Movatterモバイル変換


[0]ホーム

URL:


Vai al contenuto
WikipediaL'enciclopedia libera
Ricerca

Basilica di Santa Giustina

Coordinate:45°23′47″N 11°52′47″E45°23′47″N,11°52′47″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Niente fonti!
Questa voce o sezione sull'argomento chiese del Venetonon cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
Basilica abbaziale di Santa Giustina
Esterno
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneVeneto
LocalitàPadova
Coordinate45°23′47″N 11°52′47″E45°23′47″N,11°52′47″E
Religionecattolica dirito romano
TitolareGiustina di Padova
Diocesi Padova
Consacrazione14 marzo1606
ArchitettoSebastiano da Lugano,Andrea Briosco,Andrea Moroni,Andrea da Valle
Stile architettonicoarchitettura paleocristiana,architettura romanica,architettura gotica,rinascimentale,barocco
Inizio costruzioneV secolo
CompletamentoXVII secolo
Sito webwww.abbaziasantagiustina.org/
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

LaBasilica abbaziale di Santa Giustina è un importanteluogo di cultocattolico diPadova, situato inPrato della Valle. Èmonumento nazionale italiano.

Prima dell'anno1000 l'annesso monastero fu luogo di culto da prima dipendenza episcopale e poi affidato ad una comunità dimonaci benedettini che ne fecero un'importante abbazia. NelXV secolo fu sede della grande riforma dell'abateLudovico Barbo che portò alla fondazione dellaCongregazione cassinese. Sino alle soppressioni napoleoniche fu una della maggiori abbazie della cristianità e la basilica, ricostruita nelXVI secolo, è tuttora una delle basiliche più grandi del mondo. L'intero complesso è proprietà delloStato italiano. Al suo interno, oltre alle celebri opere diPaolo Veronese,Sebastiano Ricci,Luca Giordano e della famigliaCorbarelli, si venerano le reliquie insigni deisanti Innocenti, sanLuca evangelista, sanMattia apostolo,san Prosdocimo, santa Felicita, san Giuliano, sant'Urio, beatoArnaldo da Limena,san Massimo e della santa titolare,Giustina.

Papa Pio X la elevò al rango dibasilica minore.[1]

Storia

[modifica |modifica wikitesto]

Basilica Opilionea

[modifica |modifica wikitesto]

NelVI secolo, ilprefetto del pretorio d'ItaliaostrogotoVenanzio Opilione costruì sul luogo della tomba di santaGiustina di Padova, martirizzata nel304, una basilica di raffinate proporzioni affiancata da un oratorio dedicato asan Prosdocimo e da altri ambienti destinati al culto.

Costruzione romanico-gotica

[modifica |modifica wikitesto]

La Basilica opilionea, che era stata successivamente affiancata da un importante monasterobenedettino, crollò in gran parte con ilterremoto del 1117. Ricostruita frettolosamente negli anni successivi, incorporando e riutilizzando ciò che restava della precedente costruzione, fu nei secoli seguenti un continuo cantiere, che tra il XIV e il XV secolo si concentrò sul coro, la sacrestia, e la cappella di San Luca. In questo periodo si ricostruì pure in grandiosa maniera il vicino cenobio, con ben quattro chiostri. Fondamentale fu la carismatica presenza dell'abateLudovico Barbo, che a Santa Giustina fondò laCongregazione cassinese.

Fabbrica rinascimentale

[modifica |modifica wikitesto]

A partire dal1501 si principiò una nuova costruzione sul progetto che domGirolamo da Brescia presentò al Capitolo generale nel 1489. Lo scavo e l'erezione delle fondazioni fu un'impresa grandiosa, perché il terreno era "paludoso pieno di fortumi e d'interne voragini". Abbandonato poi il progetto del da Brescia, su invito diBartolomeo d'Alviano i monaci affidarono i lavori aSebastiano da Lugano e poi adAndrea Briosco. Dalla morte di quest'ultimo la fabbrica passò alla responsabilità prima diAndrea Moroni e poi diAndrea da Valle.[2] L'enorme cantiere, tra angherie e vicissitudini, si protrasse per più di un secolo - a Padova ancora si dice"te si longo come Ɨa fabrica de Santa Giustina" ovvero "sei molto lento". La basilica fu solennemente consacrata il 14 marzo1606.

Dal XIX secolo

[modifica |modifica wikitesto]

In seguito allelegislazioni ecclesiastiche napoleoniche l'abbazia fu sequestrata ed i monaci furono allontanati. Più di tre quarti deibeni artistici dei benedettini furono spediti in Francia, altri furono venduti o alienati. Lapala di San Luca partì per Brera. La basilica rimase inofficiata per due anni, dal1810 al1812, sino a quando il vescovoFrancesco Scipione Dondi dall'Orologio, per scongiurarne la demolizione, la elesse parrocchia gestita da sacerdoti secolari. Il vicino monastero divenne ospedale militare e poi caserma.

All'inizio del Novecento si accesero movimenti di valorizzazione del complesso come importante centro spirituale: nel 1909 l'edificio fu elevato a basilica minore da papa Pio X e nello stesso anno fu incoronata solennemente l'icona dellaMadonna Costantinopolitana.

Nel1919 alcuni monaci dell'Abbazia di Praglia si prestarono a ricostituire l'Abbazia su approvazione dipapa Benedetto XV. I monaci ottennero il permesso dalGoverno italiano di officiare la basilica, ma solo nel1923 riuscirono a rioccupare parte del vecchio monastero. Nel1943 la nuova comunità benedettina elesse, dopo più di un secolo, il suo abate. Nel1948 il demanio concesse l'uso di altri spazi ai monaci, che avviarono una grande campagna di ripristino e restauro.

L'intero enorme complesso è di proprietà statale e su buona parte del monastero insiste ancora l'Esercito Italiano, situazione che grava sulla conservazione delle strutture, degrado che coinvolge anche le strutture della basilica, colpite dalle scosse delterremoto del 2012.

Descrizione

[modifica |modifica wikitesto]
Esterno

Architettura

[modifica |modifica wikitesto]
Interno

L'edificio si innalza su una pianta acroce latina che si estende da levante a ponente. Con i suoi 118,5 m di lunghezza e 82 m di larghezza, nella crociera, la basilica di Santa Giustina è una delle più grandi della cristianità. Nona nel mondo, settima inItalia, per lunghezza dopoSan Giovanni in Laterano, era la chiesa più grande dello Stato dellaSerenissima Repubblica. L'imponenza dell'edificio si misura con il grandioso invaso delPrato della Valle, su cui si affaccia.

Sorte nell'ordine composito, le tre principali cappelle, che sono il presbiterio col coro, e le due dei santi Luca e Mattia che formano il transetto della basilica, concludono entrambe a semicircolo e sono affiancate da due cappelle ciascuna concluse sempre con abside semicircolare. Lungo le navate, si aprono dodici cappelle minori a pianta quadra, sei per parte. I 26 grandiosi pilastri sostengono la copertura acupole prive di tamburo, volte a botte e la complessità dellacrociera illuminata da otto cupole coperte a piombo: quella centrale, con la lanterna, è alta quasi 70 m ed è sovrastata dalla statua di rame, rivolta alla città, raffigurante Santa Giustina, alta circa 5 m. Le quattro cupole circondanti la centrale presentano anch'esse sulla propria sommità statue metalliche di vari santi: Prosdocimo, Benedetto, Daniele e il beato Arnaldo. Gli otto semicatini della crociera e i tre catini sul soffitto della navata centrale, senza però provocare cupole all'esterno del tetto, che resta a capanna, furono eretti su suggerimento diVincenzo Scamozzi verso il1605 per rendere perfetta l'acustica dell'edificio. E queste ultime tre calotte interne presentano un'altezza diversa fra loro e digradante mano a mano che ci si allontana dall'altar maggiore in direzione della controfacciata.

Il pavimento della basilica fu gettato tra il1608 e il1615 su disegno geometrico, con marmo giallo, blu e rosso in una resa di effetto straordinario e caleidoscopico. Vi sono pure molti brani di marmo greco, proveniente dalla basilica opilionea.

Uno dei grifi stilofori posti in facciata

La facciata, incompiuta, si innalza su uncrepidoma che porta ai tre portali chiusi da moderni battenti bronzei. Sulle ruvide pareti si aprono un grande rosone ed alcune più piccole aperture, più quattro nicchie vuote su cui sono state collocate, in occasione del Giubileo del 2000, altorilievi raffiguranti gliEvangelisti, secondo l'antichissima iconografia deltetramorfo. Per la facciata in passato erano state proposte più soluzioni di compimento: le ultime furono quelle diGiuseppe Jappelli. Disposti a destra e sinistra in modo simmetrico a precedere la facciata, due grandi grifi stilofori di età romanica, già parte della vecchia facciata della basilica.

L'imponente fiancata esterna, rivolta a nord, mostra la complessità dell'edificio: le navate, le finestre termali, i grandi rosoni l'intervallarsi del cotto alla pietra bianca.

Altare maggiore e coro

[modifica |modifica wikitesto]

Il presbiterio, elevato dal livello di calpestio del resto dell'edificio, è accessibile da una scalinata monumentale. Sotto si apre una ampia cripta, ora adibita a cappella invernale. Le preziose balaustre sono opera diFrancesco Contini (1630). Ai lati, in alto, entro nicchie, due busti che raffigurano idealmente i due patrizi romani Vitaliano (a destra) e Opilione (a sinistra) preziose opere diGiovanni Francesco de Surdis del1561.

L'altare maggiore, elevato solennemente su scalini, ha i vari prospetti decorati a "rimesso di paragone" o "alla fiorentina" ovvero sottili tarsie marmoree su cui si inseriscono ampi brani di madreperla, coralli, lapislazzuli, corniola, perle, ed altri preziosi. Il finissimo lavoro fu compiuto tra il1637 ed il1643 dalPietro Paolo Corbarelli[3] su disegno diGiovan Battista Nigetti, fratello del più famosoMatteo Nigetti. Il 7 ottobre1627 con gran pompa, venne inserito sotto la mensa dell'altare il corpo disanta Giustina.

Le guide settecentesche ricordano come nelle solennità sull'altare erano esposte due grandi statue d'argento raffiguranti i santi Prosdocimo e Giustina con basamenti su cui erano raffiguratele principali azioni delle vite loro in minutissimi rilievi. Queste opere furono probabilmente disperse e distrutte durante l'invasione napoleonica. Nel1953 si pose accanto all'altare il portacero pasquale lavoro diArrigo Minerbi e diPiero Brolis.

Ai lati dell'altare, in alto acornu epistulae e acornu evangelii, due grandiose casse d'organo e cantorie instile manierista composte da legno dorato e policromo, decorate da statue e sontuosegrottesche ecariatidi (vi sono agli apici san Prosdocimo e san Massimo), opere concluse entro il1653 su progetto diAmbrogio Dusi, pensate a bilanciamento della grandiosa macchina instile corinzio che giganteggia sul fondo dell'abside, opera diGiovanni Manetti compiuta probabilmente su disegno diMichele Sanmicheli. In pietra e legno dorati, fu costruita nel1576 per ospitare la pala diPaolo Veronese raffiguranteil martirio di santa Giustina (1572): olio su tela, uno dei più complessi lavori dell'artista; ricca di figure che affollano il martirio della santa, su cui irrompe Cristo in gloria circondata da una gran turba angelica. L'opera è caratterizzata dal raffinato contrasto tra le figure dei carnefici adombrati e quella della martire, colpita dalla luce proveniente da Cristo. L'impostazione prospettica dell'opera, la disposizione dei personaggi e dell'imponente architettura che viene accennata sulla parte destra, lasciano spazio alla raffigurazione dellabasilica del Santo.Lungo le pareti all'interno di arcate cieche, sono incassate quattromezzelune dipinte daGiovanni Francesco Cassana (Apparizione dei tre angeli ad Abramo,Il castigo di Nabab ed Abiud) e daPietro Ricchi (La lotta di Giacobbe eLa morte di Sisara). Tra le tele, entro nicchie statue marmoree raffigurantiSansone eDavide.

Il monumentale coro ligneo in noce è uno dei più proficui esempi dell'ebanisteria cinquecentesca: compiuto a partire dal1555 in stile corinzio dall'artista franceseRichard Taurigny diRouen sotto la direzione dell'abateEutichio Cordes è caratterizzato da ottantotto stalli intagliati ad alto e bassorilievo con i fatti dell'Antico Testamento e con le azioni di Cristo, mentre i due sedili liturgici a tre posti ciascuno posti sotto gli organi raffigurano scene delle vite dei santi Pietro e Paolo. Compiuto in una ventina d'anni, secondo il Rossetti, le raffigurazioni che accompagnano ogni scanno furono tratte da disegni diDomenico Campagnola.Il grande cassone dei libri corali posto al centro del coro è sempre opera di Richard Taurigny. Gli altorilievi che lo nobilitano raffigurano episodi della vita di santa Giustina, rappresentata a tutto tondo sulla cima del leggio rotante.

  • Il presbiterio
    Il presbiterio
  • L'altare maggiore
    L'altare maggiore
  • Il martirio di Santa Giustina di Paolo Veronese
    Il martirio di Santa Giustina diPaolo Veronese

Parte sinistra (dal presbiterio)

[modifica |modifica wikitesto]

Cappella del Santissimo Sacramento

[modifica |modifica wikitesto]

L'architettura inferiore della cappella è ricoperta ed impreziosita cromaticamente da diversi marmi, mentre la volta è affrescata con la splendida raffigurazione deAngeli ed Apostoli adorano il Santissimo Sacramento, riuscito lavoro diSebastiano Ricci compiuto verso il1700 e caratterizzato dall'uso deltrompe-l'œil. Il catino è occupato dalla raffigurazione del Padre Eterno, preceduto dagli Apostoli, raffigurati come se posti sulla sommità delle pareti della cappella, tendenti ed adoranti verso ilSantissimo Sacramento portato in trionfo da una turba angelica.

L'altare è opera compiuta a più riprese dagli anni '40 del Seicento su progetto diLorenzo Bedogni poi decorato da Pietro PaoloCorbarelli, e dai figli Simone, Antonio e Francesco verso il1656. Fu concluso nel1674 ad opera diGiuseppe Sardi e diGiusto Le Court che plasmò i due straordinari angeli adoranti mentre le statue in bronzo sul tabernacolo sono fusione diCarlo Trabucco (1697). Le altre opere scultoree sono diMichele Fabris eAlessandro Tremignon.

Prima di ospitare il Santissimo Sacramento, la cappella era occupata dall'altare contenente le reliquie dei Santi Innocenti.

Cappella del beato Arnaldo da Limena

[modifica |modifica wikitesto]

Il grande altare fu compiuto entro il1681, quandoBernardo Falcone consegnò il gruppo di angeli e la statua posta sopra l'urna che accoglie le reliquie del beatoArnaldo da Limena. I santi Pietro e Paolo, sono lavori diOrazio Marinali eMichele Fabris. Il paliotto a rimesso fiorentino è lavoro deiCorbarelli.

  • La cappella del Santissimo Sacramento
    La cappella del Santissimo Sacramento
  • L'altare
    L'altare
  • Il soffitto
    Il soffitto
  • La cappella del beato Arnaldo da Limena
    La cappella del beato Arnaldo da Limena

Transetto sinistro e arca di san Luca Evangelista

[modifica |modifica wikitesto]

Il grande spazio, che soffre degli adattamenti liturgici attuati negli anni delConcilio Vaticano II, ruota attorno all'arca che ospita le reliquie disan Luca Evangelista, stupenda opera di scuola pisano-veneta del1313, commissionata dall'abateGualpertino Mussato e qui trasportata dalla vecchia cappella gotica nel1562: l'arca è composta in marmo serpentino e marmo veronese ed è arricchita da otto riquadri inalabastro scolpiti ad altorilievo raffiguranti angeli e simbologie legate al santo, pure raffigurato intento alla scrittura. Il tutto poggia su due colonne di granito e due colonne tortili d'alabastro mentre al centro è posto un sostegno in marmo greco, raffigurante angeli che come cariatidi, supportano l'arca. L'altare, ora spostato, ma un tempo poggiante verso l'arca, è delXVI secolo. Tutto intorno percorre un moderno e discutibile coro ligneo. In alto è posta una copia cinquecentesca - attribuita adAlessandro Bonvicino - dellaMadonna costantinopolitana oSalus Populi Patavini incorniciata e sostenuta da angeli in bronzo diAmleto Sartori, lavori del1960-1961. L'icona originale bizantina, secondo la tradizione dipinta da san Luca e portata a Padova al salvo dalla furia iconoclasta di Costantinopoli, si trova oggi all'interno di una teca, nel monastero[4].

  • Cappella di san Luca Evangelista
    Cappella di san Luca Evangelista
  • L'altare e l'arca di san Luca
    L'altare e l'arca di san Luca
  • L'arca di san Luca e l'organo
    L'arca di san Luca e l'organo
  • L'arca di san Luca, vista del lato posteriore.
    L'arca di san Luca, vista del lato posteriore.
  • Madonna costantinopolitana Cinquecento
    Madonna costantinopolitana Cinquecento
  • Madonna costantinopolitana versione originale
    Madonna costantinopolitana versione originale

Sull'ampia parete di destra è posto il grande telero diAntonio Balestra, opera del1718 raffigurante ilmartirio dei Santi Cosma e Damiano mentre dirimpetto, sulla parete sinistra, grandiosaStrage degli Innocenti di Sebastiano Galvano, opera firmata e collocabile alla metà del Cinquecento, proveniente dallachiesa di San Benedetto Novello.

  • Martirio dei santi Cosma e Damiano di Antonio Balestra
    Martirio dei santi Cosma e Damiano di Antonio Balestra
  • Strage degli Innocenti di Sebastiano Galvano
    Strage degli Innocenti diSebastiano Galvano

Cappella di santa Felicita

[modifica |modifica wikitesto]

La cappella ospita il monumentale altare diAlessandro Termignon sovrastato dall'urna contenente le spoglie disanta Felicita monaca, rinvenute nel1502 nel sacello di san Prosdocimo. L'opera scultorea è in parte diOrazio Marinali e gioca sulle cromie del marmo bianco e del marmo rosso di Francia. La statua raffigurante la Santa orante è posta sopra l'urna, mentre ai lati stanno due angeli ed i santi Marco e Simone. Il prospetto della mensa è raffinatissimo ed è decorato a rimesso daiCorbarelli: tra fontane, giardini e siepi spicca la raffigurazione della incompiuta facciata della basilica.

Cappella di san Giuliano

[modifica |modifica wikitesto]

L'altare progettato daAlessandro Termignon conserva il corpo di san Giuliano Martire.Giovanni Comin (1680) ha plasmato la statua del Santo, posta a capo dell'urna. Il resto della decorazione scultorea, tra cui le belle statue dei santi Andrea e Matteo, appartiene aBernardo Falcone.

  • La cappella di Santa Felicita
    La cappella di Santa Felicita
  • La cappella di San Giuliano
    La cappella di San Giuliano

Cappella di san Mauro Abate

[modifica |modifica wikitesto]

Sulla complessa ancona dell'altare, dall'architettura barocca giocata sulle cromie del marmo bianco e nero di Genova, sta la pala raffiguranteSan Mauro abate invocato dagli infermi(1673)diValentin Lefebvre. Il prospetto della mensa è tutto decorato con marmo verde, marmi di Genova, marmo rosso di Francia.

Cappella di san Placido Martire

[modifica |modifica wikitesto]

Analogo all'altare disan Mauro, l'ancona ospita la bella pala diLuca GiordanoIl martirio disan Placido e dei suoi compagni, del1676. L'architettura e la decorazione a commesso è diPietro Paolo Corbarelli.

  • Cappella di san Mauro Abate
    Cappella di san Mauro Abate
  • Valentin Lefebvre, San Mauro abate invocato dagli infermi .
    Valentin Lefebvre,San Mauro abate invocato dagli infermi.
  • L'altare della cappella di san Placido martire.
    L'altare della cappella di san Placido martire.
  • Luca Giordano, Il martirio di San Placido e dei suoi compagni.
    Luca Giordano,Il martirio diSan Placido e dei suoi compagni.

Cappella di san Daniele Levita

[modifica |modifica wikitesto]

L'architettura dell'altare diAlessandro Termignon è caratterizzata dall'uso del marmo rosso di Francia e del marmo di Carrara, colori della città di Padova di cui san Daniele è protettore; la pala (1677) diAntonio Zanchi ne raffigura il martirio. Il paliotto è lavoro dei Corbarelli.

  • Cappella di san Daniele Levita
    Cappella di san Daniele Levita
  • Martirio di san Daniele di Antonio Zanchi
    Martirio di san Daniele diAntonio Zanchi

Cappella di san Gregorio Papa

[modifica |modifica wikitesto]

Lo splendido altare con architettura innalzata con marmo verde d'Africa e bianco di Carrara ospita la pala diSebastiano RicciSan Gregorio Papa invoca la Vergine per la cessazione della peste a Roma: splendida tela compiuta all'inizio del Settecento è caratterizzata dal sontuoso cromatismo "trattata dall'autore con la sua solita freschezza, e con grande spirito". Il lavoro del Ricci sostituì una precedente tela diCarlo Cignani che "andò a male".

Cappella di san Giacomo Minore

[modifica |modifica wikitesto]

L'altare composto da marmo greco mostra la pala diCarlo CaliariIl martirio di sanGiacomo Minore. Il prospetto della mensa è decorato con marmi a paragone alla maniera dei Corbarelli.

Parte destra (dal presbiterio)

[modifica |modifica wikitesto]

Cappella della Pietà

[modifica |modifica wikitesto]

La cappella è il capolavoro diFilippo Parodi che la compì entro il1689. L'artista genovese si occupò del progetto architettonico, decorativo e scultoreo, definendo così uno spazio carico dipathos, che ruota attorno allo straordinario gruppo scultoreo dellaPietà. Tutta l'architettura della cappella è elegantemente ricoperta di marmi a contrasto con la volta, adornata da una turba angelica plasmata a stucco. Al centro sta l'altare, la cui severa mensa in marmo bianco di Carrara ebronzo - ad evocare i sepolcreti d'età classica - è attorniata da una bassa ancona su cui è posta la Pietà e distaccate, ma dialoganti, due statue raffigurantisan Giovanni e laMaddalena. La rigidità dell'architettura contrasta con il movimento del gruppo sull'altare pensato come unGolgota colpito da una folata di vento. La Vergine scopre il corpo del Cristo morto tra un virtuosismo dei panneggi reso in maniera magistrale dal Parodi. Un putto mostra glistrumenti della Passione. San Giovanni dialoga con lo spettatore mostrando con gesto maestoso la tragica scena, mentre la Maddalena contempla rapita la magnifica mano perforata di Gesù. Sopra, domina la croce avvolta dalle stoffe usate per la calata del corpo del Redentore. La carica emozionale del gruppo, di chiara derivazione berniniana, è accentuata dalla luce calda che penetra dal grande oculo aperto sempre su progetto di Filippo Parodi. Lo spettatore che percorre la navata ed il transetto sinistro non può che rimanere colpito dalla preziosità e dal calore cromatico sprigionato dalla cappella della Pietà.

Cappella di san Massimo Vescovo di Padova

[modifica |modifica wikitesto]

L'altare ospita l'arca contenente i resti del secondo vescovo di Padova,san Massimo. Il gruppo sopra l'arca è gli angioli che reggono le insegne vescovili con il san Giacomo sono lavoro diMichele Fabris (1681), mentre il solo san Bartolomeo è frutto dello scalpello diBernardo Falcone (1682). Il paliotto è preziosissima opera deiCorbarelli, rifinito con preziosi emadreperla. L'architettura generale è diAlessandro Tremignon.

Sul retro dell'altare sono visibili i lacerti della precedente arca (1562) che contenevano le ceneri del santo, opera diMarcantonio de Surdis.

La porta monumentale della fine delXVI secolo posta sul lato sinistro dà accesso al cosiddettoCorridoio della Messe, collegamento tra il coro nuovo, il coro vecchio e la sacrestia sopra vi si apre un oculo. Sopra la modanatura è posta la raffigurazione allegorica delPie pellicane.

  • La cappella della Pietà
    La cappella della Pietà
  • Pietà di Filippo Parodi
  • Soffitto
    Soffitto
  • La cappella di san Massimo di Padova
    La cappella di san Massimo di Padova

Transetto destro e arca di san Mattia Apostolo

[modifica |modifica wikitesto]

Il grande spazio è dominato da due imponenti teleri: a destraLa missione degli Apostoli (1631) diBattista Bissoni eI Santi Cosma e Damiano salvati dall'angelo(1718) diAntonio Balestra, quest'ultimo proveniente dallachiesa della Misericordia. Sotto, confessionali ed un pulpito databili tra ilXVI ed ilXVII secolo.

Nell'imponente arca in marmo greco ed africano - con altare addossato - giace parte del corpo disan Mattia apostolo: ispirata alla più antica arca di san Luca che le è dirimpetto, fu compiuta nel1562 daGiovanni Francesco de Surdis che scolpì i bassorilievi che l'adornano raffiguranti gli Apostoli.

Dietro all'arca si apre la porta che conduce alCorridoio dei Martiri. L'arcata quattrocentesca è decorata a rilievi di gusto rinascimentali forse frutto di artisti della cerchia diBartolomeo Bellano.

Un piccolo tabernacolo d'alabastro con ricca grata in ferro battuto protegge una venerata rappresentazione mariana.

  • Capella di san Mattia Apostolo
    Capella di san Mattia Apostolo
  • I Santi Cosma e Damiano salvati dall'angelo Antonio Balestra
    I Santi Cosma e Damiano salvati dall'angeloAntonio Balestra
  • La missione degli Apostoli (1631) Battista Bissoni
    La missione degli Apostoli (1631)Battista Bissoni
  • L'arca di san Mattia Apostolo.
    L'arca di san Mattia Apostolo.

Cappella di sant'Urio

[modifica |modifica wikitesto]

L'arca posta in cima all'altare diAlessandro Tremignon (1682) contiene le spoglie di sant'Urio prete, custode dellachiesa dei Santi Apostoli inCostantinopoli che salvò le reliquie di san Luca, san Mattia e l'icona raffigurante la Vergine dalla furia iconoclasta trasportando tutto sino aPatavium. La statua di sant'Urio, i magnifici angeli ed i santi Tommaso e Taddeo sono diBernardo Falcone. Il prospetto della mensa è lavoro a rimesso deiCorbarelli.

Cappella dei santi Innocenti

[modifica |modifica wikitesto]

La cappella verso gli anni '40 del Seicento fu utilizzata per la custodia del Santissimo Sacramento, in seguito venne costruito l'altare (1675) su disegno diAlessandro Tremignon con la teca per le reliquie deisanti Innocenti - i resti di tre vittime diErode -. LaSanta Rachele affranta è diGiovanni Comin (1690) mentre i due santi Giacomo il minore e Giovanni sono forse opera diMichele Fabris. Lo splendido angelo di sinistra è pure del Fabris mentre quello di destra è diOrazio Marinali. Prezioso il paliotto dei Corbarelli. Dietro l'altare si custodisce la vecchia arca diGiovanni Francesco de Surdis, lavoro in marmo greco del1562, decorata da finissimi bassorilievi raffiguranti le storie della Natività.

  • La navata destra e le cappelle
    La navata destra e le cappelle
  • La cappella di sant'Urio
    La cappella di sant'Urio
  • La cappella dei santi Innocenti
    La cappella dei santi Innocenti

Cappella di san Benedetto Abate

[modifica |modifica wikitesto]

La pala d'altareSan Benedetto accoglie i San Placido e San Mauro è diJacopo Palma il Giovane. L'architettura dell'ancona è mossa da marmo nero e bianco di Genova. La mensa è decorata finemente daiCorbarelli. Le pareti della cappella sono tutte decorate a stucco ed alcuni racemi inquadrano le due grandi tele del 1616: a destraSan Benedetto riceve il re Totila a Montecassino diGiovanni Battista Maganza a sinistraSan Benedetto consegna la regola agli ordini monastici e cavallereschi diClaudio Ridolfi.

Cappella di santa Scolastica

[modifica |modifica wikitesto]

Le colonne che reggono l'ancona dell'altare sono di marmo di Salò. La palaMorte di santa Scolastica è diLuca Giordano (1674). Preziosa la decorazione marmorea della mensa. Architettura dell'altare diAlessandro Tremignon.

  • Cappella di san Benedetto Abate
    Cappella di san Benedetto Abate
  • San Benedetto accoglie i San Placido e San Mauro
    San Benedetto accoglie i San Placido e San Mauro
  • La cappella di santa Scolastica
    La cappella di santa Scolastica
  • Morte di santa Scolastica di Luca Giordano
    Morte di santa Scolastica diLuca Giordano

Cappella di san Gerardo Sagredo

[modifica |modifica wikitesto]

Architettura dell'altare è diAlessandro Tremignon. La pala è opera (1674) diJohann Carl Loth e raffigura il martirio disan Gerardo Sagredo.

Cappella di santa Geltrude

[modifica |modifica wikitesto]

L'altare è architettura diAlessandro Tremignon. La palaL'estasi di Santa Gertrude è lavoro diPietro Liberi (1678-1679). Finissima la decorazione dei Corbarelli sui parapetti della mensa.

Cappella della Conversione di san Paolo

[modifica |modifica wikitesto]

L'altare è probabile opera diGiuseppe Sardi. La pala è forse lavoro diPaolo Veronese in collaborazione con gli allievi, la pala accolta dall'ancona raffigura la conversione di San Paolo. Sulla parete sinistra una tela lunettata raffigura lo stesso soggetto, opera questa diGaspare Diziani e proveniente dalla scomparsachiesa delle Terese.

Corridoio dei Martiri

[modifica |modifica wikitesto]

Vi si accede dal transetto destro: costruito nel1564 sui resti della vecchia chiesa abbaziale di età medievale, fu pensato per permettere il passaggio sino al Sacello di San Prosdocimo. Il corridoio, affrescato tra ilXVI ed ilXVII secolo, è voltato a crociera e nel mezzo, in uno spazio a pianta ottagonale coperto a cupola - decorata a fresco daGiacomo Ceruti -, v'è il Pozzo dei Martiri: costruito su ordine dell'abateAngelo Sangrino nel1565 ricollegandosi al precedente pozzo di età medievale (ancora visibile, nei sotterranei) che un tempo si trovava nel mezzo della navata centrale della basilica primitiva. Il pozzo, a pianta ottagonale, è finemente lavorato a niello e composto da preziosi marmi e da brani d'alabastro. Una grata permette di scorgere sul fondo le ossa dei martiri dell'età di Diocleziano ritrovate in quel punto nel1269 dallabeata Giacoma che li inginocchiatasi, provocò l'accendere miracoloso di dodici candele intorno al pozzo, tra lo stupore degli stanti. Sulle quattro nicchie che circondano il pozzo, quattro statue di terracotta dell'ultimo quarto del XVI secolo. Sull'angolo verso ponente è stato portato alla luce un brano della decorazione musiva che adornava la pavimentazione della basilica opilionea delVI secolo.

L'altare cinquecentesco sul fondo, posto a meridione, ospita la straordinaria tela diPietro DaminiIl ritrovamento del pozzo dei martiri e l'accensione miracolosa delle dodici candeleda annoverare tra i migliori lavori dell'artista (attualmente il dipinto originale è sostituito da una copia fotografica).

L'altare poggia su quella che era la fiancata della basilica medievale. Spicca una coppia dibifore romaniche, riaperte nel 1923.

Il percorso prosegue nell'ambiente voltato e decorato a fresco con straordinario gusto manierista, lungo le pareti spiccano resti e memorie della vecchia basilica, tra cui una grande gabbia di età medievale al cui interno sono poste le casse che contennero per un periodo le spoglie di san Luca. Spiccano due statue raffiguranti i santi Pietro e Paolo, fine lavoro diFrancesco Segala.

Sacello di San Prosdocimo

[modifica |modifica wikitesto]

Collegato al Corridoio dei Martiri vi è ilSacello di San Prosdocimoo Sacello di Santa Maria, edificio (in alzato) tra i più antichi del Veneto: databile alVI secolo, è unico resto conservatosi della basilica opilionea. In origine era cappella dedicata alla conservazione dellereliquie. Lo spazio, elevato in pianta acroce greca, è caratterizzato da un'elegantissima copertura composta dacupola centrale, volte a botte tutto dipinto agrottesche nel Cinquecento in sostituzione della decorazionemusiva presente in origine. L'absidiola, rivolta a levante, è coperta da un piccolo catino. Fu luogo di sepoltura dei primivescovi di Padova tra cui il primo,san Prosdocimo il cui corpo riposa all'interno dell'altare del1564 ricavato da un sarcofago d'età romana e posto sulla destra (rispetto all'abside). Sopra l'altare è esposta l'immagine clipeata che raffigura san Prosdocimo nelle vesti di un aristocratico romano, databile alV secolo. Gioiello artistico presente nella cappella è lapergula,piccolaiconostasi in marmo greco, straordinario pezzo delVI secolo conservatosi praticamente intonso nella primitiva posizione - posteriori solo i capitelli alle estremità -, con decorazione aniello originale che marca l'iscrizione "In nome di Dio: in questo luogo sono state collocate le reliquie dei santi apostoli e di moltissimi martiri, i quali di degnino di pregare per il fondatore e per tutto il popolo fedele". Lungo le pareti del piccolo atrio di accesso, resti di affreschi delXII secolo, decorazioni del Cinquecento, unpluteo doppio con pavoni, il timpano della porta d'accesso della basilica opilionea del VI secolo.Nella cappella si conservava laMadonna Costantinopolitana.

  • Il Sacello di San Prosdocimo
    Il Sacello di San Prosdocimo
  • San Prosdocimo databile al V secolo
    San Prosdocimo databile alV secolo
  • Sarcofago di San Prosdocimo
    Sarcofago di San Prosdocimo
  • Timpano della porta d'accesso della basilica opilionea
    Timpano della porta d'accesso della basilica opilionea
  • La "pergula" del VI secolo nel Sacello di San Prosdocimo
    La "pergula" del VI secolo nel Sacello di San Prosdocimo
  • La cupola del Sacello di San Prosdocimo
    La cupola del Sacello di San Prosdocimo

Sacrestia

[modifica |modifica wikitesto]

Costruita grazie al lascito di Maria Lion Papafava a partire dal1460 si inserì nella scia dei lavori di ampliamento promossi dai monaci dall'abbazia nelXV secolo. Edificio monumentale - per cui si è proposto il nome dell'architettoLorenzo da Bologna ma anche quello diPietro Antonio degli Abati - , di aspetto prettamente gotico, è stato completato nel Seicento e continuò - e continua oggi - a servire alla distante basilica cinquecentesca a cui si giunge dopo aver attraversato l'antisacrestia, il coro vecchio ed il corridoio delle messe per giungere poi alla basilica dalla cappella di San Massimo.L'antisacrestia, ampliata nel Cinquecento, è dominata dal grandelavabo dall'architettura manierista decorato dall'affresco diLudovico PozzoserratoSan Placido salva San Mauro dalle acque sopra, una grandefinestra termale illumina l'ambiente. Ai lati, due porte, sovrastate da due vedute: l'Abbazia di Santa Giustina sulla sinistra e l'Abbazia di Praglia sulla destra. Alle pareti sono collocati alcuni interessanti brani delportale romanico della vecchia chiesa abbaziale, lavoro scultoreo di maestranze gallicane delXII secolo. Il portale alla sacrestia è cinquecentesco, manierista come il grande interno della sacrestia dominato dal prezioso arredo in noce diGiambattista Rizzardi: gliinginocchiatoi, gli stalli, gli armadi, le credenze e le porte dell'armadio del tesoro, dove si conservano le insigni reliquie della basilica. Al centro del soffitto a volta è collocato un clipeo recante ilmonogramma di Cristo. Dal tirante centrale scende un lampadario settecentesco, invetro di Murano. Alle pareti ritratti degli abati di santa Giustina. Sulla parete sopra l'ingresso,Natività seicentesca.Nella sacrestia si conserva una minima parte delle ricche suppellettili disperse in età napoleonica.

Coro vecchio

[modifica |modifica wikitesto]
L'abside nel coro vecchio

Il vecchio corogotico della chiesa abbaziale medievale, deve le attuali dimensioni agli ampliamenti attuati tra il1472 ed il1473 grazie ai lasciti di Giacomo Zocchi. Fu risparmiato dalla demolizione e divenne coroche serve per la notte, e per i giorni feriali dell'Inverno per comodità dei monaci che non dovevano così percorrere la notevole distanza dalle celle al coro nuovo. Divenne punto di collegamento tra la Sacrestia ed il coro nuovo. L'ambiente, composto da due ampie campate decorate da fregi gotici e rinascimentali era aperto, ove ora sta la parete a ponente, verso la navata centrale della chiesa abbaziale medievale.Spicca ilcoro ligneo gotico, capolavoro dall'ebanisteria quattrocentesca: alloggiato nella posizione originaria (non ha subito la "voltura" voluta dalla riforma liturgica del Concilio di Trento) è attento lavoro di Francesco da Parma e di Domenico da Piacenza concluso in una decina d'anni, dal1467 al1477. Tra le vedute prospettiche della Padova quattrocentesca, strumenti musicali, suppellettili liturgiche. L'armadio da libri e la "ruda" sono invece opere diCristoforo Canozzi.Al centro dell'aula sta il monumento sepolcrale dell'abateLudovico Barbo, con intensogisant ad altorilievo circondato da decorazioni gotiche. Sembra ricollegarsi ai lavori della cerchia deiDelle Masegne.L'abside ha sulla sinistra un bel pulpito gotico e sotto, protetto da un'arcata sta il sepolcro di Giacomo Zocchi, con lo splendidogisant diBartolomeo Bellano. Sta pure la piccola porta decorata ad intarsio, che dà accesso al pulpito. Dirimpetto, preziosa statua in pietra raffigurante santa Giustina di ignoto autore eclettico databile all'ultimo decennio delXIV secolo e il primo quarto delXV secolo.Il pavimento in marmo rosso di Verona che dà spazio al presbiterio è decorato da tarsie marmoree e bronzee.

LaPala di Santa Giustina di Girolamo Romanino, ora ai Musei Civici agli Eremitani

L'altare è composto dal parapetto cinquecentesco della cantoria (inserita lungo la parete di sinistra; reggeva l'organo di Gaetano Callido ora nellachiesa di San Daniele). Dietro all'altare stava, sostenuta dai pilastri ancorain situ, la straordinaria pala diGirolamo Romanino, sequestrata per ordine regio nel1866 e ora collocata aiMusei civici agli Eremitani. Al suo posto è stato collocato uno splendido crocifisso gotico delXV secolo.

Cappella di san Luca

[modifica |modifica wikitesto]

Un tempo accessibile dalla navata destra della vecchia abbaziale, conteneva l'arca di San Luca (ora nel transetto destro) da cui trae il nome. Ora è accessibile tramite una porta cinquecentesca, che la rende agibile dal corridoio delle messe. La costruzione è trecentesca (1301) e fu oggetto nel Quattrocento di una lunga campagna decorativa, la copertura a fresco delle pareti ad opera diGiovanni Storlato - artista sul modo dei più famosi fratelliZavattari - constorie di San Luca (1436) e la posa tra il 1453 ed il 1454, sopra l'arca del Santo, del celebre"polittico di San Luca"[5] diAndrea Mantegna, opera commissionata dall'abate Sigismondo de' Folperti. La pala, sottratta alla città durante l'occupazione napoleonica, si trova aBrera inMilano. Con la costruzione della nuova basilica la cappella perse d'importanza, soprattutto dopo lo spostamento dell'arca. Venne ridotta nel 1589 a cappella mortuaria e quindi disseminata di depositi terragni. In uno di questi depositi venne inumata nel luglio del1684, vestita con abiti monacali,Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo.

Torre campanaria e campane

[modifica |modifica wikitesto]
Il campanile

L'imponente torre campanaria si innalza tra la cappella di san Luca e il coro vecchio, distaccata dalla basilica cinquecentesca: alta 82 metri è una delle costruzioni più alte della città. Costruita tra ilXI secolo ed ilXII secolo, era originariamente coperta da una copertura conica in cotto. Nel1599 si sopraelevò il campanile portando la cella ad una posizione prominente rispetto alla massa volumetrica della basilica. Sul tronco medievale - che reca ancora tracce delle primitive decorazioni - poggia l'ampliamento cinquecentesco una canna mossa da paraste che regge la cella elevata sullostile corinzio, aperta da due monofore per lato. Sopra, una balaustra circonda un tamburo ottagonale coperto da cupola plumbea.All'interno della cella è disposto, su una incastellatura di legno, un concerto costituito da 7campane accordate inscala diatonica maggiore inDo3 calante (le sei maggioriDo3 -La3) e da l'ottavino (Do4), fuse in varie epoche dal1733 al1957. Il concerto è a slancio e, con la campana maggiore, opera dei fonditori De Maria, di circa 2340 kg ed il peso complessivo di circa 7100 kg. Dagli esperti è considerato tra i più sontuosi e suggestivi concerti del nord Italia[6] ed il più prezioso concerto mistostorico delVeneto.

La cella campanaria
Nr.
 
Nominale
 
Fonditore
 
Anno di Fusione
 
Diametro
(cm)
Massa
(kg)
1Do3De Maria (Vicenza)1733155,9≈ 2340
2Re3Alberto Soletti (Brescia)1765140,2≈ 1690
3Mi3Colbachini di Angarano (Bassano D.G.)1791122,8≈ 1120
4Fa3Pietro Colbachini (Bassano D.G.)1889110,0≈ 760
5Sol3ignoto1771100,3≈ 600
6La3Francesco De Poli (V.Veneto)195785,8≈ 365
7Do4Achille Cavadini188772,9≈ 230

La campana numero 5, presenta una crepa da molti anni ed è attualmente inutilizzata, nonostante sia ancora montata al suo ceppo.

Organi a canne

[modifica |modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio:Organi della basilica di Santa Giustina a Padova.

Organi antichi

[modifica |modifica wikitesto]

L'organo a canne della basilica è il frutto dell'unione, effettuata daAnnibale Pugina tra il1926 e il1928, di due organi antichi preesistenti e di successivi ampliamenti effettuati nel1931 dallo stesso organaro e nel1973 daFrancesco Michelotto

Organo maggiore

[modifica |modifica wikitesto]

Lo strumento attuale è atrasmissione elettrica e conta 81registri; laconsolle, mobile indipendente, è situata a pavimento nel presbiterio. Il materiale fonico è così distribuito nei tre corpi che compongono lo strumento:

  • sulla cantoria di destra, entro la cassa barocca, si trovano le canne delCorale espressivo (parte del quarto manuale) e di parte delPedale;
  • sulla cantoria di sinistra, entro la cassa barocca, si trovano le canne delRecitativo espressivo (terzo manuale) e di parte delPedale;
  • nell'abside si trovano le canne delPositivo aperto (prima tastiera), con la relativa sezione delPedale, delGrand'Organo e dell'Eco espressivo (parte del quarto manuale)[7].

Nel coro vecchio della basilica era presente un organo costruito dalCallido, Op. 53 del 1769, composto da un manuale e 12 registri.

A seguito dellesoppressioni napoleoniche (1810) l'allora parroco trasferì l'organo con la sua preziosa cassa di contenimento nella vicinaChiesa di San Daniele (Padova), fino a quel tempo una delle chiese alle dipendenze dell'Abbazia. Revisionato più volte negli anni successivi l'organo Callido fu sostituito nel 1894 da un nuovo strumento meccanico di 2 manuali e 26 registri opera di Annibale Pugina che nella realizzazione non utilizzò nessuna parte dell'antico strumento. La settecentesca cassa di contenimento, una delle più raffinate ed eleganti della città, è rimasta invece sostanzialmente intatta.

Dimensioni

[modifica |modifica wikitesto]

Le sue sorprendenti dimensioni[8][9][10][11] la pongono fra le chiese più grandi della cristianità. Era la chiesa più vasta dellaSerenissima.

ParametroMisura
Lunghezza totale esterna122 m
Lunghezza interna118,50 m
Larghezza totale esterna82 m
Altezza della Cupola maggiore70 m
Altezza del campanile82 m

Note

[modifica |modifica wikitesto]
  1. ^Cathlolic.org Basilicas in Italy
  2. ^Lucio Grossato: Andrea da Valle in «Dizionario Biografico degli Italiani», vuole 3, 1961
  3. ^Treccani.it. Corbarelli.
  4. ^La Madonna Costantinopolitana di Santa Giustina a Padova, sutatarte.it.URL consultato il 19 ottobre 2013(archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2013).
  5. ^Polittico di San Luca - Andrea Mantegna, supinacotecabrera.org.URL consultato il 5 maggio 2016.
  6. ^Padova, Basilica di Santa Giustina | Campanologia
  7. ^ Ivan Furlanis,Organo Nacchini / Callido / Pugina / Michelotto. Padova, Chiesa di Santa Giustina, susites.google.com(archiviato dall'url originale il 25 marzo 2015).
  8. ^Sito Artbonus.gov.it
  9. ^Sito ufficiale del Corriere del Veneto
  10. ^Sito Padovanet.it
  11. ^Sito Padovasorprende.it

Bibliografia

[modifica |modifica wikitesto]

Voci correlate

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

Collegamenti esterni

[modifica |modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF(EN193969853 ·SBNSBLV083750 ·LCCN(ENn81110546 ·GND(DE4231144-5 ·J9U(EN, HE987007328346005171
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Basilica_di_Santa_Giustina&oldid=144267851"
Categorie:
Categorie nascoste:

[8]ページ先頭

©2009-2025 Movatter.jp