Giambattista Manfredi (Napoli,7 luglio1758 –1º novembre1842) è stato unfunzionario epresbiteroitaliano.[1][2] Noto anche comeGiovanni Battista Manfredi o ancheGiovan Battista Manfredi, fu un insegnante dell'Università degli Studi di Altamura (1747-1812), dove insegnò prima eloquenza e in seguito filosofia naturale, oltre che esserecanonico evicario generale. Fu uno dei fondatori delReale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli e dell'Accademia italiana di Livorno. Parteggiò per laRepubblica Napoletana (1799)[2] ed era affiliato allamassoneria.[3][4]
Giambattista Manfredi nacque aNapoli il 7 luglio 1758. Suo padre era l'altamurano Vitangelo Manfredi, mentre sua madre era una certa Caterina Rossetti della città diSanta Maria di Capua. In seguito la sua famiglia si trasferì nella città di suo padre,Altamura e nel corso della sua vita si sentì sempre altamurano. Studiò prima lettere, filosofia e giurisprudenza nell'Università di Studi di Altamura, per poi laurearsi all'Università degli Studi di Napoli. Srguì per certi versi una carriera simile a quella seguita daMario Tirelli, divenendo prima canonico e poi tesoriere e cantore dellaCattedrale di Altamura. Fu anche insegnante di eloquenza e filosofia naturale presso l'Università degli Studi di Altamura.[5]
A dicembre del 1798, allorché il reFerdinando I delle Due Sicilie abbandonòNapoli rifugiandosi inSicilia e pochi giorni prima dellaRivoluzione altamurana, in casa sua adAltamura si tennero riunioni alle quali parteciparono le persone più in vista e illuminate della città al fine di decidere sul da farsi. Durante la Rivoluzione altamurana (1799), insieme aMario Tirelli e ad altri, fu nominato dal Governo dipartimentale giudice di pace.[5]
Dopo i fatti del 1799, fu costretto, come accadde per altri, ad allontanarsi da Altamura. Prima fu a Napoli, dove si rifugiò a casa dei suoi amici Montaruli. Come raccontato daLuca de Samuele Cagnazzi, all'arrivo dei sanfedisti aNapoli i suoi amici furono arrestati e Manfredi fu lasciato senza vesti.[6] In seguito Manfredi stesso fu arrestato e imprigionato sull'Isola di Santo Stefano. Poté uscire solo con lapace di Firenze (1801), allorché il reFerdinando I delle Due Sicilie dovette (sulla base dell'accordo stipulato) rilasciare i prigionieri dei fatti del 1799. Le cose cambiarono in seguito con la salita al trono diGiuseppe Bonaparte eGioacchino Murat. ComeMario Tirelli, era iscritto allaCarboneria e anche allaMassoneria.[7]
Nell'aprile 1806,fece parte della Deputazione della città diAltamura, insieme a Cagnazzi e altri due laici, che fu inviata a Matera in occasione del passaggio diGiuseppe Bonaparte.[8]