L'Aquila è una delle 48costellazioni elencate daTolomeo, ed è oggi parte delle 88 costellazioni riconosciute dall'UAI. Si trova a cavallo dell'equatore celeste ed è ben visibile nei mesi dell'estate boreale.
La costellazione dell'Aquila è facile da individuare, grazie alla presenza della brillantestellaAltair, che costituisce il vertice meridionale del notoasterismo delTriangolo Estivo. La caratteristica più notevole della costellazione è in realtà un altro asterismo formato dalla stessa Altair, più le stelle β Aquilae (Alshain) e γ Aquilae (Tarazed), poste rispettivamente a sud e a nord di questa, che secondo un'antica tradizione persiana veniva chiamato "L'equilibrio". LaVia Lattea corre lungo il lato occidentale della costellazione, comprendendo anche parte della striscia scura nota comeFenditura del Cigno, che in questo tratto è conosciuta comeFenditura dell'Aquila.
Nonostante la costellazione sia attraversata dalla Via Lattea, le stelle di fondo visibili adocchio nudo o con piccolibinocoli sono poco numerose; ciò è dovuto alla presenza di grandi quantità di gas e polveri interstellari che bloccano la luce delle stelle retrostanti. Questi banchi dinubi oscure sono posti a una distanza media di 200-300 parsec (650-980 anni luce) dalsistema solare e costituiscono la sopra citata Fenditura dell'Aquila.
La costellazione, essendo a cavallo dell'equatore celeste, è ben osservabile da entrambi gli emisferi, durante i mesi compresi fra giugno e novembre; nell'emisfero nord è una delle figure caratteristiche del cielo estivo, mentre la sua levata a est nel cielo serale nell'emisfero sud preannuncia l'arrivo dei mesi invernali.
γ Aquilae (Tarazed) è una stella arancione di magnitudine 2,72, distante 460 anni luce. Si sospetta che sia unastella variabile.
ζ Aquilae (Deneb el Okab) è una stella bianca di magnitudine 2,99; è una stella tripla distante 83 anni luce.
θ Aquilae (Tseen Foo) è una stella azzurra di magnitudine 3,24; si tratta di unabinaria spettroscopica, distante 287 anni luce.
δ Aquilae (Denebokab) è una stella gialla di magnitudine 3,36; dista 50 anni luce.
β Aquilae (Alshain) è una stella giallo-arancione che brilla con una magnitudine apparente di 3,71. È unastella tripla.
η Aquilae: questavariabile è una delle più brillantivariabili Cefeidi del cielo; la sua luminosità apparente varia tra 3,48 e 4,39 magnitudini, ogni 7,177 giorni.
15 Aquilae: è unastella doppia, la cui principale è di tipo K e magnitudine 5,4, con una compagna di settima magnitudine. È facilmente visibile con piccoli telescopi.
15 Aquilae è anch'essa risolvibile con piccoli strumenti: la primaria, di magnitudine 5,4, ha una compagna di settima grandezza a 0,5' di separazione; la principale è gialla e la secondarie più tendente all'arancione.
Nella costellazione sono note un gran numero distelle variabili, ma la gran parte di queste è poco luminosa e quindi fuori dalla portata di strumenti amatoriali.
Fra le numeroseCefeidi spicca laU Aquilae: in circa sette giorni varia dalla magnitudine 6,1 alla 6,86 e le sue variazioni sono percepibili anche con un binocolo; un'altra stella estremamente facile è laη Aquilae, le cui variazioni sono percepibili nell'arco di sette giorni anche ad occhio nudo, poiché l'ampiezza è di circa una magnitudine. LaFF Aquilae in 4,5 giorni oscilla fra le magnitudine 5,2 e 5,7, restando sempre osservabile ad occhio nudo sotto cieli bui.
Fra leMireidi l'unica stella facile è laR Aquilae, che quando è al massimo della luminosità è visibile anche ad occhio nudo; quando è al minimo è invece di dodicesima grandezza e non può essere osservata se non con telescopi di media potenza. Il periodo è di poco superiore ai nove mesi.
Nonostante l'Aquila sia attraversata dalla Via Lattea e sia dunque ricca di campi stellari, non sono presenti oggetti particolarmente luminosi; qui infatti ilMessier non vi trovò alcun oggetto da catalogare, a differenza delle adiacenti costellazioni minori della Freccia e dello Scudo.
Tra gliammassi aperti, in generale piuttosto deboli, se ne possono citare soltanto due:NGC 6709, nei pressi del confine con l'Ofiuco, eNGC 6755, alcuni gradi ad ovest di δ Aquilae, entrambi risolvibili pienamente solo con telescopi di almeno 150mm di apertura.
La Via Lattea nell'Aquila è fortemente oscurata da un vasto complesso di nubi noto comeFenditura dell'Aquila, al punto che le stelle giovani associate alleregioni H II presenti in questa direzione non sono visibili, essendo completamente schermate. Fra le nebulose oscure spicca un sistema noto comeNebulosa E, dalla forma caratteristica e che si sovrappone ad un tratto brillante della Via Lattea, diventando così ben visibile.
Al di là di queste nubi, sono stati scoperti grandi sistemi nebulosi ricchi dibolle di vento stellare diffuse, grandi dai 10 ai 30 anni luce.[4]
L'Aquila contiene alcunisistemi planetari; il più noto è quello diHD 183263, che conta due pianeti confermati ditipo gioviano, entrambi con una massa di oltre tre volte quella del pianeteGiove; ben noto è pure il pianetaVB 10b, orbitante attorno a unanana rossa di diciassettesima magnitudine.
Nell'Aquila sono state osservate storicamente due stellenovae: la prima nel389 a.C., che fu descritta come brillante quantoVenere, la seconda nel 1918 brillante quanto Altair.
Antinoo fra gli artigli dell'Aquila inUranographia di Johann Bode.
L'aquila è l'uccello del tuono deiGreci. Ci sono parecchie spiegazioni dell'esistenza di quest'aquila fra le costellazioni. Nella mitologia greca e romana, l'aquila era l'uccello diZeus, e portava avanti e indietro la folgore che il dio adirato lanciava contro i suoi nemici. Ma l'aquila era coinvolta in storie d'amore oltre che di guerra.
Secondo una di queste storie, fu quest'Aquila a rapire il bel troianoGanimede, per farlo diventare il coppiere degli dèi. Scrittori autorevoli come il poeta latinoOvidio dicono che Zeus si trasformò in un'aquila, mentre altri sostengono che una vera aquila fu mandata da Zeus a compiere quell'impresa. Lo stesso Ganimede è rappresentato nella vicinacostellazione dell'Aquario, e le carte celesti mostrano l'Aquila che piomba sull'Acquario.Cesare Germanico dice che l'aquila è posta a guardia della freccia diEros (la costellazione vicina dellaFreccia) che fece innamorare Zeus.
In un resoconto diIgino le costellazioni dell'aquila e del cigno sono unite. Zeus s'innamorò della deaNemesi ma, date le resistenze di lei, si trasformò in un cigno e fece fingere adAfrodite, trasformata in aquila, di cacciarlo. Nemesi offrì riparo al cigno in fuga, e si ritrovò fra le braccia di Zeus. A perenne ricordo di questo trucco ben riuscito, Zeus collocò le immagini del cigno e dell'aquila nel cielo.
Il nome della stella più brillante della costellazione,Altair, viene dall'arabo al-nasr al-ta'ir, che significa «aquila che vola» o «rapace».Tolomeo la chiamò Aquila, con lo stesso nome della costellazione. Lo studioso tedesco Paul Kunitzsch nota che iBabilonesi e iSumeri si riferivano ad Altair come alla stella aquila. Le stelle vicine ad Altair, Beta e Gamma dell'Aquila formano le ali spiegate dell'uccello. Queste due stelle hanno nomi propri, Alshain e Tarazed, che vengono da una traduzione persiana di una vecchia parola araba che significa «l'equilibrio».
Altair forma un angolo del cosiddettoTriangolo Estivo insieme alle stelleVega eDeneb, che si trovano rispettivamente nelle costellazioni dellaLira e delCigno. Un affascinante mito orientale raffigura le stelle dell'Aquila e quelle della Lira come due amanti separati dal fiume dellaVia Lattea, che riescono a incontrarsi solo un giorno all'anno quando le gazze si riuniscono a formare un ponte sul fiume celeste.
La parte meridionale dell'Aquila fu da Tolomeo separata dal resto della costellazione per formarne una ormai obsoleta chiamataAntinoo (in onore diAntinoo, il bellissimo giovane greco amato dall'imperatoreAdriano) che in certe carte è raffigurata come un giovanetto intrappolato fra gli artigli dell'aquila.
Secondo alcuni studi recenti, la città dell'Aquila sarebbe stata edificata con le chiese e i monumenti disposti a terra specularmente alla costellazione Aquila, per volere del suo fondatoreFederico II di Svevia.
^abc Alan Hirshfeld, Roger W. Sinnott,Sky Catalogue 2000.0: Volume 2: Double Stars, Variable Stars and NonstellarObjects, Cambridge University Press, aprile 1985,ISBN0-521-27721-3.