Zona Paolo Sarpi | |
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Circoscrizione | Municipio 1 eMunicipio 8 |
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Lazona Paolo Sarpi (detto anchequartiere Sarpi in riferimento all'omonima via), è unquartiere[1] appartenente alMunicipio 1 di Milano e al NIL n. 69 "Sarpi".[2]
Era noto in passato come ilBorgo degli Ortolani (originariamente, indialetto milanese, il nome eraBorgh di Ortolan oppure ancheBorgh di scigulatt cioè "borgo dei produttori di cipolle"[3][4] ).
Da alcuni secoli, fino a metà Ottocento, il Borgo degli Ortolani era un borgo lineare sorto, appena all'esterno delle mura spagnole diMilano, traPorta Tenaglia e l'attualeArco della Pace, ai due lati e intorno alla antica strada (le odierne vieLuigi Canonica e Piero della Francesca) diretta a nord ovest verso laCagnola, dove si biforcava nelle due strade per Gallarate e Varese; si era poi esteso anche sull'asse dell'attualevia Paolo Sarpi, nella direzione diPorta Volta.
Originariamente era una zona agricola, ben irrigata, coltivata ad ortaglie che fornivano le verdure alla città. I cittadini avevano la comodità di trovarle appena al di fuori delle mura spagnole e del dazio, ma qualche volta gli ortolani esageravano con i prezzi o trattavano male i clienti, forti della loro posizione privilegiata, dato che nelle altre zone di Milano (eccettuata la zona di San Gottardo) attorno alle mura non c'erano abitati, nè siti da cui fornirsi, ma solo la campagna coltivata.
I cittadini, talvolta irritati, a ragione o a torto, verso i rozzi venditori contadini, si vendicavano chiamandoloBorgh di goss, ossia "borgo dei gozzuti", caratteristica farsesca una volta affibbiata a contadini[5][6]
Chinatown è il nome attribuito nelgergo giornalistico (spesso in modo spregiativo), alla zona che va dalMunicipio 1 di Milano e si estende anche fin dentro ilMunicipio 8, caratterizzata dalla notevole concentrazione diesercizi commerciali gestiti da membri dellacomunità cinese.
La presenza cinese aMilano ha avuto inizio intorno al1920 con una massiccia immigrazione dalla regione delloZhejiang, soprattutto dalla città diWenzhou, dalla quale proviene circa il 90% delle persone cinesi residenti inItalia[7]; nel capoluogolombardo scelsero una zona che, per il particolaretessuto urbanistico, favoriva la concentrazione dilaboratori neicortili delle abitazioni. Già durante ilfascismo il quartiere era chiamato "quartier generale dei cinesi".
Tradizionalmente invece, anche se la cosa non è veritiera, il primo cinese insediatovisi è stato il pellettiere Wang Sang (1919-2009), detto "Romanino", a Milano dal1937, attivo anche nellamediazione culturale[8], citato dal poeta dialettaleSergio Gobbi nel versoWang Sang prim cinese el derva bottega (Wang Sang primo cinese apre bottega)[9].
Le prime attività, localizzate principalmente attorno avia Luigi Canonica[10] furono legate alla lavorazione dellaseta, specialmente per la produzione dicravatte, favorita dalla vicinanza con gliimpianti industriali delcomasco. Durante laseconda guerra mondiale la lavorazione venne convertita inquella della pelle, al fine di fornirecinture militari aicontingenti italiani e tedeschi. Ilcommercio, principalmente all'ingrosso, era sostanzialmente monotematico, concentrato soprattutto sull'abbigliamento e la pelletteria.
Dalla fine deglianni novanta inizia il boom: l'area diventa un punto di riferimento per i cittadini cinesi non solo di Milano ma anche del resto della Lombardia. Nascono cosìsupermercati,erboristerie/farmacie elibrerie, esercizi in grado di soddisfare le richieste di prodotti cinesi da parte di una clientela cinese. Daglianni 2000 l'attività si fa via via più ramificata, comprendendo pressoché qualsiasi forma di esercizio commerciale, non più solo all'ingrosso maal dettaglio: negozi di abbigliamento,telefonia,alta tecnologia,fotografia,ottica; inoltre nascono molti negozi che offronoservizi, come assistenza e riparazionecomputer etelefoni cellulari, servizi per gliimmigrati,agenzie viaggi,parrucchieri, estetisti,internet point e KTV (karaoke cinese).
Parallelamente all'esplosione del commercio al dettaglio, dal1999 si è assistito anche al massiccio incremento del commercio all'ingrosso[11], insediatosi progressivamente al posto dei dettaglianti italiani, grazie al pagamento di buonuscite molto elevate per subentrare nei loro locali; questi esercizi si espandono lungo via Paolo Sarpi e nelle strade adiacenti del quartiere Canonica-Sarpi-Bramante[12].
Alla fine del 2014, la comunità cinese propose la realizzazione di duepaifang alle estremità della strada, in modo analogo a quanto realizzato molte altrechinatown del mondo; tuttavia tale progetto non è stato ad oggi ancora realizzato[13][14].
Le contraddittorie caratteristiche della presenza cinese nel quartiere Canonica-Sarpi di Milano hanno comportato la decisione comunale di operare per ladelocalizzazione dei grossisti, creando una frizione tra l'amministrazione comunale e la comunità cinese, e tra questa e i residenti non cinesi nel quartiere.
Il 25 novembre 2000 si ebbe una prima manifestazione di protesta nella zona, ad opera del ComitatoViviSarpi[15]. Diversamente da quanto spesso riferito, essa non era assolutamente in opposizione alla presenza cinese, bensì contro il degrado comportato dall'aumento del commercio all'ingrosso, con conseguente indebolimento del commercio di prossimità. Le proteste del comitato, ripetute nel tempo, ottennero che il Comune stabilisse nell'area una regolamentazione dell'orario in cui è permesso il carico e scarico delle merci neimagazzini e nei negozi, volto nella pratica a regolamentare le attività gestite dalla comunità del quartiere, sia essa italiana o cinese.
Il 12 aprile2007 ebbe luogo una breve rivolta in strada della comunità cinese, con cariche dellapolizia e l'intervento delconsole cinese aMilano[16].
Alla fine del2008 il Comune ha reso via Paolo Sarpi ZTL, ossiaZona a Traffico Limitato, mentre nel2011 ha pedonalizzato la stessa via, rendendola una lunga passeggiata lastricata che congiungePorta Volta conCorso Sempione.
La massiccia presenza cinese, unita ai tipiciideogrammi per le strade, conferisce al quartiere una forteidentità. Al suo interno si possono distinguere delle sotto-aree tipiche della zonizzazione presente nelle città cinesi. In particolare, la parte lungo via Paolo Sarpi e via Antonio Rosmini è specializzata in negozi di tecnologia, in abbigliamento al dettaglio e nell'alimentare (è presente pure uncentro commerciale); quella lungo via Messina in parrucchieri e servizi per il corpo; quella lungo via Bramante in abbigliamento all'ingrosso. Per l'Expo del 2015, è stato pure inaugurato unhotel cinese, nel cuore del quartiere, tra le vie Rosmini e Sarpi.
Ogni anno è festeggiata la ricorrenza delcapodanno cinese, durante il quale una coppia didraghi sfila per la via principale del quartiere (via Paolo Sarpi), addobbata per l'occasione. Il corteo si snoda da piazzaAntonio Gramsci, all'estremità occidentale del quartiere, preceduto dadanze e rulli ditamburi, e attira una folla di curiosi provenienti da ogni parte della città. Recentemente, inoltre, è stato promosso, sempre in piazza Gramsci, ilChina Film Festival, una rassegna all'aperto difilm inlingua cinesesottotitolati in italiano.
Nel quartiere si trovano numerosiristoranti cinesi della città, che offrono soprattutto lacucina dello Zhejiang. Recentemente hanno cominciato a fare la loro comparsa anche ristoranti specializzati in cucina delSichuan, diPechino e inhot pot. Si tratta di cucine diverse rispetto a quella delloZhejiang, di norma quella più comune in Italia. In questi ultimi anni, anche per le recensioni delle più aggiornate guide turistiche, sta crescendo l'interesseturistico legato sia alla scoperta di una nuova forma di ristorazione cinese, sia alla possibilità di unoshopping di tipo diverso, più contenuto neiprezzi e più eccentrico.
Il quartiere ospita inoltre leredazioni di numerosigiornali in lingua cinese che vengono stampati nellaperiferia della città e distribuiti in tutta Italia. Uno dei più importanti è loEurope China News.
Nei primianni duemila la Chinatown milanese ha fatto da sfondo ad alcuni fatti di cronaca nera tanto efferati quanto improvvisi che hanno svelato la presenza di bandemafiose dedite a reati come il controllo dell'immigrazione clandestina e delgioco d'azzardo, la gestione dellaprostituzione, ilracket nei confronti di esercizi commerciali e lo spaccio di droghe sintetiche; il tutto perpetrato da cinesi esclusivamente ai danni di altri cinesi. Tutto questo ha visto l'ascesa e il declino di giovanissimi veri e propri boss quali Zhou Wei, detto "il Ballerino", assassinato nel 2007 nemmeno ventenne, Hu Libin, detto Limin, attivo traTorino e Milano, assassinato ventiduenne nel 2009, e Hu Yun Xiao, detto Wenjie, macchiatosi nel2015 dell'assassinio di un malavitoso in ascesa, il proprietario di un locale di karaoke Hu Xipu[17][18][19][20][21][22].
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