Il 18 gennaio1919 Gronchi partecipò alla riunione di fondazione delPartito Popolare Italiano, convocata dadon Luigi Sturzo all'albergo Santa Chiara diRoma[3] e, dopo il primo congresso svoltosi a Bologna dal 14 al 16 giugno dello stesso anno, entrò a far parte della direzione del partito; nello stesso anno venne eletto deputato. Nel1920 venne chiamato a dirigere laConfederazione italiana dei lavoratori di orientamento cattolico; l'anno dopo venne eletto per la seconda volta allaCamera dei deputati.
Nel1925 gli fu attribuito un insospettabile elogio, da parte diPiero Gobetti, sulla rivistaLa Rivoluzione liberale: «Per uno spirito spregiudicato è una fortuna incontrare a un congresso popolare un uomo come Gronchi. Nessun altro cattolico ha la sua finezza e agilità parigina, né la sua devozione al pensiero moderno, né il suo culto per lo spirito di contraddizione, provvidenza e sale della società»[3].
Gronchi partecipò allasecessione dell'Aventino e, nel1926, con l'adozione delleleggi fascistissime (R.D. n. 1848/26), fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare. Successivamente si appartò dalla vita politica e prima lavorò come rappresentante di commercio e poi intraprese iniziative industriali. Rimasto vedovo della prima moglie, nel1941 si sposò conCarla Bissatini, di venticinque anni più giovane[7].
Gronchi fondatore della DC e leader della corrente di sinistra
Fu elettopresidente della Camera dei deputati nellaI e nellaII legislatura, forse per distoglierlo dalla politica attiva, in quanto titolare di una carica istituzionale[3]. Ciò non gli impedì di assumere un atteggiamento critico verso ilPatto Atlantico[10] e di essere tra i primi assertori, in ambito democristiano, del superamento della politica centrista di De Gasperi e di un avvicinamento al Partito Socialista diPietro Nenni.
Al secondo scrutinio, la sinistra DC si espresse per Gronchi, che raggiunse 127 voti. Essendo allora chiaro il fallimento della candidaturaMerzagora, anche i voti dell'opposizione di sinistra confluirono su Giovanni Gronchi (terzo scrutinio). Dopo un vano tentativo di convincerlo al ritiro, Fanfani fu costretto a candidare ufficialmente ilpresidente della Camera alla massima carica dello Stato. Il 29 aprile1955, al quarto scrutinio, Gronchi venne elettopresidente della Repubblica con 658 voti su 883, compresi i suffragi della destra monarchica[12].
Come presidente della Camera, toccò a lui presiedere la seduta comune e leggere a voce alta le schede con il suo nome che via via gli venivano porte e continuò a leggerle fino alla fine. Si interruppe solo pochi istanti, quando un applauso del Parlamento segnò il raggiungimento delquorum. Gronchi si alzò allora dallo scranno e, con in mano una scheda, ringraziò l'assemblea con un breve inchino. Poi sedette di nuovo e continuò a leggere le schede con una certa tensione della voce. Quando ebbe letto l'ultima scheda pregò al microfono il vicepresidente della Camera,Giovanni Leone, di procedere allo scrutinio e di proclamare il risultato. Fra gli applausi si alzò e guadagnò l'uscita.
Il presidente Gronchi insieme al presidente della Camera dei deputatiGiovanni Leone
Leone ufficializzò poco dopo l'elezione del nuovo capo dello Stato e ne venne poi eletto successore come presidente della Camera. Secondo il regolamento, quando Gronchi si alzò e si ritirò nel suo ufficio, anche ilpresidente del SenatoCesare Merzagora – che gli era vicino – lasciò il posto al vice presidente del Senato, che sedette accanto al vicepresidente Leone[13].
Il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nel 1961
Durante il suo mandato, Gronchi tentò di adottare una politica estera di equidistanza tra i blocchi, personale e parallela a quella governativa, ma trovò l'opposizione dellaFarnesina e dei governi alleati dellaNATO[14].
Alla vigilia del suo viaggio perWashington, dette un'intervista alThe Christian Science Monitor in cui proponeva l'unione delledue Germanie e la loro neutralizzazione per vent'anni; successivamente, all'insaputa del governo, Gronchi comunicò tale proposta all'ambasciatore sovietico Bogolomov, che si disse interessato, anche a nome delCremlino. Tale iniziativa – che avrebbe sicuramente trovato contrarietà negliStati Uniti – suscitò la reazione negativa dei più influenti membri del governo (il presidenteAntonio Segni, il viceGiuseppe Saragat e il ministroGaetano Martino): questi ultimi, in un tempestoso colloquio al Quirinale, costrinsero Gronchi a tornare sui suoi passi, proprio alla vigilia del suo viaggio a Washington[15].
Un altro momento acuto di crisi si ebbe nel marzo del1957, quando il presidente Gronchi scrisse personalmente una lettera indirizzata al presidente degli Stati UnitiDwight Eisenhower contenente rilevanti obiettivi di politica estera. La lettera fu redatta senza che fosse consultato preventivamente il governo, ma soltanto trasmessa per la controfirma successiva del ministro competente[16]. Tale prassi, oltre ad essere irrituale[17], avrebbe ingenerato un pericoloso precedente interpretativo dellanorma costituzionale italiana, autorizzandode facto il presidente della Repubblica ad indicare al governo le linee da adottare in politica estera. Onde evitare pericolosi «scivolamenti» verso ilpresidenzialismo, pertanto, l'allora ministro degli esteriGaetano Martino, previo scambio di note con il presidente del ConsiglioAntonio Segni, decise di ritenere il messaggio del capo dello Stato e di non inoltrarlo al destinatario statunitense[16].
Gronchi, tuttavia, non rinunciò alla sua diplomazia personale, ma con esiti irrilevanti. Preparò con cura un suo viaggio aMosca (febbraio1960), sperando di trovare un'interlocuzione sui suoi progetti di mediazione dell'Italia nei rapporti Est-Ovest e, soprattutto, sul problema tedesco, ma si trovò di fronte l'atteggiamento ironico e tracotante[18] diNikita Krusciov, che lo irrise di fronte alla stampa[19] provocando una messa a punto della diplomazia italiana a viaggio concluso. L'episodio è stato descritto da Tito Lucrezio Russo, inParla il Capo dello Stato: «Con telespresso segreto del 15 febbraio 1960 diramato dalla Farnesina alle ambasciate italiane operanti in ambitoNATO, avente per oggetto la visita del presidente aMosca, fu sottolineato che il tono della discussione era stato polemico, pur non essendo mancati degli spunti costruttivi per il miglior chiarimento di alcune posizioni sovietiche. Krusciov – proseguì la nota – aveva accusato il governo italiano di essere troppo legato alla politica americana, riferendosi anche alle installazioni di missili e, circa laGermania Ovest, di essere troppo ligio alle tesi diKonrad Adenauer. Lo statista sovietico aveva prefigurato una confederazione dei due Stati tedeschi, subordinata all'irreale, preventiva rinunzia di uno di essi (chiaramente inimmaginabile per quello comunista) al proprio sistema politico–sociale, conBerlino come capitale ed avente lo status di "città libera". Alla precisa domanda di Gronchi se fosse giusto creare tale status senza sentire prima le popolazioni interessate, Krusciov aveva replicato: "Noi non siamo obbligati a sentire il parere diBerlino Ovest"».[20]
Maggior successo, in politica estera, ebbe il suo appoggio personale alle aperture terzomondiste del ruolo economico dell'Italia operate dal presidente dell'Eni,Enrico Mattei, proprio in quegli anni[21].
Il suo dissenso con la linea politica del centrismo degasperiano si manifestò già al suo insediamento, quando tentò di accettare le dimissioni presentategli dal presidente del ConsiglioScelba solo a titolo di cortesia[22]. L'apertura al PSI, tuttavia, non era attuabile, in vigenza del patto d'unità d'azione tra socialisti e comunisti. Anche il successivogoverno Segni, infatti, fu sorretto da una maggioranza di centro.
Nuove prospettive si aprirono dopo ifatti di Ungheria, con la denuncia del patto d'unità d'azione da parte dei socialisti. Ma, alla caduta del primo governo Segni (maggio 1957), a seguito del ritiro dell'appoggio delPSDI, l'unica soluzione alla crisi si profilò con la formazione di un monocolore democristiano, senza maggioranza precostituita. Gronchi tentò la strada del «governo del presidente» (già percorsa dal suo predecessore Einaudi, con ilgoverno Pella), affidando l'incarico adAdone Zoli, un elemento non di spicco della DC, per guadagnarsi l'appoggio esterno dei socialisti. Tuttavia, le condizioni poste daPietro Nenni per appoggiare il nuovo governo non poterono essere accettate dal presidente del Consiglio incaricato[23].
Adone Zoli riuscì a ottenere la fiducia delParlamento solo con l'appoggio dei monarchici e quello della destra neofascista, determinante, sia pure per un solo voto, allaCamera dei deputati; di conseguenza, il 10 giugno 1957 presentò le sue dimissioni, che furono accolte da Gronchi con riserva. Il presidente della Repubblica, per risolvere nuovamente la crisi, inaugurò l'esperienza del mandato esplorativo, che affidò al presidente del SenatoCesare Merzagora, ma che si concluse con un nulla di fatto[23]. Onde evitare una situazione di ingovernabilità, quindi, Gronchi fu costretto a convincere Zoli a ritirare le dimissioni e a restare in carica fino al termine della legislatura (1958). La comunicazione di ciò alle Camere, da parte di Zoli, non comportò un nuovo voto di fiducia[23].
I risultati delleelezioni politiche del 1958 condussero alla formazione delsecondo governo Fanfani, composto da democristiani e socialdemocratici, con l'appoggio esterno dei repubblicani che, pur denominato dicentrosinistra, vedeva i socialisti ancora all'opposizione. Tale esecutivo ebbe breve vita e andò in crisi il 15 febbraio1959. Gli successe unnuovo governo Segni, monocolore con l'appoggio esterno delPLI e i voti (non determinanti) di monarchici eMSI.
Nel 1960 Gronchi subì la personalità del capo dei servizi segreti militari (ilSIFAR), generaleGiovanni de Lorenzo, che aveva saputo conquistare la sua fiducia con lo spauracchio di un ipotetico rapimento del capo dello Stato inCorsica, asseritamente ordito daRandolfo Pacciardi, già ministro della difesa, con la collaborazione dell'OAS[24][25]. Forte del «successo» di aver sventato un complotto inesistente, De Lorenzo ebbe mano libera nel promuovere una colossale opera di schedatura (157.000 fascicoli, di cui più di 30.000 giudicati poi «illegali» dalla commissione militare d'inchiesta presieduta dal generale Beolchini)[26][27] che riguardavano parlamentari, sindacalisti, dirigenti di partito, industriali, funzionari e alti prelati[28].
Nel febbraio1960, il PLI ritirò il suo appoggio al secondo governo Segni, che fu costretto a dimettersi. Dopo alcuni infruttuosi tentativi di esponenti indicati dal partito di maggioranza relativa, Gronchi incaricòFernando Tambroni, suo uomo di fiducia della corrente di sinistra, con l'incarico di formare un nuovo «governo del presidente», senza una maggioranza predefinita, ma di apertura a sinistra. Il governo monocolore Tambroni ottenne la fiducia dellaCamera con il determinante appoggio esterno dei deputati del MSI. Immediatamente, i ministriGiorgio Bo,Giulio Pastore eFiorentino Sullo, appartenenti alla sinistra della DC, si dimisero, costringendo Tambroni a fare altrettanto[29].
Il presidente Gronchi, nell'accettare le dimissioni dei tre, si riservò di decidere su quelle dell'intero governo e, nel frattempo, incaricò vanamenteAmintore Fanfani di ricomporre una maggioranza di centro. Gronchi, allora, respinse le dimissioni di Tambroni e lo rimandò alSenato per completare la procedura del voto di fiducia, che questi ottenne, sempre con l'appoggio determinante dei missini[30]. In tale occasione, Tambroni, modificando le dichiarazioni precedenti, affermò che l'esecutivo avrebbe provveduto soltanto all'ordinaria amministrazione fino all'approvazione dei bilanci, entro il 31 ottobre 1960.
Il giuramento diFernando Tambroni come presidente del Consiglio dei ministri nel 1960
Dal Parlamento la tensione politica si diffuse nelle piazze poche settimane dopo, quando i missini decisero di convocare il sesto congresso del partito aGenova, città da cui era partita l'insurrezione del 25 aprile. Ciò produsse scontri in diverse città d'Italia, in particolare, nella stessa Genova, aLicata e aReggio Emilia, dove la polizia aprì il fuoco sui manifestanti, uccidendo cinque persone[31]. Tambroni fu costretto a rassegnare le dimissioni e l'incarico fu poi affidato ad Amintore Fanfani, che riuscì a comporre ungoverno monocolore democristiano appoggiato dai partiti del centro democratico, con l'astensione non concordata dei socialisti e dei monarchici.
Solo dopo il congresso nazionale diNapoli, nel1962, con Fanfani al governo e conAldo Moro alla segreteria, laDemocrazia Cristiana approvò con ampia maggioranza la linea di collaborazione con ilPartito Socialista Italiano, in un dibattito al quale Gronchi fu estraneo. Subito dopo, Fanfani poté formare il suoquarto governo, questa volta di coalizione (DC-PSDI-PRI e con l'appoggio esterno delPSI), iniziando così l'esperienza delle maggioranze dicentrosinistra.
Le tensioni fra Gronchi e gli esponenti principali del suo partito gli pregiudicarono la rielezione ad un secondo mandato, cui avrebbe ambito con l'appoggio del presidente dell'EniEnrico Mattei. Secondo il giornalistaRenzo Trionfera, Mattei avrebbe messo a disposizione un miliardo di lire per corrompere alcuni parlamentari al fine di rieleggerlo[32]. Il segretario politico dellaDemocrazia Cristiana,Aldo Moro, che non vedeva di buon occhio tali manovre, propose invece al partito la candidatura diAntonio Segni, che fueletto presidente della Repubblica al nono scrutinio (1962)[33]. Nei primi otto scrutini, Gronchi riuscì comunque a ottenere tra i 20 e i 45 voti, pur non essendo il candidato ufficiale del suo partito.
Giovanni Gronchi nel 1969
L'11 maggio1962 cessò il settennato (il suo giuramento, infatti, era avvenuto l'11 maggio1955) e Gronchi divennesenatore di diritto e a vita. Morì il 17 ottobre del1978, ma la notizia passò in secondo piano in quanto i giornali e imass media furono completamente dedicati all'elezione diKarol Wojtyła quale nuovo pontefice, avvenuta il giorno prima.
Gronchi è sepolto nel cimitero della Misericordia diPontedera.
La figura di Giovanni Gronchi, per quanto controversa, ha dato la sua impronta a un periodo importante della storia e della politica italiana delsecondo dopoguerra, tanto che i giornalistiIndro Montanelli eMario Cervi hanno intitolato il volume dellaStoria d'Italia dedicato alla seconda parte deglianni cinquanta e ai primianni sessanta delXX secoloL'Italia dei due Giovanni, accomunando l'importanza storica di Gronchi a quella dell'omonimo ponteficeGiovanni XXIII[35].
Durante il suo viaggio presidenziale aWashington (1956), Gronchi fu preceduto dalla fama di uomo politico di orientamento progressista, tanto che la sua conferenza stampa fu introdotta da un giornalista con la battuta che il presidente italiano era nato vicino aPisa «una città famosa per la sua torre che pende un po' a sinistra»[36].
Fu il primo capo di Stato italiano a visitare l'America meridionale e il primo presidente a visitareIstanbul. Il 14 novembre del1957 nella città turca gli furono preparate accoglienze degne di un sovrano. Lo scopo del viaggio fu quello di visitare i molti italiani che erano lì emigrati e di allacciare colloqui diplomatici con il presidenteCelâl Bayar. InArgentina ebbe accoglienze memorabili e si commosse: era la prima volta che un capo di Stato italiano visitava alcuni Paesi dell'America del Sud. In un suo discorso alLuna Park diBuenos Aires, la voce gli si spezzò più volte per l'emozione, rasentando il pianto.
Il 23 giugno1959 un buffo incidente occorse al presidente nell'ex palco reale delTeatro dell'Opera di Roma: a causa della disattenzione di un collaboratore che non gli aveva avvicinato la sedia, Gronchi cadde a terra mentre stava accingendosi a sedere al fianco dell'allora presidente franceseCharles de Gaulle, che era in visita ufficiale in Italia. Il fatto, taciuto dai principali organi di informazione, fu rappresentato in televisione da una scenetta comica recitata daRaimondo Vianello eUgo Tognazzi all'interno del programmaUn due tre, il quale fu poi cancellato in seguito a tale evento[37].
Il 3 aprile1961, in occasione del viaggio del presidente della Repubblica inSudamerica, fu emesso unfrancobollo che fu subito ritirato e sostituito, a causa di un errore nella riproduzione dei confini geografici delPerù. Tale francobollo, ben presto denominatoGronchi rosa, raggiunse subitoquotazioni speculative e suscitò un immediato interesse per lafilatelia in Italia. Attualmente, la sua quotazione è nell'ordine di circa 1.000 euro per il francobollo nuovo con la gomma integra e di circa 500 euro per i francobolli senza gomma che provengono dalle affrancature delle buste intercettate e ricoperte con un nuovo francobollo di colore grigio[38]. Quei pochissimi valori che invece sono sfuggiti al ritiro (e sono quindi regolarmente timbrati) raggiungono quotazioni ragguardevoli che possono arrivare anche a 30.000 euro. IlGronchi rosa è stato anche oggetto di numerose falsificazioni.
«Sottotenente milizia territoriale reggimento fanteria. Sotto un intenso fuoco di fucileria, irrompeva fra i primi nelle trincee nemiche con mirabile ardire e vi catturava una mitragliatrice, mentre questa faceva fuoco contro nostri reparti che avanzavano.» — Veliki Kribach, 1º novembre1916.
«Sottotenente milizia territoriale reggimento fanteria. Aiutante maggiore in secondo, coadiuvava in modo efficace il comando di battaglione nel condurre gli uomini all'attacco. Quantunque fortemente contuso ad una gamba, restava sulla linea, ed in seguito, di fronte ad un contrattacco nemico, mentre una parte della linea ripiegava per l'infuriare del bombardamento, riconduceva al fuoco i dispersi, dando in tutta l'azione bella prova di coraggio.» — Pod Korite, 23-26 maggio1917.
^L'analoga elezione di un altro presidente della Camera a capo dello Stato (quella diOscar Luigi Scalfaro nel 1992) non vide ripetersi l'insolita scena, in quanto l'uomo politico, essendo a conoscenza del consenso dei grandi elettori sul suo nome, evitò di presiedere la seduta comune che l'avrebbe poi eletto presidente della Repubblica, lasciando tale compito all'allora vicepresidente della CameraStefano Rodotà, che procedette all'intero scrutinio e proclamò il risultato.
^ Sergio Romano,Guida alla politica estera italiana, Milano, Rizzoli, 2002, pp. 103-105.
^abFabrizio Rossi Longhi,Il messaggio 'ritenuto' del presidente Gronchi al Presidente Eisenhower, in: Marcello Saija (a cura di),Gaetano Martino. Scienziato, rettore, statista (1900-1967). Atti del Convegno internazionale di studi, Messina, 24-26 novembre 2000, Trisform, Messina, 2003.
^Vittorio Zincone,Presidente e Governo,Il Tempo, 14 giugno 1957.
^Silvio Bertoldi,L'italiano che seppe tener testa a Krusciov,Oggi, 26 gennaio 1961.
Maurizio Serio,Il mito della democrazia sociale. Giovanni Gronchi e la cultura politica dei cattolici italiani (1902-1955), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009.
Giuseppe Sircana, «GRONCHI, Giovanni», inDizionario Biografico degli Italiani, Volume 59, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
Renzo Trionfera,Sifar affair, Roma, Reporter, 1968, ISBN non esistente.