Atlante Farnese | |
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Autore | ignoto |
Data | II secolo |
Materiale | marmo |
Altezza | 185 cm |
Ubicazione | Museo Archeologico Nazionale, Napoli |
Coordinate | 40°51′12.24″N 14°15′01.8″E40°51′12.24″N,14°15′01.8″E |
L'Atlante Farnese è una scultura in marmo alta 1,85 m,[1] databile al II secolo d.C. e custodita nelMuseo Archeologico Nazionale di Napoli.
Si tratta quasi sicuramente di una copia di un originale dal quale si sono poi ottenute diverse rappresentazioni a medesimo soggetto.
La statua appartiene al gruppo di sculture dellacollezione Farnese rinvenute nelle terme di Caracalla a Roma intorno al 1546 e poi trasferite aNapoli in quanto ereditate nel1787 daCarlo III di Borbone, figlio diElisabetta Farnese, ultima discendente della famiglia che ne deteneva la proprietà.
Prima del definitivo trasferimento a Napoli, la statua era in mostra nelPalazzo Farnese aRoma, assieme al restante gruppo marmoreo fino agli inizi delXVII secolo.
La scultura, visibile nel salone della meridiana, all'interno delMuseo Archeologico Nazionale di Napoli, raffiguraAtlante affaticato nel reggere il globo celeste sulle sue spalle.
La particolarità della sfera celeste è data dal fatto che è idealmente vista dall’esterno, quindi con le costellazioni rovesciate, rispetto alle raffigurazioni usuali, che sono geocentriche. Gli elementi geometrici sono resi a rilievo: si riconoscono l’equatore, i tropici e i cerchi boreale e australe. Sulla sfera sono rappresentati in tutto 43 simboli delle costellazioni: lungo la fascia dell'eclittica si riconoscono i dodici segni zodiacali, con la costellazione dell’Ariete nelpunto equinoziale, corrispondente alla situazione astronomica del IV secolo a.C.; poi ci sono 17 costellazioni nell’emisfero boreale e 14 in quello australe.
L'Atlante Farnese di conseguenza possiede la più antica ed una delle più complete raffigurazioni delle costellazioni. Infatti, il 10 gennaio 2005,Bradley Elliott Schaefer, astrofisico dellaLouisiana State University aBaton Rouge in un convegno dell'American Astronomical Society tenutosi aSan Diego inCalifornia[2] ha rilevato le configurazioni delle costellazioni presenti sul globo dell'Atlante Farnese ricostruendo la posizione occupata dalle costellazioni nel cielo osservate daIpparco di Nicea, nel129 a.C. circa. Il risultato ha evidenziato un'ottima coincidenza tra le previsioni astronomiche moderne e le posizioni rilevate dall'Atlante Farnese che lo hanno indotto a individuare nel famoso e perduto catalogo di Ipparco la fonte a cui aveva attinto lo scultore dell'epoca.[3]
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