«Era un omone che ispirava grande simpatia; con la pancia incontenibile, i bei capelli brizzolati sopra un faccione rosso acceso, di carnale cordialità. Tutto fuorché un filosofo: così mi apparve, benché fossi pieno di entusiasmo per i suoiDiscorsi di religione, freschi di lettura. Bonario, familiare (paternalista), mi fece l'impressione di un vigoroso massaro siciliano, che fonda la sua autorità sull'indiscusso ruolo di patriarca. [...]»
Dopo lalaurea nel 1897, con massimo dei voti e ottenimento del diritto di pubblicazione della tesi, e un corso di perfezionamento aFirenze, Gentile ottiene una cattedra in filosofia presso ilconvitto nazionale Mario Pagano diCampobasso. Nel 1900 si sposta al liceo Vittorio Emanuele diNapoli. Nel 1901 sposa Erminia Nudi, conosciuta aCampobasso: dal loro matrimonio nasceranno Teresa (1902),Federico (1904), i gemelli Gaetano eGiovanni junior (1906), Giuseppe (1908) e Tonino (1910).
Nel1902 ottiene la libera docenza infilosofia teoretica e l'anno successivo quella in pedagogia. Ottiene poi la cattedra universitaria all'Università degli Studi di Palermo (1906-1914, storia della filosofia), dove frequenta il circolo "Giuseppe Amato Pojero" e fonda nel 1907 conGiuseppe Lombardo Radice la rivistaNuovi Doveri. Nel 1914 all'Università diPisa (fino al 1919, filosofia teoretica) e infine allaSapienza diRoma (già dal 1917 professore ordinario di Storia della filosofia, e nel 1926 professore ordinario di Filosofia teoretica).
Giovanni Gentile nel 1910
È stato professore ordinario di Storia della filosofia all'Università di Palermo (27 marzo 1910), professore ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Pisa (9 agosto 1914), professore ordinario di Storia della filosofia all'Università di Roma (11 novembre 1917), professore ordinario di Filosofia teoretica alla Università di Roma (1926), commissario della scuola normale superiore di Pisa (1928-1932), direttore della Scuola Normale superiore di Pisa (1932-1943) e vicepresidente dell'Università Bocconi di Milano (1934-1944).
Durante gli studi aPisa incontraBenedetto Croce con cui intratterrà un carteggio continuo dal1896 al1923: argomenti trattati dapprima la storia e la letteratura, poi la filosofia. Uniti dall'idealismo (su cui avevano comunque idee diverse), contrastarono assieme ilpositivismo e le degenerazioni, a loro dire, dell'università italiana. Insieme fondano nel1903 la rivistaLa Critica, per contribuire, in base alle loro idee, al rinnovamento della cultura italiana: Croce si occupa di letteratura e di storia, Gentile, invece, si dedica alla storia della filosofia. In quegli anni Gentile non ha ancora sviluppato il proprio sistema filosofico. L'attualismo avrà configurazione sistematica solo alle soglie della prima guerra mondiale. Sarà inoltre dal1915 che Gentile divenne membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione, fino al 1919.
All'inizio dellaprima guerra mondiale, tra i dubbi delneutralismo, Gentile si schiera a favore dell'intervento in guerra come conclusione delRisorgimento italiano. In quel tempo rivelò a sé stesso la passione politica che gli stava dentro e assunse una dimensione che non era più soltanto quella del professore che parla dalla cattedra, ma quella dell'"intellettuale" militante, che si rivela al grande pubblico attraverso i giornali quotidiani.
Nell'immediato dopoguerra partecipa attivamente al dibattito politico e culturale. Nel1919 è, insieme aLuigi Einaudi eGioacchino Volpe, tra i firmatari del manifesto delGruppo Nazionale Liberale romano, che, insieme ad altri gruppi nazionalisti e di ex combattenti forma l'Alleanza Nazionale per le elezioni politiche, il cui programma politico prevede la rivendicazione di uno «Stato forte», anche se provvisto di larghe autonomie regionali e comunali, capace di combattere la metastasi burocratica, iprotezionismi, le aperture democratiche allaNitti, rivelatosi «inetto a tutelare i supremi interessi della Nazione, incapace di cogliere e tanto meno interpretare i sentimenti più schietti e nobili».[6]
Nel1920 fonda ilGiornale critico della filosofia italiana. Sempre nel 1920 diviene consigliere comunale al Municipio di Roma, mentre l'anno successivo viene nominato anche assessore supplente alla X Ripartizione, A.B.A., ovvero alle Antichità e alle belle Arti, sempre del Municipio diRoma[7]. Nel 1922 diviene socio dell'Accademia dei Lincei. Fino al1922 Gentile non mostra particolare interesse nei confronti delfascismo. Fu solo allora che prese posizione in merito, dichiarando di vedere in Mussolini un difensore delliberalismorisorgimentale nel quale si riconosceva:
«Mi son dovuto persuadere che illiberalismo, com'io l'intendo e come lo intendevano gli uomini della gloriosaDestra che guidò l'Italia delRisorgimento, il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato in Italia dai liberali, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per l'appunto, da Lei.»
(Da una lettera del 31 maggio1923 rivolta aBenito Mussolini, cit. in G. Gentile,La riforma della scuola in Italia, Firenze, Le Lettere, 1989, pp. 94-95)
Il 31 ottobre, all'insediamento del regime viene nominato daMussoliniministro della pubblica istruzione (1922-1924, per dimissioni volontarie), attuando nel1923 lariforma Gentile, fortemente innovativa rispetto alla precedente riforma basata sullalegge Casati di più di sessant'anni prima (1859). Durante il suo ministero si rende responsabile di vari casi di persecuzione politica di insegnanti o funzionari antifascisti, sotto forma sia di licenziamenti o prepensionamenti di tipo discriminatorio[8], sia di ispezioni ministeriali e provvedimenti disciplinari contro persone politicamente non allineate col governo[9]. Rancori personali, oltre che motivi politici, sono alla base dell'accanita persecuzione cui Gentile sottopone l'archeologoVittorio Spinazzola, la cui carriera ne esce distrutta[10].
Il 5 novembre1922 diviene senatore del Regno[11]. Nel1923 Gentile si iscrive alPartito Nazionale Fascista (PNF) con l'intento di fornire un programma ideologico e culturale.
Dopo la crisi Matteotti, date le dimissioni da ministro, Gentile viene chiamato a presiedere laCommissione dei Quindici per il progetto di riforma delloStatuto Albertino (poi divenutadei Diciotto per la riforma dell'ordinamento giuridico dello Stato).
In virtù della sua appartenenza organica al regime, Gentile consegue un forte arricchimento in termini economici e già all'inizio degli anni Trenta la sua famiglia si attesta su un tenore di vita parecchio elevato[12]. Gentile realizza anche un notevole accumulo di cariche culturali, accademiche e politiche[13], grazie alle quali esercita durante tutto il ventennio fascista un forte influsso sulla cultura italiana, specialmente nel settore amministrativo e scolastico.
Gentile e Benito Mussolini mentre esaminano i primi volumi dell'Enciclopedia Italiana
È il direttore scientifico dell'Enciclopedia Italiana dell'Istituto Treccani dal1925 al1938, e vicepresidente di tale istituto dal1938, dove accolse numerosi "collaboratori non fascisti" come il socialistaRodolfo Mondolfo[14]. A Gentile si devono in gran parte il livello culturale e l'ampiezza della visione dell'opera: invitò infatti «a collaborare alla nuova impresa 3.266 studiosi, di diverso orientamento»[15], poiché «nell'opera si doveva coinvolgere tutta la migliore cultura nazionale, compresi molti studiosiebrei o notoriamenteantifascisti, che ebbero spesso da tale lavoro il loro unico sostentamento».[15] Egli riesce in tal modo a mantenere una relativa autonomia, nella redazione dell'enciclopedia, dalle interferenze delregime fascista.La collaborazione di antifascisti all'enciclopedia suscita critiche fra le gerarchie, cui Gentile risponde rassicurando Mussolini in una lettera del luglio 1933, in cui scrive fra l'altro che ai non iscritti al partito nazionale fascista «non è dato di inserire di proprio una sola parola nel testo dellaEnciclopedia», e che «nessun collaboratore, in nessuna materia, ha mano libera; e tutti gli articoli sono soggetti a rigorosa revisione»[16]. Tutte le voci dell'enciclopedia che riguardano il fascismo sono sottoposte all'approvazione preventiva di Mussolini[17]. La voce sulla dottrina del fascismo, la cui prima parte è in realtà scritta da Gentile, viene firmata dal solo Mussolini[18]. Il dittatore, costantemente informato dell'andamento dei lavori, legge in bozza i lemmi di suo interesse e talora suggerisce modifiche[19].
Promosse l'istituzione dell'obbligo delgiuramento di fedeltà al fascismo da parte dei docenti universitari. Sostenuto pubblicamente già nel 1929 da Gentile che lo definì «una nuova formula di giuramento, in cui gl'insegnanti sarebbero invitati a giurare fedeltà anche al Regime[20]», nell'ottica di Gentile esso avrebbe dovuto condurre al superamento della divisione, creatasi nel 1925, tra i firmatari del suoManifesto degli intellettuali fascisti e coloro che invece avevano aderito alManifesto degli intellettuali antifascisti, redatto dal suo ex amico e rivale Benedetto Croce. Introdotto nel 1931, questo provvedimento - tipico di un modo d'agire «drasticamente autoritario e repressivo»[21] del regime fascista rispetto al mondo della cultura - causò l'allontanamento di alcuni illustri accademici dall'Università italiana e suscitò una diffusa riprovazione nell'opinione pubblica fuori d'Italia.
Non mancano comunque i dissensi col regime: in particolare il suo influsso all'interno del regime subisce un duro colpo nel1929, alla firma deiPatti Lateranensi traChiesa cattolica e Stato Italiano: sebbene Gentile riconosca ilcattolicesimo come forma storica dellaspiritualità italiana,[22] ritiene di non poter accettare uno Stato non laico. Questo evento segna una svolta nel suo impegno politico militante; è inoltre contrario all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole medie e superiori, mentre riteneva giusto - avendolo inserito nella sua riforma - quello nelle scuole elementari, in quanto lo riteneva una preparazione alla filosofia adatta ai bambini.
Nel1934 ilSant'Uffizio mette all'indice le opere di Gentile e di Croce, a causa del loro riconoscimento, nel solco dell'idealismo, del cristianesimo cattolico come mera "forma dellospirito", ma considerato inferiore alla filosofia, come Gentile spiega nel discorso del1943La mia religione, in cui vi sono anche alcune velate critiche alpapato storico, ispirate daDante,Gioberti eManzoni.[23]
«Roma non ebbe mai un'idea che fosse esclusiva e negatrice… Essa accolse sempre e fuse nel suo seno, idee e forze, costumi e popoli. Così poté attuare il suo programma di fare dell'urbe, l'orbe. La prima e la seconda volta, la Roma antica e la Roma cristiana: volgendosi con accogliente simpatia e pronta e conciliatrice intelligenza a ogni nazione a ogni forma di vivere civile, niente ritenendo alieno da sé che fosse umano. Sono i popoli piccoli e di scarse riserve quelli che si chiudono gelosamente in se stessi in un nazionalismo schivo e sterile»
Nel1936 ha luogo una polemica contro il nuovo ministro dell'Educazione NazionaleCesare Maria De Vecchi, che Gentile accusa di «inquinare la cultura nazionale».[27]
Gentile, personalmente, non condivise leleggi razziali del1938, come si evince da un carteggio conBenvenuto Donati durato per tutto il periodo tra il1920 ed il1943. Benché sia stato indicato da taluni[28] come uno dei firmatari delManifesto della razza, si tratta di una diceria, in quanto Gentile non lo firmò mai, come dimostrato dallo studiosoPaolo Simoncelli.[29][30]
Soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia, si susseguirono gli interventi di Gentile a favore di colleghi ebrei come Mondolfo[31],Gino Arias[32] eArnaldo Momigliano[33].
In un libro pubblicato nel 2021[34]Mimmo Franzinelli afferma che l'atteggiamento di Gentile nei confronti delle leggi razziali è oggetto di controversia[35]. Alcuni storici hanno sottolineato il suo personale antirazzismo e la solidarietà fattiva da lui dimostrata a livello privato nei confronti di studiosi ebrei[36][37], quali ad esempioPaul Oskar Kristeller eKarl Löwith. Da altri si è evidenziato come l'antirazzismo di Gentile non si sia mai tradotto in esplicite prese di posizione pubbliche, e come il filosofo, seppure personalmente dispiaciuto per alcune conseguenze della legislazione antisemita, non abbia però mai pensato di criticare pubblicamente quest'ultima né di separare al riguardo le proprie responsabilità da quelle del regime[38]. Per parte sua, Franzinelli richiama l'attenzione su di una conferenza tenuta a Roma il 3 aprile del 1936 dal ministro nazista e antisemita fanaticoHans Frank: da presidente dell'Istituto fascista di cultura, Gentile organizza e introduce la conferenza esprimendo, secondo Franzinelli, «piena adesione[39]» al nazismo, definito da Gentile in tale occasione «una pratica battaglia della Nazione tedesca anelante [...] alla forza che i popoli attingono dalla più fiera coscienza della propria personalità e morale autonomia»[40].
In un articolo del gennaio 1942, Gentile tesse le lodi dell'Asse Roma-Berlino-Tokyo, scagliandosi contro il «doppio pericolo del comunismo e dell'imperialismo industriale dei falsi democratici senza patria, ebrei o no[42]». Secondo lo studioso Giovanni Rota, risulta «difficile interpretare questo articolo come una polemica nei confronti del regime razzista e non è credibile che si volesse, con queste frasi, attaccare l’alleanza con il nazismo proprio mentre la si esaltava[38]».
Gli ultimi interventi politici sono rappresentati da due conferenze nel1943. Nella prima, tenuta il 9 febbraio a Firenze, dal titoloLa mia religione, in cui dichiarò di essere cristiano e cattolico, sebbene credente nelloStato laico.
Nella seconda, molto più importante, tenuta il 24 giugno su proposta diCarlo Scorza[43], nuovo segretario nazionale del PNF alCampidoglio aRoma, dal titoloDiscorso agli Italiani, esortò all'unità nazionale, in un momento difficile della guerra. Dopo questi interventi si ritirò aTroghi[44] (FI), dove scrive la sua ultima opera, uscita postuma,Genesi e struttura della società, nella quale recupera l'antico interesse per la filosofia politica[45], e nel quale teorizzò "l'Umanesimo del lavoro".
Gentile considerò questa sua ultima opera il coronamento dei suoi studi speculativi tanto che all'amicoantifascistaMario Manlio Rossi, mostrandogli il manoscritto, scherzando disse:"I vostri amici possono uccidermi ora se vogliono. Il mio lavoro nella vita è concluso"[46].
Lacaduta di Mussolini il 25 luglio 1943 non preoccupò particolarmente Gentile che intese il tutto come un avvicendamento al governo[47]. Inoltre la nomina nelprimo governo Badoglio di alcuni ministri che precedentemente erano stati suoi collaboratori comeDomenico Bartolini eLeonardo Severi lo confortava[48]. In particolare la vecchia amicizia con il ministro Severi spinse Gentile ad inviargli una lettera di auguri per la nomina e a sottoporgli alcune questioni rimaste in sospeso con il governo precedente[48].
Il 4 agosto Severi rispose a Gentile, lanciandogli un duro e inatteso attacco[49]. Travisandone volontariamente i contenuti, evitando però di renderli noti, avvalorò l'idea che Gentile gli si fosse proposto come consigliere, ponendolo quindi in obbligo a respingerne la proposta[50]. Gentile replicò al ministro e rassegnò le dimissioni da direttore della Scuola Normale di Pisa.
Gentile respinse in un primo tempo la proposta diCarlo Alberto Biggini, che nel frattempo era divenuto ministro, di entrare al Governo, e dopo un incontro avvenuto il 17 novembre1943 conBenito Mussolini sul lago di Garda si convinse ad aderire allaRepubblica Sociale Italiana. Nel novembre 1943 divenne presidente dellaRealeAccademia d'Italia, con l'obiettivo di riformare la vecchiaAccademia dei Lincei che fu assorbita dall'Accademia. Così Gentile alla figlia Teresa raccontò l'evento:
«Venne qui tempo fa un amico ministro a cercarmi, ed io dissi francamente i motivi personali e politici per cui desideravo restare in disparte. Ma egli mi assicurò che io potevo benissimo restare in disparte: ma dovevo fare una visita al mio vecchio amico che desiderava vedermi ed era addolorato di certe manifestazioni recenti, ostili alla mia persona. Negare questa visita non era possibile. Feci comodamente il viaggio con Fortunato. Ebbi il giorno 17 un colloquio di quasi due ore, che fu commoventissimo. Dissi tutto il mio pensiero, feci molte osservazioni, di cui comincio a vedere qualche benefico aspetto. Credo di aver fatto molto bene al paese. Non mi chiese nulla, non mi fece offerta. Il colloquio fu a quattr'occhi. La nomina fu poi combinata col ministro amico e portata qui da me da un Direttore generale. Non accettarla sarebbe stata suprema vigliaccheria e demolizione di tutta la mia vita.»
(Giovanni Gentile in una lettera indirizzata alla figlia Teresa[51])
Sostenne la chiamata alle armie lacoscrizione militare[senza fonte] dei giovani nell'esercito della RSI, auspicando il ripristino dell'unità nazionale sotto la guida ancora una volta di Mussolini.
Intanto il figlio Federico, capitano d'artiglieria delRegio Esercito, dopo l'8 settembre era statointernato dai tedeschi in un campo di prigionia aLeopoli in condizioni particolarmente severe: era l'unico ufficiale italiano del campo a non ricevere la posta di ritorno. Federico Gentile aveva aderito alla RSI ma non aveva accettato l'arruolamento nell'Esercito Nazionale Repubblicano, preferendo tornare in Italia da civile.[52] Gentile, in un discorso del 19 marzo 1944, elogiò pubblicamente per la prima voltaAdolf Hitler, definendolo il "Condottiero della grandeGermania", e lodando l'alleanza italiana con lePotenze dell'Asse; dopo aver fatto pressioni anche sulPapa,[53] pochi giorni dopo il figlio venne trasferito in un campo meno duro e infine gli fu permesso il ritorno a casa.[54]
Il 30 marzo 1944, per il suo appoggio dichiarato alla leva per la difesa della RSI, ricevette diverse missive contenenti minacce di morte[55]. In una in particolare era riportato: "Tu come esponente del neofascismo sei responsabile dell'assassinio dei cinque giovani al mattino del 22 marzo 1944". L'accusa era riferita allafucilazione di cinque giovani renitenti alla leva rastrellati dai militi della RSI il 14 marzo dello stesso anno (fucilazione orchestrata dal maggioreMario Carità, che detestava Gentile, ricambiato; il filosofo aveva infatti minacciato di denunciare le eccessive violenze delsuo reparto allo stesso Mussolini).[56] Il governo fascista repubblicano gli offrì quindi una scorta armata[55] che però Gentile declinò: "Non sono così importante, ma poi se hanno delle accuse da muovermi sono sempre disponibile"[55].
Considerato inambito resistenziale come uno dei principali teorici e responsabili del regime fascista, "apologo della repressione" e di "un regime ostaggio di un esercito occupante", fuucciso il 15 aprile 1944 sulla soglia della sua residenza diFirenze, lavilla di Montalto alSalviatino, da un gruppopartigianofiorentino aderente aiGAP di ispirazione comunista.
Il commando gappista, composto daBruno Fanciullacci,Elio Chianesi[57],Giuseppe Martini "Paolo",Antonio Ignesti e la staffettaLiliana Benvenuti Mattei "Angela"[58] come appoggio[59][60] e conTeresa Mattei eBruno Sanguinetti nell'organizzazione logistica[61][62], si appostò alle 13:30 circa nei pressi della villa alSalviatino e, appena il filosofo giunse in auto, Fanciullacci e Martini gli si avvicinarono tenendo sotto braccio dei libri per nascondere le armi e farsi così credere studenti. Il filosofo abbassò il vetro per prestare ascolto, ma fu subito raggiunto dai colpi della rivoltella di Fanciullacci. Fuggiti i gappisti in bicicletta, l'autista si diresse all'ospedaleCareggi per trasferirvi il filosofo moribondo, ma Gentile, colpito direttamente al cuore e in pieno petto, in breve spirò.[63]
Fu un episodio che divise lo stesso fronteantifascista e che ancora oggi è al centro di polemiche non sopite, venendo già all'epoca disapprovato dalCLN toscano con la sola esclusione del Partito Comunista, che rivendicò l'esecuzione.[64][65]
Dopo l'attentato le autorità della RSI — dopo aver sospettato all'inizio lo stesso Mario Carità[67] — promisero mezzo milione di lire in cambio di informazioni sui responsabili, mentre venne disposto l'arresto di cinque docenti, indicati dal capo della provinciaRaffaele Manganiello come i mandanti morali dell'agguato[68]:Ranuccio Bianchi Bandinelli (che aveva forse approvato l'uccisione),Renato Biasutti,Francesco Calasso,Ernesto Codignola,Enrico Greppi; ma gli ultimi due sfuggirono alla cattura[69]. Grazie al diretto intervento della famiglia Gentile gli arrestati scamparono alla consueta rappresaglia che i fascisti eseguivano in seguito alle azioni gappiste (meno di due settimane prima, il 3 aprile, a Torino erano stati fucilati cinque prigionieri per l'uccisione del giornalistaAther Capelli), venendo rimessi in libertà.[70]
In occasione del decennale della morte, tra il 15 e il 17 aprile 1955, all'interno della basilica fu inaugurato il primo di una serie di convegni di "studi gentiliani". Di tanto in tanto si sono levate isolate voci contro la presenza della tomba del "filosofo del fascismo" in Santa Croce, ma senza seguito.[71]
La filosofia di Gentile fu da lui denominataattualismo oidealismo attuale, poiché in esso l'unica vera realtà è l'atto puro del «pensiero che pensa», cioè l'autocoscienza, in cui si manifesta lospirito che comprende tutto l'esistente; in altre parole, solo quello che si realizza tramite il pensiero rappresenta la realtà in cui il filosofo si riconosce.[72]
È questo per lui il «principio di tutto l'idealismo moderno»,
«delpensiero che non presuppone nulla perchéassoluto, e crea tutto. Non presuppone neppure il soggetto, come suo antecedente, ma è ilsoggetto, come scoprìDescartes, distruggendo la vecchia distinzione di sostanza e attributo. Non ci sono io, e il mio pensiero, maio sono il mio pensiero, che non è un essere, e tanto meno qualcosa, ma un processo,il processo.»
(G. Gentile, articolo dell'11 dicembre 1913 suLa Voce in risposta a B. Croce)
Giovanni Gentile nel periodo in cui era Ministro
Il Pensiero è dunque attività perenne in cui all'origine non c'è distinzione trasoggetto eoggetto. Gentile avversa pertanto ognidualismo enaturalismo rivendicando l'unità di natura e spirito (monismo), cioè dispirito emateria, all'interno dellacoscienza pensante, assieme al primato gnoseologico ed ontologico di questa. La coscienza è vista come sintesi di soggetto e oggetto, sintesi di un atto in cui il primo (il soggetto) pone il secondo (autoconcetto). Non hanno quindi senso orientamenti solospiritualisti o solomaterialisti, come non ne ha la divisione netta tra spirito e materia delplatonismo, in quanto la realtà èUna: qui è evidente l'influsso delpanteismorinascimentale e dell'immanentismo, più che dell'hegelismo.[73]
DiHegel, a differenza diBenedetto Croce, fautore dellostoricismo assoluto oidealismo storicista per cui tutta la realtà èstoria in divenire (e nonatto statico in sensoaristotelico), Gentile non apprezza tanto l'orizzonte storicista quanto l'impianto idealistico basato sulla coscienza, che pone quest'ultima a fondamento del reale. Anche secondo Gentile vi è un errore, in Hegel, nella costruzione delladialettica, ma in modo diverso dal giudizio di Croce: Hegel l'avrebbe infatti formulata come contrapposizione fra una tesi e un'antitesi concepiti come dei «pensati» (tipici del pensiero determinato delle scienze),[73] anziché come momenti di un medesimo atto pensante, finendo per giungere a un risultato ritenuto definitivo, situato al culmine dello sviluppo dello Spirito, mentre per Gentile ildivenire non è mai concluso, essendo fuori daltempo.[74]
L'attualismo di Gentile si esprime dunque in questa riforma della dialettica hegeliana, con l'introduzione della teoria dell'atto puro e l'esplicazione del rapporto tra «logica del pensiero pensante» e la «logica del pensiero pensato»:[75] la prima è una logica concreta, filosofica e dialettica, la seconda una logica formale ed erronea.[73]
RecuperandoFichte, il filosofo afferma che lo spirito è fondante in quanto unità di coscienza ed autocoscienza, pensiero in atto; l'atto del pensiero pensante, o «atto puro», è il principio e la forma della realtà diveniente. Questa dialettica dell'atto puro si attua nell'opposizione tra la soggettività rappresentata dall'arte (tesi) e l'oggettività rappresentata dallareligione (antitesi) cui fa da soluzione lafilosofia (sintesi).[73]
Particolare attenzione è dedicata al tema della soggettività dell'arte e al suo rapporto colla religione e la filosofia, ovvero l'intera vita dello spirito; se da un lato l'arte è il prodotto di un sentimento soggettivo, dall'altro essa è un atto sintetico che coglie tutti i momenti della vita dello spirito, acquistando dunque alcuni caratteri del discorso razionale.[73]
Sviluppando fino in fondo l'hegelismo diBertrando Spaventa, l'attualismo gentiliano, per il quale ogni realtà esiste solo nell'atto che la pensa, è stato interpretato come unidealismo soggettivo (una forma disoggettivismo), sebbene il suo autore tendesse a respingere tale definizione,[76] non essendo quell'atto preceduto né dal soggetto né tantomeno dall'oggetto, bensì coincidente con l'Idea stessa, e a differenza di Fichte,immanente all'esperienza proprio perché creatore dell'esperienza.[77] Esso si pone così come sintesi e massimo punto di approdo delle tradizionikantiana edhegeliana, che avevano segnato peraltro lafilosofia risorgimentale dell'Ottocento.[78]
Gentile fu il primo e più importante ideologo del fascismo, assieme a Mussolini stesso. La sua è una filosofia politica fortementeattivista e attualista (cioè vuole trasporre l'attualismo nel campo civile e sociale), che coniughi «prassi e pensiero», che sia insieme «azione a cui è immanente una dottrina».[79] Essendo insoddisfatto di fronte alla realtà, in Gentile troviamo il primato del futuro, ma, allo stesso tempo, un recupero della concezioneromantica dellaRagione intesa comeSpirito universale che tutto pervade, avversa al materialismo e alla ragione meramente strumentale.[80] Per Gentile, per esempio, il «modo generale di concepire la vita» proprio del fascismo è di tipo «spiritualistico».[79]
Ilfascismo non è la sola qualificazione politica che dà della propria filosofia, Gentile infatti vuole essere ancheliberale, nonostante sembri respingere quasiin toto il liberalismo ottocentesco neLa dottrina del fascismo.[79] Difatti la sua concezione politica riprende la concezionehegeliana delloStato etico, per cui libero non è l'individuo atomisticamente e materialisticamente inteso, ma soltanto lo Stato nel suo processo storico.[81]
L'individuo può essere libero ed esplicare la sua moralità esclusivamente nelle forme istituzionali dello Stato, come chiarisce nella voce «Fascismo» dell'Enciclopedia italiana.[82] L'individuo può maturare la sualibertà individuale solo all'interno dello Stato ("libertà nella legge"), cioè unicamente in un contesto istituzionale organizzato. Un esempio di questa concezione si può trovare nellaDestra storica, la quale governò i primi anni dell'Unità d'Italia: impostò un governoautoritario (concezione ereditata poi dallaSinistra storica diFrancesco Crispi) che riuscì a moderare l'individualità dei singoli, quella che Gentile definisce come la spinta alla disgregazione; questo modello di governo forte è giusto per Gentile, in quanto lo Stato dev'essereStato etico, definitomazzinianamente come "educatore".[79] Se Gentile voglia uno statototalitario vero e proprio è questione invece incerta; di certo nella sua fase prettamente fascista egli fa riferimento allo "Stato totale", l'organismo che accoglie tutto in sé.[82]
Giovanni Gentile negli ultimi anni
Con ilfascismo si può avere vero "liberalismo" in quanto riporta ai valori primigeni delRisorgimento:[83] Gentile dimostra qui un forte approccio storicistico, secondo il quale il fascismo trarrebbe la sua legittimazione dalla storia, sarebbe appunto una fase storica, non un'ideologia politica.[79]
Lo Statogiolittiano rappresentò invece, secondo Gentile (concezione che lo divide radicalmente da Croce), un tradimento dei valori risorgimentali: per rompere questostatus quo degenerativo del processo italiano fu necessario il ricorso all'illegalità e alla violenza delfascismo movimento: una violenza rivoluzionaria, perché portatrice di un nuovo assetto, ma anche statale, perché va a colmare le lacune che vigono nel sistema statale.[85] Gentile insiste molto sulla novità del fascismo: è un modo nuovo di concepire la nazione, ha una consapevolezza mistica di ciò che sta compiendo.[85]
Benito Mussolini viene perciò dipinto come un vero eroe idealistico. La missione del fascismo, secondo Gentile, è quella di creare l'Uomo nuovo: un uomo di fede, spirituale, anti-materialista, volto a grandi imprese.[85] Questo nuovo tipo di uomo sarà antitetico al carattere che Giolitti tentò di imprimere alla nazione e che connotava l'Italia come scettica, mediocre e furbastra.[79]
Egli, in quanto ideologo, sostiene che il fascismo si dovesse istituzionalizzare: ciò avverrà nei fatti attraverso l'istituzione delGran Consiglio del Fascismo.[79]Ilfascismo si deve inoltre far assorbire dall'italianità (e non il contrario): il fine è che nella società non vi siano più contraddizioni, nessuna differenza tracultura italiana ecultura fascista.[85]
Bisogna arrivare ad una comunità omogenea e compatta anche in ambito lavorativo: attraverso l'istituzione della corporazione, la quale deve sanare la frattura sindacati-datori di lavoro tramite lacollaborazione di classe; anche qui egli riprende le teorie mazziniane, oltre che ildistributismo.[79]Ilcorporativismo (di cui le estreme realizzazioni saranno lademocrazia organica e lasocializzazione dell'economia, progettate nella RSI) permetterà di giungere ad uno stato di fatto in cui i problemi economici si risolveranno all'interno della corporazione stessa, senza provocare fratture all'interno della società, ed evitando lalotta di classe, grazie allaterza via fascista.[79]
Negli ultimi anni di vita Gentile sostenne, opponendosi all'ala estrema e intransigente del fascismo, l'idea una riconciliazione, la più ampia possibile, di tutti gli italiani, sia fascisti che antifascisti: pur riconoscendosi nella RSI, invitò pubblicamente il “popolo sano” ad ascoltare “la voce della Patria”, esortandolo alla pacificazione e ad evitare una “lotta fratricida"[86], di cui comunque non vedrà la fine.
A differenza di Croce, che riteneva il pensiero di Marx solo "passione politica", causata da uno sdegno morale a causa delle ingiustizie sociali, per l'idealista Gentile ilmarxismo è una verafilosofia della storia derivata da Hegel. Questa però è costruita erroneamente sostituendo laMateria - la struttura economica - alloSpirito.[87] Per Hegel lo Spirito è l'essenza di tutta la realtà che comprende la materia comemomento del suo sviluppo. Avendo scambiato il relativo con l'assoluto, Marx finisce con l'attribuire a un meromomento la funzione dell'Assoluto - che per Hegel si sviluppadialetticamente (come in Marx), ma si determinaa priori - rendendo così determinatoa priori l'empirico, la struttura economica.
Nonostante quella marxiana sia pertanto un'errata filosofia della storia "rovesciata" rispetto all'hegeliana, essa però possiede ugualmente un pregio: è una "filosofia della prassi". NelleTesi su Feuerbach (che Gentile tradusse per primo in italiano) Marx critica infatti il materialismo volgare: questo concepisce astrattamente l'oggetto come dato e ilsoggetto come mero ricettore dell'essenza-oggetto, non cogliendone il rapporto dialettico. Marx con il concetto diprassi credeva di superare sia questo materialismo volgare, sia l'idealismo. Quest'ultimo infatti considerava il pensiero in maniera astratta. La prassi, concepita da Marx come "attività sensibile umana", è però criticata da Gentile, perché in Marx il pensiero è in definitiva una forma derivata dell'attività sensibile: cosa inaccettabile per il filosofo siciliano. Gentile, fondatore dell'attualismo, infatti sostiene (influenzato in questo senso dal primoFichte), invece, come sia l'atto delpensiero aporre l'oggetto, e quindi, in ultima istanza, a crearlo.[88]
Gentile riflette a lungo sulla funzione pedagogica e unisce lapedagogia con lafilosofia, avviando una rifondazione in senso idealistico della prima, negandone i nessi con lapsicologia e con l'etica.[89]
L'educazione dev'essere intesa come unattuarsi, uno svolgersi dellospirito stesso che realizza così la propria autonomia. L'insegnamento è spirito inatto, di cui non si possono fissare le fasi o prescrivere il metodo: «il metodo è il maestro», il quale non deve attenersi ad alcunadidattica programmata ma affrontare questo compito sulla scorta delle proprie risorse interiori. Programmare la didattica sarebbe come cristallizzare ilfuoco creatore e diveniente dello spirito che è alla base dell'educazione. Al maestro è richiesta una vastacultura e null'altro, il metodo verrà da sé, perché il metodo risiede nella Cultura stessa che si forma continuamente da sé nel suo processo infinito dicreazione e ri-creazione.[89]
Ildualismo scolaro-maestro deve risolversi inunità attraverso la comune partecipazione alla vita dello spirito che tramite la cultura muove l'educatore verso l'educando e lo riassorbe nell'universalità dell'atto spirituale. «Il maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro dell'essere divino, dellospirito».[89]
Il maestro incarna lo spirito stesso, l'allievo deve allora entrare in sintonia nell'ascolto col maestro, proprio per partecipare anche lui dell'attuarsi dello spirito, per farsi libero ed autonomo, e in questa relazione arriva ad auto-educarsi, facendo del tutto propri i grandi contenuti presentati.[89]
Questi concetti ispirano la riforma scolastica del1923, attuata da Gentile in veste di ministro dellapubblica istruzione, anche se solo una parte furono applicati secondo i suoi desideri. Altri principi della filosofia di Gentile presenti nella riforma scolastica sono in particolare la concezione della scuola come membro fondamentale delloStato (viene infatti istituito un esame di Stato che sancisce la fine di ogni ciclo scolastico, anche se gli studi sono effettuati in un istituto privato) e il predominio delle discipline del gruppo umanistico-filologico.[89]
Essa era fortementemeritocratica ecensitaria; dal punto di vista strutturale Gentile individua l'organizzazione della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di tipo piramidale, cioè pensata e dedicata «ai migliori» e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo. I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli, o comunque a quelli appartenenti ai ceti più abbienti.[91]
La riforma si ispira, fra l'altro, al principio pedagogico gentiliano secondo cui non esiste un metodo nell'insegnamento; ogni argomento è metodo a sé stesso, cioè non è una nozione astratta da memorizzare maatto di ricerca attiva e creativa.[90] L'insegnante può adoperare delle indicazioni di metodo per preparare le fasi che precedono l'insegnamento.[90] Lescienze naturali e la matematica furono messe in secondo piano, poiché secondo Gentile erano materie prive di valoreuniversale, che avevano la loro importanza solo a livello professionale. Questa svalutazione, tuttavia, non avvenne nelleUniversità,[92] in quanto luoghi delle formazioni specialistiche; difatti Giovanni Gentile, a differenza di Croce che sosteneva l'assoluta preponderanza sociale delle materie classiche sulla scienza[93], pur criticando gli eccessi del positivismo e considerando anch'egli le materie letterarie come superiori, intrattenne anche rapporti, improntati al dialogo, conmatematici efisici italiani (comeEttore Majorana, collaboratore diEnrico Fermi nel gruppo dei "ragazzi di via Panisperna", che divenne anche amico del figlioGiovanni jr., coetaneo del Majorana) e cercò di instaurare un confronto costruttivo con la cultura scientifica.[90][94]
L'obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni e fu istituita lascuola elementare da sei ai dieci anni. L'allievo che terminava la scuola elementare aveva la possibilità di scegliere tra i liceiclassico escientifico oppure gli istituti tecnici. Solo i due licei permettevano l'accesso all'università (il secondo solo alle facoltà scientifiche), in questo modo però veniva mantenuta una profonda divisione tra classi sociali (questo vincolo fu rimosso completamente solo nel1969).[90]
Per diminuire l'iscrizione al sovraffollatoIstituto magistrale, e per mantenere la separazione tra i sessi nei licei dove prevaleva una maggioranza maschile, fece creare un appositoliceo femminile,[95] favorendo l'accesso delle donne all'insegnamento, ritenuto particolarmente adatto a loro[95], ma escludendole dall'insegnamento delle materie di Storia, Filosofia ed Economia politica nei licei, nonché Materie letterarie, Diritto ed Economia politica nelle scuole e negli istituti tecnici[96][97]. Alle donne fu tra l'altro preclusa la carica di preside, riservata ai soli uomini[98]. Tutto ciò andava incontro alla visione patriarcale di Mussolini che intendeva spingere le donne a dedicarsi alla famiglia e ad avere più figli, distogliendole dal lavoro e dallo studio[99]. Anche Gentile nel complesso mostrò posizionimaschiliste ("il femminismo è morto" dirà nel1934[100]), sostenendo che i licei dovessero formare i "futuri capi" guerrieri, mentre le donne avevano una capacità di "comprensione dello Spirito imperfetta"[101] e perciò dovevano dedicarsi ad attività non politiche e non scientifiche, "terreno di battaglia dell'uomo", studiando in una «scuola adatta ai bisogni intellettuali e morali delle signorine», in cui erano privilegiate la danza, la musica e il canto. Tuttavia non venne vietata alle donne la frequentazione dell'università.[102]
Il varo della riforma fu contrastato da agitazioni studentesche in vari atenei italiani, che furono represse con violenza dagli squadristi e dalle forze dell'ordine[103]. Anche il ministro Gentile contribuì a reprimere tali moti studenteschi; del dicembre 1923 è il seguente suo telegramma al prefetto di Genova:
«Al manifestarsi minima agitazione studenti codesta Università, siano vietati comizi e ordinata immediatamente la chiusura. Avvertonsi studenti gravità sanzioni disciplinari cui vanno incontro. Si identifichino promotori agitazione, punendoli subito esemplarmente. Attendo precise informazioni.[104]»
Il liceo femminile sarà soppresso già nel1928, per lo scarso successo ottenuto. PerVictoria de Grazia la riforma della scuola femminile esprimeva la contraddittoria visione della donna nel regime: «come riproduttrici della razza le donne dovevano incarnare i ruoli tradizionali, essere stoiche, silenziose, e sempre disponibili; come cittadine e patriote, dovevano essere moderne, cioè combattive, presenti sulla scena pubblica e pronte alla chiamata».[105]
Fra gli scopi dichiarati della riforma vi era anche la riduzione della popolazione scolastica delle scuole medie e superiori:
«L'esclusione di un certo numero di alunni dalla scuola pubblica era stato il proposito ben chiaro della nostra riforma (...) Non si deve trovare posto per tutti (...) La riforma tende proprio a questo: a ridurre la popolazione scolastica[106].»
(Giovanni Gentile)
La riforma Gentile fu sostituita dallariforma Bottai del1940, che però non entrerà mai completamente a pieno regime a causa della guerra, e sarà definitivamente archiviata dal1962. Gran parte della suddivisione ideata da Gentile con la riforma del 1924, tuttavia, come la scuola elementare, media e superiore comprendente i licei, è rimasta formalmente in vigore fino a oggi nonostante vari tentativi di modificarla, mentre venne eliminata la cosiddetta "scuola di avviamento". Verrà però permesso, dopoil 1968, l'accesso universitario da tutte le scuole superiori.[90]
Lareligione è insegnata obbligatoriamente a livello primario, introdotta anche per le altre scuole con il Concordato, ma con parere contrario di Gentile. Nella riforma è prevista però la richiesta di esonero, per chi professi altre fedi.[107]. Gentile riteneva che tutti i cittadini dovessero possedere una concezione religiosa e che la religione da insegnare fosse la religione cattolica in quanto religione dominante inItalia.[90] Nel triennio dell'istruzione classica veniva poi introdotta, in sostituzione, la filosofia, adatta alle classi dominanti e alla futura classe dirigente, ma non alle masse popolari.
Emissione filatelica dedicata dalla Repubblica Italiana a Gentile nel cinquantesimo anniversario della morte (1994)
Con l'uccisione di Gentile — il 15 aprile 1944 — e la fine del regime fascista che egli sino all'ultimo appoggiò, iniziò nei suoi confronti non tanto una forma di ostracismo, quanto di rimozione, attenuatasi però negli ultimi decenni grazie all'opera di studiosi spesso in polemica tra loro.
I suoi seguaci, che nei manuali di filosofia vengono generalmente conteggiati in gran numero, sono stati talora suddivisi in una sinistra e in una destra gentiliana, in analogia agli sviluppi dell'hegelismo. Il valore e la diffusione della sua eredità culturale, anche presso i suoi critici ed oppositori più accesi, costituisce un enigma storiografico tuttora aperto.[108]
Secondo il filosofo cattolicoAugusto Del Noce, uno dei suoi principali rivalutatori[109], Gentile è un pensatore dellasecolarizzazione e della risoluzione dellatrascendenza inprassi — in ciò accomunato a Marx —, determinante addirittura per lo stessocomunismo italiano attraverso la ripresa che ne feceAntonio Gramsci. Da sottolineare che già sulla rivistaL'Ordine Nuovo,Piero Gobetti nel 1921 scrive che Gentile «ha veramente formato la nostra cultura filosofica».[110]
Tanto Gobetti quanto Gramsci presero le loro distanze da Gentile dopo l'adesione di quest'ultimo al fascismo. Poco dopo l'entrata di Gentile nel primo governo Mussolini, Gobetti scrisse:
«Non da oggi noi pensiamo che Gentile appartenga all'altra Italia. All'ora della distinzione tra serietà e retorica ha voluto essere fedele a se stesso. Non saremo noi a pentircene. Da un pezzo pensiamo che la religione dell'attualismo sia una piccola setta che ha rinnegato tutta la serietà dell'insegnamento crociano. [...] Anche i filosofi hanno le loro responsabilità storiche. Non ci stupiremo che Gentile assuma quelle che può[111].»
Gramsci neiQuaderni del carcere accusò più volte di equivocità, astrattismo e sofisticheria il pensiero di Gentile e dei suoi seguaci, considerandolo una involuzione rispetto alla filosofia di Croce:
«L’idealismo attuale fa coincidere verbalmente ideologia e filosofia (ciò che, in ultima analisi, non è altro che uno degli aspetti dell’unità superficiale postulata da esso fra reale e ideale, fra teoria e pratica ecc.) ciò che rappresenta una degradazione della filosofia tradizionale rispetto all’altezza cui l’aveva portata il Croce con la cosiddetta dialettica dei «distinti». Tale degradazione è visibilissima negli sviluppi (o involuzioni) che l’idealismo attuale mostra nei discepoli del Gentile [...]. L’unità di ideologia e filosofia, quando è affermata in questa forma, crea una nuova forma di sociologismo, né storia né filosofia, cioè, ma un insieme di schemi verbali astratti, sorretti da una fraseologia tediosa e pappagallesca[112].»
SecondoGennaro Sasso[113], a dover essere rivalutata non è affatto la disastrosa prassi politica di Gentile, la cui «passionale» adesione alfascismo «fu filosofica, forse, a parole […] ma nelle cose no». Ciò che merita ancora di essere studiato, sostiene Sasso, è invece «la filosofia dell'atto in atto», e tra essa «e il fascismo non c'è, né ci può essere, alcun nesso». Secondo Martin Beckstein, invece, proprio la filosofia di Gentile rappresenta la «fascistizzazione dell'attualismo» e pertanto una «deformazione dell'idealismo».[114] Al di là della sua appartenenza politica, lo storicoLeo Valiani attribuisce comunque a Gentile un notevole spessore filosofico:
«Giovanni Gentile fu fascista e pagò con la vita la sua fedeltà al fascismo. Ma fu anche profondo pensatore. Lo riconobbero, nel primo dopoguerra, persinoGramsci eTogliatti.»
In termini molto critici nei confronti soprattutto della filosofia politica di Gentile si espresseNorberto Bobbio, il quale riconobbe di aver avuto un «periodo d'infatuazione gentiliana»[115] negli anni 1927-1931, ma affermò di essersi poi progressivamente distaccato dal pensiero e dall'influenza di Gentile, distacco culminato all'epoca dell'adesione di Gentile allarepubblica di Salò nel 1943[116]. Riferendosi al fascismo di Gentile, Bobbio aggiunse:
«E ancora oggi non riesco a capire, come un uomo come Gentile, un "filosofo", e per giunta un filosofo che aveva fatto della filosofia il motore della storia, abbia potuto prestare la propria opera di inventore di idee e di costruttore di dottrine per sostenere e difendere una delle concezioni più deliranti dei rapporti tra gli uomini che abbiano mai insanguinato il mondo (non dimentichiamo per carità di patria che dal 1938 erano entrate in vigore anche in Italia le leggi razziali). Riesco a capirlo soltanto, se abbiamo il coraggio di affermare che quella filosofia di cui molte generazioni si erano imbevute era una cattiva filosofia[117].»
Nello stesso scritto Bobbio afferma che la sua è una critica alla filosofia gentiliana e non a Gentile come persona. «Una condanna morale, o peggio moralistica, dell'uomo Gentile non è mai stata nei miei intendimenti. Sotto quest'aspetto, d'altronde, Gentile è sempre stato rispettato anche dai suoi avversari o da coloro che poi lo sarebbero diventati»[118]. Citando un proprio scritto precedente, del 1969, Bobbio scrive che nonostante «la sua adesione al fascismo, la sua interpretazione distorta del liberalismo che lo portò a vedere la piena attuazione dell'idea liberale in uno stato di polizia, Gentile rimase nell'animo e nel costume un liberale all'antica e cercò spesso con la sua opera personale di rimediare, specie nel campo della vita intellettuale, alle malefatte del regime»[119].
Per approfondire gli studi sull'opera del filosofo sono nati negli anni '80 l'Istituto di studi gentiliani di Roma, presieduto da Antonio Fede[120] e la "Fondazione Giovanni Gentile", la cui sede, dal 1982, è presso la Facoltà di Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza", e presieduta daGennaro Sasso.[121]
La filosofia gentiliana è stimata dal filosofo laicoEmanuele Severino,[122][123][124][125] che ravvisandovi una condivisione del sostrato filosoficotecno-scientifico del nostro tempo la considera «uno dei tratti più decisivi della cultura mondiale»,[126] mentre perNicola Abbagnano, «Gentile era certamente un romantico, forse l'ultima più vigorosa figura delRomanticismo europeo».[127]
Nel1994 gli venne dedicato unfrancobollo dellePoste italiane, unico tra le personalità di primo piano delregime fascista ad avere questa celebrazione da parte della Repubblica Italiana.
In un testo pubblicato postumo nel 2010 la giornalista e scrittrice fiorentinaOriana Fallaci criticò aspramente l'uccisione di Gentile[128].
Sommario di pedagogia come scienza filosofica, Bari, Laterza, 2 volumi (1912; il primo volume di quest'opera uscì nel 1912 con la data dell'anno successivo; il secondo volume, consacrato alla Didattica, venne messo al commercio nel 1914).
I problemi della scolastica e il pensiero italiano (1913)
Il Fascismo al governo della scuola / Discorsi e interviste ordinati da Ferruccio E. Boffi / (Novembre '22 - Aprile '24), Palermo, Remo Sandron Editore, 1924
^Vi è chi attribuisce al neoidealismo di Gentile e Croce il motivo che avrebbe posto l'istruzione scientifica in un ruolo subordinato rispetto a quella filosofico letteraria (1911-2011: l'Italia della scienza negata, inIl Sole 24 ORE.URL consultato il 9 giugno 2017.), altri invece respingono questa interpretazione, ricordando che durante l'egemonia gentiliana nacquero numerosi enti scientifici (Croce e Gentile amici della scienza, inCorriere della Sera.URL consultato il 10 giugno 2017.).
^Cit. di Geno Pampaloni tratta da Nicola Abbagnano,Ricordi di un filosofo, a cura di Marcello Staglieno, § III, p. 26, Milano, Rizzoli, 1990.
^Manifesto cit. in Eugenio Di Rienzo,Storia d'Italia e identità nazionale. Dalla Grande Guerra alla Repubblica, Firenze, Le Lettere, 2006, p. 71-72
^Cfr. Vito de Luca,Un consigliere comunale di nome Giovanni Gentile. Attività amministrativa a Roma e linguaggio politico (1920-1922), "Nuova Storia contemporanea", a. XVIII, n. 6, 2014, pagg. 95-120. Dello stesso autore, cfr. "Giovanni Gentile. Al di là di destra e sinistra. Il linguaggio politico del filosofo, dell'assessore e del ministro (1920-19249)", Chieti, Solfanelli, 2017, pp. 464.
^Egli stesso affermava: «Io sono cristiano. Sono cristiano perché credo nella religione dello spirito. Ma voglio subito aggiungere, a scanso di equivoco: io sono cattolico. E non da oggi. Cattolico a rigore, sono dal giugno del 1875, ossia da quando sono al mondo» (G. Gentile, da una conferenza tenuta a Firenze il 9 febbraio 1943, cit. inRitrovare Dio: scritti sulla religione, pag. 178, Roma, Mediterranee, 2021).
^Giovanni Gentile,Giappone guerriero, in "Civiltà, rivista trimestrale della Esposizione Universale di Roma", 21 gennaio 1942, poi inPolitica e cultura, a cura di H.A. Cavallera, 2° vol., 1991, pp. 182-89; citato inFranzinelli 2021, p. 182, nonché inRota 2016.
^abcRenzo Baschera, "Chiese la grazia per molti partigiani ma non riuscì a salvarsi", articolo su "Historia", febbraio 1974, N° 194, p. 135.
^Raffaello Uboldi,Vigliacchi perché li uccidete?, Storia Illustrata nº 200, luglio 1974, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, p. 56: "Gentile, sdegnato, ha minacciato di denunciarlo a Mussolini"
^Elio Chianesi, suanpi.it.URL consultato il 25 luglio 2010.
^La Benvenuti non volle mai raccontare i precisi particolari, dal suo punto di vista:«Questa è una cosa che non dirò mai. Perché potrei fare rovesciare tutte le cose. Perché non è come è stato detto. Come è andata l’azione dei Gap io non lo voglio dire. Me l’hanno chiesto in tanti ma non l’ho rivelato mai a nessuno». Vedi un intervento della Benvenuti anche in M. C. Carratù (2016).
^Paolo Paoletti,"Il Delitto Gentile" esecutori e mandanti, Ed. Le Lettere, 2005, pp. 21-25 par. 1.6 " L'omicidio raccontato da Giuseppe Martini "Paolo" uno dei due esecutori materiali"...Sicuramente (Fanciullacci l'altro esecutore) gli chiese se era il professore e subito dopo gli sparammo insieme dalla stessa parte, non attraverso i due finestrini posteriori..."
«Per fare in modo che i gappisti incaricati dell'agguato potessero riconoscerlo, alcuni giorni prima li accompagnai presso l'Accademia d'Italia della Rsi, che lui dirigeva. Mentre usciva lo indicai ai partigiani, poi lui mi scorse e mi salutò. Provai un terribile imbarazzo.»
(Teresa Mattei)
^Luciano Canfora, "Giovanni Gentile nella RSI" in La Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, a cura di P. P. Poggio, Annali della Fondazione Luigi Micheletti, Brescia, 1986, pp. 235-243
^Antonio Carioti,Sanguinetti venne a dirmi che Gentile doveva morire, sul Corriere della Sera del 6 agosto 2004, p. 29: "L'omicidio di Gentile, anziano e inerme, suscitò una forte impressione e fu disapprovato dal CLN toscano, con l'astensione dei comunisti. Tristano Codignola, esponente del Partito d'Azione, scrisse un articolo per dissociarsi."
^Così Gaetano Gentile ricordò nel 1954 il suo intervento presso la prefettura: «Quella sera stessa [del 15 aprile], per desiderio di mia Madre, io mi recai dal capo della Provincia e gli parlai della voce [di rappresaglie] diffusasi in città, esprimendogli la ferma e calda preghiera di mia Madre che quel proposito, se effettivamente esisteva, venisse abbandonato e anzi gli arrestati rilasciati. Dissi anche, naturalmente, come a me sembrasse in fondo superfluo dover esprimere tale preghiera proprio in quella stanza in cui ancora quella mattina la voce di mio Padre si era levata […] a deplorare la tragica inutilità di un metodo, dal quale non poteva seguire che il ripetersi indefinito di una crudele successione di attentati e rappresaglie. Era ovvio poi che, indipendentemente dalla eventuale giustificazione politica o militare di atti simili, nulla del genere poteva aver luogo in occasione della morte di mio Padre, alla quale si doveva da parte del Governo e delle autorità fiorentine questo gesto di rispetto delle sue convinzioni e del suo costante atteggiamento».
^Bruno Minozzi,Saggio di una teoria dell'essere come presenza pura, pag. 114, Il Mulino, 1960.
^Gentile cioè contestava a Fichte latrascendenza dell'Io assoluto rispetto al non-io, e di restare così in undualismo che non viene mai superato dall'attualità del pensiero, ma solo da un agire pratico dilatato all'infinito, fermo alla contrapposizione fra teoria e prassi, per la quale Fichte «s'irretisce in un idealismo soggettivo in cui invano l'Io si sforza di uscire da sé» (Giovanni Gentile,Discorsi di religione, pp. 53-55, Firenze, Sansoni, 1935).
^abBenito Mussolini, Gioacchino Volpe, Giovanni Gentile,Fascismo, Enciclopedia Italiana.
^abAugusto Del Noce,L'idea del Risorgimento come categoria filosofica in Giovanni Gentile, in "Giornale Critico della Filosofia Italiana", a. XLVII, Terza serie, vol. XXII, n. 2, aprile-giugno 1968, pp. 163-215.
^Cfr.Libertà e liberalismo ("Conferenza tenuta all'Università fascista di Bologna la sera del 9 marzo 1925"), inScritti Politici, tratti daPolitica e Cultura a cura di H.A. Cavallera, Firenze, Le Lettere, 1990 (Opere complete XLV).
«[Boffi:]Qual è il criterio su cui si è fondata Vostra Eccellenza nella limitazione delle iscrizioni? — [Gentile:] Questa limitazione non c'è nella scuola complementare come non ci sarà nella scuola d'arte e nelle scuole professionali; essa è propria delle scuole di cultura e risponde alla necessità di mantenere alto il livello di dette scuole chiudendole ai deboli e agli incapaci; dipende anche dalla riduzione del numero degli scolari nelle singole classi fatta per evidenti ragioni didattiche, quelle stesse che hanno consigliato l'abolizione delle classi aggiunte; ma soprattutto dalla necessità di consigliare agli italiani un diverso indirizzo nella loro attività.
Noi abbiamo troppi ed inutili, quando non son valenti, professionisti, ed abbiamo invece molto bisogno di industriali, di commercianti, di artieri, di minuti professionisti, che portino nella esplicazione delle loro arti e dei loro mestieri quello spirito fine della Nazione che finora li ha spinti a disertare le scuole industriali, commerciali e professionali per seguire la scuola umanistica.»
( R.Sandron,Il fascismo al governo della scuola (novembre '22-aprile '24): discorsi e interviste, a cura di Ferruccio E. Boffi, 1924, p. 331.)
^Giuseppe Spadafora,Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola: atti del Convegno di pedagogia e altri studi, Armando Editore, 1997, p. 261.
^abEleonora Guglielman,Dalla scuola per signorine alla scuola delle padrone: il Liceo femminile della riforma Gentile e i suoi precedenti storici, inDa un secolo all'altro. Contributi per una "storia dell'insegnamento della storia" (a cura di M. Guspini), Roma, Anicia, 2004, pp. 155-195. Una parte del lavoro è stata in precedenza pubblicata, con alcune varianti, sulla rivista "Scuola e Città" con il titoloIl liceo femminile 1923-1928 (a. LI, n. 10, ottobre 2000, pp. 417-431).
^Regio Decreto 6 maggio 1923, n. 1054, art. 12, comma 2: «I presidi sono scelti dal Ministro tra i professori ordinari provveduti di laurea con almeno un quadriennio di anzianità diordinario. Dalla scelta sono escluse le donne». Richiamato inCharnitzky 1996, p. 128.
^Telegramma di Giovanni Gentile al prefetto di Genova, pubblicato dal quotidianoLa Stampa, 8 dicembre 1923, e riportato inFranzinelli 2021, p. 34 Franzinelli commenta scrivendo che si tratta di «direttive più consone al ministro dell'Interno che al titolare dell'Istruzione» (ibid.).
^V. de Grazia,Le donne nel regime fascista, p. 204
^Giovanni Gentile,La riforma della scuola in Italia, Milano 1932, p. 281; citata in:Manacorda 1997, p. 81 Le omissioni, qui tra parentesi tonde, sono nel testo di Manacorda.
^Piero Gobetti,Al nostro posto (novembre 1922), inScritti politici, a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino 1960, p. 419, citato inBobbio 2008, pp. 190-1.
^Gennaro Sasso,Le due Italie di Giovanni Gentile, Bologna, il Mulino, 1998.
^Martin Beckstein,Giovanni Gentile und die 'Faschistisierung' des Aktualismus. Zur Deformation einer idealistischen Philosophie, in «Acta Universitatis Reginaehradecensis, Humanistica I», 2008, pp. 119-136.
^Norberto Bobbio,Profilo ideologico del Novecento italiano, in AA.VV.,Storia della letteratura italiana, Garzanti, Milano 1969, vol. IX, citato inBobbio 2008, p. 189.
^Comprende 4 saggi:Teoria generale dello spirito come atto puro, Sistema di logica come teoria del conoscere, La filosofia dell'arte, Genesi e struttura della società
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