Chiesa bosniaca Crkva bosanska/Црква босанска | |
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Classificazione | scisma dalcattolicesimo |
Fondata | 1252 |
Separata da | Chiesa cattolica |
Diffusione | Regno di Bosnia |
Primate | djed |
Forma di governo | 12strojnici |
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LaChiesa bosniaca (bosniaco:Crkva Bosanska / Црква босанска, latino:Ecclesia bosniensis) è stata una Chiesa cristiana nellaBosnia medievale che era indipendente e considerata scismatica sia dallacattolica romana sia dallegerarchie ortodosse orientali, pur mantenendo comunque una teologia essenzialmente cattolica (sono troppo deboli per poter essere accettate, infatti, le tesi che collegano la Chiesa bosniaca adualisti,manichei ebogomili), in maniera simile ad esempio allaChiesa anglicana.
Gli aderenti della chiesa si chiamavano semplicementeKrstjani ("cristiani") oDobri Bošnjani ("buoni bosniaci"). Organizzazione e credenze della Chiesa sono poco conosciuti, perché ben pochi documenti ci sono stati lasciati dai suoi membri, e la Chiesa bosniaca è perciò conosciuta soprattutto dagli scritti di fonti esterne, particolarmente quelle cattoliche.
Le valli della Bosnia si trovavano nell'alto medioevo all'intersezione di due aree di influenza politico-culturale e di cristianizzazione. La prima latina, interpretata dai missionari legati a Roma che scendevano dai monasteri diSan Candido eKremsmünster lungo laDrava e laSava per cristianizzare la Slovenia e la Croazia, e che sulla costa faceva riferimento alvescovato di Nona e poi all'arcivescovato di Spalato, capitale religiosa della Dalmazia. La seconda greca, legata all'imperatore d'Oriente e alla missione dei fratelliCirillo e Metodio nell'area occupata dai popoli slavi, con lo sviluppo dell'alfabeto glagolitico e poi delcirillico diClemente eNaum di Ocrida. Così, mentre i missionari dellaChiesa latina arrivarono da nord, dopo aver già convertito le attuali popolazioni dellaSlovenia, dellaSlovacchia, dell'Ungheria e dellaCroazia, i missionari dellaChiesa ortodossa arrivarono da sud, dall'attualeBulgaria, dopo aver convertito le attuali popolazioni dellaMacedonia e dellaSerbia.
Missioni cristiane provenienti daRoma e daCostantinopoli si erano spinte fin dalIX secolo nei Balcani e avevano consolidato ilcattolicesimo inCroazia e nella maggior parte della Dalmazia, mentre l'ortodossia era venuta a prevalere inBulgaria,Macedonia, e, infine, nella maggior parte dellaSerbia. LaBosnia, che si trova in mezzo, rimase una terra di difficile penetrazione per le varie missioni cristiane, a causa del suo terreno montuoso e delle scarse comunicazioni.[1] Nei secoli successivi, il cristianesimo in Bosnia ed Erzegovina fece prevalentemente riferimento a Roma.
Ilbanato di Bosnia intratteneva relazioni commerciali strette con laRepubblica di Ragusa, e ilvescovo cattolico di Bosnia era piazzato sotto la sua giurisdizione. Per riprendere il controllo sulla Bosnia, l'Ungheria tentò di recuperare la giurisdizione sui vescovi di Bosnia, ma il banoKulin lo impedì. Per poter condurre unacrociata contro di lui, gli ungheresi tentarono di dimostrare al papa che il regno di Bosnia era un focolare d'eresia, accusa confortata dal fatto che alcunicatari vi avevano trovato rifugio. Kulin riunì allora un'assemblea e affermò la propria fedeltà a Roma l'8 aprile1203 in presenza di un legato pontificio, mentre i fedeli abiuravano i propri errori e si impegnavano a seguire la dottrina cattolica romana.[2][3]
Tuttavia il 15 maggio1225papa Onorio III incitò gli ungheresi a condurre unacrociata contro la Bosnia. Essa, come le spedizioni precedenti, si rivelò fallimentare ed ebbe termine quando imongoli apparvero in territorio ungherese.Nel1252papa Innocenzo IV decise di rendere il vescovo di Bosnia suffaganeo dellametropolia di Kalocsa, ma tale decisione provocò lo scisma dei cristiani bosniaci, che rifiutarono di sottomettersi agli ungheresi e ruppero le relazioni con Roma.[2][3]
In tal modo si venne a costituire una Chiesa bosniaca autocefala, nella quale alcuni videro poi una chiesa bogomila o catara, mentre nessuna traccia di dualismo, catarismo o bogomilismo è stata ritrovata negli scritti dei cristiani di Bosnia.[4]Il centro religioso della Chiesa bosniaca si trovava a Moštre, nei pressi diVisoko, dove era stata fondata laCasa dei Krstjani.[5]
La Chiesa bosniaca coesistette con la Chiesa cattolica per gran parte deltardo medioevo, in particolare durante il regno diStjepan Kotromanić (1287-1314) che riconciliò la Bosnia con Roma, assicurando al tempo stesso la persistenza della Chiesa bosniaca scismatica. Non esistono cifre precise quanto al numero di aderenti alle due Chiese cristiane in Bosnia. Molti governanti bosniaci eranoKrstjani, mentre altri comeTvrtko Kotromanić abbracciarono il cattolicesimo per ragioni politiche. Nonostante le numerose missionifrancescane, la Chiesa bosniaca sopravvisse, pur indebolendosi progressivamente, fino alla sua scomparsa a seguito della conquista ottomana.[6]
La Chiesa aveva un suo vescovo e utilizzava la lingua slava nella liturgia. Il vescovo era chiamatodjed ("nonno", anziano), e aveva un consiglio di dodici uomini chiamatistrojnici. I monasteri erano chiamatihiža (letteralmente "casa"), e i capi dei monasteri erano spesso chiamatigost (letteralmente "ospiti") e servivano comestrojnici.[senza fonte]
La Chiesa era composta principalmente da monaci in case monastiche sparse. Non aveva organizzazione territoriale e non affrontava questioni secolari oltre a partecipare alla sepoltura delle persone.[senza fonte] Eccezione degna di nota fu quando il re di BosniaStefano Ostoja, un membro della Chiesa bosniaca egli stesso, ebbe undjed come consigliere presso la corte reale tra il 1403 e il 1405, così come l'occasionale ruolo di un anzianokrstjan' come mediatore o diplomatico.[senza fonte]
Le lapidi monumentali chiamatistećci[7] sono riconducibili alla Chiesa bosniaca.
Alcuni studiosi hanno accusato la Chiesa bosniaca di essere legata all'eresia deibogomili, una setta fortementedualista dei cristianignostici, profondamente influenzata dalmovimento paulicianomanicheo e dall'eresia patarina (a sua volta una variante del dualismo manicheo). Gli eretici bogomili a un certo punto si concentrarono soprattutto inBulgaria e sono oggi riconosciuti dagli storici come progenitori diretti deicatari. La Chiesa bosniaca non aveva caratteristiche dualiste, e pertanto non era una chiesa eretica né per i cattolici né per gli ortodossi.[8]
L'Inquisizione ha riferito dell'esistenza di una setta dualista in Bosnia alla fine del XV secolo, definiti "eretici bosniaci",[senza fonte] ma secondo gli storici è improbabile che con tale setta si facesse riferimento alla Chiesa bosniaca. Lo storicoFranjo Rački ha scritto su questo nel1869 sulla base di fonti latine, ma lo studioso croatoDragutin Kniewald nel1949 stabilì la credibilità dei documenti latini in cui la Chiesa bosniaca è descritta come eretica.[9] Secondo alcuni i pochi dualisti bosniaci, che furono perseguitati sia dai cattolici sia dagli ortodossi, si sarebbero convertiti all'Islam al tempo della conquista ottomana. Per altri, essi sarebbero in gran parte scomparsi ben prima della conquista turca, così come la stessa Chiesa bosniaca.
SecondoMauro Orbini (morto nel 1614), i patarini e i manichei sono stati due sette religiose cristiane in Bosnia.[10] I manichei avevano un vescovo chiamato Djed e sacerdoti chiamatistrojnici, gli stessi titoli attribuiti ai dirigenti della Chiesa bosniaca.[11]
Il fenomeno dei cristiani bosniaci medievali ha attirato l'attenzione degli studiosi per secoli, ma è stato solo nel 1870 che venne pubblicata la monografia più importante sul tema,Bogomili i Patareni (Bogomili e Patarini) dell'eminente storico croato Franjo Rački. Rački sostenne che la Chiesa bosniaca era essenzialmente gnostica e manichea. Questa interpretazione è stata accettata, ampliata e sviluppata da una serie di storici successivi, tra i quali spiccano Dominik Mandić, Sima Ćirković, Vladimir Ćorović, Miroslav Brandt e Franjo Šanjek.
Tuttavia, un certo numero di altri storici (Leon Petrović, Jaroslav Sidak, Dragoljub Dragojlovic, Dubravko Lovrenović[12], eNoel Malcolm) hanno sottolineato teologicamente il carattere impeccabilmente ortodosso degli scritti cristiani bosniaci e ha affermato che per la spiegazione di questo fenomeno è sufficiente il relativo isolamento del cristianesimo bosniaco, che ha mantenuto molti tratti arcaici antecedenti ilGrande Scisma del1054.
Al contrario, lo storico statunitense dei BalcaniJohn Fine non crede affatto nel dualismo della Chiesa bosniaca.[13] Anche se egli rappresenta la sua teoria come una "nuova interpretazione della Chiesa bosniaca", la sua visione è molto vicina alle prime teorie di Jaroslav Sidak e di molti altri studiosi prima di lui.[14] Fine ritiene che ci possano anche essere stati dei gruppi eretici al fianco della Chiesa bosniaca, ma che la Chiesa bosniaca stessa sia stata una semplice emanazione del cattolicesimo.
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