Arco di Augusto Mura di Fano | |
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Stato | Impero romano![]() ![]() ![]() ![]() |
Stato attuale | ![]() |
Regione | Marche |
Città | Fano |
Indirizzo | Via Arco d'Augusto |
Coordinate | 43°50′53.12″N 13°00′52.38″E43°50′53.12″N,13°00′52.38″E |
Informazioni generali | |
Stile | Romano |
Inizio costruzione | 9 d.C. |
Materiale | pietra |
Condizione attuale | ben conservato e restaurato |
Informazioni militari | |
Funzione strategica | Porta cittadina |
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L'Arco d'Augusto diFano è laporta cittadina in forma diarco a trefornici. Costituisce l'accesso in città dall'anticavia Flaminia, che all'interno delle mura diventa ildecumano massimo. È uno dei simboli della città.
La porta Augustea, o più comunemente chiamata Arco d'Augusto, è uno dei pochi monumenti di epoca romana pervenuti quasi per intero.[1] È l'antica porta d'accesso della cittàFanum Fortunae e non un arco onorario.[2][3]
La porta augustea fu fatta edificare dalprincepsCesare Ottaviano Augusto nel 9 d.C., poiché ciò avvenne nell'anno del suo 32º tribunato. Fu in epoca romana la principale porta d'accesso allaColonia Julia Fanestris, colonia dedotta nella località diFanum Fortunae (tempio dedicato alladea Fortuna). Si presume che nellaFanum Fortunae esistessero almeno altre due porte, oggi scomparse, poste una a sud e l'altra, prossima al mare.
Nel IV secolo d.C. il prefetto dell'imperatoreCostantino, Turcio Secondo Aproniano, restaurò la porta augustea e fece aggiungere nell'attico un'epigrafe oggi scomparsa, senza tuttavia cancellare quella precedente di Cesare Ottaviano Augusto, creando così un filo conduttore tra i due imperatori.[4][3]
Dopo secoli di oblio, nel 1423, il padre dell'archeologia,Ciriaco d'Ancona, dinanzi ad un affollato consesso di cittadini fanesi, illustrò l'arco e ne tradusse e commentò l'iscrizione[5].
Nel 1463, durante la guerra di successione napoletana, il conte di UrbinoFederico da Montefeltro (alleato di papaPio II) assediò Fano per espugnareSigismondo Pandolfo Malatesta, signore della città e ribelle al pontefice per aver aderito alla causa angioina.[6]
Durante l'assedio le artigliere di Federico di Montefeltro distrussero gran parte dell'attico superiore della porta augustea le cui macerie non furono usate per ripristinare l'arco ma furono vendute dal comune alla Confraternita diSan Michele che le sfruttarono per creare la facciata dell'omonima chiesa adiacente all'arco e per la loggia.
L'aspetto originario della porta resta testimoniato nel bassorilievo rinascimentale scolpito su un lato della facciata della chiesa, che si ipotizza sia basato su disegni diCiriaco d'Ancona, che aveva studiato e riprodotto l'aspetto dell'arco prima della distruzione dell'attico[7].
Adiacente all'arco di Augusto, nel XIV secolo, la famiglia del Cassero fece costruire il suo palazzo, ristrutturato poi nel 1930 da Leonardo Severi e dunque oraPalazzo del Cassero ora Colavolpe Severi.
Costruito sul punto in cui lavia Flaminia s'innesta neldecumano massimo della città, la porta, realizzata in travertino, è un arco a tre fornici con quello centrale più grande sotto cui passavano i carri, i cavalli e i mezzi di grandi dimensioni mentre i due fornici minori ai lati erano destinati ai pedoni.
La porta era affiancata da due torrioni con pianta a ferro di cavallo da cui poi partivano le mura che circondavano la colonia diIulia Fanestris.
Realizzata esternamente inopera quadrata di blocchi inpietra d'Istria, il monumento presenta in due fornici laterali minori e un fornice centrale maggiore.
Alla sommità dell'Arco, nel lato posteriore, si può ancora vedere una parte della volta del cunicolo che metteva in comunicazione i due torrioni affiancati all'Arco.
Dei due torrioni oggi si è conservata l'ossatura e il primo metro della struttura mentre il resto è stato soggetto a restaurazioni e rimaneggiamenti, e di quello di destra rimangono solo le fondazioni rivestite di pietra arenaria, poiché fu abbattuto nel XV secolo per far spazio alla facciata della chiesa di San Michele.
I cunei dell'arco di mezzo sono diciassette, compresa la chiave dove era scolpita la testa di un animale identificabile con quella di un elefante, di un toro o un bue[8] mentre i cunei dei fornici laterali sono sei, anche se in quello del fornice di destra non sono ben visibili a causa della presenza della chiesa adiacente.
Il corpo base, ancora ben conservato, sosteneva un grandeattico, oggi perduto, a pseudoporticocorinzio in cui si aprivano sette finestre arcuate separate da otto semicolonne.
Rimangono alcune basi di tipo attico e un frammento dell'intercolumnio con due mezze colonne e una colonna intera, il resto andò distrutto nel XV secolo d.C.
Non è sopravvissuto alcun capitello delle colonne del portico, sebbene il fusto di alcune sia ancora intero.
L'intero monumento ha affinità stilistiche con le porte augustee diSpello, diAosta e soprattutto con quella diAuthon inProvenza.
Nella trabeazione si trova a lettere incavate, poiché alloggiavano quelle in bronzo dorato che davano solennità e grandiosità alla porta a guisa di arco trionfale, la seguente iscrizione:
Un'altra epigrafe che risale allo stesso periodo di quella precedente è incisa sulla fascia mediana dell'architrave del corpo della porta.
Così recita:
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