Il precoce interesse del giovane Gershom per la tradizione fu fortemente avversato dal padre Arthur. Grazie all'intermediazione della madre il ragazzo poté imparare l'ebraico e studiare ilTalmud con un rabbinoortodosso. Tuttavia, per uno strano contrasto, Scholem era anche attratto dalsionismolaico esocialisteggiante, ed entrò a far parte del gruppoJung Juda. Fu molto influenzato dal poetaWalt Whitman, che egli avvicinava al misticismo ebraico.
Nel1936 sposò Fania Freud. Dopo la nascita delloStato di Israele fu presidente dell'Accademia nazionale delle Scienze; nel1965 ebbe il titolo diprofessor emeritus all'Università Ebraica.
Scholem pone il suo approcciostoriografico allo studio delmisticismo ebraico in diretto contrasto con quello della scuolaottocentesca dellaWissenschaft des Judentums (scienza del giudaismo). L'analisi delgiudaismo da parte di questo movimento ha, agli occhi di Scholem, due gravi carenze: (1) studia ilgiudaismo come un oggetto morto posto su un vetrino di microscopio anziché come un organismo vivente e (2) non tiene in considerazione il "fondamento" stesso del giudaismo, le forze irrazionali che vivificano lareligione. Per Scholem le componentimitiche e mistiche sono altrettanto importanti che quellerazionali.
Tuttavia egli non vuole seguire le orme di chi ha abbracciato la mistica ma non lastoria degliEbrei. In particolare è in disaccordo conMartin Buber a cui rimprovera la personalizzazione dei concetticabalistici e l'ignoranza dellastoria, dellalingua e dellapatria ancestrale del popoloebraico.
NellaWeltanschauung di Scholem l'indagine del misticismo ebraico non può prescindere dal contestostorico. Partendo da una sorta diGegengeschichte (controstoria)nietzschiana egli arriva ad includere nellastoria "pubblica" molti degli aspetti meno "normativi" delgiudaismo. Quest'impeto di conferire legittimità all'irrazionale deriva, come quello dellaWissenschaft, più o meno direttamente daBuber. Tuttavia le vedute "contro-storiche" (gegengeschichtlich) di Scholem comportano il concetto di tradizione come forte legame tra gliEbrei di ieri e gli Ebrei di oggi (adesione alsionismo).
Specificamente Scholem concepisce la storia ebraica come formatagrosso modo da tre stadi:
Durante il periodo biblico ilmonoteismo lotta contro ilmito senza riuscire a sopraffarlo completamente.
Nel periodo talmudico parte delle "istituzioni" – per es. nozione del poteremagico dell'adempimento deisacramenti – viene eliminata a favore di un concetto più puro dellatrascendenza divina.
Nel periodo medievale, posti di fronte all'impossibilità di conciliare ilDio astratto dellafilosofia greca colDio personale dellaBibbia, i pensatori ebrei comeMosè Maimonide, nel loro tentativo di eliminare i residui delmito, snaturano la figura delDio vivente. È a partire da quest'epoca che si sviluppa il misticismo inteso come sforzo teso a ritrovare l'essenza del Dio dei padri.
La nozione dei tre stadi, con le sue interrelazioni tra irrazionale e razionale, porta Scholem a formulare tesi assai controverse. Secondo la sua opinione è dallaQabbalahluriana che si sviluppò il movimentomessianico cinquecentesco delsabbatianesimo. Per neutralizzare il sabbatianesimo, come sintesihegeliana, sarebbe sorto il Chassidismo. Molti che aderivano alChassidismo perché vi vedevano una congregazioneortodossa accolsero come uno scandalo l'idea che la loro comunità avesse un rapporto così stretto con un movimento "ereticale". Similmente Scholem ipotizzò come fonte della Qabbalahduecentesca un ipoteticognosticismo ebraico anteriore a quellocristiano.
L'approcciostoriografico di Scholem implicava anche una teorialinguistica. Diversamente daBuber egli credeva nella capacità dellinguaggio di evocare realtà sovrannaturali. E, in contrasto conBenjamin, poneva l'ebraico in posizione privilegiata in quanto unica lingua in grado di adombrare la verità divina. Scholem immaginava i cabalisti come interpreti di unarivelazionelinguistica preesistente.
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Teologia e utopia: carteggio 1933-1940 (conWalter Benjamin), trad. di Anna Maria Marietti, Torino, Einaudi, 1987
Da Berlino a Gerusalemme. Ricordi giovanili, trad. di Anna Maria Marietti, Torino, Einaudi, 1988; n.ed. ampliata, a cura di Giulio Busi, trad. di Saverio Campanini, Torino: Einaudi, 2004
Walter Benjamin. Storia di un'amicizia, trad. e note diEmilio Castellani e Carlo Alberto Bonadies, Milano, Adelphi, 1992
Alchimia e kabbalah, trad. di Marina Sartorio, Torino, Einaudi, 1995
Lo splendore della Qabbala, a cura di Massimo Jevolella e Laura Maggioni, Como, Red, 1995
Zohar: il libro dello splendore, passi scelti della Qabbalah, trad. diElena Loewenthal, Torino, Einaudi, 1998
Mistica, utopia e modernità: saggi sull'ebraismo, a cura di Marina Cavarocchi Arbib, Genova, Marietti, 1998
Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, trad. di Adriano Fabris, Milano, Adelphi, 1998
Sabbetay Sevi: il messia mistico 1626-1676, introduzione diMichele Ranchetti, trad. di Caterina Ranchetti e Milka Ventura, Torino: Einaudi, 2001
Scholem Shalom: due conversazioni su Israele, gli ebrei e la qabbalah, a cura di Gianfranco Bonola, introduzione di Friedrich Niewohner, Macerata: Quodlibet, 2001
I segreti della creazione Un capitolo del libro cabbalistico «Zohar», a cura di Elisabetta Zevi, trad. diGabriella Bemporad, con una Nota diMoshe Idel, Milano, Adelphi, 2003
Tre discorsi sull'ebraismo, trad. di Paola Buscaglione Candela, Firenze, Giuntina, 2005
Educazione e giudaismo: un dialogo pedagogico, a cura di Massimo Giuliani, Brescia, Morcelliana, 2007
L'idea messianica nell'ebraismo e altri saggi sulla spiritualità ebraica, a cura di Roberto Donatoni e Elisabetta Zevi, con una nota di Saverio Campanini, Milano, Adelphi, 2008
La figura mistica della divinità. Studi sui concetti fondamentali della Qabbalah, a cura e con una nota di Saverio Campanini, Milano, Adelphi, 2010
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