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Storia romana

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Antica Roma ·Storia di Roma ·Storia d'Italia

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«Il carattere della Roma antica è tutto in un inevitabile equivoco […] Non ci sono incertezze né ambiguità se diciamo «storia di Parigi», o di Londra, o di qualunque altra città del mondo. Ma se diciamo «storia di Roma», non sappiamo bene di quale storia esattamente si tratti: se della città intesa in senso stretto, o anche di quella parte cospicua della superficie e della popolazione terrestre che per molti secoli fu sottoposta al suo dominio»

(Andrea Giardina,Roma antica, 2000[1])

Lastoria romana, ostoria di Roma antica, espone levicende storiche che videro protagonista la città diRoma, dalle origini dell'Urbe (nel753 a.C.) fino alla costruzione e allacaduta dell'Impero romano d'Occidente nel476, anno in cui si colloca convenzionalmente l'inizio dell'epoca medievale.

Fondazione di Roma

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Lo stesso argomento in dettaglio:Fondazione di Roma e Roma quadrata.

Anno di fondazione

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Peter Paul Rubens,Romolo e Remo,1615-16 (Roma,Pinacoteca Capitolina)

Secondo la leggenda, lafondazione di Roma, a metà dell'VIII secolo a.C. si deve ai fratelliRomolo e Remo. La data ufficiale, 21 aprile del753 a.C., venne stabilita daMarco Terenzio Varrone, calcolando a ritroso i periodi di regno dei re capitolini (trentacinque anni circa per ogni re).[2] Altre fonti in realtà riportano date diverse:Quinto Ennio nei suoiAnnales colloca la fondazione nell'875 a.C., lo storico grecoTimeo di Tauromenio nell'814 a.C. (contemporaneamente, quindi, alla fondazione diCartagine),Fabio Pittore nell'anno748 a.C. eLucio Cincio Alimento nel729 a.C.[3] La datazione di Varrone - quella tradizionalmente celebrata - è considerata sia troppo alta (in relazione alla prima unificazione degli abitati, avvenuta presumibilmente nella metà dell'VIII secolo) sia troppo tarda (i primi insediamenti risalgono alII millennio a.C.).

Testimonianze archeologiche

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Dal punto di vista archeologico, nella zona delLatium si sono osservate alcune tracce di pastorizia (suini,ovini, meno ibovini) e di modesta agricoltura (soprattuttofarro,spelta edorzo, per quanto fosse permesso dall'area paludosa). Con le prime operazioni di bonifica intorno all'età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), si sviluppano anche le prime coltivazioni difrumento,vite eolivo. Si hanno alcune tombe adincinerazione, sostituite poi nel IX secolo dalle prime sepolture; alcune tombe arcaiche mostrano poche offerte, segno di una società omogenea, e alcuni oggetti preziosi dal secolo successivo.

Ma la vera e propria città si venne formando attraverso un fenomeno disinecismo durato vari secoli e culminato appunto alla metà dell'VIII secolo a.C. In analogia a quanto accadeva in tutta l'Italia centrale, le origini della città si devono ad una progressiva riunione in un vero e proprio centro urbano dei villaggi sorti sui tradizionalisette colli: si trattava di insediamenti dell'antica popolazione deiLatini, distirpe indoeuropea (gruppo latino-falisco), già presenti dalX secolo, cui si aggiunsero gentisabine (pure di stirpe indoeuropea e appartenenti al gruppoosco-umbro), provenienti dalle montagne dell'alto Lazio, e nuclei di mercanti e artigianietruschi.[4]

Territorio

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«[…] Ma se l'Italia era la regione media dell'ecumene,Roma sorgeva nella regione media dell'Italia. Lamens divina aveva voluto che Roma fosse il centro del centro.»

(Andrea Giardina,Roma antica, 2000[5])

La località presentava ampie zone pianeggianti presso ilTevere, che tuttavia erano in parte occupate da paludi e stagni. Le colline che si affacciavano sul fiume erano inoltre ricche di acque e controllavano il guado del fiume presso l'isola Tiberina, al punto di intersezione di due importanti direttrici commerciali. La prima direttrice commerciale andava dalla costa alle zone interne dellaSabina lungo la valle del Tevere ed era utilizzata per l'approvvigionamento delsale, indispensabile per le economieagricolo-pastorali: corrisponde allavia Salaria di epoca storica. La seconda era rappresentata dall'itinerario che andava dall'Etruria allaCampania, su cui transitavano altre due preziose merci: il ferro e gli schiavi. Inoltre, il Tevere stesso era una via commerciale, utilizzata per il trasporto del legname proveniente dall'alta valle tiberina. Alla base della futura espansione di Roma, quindi, c'è anche la sua posizione strategica che già in età arcaica la rendeva un importante emporio commerciale.[6]

Età regia o monarchica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Età regia di Roma.

I primi quattro re

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Lo stesso argomento in dettaglio:Prima monarchia di Roma.
Ilratto delle sabine nel dipinto diJacques-Louis David

I primire di Roma sono generalmente considerati come figure prettamente mitologiche, poiché la datazione proposta daVarrone - che considera un totale di 244 anni per i sette monarchi - è molto probabilmente troppo lunga. La tradizione attribuisce ad ogni sovrano un particolare contributo nella nascita e nello sviluppo delle istituzioni romane e dello sviluppo sociopolitico dell'Urbe. Il primo re e fondatore fuRomolo, che avrebbe dotato la città delle prime istituzioni politiche, militari e giuridiche.[7] Morì in modo misterioso e si disse che fu accolto tra gli dèi col nome diQuirino.[8]

Numa Pompilio, il secondo re, che regnò dal716 al673 a.C., è un nome tipicamente italico, di origine osco-umbra. La leggenda lo vuole creatore delle principaliistituzioni religiose, tra cui i collegi sacerdotali dellevestali, deiflàmini, deipontefici e degliàuguri; istituì anche la carica dipontefice massimo (pontifex maximus), nonché la suddivisione dell'anno in dieci mesi e la precisa regolamentazione di tutte le feste e le celebrazioni, precisando i giornifasti e nefasti.

Il terzo re,Tullo Ostilio, succeduto subito al precedente, sedette al trono fino al641, sconfiggendo iSabini e conquistandoAlba Longa, con una iniziale espansione territoriale nelLazio. Da un punto di vista storico, si tratta di un fatto possibile, poiché alla metà delVII secolo a.C. si è osservato un abbandono dei villaggi limitrofi. Al re venne attribuita anche la prima pavimentazione delForo.

Il successoreAnco Marzio - dal640 al617 a.C. - ne proseguì l'opera, fondando la prima delle colonie, ossiaOstia (traducibile inlatino comefoci);[9] la costruzione della nuova città era dovuta probabilmente alla necessità di controllare la zona meridionale delTevere.

I re etruschi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Tarquini.
Mappa d'Italia nel 500 a.C.

L'esistenza storica in particolare degli ultimi tre re pare essere accertata, sebbene sia possibile che i due Tarquini siano una duplicazione di uno stesso personaggio. Sotto questi sovrani, la città entrò nell'orbitaetrusca ed ebbe una straordinaria fioritura oltre che una forte espansione territoriale.[10]Tarquinio Prisco, regnante dal616 per una generazione, effettuò diversi lavori pubblici, come il drenaggio delle zone pianeggianti attraverso laCloaca Massima. Istituì anche un esercito guidato da tre ufficiali, itribuni militari (tribuni militum), a capo di 3 000 fanti e 300 cavalieri. Viene organizzato anche il sistema elettorale attraverso le curie (dallatino perco-viria, intendendo una riunione di uomini).

Il sesto re,Servio Tullio, riorganizzò l'esercito nella nuovafalange oplitica, con una divisione dei cittadini in classi secondo il censo (comizi centuriati),[11] e in tribù secondo la residenza (comizi tributi); le tribù erano divise in quattro urbane (Suburbana, Palatina, Esquilina, Collina) e 17 rurali (poi divenute 31 dalV secolo a.C.). Servio Tullio effettuò anche un primocensimento e la tradizione lo vuole costruttore del tempio diDiana sull'Aventino. Venne introdotto anche l'aes signatum, ossia pani dibronzo contrassegnati come metodo di pagamento per quegli scambi commerciali che interessavano una grande quantità di merci.

L'ultimo re,Tarquinio il Superbo, venne cacciato nel509 a.C., secondo la tradizione a causa dei suoi atteggiamenti arroganti e del disprezzo verso i suoi concittadini e verso le istituzioni romane:[12] si tratta probabilmente delle conseguenze del decadere della potenza etrusca, della quale Roma approfittò per conquistarsi una maggiore autonomia.[13]

Età repubblicana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Repubblica romana.

Il conflitto tra patrizi e plebei e la conquista della penisola italica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della Repubblica romana (509-264 a.C.) e Conflitto degli ordini.
Lucio Giunio Bruto è uno dei fondatori dellaRepubblica romana nel509 a.C.

I rapporti internazionali diRoma, testimoniati dal primo trattato con Cartagine del508 a.C., furono bloccati temporaneamente per le tensioni e le guerre con i popoli confinanti quali gli Etruschi guidati daPorsenna,[14] iLatini (che furono sconfitti dai Romani nel496 a.C. presso il lago Regillo), e varie popolazioni unite comeErnici,Equi,Volsci eSabini, che i romani sconfissero nel431 a.C. sulmonte Algido.

Inoltre, proprio in questo periodo cominciò ilconflitto degli ordini, conflitto politico-sociale tra il ceto deipatrizi e quello deiplebei, che erano privi dei diritti politici e civili dei patrizi e mal sopportavano i privilegi economici degli aristocratici. Dopo una serie disecessioni, la plebe ottenne i suoi rappresentanti politici (tribuni) e l'accesso definitivo a tutte le magistrature (metà del IV secolo a.C.).

Nel frattempo, dopo la guerra controVeio (per il controllo dellavalle del Tevere),[15]Roma venne saccheggiata e danneggiata nel390 a.C. da un incendio appiccato daiGalli guidati dal reBrenno, che con successo avevano già invaso parte dell'Etruria.[16] L'intensità di quella vergogna verrà superata solo dalsacco di Roma nel410 d.C. Superato lo choc del sacco ad opera dei celti di Brenno, i Romani avviarono una vigorosa espansione nell'Italia centromeridionale, favorita anche dalla necessità di trovare nuove terre da distribuire alla plebe romana e a una città sovrappopolata.[17]

Dapprima i Romani si scontrarono con le tribù deiSanniti (343-295 a.C.) e poi contro iTarantini aiutati daPirro (re dell'Epiro), che vennero sconfitti nel275 a.C. a Maleventum (che da quel momento fu ribattezzatoBeneventum). Nel270 a.C., con la vittoria suiBruzi che detenevano fino a quel momento il controllo di molte città dellaMagna Grecia della Calabria centrosettentrionale, anche lepoleis greche vennero annesse al territorio romano.Roma si ritrovò così a controllare un territorio che andava dallo Stretto di Messina a sud al fiumeRubicone, presso Rimini, a nord.

L'espansione nel Mediterraneo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della Repubblica romana (264-146 a.C.).

Le guerre contro le diverse popolazioni italiche, contro iGalli, iCartaginesi e iMacedoni, porteranno a consolidare il dominio sull'Italia e a iniziare l'espansione inSpagna, inMacedonia e inAfrica. Data simbolo di questa espansione nel Mediterraneo è il146 a.C., anno in cui, dopo unassedio durato tre anni (terza guerra punica) e altrettante guerre combattute (prima guerra punica eseconda guerra punica) nell'arco di più di un secolo controRoma, cadde definitivamenteCartagine, la quale venne completamente rasa al suolo dalle truppe romane comandate daPublio Cornelio Scipione Emiliano. AncheCorinto, città simbolo della resistenza greca alla politica di espansione romana, venne conquistata e distrutta. Con queste due grandi vittorie, Roma abbandonò il ruolo di potenza regionale nel Mediterraneo Occidentale per assurgere a superpotenza incontrastata di tutto il bacino,[18] il quale d'ora in poi, non a caso, verrà rinominatomare nostrum.

I problemi connessi ad una espansione così grande e repentina[19] che la Repubblica dovette affrontare furono enormi e di vario genere: le istituzioni romane erano fino ad allora concepite per amministrare un piccolo Stato; adesso leprovince (da non confondere con le colonie romane propriamente dette, le quali erano stanziamenti di cittadini romani a pieno titolo,cives optimo iure in territori extracittadini soggetti all'amministrazione e organizzazione diretta dello Stato romano) si stendevano dall'Iberia, all'Africa, allaGrecia, all'Asia Minore.

Il contatto con la cultura ellenistica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della Repubblica romana (146-31 a.C.).

Anche la struttura originale della famiglia, delle relazioni sociali e della cultura romana subirono profondi sconvolgimenti: il contatto con la civiltàgreca e l'arrivo nella città di moltissimi schiavi ellenici (in molti casi più colti e istruiti dei loro stessi padroni) generò nel popolo romano, specialmente tra la classe dirigente, sentimenti e passioni ambivalenti: i Romani si divisero tra chi voleva conservare e chi invece desiderava innovare i costumi rurali romani -mos maiorum -, introducendo usanze e conoscenze provenienti dall'Oriente. L'accettazione della cultura ellenistica fece sì effettivamente che il livello culturale dei Romani, almeno dei patrizi, crescesse significativamente - basti pensare all'introduzione dellafilosofia, dellaretorica, dellaletteratura e dellascienza greca. Tutto ciò naturalmente non accadde senza provocare una strenua opposizione e resistenza da parte degli ambienti più conservatori, reazionari e anche retrivi della comunità romana.

Costoro si scagliarono contro le culture extra-romane, tacciate di corruzione dei costumi, di indecenza, di immoralità, di sacrilegio nei confronti delle abitudini religiose romane. Questi due opposti schieramenti furono ben rappresentati da due gruppi di potere di eguale importanza, ma di radicalmente opposta visione: il circolo culturale degli Scipioni, che diede a Roma alcuni tra i più dotati comandanti militari della storia (l'Africano su tutti), e il circolo diCatone, il quale lottò accanitamente contro l'ellenizzazione del modo di vivere romano con una tenacia e un vigore che diventarono leggendarie (o famigerate a seconda dei punti di vista), tutto a favore del ripristino del più antico, genuino ed originalemos maiorum, quell'insieme di costumi e usanze tipiche della Roma arcaica che, secondo Catone, avevano permesso al popolo romano di rimanere unito di fronte alle avversità, di sconfiggere ogni sorta di nemico, di piegare il mondo al proprio volere.

Questo scontro tra nuovo e antico, come è facile immaginare, non si placò fino alla fine della repubblica, anzi possiamo dire che questo scontro tra "conservatorismo" e "progressismo" è stato presente in tutta la storia romana, anche nel periodoimperiale, a testimonianza di quale trauma deve essere stato la scoperta, il contatto e il confronto con civiltà al di fuori dei brulli paesaggilaziali.

La crisi della Repubblica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerre civili (storia romana).

La crisi della piccola proprietà terriera

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Gaio Mario, unhomo novus e generale che riformò drasticamente l'esercito romano

Le continue guerre in patria e all'estero, inoltre, immisero sul"mercato" una quantità enorme di schiavi, i quali vennero usualmente impiegati nelle aziende agricole deipatrizi romani, con ripercussioni tremende nel tessuto sociale romano. Infatti la piccola proprietà terriera andò rapidamente in crisi a causa della maggior competitività dei latifondi schiavistici (che ovviamente producevano praticamente a costo zero).[20] L'impoverimento della classe dei piccoli proprietari provocò da una parte la concentrazione dei terreni coltivabili in poche mani[21] e una grande quantità di merci a buon mercato,[22] dall'altra generò la nascita del cosiddetto sottoproletariato urbano: tutte quelle famiglie costrette a lasciare le campagne si rifugiarono aRoma, dove non avevano un lavoro, una casa e di che sfamarsi, dando origine a pericolose tensioni sociali (tentativi di riforme democratiche da parte dei fratelliGracchi) abilmente sfruttate dai politici più scaltri.[23]

Strumento delle nuove conquiste, ma anche delle violente guerre civili, fu la nuova, formidabile organizzazione dell'esercito progressivamente sviluppatasi, poi sancita dai provvedimenti diGaio Mario intorno al 107 a.C.[24] A differenza di quello precedente, formato da cittadini-contadini ansiosi di tornare ai propri campi una volta finite le campagne belliche, questo era un esercito stanziale e permanente di volontari arruolati con ferma quasi ventennale, ovvero un esercito di professionisti attratti non solo dal salario, ma anche dal miraggio del bottino e dalla promessa di una terra alla fine del servizio. I proletari ed i nullatenenti vi si arruolarono in massa. Non era tanto un esercito di cittadini motivati dal senso del dovere, ma piuttosto di militari legati dallo spirito di corpo e dalla fedeltà al capo.[25]

NelI secolo a.C. la Repubblica cominciò a cedere: si affermarono, infatti, forti poteri personali dei personaggi politici più influenti che, facendosi interpreti dei bisogni delle masse meno favorite (fazione deipopulares) o della necessità di mantenere il controllo nelle mani delle principali e più ricchegentes che controllavano ilSenato (fazione deglioptimates), porteranno a diverse guerre civili:Mario controSilla,Cesare controPompeo,Ottaviano controMarco Antonio.

Nonostante le fortissime tensioni politiche interne, arriveranno comunque altre conquiste: laNumidia grazie alla campagna diMario controGiugurta; laBitinia, ilPonto, l'isola diCreta, laCilicia e laSiria con le campagne militari di Pompeo contro i pirati eMitridate VI del Ponto; laGallia con le legioni guidate daGiulio Cesare.

La Repubblica dovette affrontare anche un grande tentativo di invasione da parte di tribù germaniche (guerre cimbriche), gravi rivolte di schiavi in Sicilia e nel Sud Italia (guerre servili e, soprattutto, laguerra sociale (90-88 a.C.) contro una coalizione diItalici, che si concluse con la vittoria romana, ma nello stesso tempo con la concessione dellacittadinanza romana a tutti i popoli della penisola italica.

Età imperiale

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Lo stesso argomento in dettaglio:Impero Romano.
L'impero romano raggiunse la sua massima estensione nel117
«Anche se spietati in guerra, nella sottomissione delle nazioni vinte e nella repressione delle rivolte, non c'è stato dominio nella storia che abbia saputo legare a se stesso tanta parte della cultura e della classe dirigente dei sudditi: con il consenso, e non solo con la violenza»

(Giorgio Ruffolo,Quando l'Italia era una superpotenza,2004[26])

La tesi secondo cui il dominio diRoma ormai si estendesse su un territorio troppo vasto e fosse troppo complicato per le strutture della Repubblica gestirlo,[27] provocando così la nascita delPrincipato, è ancora valida.[28] Le ragioni dell'ascesa di un modello di governo centrale su base sempre più spiccatamente personale si devono ricercare, tuttavia, anche nel declino del governosenatoriale della Repubblica Romana, il cui primo atto va riallacciato alla figura emblematica diScipione Emiliano. La diffusione di un sempre più marcato senso individualistico a Roma ha sicuramente traccia nella diffusione dieffigi monetali ritraenti non più solo il più rappresentativo degli antenati del magistrato in carica, ma spesso il magistrato medesimo. Questo processo si manifestò in concomitanza con la penetrazione dei valori della civiltà ellenistica, favorita indubbiamente dalla conquista romana delle pòleis elleniche sulle coste dellaMagna Grecia (Italia meridionale) e dellaSicilia, e sospinta dalla conquista romana dellaMacedonia, dellaGrecia e di gran parte del mondo ellenistico, ad eccezione dell'Egitto dominato dalla dinastia Tolemaica (l'Egitto venne comunque sottoposto a un sempre più pressante protettorato).

Il ricorso sempre più assiduo al mandato della dittatura iniziato conGaio Mario, stravolse poi la portata costituzionale della magistratura dittatoriale, prevista dall'ordinamento repubblicano, fino all'esito della dittaturasillana, intesa come mandato a restaurare lo Stato romano in senso conservatore-oligarchico (a favore deglioptimates) e non pervenuta ad un esito monarchico per l'esclusiva volontà di Silla. La dittatura cesariana (46-44 a.C.) riprese in pieno il modello sillano, seppur partendo da un campo politico opposto (quello deipopulares, gli oligarchi più propensi ad usare la demagogia sul popolino, ilvulgus, per assumere il potere) e formalizzò il rifiuto di un esito monarchico naturale adducendo la ragione del rifiuto culturale della Romanità per l'istituto monarchico ufficiale.

Alto Impero (31 a.C. - 284 d.C.)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Alto Impero romano.
Il centro diRoma al tempo dell'Impero romano

L'ascesa diAugusto (44-30) attraverso la partecipazione ad un istituto apertamente sovversivo come il"secondo" Triumvirato, si formalizzò nel27 a.C. nella rinuncia ai poteri dittatoriali ormai estesissimi in cambio di un cooptato riconoscimento senatoriale di un "bisogno dello Stato romano" ad una figura di guida e di ispirazione politica del governo: con l'appellativo di Augusto,Ottaviano inaugurò così quel particolare istituto costituzionale romano noto comeprincipato (daprinceps senatus, presidente del Senato), erroneamente talvolta chiamato "impero" per l'appellativo diimperator assunto da Augusto, dimenticando che tale termine nella Repubblica non designava altro che il generale vittorioso e che la creazione di un'amministrazione decentrata attraverso la creazione diprovinciae risaliva già al237 a.C., con la conquista della Sicilia.

L'abilità di Augusto, in sostanza, risiede nel fatto che seppe imporre un governo personale, dotato di poteri amplissimi (imperium proconsolare maius et infinitum, cioè un comando superiore a quello dei proconsoli su tutte le province e gli eserciti;tribunicia potestas, ovvero l'inviolabilità, il diritto di veto e la facoltà di proporre e fare approvare le leggi; carica dipontifex maximus, che poneva sotto il diretto controllo anche la religione), camuffandolo da Repubblica restaurata, tramite la rinuncia formale alle cariche eccezionali tipiche della dittatura (rinuncia al consolato a vita, alla dittatura, ai titoli di re o di signore-dominus), non urtando così la suscettibilità della classe aristocratica, che aveva accettato il compromesso della cessione del potere politico e militare in cambio della garanzia dei propri privilegi sociali ed economici.

Per tutto il primo secolo continuò l'accrescimento territoriale dell'Impero (nuove province:Rezia,Norico,Pannonia,Mesia,Galazia,Egitto,Cappadocia,Britannia) sotto le dinastie deiGiulio-Claudii, e deiFlavi. SottoTraiano, con la conquista dellaDacia e di nuovi territori in Oriente, l'Impero raggiunge la sua massima estensione (117 d.C.). Sotto ladinastia degli Antonini si ebbe un periodo di pace e prosperità, sebbene verso la fine cominciò ad essere sempre più pressante il compito di difendere i confini dell'impero dalla pressione dei nemici esterni.

Lacrisi del principato, avviatasi già alla morte diMarco Aurelio, si concretizzò nell'ascesa diSettimio Severo (193-211) e nella riforma dell'istituto del principato, ormai estraneo alle dinamiche dell'ambito senatoriale e dominato da quelle dell'esercito. La monarchia militare severiana (193-235), seppure ripescò talvolta la necessità di una legittimazione senatoria, fu il preludio dell'avvento deldominato (285-641), dopo la fase assai dinamica dell'anarchia militare (235-285). Dopo ladinastia dei Severi, per tutto ilIII secolo saranno infatti le legioni a proclamare imperatori che spesso regneranno solo per brevi periodi e saranno perennemente impegnati in campagne militari di difesa dei confini dalle penetrazioni barbariche e di mantenimento del proprio potere dai rivali interni. Lacrisi economica fu anche crisi ideale e si diffuse ilcristianesimo, in parte combattuto ed in parte tollerato.

Tardo Impero (284-476 d.C.)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Tardo Impero romano.

Con laTetrarchia voluta daDiocleziano cominciò la divisione dell'Impero e vennero avviate profonde riforme nel tentativo di fissare lo status quo. Roma finì per perdere il suo ruolo di sede imperiale a favore di metropoli più vicine alle frontiere da difendere. Inoltre, in Oriente venne fondata daCostantino I sul sito della città diBisanzio la "Nuova Roma",Costantinopoli.

La progressiva adozione dellareligione cristiana (che di converso si istituzionalizzò a contatto con lo Stato romano, assumendone tratti organizzativi e alcuni modelli iconografici) avviata da Costantino (306-337), si concluse, dopo periodi di oscillazione tra scelte protoereticali (Costanzo II, 337-361) e tentativi di restaurazione dei culti tradizionali, mediante l'organizzazione di un'istituzione ecclesiale parallela a quella civile (Giuliano, 361-363), con l'adozione ufficiale del culto cristiano (Teodosio I,379-395). Nel successivoIV secolo il cristianesimo divenne progressivamente l'unica religione.

Nel IV secolo, l'Impero romano, piegato da una inarrestabile crisi politica ed economica ed incapace di respingerne le invasioni, fu costretto ad accettare sempre più frequentemente lo stanziamento dipopoli germanici ("barbari") nei suoi territori.

Fine dell'Impero romano d'Occidente

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Lo stesso argomento in dettaglio:Tarda antichità, Impero romano d'Occidente e Impero romano d'Oriente.

NelV secolo l'Impero romano d'Oriente e quello d'Occidente erano ormai stabilmente divisi. Nell'Impero romano d'Occidente, ridotto ormai quasi alla sola Italia, Roma subì il sacco deiVisigoti diAlarico I nel410 e quello deiVandali diGenserico nel455. Erano ormai i generali di origine germanica che difendevano l'Impero a esercitare un enorme potere, arrivando a creare e deporre imperatori a loro piacimento.

Nel476 il re barbaroOdoacre depose l'imperatoreRomolo Augusto e Costantinopoli lo riconobbe come rappresentante imperiale in Italia diGiulio Nepote, l'imperatore precedente che dallaDalmazia ancora governava, almeno formalmente, sulla parte occidentale dell'impero. Odoacre coniò monete a nome di Giulio Nepote fino alla morte dell'imperatore nel480, quando annesse la Dalmazia, segnando definitivamente lafine dell'Impero romano d'Occidente, e con esso l'inizio dell'Alto Medioevo.

Discografia

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  • Synaulia, La musica dell'antica Roma, Vol. I – Gli strumenti a fiato -Amiata Records Arnr 1396, Firenze, 1996
  • Synaulia, La musica dell'antica Roma, Vol. II – Gli strumenti a cordaAmiata Records, Arnr 0302, Roma, 2003

Note

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  1. ^Giardina, 2000, introduzione.
  2. ^Rendina, 2007, 19.
  3. ^De Bernardis-Sorci, 2006 I, 7.
  4. ^Ruffolo,  p. 10.
  5. ^Giardina, 2000, XXXI; cfr.Vitruvio,De architectura, 6,1,10 eTito Livio,Ab urbe condita, 5,54.
  6. ^Ruffolo, p. 9.
  7. ^Cantarella-Guidorizzi, 2002 I, 212.
  8. ^Cantarella-Guidorizzi, 2002 I, 210.
  9. ^Cantarella-Guidorizzi, 2002 I, 213.
  10. ^Francesco De Martino ha accuratamente calcolato che, all'inizio del VI secolo a.C.,Roma occupava un territorio di 150 chilometri quadrati con 10 000 abitanti; alla fine della monarchia etrusca, cento anni più tardi, il suo territorio si estendeva invece su 820 chilometri quadrati, con una popolazione di 50 000 abitanti: Roma era diventata, quindi, non solo una delle più grandi città italiche (la potente Siracusa in quel periodo contava circa 40 000 abitanti), ma una rispettabile potenza mediterranea (Francesco De Martino,Storia economica di Roma antica, La Nuova Italia, 1980).
  11. ^Allo Stato romano mantenere la legione oplitica, in fondo, costava poco: erano gli stessi cittadini-soldati a finanziarla, a proprie spese, fino alla conquista della penisola (Ruffolo,  p. 46).
  12. ^Secondo alcuni studiosi, combinando diversi dati storici e archeologici, si può ragionevolmente concludere che Tarquinio il Superbo fu cacciato non da una rivolta popolare, ma da un altro re etrusco, Porsenna, re di Chiusi, che si impadronì diRoma, prima di essere sconfitto da una coalizione latino-cumana nella battaglia di Aricia (sulla battaglia e le sue conseguenze vd. in particolare Giulio Giannelli,La data e le conseguenze della battaglia di Aricia, inRicerche Barbagallo, vol. I pp. 391 ss., Napoli 1970). Secondo altri storici, invece, il dominio che il patriziato sembra avere esercitato sulla prima Repubblica induce a pensare che la fine della monarchia sia da attribuire a una violenta rivolta (confermata anche dall'odio feroce che l'aristocrazia romana dimostrò nei confronti dell'istituto monarchico in tutto il corso dell'età repubblicana) del patriziato romano contro un regime che aveva accentuato notevolmente i suoi caratteri autocratici (Geraci e Marcone,Storia Romana, Le Monnier, 2004)
  13. ^Secondo Giorgio Ruffolo, la fine della monarchia etrusca e l'instaurazione dell'oligarchia chiusa di proprietari terrieri (regime repubblicano dei "patrizi") segnò da un lato l'emarginazione politica dei ceti commerciali e artigiani (i "plebei"), che erano stati favoriti dai re etruschi, dall'altro una catastrofe politica ed economica: le terre conquistate sotto i Tarquini vennero perdute sotto gli attacchi concentrici di Latini, Equi e Volsci dal sud ed Etruschi dal nord, mentre l'economia tornò alle forme modeste di un'economia agricola povera (Ruffolo).
  14. ^Cantarella-Guidorizzi, 2002 I, 225.
  15. ^Cantarella-Guidorizzi, 2002 I, 230.
  16. ^Cantarella-Guidorizzi, 2002 I, 231.
  17. ^Giorgio Ruffolo fa un'interessante considerazione sulle differenze fra la deduzione di colonie romana e la colonizzazione greca e fenicia. Quest'ultima era di tipo "diffusivo", ovvero Greci e Fenici fondavano colonie di là dal mare che presto si distaccavano politicamente dalla madre patria. La colonizzazione romana era invece di tipo "cumulativo", ovvero si trattava di una progressiva espansione terrestre di Roma stessa, che presidiava e consolidava con i suoi cittadini-soldati i territori appena conquistati (Ruffolo,  pp. 16-17).
  18. ^Giorgio Ruffolo afferma che Roma è diventata un impero da città-stato qual era, saltando la dimensione che oggi diremmo "nazionale". NelII secolo a.C. si assiste, infatti, alla nascita della Repubblica imperiale. Nell'antichità le forme dello Stato erano sostanzialmente due: la città-stato e l'Impero. Per Ruffolo, Roma è la sola che le abbia percorse entrambe (Ruffolo, , p. VII).
  19. ^Giorgio Ruffolo ha individuato essenzialmente due ragioni per spiegare la rapida espansione di Roma: la spinta demografica, ma anche la forza propulsiva della costituzione politico-militare romana. Roma è una città basata sostanzialmente sulla guerra, in cui la struttura militare coincide con quella politica. La conquista di terre consente di contemperare gli interessi dell'aristocrazia (classe senatoriale) con quelli della plebe (il popolo romano). In questa espansione si crea una solidarietà patriottica che non aveva riscontro in nessuna altra città. Ma la grandezza di Roma fu il risultato non solo della sua potenza militare, ma soprattutto della sua abilità nel tenere insieme ed integrare politicamente le varie parti di un Impero così velocemente conquistato. Il dominio politico romano fu il più capace tra quelli dell'antichità di suscitare consensi e gettare radici, lasciando segni nel paesaggio, nella lingua, nella cultura, nel diritto delle nazioni (Ruffolo,  pp. 19-20).
  20. ^Il ceto dei piccoli proprietari terrieri era in difficoltà a causa, infatti, da una parte del "prelievo" dovuto alle continue guerre, dall'altra della pressione dei grandi proprietari, che estendevano i loro domini attraverso l'evizione dei coloni debitori o l'acquisto dei loro fondi (Ruffolo,  p. 18).
  21. ^Per Giorgio Ruffolo si assiste proprio in questo periodo alla prima divisione economica in Italia: la piccola proprietà agricola (economia essenzialmente di autoconsumo) venne confinata nelle zone interne e nel nord della penisola, mentre nel sud e in Sicilia prevalsero i latifondi (coltivazione estensiva e pascolo) lasciati gestire dai padroni ad affittuari poveri o schiavi (Ruffolo,  p. 24).
  22. ^La fusione degli antichi strati del patriziato con i nuovi ceti di ricchi plebei affermatisi grazie allo sfruttamento dei traffici commerciali fa nascere una nuova nobiltà, la cosiddettanobilitas: una élite dominante aperta, a differenza di quella antica e isolazionista dei patrizi, perché accessibile attraverso le carriere politiche elettive (Ruffolo,  p. 17).
  23. ^Il II secolo a.C. è il secolo dei Gracchi e delle rivendicazioni democratiche. I Gracchi cercarono, senza successo, di unire contro lanobilitas i nuovi proletari confluiti nell'urbe, isoci italici emarginati politicamente dalle conquiste e il nuovo ceto degliequites. Alla fine sarà la "democrazia militare", invece che quella "rurale", ad assumere il ruolo di antagonista dell'aristocrazia (Ruffolo,  p. 18).
  24. ^Giovanni Brizzi,Il guerriero, l'oplita, il legionario. Gli eserciti nel mondo classico, Il Mulino, 2008.
  25. ^Ruffolo,  p. 49.
  26. ^Ruffolo, 2004, p. 53.
  27. ^Da una popolazione di 10 milioni su 150.000 chilometri quadrati alla fine delle guerre puniche, il dominio romano passò all'inizio del I secolo d.C. a una popolazione di 55 milioni su una superficie di 3,3 milioni di chilometri quadrati (Ruffolo,  p. 22)
  28. ^Come è quasi unanimemente sottolineato non solo dalla storiografia ma anche dal pensiero politico di età moderna, l'ultimo secolo dell'età repubblicana (133-31 a.C.) aveva mostrato che il sistema di governo guidato dall'oligarchia senatoria era inadeguato, e ciò per la sproporzione sempre maggiore fra la crescente estensione dell'Impero, che richiedeva pronte decisioni e interventi tempestivi, e gli organi dello Stato repubblicano, lenti e macchinosi. Inoltre, lo Stato era così lacerato da interminabili conflitti interni tra le classi e tra i capi militari, che ormai si sentiva il bisogno di una pacificazione generale, che potesse ridare stabilità e legalità. L'idea di un princeps o primo cittadino al di sopra delle parti, capace col suo prestigio di guidare la vita pubblica senza modificare le istituzioni, era ormai sentita come una necessità. Persino l'oligarchia senatoria, spaventata dalle violenze popolari e dalla ferocia delle guerre civili, sembrava ormai disposta a spartire il potere politico e militare con un "protettore" che sapesse garantire insieme il buon governo ed i privilegi e le ricchezze dell'aristocrazia (su questo aspetto vd. in particolare Ettore Lepore,Il princeps ciceroniano e gli ideali politici della tarda repubblica, Napoli 1954).

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