Basilica Maior | |
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Stato | ![]() |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Coordinate | 45°27′51″N 9°11′29″E45°27′51″N,9°11′29″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Santa Tecla di Iconio |
Arcidiocesi | Milano |
Consacrazione | IV secolo |
Stile architettonico | paleocristiano |
Inizio costruzione | 350 |
Demolizione | 1461 |
Sito web | Pagina web sul sito del Duomo |
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Labasilica di Santa Tecla (nomi originari paleocristianibasilica maior obasilica nova) fu un'anticabasilica paleocristiana di Milano, oggi non più esistente, che si trovava sull'odierna piazza del Duomo, di fronte allaCattedrale di Santa Maria Maggiore, ovvero l'odiernoDuomo di Milano. Realizzata nel350, venne edificata inepoca romanatardoimperiale nel periodo in cui lacittà romana diMediolanum (la moderna Milano) eracapitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal286 al402).
Labasilica maior fu demolita nel 1461 per poter permettere la costruzione del Duomo di Milano[1]. Labasilica maior, insieme ai vicini edifici dellabasilica vetus (poi ridenominatacattedrale di Santa Maria Maggiore), delbattistero di San Giovanni alle Fonti e delbattistero di Santo Stefano alle Fonti, formava il "complesso episcopale"[2]. La presenza di due basiliche molto ravvicinate era infatti comune nelNord Italia durante l'età costantiniana e si poteva trovare, in particolare, in città sedi vescovili[3].
Era una basilica a cinquenavate. Dai rilievi e dagli studi[4] effettuati pare avesse una lunghezza totale di 67,60 metri e una larghezza di 45,30 metri[5]. Nello stesso luogo dove era situata la basilica di Santa Tecla, inepoca romana, sorgeva un tempio pagano dedicato aMinerva, che a sua volta era stato costruito sulle vestigia di un precedente tempioceltico dedicato alla deaBelisama[6].
I resti musealizzati dellabasilica maior si possono vedere nelmezzanino dellastazione Duomo dellalinea M1 della metropolitana di Milano[2].
Nello stesso luogo dove era situata la basilica di Santa Tecla, inepoca romana, sorgeva un tempio pagano dedicato aMinerva, che a sua volta era stato costruito sulle vestigia di un precedente tempioceltico dedicato alla deaBelisama[6]. La scoperta di questi reperti archeologici è avvenuta poco prima dell'inaugurazione dell'Expo 2015[6]. Belisama era la divinitàprotoceltica preposta alle arti correlate alfuoco. Un'iscrizionelatina trovata aSaint-Lizier, inAquitania, la accosta alla deaMinerva della cultura mediterranea[7].
L'antico luogo di culto pagano celtico, e poi romano, fu convertito in chiesa durante la decisa campagna persecutoria, predisposta dasant'Ambrogio, nei confronti deipagani e degliariani[8]. Nel contempo Ambrogio ordinò la demolizione dei templi pagani e la costruzione di chiese ebasiliche cristiane: alcune chiese sorsero sullo stesso luogo dove in precedenza erano eretti templi pagani, mentre in alcuni casi questi ultimi furono convertiti in luoghi di culto cristiani[8].
Secondo alcuni studiosi la basilica fu costruita per volere dell'imperatore romanoCostante I (figlio diCostantino I) nel345 col nomeBasilica Maior oBasilica Nova e la sua fondazione risalirebbe, quindi, al periodopreambrosiano, molto probabilmente intorno al350, ai tempi dei vescovi Eustorgio e Dionigi, inepoca romanatardoimperiale nel periodo in cui lacittà romana diMediolanum (la moderna Milano) eracapitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal286 al402). I nomi paleocristianibasilica maior obasilica nova della basilica di Santa Tecla derivavano, rispettivamente, dal fatto che fosse più grande e più recente rispetto allabasilica vetus. Insieme alla più anticaBasilica vetus costruita un trentennio prima rientra nel complesso cattedrale di cui parla S. Ambrogio in una celebre lettera inviata nel386 alla sorella Marcellina.[4]. Tale lettera, assieme all'indagine archeologica sulle fondazioni (realizzata con la costruzione delle due metropolitane) costituisce una delle più importanti testimonianze e fonti di studio relative a questo edificio e alle sue fasi di sviluppo. Altri studiosi la riferiscono al periodo ambrosiano o forse più tardi[9].
Alla morte dell'imperatore Costante la basilica si trovò ben presto coinvolta nelle dispute tra gliAriani, sostenuti dal nuovo imperatoreCostanzo II, e i seguaci dell'ortodossia. Nel355 Costanzo, nel vano tentativo di far accettare le visione ariana del cristianesimo da lui tenacemente sostenuta, indisse infatti ilconcilio di Milano, convocato presso laBasilica Maior. Vi partecipavano tra gli altri, oltre al vescovo milaneseDionisio, ancheAtanasio di Alessandria, campione dell'ortodossia, edEusebio di Nicomedia, campione dell'arianesimo. L'imperatore, come già avvenuto nel precedenteConcilio di Arles (353), inviò all'assemblea una lettera contenente le dichiarazioni ariane che si aspettava fossero controfirmate dai vescovi, i quali però ancora una volta le rigettarono[10], spingendo Costanzo ad esiliare, oltre ad Atanasio, anche il milanese Dionisio. L'Imperatore insediò quindi nellaBasilica Nova come vescovo l'arianoAussenzio.
Per tutto questo periodo la basilica fu al centro dei contrasti tra la maggioranza trinitarista della popolazione e l'élite ariana, divenendo luogo di frequenti scontri, tanto da provocare l'intervento delle guardie di corte, incaricate di ristabilire l'ordine. Nel369 la posizione anti-ariana dipapa Damaso I portò allascomunica di Aussenzio il quale rimase comunque, col sostegno dell'Imperatore, saldamente ancorato alla cattedra milanese fino alla sua morte nel 374. Nel386 il vescovo ariano Mercurino Assenzio, sostenuto dall'imperatriceGiustina, giunse a sfidare il nuovo vescovo milanese, ed exgovernatore dellaRegio XI Transpadana,Ambrogio di Treviri, sostenitore del trinitarismo, in un pubblico dibattito in cui richiedeva per gli Ariani l'utilizzo dellaBasilica portiana. Ambrogio, rifiutando di cederla, pose sotto assedio la chiesa con una gran moltitudine di milanesi tanto che, temendo tumulti, l'imperatrice Giustina riconsegnò la basilica al culto cattolico.
Delle vicende storiche medievali relative alla basilica abbiamo notizia nelle opere degli storici medioevaliBernardino Corio eGalvano Fiamma[11]. La basilica Maior seguì vicende simili alla “Basilica Vetus”; fu cioè distrutta daAttila nel 452, riparata daEusebio nel 454, poi ben restaurata dall'arcivescovoLorenzo I di Milano nel 490-512; quindi distrutta ancora daiGoti nel 539. Essa rimase un rudere nell'età longobarda fino adAngilberto II, che nell'836 la ricostruì, intitolandola aGesù Salvatore. Fu poi nuovamente distrutta nel grande incendio di Milano del 1075, e quando fu rifatta sperimentò i primi abbozzi dello stile romanico e prese il nome diSanta Tecla di Iconio. Nel 1162 venne risparmiata dalBarbarossa.
Con l'avvio dei cantieri dellanuova cattedrale (1386), la basilica continuò a restare aperta e officiata, ma finì inevitabilmente per perdere di centralità. Nel novembre1387 venne addirittura tramezzata per accogliere i marmi di spoglio dal coro della vicinaSanta Maria Maggiore. L'edificio, nel suo complesso, venne largamente utilizzato come magazzino: una cappella fatta costruire da un certo Antonio daCorbetta venne adibita a deposito di mattoni; quella di Santa Medicina venne invece destinata al marmo e al sarizzo. L'apertura di una nuova porta per le operazioni connesse alla movimentazione dei materiali costrinse allo spostamento dell'altare della cappella di San Bassiano. Nel1400 buona parte della basilica risultava ancora utilizzata come deposito.[12]
Nonostante questo, rimase in uso fino al 1458, quando ne iniziò la demolizione per la fabbrica del Duomo.
La parete del fianco nord con una fila di colonne attigue non fu demolita ma trasformata, dall'architetto Solari, nelCoperto dei Figini, noto emporio commerciale e luogo di ritrovo della città, demolito a sua volta nel 1864 per aprire Piazza Duomo.
Nel 1461, lo stesso arcivescovoCarlo Nardini da Forlì si preoccupò della solenne traslazione nella nuova cattedrale della reliquia delSanto Chiodo della crocifissione di Cristo, fino ad allora conservata in Santa Tecla. Nello stesso anno terminò la sua demolizione[1].
Fino alla costruzione del Duomo attuale, labasilica vetus, poi ampliata nellacattedrale di Santa Maria Maggiore, ebbe la funzione dicattedrale invernale dell'arcidiocesi di Milano e si trovava dove sorge ora la zonaabsidale posteriore del moderno Duomo di Milano, mentre la vicina e più grandebasilica maior (poi ridenominata basilica di Santa Tecla), che sorgeva nell'attualepiazza del Duomo di fronte al moderno Duomo, era la cattedrale estiva.
Tra le due chiese, in corrispondenza della moderna entrata al Duomo di Milano, sorgeva ilbattistero di San Giovanni alle Fonti, mentre a nord della cattedrale di Santa Maria Maggiore, in corrispondenza della moderna sacrestia settentrionale del moderno Duomo, era presente il piccolobattistero di Santo Stefano alle Fonti. Era quindi un sistema doppio di basiliche, superato con la costruzione dell'attuale Duomo.
La presenza di due basiliche molto ravvicinate era comune nelNord Italia durante l'età costantiniana e si poteva trovare, in particolare, in città sedi vescovili come Milano,Pavia,Cremona,Bergamo,Brescia,Como eVercelli[3].
Labasilica maior, come già accennato, era utilizzata nei mesi estivi, con il trasferimento delle attività religiose tra i due edifici sacri, chiamatotransmigratio, che era contraddistinto da grande solennità[3]. In particolare, latransmigratio si effettuava in due periodi dell'anno, nella terza domenica di ottobre e alla vigilia diPasqua, con un richiamo allaPasqua ebraica, che ricorda la liberazione delpopolo ebraico dall'Egitto e il suoesodo verso laTerra Promessa[3]. C'era però un evento che poteva avvenire solo nella cattedrale di Santa Maria Maggiore: l'elezione delvescovo di Milano da parte delcapitolo[3].
Oltre alle due basiliche, il cosiddetto "complesso episcopale" di Milano era formato anche dalPalazzo Arcivescovile, da alcuni edifici destinati a funzione amministrativa e residenziale per il clero e da unospizio per anziani[2].
Per realizzarlo, furono demoliti edifici preesistenti, sia pubblici che privati[2]. Inepoca romanatardoimperiale il complesso episcopale era il centro religioso della città, con ilpalazzo imperiale romano di Milano che lo era da un punto di vista civile[2].
Fu in questo periodo che l'anticocardo maximus dellaMediolanum romana (corrispondente alle moderne vie Nerino, Cantù e Santa Margherita) perse importanza a favore di un altro asse viario (corrispondente alla moderna via Torino), che un tempo era secondario e che collegava il complesso episcopale con il palazzo imperiale[2].
Il più antico documento che cita il complesso episcopale di Milano è datato386 ed è stato redatto dasant'Ambrogio[2].
Labasilica maior era lunga 67,60 metri e larga 45,30 metri[5] ed era provvista di una grandeabside e di cinquenavate[1].
Nelmezzanino dellastazione Duomo dellalinea M1 della metropolitana di Milano sono stati musealizzati alcuni resti dellabasilica maior[2]. Sono stati rinvenuti un pozzo ad uso della basilica d'epoca paleocristiana e i resti, risalenti alla metà delV secolo, del pavimento realizzato secondo la tecnica dell'opus sectile nonché i resti dellasolea, anch'essa d'epoca paleocristiana, una porzione dell'abside provvista diparaste e i resti dellanavata centrale[2]. Inoltre, labase di una colonna è conservata presso imusei del Castello Sforzesco.
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