Geti era il nome che veniva dato dagli scrittori pre-Romani alla popolazione stanziata nella regione successivamente nota comeDacia, a centro nord dell'ultimo tratto delDanubio, dove aveva gli inizi l’antica Bulgaria.
I Geti erano parte del gruppo digenti indoeuropee, forse parte della famigliatracica; è possibile che fossero tanto parte del popolo deiDaci o Tracchi, quanto che da questi siano stati a un certo punto assorbiti. Per gli autoriromani i terminiDaci eGaeti erano considerati in genere equivalenti, anche seSeneca indicava Geti come gli abitanti delle pianure dellaValacchia[1], mentreStazio indicava i Daci come gli abitanti dei territori montuosi e collinari dellaTransilvania[2]; inoltre distinguevano iTyragetae, Geti stanziati vicino al fiumeNistro.
SecondoErodoto, i Geti erano "la più nobile e la più giusta di tutte le tribù traciche".Quando nel514 a.C. iPersiani, guidati daDario I, attuarono una campagna contro gliSciti, le varie popolazioni deiBalcani si arresero al sovrano e lo lasciarono passare sui loro territori; solo i Geti opposero resistenza. I Geti in seguito furono sconfitti daAlessandro Magno nel335 a.C. sulle rive delDanubio, nel corso della suacampagna nei Balcani; in quell'occasione, Alessandro per attraversare il Danubio si servì di zattere e di piccole imbarcazioni di pescatori, sorprendendo circa 4000 Geti, attaccati alle spalle, dopo aver attraversato il fiume.
Come ci tramanda Erodoto, i Geti (alla fine delVI secolo a.C.) credevano nell'immortalità dell'anima e consideravano la morte un mero cambio di paese:
«Si ritengono immortali in questo senso: non credono di morire, ma che chi muore vada pressoSalmoxis, un semidio; alcuni di loro credono che questo stesso semidio sia Beleizis. Ogni quattro anni inviano come messaggero presso Salmoxis uno di loro di volta in volta estratto a sorte, dandogli istruzioni su ciò che in ogni circostanza desiderano. Lo inviano nel modo seguente: quanti ne sono stati incaricati hanno in mano tre giavellotti, altri afferrano per le mani e i piedi l'inviato presso Salmoxis, lo lanciano in aria e lo lasciano cadere sulle punte. Se muore trafitto, pensano che il dio sia propizio; se invece non muore, accusano il messaggero, dicendo che è un uomo cattivo e, dopo averlo incolpato, ne mandano un altro: gli danno istruzioni quando è ancora vivo.»
«Questi stessi Traci, quando tuona o lampeggia, dardeggiando in alto verso il cielo, minacciano il dio, ritenendo che non ci sia altro dio se non il loro.»
Accanto aZalmoxis, un ruolo di rilievo tra le divinità gete era attribuito aGebeleixis. Il primo sacerdote godeva di una posizione prominente in quanto rappresentante della divinità suprema, Zalmoxis, ed era anche il consigliere del re.Giordane nella suaGetica, attribuiva aDeceneo il titolo di sacerdote capo diBurebista[3].