.[45]

Agli anni '50 del secolo risalgono ancora svariate opere, sia destinate al decoro di edifici pubblici che per il collezionismo privato: come ilSan Francesco che riceve le stimmate (1651), visibile nellachiesa di Santa Maria in Laterano in Schiavonia, aForlì, il celebreSan Giovanni Battista che predica (realizzato intorno all'anno 1654), oggi conservato nellaPinacoteca civica di Forlì,[46] laSibilla Cumana con un putto (1651) per il principeMattias de' Medici, l'Amor virtuoso (1654) commissionata dal cardinaleCamillo Massimo, ilRitorno del figliol prodigo (1655) per i'arcivescovo diBolognaGirolamo Boncompagni e laSanta Palazia (1658), commissionata dal marcheseGregorio Spada, nipote del più notoBernardino, per decorare l'omonimo monastero diAncona.[47]

La morte (1666)

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La tomba di Guercino nellachiesa di San Salvatore aBologna

Nel novembre 1661 Guercino si riprese da un infarto: la sua attività, come mostra ilLibro dei conti, ebbe un notevole rallentamento.

L'11 dicembre 1666 il pittore muore:« [...] fu sorpreso da nuovo e grave malore a cui non poté troversi rimedio, e giunto alli 22 dello stesso mese dovette soccombere al comun destino, e incontrollo con rassegnata ilarità e tutto a Dio rivolto».[48]

L'atto di morte fu redatto nellachiesa bolognese di San Salvatore, dove il pittore ebbe sepoltura:«Addì, 24 dicembre 1666. Il Sig. Gio. Francesco Barbieri Pittore famosissimo, uomo religiosissimo d'anni 74, dopo aver ricevuto li santissimi Sacramenti, rese l'anima al Creatore. Fu sepolto in nostra Chiesa nella sepoltura di mezzo, essendogli state celebrate solennissime esequie».[49]

Stile

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«Il Guercino è un pittore intimamente probo, virilmente sano, senza rozzezze; le sue opere si distinguono anzi per gentile grazia morale, per tranquilla e libera grandiosità, e per un che di particolare che consente, all'occhio appena esercitato, di riconoscerle al primo sguardo. La levità, la purezza e la perfezione del suo pennello sono stupefacenti. Per i panneggi usa colori particolarmente belli, con mezze tinte bruno-rossicce, assai ben armonizzanti con l'azzurro che pure predilige.»

(Johann Wolfgang von Goethe,Viaggio in Italia)

La«prima maniera»

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Le influenze tra Ludovico Carracci e Caravaggio

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LaMadonna col Bambino, i santi Giuseppe, Francesco e due committenti diLudovico Carracci (1591), fu la fonte di studio del giovane Guercino

Rilevò già ilCalvi[50] la lontananza del giovanissimo pittore dalla pitturamanierista deiProcaccini, deiFontana e deiSamacchini i quali spesso,«volendo correggere la natura, la deformano e la guastano» e come nelle sue prime opere, Guercino fosse«tutto fondato sul naturale, dal quale religiosamente copiava ogni cosa nella sua stessa rozzezza e semplicità; prendeva il lume assai d'alto per ottenere l'effetto d'una gran macchia ch'egli sapeva dolcemente accordare, e pareano le sue cose dipinte a chiaroscuro anziché no; ma dall'uso di ritrarre del continuo il vero, prese poco a poco tal padronanza e tale ardimento di colore, che quasi un altro Caravaggio a tutti diede nell'occhio, e venne meritamente ad incontrare l'universale approvazione».

IlLanzi vede la maniera giovanile del Guercino come«piena di fortissime ombre con lumi assai vivi, meno studiata ne' volti e nell'estremità, di carni che tirano al gialliccio, e in tutto il resto men vaga di colorito; maniera, che lontanamente somiglia la caravaggesca: di essa non pur Cento, ma Bologna ancora ha qualche saggio nel San Guglielmo».[51]

AlCaravaggio giustamente i biografi accostano più o meno strettamente Guercino per il suo rifarsi al vero, ma non va associato nell'uso dei contrasti di luce, che in Caravaggio sono un mezzo per dare risalto allaplasticità della forma, mentre nel Guercino la ricerca luministica è fine a sé stessa, mira cioè a raggiungere effetti puramente luministici.[52][53]

Nelle opere del 1614-1616 eseguite perRenazzo di Cento notarono lo Scannelli[11] e il Calvi«con quanto studio il nostro Giovan Francesco seguisse le tracce di Lodovico Carracci».[54] LaMadonna col Bambino, i santi Giuseppe, Francesco e due committenti eseguita dal Carracci per lachiesa dei Cappuccini aCento veniva considerata dal giovane Guercino«la sua Carraccina», ossia«la sua cara zinna»,[55] dalla quale avrebbe tratto il latte dell'arte, fonte principale dei suoi primordiali studi pittorici. Nei chiaroscuri della casa Provenzale (1614)«sempre maggiormente si scorge quanto il Barbieri avesse studiato sopra le opere del suddetto Lodovico, perché questi termini son fatti a imitazione di que' celebri del Carracci nella casa Favi di Bologna».[54]

Si è rilevato altresì[56] come l'illuminazione artificiale e l'atmosfera familiare del dipinto delMiracolo di san Carlo Borromeo siano state influenzate anche da una pala diLavinia Fontana del 1590, laNatività della Vergine, allora nella chiesa bolognese di San Biagio, che dunque Guercino poté conoscere bene.

Il paesaggismo veneto

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Et in Arcadia ego, 1618-1621 -Galleria di Palazzo Barberini diRoma

Neipaesaggi della casa Pannini (1615-1617) il Guercino trova una voce del tutto personale, senza riferimenti di scuola e libero da condizionamenti d'accademia. La sua libertà di rappresentazione lo porta a manifestare il suo amore per la natura e per la vita dei campi, il piacere di osservare scene quotidiane con freschezza e sobrietà.[57] Che gli dovesse essere agevole il risultato lo testimonia anche ilPasseri,[58] dove scrive che nelle rappresentazioni paesaggistiche gli erano«di gran giovamento le contigue campagne e siti rusticani della sua terra nativa, dove dimorò gran tempo».[59]

Donne bagnanti al chiaro di luna, 1621 -Museo Boijmans Van Beuningen diRotterdam

Queste opere testimoniano nel contempo la conoscenza dell'ultima pittura veneta, diTiziano e diJacopo Bassano in particolare, confermate nella sua vocazione alla sensibilità cromatica, che mise in opera nel 1620 anche nellaVestizione di san Guglielmo, dipinto per la chiesa bolognese di San Gregorio e ora nellaPinacoteca di Bologna, dove«tutto ha un carattere grande e maestrevole, le tinte non possono essere meglio compartite e quello che si chiama gusto di macchia è portato al sommo grado; brillano i lumi in mezzo a quella freschezza d'impasto e pochi principali scuri ben locati accrescono al dipinto una forza e un rilievo che incanta».[60] IlMarangoni lo considera il suo capolavoro per«la sua calda atmosfera come sparsa in un pulviscolo dorato e luminoso che bagna e sommerge le cose, rendendo ariose le ombre più dense con un risultato più unico che raro e che ci mostra il Guercino come uno dei maggiori e più originali maestri del rinnovamento luministico».[61]

Sempre diambito veneto,Ippolito Scarsella sarà invece influente per le composizioni a tema (o con inserti) paesaggistico dell'età giovanile del Guercino, come nell'Et in Arcadia Ego, nell'Apollo e Marsia e, per l'appunto, nei due paesaggi condonne bagnanti eal chiaro di luna con carrozza di casa Pannini.[62]

La composizione piramidale

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La tela che segna l'apertura della prima maturità artistica del pittore è tuttavia laMadonna col Bambino e i santi Giuseppe, Agostino, Luigi, Francesco e un donatore e due angeli del 1616 circa, realizzata per lachiesa di Sant'Agostino aCento e oggi aiMusei reali diBruxelles.[15] Caratteristica di questa, ma anche di opere successive, è la costruzione della composizione con linee vitali che formano unrombo nel quale si racchiude il nucleo della rappresentazione.

NellaVestizione di San Guglielmo i vertici dellalosanga si collocano nelle teste della Vergine, del vescovo, del monaco e nel ginocchio del santo; una scelta che dà vivacità alla composizione, contrapponendosi alla«ferma freddezza del rettangolo della tela».[63]

Così è nel contemporaneoSan Francesco in estasi con san Benedetto e un angelo, dipinto per lachiesa di San Pietro aCento e ora alLouvre, ove alla composizione romboidale si aggiunge anche il movimento a spirale del corpo di Francesco,«come quello di un serpente che viene affascinato» dalla musica dell'angelo incantatore.[64]

La«seconda maniera», il barocco di Guercino

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La Fama, l'Onore e la Virtù, 1621 -Casino Ludovisi diRoma
La Notte, 1621 -Casino Ludovisi diRoma

L'AuroraLudovisi rappresenta in campo artistico un motivo di confronto del Guercino conGuido Reni:«Guercino fece conoscere la sua individualità e il suo ingegno evitando la ripetizione della composizione e dello stile di Guido. In netto contrasto con il soave classicismo del Reni e i suoi colori delicati, Guercino tratta il tema in modo campestre, pieno di paesaggio e animali dipinti in toni ricchi e ombreggiati».[65]

Mentre il Reni si muove nel solco della tradizione del classicismo romano, consentanea al suo estro controllato e diffidente di novità formali, Guercino unisce alla sua nativa e spontanea freschezza creativa (il putto accoccolato sul carro e gli altri che giocano sulle cime dei cipressi) le soluzioni prospettiche delVeronese osservate aVenezia (le sue inquadrature architettoniche fortemente scorciate godranno di grande fortuna per più di un secolo) senza rinunciare all'effusione poetica della meditazione lirica nella lunetta dellaNotte.«La cosa più mirabile e veramente nuova in questa Aurora sono i due focosi cavalli, non tanto per l'audacia dello scorcio che li rende così dinamici, quanto per l'acuto senso moderno del bianco e nero e per la giustezza dei valori tonali. Felicissima è l'idea di aver sfruttato il pezzato del mantello dei cavalli giocando di bella audacia nell'avvicinare e confondere i capricciosi contorni delle macchie scure del mantello con quelli delle ombre, traendone un risultato di novità ed evidenza: così sicuro è il senso luministico del nostro pittore».[66]

Il Guercino conserva anche qui la sua caratteristica composizione a losanga«ma il nesso del quadro è già più slegato, più sovraccarico, meno necessario che nelle tele precedenti, il partito luminoso ha perso la trasparenza del San Guglielmo o il senso del bianco e nero dell'Aurora per appesantirsi nello sfumato; tutto si è aggravato, dalle architetture alle ali degli angeli, alla tavolozza che non è più tonale ma cromatica, con quelle sue ricchezze vistose. Il Guercino ha perduto qui il suo buon gusto misurato [...]».[67]

Dalle ultime opere emiliane del 1620 e da quelle immediatamente successive ricadenti nel periodo romano, in particolare L'AuroraLudovisi e laSepoltura e gloria di santa Petronilla, si apre la prima maturità artistica del Guercino, dove si accentua ancor di più quell'elemento che sarà peculiare della sua pittura, ossia l'utilizzo di un intenso color azzurro.[68] Inoltre le singole figure sono dipinte con i contorni marcatamente delineati, definendo le somme più solide e compatte.[68]

La«terza maniera», il classicismo reniano

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Atlante, 1645 -Museo Bardini diFirenze

Il Guercino decide di rivedere ancora una volta il proprio stile, utilizzando così come facevaGuido Reni intorno agli anni '30, tonalità cromatiche più pallide e meno robuste, come fossero pastello. Le figure ritratte assunsero anche un più accentuato classicismo di bellezza ideale, dove talune volte si rimandano anche a esempi di statuaria classica antica, come nell'Atlante dellacollezione de' Medici, che ricorda per postura quelloFarnese.

San Michele arcangelo, a sinistra la versione diGuido Reni del 1635 per laChiesa di Santa Maria Immacolata aRoma, a destra quella del Guercino del 1644 nella chiesa di San Nicolò aFabriano

Nel dipinto delCristo risorto appare alla Madre ritorna il riferimento al Reni, da cui si attinge il colorismo e il classicismo:«lo stile del drappeggio del Guercino e il comportamento delle sue figure gareggiano con le armoniose coreografie, quasi da balletto, che si trovano in pitture del Reni [ [...] ] I motivi astratti dei panneggi e l'insistente geometria della composizione [ ... ] segnalano la fine del periodo di transizione del Guercino e l'inizio di un autentico e innovativo classicismo barocco».[69]

Secondo la critica antiaccademica nell'operaSan Bruno sono«bei volti e belle membra modellati a carezze, mosse graziose e ben educate, panneggi da vetrina e, quanto al chiaroscuro, ripudiato tra i falli di gioventù ogni ricordo dell'ombreggiare strepitoso d'un tempo, quel tanto che non dia ai nervi dei placidi parrocchiani, tutte persone ammodo, abituate al miele rosato di Guido Reni».[70]

Mentre ilMarangoni aveva criticato il periodo tardo del Guercino, ilCalvi invece ne riconobbe le qualità della robustezza applicata, mettendo altresì in relazione la pallida stesura cromatica con quanto fece il Reni durante la sua attività artistica finale.[71]

Opere

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Lo stesso argomento in dettaglio:Opere del Guercino.

Note

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  1. ^abJ. A. Calvi, p. 1.
  2. ^J. A. Calvi, p. 2.
  3. ^La svista sull'anno di nascita è del Baruffaldi: cfr la suaVita dei pittori e scultori ferraresi, 1846 p. 428
  4. ^J. A. Calvi, p. 3.
  5. ^Il Calvi ipotizzava trattarsi di Paolo Zagnoni, quadraturista e collaboratore del pittore Cremonini, presso il quale avrebbe soggiornato anni dopo a Bologna, ma il nome del Bertozzi fu poi accertato da Gaetano Atti: cfr G. Baruffaldi,Vite dei pittori e scultori ferraresi, p. 430, n. 1
  6. ^G. Baruffaldi, p. 430.
  7. ^abJ. A. Calvi, p. 4.
  8. ^G. Baruffaldi, p. 431.
  9. ^abMahon, p. 10.
  10. ^Raccolta di lettere sulla Pittura, Scultura ed Architettura, Roma 1754, pp. 209-210
  11. ^abF. Scannelli,Microcosmo della Pittura, 1657, p. 361
  12. ^Mahon, p. 8.
  13. ^Mahon, p. XLIV-XLV.
  14. ^G. Baruffaldi, p. 437.
  15. ^abMahon, p. 69.
  16. ^abMahon, p. 70.
  17. ^J. A. Calvi, p. 14.
  18. ^abMahon, p. 71.
  19. ^abcdefgMahon, p. 104.
  20. ^abcdeMahon, p. 114.
  21. ^C. Wood,Visual Panegyric in Guercino's Casino Ludovisi Frescoes, 1986
  22. ^J. A. Calvi, pp. 18-19.
  23. ^Il Calvi scrive infatti che«fosse che in quest'opera l'impegno e l'emulazione gli aggiungesse stimolo o che traesse lume dalla vista di tante egregie pitture che adornano Roma, parve che il Guercino s'innalzasse sovra se stesso e studiasse di rendere ancor più pregevole e sorprendente il proprio stile dacché, oltre il giudizioso ritrovamento e la grandiosità delle parti ottimamente disposte, oltre l'aggiustato disegno e il contrasto delle ombre e dei lumi, espresse con maggior precisione le teste e l'estremità, le colorì con vivo e morbido impasto di vera carne e diede tanta armonia e tanta altezza alle tinte, che per la forza e per lo rilievo pare non potersi andare più oltre; e questa è quella che alcuni chiamano sua seconda maniera, la quale gli meritò da' forestieri dilettanti il titolo di Mago della Pittura italiana».
  24. ^Guercino | The Dead Christ mourned by Two Angels | NG22 | National Gallery, London, suwww.nationalgallery.org.uk.URL consultato il 4 febbraio 2023.
  25. ^abMahon, p. 56.
  26. ^abMahon, p. 188.
  27. ^J. A. Calvi, p. 22.
  28. ^Probabilmente a seguito di questo rifiuto il re Carlo I d'Inghilterra virò l'invito aOrazio Gentileschi, che invece accettò.
  29. ^abcMahon, p. 167.
  30. ^abMahon, p. 169.
  31. ^IlLibro dei conti fu pubblicato dal Calvi in allegato alla sua biografia. In esso sono registrate solo le opere pagate in denaro. Non compaiono quelle ricompensate in natura o regalate. Il Guercino teneva un altro registro nel quale erano semplicemente indicate le date dei dipinti eseguiti, conosciuto dal Malvasia che lo utilizzò nella sua biografia per stilare il catalogo delle opere del pittore. Risulta anche dalLibro i criteri di valutazione dell'opera fatta dal Guercino, che si faceva pagare 75 scudi a figura: così Guercino valutò ilCristo risorto appare alla Vergine 150 scudi. Il ritocco del dipinto, effettuato nel 1653, comportò 20 scudi, più 17 per le maggiori spese del prezioso colore oltremare.
  32. ^abcMahon, p. 168.
  33. ^abcdLa Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una collezione., p. 37.
  34. ^J. A. Calvi, p. 25.
  35. ^ab R. Cannatà e M. L. Vicini,La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una collezione, Roma, Edizioni d'Europa, 1990, p. 37.
  36. ^J. A. Calvi, p. 26.
  37. ^Mahon, p. 126.
  38. ^Mahon, p. 234.
  39. ^Sesta cappella a destra, sumuseo.certosadipavia.beniculturali.it.
  40. ^abcdeMahon, p. 217.
  41. ^J. A. Calvi, p. 29.
  42. ^J. A. Calvi, pp. 10-11.
  43. ^D. M. Stone, p. 236.
  44. ^J. A. Calvi, p. 31.
  45. ^abcMahon, p. 218.
  46. ^G. Viroli,La Pinacoteca Civica di Forlì, Emmediemme, Forlì, 1980, p. 248.
  47. ^Mahon, pp. 220-391.
  48. ^J. A. Calvi, p. 36.
  49. ^Ivi, p. 37
  50. ^J. A. Calvi, pp. 5-6.
  51. ^L. Lanzi,Storia pittorica, V, III, p. 106
  52. ^M. Marangoni, p. 72.
  53. ^Anna Ottani,Guercino, Milano, 1965, p. 4
  54. ^abJ. A. Calvi, p. 7.
  55. ^Così infatti viene a pronunciarsiCarraccina nel dialetto emiliano
  56. ^L. Salerno,I dipinti del Guercino, p. 87
  57. ^D. M. Stone, p. 34.
  58. ^Giambattista Passeri,Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti, Roma, 1772
  59. ^D. M. Stone, p. 68.
  60. ^J. A. Calvi, p. 15.
  61. ^M. Marangoni, p. 73.
  62. ^Mahon, pp. 14-15.
  63. ^M. Marangoni, p. 74.
  64. ^D. M. Stone, p. 92.
  65. ^D. M. Stone, p. 100.
  66. ^M. Marangoni, p. 75.
  67. ^M. Marangoni, p. 76.
  68. ^abMahon, p. 146.
  69. ^D. M. Stone, p. 142.
  70. ^M. Marangoni, p. 81.
  71. ^Mahon, p. 219.

Bibliografia

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