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Giovanni Battista Pergolesi

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Disambiguazione – "Pergolesi" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vediPergolesi (disambigua).
Caricatura di Pergolesi, realizzata daPier Leone Ghezzi. La didascalia manoscritta recita: "Pergolese Compositor di Musica che venne in Roma li 20 maggio 1734"

Giovanni Battista Draghi dettoPergolesi (Jesi,4 gennaio1710Pozzuoli,16 marzo1736) è stato uncompositore,organista eviolinistaitaliano, esponente di spicco dell'epocabarocca; è considerato uno dei maggiori musicisti italiani della prima metà delXVIII secolo e uno dei grandi rappresentanti dellascuola musicale napoletana.

Compositore dal precoce talento, nonostante la breve vita e i pochi anni di attività, riuscì a realizzare opere di alto valore artistico e importanza storica, tra le quali si ricordano, fra le altre,La serva padrona, punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo e la diffusione dell'opera buffa in Europa,L'Olimpiade, considerata uno dei capolavori dell'opera seria della prima metà del Settecento,[1] e loStabat Mater, fra le più importanti composizioni dimusica sacra di ogni tempo.[2][3][4]

Aiuto
Giovanni Battista Pergolesi (info file)
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Concerto per flauto e orchestra in Sol. 1-Spirituoso, 2-Andante, 3-Allegro spirituoso
Aiuto
Giovanni Battista Pergolesi (info file)
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Concerto per violino in si bemolle maggiore primo movimento  — (Trascrizione per mandolino)

Biografia e opere maggiori

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Infanzia nelle Marche e trasferimento a Napoli

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Asserito ritratto di Giambattista Pergolesi (attribuito aDomenico Antonio Vaccaro)[5]

Giovanni Battista Draghi (o Drago) nacque aJesi in provincia d'Ancona nel1710, terzogenito di Francesco Andrea e da Anna Vittoria Giorgi.[6] Il nonno, Cruciano Draghi, era un calzolaio, figlio del Maestro Francesco diPergola (PU). Cruciano nel 1663 sposò a Jesi una donna del luogo; in tale città la famiglia divenne perciòconosciuta come iPergolesi, sebbene il fratello e la sorella maggiori del compositore fossero iscritti nel registro dei battesimi con il nome Draghi. Nei documenti del Conservatorio dove studiò, Giovanni Battista venne inserito sotto il nomeJesi, anche se il ragazzo indicava se stesso come 'Pergolesi'; la documentazione coeva usava anche la forma 'Pergolese'.

La posizione del padre, amministratore dei beni della Confraternita del Buon Gesù, consentì a Giovanni Battista di avere una giovinezza relativamente agiata e una buona prima formazione musicale.

Tuttavia, il ragazzo perse i genitori precocemente: nel 1727 la madre e il 27 maggio 1732 il padre, Francesco. Anche due fratelli del compositore e una sorella morirono durante l'infanzia; lo stesso Giovanni Battista sembra che fosse malato sin da piccolo, motivo per il quale, forse, fu cresimato già il 27 maggio 1711.

Fece i primi studi diorgano eviolino nella città natale, durante i quali mostrò notevole talento. All'età di quindici anni, grazie almecenatismo del Marchese Cardolo Maria Pianetti, fu ammesso nel celebreConservatorio dei Poveri di Gesù Cristo aNapoli, dove ebbe modo di studiarecomposizione con alcuni dei più celebri autori dellaScuola musicale napoletana, comeFrancesco Durante,Leonardo Vinci eGaetano Greco.

Napoli nella prima metà delSettecento era senza dubbio una delle città più vivaci dal punto di vista musicale: artisti comeAlessandro Scarlatti,Nicola Porpora oLeonardo Leo avevano proposto con successo lo stile musicale napoletano nelle corti di tutta Europa e non è sorprendente che nel 1739 lo scrittore e politico franceseCharles de Brosses riferendosi alla città partenopea, la definisse lacapitale del mondo della musica.[7]

Grazie al suo talento, Pergolesi non dovette pagare la retta del conservatorio, dal momento che procurava guadagni all'istituto grazie ai concerti che teneva, prima come ragazzo del coro, poi comeviolinista ecapoparanza[8] di uno dei gruppi orchestrali del conservatorio (titolo che si potrebbe associare all'attualeprimo violino), nominato nel 1729.

Si diplomò nel 1731 a ventun'anni, componendo, come saggio finale, il dramma sacroLi prodigi della divina grazia nella conversione e morte di san Guglielmo duca d'Aquitania; nell'ultimo anno di studi aveva già composto un altro lavoro di pregio, l'oratorioLa fenice sul rogo, ovvero la morte di San Giuseppe, e, grazie alla rinomanza conquistata (e agli appoggi ricevuti), riuscì immediatamente a ottenere la commessa per la composizione di un'opera seria presso il maggiore dei teatri napoletani dell'epoca, ilSan Bartolomeo. L'opera che scrisse,La Salustia, incontrò però notevoli problemi a causa della morte improvvisa del protagonista, il castratoNicolò Grimaldi, e poté andare in scena solo verso la metà del mese di gennaio 1732, senza peraltro riscuotere molto successo. Pergolesi fu comunque assunto subito dopo da uno dei suoi protettori, il principe di Stigliano FerdinandoColonna, con l'incarico dimaestro di cappella, incarico che passerà successivamente a ricoprire presso un altro dei parenti del principe, il duca di Maddaloni Domenico Marzio VIIICarafa.[6][9]

La Salustia eLo frate 'nnamorato (1732)

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Grazie all'ottimo successo del suo OratorioLa conversione e morte di San Guglielmo, nel periodo tra il 1731 e il 1732 Pergolesi ebbe modo di allestire la sua prima opera lirica: il dramma per musicaLa Salustia, su libretto di anonimo, tratto dall'Alessandro Severo diApostolo Zeno. Commissionatagli dalTeatro San Bartolomeo di Napoli, ebbe la prima rappresentazione nel gennaio del 1732.[6]

Dal punto di vista musicale si trattò di un'opera decisamente conservatrice, certamente a causa delle pressioni del primo attore, Nicolò Grimaldi, detto Nicolino, cantante di valore, ma anziano e legato alle convenzioni della "vecchia scuola" di autori comeGeorg Friedrich Händel. La morte delNicolino a poche settimane dalla prima e la sostituzione col ben più giovaneGioacchino Conti crearono seri problemi all'allestimento e costrinsero, fra l'altro, a riscrivere ben tre volte la sinfonia d'apertura e a riadattare alcune arie. Queste vicissitudini aiutano a comprendere la sensazione di incompiutezza e di immaturità dell'opera e a giustificare il successo solo parziale che ottenne alla sua messa in scena.

Tutt'altro esito ebbeLo frate 'nnamorato, una commedia in musica initaliano e innapoletano su libretto diGennaro Antonio Federico, allestita dal Teatro dei Fiorentini nel settembre 1732, eccezionalmente ripresa, con alcune modifiche dello stesso autore, già due anni dopo per le celebrazioni delcarnevale. La commedia, molto applaudita, ebbe un successo straordinario e fu indubbiamente la composizione di maggiore fortuna durante la vita del Pergolesi.[6]

Il 27 ottobre 1732 Pergolesi ottenne l'incarico di organista soprannumerario presso la Cappella Reale.[6] Particolarmente interessante è la relazione sulla sua assunzione, custodita dall'archivio di Stato di Napoli, nella quale si fa riferimento alle enormi aspettative che accompagnavano la sua carriera, al grande successo dell'operaLo frate 'nnamorato e soprattutto albisogno che tiene la Cappella Reale de soggetti che compongono sopra il gusto moderno.

Il prigionier superbo eLa serva padrona (1733)

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I drammatici maremoti che colpirono la città di Napoli alla fine del 1732 portarono alla sospensione delle celebrazioni del carnevale nella città partenopea per il 1733 e la stagione dei teatri, che proprio in quel periodo presentava i più ricchi allestimenti, fu cancellata in ossequio al lutto. Proprio a causa di questa tragica sciagura fu commissionata laMessa in Re maggiore, a dieci voci e due cori.

Libretto d'epoca deLa serva padrona, da rappresentarsi come intermezzo dell'opera seriaL'odio vinto dalla costanza

Per poter mettere in scena il suo nuovo lavoro teatrale, Pergolesi dovette attendere la fine dell'estate, in particolare il 28 agosto 1733, in occasione del compleanno dell'imperatriceElisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, anche se per motivi ignoti la prima slittò al 5 settembre. Si tratta deIl prigionier superbo, dramma per musica in tre atti, con libretto derivante da una rielaborazione (forse a cura diGennaro Antonio Federico) deLa fede tradita e vendicata diFrancesco Silvani, la cui musica era pronta da quasi un anno. Malgrado la mediocrità della compagnia il successo fu ottimo, tanto da costringere gli impresari a prolungare le repliche, originariamente previste per il solo mese di settembre, fino alla fine del mese di ottobre.[6]

Tuttavia, la fama di queste rappresentazioni non è tanto collegata all'opera principale, quanto alla composizione che veniva eseguita durante gli intervalli: si trattava infatti della celebreLa serva padrona, un breveintermezzobuffo in due atti. Questa composizione, di carattere allegro e scanzonato e non priva di malizia, rappresenta situazioni e personaggi caricaturali ma realistici, vicini a quelli della tradizionalecommedia dell'arte. Dal punto di vista compositivo rappresenta uno tra i primi esempi della naturale evoluzione del linguaggio musicale barocco precedente. La sua musica apparentemente spontanea e fresca, riflette la società napoletana, venata da uno stile popolare, in cui sono alternativamente presenti motivi spagnoli e scene comiche, così come sentimentali ed eroiche. Proprio il grande successo della rappresentazione di questo intermezzo aParigi nella ripresa del 1752 scatenò una disputa, nota come laQuerelle des bouffons, fra i sostenitori dell'opera tradizionale francese, incarnata dallo stile diJean-Baptiste Lully eJean-Philippe Rameau, e i sostenitori della nuovaopera buffa italiana fra cui alcunienciclopedisti (in particolareJean Jacques Rousseau, anch'egli compositore). La disputa divise la comunità musicalefrancese e la stessa corte (con la regina che si schierò a fianco degli "italiani"), per due anni, e portò a una rapida evoluzione del gusto musicale delpaese transalpino verso modelli meno schematici e più moderni.

Adriano in Siria e la ripresa diLo frate 'nnamorato (1734)

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Dopo il successo dell'anno precedente, nel 1734 Pergolesi mise in scenaAdriano in Siria, dramma in musica in tre atti su libretto diPietro Metastasio, commissionatogli per le celebrazioni del compleanno della reginaElisabetta Farnese e allestita alTeatro San Bartolomeo conGaetano Majorano.[6]A quest'opera venne abbinato l'altro celebre intermezzo buffo,Livietta e Tracollo, anch'esso destinato a superare per fama l'opera principale in cui era inserito, seppure senza raggiungere la popolarità universale del precedenteLa serva padrona.

Intanto, il 23 febbraio era stato nominato maestro di Cappella sostituto dalla «Fedelissima Città di Napoli», posizione di prestigio che gli consentiva di aspirare alla successione del titolare, l'anziano e stimatoDomenico Sarro. Soprattutto in quest'anno, la ripresa dell'operaLo frate 'nnamorato addirittura superò per successo l'allestimento originario, diventando l'attrazione principale del carnevale partenopeo e permettendo all'autore di allargare la propria popolarità al di là dei confini della città di Napoli.[6]

Caricatura di Pergolesi derivata da quella disegnata daPier Leone Ghezzi nel 1734, e riprodotta in testa alla presente voce. In basso a sinistra si trova la didascalia apposta successivamente dallo stesso Ghezzi in cui si legge: «Signor Pergolese, compositore di musica napoletano, il quale è bravo assai et è morto in Napoli il dì 7 febbraio 1736 et haveva patito assai con la gamba manca che lo faceva andar zoppo»[10]

Pergolesi a Roma:L'Olimpiade eIl Flaminio (1735)

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Il 10 maggio 1734Carlo di Borbone aveva conquistato la città di Napoli e gran parte dell'aristocrazia asburgica che aveva fornito appoggio e sostegno alla carriera di Pergolesi aveva trovato rifugio a Roma, in attesa dell'evolversi della situazione. Su invito e con l'appoggio dei suoi mecenati duchi diMaddaloni e dellafamiglia Colonna, nel gennaio 1735 Pergolesi debuttò aRoma, alTeatro di Tordinona, conL'Olimpiade, dramma in tre atti su soggetto diMetastasio.

A causa delle precarie condizioni finanziarie degli impresari, l'opera venne allestita in maniera non consona al valore musicale[senza fonte], costringendo, ad esempio, a rinunciare alle parti per il coro ed a ricorrere a cantanti di secondo piano. Tuttavia, nonostante il parziale insuccesso iniziale, la musica è probabilmente fra le più ispirate mai scritte dal Pergolesi e non deve stupire il fatto che sia stata considerata da diversi critici (fra i quali lo scrittoreStendhal[11]) l'intonazione musicale più riuscita del libretto del Metastasio.Maggiore fortuna aveva avuto[senza fonte] la suaMessa in Fa per sei voci e coro, nota comeMissa Romana: ebbe la prima esecuzione il 16 maggio 1734 alla chiesa romana diSan Lorenzo in Lucina. Essa è tuttora una delle sue composizioni di musica sacra più note ed eseguite.

La disorganizzazione del mondo teatrale romano e l'acuirsi dei problemi di salute indussero Pergolesi a tornare a Napoli, dove nell'autunno rappresentò alTeatro NuovoIl Flaminio, commedia in musica su libretto del fidoGennaro Antonio Federico. Si trattò di un lavoro maturo ed interessante da diversi punti di vista, come l'utilizzo di diversi registri musicali (con l'impiego di stilemi della tradizione folcloristica napoletana) a seconda della classe sociale del personaggio, la scelta di scrivere in dialetto le parti del libretto destinate ai personaggi più “popolani” o la caratteristica di affiancare ad arie serie momenti musicalmente più leggeri e addirittura comici.[6]

L'opera fu un grande successo e a Pergolesi arrivò la commissione di una serenata per le nozze del PrincipeRaimondo di San Severo con Carlotta Gaetani dell'Aquila di Aragona. Tale serenata andava completata per il giorno del matrimonio, fissato per il 1º dicembre 1735 aTorremaggiore, tuttavia le peggiorate condizioni di salute costrinsero il musicista a interrompere la composizione e a musicarne solo una parte. La musica è andata perduta e ciò si desume dal ritrovamento del solo libretto. L'incedere inesorabile dellatubercolosi sul suo fisico lo costrinse a salutare sua zia Cecilia Giorgi, che si era trasferita a Napoli per aiutarlo e a ritirarsi aPozzuoli, in una residenza del duca di Maddaloni prossima al locale convento dei cappuccini, dove si sperava potesse trovare un clima più favorevole alla sua malattia. Qui si spense il 17 marzo 1736, a soli ventisei anni di età, «confortato da assistenza medica e spirituale; è infondata la tradizione che lo raffigura in condizioni di abbandono e miseria.»[6]

LoStabat Mater e la morte (1736)

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In tutta la sua breve vita, parallelamente all'attività operistica, Pergolesi fu un fecondo autore dimusica sacra, ma è solo nei suoi ultimi mesi di vita che compose quelli che sono considerati il suo lascito più importante in questo ambito: si tratta delSalve Regina del 1736 e del coevoStabat Mater per orchestra d'archi,soprano econtralto, che la tradizione vuole sia stato completato il giorno stesso della sua morte.

Se questo aneddoto sia verosimile o si tratti di un ulteriore ricamo romantico fiorito attorno alla figura del Pergolesi è di secondaria importanza. È invece certa, come si rileva nello studio dell'autografo, una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori, parti diviole mancanti o soltanto abbozzate, e più in generale un certo disordine tipico di chi ha poco tempo davanti a sé. Tanto che in calce all'ultima pagina dello spartito scrisse di suo pugno "Finis Laus Deo", quasi a mostrare il sollievo per aver avuto "il tempo necessario per concludere l'opera".[12]

È da notare il fatto che questa composizione fosse commissionata daiCavalieri della Vergine dei dolori della Confraternita di San Luigi al Palazzo per sostituire loStabat Mater diAlessandro Scarlatti, che veniva tradizionalmente eseguito nel periodo quaresimale: che una composizione del celebre Alessandro Scarlatti, datata 1724, fosse sostituita è indicativo della rapida evoluzione del gusto musicale nella Napoli settecentesca e di come composizioni di pochi anni più antiche fossero considerate di stile arcaico rispetto allo stile proposto da musicisti come Pergolesi.

È infine da ricordare come la musica delloStabat Mater pergolesiano sia da sempre straordinariamente apprezzata, tanto cheJohann Sebastian Bach la utilizzò per farne unaparafrasi (modificando la parte della viola ed aggiungendovi l'uso di uncoro), nel suoTilge, Höchster, meine Sünden (BWV 1083) che usa come testo una versione tedesca delsalmo 51.

La parabola artistica di Pergolesi, afflitto fin dall'infanzia da seri problemi di salute - si ritiene fosse affetto daspina bifida o dapoliomielite,[13][14] come mostra la caricatura di Ghezzi che lo raffigura con la gamba sinistra più corta e sottile della destra - si compì in appena cinque anni. Morì ditubercolosi a soli 26 anni, nel 1736, nelconvento dei cappuccini di Pozzuoli. Fu sepolto nella fossa comune dellacattedrale di San Procolo.

Scarna e di dubbia attribuzione è l'attività nella musica strumentale: la raccoltaI Concerti Armonici, è definitivamente risultata essere opera del compositore dilettante fiammingoUnico Wilhelm van Wassenaer da quando, nel 1979-80, ne sono stati rintracciati gli originali autografi presso ilcastello di Twickel, neiPaesi Bassi.[15]

Leggenda e fama postuma

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Se in vita, nonostante i numerosi riconoscimenti, la fama di Pergolesi era quasi esclusivamente limitata all'ambiente musicale napoletano e romano, non deve sorprendere che questa figura di compositore, morto giovanissimo con una parabola artistica di soli cinque anni e tuttavia in grado di lasciare una manciata di composizioni indimenticabili, abbia potuto suggestionare poeti ed artisti che nel corso dell'Ottocento ne reinterpretarono la figura in chiave romantica.

Monumento a Giovanni Battista Pergolesi a Jesi

Tuttavia già alla metà delSettecento Pergolesi era immensamente più noto di quanto non fosse stato in vita: come accennato, le numerose stampe delle sue composizioni iniziarono a diffondersi in tutta l'Europa, interessando autori comeJohann Sebastian Bach, che addirittura scrive sulla musica del celebre "Stabat Mater" il Salmo 51 (BWV 1083) modificandone solo la coda dell'Amen, ed una quantità innumerevole di autori minori, comePietro Chiarini, autore di numerosipastiche di arie pergolesiane. Soprattutto la scarsità di informazioni tangibili sulla sua vita e sulle sue opere fu terreno fertile per il fiorire di fantasiosi aneddoti di ogni tipo. Si insinuò il dubbio che la sua tragica fine fosse dovuta non a cause naturali ma all'avvelenamento da parte di musicisti invidiosi del suo talento.[16] Gli furono attribuiti una bellezza apollinea e numerosi tragici amori.

Proprio a causa di tale straordinaria fama postuma, il catalogo delle sue opere ha avuto un imprevedibile destino: nel corso delXVIII eXIX secolo si diffuse la prassi di pubblicare a suo nome, a scopo di speculazione, qualunque spartito avesse lo stile musicale della Scuola musicale napoletana. Questo portò alla fine del XIX secolo a contare oltre cinquecento composizioni nel catalogoinformale delle sue opere. Gli studi contemporanei hanno ridotto a meno di cinquanta le composizioni di Pergolesi, e fra queste solo ventotto sono i lavori la cui paternità è considerata certa.

Tuttora vi sono seri dubbi sull'attribuzione di diversi lavori, anche fra i più noti, come ilSalve Regina in fa. Diverse edizioni musicali e discografiche perpetuano queste incertezze sulla paternità di diverse composizioni, pubblicando a suo nome composizioni sicuramente prodotte da altri autori, come ad esempio le arieSe tu m'ami (certamente composta dal musicologoAlessandro Parisotti nella seconda metà dell'Ottocento e inclusa in una sua raccolta di arie barocche a nome di Pergolesi) eTre giorni son che Nina (attribuita aVincenzo Legrenzio Ciampi) o ilMagnificat in Re, composto dal suo maestroFrancesco Durante.

Emblematico nel descrivere la situazione di estrema incertezza che contraddistingue il catalogo delle opere di Pergolesi è il caso delPulcinella diIgor' Fëdorovič Stravinskij: composto nel 1920 come omaggio allo stile del compositore di Jesi, la più recente critica musicale ha stabilito che dei 21 pezzi utilizzati per questa composizione, ben 11 sono da attribuirsi ad altri autori (principalmenteDomenico Gallo), due sono di dubbia attribuzione e solo otto (per lo più tratti dalle sue opere liriche), sono da attribuirsi al Pergolesi.

Attualità della musica di Pergolesi

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A differenza dei lavori di compositori suoi contemporanei, la musica di Pergolesi gode tuttora di vasta popolarità ed è frequentemente eseguita nei teatri e nelle sale da concerto. In particolare loStabat Mater e ilSalve Regina fanno parte stabilmente del repertorio, soprattutto a cavallo del periodo pasquale, e non è raro ascoltarne adattamenti o brani all'interno dellecolonne sonore difilm espot pubblicitari.

Della sua produzione operistica, l'intermezzobuffoLa serva padrona è regolarmente eseguito nei programmi dei maggiori teatri del mondo. Parallelamente al rinnovato interesse del pubblico per la musica barocca, manifestatosi negli ultimi decenni, vi è stata una "riscoperta" delle sue composizioni meno celebri, fra le quali è da ricordare la sfarzosa rappresentazione deLo frate 'nnammorato, allestita dalTeatro alla Scala diMilano nel1989 con la direzione diRiccardo Muti e la regia diRoberto De Simone.

Dal 2001 la "Fondazione Pergolesi-Spontini" diJesi organizza un festival annuale dedicato alla musica dei due illustri compositori marchigiani. Nel corso degli anni è stata allestita la prima rappresentazione di alcune fra le opere più rare del compositore jesino, permettendone la registrazione e la pubblicazione discografica, e favorendone quindi la riscoperta presso il grande pubblico. Da ricordare, infine, che nel 2010 è stato celebrato il III centenario dalla nascita del compositore di Jesi, occasione sfruttata dai maggiori teatri del mondo per riproporre in cartellone alcune delle sue composizioni, anche fra le meno celebri.

Omaggi

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In onore del musicista l'asteroide 6624 P-L, scoperto nel 1960, è stato denominato7622 Pergolesi.Il romanzoHotel Borg diNicola Lecca fa delloStabat Mater il perno attorno a cui ruota tutta la vicenda narrata.

Colonne sonore cinematografiche nelle quali è impiegata musica di Pergolesi

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Catalogo delle opere

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Il presente elenco è tratto dalCatalogo Caffarelli del 1941, integrato dai successivi maggiori contributi in campo musicologico. Per quanto si sia cercato di compilare un elenco esaustivo e preciso, la materia presenta difficoltà oggettive ed ambiguità nelle fonti che non consentono di considerarlo del tutto affidabile. Le opere di cui esiste l'originale autografo sono segnalate con il simbolo (*).

Opere eseguite in vita

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Opere postume

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  • Concerto per violino in Si bemolle.
  • Dalsigre, ahi mia Dalsigre - Cantata per soprano e archi. (*)
  • In coelestibus regnis,Antifona per contralto, archi e basso continuo. (*)
  • Laetatus sum,Salmo per soprano eorchestra. (*)
  • Laudate pueri Dominum,Salmo per soprano, coro eorchestra. (*)
  • Luce degli occhi miei - Cantata per soprano e archi.
  • Salve Regina in Do minore,mottetto per soprano, archi e basso continuo. (*)
  • Segreto tormento altrimenti noto comeChi non ode e chi non vede - Cantata per soprano. (*)
  • Sonata in La perclavicembalo. (*)
  • Stabat Mater per soprano, contralto, archi e basso continuo. (*)
  • Tu resterai mia cara - Cantata per soprano, contralto e archi. (*)

Opere di incerta attribuzione

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  • 42 Solfeggi a 2 voci.
  • 64 Solfeggi a 3 voci.
  • In hoc die quam decora,mottetto per soprano, contralto, tenore, 2 cori e orchestra.
  • Le luci vezzose del caro mio bene,aria, inedita.
  • Nacqui agli affanni in seno,aria, inedita.
  • Miserere II in Do minore.
  • Orfeo altrimenti noto comeNel chiuso centro - Cantata per soprano e archi. Talvolta attribuita anche aBenedetto Marcello.
  • Salve regina in Fa minore,mottetto per contralto, archi e basso continuo.
  • Sinfonia (sonata) in Fa pervioloncello ebasso continuo.
  • Sonata in Do perclavicembalo.
  • Un caro e dolce sguardo, aria, inedita.
  • Concerto per oboe - Trascritto daJohn Barbirolli.

Opere erroneamente attribuite a Pergolesi

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Includiamo anche un elenco delle più note fra le opere erroneamente attribuite al Pergolesi.Laddove possibile, si è indicato anche l'autore originale.

Filmografia

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Note

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  1. ^"...one of the finestopere serie of the early eighteenth century": Donald Jay Grout e Hermine Weigel Williams,A Short History of Opera (quarta edizione), New York, Columbia University Press, 2003, p. 229,ISBN 978-0-231-11958-0.
  2. ^ Richard Will,Pergolesi's Stabat Mater and the Politics of Feminine Virtue (PDF), inThe Musical Quarterly, vol. 87, n. 3, 2004, pp. 570-614,DOI:10.1093/musqtl/gdh021.URL consultato il 16 gennaio 2023(archiviato dall'url originale il 5 giugno 2010).
  3. ^Michael Steinberg,Choral Masterworks: A Listener's Guide, 2006, p. 115,ISBN 9780198029212.
  4. ^Barry S. Brook,Pergolesi: research, publication and performance,The present state of studies on Pergolesi and his times. November 18–19, 1983, Jesi, Italy, 1983,ISBN 9780918728791.
  5. ^L'attribuzione a Vaccaro del dipinto a olio conservato nel Museo Storico Musicale delConservatorio di San Pietro a Majella, e l'affermazione che si tratti un autentico ritratto di Pergolesi è contenuta ad esempio in De Simone, p. 6. Il dipinto fa parte del materiale donato daFrancesco Florimo all'ex Collegio di musica San Sebastiano di Napoli nel 1874 (Ritratti, suConservatorio di musica San Pietro a Majella.URL consultato il 6 agosto 2023.). Al contrario, secondo Toscani e Dorsi (p. 126), gli unici autentici ritratti del musicista a noi pervenuti sono due caricature (l'una derivata dall'altra) eseguite daPier Leone Ghezzi durante il soggiorno romano di Pergolesi. Entrambe le caricature sono riprodotte all'interno della presente voce.
  6. ^abcdefghij Claudio Toscani,PERGOLESI, Giovanni Battista, sutreccani.it, collanaDizionario Biografico degli Italiani, vol. 82, Roma, Treccani, 2015.
  7. ^ Charles de Brosses,Lettres familières écrites d'Italie à quelques amis, en 1739 et 1740, a cura di Hippolyte Babou, tomo primo, Parigi, Poulet-Malassis et De Broise, 1858, p. 258.
    «Naples est la capitale du monde musicien»
  8. ^Era denominatoparanza, parola che indica genericamente un gruppo di persone, un gruppo di musicisti che suonavano e/o cantavano a Napoli e nelle zone limitrofe, fuori dai conservatori nei quali studiavano; ilcapo-paranza era scelto tra i migliori elementi e aveva responsabilità su tutti gli altri.
  9. ^Il nome indicato da Toscani è Marzio IV, mentre in effetti secondo la completa genealogia dei duchi di Maddaloni elaborata da Francesco Dandolo e Gaetano Sabatini (Lo Stato feudale dei Carafa di Maddaloni. Genesi e amministrazione di un ducato nel regno di Napoli (secc. XV-XVIII), Napoli, Giannini, 2009, pp. 11-13,ISBN 978-88-7431-439-3), il duca in carica dal 1716 al 1748, marito di Anna Colonna, si chiamava Domenico Marzio VIII (p. 13).
  10. ^Mario Carrozzo e Cristina Cimagalli,Storia della musica occidentale, volume II:Dal Barocco al Classicismo viennese, Roma, Armando, 2008, p. 326.
  11. ^Vite di Haydn, Mozart e Metastasio (Parigi, 1814)
  12. ^Barry S. Brook, Marvin E. Paymer - The Pergolesi Hand: A Calligraphic Study (Oxford, 1982)
  13. ^Dorsi, p. 126.
  14. ^ Paolo Cairoli,Pergolesi e il Salve Regina, Equilibrio tra pathos e oggettività classica, susistemamusica.it(archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2007).
  15. ^Unico Willem van Wassenaer, subaroquemusic.org.URL consultato il 4 gennaio 2016.
  16. ^Biografie e ritratti di uomini illustri piceni pubblicate per cura del conte Antonio Hercolani editore: 2, 1839, p. 169.
  17. ^Classical music in movies, sunaxos.com.URL consultato il 12 settembre 2017.
  18. ^Cfr. G.-B. Pergolesi-P. Auletta et Alii,Il Maestro di Musica-Pastiche-Commedia per Musica-Versione in 2 Atti. Revisione ed Adattamento librettistico, Realizzazione dei Recitativi e Ricostruzione della Partitura di M. Genesi sulla base dello spartito del duca Francesco Caffarelli e degli Amici della Musica (Roma, 1941), Lodi, 2016, in 6 fasc.-parte sciolti (Flauto; Violino I; Violino II, Viola, Violoncello; Violone al cembalo), pp. 24 + 52 + 36 + 50 + 48 + 24 e partitura.

Bibliografia

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  • AA. VV. - Enciclopedia Garzanti della Musica - Milano 1998
  • Giovanni Battista Pergolesi,Opera omnia, a cura di Filippo Caffarelli, Roma, Amici della Musica da Camera, 1936-1941
  • Roberto De Simone,Omaggio a Giovan Battista Pergolesi 1710-2010, a cura di Mariano Bauduin e Franco Mancusi, Napoli, Grimaldi, 2010,ISBN 978-88-89879-62-7.
  • Fabrizio Dorsi eGiuseppe Rausa,Storia dell'opera italiana, Torino, Paravia Bruno Mondadori, 2000,ISBN 978-88-424-9408-9
  • Pietro Celli (a cura di),Dizionario dell'Opera - Roma 2006
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