Ilclistere è una pratica volta a liberare l'ultimo tratto dell'intestino da feci e/o gas, con l'introduzione di una sonda nelretto e/o nelsigma. In campomedico lo si effettua a scopodiagnostico, in prossimità di unintervento chirurgico, o semplicemente per una momentanea difficoltà a evacuare dovuta alla presenza di unfecaloma ostruttivo traumatizzante, oppure in caso distipsi o altri problemi inerenti alladefecazione. La pratica ha una diffusione anche domestica. Il termineclistere, nell'uso corrente, viene altresì utilizzato per indicare lo strumento (più propriamente chiamato enteroclisma) con cui viene praticata la somministrazione di liquido nell'ampolla rettale[1].
In base alla loro azione, i clisteri possono anche essere classificati in 5 gruppi:
La diagnostica per immagini utilizza il clisma per l'immissione di mezzi di contrasto nell'intestino. Nellaradiologia classica si parlava diclisma opaco. Può essere utilizzato un clistere con polvere disolfato di bario o unmezzo di contrasto idrosolubile. Tali clisteri sono un modo pratico per visualizzare il colon in modo relativamente sicuro.[2] Dopo la somministrazione del clistere di bario, il bario rimanente viene lavato con acqua,bicarbonato di sodio o clisteri salini, per ripristinare la normale attività delcolon evitando fenomeni distitichezza dati dal solfato di bario.
L'attrezzo per praticarlo è costituito da un contenitore in gomma a forma dipera, terminante con un beccuccio. Per la sua forma questa pratica casalinga è chiamata anche "peretta" o "pompetta"; per evitare lesioni all'ano durante l'inserimento, viene lubrificato il beccuccio e il punto di introduzione, eliminando preventivamente l'eventuale aria residua contenuta nella peretta prima di introdurre il beccuccio.
Il liquido da introdurre può essere acqua tiepida mista a olio,glicerina, sapone o soluzionilassative. Per i bambini di pochi mesi, sono disponibili nellefarmacie confezioni "usa e getta", sagomate in modo appropriato, contenenti piccole quantità di glicerina. Lo scopo del clistere è quello di eliminare il blocco fecale grazie all'acqua o altro liquido, che, aumentando di volume all'interno dell'intestino, fa raggiungere a chi riceve il clistere lo stimolo di defecare e al tempo stesso, "scioglie" anche le feci dure. In ospedale si utilizzano clisteri (chiamati clisma) contenenti soluzioni iperosmotiche di fosfati di sodio e potassio.
Una pratica igienica similare, in uso da persone adulte, fatta con regolarità a intervalli di tempo variabili, è costituita dall'enteroclisma praticato con l'omonimo attrezzo in vendita in farmacia, costituito da una sacca da appendere provvisto di un tubicino, volto a pulire a fondo ilcolon e a dare una notevole sensazione di benessere. In questo caso il liquido introdotto è in quantità maggiore, da 1,5 fino a 3 litri, può essere di acqua semplice a cui viene aggiunto sale, oppure con l'aggiunta di sostanze rinfrescanti ed essenze naturali o bicarbonato.
L'attrezzo, denominato "apparecchio del Catani", è costituito da un contenitore a forma di sacca, provvisto di un rubinetto collegato a un tubicino flessibile di lunghezza appropriata, terminante con una cannula rigida. La sacca viene posizionata più in alto rispetto al corpo; introdotta la cannula e aperto il rubinetto, il liquido fluisce nell'intestino per effetto dellaforza di gravità, con una velocità dipendente dall'altezza della sacca. Solitamente viene preferito un flusso molto lento, in modo da permettere alle anse dell'intestino di adattarsi a ricevere tutta la soluzione senza interruzioni.
Nel caso dell'enteroclisma con la sacca, data la maggiore quantità di soluzione introdotta, può risultare vantaggioso assumere la posizione sdraiata su un fianco (preferibilmente quello sinistro), in tal modo ilventre non comprime l'intestino. Un'altra posizione adottata consiste nell'inginocchiarsi sul pavimento sopra unasciugamano, portando in basso la testa: in tal modo si pone l'intestino nelle migliori condizioni per ricevere il flusso. In entrambi i casi, terminata l'introduzione, possono essere eseguiti leggeri massaggi sulla zona del ventre fino alla comparsa dei primi stimoli di evacuazione, la quale avviene generalmente con brevi scariche a intervalli più o meno ravvicinati. Tutta la procedura può essere ripetuta immediatamente, anche tre volte di seguito. È possibile effettuare clistere ed enteroclisma da soli, ma la collaborazione di una seconda persona può agevolare l'operazione.
Esiste una pratica per il lavaggio di tutto l'intestino: l'idrocolonterapia, effettuata con una macchina, la quale mette in circolo una quantità di acqua molto superiore. Questa pratica è priva di fondamento scientifico e può comportare rischi e conseguenze per la salute.[3]
Laclismafilia, derivante dalle parole greche κλύσμα ("clistere") e φιλία ("amore"), è unaparafilia (chiamata ancheenemafilia eclisterofilia) che consiste nell'eccitazione e nel desiderio sessuale[4] derivante lapratica sessuale della somministrazione o nel somministrare un liquido nel canale rettale e nel colon, attraverso dei clisteri, di effettuarli ad altre persone o effettuarli autonomamente (quest'ultima è chiamataautoclismafilia). Essa solitamente viene accompagnata o seguita da unamasturbazione e rientra anche nelle pratiche delBDSM.[5][6]
Il clistere è una pratica relativamente sicura per il paziente. I pericoli principali riguardano l'irritazione della mucosarettale causata dall'utilizzo di sostanze irritanti, come l'eccesso di sapone e gli effetti negativi di unasoluzione ipertonica o ipotonica sui liquidi corporei e gli elettroliti.Nei pazienti affetti da diverticoli, l'uso di clisteri con sonda è sconsigliato in quanto può esserci la remota possibilità di infondere il liquido all'interno di un diverticolo, provocandone la rottura con conseguente emorragia.
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