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Colocasia esculenta

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Taro
Colocasia esculenta
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Monocotiledoni
OrdineAlismatales
FamigliaAraceae
SottofamigliaAroideae
TribùColocasieae
GenereColocasia
SpecieC. esculenta
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
OrdineArales
FamigliaAraceae
GenereColocasia
SpecieC. esculenta
Nomenclatura binomiale
Colocasia esculenta
(L.)Schott
Sinonimi

Alocasia dussii
Alocasia illustris

Colocasia esculenta(L.)Schott, comunemente conosciuta con il termine di originepolinesianataro, è unapianta erbacea perenne dellafamiglia delleAracee originaria dell'Asia centro-meridionale.[2] Producetuberi simili allapatata ed è comunemente coltivata per ricavare, dai suoirizomi,farina eamido.

Descrizione

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Fiore di taro

Il taro è una pianta erbacea perenne della taglia di 0,5 - 2 m, costituita da un cormo centrale (situato appena sotto la superficie del suolo) e da cormi secondari che crescono lateralmente. Il sistema radicale è superficiale e fibroso. Il cormo centrale, che rappresenta la struttura principale delfusto della pianta, ha forma cilindrica, è lungo fino a 30 cm e ha un diametro di 15 cm; lapolpa può essere gialla, rosa o bianca. Esso costituisce la parte commestibile principale della pianta. Lefoglie, di colore verde pallido, grandi e con venature marcate, possono arrivare a60 cm di lunghezza e 40 di larghezza, hanno un robustopicciolo spesso alla base e più sottile verso l'attacco alla lamina. Questa è intera, glabra e spessa, è lunga 20 - 50 cm, oblungo-ovata, con i lobi basali arrotondati. Ogni pianta può portare più di unainfiorescenza; ilfrutto è unabacca di 3 - 5 mm di diametro contenente numerosisemi. La fioritura e formazione del seme sono relativamente rari e la moltiplicazione è vegetativa, a partire da pezzi di cormo o cormi secondari allo stadio di 3 - 5 foglie o da piantine moltiplicate in semenzaio[3].

Distribuzione e habitat

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Esistono centinaia dicultivar di taro coltivate in tutto il mondo, che si distinguono in base alle caratteristiche delcormo oppure in base al comportamento agronomico o alle caratteristiche alimentari. Le duecultivar principali sonoC. esculenta var. esculenta, che produce un grande cormo principale e pochi cormi laterali (comunemente tra 4 e 10) eC. esculenta var. antiquorum che produce un cormo più piccolo e un gran numero di cormi laterali (da 15 a 40). Il taro viene talvolta confuso con lamalanga (Xanthosoma sagittifolium), di cui si producono appena 40.000 tonnellate su 32.000 ettari.

Prove etnobotaniche suggeriscono che il taro sia originario dell'Asia centro-meridionale, probabilmente dell’India o della penisola malese, da cui si è diffuso nel resto del sud-est asiatico e inCina,Giappone ePacifico. Dall'Asia, esso si sarebbe poi diffuso verso ovest inArabia e nella regione delMediterraneo. Arrivato sulla costa orientale dell'Africa oltre 2000 anni fa, ha attraversato il continente verso l'Africa occidentale ed è quindi arrivato nei Caraibi con la tratta degli schiavi. La più vasta area di coltivazione attuale è nell'Africa occidentale[3]. È naturalizzato anche in alcune zone dell'Italia a clima mite[4].

Coltivazione

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Cormi di taro

Il taro è coltivato principalmente come coltura di base o di sussistenza inorti famigliari e in associazione con altre colture (con banano, cacao, cocco,igname,zucca, …), con metodi di produzione arcaici. Il fabbisogno in manodopera in coltura tradizionale varia da 80 a 115 giornate per ettaro. In alcuni paesi (Cuba,Egitto,Giappone,Hawaii eThailandia) la produzione è orientata almercato e dunque intensiva, meccanizzata dallasemina allaraccolta e con adeguato uso di agrochimici. Il grosso della produzione si ottiene in seccagno, talvolta conirrigazione di soccorso, ma è comune anche la coltivazione nelle zone umide o allagate, analogamente al riso. Il taro è una delle poche colture che può essere coltivata in condizioni di allagamento. In seccagno, entra in rotazione con varie colture, tra cui lacanna da zucchero, in irriguo, con il riso[5][3].

Per una resa ottimale, sono necessari 1.500 – 2.000 mm dipioggia distribuita uniformemente durante il periodo vegetativo, e unatemperatura media giornaliera superiore a 21 °C. Può essere coltivato fino a 2.400 m di quota. Le rese più elevate si ottengono con la luce solare a piena intensità. Il taro è coltivato su un'ampia gamma di tipi disuolo, ma i migliori risultati si ottengono suargille profonde, ben drenate, confalda freatica elevata e ricche disostanza organica. Tollera terreni pesanti nei quali possono verificarsi allagamenti e ristagni idrici e preferisce terreni con pH 5,5 - 6,5. Alcune cultivar tollerano lasalinità.[3][6]

La semina può essere effettuata durante tutto l'anno. Il periodo di maturazione varia a seconda dellacultivar e va dai 6 ai 18 mesi. In coltura commerciale, il terreno viene preparato come per il riso.Aratura ederpicatura precedono la piantumazione, che avviene all'inizio della stagione delle piogge. I piccoli cormi o pezzi di cormo di 30 - 50 g di peso vengono interrati sulle creste dei solchi, distanti tra loro 70 - 100 cm e a 50 - 90 cm sulla cresta a 20 - 30 cm di profondità. Se il terreno è profondo e leggero non è necessario piantare sulle creste. Per conservare l’umidità, talvolta si pratica lapacciamatura. Nelle zone ad alta piovosità con nuvolosità elevata, si preferisce un'ampia spaziatura, fino a 90 x 90 cm (12.000 piante/ha). La spaziatura tipica nella coltura in irriguo o allagata è solitamente di 45 - 60 cm (49.000 – 27.000/ha). Il peso della semente necessaria per un ettaro varia da 1,5 a 3 tonnellate[3][5][6]. Il taro può essere coltivato in suoli marginali che non sono favorevoli ad altre importanti colture alimentari, come il riso. Ad esempio, arriva a produrre nei suoli idromorfi o salini (alcune cultivar sono tolleranti alla salinità). Il taro è coltivato principalmente in seccagno come coltura di sussistenza inorti familiari con metodi di produzione arcaici, ma esistono anche piantagioni meccanizzate dallasemina allaraccolta, con adeguato uso di agrochimici. Il periodo di maturazione varia a seconda dellacultivar e va dai 6 ai 18 mesi. Il rendimento medio su base mondiale è di 7,1 t/ha; nell'ultimo quarto di secolo, la produzione mondiale è aumentata del 74%. Il taro occupa un posto significativo in Africa, in Asia e in Oceania, con una produzione mondiale di 75 milioni di tonnellate su 8,4 milioni di ettari. Poiché, di solito, vengono consumati sia i cormi che le foglie, il taro fornisce pochissime proteine, ma anche vitamine e minerali tanto necessari, oltre all'energia dei carboidrati. Le sue potenzialità risiedono nella introduzione di cultivar resistenti alle avversità e più performanti e di pratiche e tecniche che ne incrementino la produttività e la riduzione delle perdite post-raccolta, mentre lo sviluppo della meccanizzazione è suscettibile di ridurre i costi di produzione e incoraggiare la produzione su larga scala.

La maggior parte dei coltivatori, in particolare quelli che producono taro per sussistenza, non usanofertilizzanti. La ricostituzione della fertilità è affidata al maggese (anche coltivato), di durata da sei a diciotto mesi a seconda della disponibilità di terreno coltivabile. I residui della pacciamatura e delle scerbature lasciati sul terreno, oltre a contribuire all'arricchimento in sostanza organica del terreno, limitano i fenomeni erosivi. Il taro risponde bene ai concimi, che possono essere incorporati nel terreno durante la preparazione del terreno o applicati 3 – 4 mesi dopo. Il taro ha un elevato fabbisogno dipotassio e dicalcio. Laddove si utilizzino fertilizzanti minerali, si adotta una formulazione completa come 12:6:20 NPK, in particolare su terreni poveri. Il controllo delle infestanti, manuale o condiserbanti, è necessario durante i primi tre mesi[3]. In molti paesi, iparassiti non sembrano rappresentare un problema serio, tuttavia, in alcuni luoghi sono di grande importanza. LaLeaf blight (dovuta aPhytophthora colocasiae) è la più comune e dannosa malattia, per fronteggiare la quale solo le cultivar tolleranti offrono una soluzione accettabile, ifungicidi, sebbene efficaci, sono generalmente troppo costosi. Anche le virosi possono causare grandi danni:Dasheen Mosaic Virus (DMV) e il complesso viraleAlomae Bobone Virus Complex (ABVC) ai quali pochissime cultivar sono resistenti[5].

La raccolta inizia con l’ingiallimento delle foglie, da 5 a 12 mesi dopo la semina. Le rese variano notevolmente a seconda della cultivar, delle condizioni locali, della durata del ciclo, ecc. Si osservano spesso rese dell'ordine di 20 t/ha, ma in coltivazione intensiva è possibile raggiungere le cinquanta o addirittura le 75 tonnellate per ettaro, in irriguo e con forti fertilizzazioni (alle Hawaii). Il potenziale di resa (oltre 60 t/ha) non viene mai raggiunto nella coltivazione tradizionale. I cormi possono essere conservati per tre settimane a temperatura ambiente, all'ombra. Si conservano per più di un mese a 10 °C, ma la conservazione è solitamente limitata da marciumi fungini o batterici[5][6].

Produzione

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Nelle tabelle qui sotto sono presentati i dati di produzione relativi al 2020, l'anno più recente per il quale la FAO mette a disposizione i dati sulla produzione agricola mondiale. In quest'anno, 47 paesi hanno prodotto 75 milioni di tonnellate su 8,4 milioni di ettari, con una resa per ettaro di 8,5 tonnellate.Etiopia,Nigeria,Cina,Camerun eGhana contribuiscono per l’82% della produzione. La produzione è importante anche in altre regioni dell'Africa orientale, nell'area del Pacifico e nell’America caraibica e tropicale.

Etiopia eBurundi vantano le rese più elevate: 25,2 e 21,5 tonnellate per ettaro rispettivamente, ben al di sopra della media mondiale (7,1 t/ha). Nell'ultimo quarto di secolo, la produzione mondiale è aumentata del 74%, a fronte soprattutto dell’aumento della superficie coltivata (45%)[7].

Tabella 1 - I 10 paesi maggiori produttori di taro nel 2020[7]

PaeseSuperficieResaProduzionePeso
Milioni di hat/haMilioni di tonnellate%
Etiopia (bandiera) Etiopia9325,22.32818,1
Nigeria (bandiera) Nigeria8064,03.20525,0
Cina (bandiera) Cina10019,21.92515,0
Camerun (bandiera) Camerun2367,71.81514,1
Ghana (bandiera) Ghana1926,51.2529,8
Papua Nuova Guinea (bandiera) Papua Nuova Guinea358,0282
Burundi (bandiera) Burundi1121,5243
Madagascar (bandiera) Madagascar386,0227
Ruanda (bandiera) Ruanda296,5188
Rep. Centrafricana (bandiera) Rep. Centrafricana413,2134
Produzione mondiale1.8097,112.839100,0

Tabella 2 - Produzione di taro nel mondo nel 2020[7]

PaeseSuperficieResaProduzionePeso
Milioni di hat/haMilioni di tonnellate%
Africa1.6096,29.97277,7
Americhe610,0650,5
Asia14716,32.39118,6
Oceania478,74113,2
Produzione mondiale1.8097,112.839100,0

Usi

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Taro fritto in India

Il taro rappresenta l'ingrediente base nell'alimentazione di molte popolazioni dell'Africa, dell'Oceania e delle isoleHawaii (poï). Le parti commestibili della pianta sono i cormi e foglie, ricche divitamina A e C. Il cormo fresco contiene circa due terzi di acqua e il 13 - 29% dicarboidrati e l'1.2 - 3.0% di proteine. La foglia contiene circa il 23% di proteine su base secca ed è anche una ricca fonte di calcio,fosforo,ferro, vitamina C,tiamina,riboflavina eniacina, che sono importanti costituenti della dieta umana[3]. Il taro ha proprietà nutrizionali equivalenti alla patata comune, ma quantità più elevate dicalcio (quindi è indicata indiete per chi presenta carenze di calcio), un quantitativo doppio diferro, ma molta menovitamina C. Secondo recenti ricerche, i rizomi del taro sono un'importante fonte diamidi rispetto a tutti gli altri vegetali, anche per la dimensione stessa dei granuli di amido, 10 volte inferiori a quelli della patata, che rendono migliore la cottura e ladigeribilità.

Il taro è povero diproteine vegetali (attorno all'1%): le popolazioni rurali del Sud-Est asiatico, che sono costrette a farne un uso quasi esclusivo, presentano un addome rigonfio, sintomo tipico di questa carenza e di un eccesso di carboidrati[8]. Il taro offre altresì un buon apporto divitamine del gruppo B e dipotassio. La suaradice ètossica, se mangiata cruda (causa forte bruciore alla mucosa faringea) ed è quindi necessario bollirla prima di consumarla. Fra l'altro, si deve stare attenti anche a non toccarsi gliocchi dopo averne maneggiato la polpa, perché può causare fortiirritazioni.

Il cormo si consuma bollito, arrostito o in purea, ma lo si può anche grigliare a fette oppure friggere ad anelli nell'olio di palma, o cotto al forno, come neltakihiniueano. Inoltre, può essere usato per conferire un caratteristico colore viola ad alcune bevande. Le foglie vengono solitamente bollite o preparate in vari modi mescolate ad altri condimenti. I prodotti industriali comprendono chips efarina, utilizzata per preparazioni alimentari perceliaci. Gli scarti sono destinati all’alimentazione delbestiame. I cormi sono ricchi dimucillagini che possono essere utilizzate nell'industria dellacarta e possono anche essere usati per la produzione di alcol. Nel giardinaggio, la pianta è utilizzata come ornamentale per le sue foglie molto decorative[9].

Sicurezza alimentare

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Il taro occupa un posto significativo in Africa e in Asia. In Oceania in particolare, esso svolge un ruolo fondamentale nella sicurezza alimentare della famiglia, della comunità e nazionale. Poiché di solito vengono consumati sia i cormi che le foglie, il taro fornisce proteine, vitamine e minerali tanto necessari, oltre all'energia dei carboidrati. Il taro può essere coltivato in una serie di suoli marginali che non sono favorevoli ad altre importanti colture alimentari, come il riso, consentendo così l'uso strategico di risorse limitate del suolo. Ad esempio, arriva a produrre nei suoli idromorfi o salini (alcune cultivar di taro possono tollerare la salinità e possono crescere nel 25-50% di acqua di mare). Il taro può quindi continuare a svolgere le sue funzioni secolari di fornire sicurezza alimentare, rilanciare l'economia attraverso guadagni in contanti interni ed esterni e svolgere un ruolo fondamentale nella vita socio-culturale delle persone.

Le sue potenzialità risiedono nella introduzione di cultivar più resistenti alle avversità e più performanti e di pratiche e tecniche che ne incrementino la produttività e la riduzione delle perdite post-raccolta, mentre lo sviluppo della meccanizzazione potrebbe ridurre i costi di produzione e incoraggiare la produzione su larga scala[3].

Note

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  1. ^(EN) Nguyen, T.H.T. 2011,Colocasia esculenta, suIUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2,IUCN, 2020.URL consultato l'11 gennaio 2022.
  2. ^(EN)Colocasia esculenta, suPlants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew.URL consultato l'11 gennaio 2022.
  3. ^abcdefgh(EN) Inno Onwueme,Taro cultivation in Asia and the Pacific, sufao.org, Food and Agriculture Organization of the United Nations.URL consultato il 30 aprile 2022.
  4. ^Colocasia esculenta (L.) Schott - IPFI - Acta Plantarum, suactaplantarum.org.
  5. ^abcd(FR)Mémento de l'agronome 15-7-2009 (PDF), sudoc-developpement-durable.org, Editions du GRET, Editions du CIRAD, Ministère français des Affaires étrangères.URL consultato il 30 aprile 2022.
  6. ^abc(EN) Daisy E. Kay revised by E. G. B. Gooding,Root crops – Taro (Colocasia esculenta), sunzdl.org, Tropical Development and Research Institute.URL consultato il 15 aprile 2022.
  7. ^abc(EN)FAOSTAT, Food And Agriculture Organization,https://www.fao.org/faostat/en/#data/QCL Titolo mancante per urlurl (aiuto).URL consultato il 30 aprile 2022.
  8. ^Da "Armi, acciaio e malattie", Jared Diamond, Einaudi, ed. 2006, pp. 114
  9. ^ Rita,Colocasia: Coltivazione e Cura del Taro, suL'eden di Fiori e Piante.URL consultato il 19 marzo 2022.

Voci correlate

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Altri progetti

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