Soprannominatala Divina, dopo aver iniziato l'attività di attrice inSvezia venne ingaggiata negliStati Uniti dallaMetro-Goldwyn-Mayer, di cui divenne rapidamente l'attrice di punta fra gli anni venti e gli anni quaranta, ottenendo un grandissimo successo sia nell'epoca delmuto che delsonoro. Grazie al suo talento e al suo carisma fu apprezzata in pellicole divenute dei classici del cinema, comeGrand Hotel (1932),La regina Cristina (1933) eAnna Karenina (1935), seducendo generazioni di spettatori e diventando una delle più celebri icone dellostar systemhollywoodiano. Il suo mito crebbe in contrapposizione con quello di un'altra grande diva,Marlene Dietrich,star di punta di una casa cinematografica concorrente che contribuì a creare una presunta rivalità tra le due attrici.[1] Si ritirò dalle scene a 36 anni, all'apice del successo.
Greta Lovisa Gustaffson nacque aSödermalm, un quartiere popolare diStoccolma, nel 1905, da una famiglia di modeste origini: suo padre, Karl Alfred Gustafsson (1871–1920), lavorava come netturbino e la madre, Anna Lovisa Karlsson (1872–1944), era una contadina d'originelappone.
Terza di tre figli (Alva e Sven), Greta, dal carattere malinconico e solitario, preferiva restare appartata a fantasticare invece che unirsi ai coetanei nel gioco; da adulta confesserà che, pur considerandosi una bambina come tutte le altre, le capitava spesso di sentirsiun attimo prima molto felice, e subito dopo molto depressa. L'unico momento di svago che si concedeva, spesso da sola nella cucina di casa, era giocare afare teatro: si travestiva con abiti dismessi, si truccava e organizzava personali spettacoli.
Nel 1920, ancora quindicenne, alla morte del padre (a causa dell'epidemia diinfluenza spagnola), dovette abbandonare la scuola per contribuire al sostentamento della famiglia; si impiegò così dapprima in un negozio di barbiere, che abbandonò ben presto a causa delle continueavances che riceveva dai clienti, e poi come commessa pressoPUB, i famosi grandi magazzini di Stoccolma. Ben presto fu notata per la sua avvenenza e le fu chiesto di posare come modella e successivamente di apparire in due brevi cortometraggi pubblicitari; i filmati attirarono l'attenzione del registaErik Arthur Petschle, che la fece esordire sul grande schermo nella commediaLuffar-Petter del 1922.
Queste esperienze convinsero la Garbo a prendere seriamente in considerazione la strada della recitazione: superando una dura selezione, riuscì a vincere una borsa di studio per l'Accademia Regia di Stoccolma; poco dopo venne chiamata a fare un provino con il quarantenne regista finnicoMauritz Stiller. Al momento del loro incontro Greta Garbo aveva diciotto anni, mentre il regista (che, renitente alla leva, si era rifugiato in Svezia circa vent'anni prima) a quell'epoca godeva già d'una certa notorietà ed era considerato un innovatore della tecnica cinematografica. Stiller si rivelerà una presenza determinante nei primi anni di carriera della Garbo, facendole da mentore epigmalione, nonché da amico riservato e prezioso.
Fu a questo punto della sua vita che Greta Lovisa Gustafsson, su consiglio dello stesso Stiller e facendone espressa richiesta al Ministero degli Interni, decise di cambiare il proprio nome in Greta Garbo, ispirandosi a quello diBethlen Gábor, sovrano ungherese delXVII secolo. Anche il suolook subì dei progressivi mutamenti. Nel tempo libero, la ragazza amava infatti vestire comodamente, in maniera molto informale, e in tal modo inventò forse senza esserne in principio consapevole pienamente, anche uno stile: lo 'stile alla Garbo', caratterizzato da un abbigliamento decisamenteandrogino, con giacche di taglio maschile, pantaloni, camicia e cravatta, riuscendo ad imporre un'immagine innovativa e, nel contempo, sensuale.
Nel marzo del 1924, venne presentato a Stoccolma il filmLa leggenda di Gösta Berling (noto anche con il titoloI cavalieri di Ekebù): apprezzato dal pubblico, fu però stroncato dalla critica, ma Stiller decise di ripresentarlo aBerlino, dove registrò un successo incondizionato. Nella città tedesca Greta fece conoscenza con il registaGeorg Wilhelm Pabst, che le offrì una parte nel filmLa via senza gioia (1925), pellicola che si rivelerà un classico della cinematografia e favorirà l'esordio della Garbo adHollywood: il produttoreLouis B. Mayer, presidente dellaMetro Goldwyn Mayer, si trovava infatti a Berlino alla ricerca di nuovi talenti europei e, su consiglio del regista svedeseVictor Sjöström già attivo a Hollywood, propose un contratto a Stiller, che accettò a condizione di portare con sé la sua protetta Greta Garbo. Mayer avrebbe anche declinato la richiesta ma, dopo una visione privata del film, pare abbia dichiarato che avrebbe preso subito l'attrice ma non il regista.
Greta Garbo conMauritz Stiller nel 1925, in viaggio verso gli Stati UnitiFoto pubblicitaria per il filmIl torrente (1926), con Greta Garbo e Ricardo Cortez
Sebbene non parlasse inglese, la Garbo partì, poco convinta, per gli Stati Uniti assieme a Stiller, sul transatlanticoSS Drottningholm. A Hollywood l'attrice, appena ventenne, fu sottoposta ad un provino da parte del produttoreIrving Thalberg, noto scopritore di talenti alla MGM, che rimase entusiasta dalla resa della Garbo sullo schermo e provvide subito a perfezionarne l'immagine: l'attrice fu messa a dieta, le furono aggiustati i denti e le venne assegnato un tutor affinché imparasse velocemente l'inglese[3]. Garbo e Stiller si aspettavano di iniziare insieme le riprese del primo film previsto dal contratto,Il torrente (uscito il 21 febbraio 1926)[4], ma la produzione affidò invece la regia aMonta Bell. Il film, tratto da un racconto dello scrittore spagnoloVicente Blasco Ibáñez, fu girato in soli 23 giorni[4] e all'attrice svedese fu affidata la parte di Leonora, una contadina spagnola che diventerà cantante lirica; la Garbo non apprezzò né il soggetto né il suo personaggio, e si senti a disagio sul set, senza la presenza rassicurante di Stiller e con l'ostilità del suo partnerRicardo Cortez. Nonostante il film non avesse convinto la critica, fu un grande successo di pubblico[5] e tutta l'attenzione si concentrò su questa nuova attrice europea (la rivistaVariety scrisse: "È la vera scoperta dell'anno, un'attrice convincente, con una personalità magnetica[5]. Teniamo d'occhio questa ragazza perché andrà lontano") tanto che Thalberg la mise subito al lavoro su un secondo film.
NeLa tentatrice (1926), tratto anch'esso da un racconto di Ibáñez[6], il suo nome venne piazzato per primo nei titoli di testa, benché il suo partnerAntonio Moreno fosse già una star affermata, e questo privilegio le verrà mantenuto per tutto il resto della sua carriera; Stiller, che aveva convinto la riluttante Garbo ad accettare un altro ruolo davamp, fu assegnato alla regia del film, ma, a causa dei suoi problemi con la lingua inglese, con i dirigenti della MGM e con Moreno, dopo soli dieci giorni venne licenziato da Thalberg e sostituito daFred Niblo, con grande costernazione della Garbo[7][8]. Il film, uscito nell'autunno del 1926, confermò il gradimento dell'attrice svedese da parte del pubblico e consacrò definitivamente la Garbo come nuovastar della MGM[8].
Alti e bassi (e amarezze) si alternarono a lungo nella storia di donna e d'attrice di Greta Garbo: scrisse spesso agli amici svedesi di sentirsi sola e infastidita dal clamore della celebrità, dalle incursioni di giornalisti e fotografi nella sua vita privata, e d'essere scontenta della qualità dei suoi primi film girati nel 1926 nellaMecca del cinema -La tentatrice eDonna fatale - in cui interpretò ruoli divamp provocanti, distruttive e prive di scrupoli. Dal 1927 al 1937 interpretò una ventina di film, sempre nei panni di seduttrice, un ruolo, a suo dire, da lei «detestato». L'attrice avrebbe desiderato interpretare la parte diGiovanna d'Arco, ma le sue aspettative di ottenere ruoli più aderenti alla sua personalità vennero ripetutamente scoraggiate dalla MGM.
A detta di molti, il successo dell'attrice era dovuto anche al fascino del suo volto meravigliosamente illuminato dal direttore della fotografiaWilliam H. Daniels. L'attrice stessa pretese che ci fosse sempre lui nei film in cui lavorava, per garantirle una buona riuscita sullo schermo. Forse a causa della sua timidezza, forse a causa della sua avversione al sistema soffocante dello studio, iniziò ad avanzare anche altre pretese: non voleva visitatori sul set e pretendeva dei paravento per non essere disturbata dalle maestranze. Iniziò anche a chiedere un salario più alto ad ogni nuovo film. Tutte le richieste venivano sempre accettate dai dirigenti della MGM tranne una: dovette infatti attendere quattro anni e interpretare ancora sette filmmuti prima di venire impiegata in un filmsonoro.
Greta Garbo inGrand Hotel (1932)Greta Garbo nel 1939
La casa di produzione, consapevole del forte accento svedese dell'attrice, non voleva rischiare di perdere la star che garantiva i maggiori incassi: molti attori e attrici infatti avevano fallito il passaggio dal muto al sonoro. Alla fine, comunque, trovarono una storia adatta a lei, nella quale interpretava una ragazza di origini svedesi. InAnna Christie (1930), finalmente Greta Garbo 'parlò' per la prima volta in una pellicola. La sua prima battuta fu rivolta a un barman: "Gimme a whisky, ginger ale on the side, and don't be stingy, baby!", che tradotta in italiano è "Dammi un whisky, ginger ale a parte, e non essere tirchio, amico!". I rotocalchi dell'epoca non mancarono di salutare in maniera entusiastica l'avvenimento, titolando enfaticamente a caratteri cubitali:Garbo talks, ovvero "la Garbo parla".Tina Lattanzi, "voce" italiana della Garbo, ricorda come l'attrice svedese - vista dal leggio di doppiaggio al di qua dello schermo - emanasse unglamour inconfondibile ed emozionante, impreziosito da una recitazione quanto mai espressiva e "giocata" su minime sfumature.
Negli ambienti cinematografici sono molte, e non sempre confermate da dati di fatto, le leggende cresciute insieme e attorno alla figura di Greta Garbo; molto si è detto sulla sua presunta idiosincrasia agirare in presenza di persone non strettamente qualificate come 'addetti ai lavori', così come lastampa rosa d'ogni tempo ha accanitamente studiato al microscopio tendenze sessuali e rapporti interpersonali dellasignorina Greta Garbo, che per i fotoreporter era possibile immortalare solo di sfuggita mentre - avvolta in un cappotto lungo fino ai piedi, grossi occhiali da sole, il capo avvolto in un'ampia sciarpa - usciva di casa per recarsi a fare la spesa, o per fare solitarie passeggiate.
Molto chiacchierata a Hollywood fu la storia d'amore, o quanto meno di intensa amicizia, che la Garbo ebbe con l'attore americanoJohn Gilbert, una delle più fulgide stelle del cinema muto. Sebbene sinceramente legata a lui, l'attrice non esitò a lasciarlo quando questi le chiese di sposarlo; indipendente ed autonoma, Greta Garbo non desiderava legarsi a nessuno, principio cui tenne fede per tutta la vita. D'altra parte, fin da quegli anni, emersero le prime testimonianze circa la bisessualità dell'attrice (vedi oltre). All'avvento del sonoro la carriera cinematografica di Gilbert era entrata in crisi poiché il suo timbro vocale non si rivelò adeguato alle pellicole parlate. Ma la Garbo non lo abbandonò: nel 1933 lo impose al registaRouben Mamoulian per un ruolo di comprimario nel filmLa regina Cristina, che si rivelò un grande successo al botteghino.
Varie biografie confermano, invece, l'intensa relazione lesbica fra Garbo eMercedes de Acosta, poetessa statunitense di origine spagnola, considerata una delle "pioniere" dellesbismo negli ambienti hollywoodiani. Riservata fino all'eccesso, la Garbo non perdonò mai alla de Acosta di aver diffuso alla stampa informazioni sulla loro storia sentimentale e, perciò, chiuse ogni rapporto con lei. In numerose lettere la poetessa implorò il suo perdono, ma l'attrice non cedette: la de Acosta morirà sola e povera nel 1968 aNew York. Sarà questa una delle tante occasioni in cui l'artista svedese mostrerà di privilegiare il proprio riserbo e la propria indipendenza rispetto ad una relazione affettiva.
Sul grande schermo Greta Garbo è stata anche spia, regina del doppio gioco, assassina, aristocratica, moglie infedele, ammaliatrice e donna irresistibile, cortigiana e prostituta. Nel 1939,Ernst Lubitsch intravide le sue ulteriori potenzialità e ne fece la protagonista di un'esilarante commedia,Ninotchka, in cui la diva dimostrò insospettate doti di attrice brillante e dove, per la prima volta sullo schermo, la si vide ridere (il film venne infatti lanciato con lo sloganGarbo laughs, ovvero "la Garbo ride").
Dopo la delusione per l'inatteso e clamoroso insuccesso del filmNon tradirmi con me (1941), a soli 36 anni la Garbo decise di ritirarsi dalle scene e per il resto della sua esistenza sfuggì sempre la notorietà: le sue ultime interviste, fra le poche rilasciate, risalgono al 1928, alla scrittrice Rilla Page Palmborg, e al 1929, al cronista delNew York Times Mordaunt Hall. Inizialmente decise di interrompere la carriera sino a che la Seconda guerra mondiale non fosse finita, ma il ritiro fu poi definitivo. Numerosi furono i copioni che ricevette negli anni successivi, che ogni volta però puntualmente rifiutava, nonostante i produttori le offrissero inutilmente alti compensi affinché tornasse a recitare. Nel 1946 rifiutò in ruolo principale neIl caso Paradine diAlfred Hitchcock, per la cui parte dunque fu scritturataAlida Valli, e nel 1947 disse di no alla parte sempre da protagonista inMamma ti ricordo diGeorge Stevens, ruolo che andò aIrene Dunne.
Greta Garbo diventò cittadina statunitense nel 1950
Nel 1949, dopo aver scartato diverse attrici, alcuni produttori la contattarono per interpretare la malinconica ex diva del mutoNorma Desmond inViale del tramonto, ma l'attrice non prese neppure in considerazione la proposta e così la parte andò aGloria Swanson. Nel 1950, anno in cui divenne cittadinastatunitense, la Garbo fu considerata migliore attrice dei primi cinquant'anni del secolo dalla rivistaVariety. Nel 1951 rifiutò di apparire inQuo vadis diMervyn LeRoy, e il ruolo della protagonista Blanche DuBois inUn tram che si chiama Desiderio, la cui parte andò aVivien Leigh. Nel 1952 accettò di apparire sempre come interprete principale nel thrillerMia cugina Rachele, per poi cambiare idea il giorno dopo, venendo così ingaggiataOlivia de Havilland. Nel 1954 le fu conferito unpremio Oscar alla carriera; come migliore attrice era stata candidata quattro volte dall'Academy Award, senza mai vincerlo. Seguiranno altri rifiuti in film comeAnastasia,Guai con gli angeli eAirport '75. Persino il celebre regista italianoLuchino Visconti nel 1960 le offrì invano una parte neIl testamento di Orfeo.
Dal ritiro dalle scene fino alla morte, avvenuta alMedical Center diManhattan nel giorno diPasqua del 1990, l'attrice condusse appunto una vita assolutamente riservata, cercando il più possibile di evitare giornalisti e fotoreporter, restando affiancata solo dalla nipote e dai parenti. Riuscì a non rilasciare mai alcuna intervista, tranne all'inizio della sua carriera, ma non poté impedire di essere fotografata. Rarissime furono le occasioni in cui si fece fotografare consensualmente. I fotoreporter riuscirono comunque a scattarle di nascosto molte immagini che vennero poi pubblicate sui giornali. Greta Garbo stabilì la propria residenza a New York, in un lussuoso appartamento alle cui pareti erano appesi alcuni quadri diRenoir, uno fra i suoi pittori preferiti.
La Garbo appartiene tuttora almito e all'immaginario collettivo, ben oltre quello star system dal quale aveva sempre preso le distanze.Federico Fellini, parlando di lei, la definì unafata severa: in cuor suo era, senza mezzi termini,la fondatrice d'un ordine religioso chiamato cinema.
Greta Garbo è menzionata come prima diva nel branoVogue, il primo singolo estratto dall'albumI'm Breathless, nonché pietra miliare della carriera della performerMadonna.
Immagini non autorizzate di Greta Garbo sono state utilizzate nel film pornograficoAdam & Yves.
Senza citarne il cognome, Lisle von Rhuman, interpretata daIsabella Rossellini, nel filmLa morte ti fa bella (1992) lascia intendere che Greta Garbo sia tra i suoi clienti che hanno assunto un elisir di eterna giovinezza e che per questo abbia dovuto abbandonare le scene, benché ciò sia accaduto a soli 36 anni.
Viene citata nel libroA 007, dalla Russia con amore diIan Fleming nel capitoloLa magnifica esca, dove una funzionaria viene più volte paragonata a Greta Garbo per la sua bellezza.
La canzoneGarbo, contenuta nell'albumWiener Blut del cantante austriacoFalco, è esplicitamente dedicata all'attrice.