Con il terminefeudi imperiali venivano convenzionalmente indicati tutti i singoli territori soggetti - fino all'invasione napoleonica - alSacro Romano Impero.I feudi che facevano parte dell'impero potevano essere dipendenti solamente dall'imperatore (feudiimmediati o sovrani), oppure sottoposti alla sovranità di un principe o signore, vassallo intermediario dell'imperatore (feudi mediati).
I feudi immediati erano di fatto gli Stati sovrani che costituivano la confederazione imperiale. Venivano definiti "Stati imperiali" (Reichsstände, Unmittelstände), erano circa trecento e partecipavano con il proprio diritto di voto ai lavori delReichstag, distribuiti in10 circoli imperiali e distinti in elettorati, principati, contee, signorie, città imperiali. A questi si aggiungevano un certo numero di sovranità di fatto che non appartenevano ai circoli dell'impero: i feudi equestri deiCavalieri del Sacro Romano Impero ed i feudi italiani e francesi, questi ultimiexclaves in territorioalsaziano come Feudi mediati sottoposti al protettorato di Parigi.[1]
In senso stretto, in Italia, il termine è utilizzato per definire storicamente una serie di minuscoli Stati, residui di antichesignorie feudali disseminati lungo i confini diLiguria,Piemonte,Lombardia,Emilia eToscana aventi piena sovranità (immediati, cioè sottoposti solo all'autorità dell'imperatore o mediati, cioè con una certa autonomia ma sottoposti al protettorato o autorità di stati vicini più potenti).
Alla fine delleGuerre d'Italia nel 1559, quando la Francia rinunciò alla proprie pretese sulla penisola, i più grandi feudi imperiali in Italia (detti anche "feudi latini") vennero sottoposti alla giurisdizione feudale delConsiglio Aulico di Vienna. Essi erano ilDucato di Milano, laRepubblica di Genova, ilDucato di Savoia, ilGranducato di Toscana, ilDucato di Parma, e ilDucato di Mantova. Gli Asburgo d'Austria, che reggevano l'Impero, e dei loro rami cadetti furono insediati in svariati feudi (Milano, Toscana, Mantova, Parma, Modena) allorché le dinastie locali si estinsero, soprattutto durante le guerre di successione del XVIII secolo.
Ilregno d'Italia carolingio aveva gettato le basi delfeudalesimo germanico, anche nella penisola italiana e in particolar modo nelle regioni settentrionali, mentre l'autorità papale, dopo la caduta degliHohenstaufen, era riuscita ad affrancare l'Italia meridionale e gran parte dei territori pontifici che dalleMarche raggiungevano laRomagna. L'autorità imperiale si era in seguito indebolita per l'avvento deiLiberi Comuni, prima, e dellesignorie poi. Molti Stati italiani continuavano tuttavia a mantenere un rapporto di vassallaggio con l'impero, da cui erano esclusi larepubblica di Venezia, gliStati papali e i regnidi Napoli,di Sicilia edi Sardegna. Vasti feudi imperiali, formalmente dipendenti dall'imperatore, furono infeudati a numerose famiglie italiane (Adorno,Spinola,Doria,Fieschi,Medici,Malaspina, ecc.) e si conservarono fino alle abolizioni feudalinapoleoniche del luglio 1797.[2]
Tutta l'Italia settentrionale a nord delloStato Pontificio, tranne laRepubblica di Venezia, faceva parte del Sacro Romano Impero, e i vari signori che nel Medioevo se ne dividevano il territorio esercitavano il potere, almeno formalmente, per delega e investitura dell'imperatore, quali suoi feudatari. Lo stesso strumento dell'investitura imperiale, ogni volta che vi succedeva un regnante, fu utilizzato per legalizzare le signorie cittadine e i successivi principati rinascimentali, rimarcando così il formale e diretto legame con l'imperatore.[3]
Anche i maggiori Stati italiani, nominalmente sudditi dell'Impero, fino alXVIII secolo furono convenzionalmente feudi imperiali o aggregati di essi. Erano sottoposti alla giurisdizione delReichshofrat, il Supremo Tribunale dell'Impero, con apposita sezione italiana, ma non avevano seggio o voto allaDieta imperiale ad eccezione delDucato di Savoia che dalla seconda metà del XVII secolo di fatto non venne più esercitato daiSavoia, per rimarcare la loro autonomia dall'impero. Di questi, sei maggiori erano denominati "Feudi latini" (Feuda latina):
Tra gli altri feudi dell'Impero di medie dimensioni si ricordano ilMonferrato, i ducati diModena eReggio, quelli diMassa,Sabbioneta,Bozzolo, i già citati Stati parmensi (oltre i ducati diParma e Piacenza, loStato Pallavicino, loStato Landi, ilmarchesato di Zibello) fino ai piccoli principati padani (ilducato di Guastalla, ilprincipato di Correggio, ecc.), tutti via via assorbiti dagli Stati più grandi.[4]
Esisteva poi, una serie di circa 200-250 piccoli feudi, i cosiddetti "Feudi minori" (Feuda minora), specie sui montiliguri e sui colli delBasso Piemonte fino all'Appennino tosco-emiliano; essi consistevano in un gruppo di antichi feudi, nati dalla disgregazione degli storici marchesati degliAleramici e degliObertenghi, che, anche grazie alla posizione geografica isolata, riuscirono a sopravvivere più a lungo, ben oltre la fine del Medioevo (il periodo tipico di queste istituzioni), almeno finché durò nominalmente il potere imperiale. Per questi Stati l'investitura era ben più di una questione formale, poiché solo la protezione imperiale poteva garantire l'autonomia a entità politiche tanto deboli. Erano nelle mani di circa 50-70 famiglie nobili (Gonzaga,Del Carretto,Malaspina,Scarampi,Pico,Pallavicino,Spinola,Doria,Fieschi,Adorno,Brignole, ecc.).
Quando si costituirono i vari principati rinascimentali molti di essi nell'età moderna furono assorbiti, ma altri, posti sotto la diretta tutela degliAsburgo, che detenevano la corona imperiale, e talvolta dellaSpagna e poi dell'Austria che dominavano l'Italia, riuscirono a sopravvivere ed anche a conoscere una sorta direvival nelXVIII secolo, quando la casa imperiale austriaca ebbe il diretto dominio su Milano e, tramite i suoi vassalli dei feudi imperiali, poteva avere un più ampio controllo della zonaappenninica e padana.[5]
Dall'ultimo decennio del XVII secolo, la corte diVienna aveva attuato una politica di rilancio del potere imperiale in Italia. Le ragioni erano dettate da un programma asburgico di natura politica, strategica e non per ultimo economica: le regioni lombarde, piemontesi, toscane erano tra le più ricche dell'intero territorio imperiale ed economicamente ben predisposte e per questo appetibili ai sovrani. Da molti cronisti francesi del tempo infatti l'Italia era definita "le Indie dell'Impero".
In alcune zone la figura deivicari imperiali, almeno formalmente, non era mai venuta meno. In Toscana, dopo le conquiste diFirenze delXIV secolo, l'ufficio del vicario fu trasferito dalla sede diSan Miniato al Tedesco (in ricordo appunto di tale funzione) ai marchesiMalaspina diFosdinovo che ne assunsero la carica ereditaria fino alla fine dell'Ancien Régime.[6]
L'imperatoreLeopoldo I d'Asburgo perseguì così una politica di recupero delle terre italiane per contrastare politicamente ed economicamente l'espansionismo aggressivofrancese di quegli anni e molti signorotti locali, anche a seguito di espresso editto imperiale, si affrettarono a farsi riconoscere i propri possessi come feudi dell'impero, per una maggiore tutela politica e di indipendenza verso gli stati maggiori limitrofi. Di conseguenza si acuirono nuovamente, proprio in questi anni, le tensioni diplomatiche traVienna e laSanta Sede anche per la contestata natura giuridica feudale di taluni feudi come quelli diComacchio, diCarpegna o diApecchio nelMontefeltro, di fatto integrati negli Stati della Chiesa.[7]
I feudi imperiali superstiti in Italia possono così suddividersi indicativamente in due categorie:
Facevano parte del primo gruppo iducati di Savoia edAosta i cui sovrani, i duchi di Savoia, poi re diSardegna dal 1713, continuavano ad essere formalmente vassalli dell'impero con diritto di seggio e di voto allaDieta imperiale diRatisbona. Nonostante, a più riprese, i duchi avessero ricevuto dall'imperatore molti feudi imperiali (Monferrato,Novara, ilVigevanasco, laLomellina,Voghera, leLanghe eTortona), dalla fine del XVII secolo non riconoscevano più il rapporto di sottomissione all'impero, mancando di inviare i propri deputati alla Dieta imperiale, né versando la tassa della matricola all'erario imperiale. Tale affermazione delle proprie autonomie e sovranità venne sin dal 1738 ripetutamente e decisamente sostenuta con una serie di provvedimenti e decreti legislativo-amministrativi tesi a garantire la potestà reale contro le resistenze più o meno occulte da parte del senato milanese alla cui giurisdizione e fisco fino ad allora erano sottoposti i feudi delle Langhe prima della loro cessione aiSavoia.[8] Tuttavia una eccezione nei rapporti di Casa Savoia con l'Impero fu la crisi (1730-1731) traVittorio Amedeo II eCarlo Emanuele III durante la quale il primo inviò una richiesta di arbitrato all'Imperatore come sovrano superiore.
Casi particolari furono poi la Toscana e lo stesso Stato di Milano (Milano, Pavia, Cremona,Mantova,Sabbioneta,Bozzolo, ecc.). Tali Stati, infatti, oltre ad essere feudi imperiali, erano anche inunione personale con l'imperatore (beni allodiali della casa imperiale d'Asburgo) e con l'Austria e, come tali, governati da rappresentanti diretti del sovrano (governatori generali per Milano e presidenti del consiglio di Reggenza per la Toscana dal 1737 al 1765).Lo Stato milanese con le sue dipendenze era andato sensibilmente riducendosi nell'estensione territoriale con le cessioni ai Savoia delle vaste province ad ovest delTicino. E con l'annessione alla Repubblica di Venezia diBergamo,Brescia e l'exclave diCrema nel XVI secolo.[9]
Ilducato di Mantova era stato avocato all'imperatore dopo che l'ultimo duca sovrano della linea diGonzaga-NeversFerdinando Carlo Gonzaga ne era stato spogliato perfellonia, perché aveva fatto entrare le truppe Francesi nel mantovano per timore che quest'ultimi operassero ritorsioni aggressive nei confronti della popolazione mantovana e la confisca dei feudi francesi che il Duca di Mantova possedeva. Con la sua annessione si era completato l'accerchiamento austriaco nei confronti dellarepubblica di Venezia, in secolare antagonismo per il predominio della regione. La corte di Vienna era determinata nel mantenere forte la propria presenza nell'Italia settentrionale: dall'ultimo decennio delXVII secolo il piccoloprincipato di Castiglione delle Stiviere era stato occupato dalle truppe imperiali, nonostante le inutili proteste degli spodestati signori della linea cadetta deiGonzaga, i quali rinunceranno definitivamente ai loro diritti e pretese solo nel 1773.[10]
Un caso a parte era, inoltre, larepubblica di Genova che, pur gravitando nell'orbita francese, era ancora legata da un formale rapporto feudale con l'impero, sia per lo Stato genovese che per ilmarchesato di Finale, acquisito nel 1713, riconfermato nel 1748 ed amministrato autonomamente dal resto della repubblica.
Ilducato di Massa e Carrara, a seguito del matrimonio dell'ultima duchessa con il principe ereditario diModena, venne indissolubilmente legato politicamente ed economicamente a questo ducato che, a sua volta, strettamente alleato alla politica imperiale e austriaca, vedeva così realizzato il sogno secolare di avere uno sbocco sulmar Tirreno con il porto diAvenza.
Larepubblica di Lucca, repubblica oligarchica, continuava a vivere dei pochi proventi che ormai residuavano dalle antiche ricchezze commerciali e, se manteneva ancora la propria indipendenza nei confronti della Toscana, era grazie al suostatus di feudo imperiale da tempo immemorabile (XII secolo), in contrapposizione con la Toscana, fino ad allora filospagnola, poi divenuta feudo imperiale.[11]
Infine la Toscana: ilgranducato con l'estinzione della dinastia deiMedici, tornava nel 1737 ad essere feudo diretto dell'impero e bene allodiale dell'imperatoreCarlo VI d'Asburgo, a compensazione della perdita delducato di Lorena, quando la figliaMaria Teresa d'Asburgo si era unita in matrimonio con l'ultimo ducaFrancesco Stefano di Lorena. La Toscana, tuttavia, non avrà un proprio sovrano effettivo fino al 1765, essendo stato eletto il granduca titolare, Francesco Stefano, imperatore del Sacro Romano Impero (1745), finché non la governerà il figlio, effettivo granduca,Pietro Leopoldo che, svincolatosi dalle pesanti ingerenze della madre Maria Teresa e dalle direttive della corte imperiale, libererà la Toscana dal rapporto formalmente feudale con l'impero.[12]
NelXVI secolo con la ripartizione dell'eredità dell'imperatoreCarlo V, tutto il sud Italia, con ilregno di Napoli in testa (formalmente feudo vassallo del Papa), aveva cessato il proprio rapporto di sudditanza con l'impero, ricadendo nella sfera degliAsburgo di Spagna e poi deiBorbone di Spagna.[13]
Accanto a feudi storicamente documentabili come imperiali si verificarono ingerenze arbitrarie e di dubbia legittimità: fu il caso delducato di Parma e Piacenza la cui costituzione era di chiara origine papale, essendo stato creato appositamente per iFarnese daPaolo III per il figlioPier Luigi.[14]
Appartengono al secondo gruppo una moltitudine di staterelli minori che, nella loro relativa indipendenza, erano legati politicamente, anche in forma di protettorato, agli Stati più potenti e sopravvissero ancora per pochi decenni grazie alla protezione dell'imperatore.Vanno ricordati i numerosi marchesati deiMalaspina, ultimo residuo del grande patrimonio territoriale di tale antichissima famiglia che si estendeva per tutto l'arco appenninico dalleAlpi Apuane fino alleLanghe piemontesi.Tra questi si ricordano, tra gli altri, i marchesatilunigianesi diFosdinovo, i cui sovrani continuavano a detenere il titolo di vicari imperiali in Italia e quelli diMulazzo, che nel basso Medioevo furono caratterizzati dal mecenatismo dei suoi signori, ospitando artisti e poeti come l'esuleDante Alighieri, e diTresana poi acquistato dai principiCorsini di Firenze.Per gli altri la sopravvivenza era legata ai vincoli politici che avevano con la Toscana, Modena o Genova. Nel Genovese si erano nei secoli costituiti due tipologie di feudi: quelli cosiddetti "della Repubblica", cioè acquisiti in epoca medievale, per i quali a seguito di convenzioni specifiche continuavano ad essere governati dagli eredi degli antichi feudatari e per i quali laSuperba si sforzava di acquisire maggiori quote di proprietà per eliminare la presenza scomoda di questi signori locali, e i feudi imperiali veri e propri, cioè acquistati, anche a costo di pesanti esborsi, dalla corte viennese, approfittando delle sue costanti necessità finanziarie, che dipendevano dal dominio diretto della repubblica, in virtù dell'investitura imperiale, che li amministrava con propri funzionari statali, riscuotendo direttamente i proventi di spettanza signorile, tali da renderli veri e propri beni fruttiferi in base alla loro rendita annuale.[15]Tale politica a partire dal Cinquecento fu in parte seguita anche dagli altri Stati regionali italiani come larepubblica di Venezia, ilducato di Milano ed ilgranducato di Toscana che, tuttavia a differenza di Genova, spesso preferirono effettuare nuove infeudazioni a famiglie vicine allo Stato ed ai suoi regnanti.[16]
Un altro insieme di Stati che ancora deteneva la qualifica di feudi imperiali era poi costituito dalla contea diVernio, acquistata dai contiBardi, e dai marchesati delMonte Santa Maria, diSorbello e diPetrella appartenenti alle tre linee sovrane deiBourbon del Monte.[17]Particolare rilievo politico assunsero poi le due contee diCarpegna, a causa della loro posizione strategica: poste nelMontefeltro ai confini della Toscana e degli Stati papali, a metà Settecento lacontea di Carpegna era passata aiGabrielli e ilprincipato di Scavolino agliOrsini de' Cavalieri, famiglie eredi per via femminile dei due rami, appena estinti nella linea maschile, dei conti diCarpegna, i quali si erano dichiarati alla fine delXVII secolo vassalli dell'impero ed erano stati elevati a principi del Sacro romano impero sul feudo diBascio.Tale situazione legittimò l'imperatore a contestarne gli eredi senza il suo preventivo assenso di accettazione e riconoscimento alla successione e al suo intervento militare con conseguente occupazione in veste di imperatore e di granduca (essendo stata, a seguito di preciso accordo, la repubblica fiorentina erede de jure in caso di estinzione del casato dei Carpegna) con le logiche contestazioni della corte di Roma e deiBorbone di Parma.[18]Analoghi attriti ci furono tra l'Impero ed il Papato anche per la contea diApecchio nelMontefeltro, già sotto l'accomandigia fiorentina (1513) e vassalla dei duchi di Montefeltro di cui i Papi ne erano eredi. La questione si trascinò ulteriormente tra la Toscana imperiale e la Curia romana, quando con la scomparsa dell'ultimo conte, Federico II Ubaldini, il feudo fu militarmente annesso dalle truppe papali (1752).
Tra gli altri Stati non completamente indipendenti si ricordano: lacontea di Desana (venduta dai Tizzoni ai Savoia nel1693), ilprincipato diCastiglione delle Stiviere, occupato dall'Austria dalla fine del XVII secolo, nonostante la locale linea sovrana dei Gonzaga ne rivendicasse i diritti fino alla loro definitiva cessione nel1773, ilprincipato di Soragna, di fatto sotto il protettorato dei duchi di Parma e Piacenza, il marchesato diMontemarzino ceduto dagli Spinola di Los Balbases ai Savoia nel1753, quelli diOramala,Piumesana, Valverde e Santa Margherita dei Malaspina, la contea diBobbio,Voghera eVal Tidone deidal Verme (le cosiddette "giurisdizioni separate"), le signorie diCecima e San Ponzo, diBagnaria, i vari marchesati degliSpinola, tutti sotto il protettorato con autonomia più o meno ampia concessa dai Savoia, le signorie imperiali diBalestrino dei marchesi del Carretto sotto protettorato genovese e diMaccagno inferiore dei contiBorromeo sotto il patronato austriaco.[19]
Molti feudi imperiali piemontesi e monferrini furono soppressi nel 1736 dai patti preliminari altrattato di Vienna, e ceduti ai Savoia (Tortona,Voghera,Castelnuovo Bormida,Castelnuovo Scrivia,Capriata d'Orba,Francavilla Bisio,Montaldeo,Mornese,Arquata Scrivia,Isola del Cantone,contea di Tassarolo,Ronco Scrivia fino ad arrivare alPo e verso occidente aCarcare,Millesimo,marchesato di Spigno eCeva).
Una posizione di parziale autonomia continuarono a godere le cosiddette "giurisdizioni separate dell'Oltrepò", entrate a far parte delle province sabaude diVoghera e diBobbio nel1748; erano costituite dalla contea diBobbio dei contidal Verme, e da diversi marchesati malaspiniani:
Autonoma ma non indipendente era la signoria diBagnaria appartenente ai Biondi, mentre quella diCecima e S. Ponzio apparteneva ai vescovi diTortona che possedevano ancheStazzano.
Nel Piemonte sudorientale (attuali province di Savona, Cuneo e Alessandria), gli ultimi feudi furono assorbiti dal regno sabaudo e spesso riconcessi a nobili famiglie del luogo:
Altri feudi annessi furono i marchesatiDolceacqua (1653),Loano (1770),Fabbrica Curone (1788) e la signoria diSeborga (1729).
Alcuni feudi imperiali sopravvissero sotto la dominazione austriaca, venendo anzi riconfermati con i loro privilegi e autonomie, mentre altri furono soppressi e annessi allo stato milanese (Castiglione delle Stiviere,Solferino,Medole,Sabbioneta,Bozzolo,Gonzaga e la stessaMantova):
Un piccolo gruppo di staterelli viene assorbito a partire dalXVI secolo dalle due maggiori signorie della regione (iduchi di Parma e iduchi di Modena). Nel volgere di due secoli andranno progressivamente a scomparire i piccoli ducati e principati della Bassa Parmense (loStato Pallavicino, ilmarchesato di Zibello, loStato Landi, ilprincipato di Soragna, laContea di San Secondo, laContea dei Mezzani del vescovo) e del Modenese (ilducato della Mirandola, i principati diCarpi,Correggio,San Martino in Rio, lacontea di Novellara, lacontea di Rolo).[25]
Nel Bolognese, essendo soggetto alla sovranità pontificia dal1278, non erano presenti signorie imperiali, con l'unica eccezione della contea diCastiglione dei Gatti, feudo della famigliaPepoli nell'Appennino bolognese.[26]
Tra Romagna e Marche era presente laContea di Carpegna, uno Stato durato fino all'inizio dell'Ottocento, diviso poi tra la Contea di Carpegna propriamente detta e il principato diScavolino, giàcontea di Gattara.
AncheGenova, pur essendo libera da gravami feudali, era considerata direttamente dipendente dall'impero come le cittàanseatiche. Solo con il pagamento di trecentomila fiorini e laboriose trattative Genova ottenne verso il1640 di non essere più chiamata "civitas et camera nostra imperialis" nei documenti di investitura di alcuni feudi liguri.
Nel periodo di maggior debolezza imperiale, dopo la caduta degliSvevi, Genova aveva incorporato senza problemi nel suo dominio ampi territori dei MarchesatiAleramici eObertenghi. Il riconoscimento esplicito della dipendenza feudale dall'impero si mantenne solo per un certo numero di feudi annessi a partire dal 1343, fra i quali:Arenzano,Cogoleto,Masone,Lavagna,Voltaggio e per ultimoBusalla ceduto dagli Spinola nel 1728.[27]
Resistettero, come enclaves nelle vicinanze di Genova, il Marchesato poi Principato (1760) diTorriglia dei Doria, quelli diCampofreddo,Savignone,Crocefieschi.
A nord diGenova (nell'Oltregiogo) si trovava il gruppo più vasto e compatto di Feudi Imperiali, anch'essi in gran parte di origine malaspiniana, ma passati per lo più in mano alle maggiori casate genovesi, quali iFieschi, iDoria e gliSpinola, ma anche gliAdorno e iCenturione.
Comprendevano la parte del versante padano dell'attualeProvincia di Genova che non era direttamente governata dalla Repubblica di Genova (e quindi, ad esempio, l'enclave diCampofreddo), ed alcuni territori dell'Oltregiogo ricadenti nelle attuali adiacenti Province diAlessandria (ad esempio:Arquata Scrivia,Grondona,Vargo,Cecima e San Ponzio,Bagnaria,Fabbrica Curone,Carrosio,Garbagna e l'altaval Borbera), ePiacenza inVal Trebbia (Ottone,Zerba eCerignale) di forte influenza culturale e politica genovese ma formalmente indipendenti, più la Contea di Bobbio.Si ricordano tra i feudi sovrani:
Questi territori, infeudati a famiglie genovesi e controllati quindi da Genova solo indirettamente, erano i feudi imperiali per antonomasia: con l'arrivo diNapoleone I furono aggregati in blocco allaRepubblica Ligure, tranne i feudi passati già nel Regno di Sardegna.Con laRestaurazione ed il successivo passaggio al Regno di Sardegna, furono suddivisi tra le province diBobbio e diNovi Ligure all'interno dellaDivisione di Genova.[28]
Più disuniti erano i feudi imperiali dell'entroterra dellaRiviera Ligure di Ponente e dei colli delBasso Piemonte, dove sopravvissero brandelli dell'anticaMarca Aleramica, ereditati generalmente da altre famiglie. La più duratura delle Casate Aleramiche fu quella deiDel Carretto, suddivisa in moltissimi rami con feudi nel basso Piemonte e in Liguria (Balestrino,Arnasco,Zuccarello,Garlenda,Stellanello,Paravenna), gradualmente assorbiti da Genova e dai Savoia tra la prima e la seconda metà del XVIII secolo.
Fra di essi si ricordano ilmarchese di Finale che esercitò sino al termine delXVI secolo il ruolo di vicario imperiale.Dopo l'estinzione dei Del Carretto di Finale (1602), il marchesato fu acquistato prima dalla corona spagnola e poi, dopo lunghe contese con i Savoia, nel1713 dalla Repubblica aristocratica di Genova (riconfermato nel1748 con i feudi diCalizzano,Massimino,Osiglia,Bormida,Pallare eCarcare), ma senza perdere il carattere di Feudo Imperiale né i propri statuti medievali: compare infatti come unità geografica autonoma fino alla definitiva scomparsa con laRepubblica Ligure nel 1797.[29]
In Liguria vi erano inoltre ilmarchesato di Dolceacqua (sotto protettorato sabaudo), diBalestrino (fino al 1757; poi ai Savoia) e lacontea di Loano dei principi Doria poi protettorato dei Savoia (dal 1735 fino all'annessione del 1770), il marchesato diTorriglia e infine larepubblica di Noli, strettamente aggregata alla Repubblica di Genova, che ne condivideva il carattere di città libera.
Il gruppo più orientale dei feudi imperiali appenninici era quello dellaLunigiana, in cui ancora sopravvivevano i residui del Marchesato deiMalaspina, per lo più in mano ai numerosi rami della antica famiglia feudale. Molti di essi col tempo vennero assorbiti progressivamente dalGranducato di Toscana (Calice al Cornoviglio,Fivizzano,Treschietto,Bagnone e Terziere,Pontremoli, ecc.); quelli superstiti fino alXVIII secolo furono poi uniti alducato di Massa e Carrara.
I feudi sopravvissuti per tutto ilXVIII secolo erano i marchesati dei vari rami dei Malaspina di:Fosdinovo (vicari imperiali),Mulazzo,Castagnetoli,Olivola,Aulla ePodenzana,Licciana Nardi,Villafranca,Castevoli,Oramala eMalgrate, Bastia,Suvero,Rocchetta di Vara,Ponte Bosio. I rimanenti marchesati erano nel frattempo passati nelle mani di altre famiglie:Groppoli aiBrìgnole-Sale,Tresana ai principiCorsini, sottoposti al protettorato toscano.[30]
La Toscana, feudo imperiale dal Medioevo, con sede dei vicari imperiali a San Miniato al Tedesco - fu elevata nel1532 a ducato, riconfermando così la suprema potestà dell'imperatore ed aGranducato di Toscana a favore deiMedici nel1569.Il nuovo Stato, costituito dal ducato di Firenze, dallarepubblica di Siena e dalla provincia pisana, aveva annesso progressivamente altri importanti feudi imperiali che si trovavano soprattutto al confine tra questo e loStato Pontificio: erano le contee imperiali diChitignano,Montauto,Elci nell'altaValdicecina (in rapporto diaccomandigia con Firenze fino alle annessioni leopoldine del tardo settecento),contea di Santa Fiora (dal1601),contea di Pitigliano,contea degli Ottieri presso ilMonte Amiata. Sopravvissero, come exclaves imperiali toscane,Lucca,Piombino (fino al1735, perdendo poi il rango di feudo imperiale),Monte Santa Maria,Sorbello,Petrella, inValtiberina;contea di Carpegna eprincipato di Scavolino nelMontefeltro, le contee diVernio e diCastiglion dei Pepoli sull'Appennino bolognese.[31]Alcuni altri feudi, benché inseriti nell'ambito degliStati della Chiesa, mantenevano la loro natura imperiale con un formale rapporto di vassallaggio con la corte diVienna:
Diretta espressione del potere imperiale, i feudi imperiali prolificarono nelle regioni tedesche dell'impero. Essendo strettamente legati alle famiglie che ne detenevano il titolo, ne seguirono le sorti in caso di divisioni ereditarie, annessioni, unioni, ipoteche. Nei secoli, specialmente per motivi ereditari, numerosi feudi si frazionarono tra i vari rami eredi, costituendo così in seno all'impero oltre un migliaio di feudi con autonomie più o meno riconosciute.Molti feudi tedeschi, differentemente da quelli italiani, partecipavano alla vita attiva dell'impero, vedendosi concesso dall'imperatore il diritto di seggio e di voto alla Dieta imperiale di Ratisbona (Reichstag). Si distinsero così in feudi che facevano parte deicircoli imperiali con diritto di voto e pertanto riconosciuti come stati sovrani a tutti gli effetti, sia pure sotto l'autorità suprema imperiale (feudi immediati;Reichsstände) e feudi, invece, che anche se, talvolta, avevano di fatto poteri sovrani non gli era riconosciuto il diritto di voto (feudi equestri governati dabaroni econti imperiali che potevano far parte dei circoli imperiali e quindi avere diritto di voto nelle diete regionali od altri esclusi da ogni circolo, come accadeva per molte signorie equestri, prevosture principesche, contee, abbazie principesche, che potevano avere solo il diritto di voto nelle Diete regionali di singoli circoli, nelle diete dei varicantoni equestri, o addirittura privi di ogni voto.[32]Sinteticamente i feudi sovrani in Germania erano distinti in:
Tutti i feudi imperiali persero progressivamente la propria sovranità con la decadenza delSacro Romano Impero e le annessioni francesi (quelli francesi dal 1790 al 1793, quelli italiani nel 1797-1799, quelli tedeschi dal 1801 al 1806).
Le antiche province occidentali dell'impero nei secoli XVI, XVII e XVIII furono progressivamente annesse dalRegno di Francia. LaPace di Westfalia in particolare portò i confini francesi sull'altoReno e la conseguente annessione dell'Alsazia. Tuttavia, molti sovrani tedeschi continuarono a mantenere i propri feudi sebbene sotto l'autorità superiore del re di Francia. Tale situazione si mantenne fino alla nascita della rivoluzione francese e alla creazione della repubblica che promosse "l'unità del territorio nazionale".Si era creata così una situazione anomala in cui alcuni principi vassalli dell'imperatore possedevano feudi imperiali ma sottoposti al protettorato francese nelle regioni dell'Alsazia e dellaLorena.Questi feudatari, conosciuti in Francia come "Princes possessionnés" (Principi possessori) erano principalmente:- il margravio delBaden, il duca di Zweibruecken, il barone di Gemmingen Hornberg, il conte di Helmstatt, il langravio dell'AssiaDarmstadt, il duca delWurttemberg, i principi diHohenlohe, quelli di Leiningen Dagsburg, Nassau Saarbruecken e di Nassau Weilburg, Loewenstein Wertheim Rochefort, di Salm, i principi-vescovi diStrasburgo e diBasilea, ecc.Ognuno possedeva specialmente in Alzazia porzioni feudali più o meno ampie che crearono una lunga querelle giuridica tra l'impero e la Francia per la loro potestà su tali terre.Tra i maggiori feudi si ricordano quelli diSalm, Moerchingen, Bouxiller, Oberbronn, Puettlingen (Puttelange), Saarwerden.
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