Il comune si sviluppa sulla pianura posta sui ai piedi dellaValle Sacra. Fanno parte di Castellamonte anche Campo e Muriaglio e i colli boscosi che li circondano. Inoltre il comune ha due isole amministrative: una in alta montagna e l'altra comprendente l'abitato di san Giovanni, posto sulla serra morenica centro occidentale vicino a Silva, frazione diSan Martino.
Castellamonte è adagiata a ferro di cavallo ai piedi della collina che è sormontata dalcastello, a cui fa riferimento il toponimoCastrum ad montem.[4]
I primi abitanti storici della zona furono iSalassi, che taluni affermanoCelti diceppoligure, altri derivano daiTaurini ed altri vengono ritenuti fosseroGalli.[5] Queste popolazioni vissero indipendenti sino alladiscesa di Annibale (218 a.C.), che una volta invaso il territorio, assoggettava i Canavesani (Salassi inferiori) e li cedeva ai suoi alleatisubalpini, ai quali venivano presto sottratti daRoma e da questa assegnati al suo clientesusinoMarco Giulio Cozio.
IICanavese fu quindi sottoposto ad amministrazione romana daIvrea aTorino e suddiviso in comunità plebee godenti di autonomie quasi municipali. Roma vi stanziò sicuramente dellecolonie assegnando loro delle vaste aree (agri pubblici), ma non riuscì ad infrangere il regime della piccola proprietà ereditato dai Salassi e rivelatosi tanto conforme alla natura del paese e al temperamento degli abitanti da resistere alle invasioni posteriori.
Una volta caduto l'impero romano e succedutesi leinvasioni barbariche, aiLongobardi subentrarono iFranchi, che signoreggiarono la regione, probabilmente come Re d'Italia dal 774 all'800, e come Re dipendenti dall'Impero carolingio dall'800 all'888. Durante la loro amministrazione sorsero le piccole dinastie diconti rurali dall'autorità assoluta ed insindacabile, che permearono la cronaca locale per quasi 500 anni e che diedero vita alfeudalesimo. A cavallo deldecimo e dell'undicesimo secolo, nei territori di Castellamonte, sotto l'egida dellaMarca d'Ivrea, si affermarono iConti San Martino, discendenti diArduino,re d'Italia dal1002 al1014. Il figlio Ottone fu il primo Conte di Castellamonte a cui succedette Alberto, che divenneabate presso l'Abbazia di Fruttuaria diSan Benigno.
I territori delcontado comprendevano laValle Sacra, laValchiusella eVal di Chy. Una volta estinta la dinastia Arduinica dei Conti di Castellamonte, molte famiglie avanzarono pretese sul diritto di ereditarietà.
Negli anni dellaseconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, furono internati a Castellamonte 35 profughi ebrei (inclusi alcuni bambini), provenienti daiBalcani. Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, il gruppo immediatamente si disperse. Alla fine tutti gli internati riuscirono a salvarsi (la maggior parte trovando rifugio inSvizzera), con l'unica eccezione di Giovanni Basch, morto suicida a Castellamonte il 2 marzo 1942 durante il soggiorno coatto.[6]
Il 7 marzo 1929 con ilRegio decreto n. 443 (pubblicato sullaGazzetta Ufficiale n. 91 del 18 aprile 1929), vennero aggregati a Castellamonte i comuni diCampo Canavese,Muriaglio eBaldissero, oltre ad alcune frazioni di altri comuni.[7] A differenza degli altri due paesi, Baldissero recuperò la propria autonomia nel dopoguerra, in data 10 gennaio 1947.[8]
IlCastello (sono visibili i ruderi del primitivo castello del XIV secolo; l'attuale castello fu riedificato e rimaneggiato più volte a partire dalla prima metà del XVII secolo)
L’ARCO DI POMODORO è la testimonianza dell’intervento diArnaldo Pomodoro alla XXXV Mostra della Ceramica (1995). Inserito con grande effetto scenografico nella Rotonda Antonelliana, l’arco presenta un raggio di 6 metri ed è composto, per ogni faccia, da 7 formelle decorate che si alternano ad altre lisce, tutte in cotto. LaRotonda Antonelliana è la struttura che resta del grandioso progetto diAlessandro Antonelli per la realizzazione della Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, una chiesa che sarebbe dovuta essere grande quasi quanto la Basilica di San Pietro di Roma.La costruzione dell’enorme edificio fu iniziata nel 1842. Nel 1846, dopo la realizzazione delle mura perimetrali della chiesa e di parte delle colonne, i lavori furono abbandonati a causa della mancanza di fondi. Come soluzione di ripiego, nello spazio che secondo il progetto originario doveva costituire il presbiterio dell’enorme tempio, venne costruita, in stileneogotico, l’attuale parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Le mura esterne furono realizzate con pietre provenienti dal torrente Orco e dal Piova, alternate a mattoni rossi: si tratta di una tecnica costruttiva molto utilizzata in zona, all’epoca. Il nome di “Rotonda” deriva dal fatto che le mura racchiudono uno spazio circolare.
Tra le istituzioni più antiche della Città si ricorda la locale"Associazione Filarmonica Castellamonte" - Scuola di Musica"Francesco Romana"[13], fondata ufficialmente nel 1822.
Castellamonte è conosciuta per la lavorazione dellaceramica e della produzione distufe. Le prime stufe di terracotta a risalgono probabilmente alXVI secolo, ma non ne restano né esemplari né documenti. Famose riproduzioni monumentali di modelli di stufe e splendidi caminisettecenteschi si possono ammirare tra gli arredi delle dimore dicasa Savoia nelCastello di Masino e quello diOzegna. Mentre nelCastello Ducale di Agliè vi sono esposte alcune originali.
Verso la fine delsettecento, oltre alle stufe grezze, compare a Castellamonte il cosiddetto“franklin“, che avrà un grande successo e contribuirà notevolmente alla fama delle ceramiche locali. Il primo caminetto interracotta a circolazione d’aria e a fuoco visibile, sembra sia stato costruito dalla fabbrica dei Reasso, vecchia dinastia di artigiani insediata da secoli nel cuore del rione S. Rocco. Fu ideato in base agli studi del noto scienziato nordamericanoBenjamin Franklin da cui trasse il nome, ma molto probabilmente il progettista locale fu l’abate Don Andrea Cassano.
Stufa in ceramica
L’ottocento segna il vero trionfo della classica stufa di Castellamonte che si impreziosisce di elaborate decorazioni, si colora divernicesmaltata e diventa un vero e proprio prezioso oggetto di arredamento. L’ottima resa termica, la facilità di alimentazione (all’epoca la legna si trovava dappertutto e costava poco) i prezzi abbastanza contenuti ne favoriscono un’ampia diffusione non solo inPiemonte ma anche nelle altre regioni. Le aziende più importanti, Pagliero, Galeazzo, Stella e soprattutto Buscaglione, partecipano alle maggiori esposizioni industriali, ottenendo riconoscimenti e organizzando reti di vendita con filiali e concessionari.
Con il novecento, il diffondersi dell’uso del riscaldamento centralizzato ne rallenta la realizzazione, relegando le stufe a pezzi d'antiquariato. Dopo il 1950 le poche fabbriche che ancora le producevano fanno solo piùmattonirefrattari e gli stampatori dell’artigianato locale sono sempre meno. Ma nel 1957 un artigiano locale, Elio Savio, convinto della potenzialità della stufa, con coraggio e intraprendenza riesce a rilanciarne la produzione come prodotto di pregio.[14]
A Castellamonte inoltre vengono prodotti i cosiddetti"pitociu" e"zampo-te" (antiche statuine antropomorfe). Narra un'antica leggenda che "se al tramonto si sorride alle montagne, i 'pitociu' diventano animati e vagano per il paese, e potrai vedere lezampo-te correre felici nei prati".
Celebre anche la produzione distoviglie come la caratteristicatofeja, utilizzata per cuocere i tipicifagioli con lecotiche ("faseuj e quajëtte").
Annualmente si svolge la "Mostra della Ceramica", a fine agosto-inizio settembre, con l'esposizione di manufatti locali ed internazionali.
Nelle sale del Palazzo Botton viene ospitato il Museo della Ceramica.[15]
Secondo i datiIstat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Castellamonte sono 1 112[17], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[18]:
La locale squadra di calcio èS.A. Castellamonte con i colori sociali giallo-blu. In passato ha militato nel campionato di eccellenza ma attualmente si trova nel campionato di Terza categoria.
^Dati del Provvedimento di Variazione, suelesh.it, STORIA DEI COMUNI - Variazioni Amministrative dall'Unità d'Italia.URL consultato il 3 settembre 2024.