Ifarmaci antimitotici, noti anche cometossine antimitotiche, sonoveleni che distruggono ladivisione cellulare influenzando i fili proteici che collegano leregioni centromeriche deicromosomi. Tali veleni bloccano in modo efficace la produzione di nuove cellule interrompendo la fase dimitosi della divisione cellulare. Purtroppo, tali farmaci, sono numerosi e vari, e dovrebbero essere efficaci al 100% per porre fine alla formazione dei tumori (neoplasie).[1] Sebbene non efficaci al 100%, è stata rilevata una certa efficacia terapeutica in questitrattamenti chemioterapici. Ilfuso mitotico è composto damicrotubuli (tubulina polimerizzata) che entrano, insieme a proteine regolatrici, nell'attività di segregare i cromosomi replicati. Alcuni composti che influenzano il fuso mitotico si sono dimostrati molto efficaci contro itumori solidi e leneoplasie ematologiche.
Due famiglie specifiche di agenti antimitotici,alcaloidi della vinca etaxani, interrompono la divisione della cellula per la modificazione della dinamica dei microtubuli. Gli alcaloidi della vinca agiscono provocando l'inibizione della polimerizzazione dellatubulina inmicrotubuli, conseguente all'arresto delG2/M all'interno delciclo cellulare ed eventualmente la morte cellulare. Al contrario, i taxani arrestano il ciclo cellulare mitotico, stabilizzando i microtubuli inibendo la depolimerizzazione.
Anche se numerose esistono altre proteine, che potrebbe essere il bersaglio di nuovi chemioterapici, gli agenti sulla tubulina sono gli unici tipi nell'uso clinico. Gli agenti che influenzano lachinesina motore stanno cominciando ad entrare in studi clinici.[2] Iltaxolo, agisce legandosi alla tubulina all'interno dei microtubuli esistenti, stabilizzando il polimero.
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