Guardia nazionale italiana | |
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Descrizione generale | |
Attiva | 4 agosto1861 - 11 luglio1876 |
Nazione | ![]() ![]() |
Servizio | Esercito |
Tipo | Riserva militare |
Ruolo | Corpo delRegio Esercito |
Dimensione | 100.000 (1861) |
Comando | Torino, poiFirenze e poiRoma |
Battaglie/guerre | Brigantaggio postunitario Terza guerra di indipendenza italiana |
Parte di | |
Regio Esercito | |
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Laguardia nazionale italiana fu uncorpo militare delRegno d'Italia, inquadrato nelRegio Esercito.
Creato subito dopo l'unità d'Italia, venne concepito principalmente per contrastare e reprimere ilbrigantaggio postunitario italiano e fu utilizzato, anche durante laterza guerra d’Indipendenza italiana e dopo un tentativo di riorganizzazione nel1875 venne sciolto definitivamente nel1876.
Già prima dell'unità d'Italia, verso la fine delXVIII secolo erano sorte varie milizie, denominateGuardia nazionale, in ogniStato italiano preunitario (a Bologna nel 1797[1], a Napoli nel 1806, nelloStato Pontificio nel 1831, in Toscana nel 1847) al fine di creare un “esercito del popolo” che desse man forte in caso di necessità al nucleo originario dell'esercito regolare, sul modello dellaguardia nazionale francese. Il 4 marzo 1848 anche nelRegno di Sardegna fu istituito il corpo della "Guardia Nazionale", come milizia volontaria, corpo che fu riordinato con legge il 27 febbraio1859.[2]
Durante laspedizione dei Mille il 22 ottobre1860 un decreto, emanato nel periodo delladittatura di Garibaldi inSicilia, trasferì laMilizia nazionale siciliana, costituita il 14 maggio 1860, con comandanteNicolò Turrisi Colonna, nella Guardia nazionale, cosa già avvenuta il 13 ottobre per le province toscane, con regio decreto diVittorio Emanuele II.[3] Lo stesso Garibaldi con un decreto del 17 settembre 1860, escluse dalla Guardia Nazionale borbonica, istituita solo il 5 luglio 1860, i filo-borbonici.
Dopo laproclamazione del Regno d'Italia, vista l'impossibilità dell'esercito sabaudo di presidiare tutto ilmezzogiorno d'Italia e la necessità di creare un nuovo esercito nazionale, si decise che la Guardia nazionale avrebbe avuto una codificazione unica, con la legge del 4 agosto1861, n. 143,[4] con una disponibilità iniziale di 220battaglioni.[5]
Il compito principale del corpo, che presto crebbe a dismisura grazie all'introduzione delservizio militare obbligatorio in Italia, fu il combattere ilbrigantaggio postunitario nelmezzogiorno d'Italia, ma sebbene in assenza di presidi sul territorio i reparti della guardia assieme al sindaco erano gli unici punti di riferimento delle nuove istituzioni italiane, l'operato dai reparti risultò spesso influenzato dalle vicende politiche soprattutto locali, e fu spesso al centro anche di scontri interni.
Il primo compito operativo nel nord Italia avvenne allo scoppio dellaterza guerra d'indipendenza italiana nel1866, tuttavia durante il conflitto il corpo diede pessima prova di sé: delle 36.000 guardie nazionali chiamate alle armi per costituire 62 battaglioni, soltanto 25.000 si presentarono.
I tentativi di rivitalizzare l'istituzione inserendo in essa ufficiali della riserva dell'esercito professionale fallirono, e le successive riforme e i disegni di legge diretti alla sua soppressione iniziarono sin dal1872, fino al suo scioglimento ufficiale avvenuto con la riforma promossa dal generaleCesare Francesco Ricotti-Magnani con la legge 30 giugno 1876, n. 3204.
Era formata principalmente da coloro soggetti a obbligo delservizio militare obbligatorio di leva in Italia; in particolare in essa potevano prestare servizio tutti i cittadini tra i 21 e 55 anni, e potevano essere arruolati come volontari anche i giovani tra i 18 e i 21 anni con l'autorizzazione dei genitori, erano invece esclusi dall'arruolamento coatto alcune categorie di cittadini, sulla base del lorostatus giuridico.
Era inoltre tenuta a mettere a disposizione delRegio Esercito dei corpi distaccati - poi rinominati formalmenteguardia nazionale mobile - con funzione di presidio dellepiazzeforti, ed era formata da volontari di età compresa fra i 18 ed i 40 anni, con mobilitazione in tempo di pace per tre mesi all'anno e a tempo indeterminato invece in caso di guerra sul territorio del Regno d'Italia. Gli ufficiali erano di nomina regia ed erano nominati tali in base ad imprese militari o per condizione sociale, mentre i ruoli organici avevano dei limiti numerici previsti dalla legge.
Aveva essenzialmente servizio con funzioni di presidio tipici di unaguarnigione ed operava in uncomune italiano o in distaccamento presso altro ente comunale con funzioni di mantenimento dell'ordine pubblico; invece presso le città o i centri con un maggior numero di abitanti era inoltre costituita laLegione, formata da una maggiore quota di personale.
Come forza di sicurezza interna i suoi metodi furono generalmente ritenuti efficaci - sebbene spesso duri - nel loro scopo primario di contribuire a reprimere e poi debellare definitivamente il fenomeno delbrigantaggio e del banditismo nelmeridione d'Italia, sebbene nelle zone d'operazione fosse formata da soggetti del luogo, ma di dubbia moralità e trascorsi discutibili.[senza fonte]
Essa proseguì e completò l'opera già condotta per un decennio nelmezzogiorno d'Italia dalregio esercito italiano, al cui fianco essa aveva operato per tutto il periodo.[7]