all'insieme di gruppi montuosi caratterizzati dalla prevalenza diroccia dolomitica. Tali gruppi si trovano principalmente all'interno dellasezione alpina definita comeDolomiti, ma alcuni appartengono anche ad altre sezioni[4]. Per contro, alcuni gruppi montuosi inseriti nella sezioneDolomiti hanno poca o nessuna natura dolomitica[5]. Nel 2009 una parte di questi massicci fu inclusa nel nuovo bene protetto dall'UNESCO,patrimonio dell'umanità, con il nome di "Dolomiti".
La presente voce tratta delle Dolomiti secondo la terza definizione, pertanto dal punto di vista geologico e culturale. Per la trattazione delle Dolomiti riguardanti divisioni geografiche convenzionali (prima e seconda definizione) si rimanda alla voceDolomiti (sezione alpina).
LeDolomiti prendono il nome dal naturalista franceseDéodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onoredolomia, costituita principalmente dal mineraledolomite (MgCa(CO3)2) ovvero carbonato doppio di calcio e magnesio. La prima denominazione geografica del termine "Dolomiti" comparve nel 1837 in una guida edita aLondra, per descrivere una regione montuosa comprendente le valli diFassa,Gardena,Badia, laval Pusteria nonché le Alpi venete. Nel 1864 fu pubblicato il volumeThe Dolomite Mountains, resoconto di viaggio di due naturalisti inglesi,J. Gilbert e G.C. Churchill. Con questo volume il termine fu introdotto a livello europeo.[6][7]
Il nome utilizzato precedentemente all'introduzione del termine "Dolomiti", ossiaMonti Pallidi trova la sua origine nella composizione chimica delle rocce dolomitiche, carbonato doppio di calcio e magnesio. Essa conferisce una particolare lucentezza e capacità di riflettere la luce circostante al minerale. Il termine si rifà, pertanto, al particolare candore che distingue la roccia dolomitica dalle tonalità più scure dei sistemi alpini circostanti. Questa particolare luminosità è stata attribuita dal folclore ad un prodigioso incantesimo[8].
Normalmente con il termine Dolomiti è solito riferirsi all'insieme di gruppi montuosi, caratterizzati da una prevalente presenza diroccia dolomitica, convenzionalmente delimitati a nord dallaRienza e dallaVal Pusteria, a ovest dall'Isarco e dall'Adige con la valle omonima, a sud dal fiumeBrenta da cui si stacca laCatena del Lagorai al confine con laVal di Fiemme e a est dalPiave e dalCadore.
L'esistenza delle Dolomiti d'Oltrepiave, situate a est del fiumePiave, nelle province di Belluno, Udine e Pordenone (e anche in parte dell'Austria, in bassaCarinzia, e nelTirolo orientale leDolomiti di Lienz), delleDolomiti di Brenta, collocate nel Trentino occidentale, dellePiccole Dolomiti, fra Trentino eVeneto, e di affioramenti sparsi sulle Alpi (ad esempio la cima delGran Zebrù nel gruppo Ortles-Cevedale oppure il gruppo Sernio-Grauzaria con pareti fino a 800 metri di altezza) evidenzia la natura puramente convenzionale di questa delimitazione territoriale.
Le Dolomiti, intese nell'accezione più ristretta, vengono divise in due zone dal corso del torrenteCordevole (il quale scorre inprovincia di Belluno ed è il principale affluente delPiave), inDolomiti Orientali, ovvero ad est delCordevole eDolomiti Occidentali ad ovest delCordevole. L'area dolomitica si estende tra le province diBelluno,Bolzano,Trento,Udine ePordenone. Comunemente si indica laMarmolada come la cima più alta delle Dolomiti, con i suoi 3.343 ms.l.m., ma è da notare come questa formazione non sia affatto costituita da dolomia, bensì in prevalenza da calcari bianchi molto compatti (anch’essi come la dolomia derivati da scogliere coralline), con inserti di materiale vulcanico.
La genesi di questo tipo di roccia carbonatica inizia attraverso accumuli di conchiglie, coralli e alghe calcaree e in ambiente marino e tropicale (simile all'attualebarriera corallina delleBahamas e dell'Australia orientale), i quali ebbero luogo nelTriassico, circa 250 milioni di anni fa, in zone con latitudine e longitudine molto diverse dall'attuale locazione delle Dolomiti, dove esistevano mari caldi e poco profondi. Sul fondo di questi mari si accumularono centinaia di metri di sedimento che, sotto il loro stesso peso e perdendo i fluidi interni, si trasformarono in roccia. Successivamente, lo scontro tra la placca europea e la placca africana (orogenesi alpina) fece emergere queste rocce innalzandole oltre 3000 m sopra il livello del mare.
Sintetizzando, la storia orogenetica dolomitica è la seguente:
270-235 milioni di anni fa lerocce sedimentarie si accumulano in terra e in mare. Si formanoatolli e barriere coralline, spesso sconvolti da eruzioni vulcaniche;
235-180 milioni di anni fa,calcari e dolomie si accumulano sul fondo di lagune piatte e costiere;
180-80 milioni di anni fa mari profondi permettono l'accumulo di calcari emarne in spessi strati,
20 milioni di anni fa nascono le montagne attraverso la deformazione degli antichi fondali. La placca africana si scontra con quella euroasiatica facendo sollevare le Dolomiti (ad esempio ilGruppo del Sella che si erge per quasi mille metri sul paesaggio circostante era un'unica grande barriera corallina).[10]
Il paesaggio attuale è spigoloso e ricco di dislivelli. A determinare tale trasformazione sono stati i piegamenti e le rotture delle rocce lungo piani di scorrimento (faglie), ai cui movimenti corrispondono altrettanti terremoti; episodiche esplosioni vulcaniche e relativi depositi; erosioni differenziali legate agli agenti atmosferici e ai piani di debolezza insiti nelle rocce. Ne risulta una topografia molto articolata in strutture verticali (pale, guglie, torri, pinnacoli, denti, campanili) ed orizzontali (tetti, cornicioni, spalti,cenge, plateau).[13]Si possono osservare le testimonianze di periodi a clima temperato, precedenti a quelli glaciali, ma soprattutto dominano le forme di erosione ed accumulo legate ai periodi glaciali, gobbe rocciose levigate e striate dal ghiaccio (rocce montonate), valli sospese, circhi glaciali, depositi dimorene, tracce di antichi suoli gelati (permafrost), testimonianze delle pressioni esercitate dalle masse glaciali.[14]
L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tuttora in corso. Oggi le Dolomiti mostrano il biancore dei carbonati di scogliera corallina, l'acutezza di rocce coinvolte in orogenesi recenti, le incisioni di potenti agenti esogeni (ghiacciai, vento, pioggia, freddo-caldo). Frequenti sono imacereti (depositi detritici), mentre ghiacciai e nevai sono presenti anche se non di grande estensione (il più esteso è quello dellaMarmolada. Importante anche quello di Fradusta nellePale di San Martino). Fenomeni di erosione sono alla base di particolari formazioni geologiche, lePiramidi di terra in Alto Adige e aSegonzano inTrentino.
Nel futuro geologico, le Dolomiti continueranno a crescere inglobando nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana (analogamente a quanto succede per lacatena himalayana). La scomparsa di questa spinta determinerà il prevalere degli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano (come è successo negliUrali).
È anche da ricordare una particolare distribuzione di cime dolomitiche che costituisce laMeridiana di Sesto, nelle Dolomiti di Sesto Pusterìa.
In virtù della particolare composizione chimica e all'elevata riflettanza che essa conferisce al minerale, se particolari condizioni meteorologiche lo permettono, si dà un fenomeno caratteristico delle Dolomiti, dettoenrosadira. Ossia quando le montagne assumono al tramonto una colorazione rosa che passa gradatamente al viola.[15] Anche in questo caso il fenomeno venne attribuito dal folclore ad un incantesimo, nella saga diRe Laurino.[16]
Dai boschi di abete rosso (opeccio) di certe zone (come quelli dellaval di Fiemme, diPaneveggio o attorno allago di Carezza) si ricava il legno per le casse armoniche degli strumenti musicali: è l'abete di risonanza. Il popolo delCadore, fiero delle sue peccete, volle rappresentare nel suo stemma un abete rosso avvinto da due torri.
I pesci autoctoni sono rappresentati a fondo valle dallatrota marmorata, dalloscazzone e daltemolo. Oltre gli 800-1000 m s.l.m. è presente quasi esclusivamente latrota fario che nelle zone di transizione degli areali dà luogo a popolazioni ibride Fario-Marmorata.
Seppur rarissimo, nei fondovalle a quote meno elevate ed occasionalmente fino a1000-1400 m.s.l.m., è presente ilgambero di fiume.
Le prime frequentazioni degli esseri umani nelle Dolomiti risalgono all'11.500 a. C. L'insediamento stanziale nelle valli dolomitiche è ben documentato dall'età del bronzo. Nel corso del I millennio avanti Cristo le Dolomiti furono popolate daiReti e colonizzate pure daiCelti, popoli che ebbero rapporti commerciali anche con gliEtruschi. Successivamente il territorio fu occupato daiRomani che, in età imperiale, divisero l'area tra le province diRaethia eNoricum a nord e laX Regio Venetia et Histria a sud. Il contatto tra le popolazioni retiche indigene e quelle latine diede origine ad una nuova cultura e lingua: illadino. Nell'altoMedioevo (VI secolo) vi giunsero iLongobardi. Dall'XI secolo si formarono nell'area dolomitica forme di autogoverno delle comunità locali (Magnifiche Comunità oRegole), esercitate per mezzo di statuti votati democraticamente (leCarte di Regola oStatuti).
Quanto poi agli insediamenti umani, nell'area sudtirolese tedescofona prevale il cosiddettomaso chiuso, mentre nella zona ladina (Badìa e Gardena, Trentino, Bellunese) prevalgono le cosiddetteviles, nuclei compatti di case addossate le une alle altre. Sono dominanti due diversi modelli culturali: sull'area germanofona prevale il modello germanico, basato su un'organizzazione per nuclei monofamiliari con prevalenza dell'allevamento sull'agricoltura e quindi caratterizzato da ampie superfici a pascolo generalmente indivise; nell'area di cultura romanza è invece diffuso il modello romano, con un'organizzazione sociale in piccole comunità regolate daldiritto romano e dedite prevalentemente all'agricoltura e alla silvicoltura.
Già si è ricordato che le Dolomiti sono dette, da una leggenda popolare, "Monti Pallidi". Numerosi sono i cicli di leggende e i racconti che trattano di popolazioni remote (Fanes[22]Cayuteres,Croderes,Marmaroles da cuiMarmarole, ecc.) che abitavano mitici regni, dando vita a scontri leggendari e intrecciando relazioni con magiche presenze nella natura circostante (maghi,gnomi, giganti,fate,streghe,orchi, spiriti,ondine).[23] La versione originale è in lingua ladina, raccolte alla fine dell'Ottocento daGiovanni Battista Alton e successivamente daHugo de Rossi[24]. Quasi negli stessi anniKarl Felix Wolff raccolse le saghe relative al filone relativo alRegno dei Fanes, rimaneggiò la materia con una certa libertà e le tradusse in tedesco. La sua opera ebbe una grande diffusione a livello internazionale.[25]
Diverse valli dolomitiche in epoca preistorica e protostorica erano abitate - secondo la tradizione - daisalvàns (uomini) e dalleanguane (donne), gente dalla corporatura massiccia, di media statura, dai capelli nerissimi, con barba nera e lunga. Vestivano con pelli di animali cacciati ed erano armati di grossi bastoni nodosi ed aste appuntite o munite di una punta di pietra. Abitavano in grotte o tuguri di tronchi di legno e pelli di animali. Si cibavano di prodotti dei boschi e della carne degli animali cacciati. A poco a poco abbandonarono gli insediamenti più favorevoli di fondovalle e si rifugiarono nei boschi, poiché erano minacciati dal moltiplicarsi dei villaggi e delle genti guerriere (probabilmenteindoeuropei) che erano giunte per insediarsi e poi diffondersi sempre di più.[26]
Numerosi parchi naturali proteggono questa particolare natura e vari comitati ad hoc si sono impegnati nel proporre le Dolomiti comePatrimonio dell'umanità dell'UNESCO, tentativo coronato da successo il 26 giugno2009, quando aSiviglia i ventuno componenti delWorld Heritage Committee hanno deciso all'unanimità di includere la quasi totalità delle Dolomiti nell'elenco dei patrimoni naturali.[27][28][29] La candidatura era stata inizialmente avanzata nel 2004 dal Ministero dei Beni Culturali, ma era stata bocciata dall'UNESCO nel maggio 2006. Successivamente il gruppo di lavoro UNESCO del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, coordinato dal prof. Pier Luigi Petrillo, ha ripresentato i due dossier di candidatura, avviando, contestualmente, un intenso negoziato con i 165 paesi membri della Convenzione e i 37 paesi membri del Comitato. A conclusione del negoziato, durato due anni e mezzo, l'Autorità indipendente di valutazione delle candidature naturalistiche, l'IUCN, ha espresso parere favorevole alla candidatura. Da ultimo, a Siviglia, nel giugno 2009, la squadra coordinata dal prof. Petrillo ha condotto gli ultimi finali negoziati ottenendo il riconoscimento dell'UNESCO che "certifica" l'unicità, nel mondo, delle Dolomiti.
Le Dolomiti, specialmente nella loro parte settentrionale e occidentale, sono intensamente sfruttate ad uso turistico. In particolare le valli delle Province diTrento eBolzano e la parte alta dellaProvincia di Belluno basano la propria economia sulla pratica invernale dellosci alpino divenuto popolare con leOlimpiadi invernali di Cortina del 1956. IlDolomiti Superski unisce poi sotto un unicoskipass la quasi totalità dei comprensori sciistici della zona. Più marginali sono invece losci di fondo (di cui esistono però vari punti di eccellenza sparsi nelle varie vallate), e losci alpinismo che, in costante crescita negli ultimi decenni, vede la continua nascita di nuovi sci club e gare (prevalentemente notturne) tra le quali vanno sicuramente citate la "Dolomiti Sotto le Stelle" e la "Sellaronda Skimarathon".
L'estate è invece il tempo dell'escursionismo e delle scalate, che interessano l'intera area. Le Dolomiti vantano una lunga tradizione escursionistica e alpinistica che nel corso del '900 ha dotato molte montagne di una via di salita segnalata e spesso ferrata per facilitarne l'accesso. LeVie Ferrate sono estremamente diffuse e non si contano i tipicirifugi alpini e i Bivacchi Fissi che facilitano di molto la salita a questi monti. Altro punto di eccellenza sono le Alte Vie delle Dolomiti: sentieri ben battuti e segnati che consentono di compiere lunghe attraversate a tappe della durata di svariate giornate camminando sempre in quota senza mai scendere a fondovalle. Le due Alte Vie più famose sono l'Alta Via numero 1 dalLago di Braies aBelluno e l'Alta Via numero 2 daBressanone aFeltre. L'arrampicata, data la sua estrema variabilità e veloce evoluzione, meriterebbe un capitolo a sé stante: vie alpinistiche (classiche e moderne) in montagna, Big Wall, falesie attrezzate, vaste areeboulder e arrampicata su ghiaccio sono solo alcuni esempi delle varie attività legate a questo sport.
Un altro tipo di turismo è rappresentato dai luoghi legati ai combattimenti delfronte italiano della prima guerra mondiale: tra questi ricordiamo ilPasubio nellePiccole Dolomiti (Strada delle 52 gallerie eDente Italiano). SulMonte Rite, nel comune diCibiana di Cadore, è possibile visitare il museoMMM Dolomites dedicato alla storia dell'esplorazione e dell'alpinismo nelle Dolomiti. Alcune località turistiche storiche assieme alle montagne più famose hanno assunto durante il turismo Romantico a cavallo tra '800 e '900 degli appellativi o "soprannomi" (spesso confusi tra loro dai media) che risultano però diffusi ancor oggi:
L'allevamento, praticato da secoli dalla popolazione in modo tradizionale, secondo la modalità dell'alpeggio, ha anche un'attrattiva turistica, ed è oggi praticato principalmente per la produzione alimentare artigianale.
^LaMarmolada, considerata come la vetta più alta delle Dolomiti, è composta principalmente dicalcari. Le cosiddetteDolomiti di Fiemme sono per nulla composte di dolomia.
^Marco Avanzini, Evelyn Kustatscher,La gola delBletterbach, Storie nella roccia, pag.64-65, ed. Besucherzentrum Geoparc Bletterbach (Aldino, Bolzano), 2011.
^Oltre alle gole del Bletterbach, presenta interesse geologico particolare ildoss Cappèl (m.2264) nei dintorni diPredazzo. Rocce intrusive ed effusive si trovano poi nell'area del vulcano di Predazzo lungo ilSentiero geologico Miniere della Bedovina.
^Nelle aree dolomitiche esiste una grande concentrazione di miti, leggende,favole esaghe. Il mondo germanico, la culturatirolese, il gotico del Nord e il barocco delle influenze venete si mescolano con l'antica civiltà dei Ladini, partorendo storie senza tempo. (Alessandra Artale;Miti, misteri e leggende del Veneto, pag.111, Editoriale Programma, Treviso, 2019).
^"I salvàns" inLe più belle storie e leggende delle Dolomiti di Dino Dibona, pagg. 12-29, Newton Compton Editori, seconda edizione, Roma, 2019.
(DE) Maria M. Gordon Ogilvie,Das Grödener-, Fassa- und Enneberggebiet in den Südtiroler Dolomiten. Geologische Beschreibung mit besonderer Berücksichtigung der Überschiebungserscheinungen, 2 volumi (Abhandlungen der geologischen Bundesanstalt, XXIV,1-2), Vienna, Geologische Bundesanstalt, 1927.
(EN) William Bainbridge,Topographic Memory and Victorian Travellers in the Dolomite Mountains, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2020,ISBN 978-94-6298-761-6.
Bosellini A., 1996.Geologia delle Dolomiti. Bolzano: Casa editrice Athesia. 191 pp.
Claudio Cima,Scopriamo insieme i parchi delle Dolomiti, Ist. Geografico De Agostini, 1994.
Claudio Cima,I laghi delle Dolomiti, Edizioni Mediterranee, 1996.
Leonardi P. et al., 1967.Le Dolomiti. Geologia dei monti tra Isarco e Piave. Rovereto: Manfrini Editore. 1019 pp.
Franco de Battaglia e Luciano Marisaldi,Enciclopedia delle Dolomiti, Bologna, Zanichelli, 2000.ISBN 978-88-08-09125-3