Laconcezione filosofica del tempo, così come dellospazio, oltre a fornire un modello interpretativo dei fenomeni studiati dallafisica e dallascienza, si carica di significatispirituali,religiosi epsicologici, a seconda del contesto storico e culturale.
Sul piano filosofico, si possono rilevare due modi diversi di considerare iltempo: nell'antica Grecia si distingueva il suo aspettoquantitativo, inteso come misurazione matematica, denominatochrònos, dal tempoqualitativo okairós, associato cioè ad un determinato valore oarchetipo.[1]
(Thorwald Dethlefsen,Il Destino come scelta, pp. 76-77, trad. it., Mediterranee, 1984)
Questa concezione qualitativa consentiva una comprensione del tempo basata sul principio dianalogia, cioè sulla somiglianza analogica tra un determinato periodo di tempo ed un modello di riferimento, grazie al quale poterlo interpretare. La capacità di associare il tempo ad una precisa qualità, su cui si fondavano antiche scienze sapienziali come l'astrologia, lamagia, lamedicina, era attribuita soprattutto ai sapienti e aisacerdoti, ritenuti in grado di leggere i segni dei tempi.[3] Essi si basavano ad esempio sull'esame delle viscere animali, sulvolo degli uccelli, o sullaposizione dei pianeti in un dato momento: associando le informazioni ottenute ai principi corrispondenti, si ricavava l'oroscopo, che significa propriamente «guardare nell'ora».[4] Un'eredità di questa attribuzione analogica la si può ritrovare nell'odierna denominazione dei giorni dellasettimana, ognuno dei quali era associato, in base alla sua specifica qualità temporale, a un diversopianeta: il principio dellaLuna, ad esempio, espressione del lato materno einconscio della realtà,[5] allunedì, quello diMarte col suo spirito guerriero almartedì,[6] e via dicendo.
Poiché la corrispondenza astrologica tramacrocosmo e microcosmo valeva anche sul piano temporale, ogni istante poteva contenere e riassumere in sé l'eternità intera; soprattutto il momento iniziale di un accadimento era considerato il più importante, come un seme contenente in sé l'intera pianta. Da qui la consapevolezza di dover cominciare un'attività nel momento opportuno (kairos), ossia corrispondente alla qualità del risultato che si desiderava ottenere, come una vittoria militare, la buona riuscita di un matrimonio, il successo di un'impresa economica. L'abitudine di consultare gli astri prima di iniziare un'attività divenne prevalente soprattutto nelRinascimento.[7]
Un corrispettivo odierno del terminekairos, utilizzato nell'ambito dellapsicologia analitica, è quello disincronicità,[9] con cuiJung designava la reciproca influenza o interazione tra dueeventi, che non è da intendere in sensocausale, né come un agire materialmente dell'uno sull'altro, ma è dovuta al fatto che entrambi hanno avuto origine da uno stesso contesto, o sono statisintonizzati su una stessalunghezza d'onda.[10]
Per spiegare i fenomeni di risonanza o divibrazione all'unisono,Rupert Sheldrake ha formulato la teoria del «campo morfico», ossia di uno spazio e di un tempo dotati di una specifica frequenza vibratoria, in grado di influenzare gli esseri viventi determinandone la forma e il comportamento, in una maniera non riconducibile ad un meromeccanicismo.[11] Analoghe interpretazioni sono state proposte riguardo al paradosso dellafisica quantistica noto comeentanglement.[12]
Mentre il tempo qualitativo risulta dunque legato all'esperienza, nel tentativo di comprenderla e interpretarla, quello quantitativo risponde invece alla necessità di ottimizzare il tempo a disposizione, e dipende generalmente dall'organizzazioneeconomica: astratto e frazionabile, viene visto come un'entità lineare e misurabile, mentre quello qualitativo, essendo basato su modelli perenni ed atemporali, tendenti a riproporsi nelcorso della storia, è proprio di una visione ciclica. Quest'ultima tuttavia, combinandosi con una prospettiva retta e progressiva della storia, può dare luogo a unaspirale.[13]Il tempo può quindi essere concepito secondo tre modelli:ciclico,lineare,a spirale.
Il tempo ciclico o concezione circolare vede l'universo come un continuo prodursi e disfarsi, in sequenza eterna ed infinita.Nellaciviltà greca (come in quellaromana), il tempo (aion) è vissuto come ordine misurabile delmovimento, ossia come misura del perdurare delle cose mutevoli (chronos), che si dispiega nella ritmica successione dellefasi in cui si svolge ildivenire dellanatura.
In questa cultura troviamo da un lato una visione antropomorfica propria dellamitologia classica, e dall'altro una visione naturalistica piùesoterica propria della religiositàorfico-misterica. Ne deriva un'elaborazione diteologia della storia su un duplice piano:
Dallavisione antropomorfica della mitologia classica deriva la continuità degli eventi tra la storia deglidèi e quella degli uomini. Tale continuità viene garantita dalla figura dell'eroe prodotta dal connubio tra perfezione e immortalità divina e imperfezione e mortalità umana. La storia degli dèi rispecchia, anticipa e spiega la storia degli uomini, ma viene ricostruita a partire da quest'ultima.
Dalla visione naturalistica della religiositàorfico-misterica si evince l'idea del ciclo come perenne ritorno in sensocosmologico-naturalistico, dove si stabilisce un'alternanza tra vita e morte, progresso e decadenza, fortuna e disgrazia.
Il tempo, quindi, sempre si ripete e sempre è succube delfato, elemento essenziale di questa concezione temporale. Il tempo non può essere altro chela ruota in cui tutti gli esseri eternamenterinascono, muoiono e si ricompongono allo stato originale, come descrivono anche le mitologieorientali.
Il tempo ciclico infatti è un concetto cardine anche dellacosmologia induista e di quellabuddhista, con i concetti disaṃsāra, che solo ilnirvana può spezzare, quello dikalachakra, e quello deikalpa oeoni, periodi di miliardi di anni, composti complessivamente di quattro grandiyuga, equivalenti pressappoco alle quattro età evolutive (dell'oro, dell'argento, del bronzo/rame e del ferro) dellamitologia greca.
L'idea del tempo ciclico era presente anche nell'antica Persia. Fondata sulla ciclicità delle "ère cosmiche" era pure la concezione del tempo presso leciviltà precolombiane d'America, iMaya, gliAztechi e le civiltà andine come gliInca.[14]
Il tempo ciclico nellafilosofia occidentale, con le sue involuzioni ed evoluzioni, venne anticamente descritto daPolibio, con riferimento ai regimi politici, sulla scia diPlatone, che nel suo dialogoTimeo aveva già parlato di un «Grande anno» comprendente dodiciere astrologiche, dopo il quale tutta lavolta celeste tornauguale: tornano uguali ilgiorno e lanotte, gli annisolari elunari e il movimento deipianeti.[15]
La durata di questo Grande anno, dovuto a un movimento effettivo della Terra noto inastronomia comeprecessione degli equinozi, è stata calcolata in oltre 25 millenni, e anticamente la sua suddivisione in 12 ere non aveva solo un valore di misurazione quantitativa, ma assumeva soprattutto un significatoqualitativo occulto.[16]
Anche lostoicismo concepiva un eterno ritorno oapocatastasi dell'universo,[17] il quale dopo un lungo periodo si distrugge a causa di una conflagrazione cosmica oecpirosi (εκπύρωσις), per tornare a rinascere dal fuoco in una nuovapalingenesi, ristabilendosi ogni volta nel suo stato originario.[18]
Il concetto dei "corsi e ricorsi" (e quindi di tempo ciclico) venne poi espresso inetà moderna daGiambattista Vico. Esempio di ciclicità vichiana della storia può essere l'alternanza di periodi parlamentari (democrazia greca, repubblica romana, comuni, regni costituzionali, democrazie moderne) e imperiali (i re di Roma, l'Impero romano, le Signorie, il fascismo). Altro esempio, in campo economico, è l'alternanza di periodi di espansione economica e periodi di crisi.[19]
Da un punto di vista prettamente scientifico, nellalogica e nellafisica newtoniana classica, appare privo di fondamento, anche se è da considerare che non sia completamente impossibile a livello teorico, per lalegge di Lavoisier che rende eterna la materia e la massa (sebbene non renda eterni i suoi stati di aggregazione); comunque si fanno delle obiezioni alla teoria, per cui sarebbe:
Lafisica quantistica e quella dellarelatività diEinstein, invece, non escludono completamente una tale ipotesi, pur formulandola a volte come "concezione a spirale", anche se molti scienziati la contestano. Esempio è la concezione delmultiverso o la teoria delBig Bounce prevede invece che tutto possa ripartire. Tuttavia, molti pensano che l'universo conosciuto non sia affatto infinito ed eterno, ma che il tempo, almeno dal punto di vista teorico, possa esserlo, essendo unacostante fisica, e ripetendosi in istanti "congelati", come è osservabile nel tempo "fermo" dei buchi neri. Il passato e il futuro sarebbero quindi solo mere esperienze sensibili ma non assolute.
La teoria delmultiverso, nellateoria delle bolle e in quella dellateoria delle stringhe, ammette centinaia di migliaia di universi, teoricamente infiniti, con leggi fisiche forse diverse, in cui il tempo possa ripartire.
Alla teoria delle bolle si affianca anchequella della Teoria M, dell'inflazione caotica, e delfalso vuoto, sempre nell'ambito degli universi paralleli ed infiniti, e la teoria collegata dell'universo che rimbalza o "pulsa" (grazie all'energia derivata dalla collisione delle brane e delle stringhe), traBig Bang eBig Crunch, come nella cosmologia teorica e filosofica degli antichistoici.
Tali concetti fisico-cosmologici e matematici sono paralleli a quelli che come già detto, in anticipo alla loro formulazione moderna, filosoficamente furono ripresi anche daFriedrich Nietzsche nell'esposizione della teoria dell'eterno ritorno[20], che prende avvio dall'antica concezione temporale, in particolare da quella diEraclito, ripresa da molti pensatori successivi (sull'eternità della materia e del tempo si pronunciarono a favore i citati stoici e gliatomisti comeDemocrito edEpicuro, oltre a molti illuministi ematerialisti).
Secondo i critici di tale concezione, sostenitori della teoria dell'universo lineare e creato dal nulla (spesso aderenti di religioni monoteistiche, in particolar modo cristiani),[21] ritenendo ogni evento cosmico reversibile per opera del "fato", la concezione ciclica del tempo negherebbe ogni utilità all'agire dell'uomo per produrre un cambiamento nel futuro, deresponsabilizzandolo nei confronti del mondo. L'uomo, essendo per definizione creatore, verrebbe spogliato di ogni sua dignità e ridotto alla stregua di un animale in balia degli eventi naturali, dei bisogni fisici e della gerarchia (chiamata in maniera poetica da NietzscheVolontà di potenza).
Nel contestobiblico ecoranico è introdotta la concezione di un tempo che procede a senso unico, in cui lo svolgimento storico dell'umanità è irreversibile, proiettato verso undestinoultimo, senza possibilità di ritorno.[23]
Ne consegue una prospettivaescatologica,[23] con una serie di istanze nelle quali lelibere decisioni dell'uomo, con il loro apporto dibene e dimale, appaiono decisive, perché destinate a rimanere tali per tutta l'eternità, seppure non manchino in taluni autori cristiani, come ad esempioGregorio di Nissa, riferimenti ad un movimento ciclico della storia, inteso come ritorno dell'anima alla sua condizione di purezza prima della caduta nelpeccato.[24]
(Ernst G. Hoffmann,Platonismo e filosofia cristiana [1960], trad. it., pag. 158, Bologna, Il Mulino, 1967)
Nel complesso, tuttavia, possono essere due i significati prevalenti del tempo storico:
Questo secondo significato, che conduce a concepire il tempo come «storia», e non più come un sussegursi di avvenimenti sempre uguali in analogia al ciclo naturale dellestagioni,[26] fu approfondito in particolare daSant'Agostino nella sua operaLa città di Dio, in cui venne esposta per la prima volta unafilosofia della storia.[27]
In essa, secondo Agostino, operano due forze contrapposte, irriducibili l'una all'altra, che determinanodialetticamente le vicende umane, prima del loro esitotrascendente.[27]Accenni alla stessa idea lineare della storia come teatro dimomenti opportuni,[25] caratteristica di un'attesa messianica con un'apocalisse di Dio fuori dal tempo, sono presenti tra gli altri nelmillenarismo diGioacchino da Fiore, e più recentemente inMartin Heidegger,[28] che all'argomento dedicòIl concetto di tempo.
SecondoLuigi Pareyson lo spiritualismo agostiniano conduce a concludere che memoria e attesa non dipendono da passato e futuro, bensì viceversa che passato e futuro sussistono solo nella memoria e nell'attesa.[29]
Da questa concezione del tempo deriva l'idea di tempo 'sprecato', il che porta a considerare una vita, sia a livello individuale che sociale, vuota e senza valore se non è riempita da attività socialmente accettabili.
Alternativa alla concezione del tempo come ripetizione ciclica, ma anche a quella che vede il tempo come progresso lineare, vi è la concezionespiraliforme secondo cui il tempo segue determinate fasi ascendenti e discendenti, ma in un'ottica complessivamente ascendente.
Si tratta cioè di ripetizioni non completamente cicliche, o meglio semicicliche, che conducono comunque verso un progresso.
Questa concezione aspirale costituisce pertanto una sintesi con cui vengono coniugati il tempo ciclico e il tempo lineare.Nellafilosofia occidentale è stata espressa nelladialettica tesi-antitesi-sintesi diHegel (e dei seguaci dell'hegelismo), come anche diMarx (quindi delmarxismo, sebbene nell'affermazione definitiva delcomunismo consista il punto di approdo in cui termina la spirale della storia).[30]
Ritorna inoltre nelladottrina teosofica di fine Ottocento, che vede l'evoluzione dell'umanità procedere per cicli spiraliformi: ladecadenza che segue a un periodo diprosperità e disviluppo è ilsacrificio necessario affiché l'evoluzione possa proseguire a un livello più alto econsapevole.Analogamente ilcosmo conosce periodi dioscuramento e riposo (pralaya) a cui seguono cicliluminosi di attività (manvantara), simili ma più evoluti rispetto a quelli precedenti.[31]
In sensomorale il tempo si può considerare come un costante miglioramento (le "meravigliose sorti e progressive" del pensierosocialista), come un costante peggioramento (fino algiudizio universale, vediCristianesimo eIslam), oppure come un'alternanza di periodi in miglioramento e periodi in peggioramento (vedi tempo ciclico, come nella teoria fisica delBig Bounce e nel buddhismo).
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