Gaius Octavius (alla nascita) Gaius Iulius Caesar Octavianus (dopo l'adozione) Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus (dopo l'ascesa al potere imperiale)
Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (in latinoGaius Iulius Caesar Octavianus Augustus; nelleepigrafi:C·IVLIVS·C·F·CAESAR·IIIVIR·RPC[33];Roma,23 settembre63 a.C. –Nola,19 agosto14), nato comeGaio Ottavio (Gaius Octavius) con in seguito aggiunto l'agnomen diTurino (Thurinus)[34] e meglio conosciuto comeOttaviano e/oAugusto, è generalmente riconosciuto come il fondatore dell'Impero romano e primoimperatore di esso, per 40 anni, dal 27 a.C. al 14 d.C.
Nel 27 a.C. egli rimise le cariche nelle mani del Senato; in cambio ebbe un imperio proconsolare che lo rese capo dell'esercito e ilSenato romano, dietro suggerimento diLucio Munazio Planco, gli conferì il titolo onorifico diAugustus il 16 gennaio27 a.C.,[35] cioè "degno di venerazione e di onore". Il suo nome ufficiale fu da quel momentoImperator Caesar Divi filius Augustus (nelle epigrafi IMPERATOR·CAESAR·DIVI·FILIVS·AVGVSTVS).[36]
Augusto volle essere identificato come l'artefice del ripristino della Repubblica, dei Costumi degli Antenati (mores) e, soprattutto, come il portatore della Pax Romana, cioè quel clima di pace e di ordine che imponeva su tutto l'impero di Roma le stesse leggi, la stessa lingua e un'unica economia. Questa idea di Roma come trionfatrice universale venne creata attraverso un uso accorto delle immagini, l'abbellimento della città, la tutela degli intellettuali che celebravano il principato, la riqualificazione del Senato e dell'ordine degli equites. La storiografia contemporanea si è occupata dell'eredità storica di Augusto, che ha bisogno di essere ridefinita dopo le iperboli del ventennio fascista.[37]
Lo stesso Augusto ha voluto lasciare di sé un'immagine eroica nelleRes gestae, consapevolmente sostenneVirgilio in questa celebrazione nell'Eneide: durante la sua vita Augusto aveva evitato di attribuirsi appellativi divini, ma subito dopo la sua morte fu subito considerato figlio di Dio.[38] L'attributo "Augustus" indica un riconoscimento religioso e in seguito ebbe anche quello di "Princeps". Alcuni storici comeSeneca il Vecchio,Lucio Anneo Seneca,Sallustio,Svetonio eAppiano indicano anche le proscrizioni, la conquista astuta del potere e la politica autocratica di Augusto. Augusto contribuì enormemente a fare di Roma la meraviglia dei secoli. Rimodellò l'Urbe lasciando la frase: "Ho trovato una città di mattoni, ne lascio una di marmo". In architettura Roma arrivò a uno splendore elevatissimo.
Dal punto di vista amministrativo, le riforme di Augusto furono importanti e durature. Attribuì le province non pacificate alegati imperiali scelti da lui stesso, lasciando le altre aproconsoli dirango senatorio; tutti però rispondevano all'imperatore. Augusto tenne per sé l'Egitto, sotto il governo di un suoprefetto. Riformò il sistema fiscale e monetario. Riorganizzò l'amministrazione della città di Roma, attribuendo ad alti funzionari statali la cura dell'urbanistica, la responsabilità dell'approvvigionamento alimentare e la gestione delle acque.
L'età di Augusto ha rappresentato un momento di svolta nellastoria di Roma e il definitivo passaggio dalperiodo repubblicano al principato. La rivoluzione dal vecchio al nuovo sistema politico contrassegnò anche la sfera economica, militare, amministrativa, giuridica e culturale.
Augusto, nei decenni di principato, introdusse riforme d'importanza cruciale per i successivi tre secoli:[43]
riformò ilcursus honorum di tutte le principali magistrature romane, ricostruendo la nuova classe politica e aristocratica, e formando una nuova classe dinastica;
riordinò il nuovo sistema amministrativo provinciale anche grazie alla creazione di numerosecolonie - ventotto nella sola Italia -[44][45] emunicipi che favorirono la romanizzazione dell'intero bacino delMediterraneo;
favorì la rinascita economica e il commercio, grazie allapacificazione dell'intera areamediterranea, alla costruzione di porti,strade,[47] ponti e a un piano di conquiste territoriali senza precedenti,[48] che portarono all'aerarium immense e insperate risorse (basti pensare al tesorotolemaico o al granoegiziano, alle miniere d'oro deiCantabri o quelle d'argento dell'Illirico);
promosse una politica sociale più equa verso leclassi meno abbienti, con continuative elargizioni di grano e la costruzione di nuove opere di pubblica utilità (cometerme,acquedotti[49] efori);
diede nuovo impulso alla cultura, grazie anche all'aiuto diMecenate;
introdusse una serie di leggi a protezione della famiglia e delmos maiorum chiamateleges Iuliae;
ristabilì nelcalendario l'ordine introdotto daGiulio Cesare, che era stato sconvolto con le guerre civili, dando poi il proprio soprannome al mese Sestile invece che a quello di settembre, in cui era nato, perché durante il Sestile era divenuto per la prima voltaconsole e aveva ottenuto grandi vittorie.[40]
Nel corso della sua vita, Augusto ebbe modo di cambiare più volte il suo nome. Si riportano di seguito i nomi utilizzati nelle varie fasi della sua vita:
Il nome alla nascita del futuro Augusto eraGaius Octavius,[50] omonimo del padre biologicoGaio Ottavio da Velletri.Svetonio gli attribuisce in origine ilcognomenThurinus, che tuttavia non sembra essere mai stato usato.[51]Cassio Dione citaKaipias come altro, poco attestato,cognomen di Augusto.[52] Nel periodo compreso tra la nascita e l'adozione da parte di Cesare, gli storici si riferiscono a lui come "Ottavio" (o Ottaviano).
L'8 maggio 43 a.C., in seguito all'adozione testamentaria da parte diCesare, il suonome ufficiale divenneGaius Iulius Caesar[50] o, in forma completa con la filiazione,Gaius Iulius C. f. Caesar (Gaio Giulio Cesare figlio di Gaio).[53] Ilcognomen aggiuntivo, come era di prassi dopo un'adozione, eraOctavianus, ma Augusto non l'ha mai utilizzato e i suoi contemporanei lo chiamavano in questo periodoCaesar, anche se altri, tra cuiCicerone, usarono chiamarloOctavianus.[54] Anche la letteratura scientifica moderna usa per il periodo della sua ascesa (44 - 27 a.C.) prevalentemente il nome diOctavianus oOttaviano, per differenziarlo sia da Gaio Giulio Cesare sia dal suo ruolo successivo di Augusto.
Nel gennaio del 42 a.C., dopo ladeificazione ufficiale di Cesare, Augusto aggiunse al nomeDivi Filius, diventandoGaius Iulius Caesar Divi Filius Imperator.[50][55][56]
Nel 40 o nel 38 a.C. sostituì ilpraenomenGaius e ilnomenIulius conImperator, diventandoImperator Caesar Divi Filius.[50] Contemporaneamente, usòCaesar, originariamente uncognomen, al posto del gentilizio "Iulius", cosicché il nome divenneImperator Caesar Divi filius.[57] L'assunzione del titolo diImperator comepraenomen avvenne forse già nel 41 a.C. e comunque non dopo il 31 a.C.[57][58]
Il 16 gennaio 27 a.C., dopo la vittoria diAzio, assume il titolo onorifico diAugustus conferitogli dal Senato, cosicché il nome assunse la formaImperator Caesar Divi filius Augustus.[57] Il nome di Augusto è usato dagli storici per riferirsi a lui nel periodo compreso tra il 27 a.C. e la sua morte. Il nomeAugusto assieme a quello diCesare divenne sin dall'inizio del principato con il suo successoreTiberio parte sostanziale dellatitolatura imperiale.[59] Al contrarioImperator non fu usato dai primi successori di Augusto comepraenomen.
Secondo quanto riportato daGaio Svetonio Tranquillo nelleVite dei Cesari, Augusto aveva occhi chiari e nitidi, denti piccoli e mal tenuti, capelli castano chiaro dorato leggermente ricci e tenuti corti, orecchie non troppo grandi e il naso dritto leggermente aquilino. Non era inoltre particolarmente alto, ma aveva comunque un corpo molto proporzionato.[63]
Nacque aRoma nove giorni prima delleCalende di ottobre prima dell'alba, in quella parte delPalatino denominataad Capita Bubula («teste di bue»), dove dopo la sua morte venne costruito un santuario a lui dedicato.[25] Svetonio aggiunge che inizialmente abitò nei pressi delForo Romano, sopra le "scale degli orefici", nella casa che era stata dell'oratoreGaio Licinio Calvo, nei pressi delcolle Velia.[68] In seguito si trasferì sulPalatino, in unacasa ugualmente modesta che era appartenuta al consolare e oratoreQuinto Ortensio Ortalo, di non grande ampiezza e priva di lusso, visto che le colonne dei suoi portici piuttosto basse, erano di pietra del monte Albano, mentre nelle stanze non c'era né marmo, né mosaici. Dormì nella stessa camera per più di quarant'anni, anche d'inverno, sebbene considerasse poco adatto alla sua salute il clima invernale diRoma.[68]
Il suo nome alla nascita era Gaio Ottavio, cui fu aggiunto Turino quando era fanciullo (Gaius Octavius Thurinus), soprannome in ricordo di suo padre Ottavio, vittorioso contro gli schiavi fuggitivi nella regione diThurii.[69]
Circa a quattro anni perse il padre (nel59 a.C.). A dodici anni circa pronunciò l'orazione funebre (laudatio funebris) per sua nonnaGiulia (nel51 a.C.).[70] Svetonio racconta di un episodio avvenuto in questo periodo secondo il quale,Cicerone, mentre accompagnavaGaio Giulio Cesare in Campidoglio, raccontò agli amici di aver fatto un sogno la notte precedente. Nel sogno aveva visto un fanciullo dai nobili lineamenti, che scendeva dal cielo appeso a una catena d'oro e si fermava davanti alle porte del Campidoglio, dove Giove gli consegnava una frusta. Quando Cicerone vide Ottaviano, che lo zio Cesare aveva fatto venire a un sacrificio, disse che era proprio lui il ragazzo apparsogli in sogno.[65]
Quattro anni dopo all'età di sedici anni indossò latoga virile[65] e ottenne alcunericompense militari inAfrica, in occasione deltrionfo del prozioGaio Giulio Cesare, senza nemmeno aver partecipato allaguerra per la giovane età. Quando poi lo zio partì per laSpagna per combattere contro i figli diPompeo, lo seguì, sebbene ancora convalescente da una grave malattia. Raggiunse Cesare con una scorta ridotta, dopo aver percorso strade infestate da nemici e dopo un naufragio. Si fece subito apprezzare dallo zio per il coraggio dimostrato. Dopo aver portato a termine anche la guerra in Spagna, Cesare, che progettava una campagna militare prima contro iDaci e poi contro iParti, lo inviò adApollonia, dove poté dedicarsi allo studio.[70]
Svetonio racconta che durante il soggiorno ad Apollonia, Ottaviano era salito insieme al fedele amico,Marco Vipsanio Agrippa, all'osservatorio dell'astrologo Teogene. Fu Agrippa a consultarlo per primo, ricevendo splendide previsioni sulla sua vita futura, quasi incredibili. Ottaviano, temendo di essere considerato di origini oscure, preferì inizialmente non fornire i dati relativi alla propria nascita, ma dopo numerose preghiere, vi acconsentì. Teogene allora si alzò dal suo seggio e lo adorò. Per questo motivo Ottaviano ebbe così tanta fiducia nel suo destino che fece pubblicare il suo oroscopo e coniare una moneta d'argento con il segno delCapricorno, suo ascendente: in epoca imperiale si dava più importanza a quest'ultimo piuttosto che al segno di nascita (Bilancia per Augusto).[65]
Nel44 a.C., in occasione dellamorte di Cesare, seppe di essere statoadottato per testamento dal prozio come figlio ed erede e, secondo la consuetudine, assunse ilnomen gentilizio (Iulius) e ilcognomen (Caesar) del padre adottivo, omettendo però di aggiungere come tradizione un secondo cognome derivato dellagens di provenienza aggettivata in -anus, divenendo così Gaio Giulio Cesare (Gaius Iulius Caesar).[69] Il nome Ottaviano venne generalmente diffuso dalla propaganda degli avversari politici, ma non risulta nei documenti ufficiali. Si narra che poco prima di venire assassinato, Cesare lo avesse nominatomagister equitum in seconda,[71] accanto aMarco Emilio Lepido, in vista della grande spedizione d'Oriente che stava preparando contro iParti, inviandolo appena diciottenne adApollonia a verificare i preparativi per la futura guerra. È qui che Ottaviano fu informato dell'uccisione del prozio (15 marzo44 a.C.); pur restando indeciso sul da farsi, se chiamare in aiuto le legioni orientali o lasciar perdere, preferì desistere da un'impresa tanto temeraria e tornare aRoma a reclamare i suoi diritti di figlio adottivo e di erede di Cesare.[70] Ancora Svetonio racconta di un episodio curioso:
«Tornando da Apollonia a Roma, dopo la morte di Cesare, nel cielo limpido e puro apparve all'improvviso un cerchio, simile all'arcobaleno, che circondò il sole, mentre la tomba di Giulia, figlia di Cesare, fu colpita più volte da un fulmine. […] Tutti l'interpretarono come un presagio di grandezza e prosperità.»
Giunto nella capitale rivendicò la sua eredità, nonostante le esitazioni di sua madre e l'opposizione del patrignoLucio Marcio Filippo, ex console che aveva sposato la madreAzia dopo la morte del padre (59 a.C.)[70]
«Da questo momento, Ottaviano si procurò un esercito e governò laRes publica prima conMarco Antonio eMarco Lepido, poi per circa 12 anni con il solo Antonio (dal42 al30 a.C.), e infine per 44 anni da solo (dal 30 a.C. al14).»
Come erede principale diCesare, Ottaviano aveva diritto a tre quarti delle sue ricchezze. Informato dell'uccisione del prozio, decise di tornare a Roma per reclamare i suoi diritti difiglio adottivo. Assieme a lui erano stati nominati erediLucio Pinario eQuinto Pedio, a cui spettava il restante quarto del patrimonio di Cesare; solo Ottaviano, però, poté prendere, in quanto unico figlio adottivo, il nome del defunto, divenendo così Gaio Giulio Cesare Ottaviano. Cesare lasciava, inoltre, agli abitanti diRoma trecentosesterzi ciascuno, oltre ai suoi giardini lungo le rive delTevere (Horti Caesaris).[72]
Svetonio sintetizzò il periodo che seguì delle guerre civili come segue:
Busto diCesare, prozio di Ottaviano, che fece suo erede
Sbarcato aBrindisi, dove ricevette il benvenuto dalle legioni di Cesare lì acquartierate in attesa della spedizione in Oriente, Ottaviano si impossessò dei circa 700 milioni disesterzi di denaro pubblico destinati alla guerra contro i Parti, che utilizzò per acquisire ulteriore favore tra i soldati e tra i veterani di Cesare stanziati inCampania.
«Ritenendo che la cosa più importante fosse quella di vendicare lamorte di suo zio e di difendere ciò che aveva fatto, appena tornò da Apollonia, decise di essere estremamente duro con Bruto e Cassio, i quali non se lo aspettavano, e quando questi capirono di essere in pericolo, fuggirono; [allora Ottaviano] li perseguì con un'azione legale atta a farli condannare per omicidio.»
Ottaviano giunse a Roma il 21 maggio, dopo che i cesaricidi avevano già da più di un mese lasciato la città, grazie a un'amnistia concessa dal console superstite,Marco Antonio. Il giovane si affrettò a rivendicare il nome adottivo diGaio Giulio Cesare, dichiarando pubblicamente di accettare l'eredità del padre e chiedendo pertanto di entrare in possesso dei beni familiari. Antonio, che in qualità di console e capo della fazione cesariana deteneva in quel momento il controllo del patrimonio, procrastinò però il versamento adducendo la necessità di attendere che unalex curiata del Senato ratificasse il testamento del defunto. Ottaviano decise allora, impegnando i propri beni, di anticipare al popolo le somme che Cesare aveva lasciato nel suo testamento e di eseguire i giochi per la vittoria diFarsalo. Ottenne così che molti dei cesariani si schierassero dalla sua parte contro Antonio, suo diretto avversario nella successione politica a Cesare.
Il Senato, e in particolareMarco Tullio Cicerone, che lo vedeva in quel momento come un principiante inesperto data la sua giovane età (e così Antonio che lo riteneva un ragazzo "di tutto debitore al nome" del padre),[73] pronto a essere manovrato dall'aristocrazia senatoria, e che apprezzava l'indebolimento della posizione di Antonio, approvò la ratifica del testamento, riconoscendo a Ottaviano lostatus di erede legittimo di Giulio Cesare. Con il patrimonio di Cesare ora a sua disposizione, Ottaviano poté quindi reclutare in giugno un esercito privato di circa 3 000 veterani, garantendo a ciascuno di loro unsalario di 500denari, mentre Marco Antonio, ottenuta con legge speciale (lex de permutatione provinciarum) l'assegnazione - al termine del suo anno consolare - dellaGallia cisalpina già affidata alpropretoreDecimo Bruto, si accingeva a portare guerra ai cesaricidi per recuperare il favore della fazione cesariana. In quest'occasione Cicerone scriveva adAttico manifestando certezza sulla fedeltà di Ottaviano alla causa repubblicana, sicuro della possibilità di sfruttare le potenzialità di quel giovane rampollo per eliminare Antonio,[74] uscito indenne (con grave dispiacere dell'oratore) dalleIdi.[75]Tacito commenterà che in quell'occasione l'erede di Cesare simulò soltanto la fedeltà al partito neo-pompeiano comandato in quel momento da Cicerone, con l'idea - come si vedrà in seguito - di trarre profitto dalla situazione.[76]
Frattanto Ottaviano, poiché i magistrati incaricati non osavano celebrare iLudi per la vittoria del prozio Cesare, si occupò personalmente di organizzarli (dal 5 al 19 settembre44 a.C.). In seguito, per riuscire a portare a termine altri suoi progetti, sebbene fossepatrizio ma non ancorasenatore, si presentò come candidato per sostituire untribuno della plebe, che era appena deceduto. La sua candidatura incontrò l'opposizione del consoleMarco Antonio, sul cui appoggio il giovane Ottaviano contava, ma che evidentemente aspirava a ottenere una grossa ricompensa. Questa prima incomprensione con Antonio lo indusse a passare dalla parte degliottimati.[77]
Quando nel mese di ottobre, l'appoggio del Senato a Ottaviano si fece più pressante, con Cicerone che tuonava con le sueFilippiche contro Antonio, questi decise di riprendere il controllo della situazione richiamando in Italia le legioni stanziate inMacedonia. Di fronte a quella minaccia, Ottaviano a novembre richiamò allora i veterani di Cesare a lui fedeli, ottenendo ben presto anche la diserzione di due delle legioni macedoni di Antonio, laIV e laMartia, appena sbarcate.
Fallito, per l'opposizione del Senato (Cicerone è infatti sicuro della fedeltà del giovane), il tentativo di far dichiarare Ottavianohostis publicus per aver reclutato un esercito senza averne l'autorità (in realtà sarà Antonio a essere indicato come nemico dello Stato avendo preso d'assedio illegalmente un legittimopropretore), il console decise allora di accelerare i tempi dell'occupazione della Cisalpina, in modo da garantirsi una posizione di forza per l'anno successivo. Ricevuto il rifiuto da parte diDecimo Bruto alla cessione della Cisalpina, Antonio, grazie al consenso del Senato, poté marciare suModena, dove strinse d'assedio Bruto.[77]
Intanto Ottaviano, su consiglio di alcuni ottimati, provò ad assoldare alcuni sicari perché uccidessero Antonio, ma scoperto il suo tentativo, credendosi a sua volta in pericolo, arruolò una buona parte deiveterani di Cesare, facendo loro grandi largizioni per ottenerne il loro aiuto.[77] Il 1º gennaio43 a.C., giorno dell'insediamento dei nuovi consoliPansa eIrzio, il Senato decretò l'abrogazione della legge che assegnava ad Antonio la Gallia Cisalpina e ordinò a questi di cessare immediatamente gli attacchi a Decimo Bruto. Ottenutone un netto rifiuto, i consoli vennero incaricati di marciare contro Antonio assieme a Ottaviano, cui venne conferito eccezionalmente l'imperium dipretore sì da legalizzare la condizione del suo esercito privato.[77]
Il 14 aprile e il 21 aprile Antonio venne sconfitto nellabattaglia di Forum Gallorum e nellabattaglia di Modena, nelle quali, però, rimasero uccisi i due consoli Irzio e Pansa, Ottaviano prese parte personalmente ai combattimenti del 21 aprile all'interno del campo di Antonio e alla fine rimase unico comandante delle legioni repubblicane.[78]
«Durante il primo scontro, se dobbiamo credere a quanto scrive Antonio, Ottaviano si diede alla fuga e ricomparve due giorni dopo, senza il suo mantello di comandante ed il cavallo; ma nella seconda sappiamo che fece il suo dovere non solo come generale, ma anche come soldato: vedendo, nel mezzo della battaglia, che l'aquilifer della sua legione era ormai ferito gravemente, prese con sé l'aquila sulle spalle e la tenne con sé per il tempo necessario.»
Svetonio aggiunge che corse voce allora che fosse stato Ottaviano a far uccidereAulo Irzio eGaio Vibio Pansa, poiché, una volta messo in fuga Antonio e tolti di mezzo entrambi i consoli, potesse rimanere unico padrone degli eserciti vincitori. Tanto è vero che da Cicerone apprendiamo che, al termine della battaglia diForum Gallorum, Pansa si ritirò al campo ferito, ma ancora in vita.[79] Una lettera a Cicerone scritta daServio Sulpicio Galba, testimone oculare della battaglia, tace su eventuali ferite a danno del console.[80] Nel resocontoappianeo l'altro console, Irzio, risulta invece morire durante l'assalto al campo di Antonio, ma questa notizia è sospetta in quanto è quasi certo che Appiano abbia attinto all'autobiografia perduta di Augusto.[81]
A ogni modo la morte di Pansa sembrò talmente sospetta che Glicone, il suo medico, fu messo in prigione con l'accusa di aver lavato la ferita con il veleno. Aquilio Nigro sostenne, infine, che nella confusione della battaglia l'altro console, Irzio, fu ucciso dallo stesso Augusto.[78] E quando venne a sapere che Antonio, dopo la sconfitta, era stato accolto daMarco Emilio Lepido e che anche altri comandanti, insieme ai loro eserciti, si stavano avvicinando al partito a lui avverso, abbandonò la causa degli ottimati.[82] La tesi del complotto di Ottaviano sembra essere sostenuta anche da Tacito, che scrive:
«… tolti di mezzo Irzio e Pansa (furono uccisi dai nemici? Oppure a Pansa sparsero del veleno sulla ferita e Irzio venne ucciso dai suoi soldati e per macchinazione dello stesso Augusto?), si era impadronito delle loro truppe; che aveva estorto il consolato a un senato riluttante e rivolto le armi, avute per combattere Antonio, contro lo stato…»
Tornato a Roma con l'esercito, infatti, malgrado la giovane età (aveva soli vent'anni), Ottaviano si fece eleggereconsolesuffectus[32] assieme aQuinto Pedio, ottenendo compensi per i suoilegionari e facendo approvare dalSenato lalex Pedia contro i cesaricidi. In tal modo i consoli poterono rifiutarsi di portare ulteriore soccorso aDecimo Bruto, che, in fuga, venne infine ucciso nella Cisalpina da un capo gallo fedele ad Antonio. Svetonio racconta che:
«A vent'anni prese il consolato, facendo avanzare minacciosamente le sue legioni verso Roma (urbem) e inviando quei [soldati] che chiedessero per lui a nome dell'esercito; quando il Senato sembrò esitante, il centurione Cornelio, capo della delegazione, gettando indietro il suo mantello e mostrando l'impugnatura del suogladio, non esitò a dire nellaCuria: "Se non lo farete [console] voi, questa [spada] lo farà".»
Dalla sua nuova posizione di forza, divenuto legalmente capo dello Stato romano, Ottaviano prese contatti con il principale sostenitore di Antonio, ilpontefice massimoMarco Emilio Lepido, giàmagister equitum di Cesare, con l'intenzione di ricomporre i dissidi interni alla fazione cesariana. Con gli auspici di Lepido, ottenne dunque che fosse organizzato un incontro a tre con Antonio nei pressi diBononia. Da quel colloquio privato nacque un accordo a tre, tra lui, Antonio e Lepido[83] della durata di cinque anni. Si trattava delsecondo triumvirato, riconosciuto legalmente dal Senato il 27 novembre di quello stesso anno con laLex Titia, in cui veniva creata la speciale magistratura deiTriumviri rei publicae constituendae consulari potestate, ovvero "triumviri per la costituzione dello stato con potere consolare".
«Per dieci anni fece parte del triumvirato, creato per dare un nuovo ordine allaRepubblica: come suo membro cercò inizialmente di impedire che si iniziassero le proscrizioni, ma quando esse cominciarono si mostrò più spietato degli altri due. […] lui solo si batté in modo ostinato affinché non venisse risparmiato nessuno, arrivando a proscrivere anche C. Toranio, suo tutore, che era stato, inoltre, collega di suo padre comeedile. […] più tardi si pentì di questa sua ostinazione e promosse alrango di cavaliere T. Vinio Filopomeno, che sembra avesse nascosto il suo padrone, quando era proscritto.»
Il patto prevedeva la divisione dei territori romani: a Ottaviano toccaronoSiria,Sardegna eAfrica proconsolaris. I triunviri redassero delle liste diproscrizione, sull'esempio di Silla, contro gli oppositori di Cesare, che portarono alla confisca dei beni e all'uccisione di un gran numero di senatori e cavalieri, tra cui lo stessoCicerone che pagò leFilippiche rivolte controAntonio. A Roma e in Italia si scatenò quindi una caccia all'uomo senza eguali e in molti casi più feroce e indiscriminata di quella operata dopo la vittoria di Silla su Gaio Mario. Molte furono le vittime illustri: ben 300 senatori caddero sotto i colpi degli assassini e 2 000 cavalieri ne seguirono la sorte. Si preparò nel contempo la guerra controBruto eCassio e i cesaricidi.
Tra questi fu anche Cicerone, al quale Antonio non aveva perdonato le orazioni contro di lui, raccolte nelle Filippiche. Ottaviano, pur essendo stato protetto e incoraggiato dal grande intellettuale latino, non fece nulla per salvargli la vita. Altra barbarie decisa dai triumviri fu l'uso di appendere ai rostri del foro le teste dei nemici uccisi e di dare una ricompensa proporzionale a chi le portava: 25 000 denari agli uomini liberi, 10 000 agli schiavi con l'aggiunta della manomissione e della cittadinanza.
Nell'ottobre del42 a.C. Antonio e Ottaviano, lasciato Lepido al governo della capitale, si scontrarono con icesaricidiMarco Giunio Bruto eGaio Cassio Longino e li sconfissero in due scontri aFilippi, nellaMacedonia orientale.[83] I due anticesariani trovarono la morte suicidandosi.[84] La battaglia fu vinta soprattutto per merito di Antonio e la parte di Ottaviano non fu certo gloriosa visto chePlinio il Vecchio, nella suaNaturalis historia, afferma che "alla battaglia di Filippi [Ottaviano] cadde malato, fuggì e si nascose per tre giorni in una palude" o come riferisce Svetonio "il suo campo venne preso dal nemico e riuscì a scappare a stento, rifugiandosi dalla parte dove si trovava l'esercito di Antonio".[83] La versione ufficiale fu che Ottaviano era stato esortato a fuggire in un sogno avuto dal suo medico.[85]
«Non fu certo moderato dopo la vittoria. Al contrario inviò a Roma la testa di Bruto affinché fosse gettata ai piedi della statua di Cesare; si accanì contro tutti i prigionieri nobili, riempiendoli di insulti; […] due prigionieri, padre e figlio, chiedevano la grazia di essere lasciati in vita, ma egli dispose che tirassero a sorte o giocassero alla morra per sapere chi dei due si sarebbe salvato. Poi assistette mentre morivano, poiché il padre, che si era offerto, venne sgozzato dallo stesso Ottaviano, mentre il figlio si suicidò. Ciò indusse tutti gli altri prigionieri […] quando vennero condotti al supplizio in catene, a salutare rispettosamente Antonio con il titolo di generale, non invece Ottaviano che ricoprirono dei più mostruosi insulti.»
Successivamente nacquero i primi contrasti:Lucio Antonio, fratello di Antonio, nel41 a.C. si ribellò a Ottaviano poiché pretendeva che anche ai veterani del fratello fossero distribuite terre in Italia (oltre ai 170 000 veterani di Ottaviano), ma fusconfitto a Perugia nel40 a.C. Svetonio racconta che durante l'assedio di Perugia, mentre stava facendo un sacrificio non molto distante dalle mura cittadine, Ottaviano per poco non fu ucciso da un gruppo di gladiatori che avevano compiuto una sortita dalla città.[86] Non si può provare che Antonio fosse a conoscenza delle azioni del fratello ma, dopo la sconfitta di quest'ultimo,[86] tanto Antonio come Ottaviano decisero di non dare troppo peso all'accaduto (Lucio Antonio fu risparmiato e perfino inviato in Spagna come governatore).[67] Contemporaneamente a questi fatti, il legato di Antonio inGallia, un certoQuinto Fufio Caleno, morì e le suelegioni passarono dalla parte di Ottaviano, che poté appropriarsi di nuove province del rivale. Svetonio aggiunge:
«Dopo l'occupazione di Perugia, [Ottaviano] prese provvedimenti contro un gran numero di prigionieri e a chi chiedeva la grazia e di essere perdonato, rispose: «Si deve morire.» Altri dicono che, tra quelli che si erano arresi, ne scelse trecento tra i due ordini [senatorio ed equestre] e li mandò a morte per leidi di marzo, di fronte ad un altare posto in onore del divoGiulio. Altri ancora raccontano che Ottaviano prese le armi in accordo con Antonio, per smascherare gli avversari che si nascondevano, […] Dopo averli sconfitti, confiscò i loro beni per poter mantenere le promesse didonativa fatte aiveterani.»
Ottaviano a questo punto sposòScribonia, parente diSesto Pompeo: da questa donna, Ottaviano ebbe la sua unica figlia,Giulia.[29][67] In realtà, però, né l'intesa, né il matrimonio durarono a lungo. Nell'estate del40 a.C. Ottaviano e Antonio vennero ad aperte ostilità: Antonio cercò di sbarcare aBrindisi con l'aiuto di Sesto Pompeo, ma la città gli chiuse le porte. I soldati di ambedue le fazioni si rifiutarono di combattere e i triumviri, pertanto, misero da parte le discordie. Con iltrattato di Brindisi (settembre del 40 a.C.) si venne a una nuova divisione delle province: ad Antonio restò l'Oriente romano daScutari, compresa laMacedonia e l'Acaia; a Ottaviano l'Occidente compreso l'Illirico; a Lepido, ormai fuori dai giochi di potere, l'Africa e laNumidia; aSesto Pompeo fu confermata laSicilia per metterlo a tacere, affinché non arrecasse problemi in Occidente.[67] Il patto fu sancito con il matrimonio tra Antonio, la cui moglie Fulvia era morta da poco, e la sorella di Ottaviano,Ottavia minore. Dopo lapace di Brindisi, Ottaviano ruppe inoltre l'alleanza con Sesto Pompeo, ripudiò Scribonia, e sposòLivia Drusilla, madre diTiberio e in attesa di un secondo figlio.
Nel39 a.C., aMiseno, Ottaviano attribuì a Sesto Pompeo la provincia diSardegna e Corsica, fondando dunque la città diTurris Libisonis, porto granario diRoma e promettendogli l'Acaia, ottenendo in cambio la ripresa dei rifornimenti a Roma (Pompeo con la sua flotta bloccava le navi provenienti dal Mediterraneo). Sesto Pompeo, però, stava diventando un alleato scomodo e Ottaviano decise di disfarsene di lì a poco. Si arrivò così a una prima serie di scontri non particolarmente felici per Ottaviano: la flotta preparata per invadere la Sicilia fu infatti distrutta sia da Sesto sia da un violento fortunale.[67]
La campagna militare in Sicilia contro le forze diSesto Pompeo
Nel38 a.C. Ottaviano si risolse a incontrarsi aBrundisium con Antonio e Lepido per rinnovare il patto di alleanza per altri cinque anni. Nel36 a.C., però, grazie all'amico e generaleMarco Vipsanio Agrippa, Ottaviano riuscì a porre fine alla guerra conSesto Pompeo. Quest'ultimo, grazie anche ad alcuni rinforzi inviati da Antonio, fu infatti sconfitto definitivamente pressoNauloco.[5]
«La guerra di Sicilia fu una delle prime che [Ottaviano] cominciò, ma venne trascinata per lungo tempo, poiché fu interrotta più volte, sia per ricostituire le sue flotte che erano state distrutte dalle tempeste in due circostanze, nel bel mezzo dell'estate; sia perché, essendo stati interrotti irifornimenti di grano alla città di Roma fu costretto a chiedere la pace, su insistenza del popolo, visto che la fame andava aggravandosi.»
Ancora Svetonio racconta di altri episodi curiosi di questa guerra contro Pompeo, che vide Ottaviano:
«al momento di combattere, fu preso da un colpo di sonno così profondo che i suoi amici faticarono molto per svegliarlo, affinché desse il segnale d'attacco. Per questo motivo Antonio, lo credo io [Svetonio], aveva tutte le sue buone ragioni per rimproverarlo, sostenendo che egli non avesse avuto neppure il coraggio di osservare una flotta schierata a battaglia, al contrario di essere rimasto sdraiato sul dorso con gli occhi rivolti al cielo, terrorizzato, rimanendo in quella posizione, senza presentarsi ai soldati, fino a quando Agrippa non mise in fuga la flotta nemica. […] Dopo aver fatto passare in Sicilia un'armata, tornò in Italia a prendere le restanti truppe, ma fu assalito all'improvviso da Democaro e Apollofane, luogotenenti di Pompeo; fu un miracolo se riuscì a salvarsi, fuggendo su una sola imbarcazione. Un'altra volta, quando si trovava a piedi nei pressi di Locri, in direzione di Reggio, vide da lontano le navi di Pompeo lungo la costa. Convinto che fossero le sue, si diresse in spiaggia e per poco non venne fatto prigioniero. E proprio in questa circostanza, mentre fuggiva per sentieri impraticabili in compagnia di Paolo Emilio, uno schiavo di quest'ultimo, poiché lo odiava in quanto in passato [Ottaviano] aveva proscritto il padre del suo padrone, provando a vendicarsi, tentò di ucciderlo.»
La Sicilia cadde e Sesto Pompeo fuggì in Oriente, dove poco dopo fu assassinato dai sicari di Antonio.[67]
A quel punto, però, Ottaviano dovette far fronte alle ambizioni di Lepido, il quale riteneva che la Sicilia dovesse toccare a lui e, rompendo il patto di alleanza, mosse per impossessarsene con venti legioni. Sconfitto però rapidamente, dopo che i suoi soldati lo abbandonarono passando dalla parte di Ottaviano, Lepido fu infine confinato alCirceo, pur conservando la carica pubblica dipontifex maximus.[5]
Dopo l'eliminazione graduale di tutti i contendenti nell'arco di sei anni, da Bruto e Cassio, a Sesto Pompeo e Lepido, la situazione rimase nelle sole mani di Ottaviano, in Occidente, e Antonio, in Oriente, portando un inevitabile aumento dei contrasti tra i due triumviri, ciascuno troppo ingombrante per l'altro, tanto più che i successi ottenuti nellecampagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.) e contro Lepido non erano stati compensati da Antonio in Oriente contro iParti, limitandosi alla sola acquisizione in dote dell'Armenia. Ottenne un nuovo consolato, il secondo, nove anni dopo il primo (nel33 a.C.) e un terzo, un anno dopo il secondo (nel31 a.C.).[32] Alla sua scadenza, nel33 a.C., il triumvirato non venne rinnovato (durò infatti dieci anni[1]). Ottaviano e Antonio inoltre non erano più legati da vincoli di sangue, visto che il primo aveva divorziato da Scribonia (parente di Antonio) nel 39 a.C. e il secondo aveva ripudiato Ottavia (sorella di Ottaviano) per congiungersi conCleopatra.
Guerra con Antonio e la vittoria di Azio (33-31 a.C.)
Il conflitto era ora inevitabile. Mancava solo ilcasus belli, che Ottaviano trovò nel testamento di Antonio, in cui risultavano le sue decisioni di lasciare i territori orientali di Roma aCleopatra VII d'Egitto e ai suoi figli, compresoCesarione, figlio diGaio Giulio Cesare.[87] Svetonio ricorda infatti che nel32 a.C.:
«La sua alleanza con Antonio era sempre stata dubbia e poco stabile, mentre le loro continue riconciliazioni altro non erano che momentanei accomodamenti; alla fine si giunse alla rottura definitiva e per meglio dimostrare che Antonio non era più degno di essere uncittadino romano, aprì il suo testamento, da Antonio lasciato aRoma, e lo lesse davanti all'assemblea, dove designava come suoi eredi anche i figli che aveva avuto daCleopatra.»
Ancora Svetonio aggiunge che Antonio scriveva ad Augusto in modo confidenziale, quando non era ancora scoppiata laguerra civile tra loro:
«Che cosa ti ha cambiato? Il fatto che mi accoppio con una regina? È mia moglie. Non sono forse nove anni che iniziò [la nostra storia d'amore]? E tu ti accoppi solo con Drusilla? E così starai bene se quando leggerai questa lettera, non ti sarai accoppiato con Tertullia, o Terentilla, o Rufilla, o Salvia Titisenia o tutte. Giova forse dove e con chi ti accoppi?»
In seguito quando fece dichiarare nemico pubblico Antonio, gli rimandò i suoi parenti e i suoi amici, tra cui i consoliGaio Sosio eDomizio Enobarbo.[87] Poi il Senato di Roma dichiarò guerra a Cleopatra, ultimaregina tolemaica di Egitto, sul finire del32 a.C. Antonio e Cleopatra furono sconfitti nellabattaglia di Azio, del 2 settembre31 a.C. e si suicidarono entrambi, l'anno successivo in Egitto.[87][88]
La cosiddettaGemma augustea, la cui complicata iconografia è una celebrazione delle gesta di Augusto
DopoAzio, Ottaviano non solo ordinò di uccidere il figlio diCleopatra,Cesarione (la cui paternità veniva attribuita dalla regina aCesare),[87] ma decise di annettere l'Egitto (30 a.C.), compiendo l'unificazione dell'intero bacino del Mediterraneo sotto Roma, e facendo di questa nuova acquisizione la prima provincia imperiale, governata da un proprio rappresentante, ilprefetto d'Alessandria ed Egitto.[89] L'imperium di Ottaviano su questa provincia venne probabilmente sancito da una legge comiziale già nel29 a.C., due anni prima della messa in opera del nuovo assetto provinciale.Svetonio racconta che in questa circostanza, quando si trovava ancora adAlessandria, Ottaviano:
«[…] si fece mostrare il sarcofago e il corpo diAlessandro Magno, prelevato dalla sua tomba: gli rese omaggio mettendogli sul capo una corona d'oro intrecciata con fiori. E quando gli chiesero se voleva visitare anche la tomba di Tolomeo, rispose che voleva vedere un re, non dei morti.»
Per la storiografia moderna più datata, la nuova forma di governo provinciale riservata all'Egitto ebbe origine dal tentativo di compensare la popolazione indigena della perdita del loro monarca-dio (ilfaraone), con la nuova figura delPrinceps;[90] in realtà, la scelta di Ottaviano di porre a capo della nuova provincia un prefetto plenipotenziario (figura che derivava direttamente dal prefetto della città tardo-repubblicana), il cosiddettopraefectus Alexandreae et Aegypti, titolo ufficiale attribuito al neo-governatore collegato alla soppressione dellaBulè diAlessandria, fu dettata dal contesto in cui avvenne la conquista del paese: la guerra civile, ragioni di ordine strategico-militare nella lotta fra le duefactiones tardo-repubblicane pro-occidente o pro-oriente, l'importanza del grano egiziano[89] per l'annona diRoma e, non da ultimo, il tesoro tolemaico. L'aver, infatti, potuto mettere le mani sulle risorse finanziarie dei Tolomei consentì a Ottaviano di pagare molti debiti di guerra, nonché decine di migliaia di soldati che in tanti anni di campagne lo avevano servito, disponendone l'insediamento in numerosecolonie,[44] sparse in tutto il mondo romano.[91] Svetonio aggiunge che Ottaviano:
«[…] per meglio ricordare la vittoria di Azio, fondò nelle vicinanze la città diNicopoli, dove vennero istituiti dei giochi quinquennali; fece ingrandire l'antico tempio di Apollo e consacrò aNettuno e aMarte dove aveva posto gliaccampamenti, adornandoli con le spoglie navali.»
Aureo coniato nel 27 a.C., negli anni del consolidamento del potere di Ottaviano
Ottaviano era divenuto, di fatto, il padrone assoluto dello Stato romano, anche se formalmente Roma era ancora unarepubblica e Ottaviano stesso non era ancora stato investito di alcun potere ufficiale, dato che la suapotestas di triumviro non era stata più rinnovata: nelleRes Gestae riconosce di aver governato in questi anni in virtù del "potitus rerum omnium per consensum universorum" ("consenso generale"), avendo per questo motivo ricevuto una sorta di perpetuatribunicia potestas[1] (certamente un fatto extra-costituzionale).[92]
Finché questo consenso continuò a comprendere l'appoggio leale degli eserciti, Ottaviano poté governare al sicuro, e la sua vittoria costituì, di fatto, la vittoria dell'Italia sul vicino Oriente; la garanzia che mai il dominio romano avrebbe potuto trovare altrove il suo equilibrio e il suo centro al di fuori di Roma.
IlSenato gli conferì progressivamente onori e privilegi, ma il problema che Ottaviano doveva risolvere consisteva nella trasformazione della sostanza dei rapporti istituzionali, lasciando intatta la forma repubblicana. I fondamenti del reale potere vennero individuati nell'imperium e nellatribunicia potestas: il primo, proprio deiconsoli, conferiva a chi ne era titolare il potere esecutivo, legislativo e militare, mentre la seconda, propria deitribuni della plebe, offriva la facoltà di opporsi alle decisioni del Senato, controllandone la politica grazie al diritto di veto. Ottaviano cercò di ottenere tali poteri evitando di alterare le istituzioni repubblicane e dunque senza farsi eleggere a vita console e tribuno della plebe ed evitando inoltre la soluzione cesariana (Giulio Cesare era stato eletto, prima annualmente e poi a vitadictator). La carica di dittatore gli fu infatti offerta, ma egli prudentemente la rifiutò:
«Il popolo con grande insistenza offrì ad Augusto la dittatura, ma lo stesso, dopo essersi inginocchiato, fece cadere latoga dalle spalle e, a petto nudo, supplicò che non gli fosse imposta.»
Egli considerò il titolo didominus («signore») come un grave insulto e sempre lo respinse con vergogna.
Augusto in un'incisione di Giovanni Battista Cavalieri, contenuta nell'operaRomanorum Imperatorum effigies del 1583. Dalla copia conservata presso la Biblioteca comunale di TrentoAugustocapite velato, ossia nella sua veste di pontefice massimo (Museo Archeologico Nazionale delle Marche,Ancona)
Svetonio racconta che un giorno, durante una rappresentazione teatrale alla quale assisteva, un mimo esclamò:O dominum aequum et bonum! («O signore giusto e buono!»). Tutti gli spettatori approvarono esultanti, quasi che l'espressione fosse rivolta ad Augusto, ma egli, non solo pose fine a queste adulazioni con un gesto e lo sguardo, ma il giorno seguente emise anche un severo proclama che ne vietasse ulteriori piaggerie. Egli, infine, non permise che lo chiamasserodominus né i figli o i nipoti, che fosse per gioco o in tono serio.[93] Ancora Svetonio racconta che Ottaviano:
«Due volte pensò di restaurare la Repubblica: la prima volta subito dopo aver sconfitto Antonio, memore che quest'ultimo gli aveva ripetuto spesso che era lui il solo ostacolo al ritorno [della Repubblica]; [la seconda volta] di nuovo nella stanchezza di una malattia persistente. In quella circostanza convocò a casa sua magistrati e senatori dando loro un resoconto dell'Impero. Ma pensando che, come privato cittadino, non avrebbe potuto vivere senza pericolo e temendo di lasciare laRes publica in mano all'arbitrio di molti, continuò a mantenere [il potere]. Non sappiamo quale sia stata la cosa migliore da fare.»
Nel27 a.C., Ottaviano restituì formalmente nelle mani del Senato e del popolo romano i poteri straordinari assunti per la guerra contro Cleopatra, ricevendo in cambio: il titolo diconsole da rinnovare annualmente, unapotestas con maggioreauctoritas rispetto agli altri magistrati (consoli e proconsoli), poiché aveva diritto di veto in tutto l'Impero, a sua volta non assoggettato ad alcun veto da parte di qualunque altro magistrato;[94] l'imperium proconsolare decennale, rinnovatogli poi nel 19 a.C., sulle cosiddette province "imperiali" (compreso il controllo dei tributi delle stesse), vale a dire le province dove fosse necessario un comando militare, ponendolo di fatto a capo dell'esercito;[95] il titolo diAugusto (su proposta diLucio Munazio Planco),[69] cioè "degno di venerazione e di onore",[96] che sancì la sua posizione sacra che si fondava sulconsensus universorum di Senato e popolo romano; l'utilizzo del titolo diPrinceps ("primo cittadino"); il diritto di condurre trattative con chiunque volesse, compreso il diritto di dichiarare guerra o stipulare trattati di pace con qualunque popolo straniero.[97]
Questi poteri decretarono che le province fossero divise in senatorie, rette da magistrati eletti dal Senato, e imperiali, rette da magistrati sottoposti al diretto controllo di Augusto; faceva eccezione l'Egitto, retto da un prefetto di rango equestre, munito di unimperium delegato da Augustoad similitudinem proconsulis. L'imperium gli consentì di assumere direttamente il comando delle legioni stanziate nelle province "non pacatae" e di avere così costantemente a disposizione una forza militare a garanzia del suo potere, nel nesso inscindibile tra esercito e proprio comandante che era stato creato dalla riforma diGaio Mario, ormai vecchia di quasi un secolo. L'imperium gli garantiva, inoltre, la gestione diretta dell'amministrazione e la facoltà di emanaredecreta, decisioni di carattere giurisdizionale, ededicta, decisioni di carattere legislativo.
Sotto il controllo del Senato restarono le truppe di stanza nelle province senatoriali, le quali furono rette da unproconsole opropretore. Formalmente, il Senato avrebbe potuto in qualunque momento emanare unsenatus consultum limitando, o revocando del tutto, i poteri conferiti.
Nel23 a.C. fu conferita ad Augusto latribunicia potestas a vita[1] (che secondo alcuni gli era stata attribuita già dal28 a.C.), la quale divenne la vera base costituzionale del potere imperiale: comportava infatti l'inviolabilità della persona e il diritto di intervenire in tutti i rami della pubblica amministrazione, e questo senza i vincoli repubblicani della collegialità della carica e della sua durata annuale. Particolarmente significativo fu il diritto di veto, che garantì ad Augusto la facoltà di bloccare qualunque iniziativa legislativa che considerasse pericolosa per la propria autorità. Nello stesso anno l'imperium di cui già godeva divenneimperium proconsulare maius et infinitum, in modo da comprendere anche le province senatorie: tutte le forze armate dello Stato romano dipendevano ora da lui.[98]
«Egli stesso [Augusto] fece voto di compiere ogni sforzo, affinché nessuno potesse rammaricarsi del nuovostato di cose.»
E ancora gli furono conferite nuove onorificenze negli anni a venire. Nel13 a.C., quando ilPontefice massimo Lepido morì, Ottaviano assunse anche questa carica divenendo il capo religioso dello Stato.[4][40][99]
«[divenuto pontefice massimo] radunò tutte le profezie greche e latine che […] erano tramandate tra il popolo, circa duemila, e le fece bruciare. Conservò solo ilibri sibillini e, dopo un'attenta selezione, li pose in due armadi dorati ai piedi dellastatua di Apollo Palatino.»
Nell'8 a.C. fu emanata laLex Iulia maiestatis, con cui per la prima volta venne punita l'offesa alla "maestà" dell'imperatore, in seguito foriera di conseguenze negative per tutto il periodo successivo. E per finire, nel2 a.C., anno dell'inaugurazione deltempio di Marte Ultore e delForo di Augusto, gli fu conferito il titolo onorifico di "Padre della patria" (Pater Patriae).[6]
Testa di bronzo di Augusto, ritrovata aMeroe inNubia (attualeSudan)
L'ambizione di Augusto era quella di essere fondatore di unoptimus status, facendo rivivere le più antiche tradizioni romane e nel contempo tenendo conto delle problematiche dei tempi. Il mantenimento formale delle forme repubblicane, nelle quali si inseriva il nuovo concetto della personaleauctoritas delprinceps (primo fra pari), permise di risolvere i conflitti per il potere vissuti nell'ultimo secolo della Repubblica. Egli non schiacciò affatto l'antica aristocrazia, ma le affiancò, in una più vasta cerchia del privilegio, il ceto degli uomini d'affari e dei funzionari, organizzati nell'ordine equestre, i cui membri furono spesso utilizzati dall'imperatore per controllare l'attività degli organi repubblicani e per il governo delle province imperiali.[100]
Ottaviano, una volta ricevuti i necessari poteri da parte di Senato e Popolo romano, cominciò ad assumere misure atte a dare all'Italia e alle Province il sospirato benessere dopo oltre un decennio di guerre civili: riordinò ilcursus honorum delle magistrature repubblicane, ne creò di nuove (come la figura delcurator o quella delpraefectus Urbis[101]), ripristinò lacarica magistratuale delcensore,[101] aumentò il numero deipretori[101] e promosse leggi che frenavano il diffondersi del celibato e incoraggiavano la natalità, emanando lalex Iulia de Maritandis Ordinibus del18 a.C. e lalex Papia Poppaea del 9 d.C. (a completamento della prima legge).
Con l'avvento del principato di Augusto iniziò un lungo periodo di pace interna. Restavano da pacificare la Spagna e alcune zone della Gallia e l'imperatore portò a termine il compito con decisione, guidando alcune campagne personalmente e affidandone altre ad Agrippa. Da quel momento gli eserciti furono impegnati solo nell'allargare i confini dell'Impero. Per decreto del Senato, nel 17 a.C. si celebrò l'inizio di una nuova epoca, un nuovosaeculum di pace e si riprese la tradizione deiludi saeculares, che durante la repubblica si erano tenuti ogni cent'anni. Per celebrare questo grande momento, nel 9 a.C. fu costruito nel Campo Marzio un grande altare alla Pace di Augusto, l'Ara Pacis Augustae.
I molti abusi che esistevano ancora dopo la fine dellaguerra civile, particolarmente pericolosi per l'ordine pubblico, vennero in gran parte ridimensionati dalla nuova politica autoritaria delprinceps. Augusto represse il brigantaggio mettendo posti di guardia nelle località più opportune, spesso facendo ispezionare luoghi dove si credeva vi fossero in corso sequestri, disciolse poi tutte le associazioni (collegia), con l'eccezione di quelli più antichi.[102]
Considerando importante conservare la purezza della razza romana, evitando potesse mescolarsi con sangue straniero e servile, fu molto restio nel concedere lacittadinanza romana, ponendo anche precise regole riguardo all'affrancamento.[103] E così deglischiavi, una volta tenuti lontani dalla libertà parziale o totale, stabilì il loro numero, la condizione e la divisione in differenti categorie, in modo da stabilire chi potesse essere affrancato.[103]
Riorganizzò e ripulì l'ordine senatorio di quegli elementi giudicatideformi et incondita turba. Ne ridusse poi il numero alla cifra di un tempo, pari a 600, e gli restituì la sua antica dignità attraverso due selezioni: la prima era generata dai senatori stessi, in quanto ognuno sceglieva un collega; la seconda era operata dallo stessoprinceps e dal fedeleMarco Vipsanio Agrippa.[104] Elevò poi il censo senatoriale, portandolo da ottocentomila a un milione e duecentomila sesterzi, e diede la differenza ai senatori che non ne avevano abbastanza.[105]
Fece bruciare le liste dei vecchi debitori dell'erario, spesso utilizzate per accuse calunniose; aRoma lasciò ai proprietari del momento quei terreni che, in modo discutibile, laRes publica aveva ritenuto fossero suoi; fece distruggere i nomi di coloro che venivano costantemente accusati in modo sadico, senza che nessuno si lamentasse di loro, salvo i propri nemici; dispose inoltre che, qualora qualcuno avesse voluto nuovamente perseguitare costoro, avrebbe corso il rischio di essere a sua volta accusato e di subire la stessa pena.[102]
Riguardo invece alla politica religiosa, sappiamo che dopo il lungo periodo delleguerre civili, la crisi dellareligione romana, incominciata nellatarda età repubblicana, venne fermata in parte dagli interventi di Augusto, il quale
«… ripristinò alcune antiche tradizioni religiose che erano cadute in disuso, come l'augurio dellaSalute, la dignità delflamine diale, la cerimonia deiLupercalia, iLudi Saeculares equelliCompitali. Vietò ai giovani imberbi di correre ai Lupercali e sia ai ragazzi, sia alle ragazze di partecipare alle rappresentazioni notturne deiLudi Saeculares, senza essere accompagnati da un adulto dellafamiglia. Stabilì che iLari Compitali fossero adornati di fiori due volte all'anno, in primavera ed estate.»
Ebbe il massimo rispetto per i culti religiosi stranieri, ma solo per quelli di antica tradizione. Disprezzò invece gli altri. Egli ricevette infatti l'iniziazione ad Atene. Quando visitò l'Egitto, evitò di andare a vedere ilbue Api, e si complimentò con il nipoteGaio Cesare, il quale passando per laGiudea non si era recato a Gerusalemme per farvi dei sacrifici.[106]
Anche la giustizia e ildiritto romano vennero riformati. Augusto, infatti, per ottenere che nessun delitto risultasse impunito o archiviato a causa di continui ritardi, dispose che per gli atti forensi fossero previsti più di trenta giorni. Alle tredecurie di giudici ne aggiunse una quarta, seppure di censo inferiore, chiamata «dei ducenari»,[107] con il compito di giudicare riguardo a importi inferiori.[102] I processi in appello a Roma, vennero affidati a unpretore urbano, quelli in provincia a consoli anziani, preposti dall'imperatore a questo genere di funzione.[108]
Lo stesso Augusto giudicava con assiduità e, qualche volta, anche di notte. Emise sentenze con il massimo scrupolo, ma anche con estrema indulgenza.[108] Svetonio racconta che quando testimoniava in tribunale, permetteva che lo interrogassero e lo contraddicessero con la più grande disponibilità e pazienza.[109]
«Quando scoprì che la legge era aggirata, sia prendendo fidanzate troppo giovani, sia cambiando frequentemente la moglie, diminuì i tempi del fidanzamento e regolò i divorzi.»
Augusto divise l'Italia in undiciregioni arricchendola di nuovi centri.Svetonio e leRes gestae divi Augusti parlano della fondazione di ben 28colonie.[44][45][112] Riconobbe, in un certo qual modo, l'importanza di queste colonie, attribuendodiritti uguali a quelli di Roma, permettendo aidecurioni delle colonie di votare, ciascuno nella propria città, per l'elezione deimagistrati di Roma, facendo pervenire il loro voto nell'Urbe, il giorno delle elezioni.[44]
Rispetto alleprovince fu soprattutto l'Italia a essere privilegiata da Augusto, che vi costruì unafitta rete stradale e abbellì le città dotandole di numerose strutture pubbliche (fori, templi, anfiteatri, teatri, terme...)[47] e di uffici di raccolta tributari.[44]
L'economia italica era florida: agricoltura, artigianato e industria ebbero una notevole crescita, che permise l'esportazione dei beni verso le province. L'incremento demografico fu rilevato da Augusto tramite trecensimenti.[1]
Fece, infatti, di Roma una monumentale città di marmo e istituì duecuratores aedium sacrarum et operum locorumque publicorum per preservare i templi e gli edifici pubblici; aumentò l'approvvigionamento idrico con la costruzione di due nuovi acquedotti[49] e creando un corpo di trecuratores aquarum per l'approvvigionamento idrico; la divise in14regiones per meglio amministrarla oltre a istituire cinquecuratores riparum et alvei Tiberis, per proteggere Roma da eventuali inondazioni;[47] curò personalmente gli approvvigionamenti di cibo necessari alla popolazione della capitale, con la creazione delpraefectus annonae e di duepraefecti frumenti dandi (di rango senatorio) per somministrare i sussidi; incrementò, infine, il livello di sicurezza cittadina ponendo a salvaguardia dell'Urbe tre nuove prefetture: lapraefectura vigilum per far fronte agli incendi di Roma;[46][47] lapraefectura Urbi al fine di mantenere l'ordine pubblico; laGuardia pretoriana, quale guardia personale delprinceps.[113]
Sotto il suo governo vennero spese ingenti somme di denaro per fornireRoma di riserve di grano, acqua e di corpi di polizia,[46] e per l'erezione o il restauro di pubblici edifici.
«Roma non era all'altezza della grandiosità dell'Impero ed era esposta alle inondazioni e agli incendi, ma egli l'abbellì a tal punto che giustamente si vantò di lasciare di marmo la città che aveva trovato fatta di mattoni. Oltre a questo la rese sicura anche per il futuro, per quanto poté provvedere per i posteri.»
Numerosi furono, infatti, gli edifici, le opere pubbliche e i monumenti celebrativi costruiti o restaurati durante il suo principato:
«[…] spesso esortò anche i privati affinché, ognuno secondo le proprie possibilità, adornasse la città con nuovi templi oppure restaurando e arricchendo quelli già esistenti.»
La creazione, tramite acquisti e nuove costruzioni, dellaDomus Augustea presso ilPalatino, il primo palazzo imperiale, formato da una parte privata e una pubblica, e da untempio ad Apollo presso ladomus stessa. Sempre di questo complesso facevano parte il portico delle Danaidi e l'area Apollinis;
«Di alcune province cambiò condizione, e visitò spesso la maggior parte sia delle une sia delle altre. Certe città, per altro federate, ma che la dissolutezza stava mandando in rovina, furono private della loro libertà, altre, sotto il peso dei debiti, furono aiutate, altre ancora, distrutte dal terremoto, furono aiutate nella ricostruzione, e quelle che avevano dei meriti nei confronti del popolo romano, gli venne donato ildiritto di cittadinanza oquello dei Latini. E non mi sembra che una sola provincia non sia stata dallo stesso visitata, ad eccezione dell'Africa e della Sardegna.»
Nel 27 a.C., riorganizzò le province da un punto di vistafiscale e amministrativo, delegando l'amministrazione delle province nel seguente modo:
Per sé stesso, tenne le cosiddette province non pacificate[115] ovvero quelle in cui erano stanziate le legioni, con il fine di giustificare il potere sull'esercito. Erano dette imperiali e affidate ailegati Augusti pro praetore di rango senatorio. Faceva eccezione l'Egitto, in cui venne riconfermato ilpraefectus Alexandreae et Aegypti. Per l'aspetto tributario, tali province erano affidate aprocuratores Augusti; le entrate andavano a confluire sulla neonata cassa del principe, ilfiscus.
Le rimanenti province, quelle di più antica costituzione (pacate) e prive di stanziamenti legionari (tranne che per la provincia d'Africa), vennero lasciate al governo delle promagistrature tradizionali (proconsules).[115] Tali province presero poi il nome diprovinciae Populi Romani. I tributi venivano raccolti daiquaestores e confluivano nell'aerarium, l'antica cassa dello Stato romano.
Altri distretti, di minori dimensioni e importanza, non elevati al rango di provincia e nei quali erano stanziate solo truppe ausiliare, furono affidati a ufficiali, col titolo diprefetticivitatum. Questi distretti dipendevano dal legato della provincia (o dell'esercito) più vicino: così la prefettura di Giudea dipendeva dal legato di Siria e le prefetture alpine dal legato dell'esercito germanico.
Creò, inoltre, nuovi e numerosimunicipi ecolonie, al fine di portare avanti l'opera di romanizzazione nelle province.[44][116] Nel25 a.C. (in occasione della vittoria dei Romani sui Salassi), per volere dell'imperatore Augusto, venne fondata Augusta Praetoria (l'attualeAosta). Durante il suo regno, venne fondata Iulia Augusta Taurinorum, (l'attualeTorino). Per quanto riguarda Bononia (Bologna), che era colonia di veterani di Antonio, Augusto ne confermò lo statuto, venendo onorato come padre della città (Storia di Bologna, 2005, A. Donati, G. Sassatelli editori). Creò inoltre il cosiddettocursus publicus, vale a dire il servizio imperiale diposta che assicurava gli scambi all'interno dell'Impero romano.
«Affinché si potesse facilmente e più rapidamente annunciargli e portare a sua conoscenza ciò che succedeva in ciascunaprovincia, fece piazzare, di distanza in distanza, sulle strade strategiche, dapprima dei giovani a piccoli intervalli, poi delle vetture. Il secondo procedimento gli parve più pratico, perché lo stesso portatore del dispaccio faceva tutto il tragitto e si poteva, inoltre, interrogarlo in caso di bisogno.»
Augusto riorganizzò l'amministrazione finanziaria dello Stato romano. Attribuì infatti un salario e una gratifica di congedo a tutti i soldati dell'esercito imperiale (sia ailegionari sia agliausiliari); assegnò un salario (salaria) per il servizio pubblico per tutti i rappresentanti del Senato, per poi estenderlo gradualmente anche alle magistrature ordinarie. La magistratura di tipo repubblicano fu retribuita con indennizzi e cibaria, piuttosto che con salaria. Costituì inoltre ilfiscus (ovvero la cassa delle entrate dell'imperatore), accanto al vecchioaerarium, che rimase la cassa principale (affidata dal23 a.C. a duepretori, non più a duequestori),[117] ma Augusto fu autorizzato ad attingere da esso le somme necessarie per tutte le funzioni amministrative e militari. L'imperatore, di fatto, poteva dirigere la politica economica di tutto l'impero e assicurarsi che le risorse fossero equamente distribuite in modo che le popolazioni sottomesse potessero considerare il governo di Roma una benedizione, non una condanna. Creò infine unaerarium militare per i compensi da dare ai veterani.[118]
Promosse, quindi, la rinascita economica, del commercio e dell'industria attraverso l'unificazione dell'area mediterranea, debellando completamente la pirateria e migliorando la sicurezza lungo le frontiere e internamente alle province. Creò una fitta rete stradale con un ottimo livello di manutenzione (affidandole alla cura dei suoi generali, che dovettero farle ripavimentare con l'argento dei loro bottini),[47] istituendo numerosicuratores viarum per la manutenzione delle strade in Italia e nelle province; nuovi porti commerciali e nuove attrezzature portuali come moli, banchine, fari; finanziò l'escavazione di canali e nuove esplorazioni (a volte anche militari oltreché commerciali) in terre lontane come l'Etiopia, lapenisola arabica (fino all'attualeYemen), le terre deiGaramanti, deiGermani delfiume Elba e l'India. In questa maniera restaurò lapax romana in tutto l'impero.[119]
Inoltre, nel 23-15 a.C.,riordinò il sistema monetario, fissando i cambi tra la moneta aurea (1/40 di libbra) equivalente a 25 denari d'argento e a 100 sesterzi di rame, che restò praticamente immutato per due secoli.[120]
E infine, sappiamo che concesse numerosicongiaria, vale a dire distribuzioni di grano gratuite alla popolazione diRoma, o prestiti a tassi agevolati, come ci tramandaSvetonio:
«Fece il censimento del popolo per quartieri e affinché i plebei non fossero allontanati dalle loro occupazioni troppo spesso a causa della distribuzione di grano, assegnò tre volte all'anno tessere per l'approvvigionamento di quattro mesi; ma poiché essi desideravano tornare alla vecchia abitudine, concesse nuovamente che ciascuno prelevasse ogni mese ciò che gli era dovuto.»
Al tempo di Augusto l'Impero romano dominava su una popolazione di circa 55 milioni di persone (di cui 8-10 in Italia) su una superficie di circa 3,3 milioni di chilometri quadrati. Rispetto ai tempi moderni, la densità era piuttosto bassa: 17 abitanti per chilometro quadrato, i tassi di mortalità e natalità molto elevati e la vita media non superava i 20 anni. Solo un decimo della sua popolazione viveva nelle sue 3 000 città, più in particolare: 3 milioni circa abitavano nelle quattro città più grandi (Roma,Cartagine,Antiochia eAlessandria), di questi almeno un milione abitava nell'Urbe. Secondo calcoli approssimativi il prodotto interno lordo di quell'Impero era a quell'epoca attorno ai 20 miliardi di sesterzi e caratterizzato da vertiginose concentrazioni di ricchezze. Il reddito annuale dell'imperatore era attorno ai 15 milioni di sesterzi, quello dei 600 senatori ammontava a circa 100 milioni (0,5% del PIL), il 3% dei percettori di redditi godeva del 25% delle ricchezze prodotte. L'Italia, centro dell'Impero augusteo, godeva di una posizione privilegiata: grazie alle nuove conquiste di Augusto poteva disporre di nuovi grandi mercati di approvvigionamento (grano, in primo luogo, proveniente dalla Sicilia, dall'Africa, dall'Egitto) e di nuovi mercati di sbocco per le proprie esportazioni di vino e olio; le terre confiscate alle popolazioni sottomesse erano immense e dalle province arrivavano tributi in moneta e in natura (bottini di guerra, milioni di schiavi, tonnellate d'oro).[47][121]
Allo sforzo politico di Augusto si affiancò l'elaborazione in tutti i campi di una nuova cultura, di impronta classicistica, che fondesse gli elementi tradizionali in nuove forme consone ai tempi. Poeti e letterati contribuirono nell'essere i portavoce del programma civico e politico delprinceps;[122][123] successivamente subentrò una fase dove le energie spirituali andarono spegnendosi e dove prevalse una letteratura accademica, intesa come mero esercizio retorico, priva di quei contenuti morali e civili necessari.[124]
A fianco, vi era poi un altro circolo, quello "di Messalla", che ruotava attorno alla figura aristocratica diMarco Valerio Messalla Corvino, e che raccoglieva poeti di ispirazione bucolica ed elegiaca, in antitesi con gli interessi civili dei poeti di Mecenate.[127] Di questo secondo circolo facevano parteTibullo,[128]Ligdamo e la poetessaSulpicia; egli era legato anche da amicizia conOrazio eOvidio. Messalla a suo tempo era stato un valoroso generale e collaboratore di Ottaviano, che si ritirò a vita privata dopo il27 a.C. Questo circolo, in antitesi con quello di Mecenate, rinunciò all'impegno morale e civico, a favore di un'ispirazioneidilliaca, agreste edelegiaca.[129]
Orazio legge davanti al circolo di Mecenate, dipinto diStefano Bakalovich, 1863
L'età di Augusto è considerata uno fra i più importanti e fiorenti periodi della storia della letteratura mondiale per numero di ingegni letterari, dove i principi programmatici e politici di Augusto erano appoggiati dalle stesse aspirazioni degli uomini di cultura del tempo.[122] Del resto la politica a favore del primato dell'Italia sulle province, la rivalutazione delle antiche tradizioni, accanto a temi come la santità della famiglia, dei costumi, il ritorno alla terra e la missione pacificatrice e aggregante diRoma nei confronti degli altri popoli conquistati, furono temi cari anche ai letterati di quell'epoca.[125]
I tempi erano ormai maturi perché la letteratura latina sfidasse quella greca, che allora veniva considerata insuperabile. Nella generazione successiva, sotto il principato di Augusto, fiorirono i maggiori poeti di Roma:Orazio, che primeggiò nellasatira e nellalirica, emulava i lirici comePindaro eAlceo,Virgilio, che si distinse nel generebucolico, nellapoesia didascalica e nell'epica, rivaleggiava conTeocrito,Esiodo e addiritturaOmero; e poi ancoraOvidio, maestro del metro elegiaco, eTito Livio nellastoriografia.
Lo stesso Augusto fu un letterato dalle molteplici capacità: scrisse in prosa e in versi, dalle tragedie agli epigrammi[130] fino alle opere storiche. Coltivò l'eloquenza fin dalla prima giovinezza, con grande passione e impegno.[131]
Augusto riorganizzò l'esercitolegionario eausiliario, distribuendolo nellaprovince.[118] Introdusse un esercito permanente di volontari, disposti a servire inizialmente per sedici anni, e poi per vent'anni dal 6, unicamente dipendente da lui; istituì uncursus honorum anche per coloro che aspiravano a ricoprire i più alti incarichi nella gerarchia dell'esercito, con l'introduzione di generali professionisti, non più comandanti inesperti mandati allo sbaraglio nelle province di confine; creò l'aerarium militare.[118]
«In campo militare introdusse molte nuove riforme e ristabilì anche alcune antiche usanze. Mantenne la più severa disciplina: dove i suoilegati non ottennero, se non a fatica e solo durante i mesi invernali, il permesso di andare a trovare le loro mogli. [...] Congedò con ignominia l'interaX legione, poiché ubbidiva con una certa aria di rivolta; allo stesso modo lasciò libere altre, che reclamavano il congedo con esagerata insistenza senza dare ledovute ricompense per il servizio prestato. Se alcunecoorti risultava si fossero ritirate durante la battaglia, ordinava la lorodecimazione e nutrire con orzo. Quando icenturioni abbandonavano il loro posto di comando erano messi a morte come semplici soldati, mentre per altre colpe faceva infliggerepene infamanti, come il rimanere tutto il giorno davanti alla tenda del proprio generale, vestito con una semplice tunica, senza cintura, tenendo in mano a volte una pertica lunga dieci piedi, oppure una zolla erbosa.»
Delle legioni sopravvissute alla guerra civile, 28 rimasero dopo Azio, e 25 dopo ladisfatta di Teutoburgo; vennero istituite le ali di cavalleria e le coorti di fanteria (o misti) diauxilia provinciali, traendoli da volontari non-cittadini, desiderosi di diventare cittadini romani al termine della ferma militare (della durata di 20-25 anni). In totale erano circa 340 000 uomini, di cui 140 000 servivano nelle legioni. Furono formate anche lecoorti pretoriane eurbane (di Roma, Cartagine, Lione e d'Italia) e deiVigili di Roma;[47] laflotta imperiale divisa in squadre aRavenna,Miseno[118] (in precedenza posta aPortus Iulius pressoPozzuoli[5]) eForum Iulii, e quelle provinciali diSiria edEgitto, e le flottiglie fluviali su Reno, Danubio e Sava.[132]
Quasi a dispetto dell'indole apparentemente pacifica di Augusto, il suo principato fu più travagliato da guerre di quanto non lo siano stati quelli della maggior parte dei suoi successori. SoloTraiano eMarco Aurelio si trovarono a lottare contemporaneamente su più fronti, al pari di Augusto. Sotto Augusto, infatti, furono coinvolte quasi tutte le frontiere, dall'oceano settentrionale fino alle rive del Ponto, dalle montagne della Cantabria fino al deserto dell'Etiopia, in un piano strategico preordinato che prevedeva il completamento delle conquiste lungo l'interobacino del Mediterraneo e in Europa, con lo spostamento dei confini più a nord lungo ilDanubio e più a est lungo l'Elba (in sostituzione delReno).[133]
Le campagne di Augusto furono effettuate con il fine di consolidare le conquiste disorganiche dell'età repubblicana, le quali rendevano indispensabili numerose annessioni di nuovi territori. Mentre l'Oriente poté rimanere più o meno comeAntonio ePompeo lo avevano lasciato, in Europa fra il Reno e il Mar Nero fu necessaria una nuova riorganizzazione territoriale in modo da garantire una stabilità interna e, contemporaneamente, frontiere più difendibili.[134]
Gli storici contemporanei si sono spesso trovati d'accordo nel negare le qualità militari di Augusto, insistendo sul fatto che raramente egli andò personalmente sui campi di battaglia.[135] Aurelio Vittore, ricordando una tradizione antica, diede di questo principe un ritratto più lusinghiero. Egli si dimostrò, invece un abilissimo uomo politico e geniale stratega,[136] forse l'esatto contrario di ciò che fuAnnibale: validissimo generale e tattico, ma con una dubbia visione politico-strategica del suo tempo, accecata dall'odio per i Romani.
Prima di tutto, Augusto in persona si dedicò, con l'aiuto diAgrippa, a portare a compimento una volta per tutte la sottomissione di quelle "aree interne" all'impero non ancora conquistate completamente, a partire dalla parte nord-ovest della penisola iberica, che ormai creava problemi da decenni e che fu condotta sotto il dominio romano, dopo una serie di pesanticampagne militari in Cantabria durate dieci anni (dal29 al19 a.C.). In seguito venne conquistato l'internoarco alpino, per dare maggior sicurezza interna ai valichi e alle relazioni fraGallia eItalia. Le azioni nell'area furono numerose e spesso combinate su più fronti. I figliastri di Augusto,Druso eTiberio, nel15 a.C., sottomisero laRezia,Vindelicia eVallis Poenina, con un'operazione "a tenaglia", il primo proveniente dalBrennero e il secondo dalla Gallia.[134][137]
Le popolazioni germaniche avevano più volte tentato di passare ilReno: nel38 a.C. (anno in cui gli alleatigermani,Ubi, furono trasferiti in territorio romano)[141] e nel29 a.C. iSuebi, mentre nel17 a.C. iSigambri, insieme aUsipeti eTencteri (clades lolliana).[142] Augusto ritenne fosse giunto il momento di annettere laGermania, come aveva fatto suo padreGaio Giulio Cesare con laGallia. Desiderava portare i confini dell'Impero romano più a est, dal fiumeReno alfiume Elba. Il motivo era di ordine prettamente strategico, più che di natura economico-commerciale. Si trattava infatti di territori acquitrinosi e ricoperti da interminabili foreste ma il fiume Elba avrebbe ridotto notevolmente i confini esterni dell'impero.[134][137]
Toccò al figliastro di Augusto,Druso maggiore, il gravoso compito di operare in Germania. Lecampagne che si susseguirono furono numerose, discontinue, e durarono per circa un ventennio dal12 a.C. al6 portando alla costituzione della nuova provincia diGermania con l'insediamento di numerose installazioni militari a sua difesa. Tutti i territori conquistati in questo ventennio furono però definitivamente compromessi quando nel7 Augusto inviò in GermaniaPublio Quintilio Varo, sprovvisto di doti diplomatiche e militari, oltreché ignaro delle genti e dei luoghi. Nel 9 un esercito di 20 000 uomini composto da tre legioni venne massacrato nellaselva di Teutoburgo, portando alla definitiva perdita di tutta la zona tra il Reno e l'Elba.[67][134][137]
La presenza di Augusto in Oriente subito dopo labattaglia di Azio, nel30-29 a.C. e dal22 al19 a.C., oltre a quella diAgrippa fra il23-21 a.C. e ancora tra il16-13 a.C., dimostrava l'importanza di questo settore strategico. Fu necessario raggiungere unmodus vivendi con laPartia, l'unica potenza in grado di creare problemi a Roma inAsia Minore. Per questi motivi la politica di Augusto si differenziò in base a due aree strategiche dell'Oriente antico.[134][143]
A oriente dell'Eufrate, inArmenia,Partia eMedia, Augusto ebbe come obbiettivo quello di ottenere la maggiore ingerenza politica senza intervenire con dispendiose azioni militari. Ottaviano mirò infatti a risolvere il conflitto con iParti in modo diplomatico, con la restituzione nel20 a.C., da parte del re partoFraate IV, delle insegne perdute da Crasso nellabattaglia di Carre del53 a.C. Augusto avrebbe potuto rivolgersi contro la Partia per vendicare le sconfitte subite daCrasso e daAntonio, al contrario ritenne invece possibile una coesistenza pacifica dei due imperi, con l'Eufrate come confine per le reciproche aree di influenza. Di fatto entrambi gli imperi avevano più da perdere da una sconfitta, di quanto potessero realisticamente sperare di guadagnare da una vittoria. Infatti, durante tutto il suo lungo principato, Augusto concentrò i suoi principali sforzi militari in Europa. Il punto cruciale in Oriente era, però, costituito dalRegno d'Armenia che, a causa della sua posizione geografica, era da un cinquantennio oggetto di contesa fra Roma e la Partia. Egli mirò a fare dell'Armenia uno Stato-cuscinetto romano, con l'insediamento di un re gradito a Roma, e se necessario imposto con la forza delle armi, come avvenne nel2 quando, di fronte a una possibile invasione romana dell'Armenia,Fraate V riconobbe la preminenza romana davanti aGaio Cesare, mandato in missione da Augusto.[143]
I Romani intuirono che il compito di governare e di civilizzare un gran numero di genti contemporaneamente era pressoché impossibile, e che sarebbe risultato più semplice un piano di annessione graduale, lasciando l'organizzazione provvisoria affidata a principi nati e cresciuti nel paese d'origine. Nacque quindi la figura deire clienti, la cui funzione era quella di promuovere lo sviluppo politico ed economico dei loro regni, favorendone la civilizzazione e l'economia. Augusto, infatti, dopo essersi impadronito per diritto di guerra (belli iure) di numerosi regni, quasi sempre li restituì agli stessi governanti a cui li aveva sottratti oppure li assegnò a principi stranieri.[149] Riuscì anche a unire all'Impero i re alleati attraverso legami di parentela. Si preoccupò di questi regni come se fossero parte delsistema provinciale imperiale, giungendo ad assegnare a principi troppo giovani o inesperti un consigliere, in attesa che crescessero e maturassero; allevando ed educando i figli di molti re, affinché molti di loro tornassero nei loro territori a governare come alleati del popolo romano.[149] In seguito, quando i regni raggiungevano un livello di sviluppo accettabile, essi potevano essere incorporati come nuove province o parti di esse. Le condizioni di Stato vassallo-cliente erano, dunque, di natura transitoria.
Tale disegno politico fu applicato all'Armenia, allaGiudea (fino al 6), allaTracia, allaMauretania e allaCappadocia. A questi re clienti fu lasciata piena libertà nell'amministrazione interna, e probabilmente non furono tenuti a pagare tributi regolari, ma dovevano provvedere a fornire truppe alleate al bisogno oltre a concordare preventivamente la loro politica estera con l'imperatore.[150]
«Ma il destino (Fortuna) non gli permise di essere soddisfatto, fiducioso e di avere una progenie e una casa ben disciplinata. Le due Giulie, lafiglia e lanipote, colpevoli di ogni atto empio, le esiliò; nello spazio di diciotto mesi perseGaio eLucio, il primo inLicia, il secondo aMarsiglia. Adottò allora, nel Foro con la legge curiata, il terzo nipoteAgrippa e il figliastroTiberio; ben presto, a causa della natura infame e feroce di Agrippa, lo rinnegò e lo esiliò a Sorrento.»
La successione, che toccò alla fine aTiberio, al termine del suo principato, fu una delle più grandi preoccupazioni della vita di Augusto. Ottaviano, che in gioventù ebbe come fidanzata la figlia diPublio Servilio Vatia Isaurico, sposò nel42 a.C. la figliastra di Antonio,Clodia Pulcra, una volta riconciliatosi con lui. L'anno successivo (41 a.C.), ripudiò Clodia per sposare primaScribonia e, poco dopo, si innamorò diLivia Drusilla (appartenente a una delle più illustri famigliepatrizie romane), moglie di un certoTiberio Claudio Nerone. Dopo lavittoria di Perugia (40 a.C.), Ottaviano riuscì a imporre loro il divorzio, mentre Livia era ancora gravida del secondogenito,Druso, e la sposò (fine del39 a.C.), portando nella sua nuova casa sia la figlia,Giulia, avuta da Scribonia,[29] sia il primogenito di Livia,Tiberio. Svetonio racconta che egli non ebbe nessun figlio da Livia, benché lo desiderasse moltissimo. Lei ebbe una gravidanza, ma il bambino nacque prematuramente.[29]
Per alcuni anni Augusto sperò di avere come erede il nipoteMarco Claudio Marcello, figlio di sua sorella Ottavia, al quale, nel 25 a.C., diede in moglie la figlia, Giulia,[29][151] suscitando, però, il malumore di Agrippa, che per questo motivo fu allontanato da Roma. Due anni più tardi Marcello moriva (23 a.C.) e Ottaviano fu costretto a richiamareAgrippa, costringendolo a divorziare daClaudia Marcella maggiore (figlia anch'ella della sorella Ottavia), per dargli in moglie la giovanissima Giulia, ormai vedova di Marcello da due anni.[29]
Agrippa apparve, così, suo successore designato in caso di morte prematura, facendo ormai parte della famiglia Giulia. Nel18 a.C., infatti, ad Agrippa fu conferito l'imperium proconsulare maius (come quello di Augusto) per cinque anni, e latribunicia potestas,[1] per quanto egli non avesse gli stessi poteri di Augusto, né la suaauctoritas.
In quegli anni, intanto, andavano distinguendosi i due figli di Livia,Tiberio, eDruso,[154] quest'ultimo si dice fosse preferito da Augusto perché figlio naturale delprinceps, come suggerisceSvetonio:
«… vi fu anche chi sospettò che Druso fosse figlio adulterino del patrigno, Augusto. Poco dopo venne infatti divulgato un verso: "La gente fortunata riesce ad avere dei figli in tre mesi". […] Augusto amò immensamente Druso da vivo, tanto da nominarlo sempre coerede insieme ai suoi figli… e da morto lo lodò in pubblico… al punto di pregare gli Dei affinché i due Cesari fossero simili a lui.»
Con la morte di Agrippa, nel12 a.C.,[155] e poi quella prematura di Druso in Germania nel 9 a.C. (che sconvolse così tanto Augusto da spingerlo a spostarsi nel cuore dell'inverno aTicinum, per accogliere le spoglie di Druso[156]), la successione sarebbe ricaduta sui due figli di Giulia e di Agrippa, Gaio Cesare e Lucio Cesare,[30] mentre Tiberio fu costretto da Augusto a separarsi dalla moglieVipsania Agrippina, per sposare la figlia dell'imperatore, Giulia, vedova di Agrippa.[29][157] In caso di morte prematura delprinceps, Tiberio doveva prenderne il posto fino a quando i giovani Gaio e Lucio non fossero cresciuti.
Questo matrimonio si rivelò infelice e costituì la causa non ultima del volontario esilio di Tiberio aRodi (dal 6 a.C. al 2), tanto più che Augusto vedeva nei due figli adottivi i futuri eredi. Ma la sorte fu favorevole a Tiberio. Giulia, la cui condotta formava argomento di pubblico scandalo, fu allontanata dal padre da Roma (2 a.C.),[158] e pochi anni dopo i due Cesari morivano: Lucio nel 2 aMarsiglia, mentre si apprestava a raggiungere la Spagna, e Gaio nel 4, per i postumi di una ferita mai guarita, mentre si apprestava a tornare a Roma dall'Oriente.[159] Ad Augusto non restava che Tiberio.
Il 26 giugno del 4 Augusto annunciò la sua decisione: adottavaMarco Vipsanio Agrippa Postumo (poco dopo ripudiato e mandato in esilio), l'ultimo figlio ancora in vita di Agrippa e Giulia, e Tiberio.[31] Gaio Cesare[30] (a quest'ultimo conferì in seguito latribunicia potestas[1]). Benché quest'ultimo avesse già un figlio,Druso minore, Augusto lo costrinse ad adottare il nipote prediletto,Germanico Giulio Cesare (figlio del fratello di Tiberio,Druso maggiore, morto in Germania nel 9 a.C., e diAntonia minore, figlia diOttavia minore eMarco Antonio).[160] Germanico era di un solo anno più vecchio rispetto al figlio di Tiberio, perciò aveva precedenza nella successione.[161] Tiberio diventò così il nuovo imperatore di Roma alla morte di Augusto nel 14, dando origine alladinastia giulio-claudia.
Secondo quanto raccontaSvetonio, vi sarebbero stati, infine, segni evidenti che ne preannunciarono la sua morte e la sua divinizzazione. Mentre stava compiendo la cerimonia dellalustratio nel Campo Marzio, davanti al popolo romano, un'aquila gli volò più volte attorno; subito dopo si diresse verso ilvicino tempio, sedendosi sulla prima lettera del nome diAgrippa. Visto ciò chiese a Tiberio, suo collega, di pronunciare i voti per lalustratio successiva, poiché non se la sentiva di pronunciare ciò che non poteva mantenere in futuro.[162]
Sempre in questo stesso periodo un fulmine fece cadere dall'iscrizione della sua statua la prima lettera del suo nome; gli venne annunciato che sarebbe vissuto solo cento giorni da questo evento, pari al numero indicato dalla lettera "C", e che sarebbe stato divinizzato poiché «aesar», ovvero quanto rimaneva della parola «Caesar», in lingua etrusca, significa «Dio».[162]
Augusto allora, dopo aver disposto che Tiberio partisse per l'Illyricum, si mise in viaggio per accompagnarlo fino a Benevento. Giunto adAstura, si imbarcò di notte, per approfittare del vento favorevole, ma cominciò ad avere attacchi di dissenteria.[162] Costeggiò, quindi, i lidi dellaCampania e fece il giro delle isole vicine, fermandosi per quattro giorni aCapri. Qui assistette agli esercizi degliefebi, in virtù di un'antica istituzione. Fece anche servir loro un banchetto in sua presenza, permettendo loro di divertirsi senza freni, saccheggiando i cesti di frutta, di cibo e altre cose che faceva lanciare. Sapendo che era ormai prossimo alla morte, non volle privarsi di alcun divertimento. In seguito passò da Napoli e, sebbene continuasse a soffrire al ventre, seguì il concorso quinquennale di ginnastica istituito in suo onore. Poi accompagnò Tiberio fino al luogo stabilito nei pressi di Benevento. Sulla strada del ritorno la sua malattia si aggravò, tanto da costringerlo a fermarsi a Nola. Qui chiese a Tiberio di tornare indietro, e con lo stesso si trattenne in un lungo colloquio segreto.[163]
Ricostruzione ideale dell'architettura originaria del mausoleo di Augusto, diLuigi Canina
L'ultimo giorno della sua vita, chiese uno specchio, si fece sistemare i capelli e, chiamati i suoi amici, chiese loro se avesse ben recitato la commedia della vita, aggiungendo la tradizionale formula conclusiva:[164]
Ebbe una morte dolce, come aveva sempre auspicato. Prima di morire mostrò un solo segno di delirio mentale, quando si lamentò di essere trascinato da quaranta giovani. In effetti fu un presagio, poiché proprio quaranta soldatipretoriani lo portarono sulla piazza pubblica.[164] Morì nella stessa camera in cui spirò il padre,Gaio Ottavio, durante il consolato dei due Sesti,Pompeo eAppuleio, quattordici giorni prima delle calende di settembre (19 agosto 14), alla nona ora del giorno, alla veneranda età di quasi settantasei anni (mancavano trentacinque giorni al suo compleanno).[165]
Il suo corpo venne trasportato da Nola aRoma. Ebbe dueorazioni funebri: una diTiberio davanti altempio del Divo Giulio, l'altra diDruso, il figlio di Tiberio, dall'alto deirostri antichi. Subito dopo i senatori lo portarono a spalla fino al Campo Marzio dove venne cremato. Un vecchio pretoriano giurò di aver visto salire al cielo il fantasma di Augusto, subito dopo la sua cremazione. I personaggi più influenti dell'ordine equestre, in tunica, senza cintura, a piedi nudi, deposero i suoi resti nelmausoleo a lui dedicato, fatto costruire tra lavia Flaminia e la riva del Tevere durante il suo sesto consolato, avendo poi aperto al pubblico i boschetti e le passeggiate da cui era circondato.[165] In seguito le ceneri dei suoi successori, delladinastia giulio-claudia, vennero qui deposte. Sappiamo però da Svetonio che Augusto vietò, nel suo testamento, che suafiglia Giulia e sua nipote,Giulia anche lei, venissero deposte anch'esse nel suo sepolcro, dopo la loro morte.[166]
Augusto aveva redatto il suo testamento un anno e quattro mesi prima di morire. Lo aveva scritto su due fogli e lo aveva depositato presso leVergini Vestali, che lo consegnarono unitamente ad altri tre rotoli anch'essi sigillati. Questi documenti furono aperti e letti in Senato. Egli aveva designato come eredi:[166]
di primo grado,Tiberio, per la metà più un sesto, la moglieLivia Drusilla per un terzo, e l'obbligo di portare il suo nome;[166]
di terzo grado, alcuni parenti e numerosi amici.[166]
Lasciò poi allo Stato e al popolo romano quaranta milioni disesterzi (43 500 000 sesterzi secondo Tacito), alletribù tre milioni e mezzo, aipretoriani mille sesterzi ciascuno, cinquecento a ciascun soldato dellecoorti urbane e trecento ailegionari. Ordinò poi che questa somma fosse pagata senza ritardo, avendola tenuta come sua riserva personale.[166] Fece anche altri lasciti, dove alcuni non superavano i ventimila sesterzi. Stabilì che tutte queste cifre fossero pagate entro un anno e dichiarò che i suoi eredi non avrebbero preso più di centocinquanta milioni di sesterzi. Si giustificò infine sul totale del lascito, scrivendo che, sebbene negli ultimi venti anni i testamenti degli amici gli avessero lasciato mille e quattrocento milioni di sesterzi, questi erano stati spesi per la maggior parte per il bene dellaRes publica, insieme ai suoi due patrimoni e le altre eredità.[166]
Augusto lasciò alla sua morte un dettagliato resoconto delle sue opere: leRes Gestae Divi Augusti. Svetonio in particolare racconta che una volta morto, lasciò tre rotoli, che contenevano:
il primo, disposizioni per il suo funerale,
il secondo, un riassunto delle opere, da incidere su tavole in bronzo e da collocare davanti al suo mausoleo,
il terzo: la situazione dell'Impero. Quanti soldati erano sotto le armi e dove erano dislocati, quanto denaro era nell'aerarium e quanto nellecasse imperiali, oltre alle imposte pubbliche.[166]
Il testo dell'opera è tramandato da un'iscrizione, sia in latino sia intraduzionegreca, rinvenuta nel 1555. Era incisa sulle pareti del tempio, dedicato alla città di Roma e ad Augusto, situato adAncyra (l'odiernaAnkara, lacapitale dellaTurchia) e pertanto è stata denominataMonumentum Ancyranum. Altre copie, molte delle quali sono giunte frammentarie, dovevano essere incise sulle pareti dei templi a lui dedicati.
In uno stile volutamente stringato e senza concessioni all'abbellimento letterario, Augusto riportava gli onori che gli erano stati via via conferiti dal Senato e dal popolo romano per i servizi da lui resi; le elargizioni e i benefici concessi con il suo patrimonio personale allo Stato, ai veterani di guerra e alla plebe; i giochi e le rappresentazioni dati a sue spese; infine gli atti da lui compiuti in pace e in guerra.
Il documento non menziona il nome dei nemici e neppure quello di qualche membro della sua famiglia, con l'eccezione dei successori designati:Marco Vipsanio Agrippa,Gaio Cesare eLucio Cesare, oltre al futuro imperatoreTiberio.
^Tale epigrafe fa parte del periodo del secondo triumvirato. Testo per esteso dell'epigrafe:Gaius Iulius Caesar, Gaii filius, triumvir rei publicae constituendae; initalianoGaio Giulio Cesare, figlio di Gaio, triumviro per la restituzione della repubblica.
^Svetonio, Augustus, 8 riferisce che Ottaviano rimarrà padrone assoluto diRoma per 44 anni, dalla morte diMarco Antonio avvenuta inEgitto nel 30 a.C.
^Mazzarino 1973, pp. 73 ss.;Scarre 1995, p. 17 riporta il numero degli anni in cui gli fu conferita latribunicia potestas (dal23 a.C.), data ufficiale in cui ottenne il potere tribunizio a vita dalSenato (Svetonio, Augustus, 27), conauctoritas superiore a qualsiasi altra magistratura e base costituzionale del potere imperiale.
^Simpatico il giudizio che ne dà Giorgio Ruffolo: «Di solito, dopo Augusto, gli imperatori hanno compiuto la loro metamorfosi nel senso più ovvio della patologia del potere: dalla normale virtù alla follia criminale. Lui la percorse a ritroso: da gangster a padre della patria. Da questa canaglia sbocciò infatti il fondatore di uno dei più gloriosi regimi della storia» (Ruffolo 2004, p. 73).
^Svetonio,Augustus,7,1. Svetonio specifica di averlo letto in un busto che aveva regalato a un imperatore del suo tempo (Traiano oAdriano?). Inoltre afferma cheMarco Antonio lo usava come espressione del suo disprezzo. Svetonio non è sicuro dei motivi per cui il giovane Gaius Octavius avesse ilcognomenThurinus. Dà due possibilità: avrebbe potuto indicare l'origine della famiglia dal territorio diThurii (gli Ottavi tuttavia venivano probabilmente daVelitrae) oppure essere in collegamento con una vittoria di suo padre nellaregione Thurina. Tuttavia questa ipotesi è messa in dubbio da F. X. Ryan,Kaipias. Ein Beiname für Augustus, in:Studia humaniora Tartuensia, 6, 2, 2005, Anmerkung 2 (online) sulla base della epigrafeCILVI, 41023, che non menziona nessuna vittoria corrispondente.
^Cassio Dio45,1,1:Ὀκτάουιος Καιπίας. In questo caso sono state cercate diverse interpretazioni come, ad esempio, un'inesatta traslitterazione diCopiae (il nome latino diThurii) in greco. Ryan,Kaipias, vede in questo caso un collegamento con il segno zodiacale di Augusto(Capricornus). Questo raro cognomenCaipias è stato trovato tra le altre cose, in un altare del I secolo a.C. nella cripta della chiesa dei francescani diMontefalco, così che la famiglia degli Ottavi potrebbe essere collegata all'Umbria.
^ConC. f. perGaii filius ("figlio di Gaius"). cfr. anche la descrizione diAppiano come "Cesare figlio di Cesare" (De bellis civilibus 3,11,38).Cicerone,ad Atticum 14,12, riferisce che già prima dell'accettazione pubblica della sua adozione chiamava sé stessoCaesar, il che è confermato da Cassio Dione 45,3. Una forma intermediaOctavius Caesar si può trovare in Appiano (De bellis civilibus 4,8,31 segg.) per l'anno 43 a.C., ma non è considerata storicamente rilevante ed è vista in qualche modo come un falso.
^Per questo motivoOctavianus nella ricerca è stato posto prevalentemente tra parentesi:C. Iulius C. f. Caesar (Octavianus) (cfr. anche Syme:The Roman Revolution (1933), p. 307 segg. e 322 segg.; Hubert Cancik:Zum Gebrauch militärischer Titulaturen im römischen Herrscherkult und im Christentum. In: Heinrich von Stietencron:Der Name Gottes. Düsseldorf 1975, p. 112–130, qui: p. 113 segg.).
^Jo-Ann Shelton,As the Romans Did (Oxford University Press, 1998), 58.
^A volte:Gaius Iulius Divi Iuli(i) filius Caesar. Anche in questo caso è discutibile la tradizione di Cassio Dione 47,18,3, cheRonald Syme non segue,Imperator Caesar. A study in nomenclature, in:Historia 7, 1958, p. 172–188.Andreas Alföldi (Der Einmarsch Octavians in Rom, August 43 v. Chr., inHermes 86, 1958, pp. 480–496) data le prime monete con DIVI IVLI•F• und DIVI•F• all'anno 43 a.C., dopo che Ottaviano ebbe il controllo della zecca capitolina. Questo punto di vista è sostenuto daNicola Damasceno (FGrHist 18,55) e Appiano (De bellis civilibus 3,11,38), dove è chiarito che Ottaviano tendeva a sostenere la sua azione politica con una consacrazione religiosa.
^abccfr. Ronald Syme:Imperator Caesar. A study in nomenclature. In:Historia 7 (1958), pp. 172–188.
^Caesar nella titolatura imperiale, specialmente in quella del primo Augusto, evocava con cautela una dimensione personale, storica, senza porre troppo l'accento sulla posizione sociale e politica.Augustus (come il titolo dipater patriae) si avvicina al mito fondatore di Roma (v.Quirino eRomolo).
^In questo caso si intende il dittatore Giulio Cesare, divinizzato(Divus Iulius). La titolatura (la componente del nome)Divi filius ("figlio del Dio") fu usata da tutti gli imperatori che erano figli di undivus, così per esempioTiberio comeDivi Augusti filius eTito comeDivi Vespasiani filius.
^La cifra allegata XXI indica le vittorie, che Augusto stesso o i suoi legati hanno ottenuto sotto il suo comando.Imperator è in questo caso non il titolo di un ufficio, ma un veropraenomen, come a dire un "Nome del potere" (Syme e Béranger, in: Cancik 1975). La prima "acclamazione imperatoria" di Ottaviano ebbe luogo nel 43 a.C. dopo la sua vittoria su Antonio presoMutina.
^Singoli templi e altari erano presenti in Italia e nelle Province per un culto di Augusto come Dio durante la sua vita, oltre al culto delGenius Augusti, non comeDivus Augustus, ma comeDivi filius, oppure comeDivus Iulius (Ittai Gradel:Emperor Worship and Roman Religion. Oxford 2002).
^Giovanni Geraci,Genesi della provincia romana d'Egitto, Bologna, Clueb, 1982; Tim Cornell e John Matthews,Atlante del Mondo Romano, Novara, De Agostini, 1984, pp. 72-73;Scullard 1983, vol. II, p. 257 (nella sola Italia furono fondate 28 nuove colonie).
«Alcuni volevano, quasi fosse anche lui il fondatore della città, che fosse chiamatoRomolo; alla fine venne scelto il nome diAugusto, per novità e importanza. Il termine deriva daauctus come pure daavium gestus ogustus applicandosi ai luoghi sacri della tradizione religiosa nei quali si compivano sacrifici dopo aver preso gli auspici, come riferiscono i versi diEnnio: "Dopo che l'illustre Roma venne fondata sotto augusti auspici"»
^Gaio Cilnio Mecenate apparteneva all'ordine equestre. Era un uomo di raffinata cultura che ebbe rapporti di vera amicizia con i letterati del suo "circolo". Dava loro aiuti materiali, proteggeva, lasciando loro una certa libertà di ispirazione, pur indirizzandoli verso quei principi che costituivano la base della propaganda augustea.
^Yann Le Bohec,L'esercito romano, Roma, Carocci, 1992, p. 33 e s.
^Syme 1993, pp. 104-105; Anna Maria Liberati e Francesco Silverio,Organizzazione militare: esercito (Vita e costumi dei Romani antichi, vol. 5), Roma, Quasar, 1988; Ronald Syme (1933).Some notes on the legions under Augustus. Journal of Roman Studies 23: pp. 21-25;Svetonio, Augustus, 20.
^André Piganiol,Histoire de Rome, Paris, Presses Universitaires de France, 1939, p. 225; Paul Petit,Histoire générale de l'Empire romain, Paris, Éditions du Seuil, 1974, p. 32.
^Velleio Patercolo, II, 39, 3.Cassio Dione, LIV, 31, 3.András Mócsy,Pannonia and Upper Moesia, p. 25;Ronald Syme (1971).Augustus and the South Slav Lands. Danubian Papers, p. 21;Lentulus and the Origin of Moesia, p. 44.
Charles Daniels,Africa (capitolo decimo), in John Wacher (a cura di),Il mondo di Roma imperiale. La formazione, Roma & Bari, Laterza, 1989,ISBN88-420-3418-5.
Augusto Fraschetti,Roma e il Principe, Bari, Laterza, 1990,ISBN88-420-3695-1.
Emilio Gabba,L'impero di Augusto inArnaldo Momigliano;Aldo Schiavone (a cura di),Storia di Roma, Torino, Einaudi, 1990 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA. VV.Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Milano, Ediz. deIl Sole 24 ORE, 2008 (vedi il vol. XVI)
Valerie A. Maxfield,L'Europa continentale (capitolo ottavo), in John Wacher (a cura di),Il mondo di Roma imperiale. La formazione, Roma & Bari, Laterza, 1989.
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