Perescatologia ebraica oescatologia giudaica si intende l'insieme di alcuni temi dellareligione ebraica, concernenti ilmessianismo, lavita oltre la vita, e larisurrezione dei morti. La parolaescatologia (intesa come "discorso sulla fine"), genericamente, è l'area dellateologia e dellafilosofia che tratta diipoteticieventi finali nella storia del mondo, del destino ultimo dell'umanità, e dei relativi concetti.[1]
Nell'ebraismo la fonte testuale principale per la convinzione nella "fine dei giorni" e relativi accadimenti è ilTanakh (Bibbia ebraica). NeiCinque Libri di Mosè si fa riferimento inDeuteronomio 28-31[2] al fatto che gliebrei non riusciranno ad osservare leLeggi di Mosè inTerra di Israele e pertanto verranno successivamente esiliati, ma infine redenti. I libri deiProfeti elaborano e profetizzano in merito alla fine dei giorni.[1]
Nellaletteratura rabbinica irabbini svilupparono e spiegarono le profezie presenti nella Bibbia ebraica insieme allaTorah Orale e alle tradizioni, facendone un'elaborataesegesi.[3]
Sviluppati nei libri diIsaia,Geremia edEzechiele, i principali fondamenti della escatologia ebraica sono i seguenti, in ordine sparso:[3]
Si ritiene inoltre che lastoria si completerà e la destinazione ultima sarà raggiunta quando tutta l'umanità farà ritorno alGiardino dell'Eden[4]
La parolaebraicaMashiach (oMoshiach) si riferisce alle ideeebraiche attorno alla figura delMessia. Come la parola italianaMessia, Mashiach significaunto.[5]
Nella Bibbia il rito dell'unzione di un re viene citato tutte e sole le volte che c'è un cambio di dinastia: esso perciò esprime approvazione divina e conferisce legittimità. Analogamente il rito viene eseguito per conferire la carica disommo sacerdote; figura spesso indicata come "il sacerdote, quello unto" (Cohen ha-Mašíaḥ). L'unico personaggio, non rientrante in queste due categorie, a cui viene attribuito questo titolo è l'imperatoreCiro il Grande (Isaia 45:1[6]), il cui ruolo di liberatore del popolo ebraico lo rende quasi un prototipo del messia escatologico.
Nell'Era Talmudica il titoloMashiach o in ebraicoמלך המשיח?,Méleḫ ha-Mašíaḥ (nellavocalizzazione tiberiense pronunciatoMéleḵ haMMāšîªḥ), letteralmente significa "il Re unto", e si riferisce al leader umano e re ebraico che riscatterà Israele nella "Fine dei giorni" e che la condurrà verso un'era messianica di pace e prosperità sia per i vivi che per i morti.[5] Il Messia ebraico, quindi, si riferisce a un leader umano, discendente fisicamente dallastirpe diRe Davide, che governerà e unirà ilpopolo di Israele[7] e che lo condurrà verso l'Era Messianica[8] di pace globale e universale. Il Messia ebraico, a differenza di quello cristiano, non viene considerato divino e non corrisponde alla figura diGesù di Nazaret.[9]
Molti tra i requisiti specificati nei testi concernenti il messia, risultano quelli che, durante il suo regno, si trovano nelLibro di Isaia, anche se alcuni requisiti vengono menzionati in brani di altri testi profetici ebraici canonici:
NelTalmud babilonese (Bavli), trattatoSanhedrin, si trova una lunga discussione degli eventi che portano al ritorno del Messia, ad esempio:
(Rabbì Johanan)
(R. Johanan[35])
Attraverso la storia ebraica, gli ebrei hanno confrontato questi passaggi (e altri) con eventi contemporanei alla ricerca dei segni dell'imminente arrivo del Messia, continuando ai tempi odierni. Ad esempio, molti leader dell'ebraismo ortodosso hanno suggerito che la devastazione tra gliebrei segnata dall'Olocausto può rappresentare un segno di speranza per l'imminente arrivo del Messia.[36]Il Talmud racconta molte storie riguardo al futuro Messia, alcune di queste rappresentano famosirabbini talmudici mentre ricevono apparizioni personali diElia il Profeta e del Messia. Ad esempio:
([35])
IlrabbinoMaimonide (Rabbi Moshe ben Maimon), importante studioso medievale noto anche comeRambam, scrisse un commentario al trattatoSanhedrin mettendo in risalto un'interpretazione relativamente naturalistica del Messia e togliendo enfasi agli elementi miracolosi. Il suo commentario divenne ampiamente accettato (anche se non universalmente) tra le diramazioni dell'ebraismo ortodosso poco mistiche:
Secondo ilTalmud,[38] ilMidrash,[39] e l'operacabalisticaZohar,[40] il 'termine ultimo' per la venuta dalMessiah è 6000 anni dalla creazione. Una maggioranza diebrei ortodossi echassidici crede che ilcalendario ebraico risalga al momento della creazione; l'anno 2009-2010 (Capodanno ebraico cade di settembre o ottobre) delcalendario gregoriano corrisponde all'anno ebraico 5770.
Esiste una tradizione cabalistica[41] che sostiene che i sette giorni della creazione inGenesi 1[42] corrisponde ai sette millenni dell'esistenza della creazione naturale. La tradizione insegna che il settimo giorno della settimana,Shabbat o giorno del riposo, corrisponde al settimo millennio (anni ebraici 6000 - 7000), l'età del 'riposo' universale - l'Era Messianica.
IlTalmud commenta:
(Rabbi Katina[44])
IlMidrash commenta:
(Rabbi Eliezer[39])
LoZohar spiega:
(Zohar, Vayera 119a)
Elaborazioni su questo tema sono numerose sia tra i primi che tra i tardi scolastici ebraici, includendoRamban,[45]Isaac Abrabanel,[46]Abraham ibn ‛Ezra,[47] RabbeinuBahya ibn Paquda,[48] ilVilna Gaon,[49] iLubavitcher Rebbe,[50]Ramchal,[51]Aryeh Kaplan,[52] e RebbetzinEsther Jungreis.[53][54]
Il credere in un messia, come una persona discendente della stirpe diRe Davide è uno dei principi irrinunciabili della fede nell'ebraismo ortodosso, ed è anche uno dei trediciprincipi ebraici di fede formulati daMaimonide.
Alcune autorità dell'ebraismo ortodosso credono che questa era condurrà a eventi soprannaturali che culmineranno nellaresurrezione dei morti nella carne. D'altro cantoMaimonide, sostiene che gli eventi dell'era messianica non sono specificamente connessi con la risurrezione.
L'Ebraismo conservatore ha insegnamenti diversi e piuttosto vari. Mentre conserva i tradizionali riferimenti ad un redentore personale e recita preghiere per la restaurazione dellaStirpe di Davide nella liturgia, gli Ebrei Conservatori sono più portati ad accettare l'idea di un'era messianica:
L'Ebraismo riformato è generalmente d'accordo con la prospettiva più liberale dei conservatori su una futura era messianica piuttosto che un messia personale. Rispecchiando la sua posizione filosofica, l'Ebraismo riformato – al contrario di quello conservatore – ha cambiato le preghiere tradizionali inserendo "Redenzione" al posto di "Redentore", rimuovendo anche le invocazioni per la restaurazione della Casa diDavid.
L'Ebraismo ricostruzionista respinge le idee sia di un Messia personale che di un'Età messianica istituita divinamente. Insegna però che gli esseri umani possono contribuire a realizzare un migliore mondo futuro. Come ha fatto l'Ebraismo riformato, anche quello ricostruzionista ha alterato le preghiere tradizionali in modo da non riferirsi più ad un Messia personale.
Secondo la tradizione ebraica, l'era messianica sarà un'era di armonia globale, futura epoca dipace universale e fratellanza sulla terra, favorevole all'approfondimento della conoscenza delCreatore. In questo contesto, il primo significato della parola "messianico" deriva dalla nozione di Yemot haMashiach che significa "I Giorni del Messia", cioè "collegati alMessia ebraico". Al Messia ebraico che inaugura un'era di pace universale viene data espressione in due passi scritturali delLibro di Isaia:
Secondo ilLibro di Geremia,Moab eElam (biblico) che furono esiliati durante il periodo babilonese, ritorneranno dalla cattività allafine dei giorni.[56]
NelLibro di Geremia, viene citato daGeremia stesso che, parlando al tempo diGiosia (3:16[57]), profetizza un tempo futuro, forse lafine dei giorni, quando l'Arca non verrà più menzionata o ricostruita:
In merito a questo versetto,Rashi commenta che "L'intero popolo sarà così soffuso dello spirito di santità che la Presenza di Dio poserà su di loro collettivamente, come se la congregazione stessa fosse l'Arca dell'Alleanza."[58]
Secondo alcunibiblisti,[59] la lotta traGog e Magog descritta inEzechiele 38[60] dovrebbe avvenire allafine dei giorni. Sarà una guerra climatica che si dice avverrà alla fine dell'esilio ebraico. Il commentario delRadak sulLibro di Zaccaria 14[61] afferma che alla fine dei giorniGerusalemme sarà il campo di battaglia tra Gog e Magog.[62]
Altri studiosi asseriscono che il lungo esilio è già accaduto nei tempi biblici e quindi non avverrà più.[63]
Sebbene l'Ebraismo si concentri sull'importanza del mondo terreno (Olam Ha'zeh — "questo mondo"), tutto l'ebraismo classico postula un aldilà. L'Aldilà è noto comeha-'olam ha-ba[64][65] (il "mondo a venire", in ebraicoהעולם הבא?), e indica concetti diGan Eden (il "Giardino dell'Eden" celeste, oParadiso) eGehinom.[66][67][68]
Per l'ebraismo ortodosso, qualsiasinon-ebreo che vive secondo leSette Leggi di Noè è considerato un "Gentile Giusto" (Ger toshav) al quale viene assicurato un posto nel Mondo a venire, ricompensa finale del giusto.[69][70][71]
IlTanakh (Bibbia ebraica), secondo l'interpretazione delBavliSanhedrin, contiene numerosi riferimenti allaresurrezione dei morti.[72] La fraseha-'olam ha-ba, (העולם הבא) "Il mondo a venire" non è presente nellaBibbia ebraica.
Verso lafine del Secondo Tempio, le convinzioni circa il destino finale del singolo individuo erano diverse e molteplici. IFarisei credevano nellaresurrezione, mentre gliEsseni credevano nellaimmortalità dell'anima e iSadducei, a quanto pare, non credevano in nessuna delle due.[73] Imanoscritti del Mar Morto, gliapocrifi ebraici e ipapiri magici ebraici rispecchiano tali diversità.[74]
LaMishnah (200 ca.) cita la fede nellaresurrezione dei morti come una delle tre credenze necessarie all'ebreo per parteciparvi:
LaGhemara (Berachos 18b) narra numerose storie di gente che visitava i cimiteri e udiva conversazioni tra i defunti o persino discorrevano loro stessi coi defunti, e ricevevano informazioni che successivamente si rivelavano corrette. L'operaShem HaGedolim scritta daChaim Joseph David Azulai (s.v. "Rebbe Eliezer bar Nosson"), racconta e discute diverse occasioni diSaggi ebrei ritornati sulla Terra per visitare le proprie famiglie e gli amici.[76]
Mentre tutte le fonti rabbiniche classiche discutono dell'aldilà, glistudiosi medievali disputano la natura dell'esistenza nella "Fine dei Giorni" dopo il periodo messianico. MentreMaimonide descrive un'esistenza del tutto spirituale per le anime, che egli chiama "intelletti disincarnati",Nachmanide asserisce un'esistenza intensamente spirituale sulla Terra, dove la spiritualità e la fisicità si fondono. Entrambi concordano sul fatto che la vita dopo la morte è come Maimonide descrive la "Fine dei Giorni". Questa esistenza comporta una comprensione estremamente elevata della Presenza Divina e una profonda connessione con Essa. Questa opinione è condivisa da tutti gli studiosi rabbinici classici.[77]
C'è molto materiale rabbinico su ciò che accade all'anima del defunto dopo la morte, ciò che prova e dove va. In vari punti del viaggio nell'aldilà, l'anima può incontrare:Hibbut ha-kever, i dolori della tomba;Duma, l'angelo del silenzio;Satana come angelo della morte; ilKaf ha-Kela, la catapulta dell'anima;Gehinom (ilpurgatorio) eGan Eden (ilcielo oparadiso). Tutti gli studiosi rabbinici classici concordano sul fatto che questi concetti siano al di là della comprensione umana tipica. Pertanto, queste idee sono espresse in tutta la letteratura rabbinica mediante molte parabole e diverse analogie.[77]
Gehinom è un termine abbastanza ben definito nella letteratura rabbinica. A volte è tradotto come "inferno", ma è molto più vicino al concettocattolico dipurgatorio piuttosto che allavisione cristiana dell'inferno, che si differenzia notevolmente dalla nozione classica dell'Ebraismo: per gli ebreigehinom - mentre certamente luogo o stato terribili - non è l'Inferno delle credenze cristiane. La stragrande maggioranza del pensiero rabbinico afferma che le anime non sono torturate nelgehinom per sempre; il tempo più lungo che ci si può rimanere si dice sia undici mesi, con rarissime eccezioni. Questa è la ragione per cui, anche quando in lutto per parenti stretti, gli ebrei non recitano ilKaddish del lutto per più di undici mesi.Gehinom è considerato una fucina spirituale in cui l'anima si purifica per la sua ascesa finale alGan Eden ("Giardino dell'Eden").[78]
L'ebraismo ortodosso sostiene il principio della resurrezione corporea dei morti e ne include i riferimenti tradizionali nella liturgia. Nello spiegare la concezione ortodossa della vita dopo la morte,Irving Greenberg,rabbinoortodosso moderno, ha discusso sia il "Mondo a venire" sia la fede nella "punizione e ricompensa", sulla rivistaMoment nella rubrica "Chiedi ai rabbini":[79]
Quando i fatti della vita non si adattavano all'enfasi che la Bibbia poneva su ricompensa e punizione qui e ora, questa fede nella vita ultraterrena fu accentuata. NelMedioevo, quando gli ebrei soffrivano così tanto mentre i nemici governavano il mondo, l'enfasi sull'aldilà crebbe più forte. Alcuni insegnanti religiosi affermarono che questa vita è "poco importante" e che si deve vivere solo per essere degni della beatitudine eterna. Tale visione sboccò nell'ascesi e in scarso rispetto per il corpo e per le attività materiali.
I primimodernizzatori invertirono direzione, insistendo sul fatto che l'Ebraismo era interessato solo a fare del bene nella vita terrena e criticando il Cristianesimo, da loro giudicato ultraterreno, repressivo, che sognava unicamente di andare in cielo, e crudele quando condannava le persone alla dannazione eterna. Questa enfasi unilaterale sulla vita terrena, però, privava gliebrei della profonda consolazione della vita eterna e della speranza in una giustizia per tutti coloro che hanno sofferto ingiustamente e innocentemente.
Occorre, quindi, sostenere entrambi i lati della tensione. Occorre, quindi, trovare Dio nel mondano, unire corpo e anima, lavorare perTiqqun 'Olam (la "riparazione del mondo") nel momento presente e allo stesso tempo, avere fede nella realtà dello spirito e nell'immortalità dell'anima. Questa fede offre la consolazione di una congiunzione finale - con coloro che abbiamo amato e perso, e conEl Maleh Rachamim, il Dio infinito della Compassione.[79]»
L'Ebraismo conservatore ha generalmente mantenuto il principio della risurrezione corporea dei morti, compresi i rispettivi riferimenti tradizionali nella liturgia. Tuttavia, molti ebrei conservatori interpretano il principio metaforicamente e non letteralmente.[80] L'Ebraismo conservatore afferma la credenza nelMondo a venire (come definito nella preghieraAmidah e neiTredici Principi di Fede diMaimonide), pur riconoscendo che la comprensione umana è limitata e non si è in grado di sapere esattamente ciò che comporta l'aldilà.[81]
Ebraismo ricostruzionista equello riformato hanno modificato i riferimenti tradizionali alla risurrezione dei morti ("che dà vita ai morti") cambiandoli nella frase "che dà la vita a tutti". Affermano comunque la fede nella vita dopo la morte, anche se minimizzano le implicazioni teologiche a favore dell'importanza del "qui e ora" piuttosto che quella di ricompensa e punizione.Rabbi Laura Novak Winer, membro delUnion for Reform Judaism, spiega la posizione dei riformati sull'aldilà, citandoAbraham Joshua Heschel:
L'orientamento su "questo mondo" non è limitato ai movimenti riformati e ricostruzionisti. Anche RabbiShmuley Boteach, nell'esporre la posizione del MovimentoChabad sull'aldilà, afferma la necessità di concentrarsi sul proprio retaggio oltre che sulla fede tradizionale di Chabad nellaresurrezione corporea dell'eramessianica:
Il concetto direincarnazione, sebbene mantenuta come una credenza mistica da alcuni, non è un principio essenziale dell'ebraismo tradizionale. Non viene menzionato in fonti classiche tradizionali come ilTanakh ("Bibbia ebraica"), le opere rabbiniche classiche (Mishnah eTalmud), oppure nei13 Principi della Fede diMaimonide. Sebbene si possa asserire che l'idea della reincarnazione non è delineata nel Tanakh, esistono però riferimenti alla resurrezione in tutto il testo diIsaia. Inoltre, i libri dellaCabala ebraica - mistica ebraica - insegnano la fede delgilgul (ciclo), latrasmigrazione delle anime, e tale fede è quindi universale nell'ebraismo chassidico, che ritiene la Cabala sacra e autorevole.[84][85]
Con la sistematizzazione razionale dellaCabala cordoveriana occorsa nelXVI secolo ed il conseguente nuovo paradigma dellaCabala lurianica, la Cabala sostituì la "Hakirah" (filosofia ebraica razionalista medievale) come principaleteologia ebraica tradizionale, sia nei circoli accademici che nell'immaginario popolare.Isaac Luria propose nuove spiegazioni del processo digilgul, anche con l'identificazione delle reincarnazioni di figure ebraiche storiche, compilate da Hayim Vital nel suoShaar HaGilgulim.[84][86]
Nella concezione cabalistica digilgul, che si differenzia da molte posizioni religiose orientali, la reincarnazione non è fatalista od automatica, né è essenzialmente una punizione del peccato, o ricompensa della virtù. Nell'ebraismo, i reami celesti cabalistici potrebbero allinearsi con ilPrincipio di Fede sulla "ricompensa e punizione". Tuttavia qui ci si concentra sul processo individuale diTiqqun (Riparazione) dell'anima. Nell'interpretazione cabalistica, ogni anima ebraica si reincarna solo le volte necessarie a completare ciascuna delle613 mitzvòt. Anche le anime dei giusti (non-ebrei) tra le nazioni vengono assistiti mediante igilgulim ad osservare le rispettivesette leggi noachiche. Perciògilgul è espressione di compassione divina, vista come un accordo celeste con l'anima individuale affinché possa scendere nuovamente in Terra.[86]
Nell'ebraismo, ilgiorno del giudizio avviene ogni anno aYom Kippur; pertanto la fede in un ultimo giorno di giudizio universale, per tutta l'umanità, è contestato. Alcuni rabbini sostengono che ci sarà un tale giorno dopo la resurrezione dei morti. Altri affermano che non ce ne sia bisogno, grazie aYom Kippur. Tuttavia altri asseriscono che questo giudizio accada quando si muore. Certi rabbini dicono che il giudizio finale si applicherà solo alle nazionigentili e non alpopolo ebraico.[87]
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