Fu dettoil Grande, ma ebbe anche il soprannome diVert-galant, espressione letteraria a designare l'intraprendenza amorosa che caratterizzò Enrico, nonostante l'età avanzata in cui conquistò il trono. Morì assassinato daFrançois Ravaillac, un attentatore solitario, che lo accoltellò mentre si trovava in carrozza nel centro di Parigi.
Enrico a quattro anni, ritratto durante il soggiorno parigino, opera di François Bunel, 1557 circa
Enrico nacque il 13 dicembre 1553 aPau, capitale delViscontado di Béarn, all'epoca situato inAquitania, figlio diAntonio di Borbone, duca di Vendôme, e diGiovanna III,regina di Navarra. La nascita avvenne nel castello della cittadina francese, di proprietà del nonno materno,Enrico II di Navarra, che si allietò dell'evento, dato che desiderava da molto tempo che la sua unica figlia generasse un erede maschio. Ancora oggi al castello di Pau si può osservare ilcarapace ditartaruga che fu utilizzato come culla di Enrico: questo curioso oggetto faceva parte della "Camera di Enrico IV", situata negli appartamenti della regina Giovanna.
Margherita di Valois, regina di Navarra, moglie di Enrico
Enrico crebbe nel castello diCoarraze, conoscendo in prima persona la vita e la condizione dei contadini francesi. Ciò gli valse il soprannome di "mugnaio diBarbaste". La madre Giovanna, convertitasi alcalvinismo, decise di educare il figlio secondo i precetti di questa religione. Nel 1572, alla morte della madre, divenne sovrano delRegno di Navarra e dellacontea di Foix. Come conseguenzaCaterina de' Medici lo indusse a sposarsi con la figlia,Margherita di Valois, sorella diCarlo IX di Francia. In seguito aifatti di San Bartolomeo, che si verificarono in occasione delle nozze, fu obbligato ad abiurare cinque giorni dopo la cerimonia, in una posizione di chiara debolezza politica.[2]
Nel 1576 sfuggì volutamente alla stretta sorveglianza cui era sottoposto, riprendendo la guida della fazione protestante, ritrattando così l'abiura forzata. Con lapace di Beaulieu, nel maggio 1576, che concedeva una momentanea libertà di culto e otto piazzeforti ai protestanti, Enrico riotteneva la conferma della sua carica di governatore dellaGuienna, ereditata dal padre, facendola divenire un focolaio protestante all'interno del regno.[3]
In questa fase si affermò alla guida del partito riformato, divenendo l'antagonista principale della famiglia deiGuisa, ritornando allafede ugonotta già nel giugno del 1576. Il 17 settembre 1577, l'editto di Poitiers conferì ulteriori garanzie agli ugonotti, inaugurando un periodo di relativa pace, che si protrarrà fino al 1583: il culto riformato veniva consentito nei sobborghi cittadini e si istituivano camere bipartite per riformati e cattolici in alcuni parlamenti del regno, oltre a concedere garanzie in campo matrimoniale e civile. Il raggiungimento di questo equilibrio si dovette all'opera di diplomazia di Enrico.[3]
La morte dell'ultimo eredeValois,Francesco d'Anjou, accelerava però la ripresa del conflitto. A partire dal 1585, iniziava quella che verrà ribattezzata la "guerra dei tre Enrichi", ovvero il conflitto armato combattuto da Enrico di Navarra contro i suoi rivali al trono:Enrico III, legittimo titolare del regno, ma privo di successori, edEnrico di Guisa, guida della fazione cattolica, sostenuto daFilippo II di Spagna, cui giovava la situazione di caos in Francia, per potere avviare la campagna contro l'Inghilterra, retta dall'eretica e "bastarda"Elisabetta, e dalduca di Savoia, dall'alta nobiltà e da numerose province francesi, tra le più ricche (laChampagne, laBorgogna, laPiccardia, ilBerry).[4]
Enrico, capo della fazione riformata, era invece finanziato collateralmente da Elisabetta d'Inghilterra, regina protestante. In questa posizione, Enrico aspirava legittimamente al trono, in quanto erede presuntivo dal 1584, a seguito della morte delduca d'Angiò, ultimo figlio di Caterina dei Medici. Finché visse Enrico III, ormai divenuto un mero strumento dei Guisa contro di lui e contro la Francia, Enrico di Navarra volle evitare di apparire un sedizioso, cercando di conferire alla propria guerra personale il carattere di lotta in difesa della monarchia legittima contro gli abusi di una fazione al soldo delle potenze straniere,Spagna in testa.[3]
Enrico IV alla battaglia di Arques, scuola francese, XVI secolo
Il 18 luglio 1585 il re, sotto la pressione della Lega e dei Guisa, attraverso l'editto di Nemours, annullò in un sol colpo tutte le precedenti concessioni agli ugonotti, intimando loro di convertirsi entro sei mesi o di lasciare il paese. Il 9 settembre la situazione si aggravò con lascomunica di Enrico da parte dipapa Sisto V, cui il Borbone rispose (per bocca del giurista Pierre de l'Estoile) indirizzandogli una missiva che apostrofava il pontefice con lo sprezzante richiamo "Monsieur Sixte soidisant pape" (Signor Sisto, sedicente papa), mentreFrançois Hotman dava alle stampe il libello polemicoBrutum fulmen papae Sixti Quinti.[4] Con questa misura, Enrico risultava in quel momento decaduto da ogni diritto alla successione. L'anno dopo la sua provincia, laGuienna, cuore della regione sud-occidentale francese schierata con lui, veniva invasa contemporaneamente da tre eserciti.[3]
Vari furono i teatri degli scontri, ilPoitou, ilDelfinato, laLinguadoca e la Guienna (province prevalentemente ugonotte), con numerose decine di migliaia di uomini schierati in campo. Enrico era certamente il più debole, ma ad animare l'esercito si riveleranno decisive le sue doti di capitano.[5] Il 20 ottobre 1587, Enrico sorprese un forte esercito reale comandato dalduca di JoyeuseAnne, nel Poitou, aCoutras. In quell'occasione, grazie a un sapiente uso della cavalleria,[6] la fazione riformata ottenne il completo annientamento dell'esercito reale dellaLega cattolica.[7] Ottenne altre due importanti vittorie successivamente adArques il 21 settembre 1589, contro il duca di Mayenne, e aIvry il 14 marzo 1590, ancora contro Mayenne, assestando il colpo definitivo alla fazione cattolica.
Con la morte diEnrico di Guisa, ucciso assieme ad altri Guisa per ordine del monarca Enrico III, timoroso del loro potere crescente, le sorti del conflitto si ribaltarono. Nell'aprile 1589, il re s'incontrò con Enrico di Borbone e i due strinsero un'alleanza contro la Lega. In maggio la vittoria delle forze realiste e riformate contro quelle cattoliche precedette la scomunica di Enrico III da parte di Sisto V. Quando, però, Enrico III, ultimo membro del ramo deiValois-Angoulême, morì assassinato da un giovane domenicano,Jacques Clement, senza lasciare un erede diretto, per individuare il legittimo pretendente alla corona di Francia secondo lalegge salica si dovette risalire aLuigi IX, il Santo.
Attraverso il figlio cadetto di quest'ultimo,Roberto di Clermont, si discese fino a Enrico III di Navarra che, divenendo re di Francia, assunse il nome Enrico IV. Egli fu il primo re francese della dinastia borbonica. Enrico, che era ugonotto,[8] si convertì alcattolicesimo il 25 luglio 1593, nellabasilica di Saint-Denis, per potere spezzare definitivamente l'unità della Lega, ancora tenace nell'opporglisi alla ricerca di candidati alternativi. In quell'occasione si dice abbia pronunciato la frase:
Va detto che Enrico era convinto che si rendesse obbligata la conversione al cattolicesimo e pare che lasciasse già intendere il suo proposito in tempi non sospetti, sia pure con la dovuta circospezione, a partire dalla lettera agli Stati diBlois nel 1588, come nella dichiarazione diSaint-Cloud del 4 agosto 1589.[3] Tuttavia, secondo alcuni autori, e soprattutto per i detrattori di Enrico, l'abiura delcalvinismo e la conversione al cattolicesimo non erano sincere[10]. Il 27 febbraio 1594 venne consacrato re ufficialmente aChartres, entrando a Parigi, schierata con i Guisa e per questo più volte assediata, un mese dopo.
L'azione di Enrico, appena ottenuto il completo controllo della situazione, fu diretta a completare e organizzare la pace interna contro il duca diMayenne e l'anti-re, suo zio, ilcardinale di Borbone, riconosciuto come Carlo X dalla fazione cattolica, al tentativo di emancipare il regno dalle influenze straniere, quindi al ristabilimento dell'autoritàmonarchica e al rifiatamento dell'apparato economico, dilaniato da decenni di guerre.[3]
Egli pose fine alleguerre di religione, iniziate diversi anni prima (1562) tra cattolici e ugonotti, nell'aprile del 1598, emettendo il cosiddettoeditto di Nantes, primo esempio su vasta scala di norma ditolleranza religiosa[11] con il quale, a certe condizioni e con certi limiti anche territoriali, veniva concessa la libertà di culto in tutto il territorio francese.[12]
L'obiettivo, in materia di politica estera, fu di ridare alla Francia l'antico posto di potenza continentale che aveva avuto un tempo, trovando nell'intesa con le potenze protestanti un modo per contrastare l'egemoniaasburgica. Enrico procedette a livello internazionale secondo un programma anti-spagnolo: prese accordi con leProvince Unite, conVenezia, con iSavoia (trattato di Bruzolo del 25 aprile 1610) e con principicalvinisti tedeschi. Già nel gennaio del 1595 non poté che dichiarare ufficialmente guerra alla Spagna di Filippo II, che aveva cercato in tutti i modi di ostacolarne l'ascesa al trono. Il 5 giugno ottenne un'importante vittoria aFontaine-Française, dove attaccò con soli 300 uomini un corpo di 1 200 cavalieri.[3]
A seguito dell'apertura ufficiale del conflitto, nel maggio del 1596 veniva conclusa un'alleanza tra le potenze protestanti, ovvero tra Francia (anche se ufficialmente cattolica), Inghilterra e Province Unite, contro il predominio asburgico. Nel settembre 1597 Enrico ripreseAmiens, occupata dagli spagnoli in marzo. Lapace di Vervins tra Francia e Spagna (5 maggio 1598) condusse infine alla liberazione del territorio francese dalle truppe straniere. Un capitolo a parte costituì lo scontro latente con il ducato di Savoia.Carlo Emanuele I aveva occupatoMarsiglia nel 1590, mentre proseguiva nella contribuzione alla causa cattolica. Con iltrattato di Lione del 1601 si raggiunse un accordo, cedendo aiSavoia ilmarchesato di Saluzzo in cambio dellaBresse, delBugey e delPays de Gex. Il ducato così rientrava lentamente nella sfera francese: con iltrattato di Bruzolo, infine, stipulato a poche settimane dal suo inatteso assassinio, si realizzava un'alleanza stretta fra il ducato e la Francia in chiave antispagnola.
In politica economica, Enrico IV si affidò al suoMinistro delle finanzeMassimiliano di Béthune, duca di Sully, un ugonotto capostipite di una scuola economica molto importante e famosa. Egli riuscì a realizzare l'opera di ricostruzione interna in una Francia stremata da più di trent'anni di guerre civili. Nel 1604 introdusse la tassa dettapaulette (dal nome del primo finanziere che ne ebbe l'appalto, Charles Paulet), pagando la quale il funzionario acquistava, oltre agli emolumenti che gli sarebbero derivati dalla sua attività, anche la possibilità di trasmettere in eredità il suo ufficio.
Rinasceva in questo modo una nobiltà giovane, come aveva fattoFilippo il Bello, lanoblesse de robe (nobiltà di toga), un corpo di funzionari distinto e contrapposto all'antica nobiltà feudale, lanoblesse d'epée (nobiltà di spada), la quale si vedeva lentamente sottrarre potere e prestigio soprattutto a livello locale. In questa prospettiva, la monarchia poteva disporre, per i suoi progetti assolutistici, della fedeltà di questo nuovo ceto contro le spinte centrifughe dell'antica nobiltà. Infatti, l'obiettivo che Enrico e i suoi ministri si proponevano era esattamente quello di dissociare a livello locale le vecchie clientele dagli obblighi verso l'aristocrazia feudale. Così facendo, però, siccome il denaro guadagnato non veniva più investito, ma rifluiva nellarendita e nell'acquisizione di altri titoli, si assistette a una graduale frenata dello sviluppo economico del paese.
Assassinio di Enrico IV e arresto di Ravaillac, dipinto di Charles-Gustave Housez
Il 14 maggio 1610, un fanatico cattolico di nomeFrançois Ravaillac, seguace delle teorie dellegittimo tirannicidio (in precedenza, il sovrano era scampato a un tentativo di assassinio eseguito daJean Châtel il 27 dicembre 1594), lo pugnalò per tre volte, colpendolo ai polmoni e all'aorta, mentre si recava in carrozza all'arsenale dellaBastiglia. Il re morì poche ore dopo a 56 anni, ucciso davanti a una locanda la cui insegna raffigurava un cuore con una corona trafitto da una freccia. I cattolici non lo avevano mai perdonato per aver concesso ai protestanti la libertà di culto con l'Editto di Nantes. Il corpo venne imbalsamato e sepolto nellaBasilica di Saint-Denis. Durante larivoluzione francese, nel 1793, la tomba fu aperta e ne venne asportata la testa, di cui si persero le tracce fino ai primi anni del XXI secolo, quando venne rinvenuta.
Testa mummificata, detenuta dal rigattiere Joseph-Émile Bourdais e ritrovata nel 2010, attribuita a Enrico IV
Nel 2008 un cranio, che si presumeva appartenere al corpo perduto di Enrico IV, riemerse a seguito di un'indagine condotta da due giornalisti francesi. I cronisti vennero a conoscenza del possessore della mummia tramite una lettera spedita da quest'ultimo allostorico francese Jean-Pierre Babelon, biografo di Enrico IV.[13] La testa, che era stata acquistata dall'uomo presso un rigattiere parigino (tale Joseph-Émile Bourdais, che l'aveva acquistata a un'asta nel 1919 per trefranchi) diversi decenni prima, fu così consegnata agli studiosi per essere esaminata. Il cranio venne con tutta evidenza staccato dal corpo nel corso delsaccheggio delle tombe dei re, custodite nellabasilica di Saint-Denis, decretato con provvedimento dellaConvenzione nazionale il 1º agosto del 1793.[14]
Il corpo, dopo essere stato esumato, fu gettato in una fossa comune ed è in questa circostanza che la testa potrebbe essere stata acquisita, forse dal conservatore museale Alexandre Lenoir, che fu presente a Saint-Denis.[15] Un team di scienziati francesi, guidati dal medico legale Philippe Charlier, pervenne all'autenticazione del teschio tramite l'incrocio tra datiantropologici e storici.[16] Il raffronto computerizzato tra latomografia assiale della testa e i ritratti più fedeli del sovrano, tra i quali una maschera di cera, conservata nellaBiblioteca Sainte-Geneviève, presumibilmente il calco del viso più vicino all'originale impresso dopo la morte del sovrano, consentì di pervenire all'identificazione osteo-archeologica del teschio.[16][17] I risultati dell'indagine di Charlier, condotti nel 2010, furono resi pubblici sulBritish Medical Journal,[18] evidenziando la perfetta coincidenza tra il cranio e lo stampo del viso, così come con il ritratto marmoreo conservato nelCastello di Pau, ritenute tra le più fedeli attestazioni del reale aspetto del monarca.[19]
Questi esiti hanno trovato una conferma nella datazione alcarbonio-14, che ha collocato il reperto in un arco di tempo tra la fine del XV secolo e la metà del XVII. Il riconoscimento è stato possibile inoltre grazie all'identificazione di una lesione ossea sopra il labbro superiore sinistro, che corrisponde con l'esito di un precedente tentato assassinio subito dal re per mano diJean Chastel nel 1594.[17] Nel 2012 un ulteriore studio condotto dall'Istituto di biologia evolutiva diBarcellona parrebbe avere confermato questi risultati ricorrendo alla comparazione genetica tra ilDNA della mummia e quello presuntivo del sangue diLuigi XVI di Francia.[20] Altri storici,genetisti epaleopatologi (in particolare uno studio pubblicato sull'European Journal of Human Genetics), smentiscono però queste ricostruzioni.[21][22][23]
Enrico IV e la famiglia reale. Da sinistra Luigi (cui il padre stringe la spalla sinistra), Elisabetta, Cristina e Nicola ancora in fasce, in basso Guillaume Fouquet, ministro del re. Opera diFrans Pourbus il Giovane, 1607 circa
Il 5 ottobre 1600, sposò in seconde nozzeMaria de' Medici, figlia diFrancesco I de' Medicigranduca di Toscana e diGiovanna d'Austria, dalla quale ebbe sei figli. Il matrimonio, celebrato per procura (Enrico IV non era fisicamente presente, ma era rappresentato da un suo procuratore), è importante anche per la storia della musica: il giorno dopo la sua celebrazione, contemporaneamente ai festeggiamenti, durati per una settimana, fu rappresentato il primo melodramma pervenuto fino a noi, l'Euridice diJacopo Peri.
Delfino di Francia fino alla morte del padre. Dal 1610 al 1616 la madre ebbe un periodo di reggenza, dal quale Luigi si liberò facendo uccidere Concino Concini, favorito della regina madre. Incoronato Luigi XIII, nel 1624 iniziò la collaborazione con ilcardinale Richelieu, che durò fino alla morte di quest'ultimo. Nel 1615 aveva sposatoAnna d'Austria, figlia diFilippo III di Spagna, dalla quale ebbe il futuroLuigi XIV eFilippo d'Orléans.
Data in sposa al futuro re di SpagnaFilippo IV. La coppia ebbe sette figli, fra cui la futura regina di FranciaMaria Teresa di Spagna, moglie di Luigi XIV.
Era chiamatoMonsieur, poiGrand Monsieur in contrapposizione conPetit Monsieur, cioè suo nipoteFilippo d'Orléans. Gastone era una persona colta e raffinata (fu collezionista appassionato di antiche statue e dipinti, di monete e rarità), ma di volontà debole e piuttosto volubile. In prime nozze sposò la duchessa di Montpensier,Maria di Borbone, che morì in gravidanza. In seconde nozzeMargherita di Lorena. Ebbe discendenza.
Nel 1625 sposòCarlo I d'Inghilterra, dal quale ebbe nove figli. Venne allevata in un ambiente colto e raffinato, legato alla fede cattolica romana, che l'avrebbe resa poco gradita nel paese del marito. Durante larivoluzione inglese, il crollo della posizione del re portò, nel 1644, Enrichetta Maria a fuggire insieme ai figli in Francia, alla corte della cognataAnna d'Austria.
Cesare, duca di Vendôme (1594-1665), titolare del Ducato omonimo, già assorbito dalla corona con l'ascesa al trono del padre, lo ricevette in appannaggio. Fu anche duca diBeaufort (legittimato)
Enrico il Grande occupa un posto di rilievo neIl massacro di Parigi, opera postrema diChristopher Marlowe, giunta a noi solo in ottavo e messa in scena per la prima volta nel 1593.
Nel 2010, a quattrocento anni dalla sua morte, la mostra “Parigi val bene una messa” è stata dedicata al sovrano, rievocando le sue vicende biografiche, il matrimonio con Maria de' Medici fino ad arrivare al suo assassinio e al funerale allestito dai Medici in San Lorenzo.[24]
^Sebbene si fosse poi convertito alcattolicesimo per diventare Re, in realtà rimase sempre protestante. Infatti, si era sempre più allontanato dal Papa e dai suoi interessi, e non faceva mistero del fatto che la sua conversione al cattolicesimo era solo di facciata. Cfr.Vannucci, pp. 251-252
^Geoffrey Parker,La rivoluzione militare, Il mulino, 1999, p. 120
^Subito dopo, però, in due occasioni, il 26 ottobre e il 24 novembre, imercenari svizzeri e i cavalieritedeschi arruolati dai riformati venivano sconfitti da Enrico di Guisa.
^La madre Jeanne d'Albret era una convinta calvinista e aveva allevato il figlio in questa fede. In realtà, Enrico abiurò e ritrattò la propria fede due volte: la prima a seguito dellaNotte di San Bartolomeo (24 agosto 1572), aderendo al cattolicesimo e rinnegando l'abiura quattro anni dopo (1576), la seconda in occasione dell'assunzione al trono.
^La frase trae verosimilmente origine dai propositi attribuiti aMassimiliano di Béthune, duca di Sully (Les Caquets de l'accouchée, da una narrazione anonima del 1622): «Come disse un giorno il duca di Rosny a Enrico il Grande, Dio l'abbia in gloria, una volta che questi gli chiese perché non andasse alla messa come lui: Sire, la corona val bene una messa, così come una spada diconnestabile data a una vecchia volpe di guerra merita bene di mascherare per qualche tempo la sua coscienza e di fingere di essere un grande cattolico»Les Caquets de l'accouchée, p. 172 dell'edizione di Le Roux de Lincy, digitalizzata su Google books
^Vannucci, pp. 251-252 "È ora che molti degli ugonotti di ieri preferiscono seguire l'esempio del loro ex capo: e le conversioni, quando non si trattava di un ritorno al cattolicesimo, furono moltissime. Era d'altronde l'unica maniera per reinserirsi nel giuoco politico; per concludere affari; anche per vivere tranquilli. Enrico, forse, è lo stesso ribelle di prima; forse è ancora segretamente ugonotto, ma anch'egli ha capito quale vento tiri e vuole che le vele della sua barca lo sfruttino appieno. Essere ora dalla parte dei cattolici; anche lui passato ufficialmente alla loro fede, vuol dire avere smussate quasi al completo le velleità spagnole. Avere tolto aMadrid quella prerogativa, che la faceva apparire come un crociato che vada a combattere un eretico. Il papato non gode più del potere che possedeva due secoli prima, eppure ancora la sua parola è influente. Essere ribelle alla sua volontà, significa trovarsi contro nemici potenti. L'Italia cattolica apprezza ora il Navarra, che prima era stato visto come una sorta di diavolo, uscito dall'inferno per venire a seminare discordia."
^La parola "tolleranza", tuttavia, non compare mai nell'Editto: essa aveva allora presso entrambe le fedi un significato negativo, essendo considerato da entrambe le parti, e in particolare da quella cattolica, un dovere convertire l'avversario alla propria, anche con la coercizione.
^Morto Enrico, i suoi successori rispettarono sempre meno l'Editto, finché, circa un secolo dopo, il nipoteLuigi XIV di Francia non lo abolì ufficialmente.
^Lenoir, responsabile per i monumenti storici al tempo, e il benedettino DomGermain Poirier assistettero personalmente all'esumazione nell'ottobre 1793, lasciando un'accurata descrizione del corpo imbalsamato del re e registrando il distacco della testa dalla mummia (la seguente descrizione, citata in A. Boureau,Le simple corps du roi, 1988, è ritenuta posteriore al 1793 e non veritiera secondo gli storici J. P. Babelon e B. Galland):
«Il giorno sabato 12 ottobre 1793 [...] il suo corpo fu trovato ben conservato, i tratti del suo volto possono essere perfettamente riconosciuti [...] Il cranio del cadavere, essendo la mummia asciutta, è stato staccato via con una sega e al posto del cervello, che è stato rimosso completamente, è stata posta della stoppa intrisa di un liquido aromatico che emanava un odore così forte da essere insopportabile.»
(Citato in G. Fornaciari,Was it Henri IV's head?, BMJ 2011;342:d293)
^abP. Charlier, J. P. Babelon, B. Galland,Author's reply, in BMJ 2011; 342:d301
^P. Charlier, I. Huynh-Charlier, J. Poupon, C. Keyser, E. Lancelot, D. Flavier, et al.,Multidisciplinary medical identification of a French king's head (Henri IV), BMJ 2010; 441: c6805. (20 december)
^ M. Bietti, F. Fiorelli Malesci, P. Mironneau (a cura di),“Parigi val bene una messa”. 1610: l’omaggio dei Medici a Enrico IV re di Francia e di Navarra, Livorno, Sillabe, 2010.