Fuautore prolifico, erudito e popolare in un sol tempo, e certo tra i suoi contemporanei lasciò un segno non indifferente. Romanziere popolare e non, studioso diletteratura e storico, giornalista, critico teatrale attento,umorista “giallista”, esperto dell'arte culinaria, intimo diGabriele D'Annunzio durante la permanenza delVate aFirenze. I suoi libri si ritrovano, con una certa facilità, nelle collezioni private e nelle biblioteche poiché godeva di stima tanto fra i “colti” quanto tra i lettori più semplici. E basterebbe la pubblicazione, a sua cura, degli scritti diDante Alighieri, diAndrea Cavalcanti, diPietro Giordani, diGuido Vernani e diJacopo Alighieri, di cui la suabibliografia è ricca, per intuire che Jarro era anche un autentico erudito.
Conobbe un discreto successo a partire daglianni ottanta delXIX secolo “quando la fiorentinaLa Nazione accoglieva nelle sue colonne, settimana per settimana, i motti i frizzi le note le piacevolezze gli articoli in cui, tra il faceto e il serio, il brio e la cultura di Jarro facevano, da ottimi alleati, le prove più saporite, spasso e interesse del pubblico fineOttocento, certo meno scaltro ed esigente di quello d'oggi, in fatto di salse piccanti e di pimentati intingoli, ma provvisto di non minor gusto e di non meno sagaceintelligenza”.
Pubblicò volumi leggeri e intriganti sulteatro, a carattere critico, umoristico eaneddotico, parlando di cantanti, attori e attrici, acrobati, concertisti, musicisti, mimi e ballerine, tra questiLina Cavalieri,Cléo de Mérode,Liane de Pougy,Ermete Novelli,Sada Yacco,Nicola Maldacea e molti altri celebri personaggi dell'epoca. In tale contesto diGabriele D'Annunzio scrisse che aveva aggiunto gloria all'Italia e che la sua fama internazionale aveva invogliato tutto il mondo a conoscere molti altri scrittori italiani. «E così fu recato nuovo onore all'ingegno italiano. Non è a negarsi ch'egli sia stato la prima causa di questo eccesso. Gabriele D'Annunzio ha aggiunto gloria al nostro paese. Il delitto non è piccolo, ma vorremmo , almeno, fosse giudicato benignamente. Vorremmo si estendesse al D'Annunzio quella indulgenza che oggi è chiesta così spesso per i più grandi delinquenti».[2]
Scrisse biografie di uomini politici, romanzi popolari e un volume che, già nel1910, apriva le porte alla nuovaarte delcinema.
Firenze sotterranea (1881) fu una denuncia delle misere condizioni della zona delMercato Vecchio diFirenze. Dallo scalpore che ne seguì vennero i provvedimenti di demolizione attuati dal1885 al1895.
«Questo romanzo fu pubblicato, per la prima volta, nelle appendici del suo diffusissimo giornaleIl Corriere di Napoli. Ella stessa ebbe la bontà di scrivermi che il gran pubblico napoletano l'aveva accolto, capitolo per capitolo, con la più viva curiosità. Altri miei amici mi raccontarono del successo popolare che ebbe in Napoli questo lavoro. S'intitolava alloraLa Donna Nuda: ma, per varie ragioni, il titolo è stato oggi mutato.»