Giulio Cesare esordisce nel campo dell'arte come scultore, e di questa sua prima fase sono varie opere inSanta Maria dei Miracoli a Milano (Angeli reggicorona per la statua dellaMadonna dei Miracoli diAnnibale Fontana). Verso il1600 passò alla pittura, il motivo di questo cambiamento non è noto; molti tendono ad attribuirla a un viaggio di formazione aRoma,Venezia eParma, o a un soggiorno di studio aParma all'inizio del Seicento che ne avrebbe profondamente modificato l'iniziale asprezza lombarda dello stile. Le sue prime imprese pittoriche sono le pale con laPietà e ilMartirio di Nazaro e Celso nellaChiesa di Santa Maria presso San Celso.
Le grandi commissioni e l'affermazione a Milano e Genova
Tra le prime grandi commissioni si registrano nel 1605 le tele per il Tribunale di provvisione, oggi conservate presso laPinacoteca del Castello Sforzesco, in cui è evidente lo stile caratteristico del tardo manierismo lombardo delCerano e del fratello Camillo.
Nelle sue opere successive diviene sempre più evidente invece l'influenza di importanti artisti emiliani come ilCorreggio o ilParmigianino oltre che le vigorose suggestioni dell'arte diRubens[3]. In particolare questa evoluzione si può notare nelle prestigiose commissioni seguenti al 1610, quali i teleri per la serie deiQuadroni per il Duomo di Milano con iFatti della vita del Beato Carlo Borromeo, le opere per la Cappella Acerbi inSant'Antonio Abate, ed il celebreSposalizio mistico di santa Caterina di Brera. Con queste opere si impone come figura eminente nel panorama pittorico milanese insieme al Cerano.
Nel1619, insieme al fratello Camillo, lavorò aTorino per i principi dicasa Savoia. Importante anche il suo soggiornogenovese, ospite dell’illustre mecenate Giovanni Carlo Doria, che arrivò a commissionargli oltre novanta sue opere, dal 1611 fino al 1622[4]. Giovanni Carlo acquistò dal pittore anche la serie deiDodici apostoli, quattro dei quali successivamente confluiti nella collezione Brignole-Sale (San Matteo apostolo; San Paolo apostolo;San Simone (o San Giuda)apostolo;San Tommaso apostolo) ed oggi conservati neiMusei di Strada Nuova. Per il capoluogo ligure esegue tra le altre opere l'Ultima Cena per laSantissima Annunziata del Vastato (dipinto posto nella controfacciata), del quale è importante anche il bozzetto, per l'influsso da esso avuto presso i pittori locali (a cominciare dallo Strozzi) per il suo modo di sfilacciare la pennellata. Nel 1620 per laChiesa di Santa Maria di Canepanova aPavia dipinge due tele raffiguranti Debora che fa radunare l'esercito e Rachele con Giacobbe al pozzoe, sempre nella stessa città, L’Estasi di Santa Teresa per lachiesa di Santa Maria delle Grazie.NelDuomo di Lodi è presente una Madonna della neve che appare a papa Liberio.
Lo stile delle sue ultime opere, indicativamente quelle dipinte dopo il1620, perde quell'eleganza atmosferica che lo aveva contraddistinto per farsi sempre più scultoreo e manieristico, come si nota ad esempio, nelCaino che uccideAbele del1623 (Torino, Pinacoteca Albertina).Insieme alCerano e alMorazzone, con cui firma il famosoQuadro delle tre mani, Giulio Cesare Procaccini è uno dei più importanti artisti lombardi della prima metà del Seicento.
L'ultimo suo quadro, l'Autoritratto dipinto nel1624 e oggi conservato aPinacoteca di Brera, è un capolavoro di intensa e malinconica espressività che ne sigla nel modo più alto tutta l'opera. A 50 anni l'artista vi appare precocemente invecchiato.
San Sebastiano curato dagli angeli, 1612, Bruxelles, Musée Royaux des Beaux-Arts
Madonna del Rosario con Bambino, San Francesco, San Domenico e angeli, 1612, Corbetta, Museo del Santuario Arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli
Trasfigurazione con tre santi martiri, Milano, Pinacoteca di Brera
Vergine, il Bambino e i ss. Pietro e Paolo, 1605, parrocchiale diDomaso.
tele per il Tribunale di provvisione,S. Sebastiano,S. Barnaba, Presentazione a Costantino delle reliquie della Passione, oggi conservate presso laPinacoteca del Castello Sforzesco
trittico conAnnunciazione,Visitazione eSacra Famiglia nella fuga in Egitto, 1609, per la cappella del senatore Ludovico Acerbi in S. Antonio Abate dei Teatini