Il territorio comunale di Carate Urio, localizzato sulla sponda più occidentale delLago di Como, si estende fino alle pendici meridionali dei monti Comana e Colmegnone, caratterizzati dalla presenza di boschi in cui si trovanorobinie,noccioli,castagni,faggi,ontani ebetulle.[5]
Secondo alcuni studi, il toponimo "Carate" sarebbe di origine celtica, significa "luogo della pietra" e sarebbe da attribuire alla presenza, nel territorio, delle cave disasso di Moltrasio[6], usato fin dall'antichità per finalità edilizie[7].
Per il toponimo "Urio" sono invece state formulate due ipotesi, una legata alla popolazione degliOrobi e l'altra al termine greco ὅρος (oros), cioè "monte"[5].
La comunità cristiana si sviluppò compatta sin dal X secolo d.C., periodo al quale si possono far risalire le prime chiese sorte sul territorio. Il ritrovamento di tombegalliche e lapidiromane testimoniano un'origine antica[5].
Il comune di Carate Urio venne creato nel1927 dallafusione dei comuni di Carate Lario eUrio[8].
Come gran parte dei comuni limitrofi, il 27 luglio 2021 anche il paese di Carate Urio fu colpito da un'alluvione, durante la quale si registrò il crollo di un ponte presso la frazione di Cavadino[9][10].
Nel1647 Carate divennefeudo della famiglia di FrancescoGallio duca D'Alvito[6], che vi manteneva i diritti feudali ancora nella seconda metà delXVIII secolo, quando il comune di Carate risultava anche comprendere i cassinaggi "Cassina Somajna" e "Cassina Restresio"[11].
Quando nel1859 le province della Lombardia furono temporaneamente annesse alRegno di Sardegna, il comune aveva la denominazione di "Carate Lario"[14]. Fino all'unione con Urio del 1927, Carate Lario seguì le vicende del resto della provincia di Como[14].
Lo stemma di Carate Urio è stato concesso con regio decreto del 3 maggio 1929.[16]
«Troncato: nel primo di rosso, al leone passante sulla partizione, sormontato da tre quadrellimale ordinati, il tutto d'argento; nel secondo di argento, alla porta sostenuta da uno zoccolo scalinato di due pezzi, le ante aperte, con quattro liste fiammeggianti, poste in fascia, uscenti: due dal lato destro dello scudo e due dal sinistro, il tutto di rosso. Ornamenti esteriori da Comune.»
(R.D. del 3 maggio 1929)
Lo scudo è diviso in due per rappresentare le due località che in passato furono feudo dei Gallio e dei Della Porta. Il leone dellafamiglia Gallio[17] è posto nella parte superiore rossa, accompagnato da tre quadrati che fanno riferimento all'ipotesi secondo cui il nome Carate deriverebbe daquadra, un'antica suddivisione amministrativo-giuridica.Nella seconda partizione, accanto al simbolo dei Della Porta[18], sono poste delle fiamme, riferimento all'origine del nome Urio dal verbo latinouro ("bruciare").[19]
La Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta[20] fu ricostruita nel1865[21] da un originaleromanico del XII secolo[22]. Dai documenti della visita pastorale del VescovoNinguarda, si evince come nel1592 la chiesa fosse orientata al contrario dell'attuale e avesse due campanili e un sagrato ombreggiato da platani. In seguito ai rifacimenti,[22] la chiesa assunse un aspetto rinascimentale[21] e fu dotata di un'absidebarocca rivolta versooccidente[23]. Un campanile fu asportato dall'esondazione del torrente sottostante finendo nel lago[21]. Il superstite, ristrutturato, ha mantenuto i due ordini di bifore sormontate da arco di scarico[21]. L'interno, a navata unica e cappelle laterali, racchiude dipinti soprattutto rinascimentali e due tavole, una coi SS. Rocco e Domenico e l'altra dedicata all'Assunta[21]. Tra le tele del '500 e '600 conservate nella chiesa, si trovano inoltre una rappresentazione dell'Immacolata, di iconografiamorazzoniana,[21] e unaCrocefissione attribuita aBartolomeo Montagna[5].
Lachiesa dei Santi Giacomo e Filippo[24], elevata alla dignità di parrocchiale 1537, presenta un interno barocco[22] mosso da stucchi, freschi, scagliole e tele (notevole quella dedicata ai santi titolari nel presbiterio).
In località Santa Marta si trova l'omonima chiesa,[25] raggiungibile grazie ad una gradinata affiancata dalle 14 cappelle della Via Crucis[22] realizzate nel 1752[5] e restaurate attorno agli anni Duemila[21]. In principio dedicata ai Santi Nazaro e Celso,[22] originariamente la chiesa si limitava alla navata centrale e a parte del campanile. Fondata nel 1000 e consacrata nel 1095 dalpapa Urbano II[6][21], nel corso del tempo la struttura subì manomissioni e ripristini che la portarono ad avere l'aspetto attuale, vale a dire, un edificio a tre navate provviste di locali accessori[21]. Della costruzioneromanica originale,[26] oggi sopravvive solamente la torre campanaria[21].
Entrando, ci si presentano numerose opere d'arte, per lo più affreschi del XIII[22]-XV secolo[21]. Sull'altare maggiore è riposta una pala della Madonna col bambino fra i Santi[21]. Questa chiesa è visitabile solo nei giorni 28 e 29 luglio. Dal sagrato della chiesa, vista aperta sul primo bacino del lago e sui monti.
L'omonima via[27] della frazione di Cavadino conduce al Santuario di Pobiano, la cui storia è legata a un affresco della Santissima Trinità ivi conservato[6]. Sul finire del XVI secolo, Cavadino fu meta di immigrazione dalle altre zone del paese che vennero temporaneamente abbandonate, probabilmente a causa della peste del1577[6]. In questo periodo si assistette al crollo di una cappella, che cadde lasciando tuttavia integro il muro recante l’affresco[6]. Verso la metà del Seicento la popolazione decise di erigere una piccola chiesa per custodire l’affresco, ritenuto miracoloso, a cui dedicarono la chiesa stessa[6].
IlCastello di Urio[31][32] è un'antica residenza nobiliare realizzata a cavallo tra il Seicento e il Settecento, fatta costruire dai Della Porta forse sulle rovine di una preesistente fortificazione[22].[33] Al Settecento risale anche ilgiardino all'italiana che orna il terrazzamento davanti alla villa[34]. Tra gli ospiti della villa, nel 1709 ci sarebbe statoGeorg Friedrich Händel[34].
Nel corso del tempo, l'edificio cambiò più volte proprietà[33].
Dopo essere passato nelle mani deiCastelbarco prima e in quelle dei Dupuy poi, agli inizi dell’Ottocento fu la volta deiMelzi d'Eril, che attribuirono alla costruzione la denominazione di "Castello",[33][35] modificandone la facciata tramite l'aggiunta dimerlature e di tre strutture sopralzate con funzione di torrette.[35] Di queste strutture, sopravvive oggi solo l'alzata centrale.[35] Alla famiglia Melzi si deve anche la realizzazione, nel vasto parco, della scalinata e del cavalcavia che, dall'edificio, portano alle rive del lago.[33]
Veduta di Urio. Sulla sinistra, la scalinata del Castello di Urio
Un ulteriore cambio di proprietà determinò una breve parentesi di trascuratezza dell'edificiò, a cui seguirono altri passaggi di mani caratterizzati da una serie di ristrutturazioni, dapprima con la famiglia Richard (1871)[34] - proprietaria della Richard-Ginori[36] - poi con la signora Maccrery e infine con il barone Langheim.[33]
Quando poi quest'ultimo andò incontro a difficoltà economiche, il castello fu messo all'asta, diventando proprietà dell'Opus Dei[35] dal 1955[34].[36] Dall'estate 2024, il castello appartiene al gruppoLVMH.[36]
Il castello si compone oggi di un primo blocco a base rettangolare di tre piani, nel centro del quale se ne innesta un secondo a quattro livelli[33]. Nella facciata, scandita da lesene ioniche e dotata di unfrontone a linee miste sormontato da unabalaustra ornata da statue, il piano nobile è evidenziato dalla presenza di finestre provviste di timpani centinanti e spezzati alternati[33]. La vista della facciata dal giardino è ostacolata da duemagnolie ultracentenarie[34].
^Per ildialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturaleFamiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
^Stemma della famiglia Gallio:troncato: nel 1° d'argento, al leone illeopardito al naturale, accostato da due rami fogliati di verde, incurvati e affrontati; nel 2° d'argento, a tre bande di rosso; il tutto abbassato sotto il capo dell'Impero.
^Famiglia Della Porta:d'argento, alla porta aperta di due ante, di rosso, scalinata di due pezzi, dello stesso.
^Carate Urio, suStemmi dei Comuni della Provincia di Como.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow,Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese,Carate Urio, inIl territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 135.
Touring Club Italiano (a cura di),Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999,ISBN88-365-1325-5.
Francesca Trabella,50 Ville del Lago di Como, Lipomo, Dominioni Editore, 2020,ISBN978-88-87867-38-1.